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Full text of "MC microcomputer 095 1990"

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APRILE 1990 LIRE 7000 



Apple Macintosh Ilei 
(in attesa dei llfx) 




Telexando PX 1 0OOF 
(terminale 
in tasca 


HARDWARE & SOFTWARE 
DEI SISTEMI PERSONALI 


Polaroid C|;-4400, 
in diretta 
dallo schermo 






Computer 
e Rivenditori Unibit. 

Particolari importanti. 


MB/T 




La storia insegno che le grandi idee vengono comunicate 
più efficacemente se si utiliezano mezzi semplici. 
Applicando questa verità al mondo dei personal 
computers, abbiamo sviluppato software e dispositivi di 
input, noti perla facilità d'uso e d'installazione e per 
l'ottimo rapporto prezzo^ prestazioni. 

n MOUSE. Ergonomico. Elevata 
risoluzione. Compatibilità garantita 
con tutte le applicazioni software. Con 
menu a tendina, Lotus ' 1-2-3 ’ Shell e le 
ubiity Pop-Up DOS '. Disponibile in italiano. 




TRACKMAN . Il nuovo mouse statico. 
Dispositivo di puntamento alternativo 
azionato dal pollice. Con le utility 
MouseWare" (menu a tendina e 
Lotus 1-2-3 Shell). Compatibile 
con ogni applicazione software. 


SCANMAN': Veloce scanner 
manuale per testi a immagini. 
Pino a 400 dpi di risoluzione, 
con finestra di scansione 
di ì06mm. 32 livelli di 
grigio (modo dithering). 
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incluso. Disponibile in italiano. 


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FINESSE'“ Un potente programma DTP. 
semplicissimo. Visualizzazione WYSIWYG. 

Supporto del mouse e dello scanner 
incorporati. Include Bitstream ‘ Fontware ' ^ ' 

per una migliore qualità di stampa. 

Disponibile in italiano. 

Se volete migliorare le Vostre capacità 
di comunicazione con il computer usate I 
tools Logitech". Per maggiori informazioni confoftofe 
il Vostro rivenditore a chiamate 




bene in meglio: 
la stampa laser HR 



Per vedere all’opera 
la nuova stampante LaserJet III 
e i prodotti per il Personal Computing HP 
telefona allo 02/92103199: 
ti diremo qual è il Concessionario più vicino. 


Alla Hewlett-Packard 
cerchiamo sempre di 
superare noi stessi. E anche 
questa volta ci siamo riusciti. 
La stampante leader di 
mercato, HP LaserJet 11 si è 
evoluta diventando la più 
esclusiva: HP LaserJet III. 
Esclusiva è la sua tecnologia 
RET (Resolution Enhancement 
Technology) 



che migliora la risoluzione e 
crea caratteri più definiti 
variando la dimensione e la 
densità dei punti. 

Esclusivo anche il suo 
linguaggio di stampa 
HP PCL5, il nuovo standard 
perfettamente compatibile 
con HP LaserJet II, con cui 
puoi ottenere caratteri in 
negativo, inclinati, speculari e 
ombreggiati in una gran 
varietà di caratteri scalabili 
in più corpi. 

PCL5, inoltre ti assicura la 
compatibilità con HP GL/2 per 
usare la stampante come un 



plotter. E siccome non tutti 
iianno le stesse necessità, c’è 
chi ad esempio ha bisogno di 
stampa in fronte retro o 
di spendere una piccola cifra. 
HP propone altre due 
stampanti: HP LaserJet IID e 
HP lÀserJet IIP. Stampanti 
LaserJet Hewlett-Packard: la 
qualità di stampa è un vizio 
di famiglia. 




HEWLETT 

PACKARD 


L» rOI»MIHtT\DIVi:<TA «EAITA. 


*I\'A e.sclusa. 


95 


APRILE 1990 




Desk Top Publishing di Mauro Gendmi 

Non SI vive ai solodlp 153 

Data Base di Francesco Peirom e Luigi Sandulli 
Realizzazione di una applicazione con DataBase 4 2 15S 

Grafica di Francesco Peirom e Aldo Atzan 
Autoskeich versione 2 0 ed i torman file di Autocad 164 


IntelliGIOCHI 

Catene numeriche di Corrado Ciusicaii 170 


Storyware: l'angolo lellerarlo di MC 

di Blveiio Peirom 176 

Playworid: di Francesco Cartà 

nwer'imfnro-PanorBma-PevivalMiniSpeciale Aichimedes 178 
Megagame $4 di Marco Pesce 

Un videogioco lutto rostro 190 

PO Software 

Due linguaggi AWK di PD con sorgenti 

di Massimo Gentilini 195 

Archimedes di Bruno Rasali 

User PortfMIOI Expansion Card 201 

RISC ■ OS Programmer's Reference Menual 203 

Macintosh di Raffaello De Masi 

DataTavlorTrapeze'” 206 

MacCrunch 211 


Amiga 

Deluxe Video III di Bruno Rosali 212 

Amiga PD, frenetica passion . di Enrico Ferrari 218 

ADPneiwork Net-Handler & Nei-Senrer 
di M.L Ouchinr e A. Suatoni 222 

Programmare In C su Amiga (211 di Dario de Judicibus 226 
Alari ST di Vincenao Folcarelli 

Arabesque grafica in dual-mode 234 

ST MailSox 238 

Appunti di Informatica di Giuseppe Cardinale Ciccotti 
Gli Array Processor 240 

C di Corrado Giuslom 

FindTexi 244 

Turbo Pascal di Sergio Palmi 

uStan-up" di un programma residente 248 

Turbo Prolog di Raffaello De Masi 

Le operazioni di 1(0(31 ^ 

MSX di Maumio Mauri 

Il PSG e la musica 256 


Software Amiga a cura di Andrea de Pnsco 

SuperLEDv125 262 

Software Atari a cura di Vincenzo Falcaielli 

Designer 266 

Software MS-DOS a cura di Valter Di Dio 

Wartxsl Arena 270 

Software C-128 a cura di Tommaso Paniuso 

Software di MC disponibile su cassetta o miniflopply 279 

Guidacomputer 281 

Micromarket - micromeeting 296 

Microtrade 304 

Moduli per abbonamenii - arreiraii - annunci 305 


MCmicrocomputer n. 95 (numerazione editoriale) 




Indice degli Inserzionisti 




lo Bslsamo 


la Lorenro il Magrihco. 65 - 00162 Roma 
A.r.i.. - via Uageria. 13t15r- 50123 Firenze 
ABB Meuawatl ^ - Via F III Gracchi. 48 • 20032 Onise 
ACCAsri Via Michelangelo Cianciulli, 41 - 83048 Montell. 

Advanced Tactinologvanc- Via Luca Chini, 107 -00172 Roma 
Autodesk SoftTrade A.6. - Gulersirasse. 137 - 4053 CH 4063 Base! 

BaselSrl Via ipooiiloNievo, 61 -00153 Roma 
Borland Italia^- Via G Cavalcann. 5-20127 Milano 
C.8.S. Control BvtaSvstsm ari- Via Comelico3- 20135 Milano 
C.D.C. spa - Via Toscoiomagnola 61 - 56012 Fomacelle 
Chicony - Taiwan 
Chung Shing - Taiwan 

Comesa srl Via Fratelli Roaselli, 22 - 48018 Faenza 
Computai scH Vocabolo Costa, 150 - 05020 Castel dell'Aquila 
Computer Center - Via forza Armale 260/32 - 20152 Milano 
Computer Discount srl - Viale Lenm, 12/c- 40133 Bologna 
Convert snc Via G. Tornasi di Lamp^usa, 3 - 00144 Roma 
CosmicsH ViaViggiano. 70 - 00178 Roma 
Digitron srl - Via Lucio Elio Seiano, 15 - 00174 Roma 
Oiscom srl - Via Marcello Garosi, 23 - 00128 Roma 
Disitsco - Via Arpia. 60 - 00199 Roma 
OMCsH Strada Slaiale3 bisTibenna- 06011 Cerbaia 
E.GI.S. - Via Casiro de' Volsci, 42 - 001 79 Roma 
Easy Data - Via Adolfo Omodeo. 21/29-00179 Roma 
ECS - Via Casanni 3/c - 40131 Bologna 

Elettronica Cantostaile eri - Via delle Ceniosielle, 5/a-ti- 50137 Firenze 

Elettronica Monzese snc - Via Azzone Visconli. 37 - 20052 Monza 

Executive Service saa - Via Savigno. 7-40141 Bologna 

ExpoEdrt - Via Domenichino. 1 1 - 20149 Milano 

Fantasoft - Via 0- Tatgioni Tozzeiu, 70 -57126 Livorno 

Firtsonsri V«R Luigi da Raleslrina, 10 - 20124 Milano 

Fora - Taiwan 

German sas - Via Guicciardi, 12/1 -42100 Reggio Emila 
Grand Corona - Taiwan 

Gruppo Editoriale Jackson spa Via Pota 9-20124 Milano 

H.S.S. Hardware Business Systems srl- Via G. Jannelli. 218- 80131 Napoli 

H.H.C. Italiana srl Via S Maria Coieni, 16 - 00199 Roma 

Hewlett Packard Haliana spe Via G. Di Vmorio 3 - 20063 Cemusco sul Naviglio 

IMC Taiwan 


Intercomp spa Via dal Lavoro 22 -37012 Bussolengo 
IlalsoH srl - Via Dottor Palazzob snc - 9401 1 Agita 
Jen Elettronics Sri - Via Ravenna 98 - 65122 Pescara 
Logitech Italia srl - Centro Direz Colleoni Pai /Lndiomeda - 20041 Agiai 
Longshine Taiwan 
Luigi Buffetti spa ' 

Max Taiwan 
M3lnforr 


Il cop. 6-7-73 

75-77-79 

43-44-45 


} Banco di Sanio Spinto. 56 -00186 Roma 


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I. 12 - 00162 Roma 
ViaG Negri. 2/f- 20100 Novara 


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MG Elettronk 

Micro Spot srl - Via Acilia. 244 • 001 25 Roma 
Mierolorum - 944 Si Clair Ava. West -00000 M6C 8 Toronio Onl. Canada 
Mierolink srl Via Monlegrappa. 177 - 50047 Prato 
Microsoft spa - Via Cassanese. 224 Pai Tiepolo - 20090 Segiate 
Modem Taiwan 

Multiware snc - Via S Sanviio. 60 -21100 Varese 

Nec Business Systems Italiena srl - V le Milanohari Str 6. Pai 1 - 20089 Rozzano 
Nelcom - Corso Casale. 120 - 10132 Tonno 
Newel srl - Via Mac Mahon. 75-20155 Miisno 
OA DetaCOM - Taiwan 
PC Maini srl - Via Albalonga 42-00183 Roma 
Philips spa -P zza IV Novembre. 3-20124 Milano 
Piimax Taiwan 

la Giano della Bella. 31 • 50125 Firenze 
- Via Enneo Feimi 4 - 40024 Caslel Sen Pietro T 
Via Faentina 175-48010 Fornace Zaraitini 
Slmulmondo sri - Via Berti Fhchat. 26 40127 Bologna 
Sisoft spa • C.so Sempione, 8 - 20154 Milano 
Softcom srl P za del Monastero. 17 - 10146 Tonno 
Softonasri - Via Brogeda. 54 - 22100 Pome Chiasso 
Spem-ViaPonchielli26fc- 10154 Tonno 

Technimedia srl - Via Carlo Peirier, 9 - 00157 Roma 
Tecnodifhjsione srl - ViaSavelli 3 -35123 Padova 
Toshiba Italls spa Via Camù. 1 1 - 20032 Onisello Balsamo 
TulipComputets Italia spe - Via Mecenate. 76/3 -20136 Milano 
~winhead - Taiwan 

nibit spa - Via di Torre Rigata, 6-00131 Roma 
Unidata Sri - Via 5 Oamsso. 20 - 00165 Roma 
Uniwsre srl - Via Matera. 3-00182 Roma 
Unmorld Taiwan 
Ventre - Taiwan 

Vision - V le dei Pini, 101-80131 Napoli 
Visionetlcs - Taiwan 

Wara Bit - Vie Pasteur. 70 - 00144 Roma 
Zenith Data Systems Italia srl - Via Conser 


o. 22 -20122 Milano 





Idee itriKtiillIve. 



2 

l/^/ Portatili Unibit. 

jB/T Il modo migliore di muovere le idee. 


u„ 


nihii ha fatto proprie le vostre idee injdtto di pollatili. Idee direise che nascono da una 
sola esigenza: aveiv pmdotti soprattutto utili. Con Unihit infatti potete sceplieivfra il portatile 
al cento per cento che finalmente abbatte la soglia dei due milioni e avanzati 
sistemi che. all'occorrenza. sono anche potenti PC da tavolo. 

Unibit e ie vostre idee hanno ridefìnito 
i portatili: 


PCbit V30. Non solo portatile. 

Le dimensioni sono quelle di un’agenda, ma il PCbit V'30 è molto più 
di un ponalile leggent. Infatti è un personal computer completo, 
potente come e più di molti sistemi da tavolo. Il suo microprocessore 
V30.al6bilea lOMhz.rendequeslo PCdi classe XT velcxre come alcuni 
sistemi AT 

la sua ampia dilazione di liardwaree s«)ftsvarc (tra cui 2 porte seriali 
e una parallela nonché l'MS DOS -i.Ol e il GW Ba.sic), le itaiterie rican- 
cabili con autonomia superiore alla due ore di lavoro continuo e lo 
schermo di tipo AOC ad allo contrasto e perfetta visibilità, anche In 
condizioni di luce non ottimale, fanno del PCbit V50 uno strumento di 
lavoro ottimo durante {di spostamenti e notevolmente effìcienle anche 
nel caso sia destinalo ad essere II vostro "unico" personal. 

In questo caso le opzioni disj>imibili. quali l’u.scìta per un monitor 
esterno a colori AGC e la porta per un drive a{5{tiuntivo, lo rendono 
ancora più utilizzabile. 

Il PCbit V30 in entrambe le sue versioni, tutte con 1 Mb di memoria 
KAM, abbatte, poi. le vecchie barriere di prezzo e diventa finalmente 
appetibile c, quindi, realmente utile. Nella versione con un drive da i.*!" 
da 1,'VIMh, infatti, costa solo 1.890.tX)01irepiùlva, mentre nella versione 
con di.sco rigido da 20 Mb. dotata anche di un polente software di 
collegamento ad altri PC, costa lire più Iva. 

liliimo dato, li PCbit V.30 pesa solo 5.2Kg; alia portata di tutti anche 


PCbit 286/VGA e SX/VGA. Anche pollatili. 

Potenti .sistemi da tavolo .indie ponalili. o gsonalili in gnulo di 
confrontarsi con i desktop più avanzati? Certo che il PCbit 2«tt.'VGAe il 
PCbit SXA’GA risultano all’at anguatdia qualuncpie sia il termine di 
paragone scelto. 

Impiegano, rispettivamenie, i microprocessori 80286 e StiJWi SX alla 
frequenza di 16 MI Iz, con la possibilità di moniare il ris|x.'ltivocopn>ces- 
sore maiemalico. lai memoria RA.M. di I Mb espandibile a .3 o s Mb, è 
utilizzabile con la massima llessibilità grazie al gestore integrato di 
memoria EMS LiM 4,0. Lo schemio è a crisulli liquidi, reiniillumintitoe 
di tipo "paper white", ha una risoluzione VGA Iti4l>x480>. come volino 
anche dai computer da tavolo di classe superiore, e può essere nniosvi 
con un -solo gesto, per collegarc un eventuale monitor esterno a colori 
Due porte seriali, una porta parallela, uscite per monili n esterno e drive 
esterno, uno slot di espansione a 16 bit compatibile Tosliili.i T.4|i)Og.i 
ramiscono le più ampie possil>ililà di inierfacciaincnto 

Rntrambi isisiemisonoilolall iliilrive da 3-4"ccincapaiitàili I.hi .M li 
e di di.sco rigido da 40 Mb o. jxt le esigenze più .ivanzate, .itldiriiuir.i ila 
100 Mb, Con il paccodi Ixiiierie lopziomile), infine, l’incredibile pmenza 
del PCbiI 286A'GA e del PCbit SX-'VOA può ver.imenle essere sfoiUala 
dappertutto. 

E i prezzi sono semplicemente paragonabili con quelli di corris|ii in- 
denti sistemi da tavolo; con disco ila -10 Ml> il l’Cbil iWiA'GA costa 
4.5CM),OO0 lire più IVA. e il PCbit -SX/VGA <1.4110.1X10 lire |siù l\’A 

Se aggiungiamo che entrambi 1 modelli sono forniti con .MSDOS -t 01, 
GVi' basic c Windows e che II peso è inferiore ai 6 Kg, ecco l’ultimo 
perché del dilemma iniziale facile tla nsolvere. a vosiro favore 




QUATTRO PRO 




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,\lb hasc » I «miiduenuxlclli con micropniccssorcHU28h; il Tilan 

duoli 12.uncljssicnefun2ionalePChasal()sulni!Cii)prncesa)te«0’»i 
a 12 MHz.cdUTiUndOOn 16, potente ed i-spandibilc. con clock j 16 
MHz, Rno a K \1lnie di nKmoói MM su inaura madre, conimller 
miegniiii di memorij EMS. due porte 'emlu due pulir paraliae e Li 
iiinatonalHddiSiudoft Ram Kmiamlil concitassi" dauci ilo, vino n.iiu- 
tatmeffleiompjubdicun MS DOS eCS 2. 

Poi I poienli-simi Titan liasati su mKwprixeivw wiilPò, al 
cxmfine con i mintcompuret II Tiian 3000 23 che latiiri alb fnxjuenza 
di2s NQbepuócssentcspjnsofmciaH.MIniesupiiisiramada'; ilTiuin 
sOOi) 2s anch'essn con clock a 2s .MHz m.i con prestazioni addinnura 
supcTsiiti grazie ai 32 Kb di nehe tncniois-, il 'lìian sonti 3,3 a 33 MHz e 
con .32 Khyle di caclie memori .V-siluiameme espandibili grazie al 
iwaiile chassis da pavimentai Tilan 3000 raggiungono 16 Mbyiedi 
Ram. dispongono di Shadinv RA.SI e possuno utilizzale sà tl cupnx'es- 
sore 803(r che li ictiek. per onenere il mavurno delb velocità di 
cbborazitwie; molire dispongono di conttoller cache INTEL **i3Hs E, 
naturalmc-nle. povuino far (pram lulUi il utllw-.ire escUc-nle, compreso 
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N iirlun l’iiliiy .Adi'anctxl i 

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GEM 3,0 Oesklop 
OS 2 Pre.s. .Manager TuiilkiI 
DS Cuneurreni DOS 3H(i 3 IT 
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istruzioni specifiche del processore 80286. 

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loro emulazione) dà la massima precisione nel 
calcolo sia a chi'dispirnga efiettivamente dì un 
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sfoglialo. 



AUDIOGUIDA. 

la più imponanie novità audio dell'anno, è un \’oluniedi oltre seicento pagine 
con foto, caratteristiche e prez/i di oltre diecimila prodotti audio: 

tutta r hi-fì domestica, 
tutto il car stereo, 
mtti gli altoparlanti. 


AUDIOGUIDA. Un volume ad alto indice di ascolto. 




Qui prò quo 

Nonostante da tempo questa noterella si occupi pressoché 
monotematicamente dei ritardi, degli errori e degli orrori della telematica 
italiana pubblica e privata, il numero di coloro che negli ultimi tre anni 
hanno manifestato noia per la scarsa fantasia che il sottoscritto dimostra 
nello scegliere l'argomento di questa chiacchierata, é apparso, alla prova 
dei fatti, decisamente inferiore a quello di quanti hanno manifestato la loro 
delusione per non averla trovata sul numero di marzo. 

Ringrazio per tanta, immeritata, stima la pattuglia dei superaffezionati e 
posso assicurarli che, fatto salvo imprevedibili cause di forza maggiore, 
l'episodio non si ripeterà. Anche perché né il Ministero né la SIP hanno 
interrotto la preziosa fornitura di aneddoti. 

Che dire, ad esempio, della penale che. secondo l'ultimo rinnovo della 
concessione, la SIP deve all'utente per lì ritardato allaccio dell'utenza? Nel 
luglio 1988 ho richiesto, per casa, una seconda linea telefonica: è stata 
attivata a dicembre 1989. Sulla prima bolletta, a guisa di indennizzo, mi 
sono visto accreditare l'astronomica cifra di 23.850 lire. Ma sì. un pizza a 
spese SIP vai bene 17 mesi di attesa... 

A costo di deludere i superaffezionati di cui sopra, per aprile vorrei, anziché 
occuparmi di SIP e telecomunicazioni, lasciare traccia scritta di un 
simpatico aneddoto del quale mi sono ritrovato, insieme a Bo Arnklit, 
involontario protagonista. 

La scena si svolge pochi giorni prima di Natale. Di fronte alta mia scrivania 
siede Diana Petech, clavicembalista ed autore di Baroccherie, una delle più 
seguite rubriche della sezione musicale di AUDIOreview. Mentre parliamo, 
si apre la porta, fa capolino Bo ed esclama: «Scusa Paolo, sono in sleep 
(leggi “slip" ...), ti spiace entrare e ammazzarmi?» 

La Petech. che nonostante il fisico minuto, da buona sportiva ed 
esploratrice di ghiacciai, non é certo tipo facilmente impressionabile, 
sgrana gli occhi, si volta con cauta lentezza e quando, invece di un losco 
pervertito in mutande, vede alle sue spalle, assolutamente vestito, il 
biondo e mite Arnklit. resta del tutto interdetta. Anche perché nel 
frattempo, battuto qualche tasto sul mio terminale, annuncio a mia volta 
con gran serietà: «Cerco il processo e ti sopprimo». 

Il fatto agghiacciante è che dopo essere scoppiata a ridere, la Petech ha 
dovuto impiegare diverse decine di secondi per spiegare a noi, che 
eravamo rimasti a nostra volta interdetti per la sua sorpresa, la surrealità di 
un colloquio che ci appariva del tutto normale: é evidente che se Bo nel 
provare un programma sotto Unix che disabilita il suo terminale (funzione 
"sleep" ) dimentica l'istruzione necessaria per riprenderne il controllo, 
l'unica soluzione é cancellare (funzione "kiir, uccidere) il processo 
entrando nel sistema a livello di superutente e da un altro terminale. 

La morale é che il computerese é fatto non solo di termini inglesi tipo 
"byte" di cui sarebbe meglio non tentare alcuna traduzione in "ottetto" , 
non solo di ineluttabili quanto orribili nelogismi tipo "bustrappare" , 
"formattare" , "killare" . ma anche del rischio di una perdita di contatto 
con il resto del mondo tale da mascherare l'esilaranza di alcune espressioni 
abituali. 

Paolo Nuti 



Massimo Tmscelti. Giorgio Amona. 
Aldo Azzan, Francesco Carlà. 
Francesco F Caslallano, Paolo 
Ciardelli. Ciusrape Cardinale 
Ciccoui, Marco Ciuitfiini, Corrado 
Conlodi. Francesco D'Arvgelo. 
RallaelloDeMasi. Danode 
Judiabus. Arvlrea de Prisco. Vallar 
0> Dio, Gaeiano Di Stasio, Enrico 
M Ferran, VinceoTO Foloarelli. 
Corrado Giusioui, Maunzio Maun. 
Tommaso Pamuso, Marco Pesce, 
Oaudio Peironi. Francesco Peltoni 
Elvezio Pelroni, Sergio Potmi. 
Gabnele Remarvi. Bruno Rosali. 
Luigi Sandulli. Andrea Sualoni. 
Sielano Tona. Pietro Tasso 
Segreterie di redazione: 
Paola Pu|ia (responsabile). 
Massimo Albarello. 
Francesca Bigi. 

Franco Fuignoli, 
Giovanna Molinan 

Roberto e Adnano Saliareili 
Grafica copertina: 

Paola Filoni 
Fotografia: 

Dano TasM 


Maunzio Ramaglia 
(responsabile) 

Anna Rita Fratini 
Pina Salvatore 
Abbortamantied arretrali: 
Ivano Bnjno. Antonella latrale 
Direttore Responsabile: 
Marco MannacD 



iasioni. 4S13IS2. 



Pubbliciti: 

Tachni media. 

Via Carlo Potner 9, 

00157 Roma, 

Tel 06/4180300. 16 linee Ino 
automatica) 

Maunzio Zinelli 
Manna Durand de La Penne 
Roberta Grartde 
Rosana Mehs 
Segreteria materiali: 
/Uessandro Lisandri, Manna Pnncipi 



40 


MCmicrocomputer n, 95 - aprile 1 990 



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a MCmicrocomputer, puoi ricevere due minifloppy, 
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Posta 


/ vecchi tempi, gli errori, la colla 

Cara redaziorìe di MC. 
in occasione del mio 50' acquisto della l's. 
nvista. ad onta della mia pignzia e del tempo 
tiranno ho deciso di scnverti. 

Fin dalla prima volta che comprai MC (ave- 
vo 14 anni) notai una sostanziale differenza 
dalle altre riviste del serfore. Tutto mi sem- 
brava più semplice, più familiare e. credo, in 
virtù di questo fatto dopo un anno circa ho 
cominciato ad acquistare regolarmente quel- 
le che credevo e credo siano le miglion 
pagine di hardware e software mensili. 

Notavo giusto in questi giorni che MC ó 
cambiata molto in questi anni. Alcune cose 
sono stale migliorate e potenziate mentre 
altre soppresse o peggiorate (succede anche 
nelle miglioh famiglie). 

Posseggo il raro (almeno credo) MC n. 19, 
regalatomi da un amico, e sfogliando le sue 
114 pagine posso accorgermi quanto sia 
cambiato il panorama dell'informatica. 

L'editoriale parlava di una IBM alle prese 
con uno standard imbattibile. TApplell HI 

Oggi invece non si parla altro che dei 386, 
e giù prove a non finire. Ok é corretto dare 
una panoramica di tale mondo, ma forse si 
poteva sforzarsi e presentare la prova del 
Next (non mi pare impossibile, in America voi 
a andate ogni tanto). 

Altra cosa importante della vostra rivista é 
che non ó solo vostra ma anche nostra. Il 
software dei lettori. MC-hnk ecc. sono inizia- 
tive e realtà importanti, non c'è che dire. Si 
potrebbe anche concludere qui con una mi- 
riade di comp/imenfi più che meritati, ma 
voglio anche fare una critica costruttiva. 

Ogni tanto su MC appaiono delle impreci- 
sioni ma solo raramente vedo degli Errata 
Cornge. É vero che mi riferisco soprattutto al 
nsoftware dei lettori» ma anche altre rubri- 
che peccano di mancanze e/o inesattezze. 
Alcuni esempi: MC n.83 pag. 232-233 tabella 
T, nell'elenco dei comandi si legge. TO- 
^RAWREAD 16 legge e scarica in una fine- 
stra raw: effettivamente forse era meglio 
mettere tre punti di domanda perchè tale 
comando legge dei dati in modo grezzo dal 
drive senza l'aiuto dei coprocessori e quindi 
non SI tscarica» nulla in alcuna finestra; MC 
n.92pag. 162-164 in figura 1 si fa rifenmenlo 
a ‘A8S-EXEC-BASE. Ma come é stato defi- 
nito? 

Piccole cose é vero, ma molto importanti, 
almeno per me che ho perso parecchio tem- 
po per riuscire a capire (se ho capito) 

Bene, scusate se vi ho rubato del tempo 
preziosa ho finito, ancora complimenti. 

Ah dimenticavo, la cosa che in assoluto è 
peggiorata dr più in MC é... l'odore di colla. 
Una volta era un piacere sentire quelTodore 
(MC n.59 p.es ), oggi (MC n.93) é orribile. 
Distinti e cordiali saluti 

Roberto Larcher. Montebelluna (TV) 

Bei tempi, quelli dell’Apple II. Se c’ó una 
cosa che ricordo cort piacere, è di avere visto 
IL PRIMO Apple II giurato in Italia, in quel di 
Reggio Emilia, presso la Irei con l’allora re- 
sponsabile del prodotto Giulio Beriellini. In- 
credibile, funzionava. Anzi, per la verità a 
funzionare fu il terzo, perché ai primi due 
Giulio fece saltare l’alimentatore infilando 
precipitosamente ia spina nella presa 220 V 
(lui. povenno. da buon americano ne voleva 


non inviate fitncoboHi! 


er ovvi motivi di lampo e spazio sulla 
rivista, non possiamo risponderà a tutte la 
lettere che riceviamo ne. solvo in casi del 
tutto eccazlonoU. fornire risposta privata 
per tale motivo, preghiamo 1 Lettori di non 
occludere frajiootioUl o buste aCfrancate 
Leggiamo tutta la corrispondenza e alle 
lettere di interesse piu generale diamo ri- 
sposta sulla rivista Teniamo, comunque, 
nella massima considerazione suggerimen- 
ti e critiche, per cui mviuamo m ogni caso i 
Lettori a scriverci segnalandoci Is loro opl- 


solo 110). SI. bei tempi, e per me il personal 
computer lo ha inventato la Apple, visto che 
il II era un personal computer e non un 
personal-coso come, vedendoli a distanza di 
anni, trovo giusto definire i suoi precursori. 

Poi sono arrivati la IBM e l’MS-DOS, il 
mondo piano piano é cambiato e siamo arri- 
vati alla situazione attuale. Meglio o peggio 
difficile dirlo; meglio perché abbiamo uno 
standard universale, peggio perchè, almeno 
dal punto di vista dell'hobbysta, ...era molto 
più bello prima 

E cosi oggi siamo in una assurda corsa ad 
una velocità che è difficile sfruttare. E non 
perchè qualcuno ii fa la foto con lo stramale- 
detto radar, ma perché non é stato inventato 
l'asfalto, il che è molto peggio 

Scordiamoci che Steve Jobs possa npete- 
re il successo avuto con l’Apple II con II 
Next. senza voler togliere nulla a questa 
potente ed affascinante macchina. Appena ci 
Sara in Italia ne parleremo, per ora dovremo 
accontentarci delle notizie che di tanto in 
tanto riportiamo nella rubrica della Stampa 
Estera. Provarne uno durante un viaggio in 
America non è cosi semplice come il nostro 
lettore sembra ipotizzare (tra l'altro é una 
macchina alla quale andrebbe dedicato un 
certo tempo), nè avrebbe mollo senso im- 
portarne una allo scopo. 

La realtà attuale è fatta di un 8086 che sta 
scomparendo, un 286 affermato, un 386 più 
che emergente (anzi in lotta per la suprema- 
zia sul 286) e un 486 imminente. Sono 
queste le macchine fra le quali più probabil- 
mente un utente medio si troverà a dover 
operare la scelta, ed è per questo che com- 
paiono più spessa nelle prove. I primi ad 
essere contenti, quando c’è qualcosa di di- 
verso dal solito da provare, siamo proprio 

Per quel che riguarda gli errata corrige, ne 
pubblichiamo tutte le volte che ci accorgiamo 
di qualche enore; per le precisazioni dobbia- 
mo limitarci ai casi in cui se ne presenta 
l'occasione, oltre ovviamente in quelli parti- 
cotarmente significativi. 

Veniamo al... problema più grave. Sono 
anche io uno con la mania degli odori, è 
buonissimo quello di un certo tipo di carta 
(diversa dalla nostra), e ieri sera a tavola 
sentivo un odore strano che non mi piaceva, 
per cui mi sono messo ad annusare per 
capire cosa fosse, mio figlio si è messo a 
ridere e mia moglie mi ha detto di smettere 


di fare il cane., ma la differenza fra MCmi- 
crocomputer di qualche anno fa e di adesso 
non sono riuscito a sentirla. E dire che faccio 
parie di quella schiera di persone (credo 
ampia, mentre probabilmente sono uno dei 
pochi ad ammetterlo...) che. attirate dal buo- 
nissimo odore di amaretto della colla Coccoi- 
na. la hanno assaggiata. Sono nmasto delu- 
sissimo, il sapore è pessimo 

Marco Marinaca 


Il prezzo del giornale 

Sono un ragazzo di 17 anni e posseggo un 
personal computer, e come molti seguo con 
piacere la vostra rivista; oltre ai complimenti 
che potrei fare ho scritto questa lettera per 
chiedervi come mai il vostro mensile ha un 
prezzo cosi elevalo. Penso che molti, come 
me. si chiedono se 7 000 Ure (salvo eventuali 
e prossimi aumenti) non siano eccessive 
Gradirei una nsposta. 

Distinti saluti e grazie 

Marco Maroni, Savignato (FOì 


I giornali si possono dividere in due cate- 
gorie; quelli venduti a prezzo non remunerati- 
vo e quelli, viceversa, nei quali gli incassi 
dovuti alle vendite coprono le spese di stam- 
pa. Può sembrare assurdo ma è cosi. 

Alla prima categoria appartengono, in ge- 
nerale. i rotocalchi a grossa tiratura, le riviste 
femminili che danno per poche lire molta 
carta, e cosi via. L’economia di queste pub- 
blicazioni si basa ovviamente sugli introiti 
pubblicitari, molto elevati per la concomitan- 
za di fattori come la grande diffusione {con- 
seguente anche al prezzo basso in edicola), 
l'alto costo delle inserzioni pubblicitarie e la 
disponibilità di spesa del parco clienti, cioè 
dal tipo di inserzionisti. 

Paradossalmente, queste pubblicazioni 
avrebbero interesse a diminuire la tiratura, 
perché questo aumenterebbe il loro margine 
di utile. Una minor diffusione si tradurrebbe, 
però, in una perdita di forza nei confronti dei 
concorrenti e presumibilmente in un minor 
gettito pubblicitario. Di conseguenza, i loro 
editori devono fare i conti In modo da bilan- 
ciare nel modo migliore i due fattori (uscite 
dovute a maggior diffusione, introiti pubblici- 
tari). 

Le pubblicazioni spiecializzate, e ovviamen- 
te MCmicrocompuler, appartengono (salvo 
rare eccezioni generalmente dovute ad un 
totale asservimento alla pubblicità, situazione 
quindi negativa per il lettore) alla seconda 
categoria. Se le vendite in edicola non copris- 
sero le spese di stampa, dovremmo vendere 
la pubblicità a prezzi che sarebbero probabil- 
mente troppo elevati per essere accettati dai 
nostri clienti: esattamente come, se non 
avessimo introiti pubblicitari, saremmo co- 
stretti a vendere in edicola la rivista ad un 
prezzo che difficilmente lascerebbe trovare 
acquirenti Anche noi dobbiamo, quindi, tro- 
vare una soluzione di compromesso fra due 
fattori contrastanti. 

Questo discorso serve solo a chiarire co- 
me mai possono esistere riviste vendute in 
edicola a prezzi tanto diversi. Il prezzo di 
MCmicrocompuler, a questo punto, appare 
allineato a quello di pubblicazioni della stessa 
categona (prescindendo dal fatto che siano o 


42 


MCmicrocompuler n 95 - aprile 1990 


Siamo quello 
di cui avete bisogno 



POTENTI, VELOCI, E AFFIDABILI. 


Nella storia della Unidata il background tecnico dell' azienda è sempre stato I' elemento 
distintivo e più importante e sicuramente lo rimarrà per il futuro. 

Il know how di progettazione e sviluppo hardware e software di sistema è finalizzato alla 
ricerca continuadi soluzioni sempre avanzate ed affidabili, questa attività spazia dalla ricer- 
ca e test della componentistica più avanzala, al design dell' hardware, allo sviluppo e test 
di firmware e software di base, ai test di compatìbilità con sistemi operativi e con pacchetti 
applicativi, al design esteriore dei computer e work station. 

Nel proporre i propri prodotti l' UNIDATA si è sempre affidata ad una attenta valutazione 
e riflessione sulle reali esigenze degli utenb, nel farlo si è cercato di distinguere quello che 
sono “gadgets" e quelle che sono esigenze reali nelle aree applicative più importanti dell' 
uso professionale dei computers. come applicazioni gestionali sofisticate multiutente. 
CAD, Grafica, Desk-Top Publishing. Image Processing. Comunicazioni. 

L' Unidata offre diverse fasce di prodotti con l’ adozione di differenti architetture e !' uso 
di diversi sistemi operativi ; 


- Sistemi DOS Stand Alone 

- Sistemi in rete locale (Lan) 

• Sistemi multiuser multitasking UNIX 

- Terminali intelligenti Lan e Unix 


fmOATA 


«-0*rA POWER & QUALITY ; 


Computer professionali 
al vertice delle prestazioni e della qualità in 
una gamma completa e flessibile. 


Seri«‘ PX, personal • 


PX3000. epu 80286 12MHz, floppy 3.5"/5,25", hard disk 


20 o 40 MB. 

PX6«)i)'' Cpu 80286 16/20MHz, floppy 3.5"/ 
5.25", hard disk 40-160 MB. 

PX7000. Cpu 80386SX 16/20MHz, floppy 3.5"/ 
5.25", hard disk 40-160 MB. 

. ' \ '1 ' ■ I Cpu 80386 25MHz, floppy 3,5"/5.25". 
hard disk 40-160 MB. 




✓ ^ V. V., 

AX7(Hiti Cpu80386SX 16/20MHz. floppy 3.5"/ 
5,25", hard disk 80-300 MB IDE - ESDI • SCSI. 
AX8000. Cpu 80386 25/33MHz cache, floppy 
3,5"/5.25", hard disk 80 MB • 1.2GB IDE • ESDI - 
SCSI. 

AX9t >' - ■ ! Cpu 80486 25MHz cache, floppy 3,5"/ 
5.25". hard disk 80MB-1.2GB IDE - ESDI - SCSI 
bus ISA/EISA. 


mer>o del settore informatico). Il numero di 
pagine (circa 300) è piuttosto elevato, direi 
superiore alla media. Ogni fascicolo pesa più 
di seicento grammi, la carta costa circa mille- 
cinquecento lire al chilo (bianca, poi bisogna 
stamparci soprai), la distribuzione in edicola 
assorbe circa il 40% del prezzo di copertina, 
la percentuale di copie vendute rispetto a 
quelle distribuite (per ovvie ragioni tecniche 
rìon e possibile vendere tutte le copie) è 
deH’ordine del 70%. In sostanza, quando si 
stampano cento copie si pagano cento co- 
pie; di queste copie se ne vendono solo 
settanta e per ciascuna si incassa solo il 
sessanta per cento del prezzo di copertina: si 
finisce, in pratica, a meno di tremila lire di 
rendimento per copia stampata, dopo aver 
speso per ciascuna ben oltre duemila lire. 

Spero di essere stato chiaro, ma vorrei 
aggiungere una cosa. Il costo di stampa della 
nvista è praticamente proporzionale al nume- 
ro delle pagine: se MCmicrocomputer anzi- 
ché di 300 pagine fosse solo di 150, coste- 
rebbe solo poco più della metà (per esempio 
per il fatto che la copertina rimarrebbe ed allo 
stesso costo). Quindi, è vero che i giornali 
non si comprano a peso, ma é anche vero 
che, a chi li fa. il peso costa... 

Marco Marinacci 


Computer e handicap 


✓ SISTEMI UNIX 

X386 ■ X4S(i Linea di sistemi Unix con CPU 80386 o 80486 
di alte prestazioni, hard disk con controller intelligente 
e cache ram a bordo, interfaccia Ethernet per connes- 
sione ad altri sistemi Unix o MS-DOS con protocollo 
TCP/IP e NFS. funzionalità di server Unix eMS-DOS, 
connessione Lan a terminali intelligenti Unistation in 
Terminal mode e MS-DOS mode, controller intelligen- 
te per terminali seriali asincroni. Sistema operativo 
Xenix o Unix già installato e incluso nel prezzo. 



✓ I.,'. SERV I I 

s lS»- Linea di file server per reti locali di alte presta- 
zioni. hard disk con controller intelligente con cache ram a 
bordo, interfaccia di rete Ethernet o Token ring, sistema 
operativo di rete Novell NetWare 286 o 386, Lan Manager o 
Unidata Network Os. 


;r;, ✓ -li ' 

^ Terminali intelligenti con funzionalità di terminali Ethernet, 
seriali asincroni e Personal Computer MS-DOS utilizzabili in 
ambiente Lan e UNIX. Configurazioni senza memoria di massa 
locale o opzionalmente floppy disk e Hard disk. CPU 80286 12MHz o 
80386SX 16MHz. dimensioni cm. 6.5 x 30 x 30. 


UnislQfion e Unidata Network OS sono marchi della Unidata; UNIX, Ethernet. PC Interfacce. 
NFS. sono marchi rispettiuamente di AT & T, Xerox-Digital Equipment. Locus e Sun. 


UNIDATA s.r.l. - Via San Damaso. 20 - 00165 Roma 
Tel. 06/6847318 (r.a.) - Fax 06/6384824 


Sorto un vostro fedele lettore lanche se 
rton abbonato) e senza dilungarmi troppo 
vorrei chiedervi: perché non occuparvi in 
qualche modo dell'ausilio del computer per i 
minorali fisici? Nel caso che mi sta più a 
cuore Iparlo dei non vedenti), il computer 
insieme a periferiche adatte (braille, sintesi 
vocale) sarebbero di enorme aiuto insieme a 
supponi ottici adeguati per l'acquisizione di 
nozioni m ceni casi difficilmente abbordabili. 

Perché non face un po' di luce, almeno su 
questo. 

Grazie e complimenti per il vostro lavoro. 

Marco Cannavo, Roma. 

Sarebbe sicuramente utile, ed abbiamo 
cercato di fario le poche volle in cui se ne é 
presentata l'opportunità. Piuttosto che limi- 
tarci a discorsi teorici, prefenrei comunque 
descrivere situazioni concrete. Pertanto, ri- 
volgo un invito a chiunque pensi di avere 
qualcosa di interessante da dire a questo 
proposito; sia chi ha realizzato, sia chi utilizza 
applicazioni specifiche nel campo. Credo 
che. in questo caso, possa essere molto utile 
descrivere delle soluzioni specifiche a proble- 
mi concreti: sia perché potrebbero trame 
beneficio persone nella medesima condizio- 
ne, sia perché potrebbe essere possibile, 
almeno in alcuni casi, trame spunti per pro- 
blematiche analoghe. 

Quello che è sicuro é che un computer 
pué essere veramente un’ancora di salvezza 
per una persona altrimenti in grossa difficoltà 
operativa o di comunicazione. 

Rinnovo l'invito: chi ha esperienze specifi- 
che da mettere in comune e rendere utili ad 
altri è pregato di mettersi in contatto con la 
redazione. 

Marco Marinacd 


(vICmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 




Janus e dintorni 

Sono un vostro assiduo lettore dal n. 26 
della rivista (gennaio 1984). Ho sempre evita- 
to di abbonarmi per non ricevere in ritardo, 
rispetto all'uscita in edicola, la mia copia di 
MC. che leggo puntualmente dalla prima 
all'ultima pagina. Dopo tutto questo tempo 
mi sono (finalmente) deciso a scrivervi, per- 
ché ho un problema che spero vogliate aiu- 
tarmi a risolvere. 

Possiedo un Amiga 1000 con espansione 
esterna da 1 Mb e classico drive esterno. 
Purtroppo, circa otto mesi la. ho avuto la 
malaugurata idea di acquistare il famigerato 
•Sidecar», nolo box di espansione per la 
compatibilità MS-DOS (XT) con 512 Kb di 
RAM completandolo con un hard-disk da 20 
Mb. Pensavo di poter collegare la «scatola» 
al bus passante dell'espansione, ma ho sco- 
perto a mie spese che il Sidecar non tollera 
nessuna espansione sul bus esterno e ad 
ogni tentativo di partenza, il computer si 
«inchiodava» impietosamente impedendo 
non solo l'uso contemporaneo di espansione 
e s;decaf, ma anche il loro contemporaneo 
collegamento fisico. Pensavo di risolvere il 
problema con le (scarse) espansioni interne 
per A10OO disponibili, ma ho scoperto che 
Queste u/(/me non sono installabili su un 
1000 della prima generazione (quelli con 
256K sulla piastra ed i restanti 256K nell'e- 
spansione frontale). Sfogliando lo scarno ma- 
nuale inglese del Sidecar, a pag. 37 appendi- 
ce C. viene menzionata una fantomatica 
espansione da iMb da inserire in un connet- 
tore a 90 poli interno, posto sulla piastra 
principale che ospita anche il microprocesso- 
re Intel 8088. Ho interpellato diversi Commo- 
dore Poinl. ma nessuno ha mai visto questa 
espansione (m<^ti nemmeno il Sidecar). Ho 
scritto alla Commodore Tedesca che ha pro- 
dotto il Sidecar, chiedendo spiegazioni, ma 
non ho ricevuto risposta. Insamma, é proprio 
impossibile espandere la RAM di un Amiga 
1000 con il «sidecar». Spero che Voi possia- 
te darmi una risposta sulle pagine di MC. Mi 
rendo conto che nella rubrica della Posta non 
c'é probabilmente spazio per «consulenze 
tecniche», ma credetemi, non so proprio 
dove rivolgermi. Nella mia stessa situazione 
d sono un buon numero di utenti di A1000. 
Forse non ci resta che regalare il computer e 
demrjlire il «side», imprecando contro la poli- 
tica di assistenza agli utenti da parte della 
Commodore? Spero proprio di no. 

C'ié che ho in mano la penna, (anzi, la tastie- 
ra) colgo l'occasione per suggerire ad Andrea 
de Prisco, di scrivere qualche altro articolo, 
oltre a quelli pubblicati sui numeri 81 e 82. 
sull'utilizzo delle schede BridgeBoard, ormai 
abbastanza diffuse sui 2000. Inoltre spero 
che vogliate spiegare chiaramente la prassi 
normalmente da seguire per acquistare soft- 
ware o hardware oltre oceano. Infatti molti 
articoli specialmente per Amiga 1000 non 
sona reperibili in Italia, o quando lo sono 
arrivano a costare anche il triplo rispetto al 
prezzo americano. Chiudo velocemente que- 
sta mia lettera, facendovi gli ormai soliti ma 
sincen complimenti soprattutto per la serietà 
e pmfessionalilà che da sempre contraddi- 
stingue la vostra, o meglio, la nostra rivista. 
In attesa di una Vostra risposta. 

Vi saluto cordialmente 

Roberto Buffagni. Regnano IRE) 


MCmictocomputer n. 95 • aptile 1990 


•lanafi LAN & UNIX 


Due diverse fltosofìe di multiutenza. Unidata le supporta erttrambe cort due linee di 
prodotti basati su CPU 80386 e 80486 ottimizzati come sistemi Unix e Server per reti 
locali. 1 sistemi sono realizzati per il massimo delie prestazioni con l'adozione di archi- 
tettura a processori multipli operanti in parallelo per funzioni di elaborazione principa- o 
le e I/O. La Unidata fornisce soluzioni complete, con i sistemi operativi installati e ^ 
compresi nel prezzo. ° 

Si possono integrare i Lan Server Unix con 
posti di lavoro a basso costo Unistatìon, 
unità intelligenti con funzioni di terminali e 
Personal computer operanti in ambiente 


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Inc/uso sistema operatioo di rete Nouel NetWa- 
re 286 (S^lOO utenti) a NetWare 386. 

S386 25 Cpu 80386 25 MHz cache. 2MB 
ram. hard disk S0-I60MB tempo di accesso 15 
ms. interleave 1:1, Ethernet alte prestazioni. 

S386/33 Cpu 80386 33 MHz cache. 4MB 
ram, hard disk 300-1. 2GB SCSi tempo di acces- 
so 15 ms. interleave 1;1 (opzione hard disk 
controller intelligente con cache ram. trasfer rate 
4MB/SCC. tempo di accesso 0,5 ms), Ethernet alte prestazioni. 

S486 25 Cpu 80486 25 MHz 8 -e 64K cache. 4MB ram, bus ISA/EISA, hard disk 300-1. 2GB SCSI 
tempo di accesso 1 5 ms. hard disk controller inelligente ISA/EISA con cache ram trasfer rate 6MB/ 
sec. tempo di accesso 0.5 ms. Ethernet alte prestazioni ISA/ElSA. 






✓ SISTEMI UNIX 

Incluso sistema UNIX V 3.2 SCO o Interoctiue. con opzioni di Lan 
Ethernet. eXWindow. 

Cpu 80386 25 MHz cache. 2MB ram, hard disk 80- 160MB 
tempo dì accesso 15 ms, Interleave 1:1,2 porte seriali. 

X386'33 Cpu 80386 33 MHz cache. 4MB ram, hard disk 300- 
1.2BG SCSI tempo di accessolSms. interleave 1:1 (opzioni hard disk 
controller intelligente con cache ram. trasfer rate 4MB/scc. tempo di 
accesso 0,5ms). 4 porte seriali, opzioni: controller porte seriali asincro- 
ne intelligente e Ethernet con TPC/iP. NFS.PC Interface. 

X486 '25 Cpu 80486 25 MHz 8 -e 64K cache. 4MB ram. bus ISA/ 
EISA, hard disk 300- 1.2GB SCSI tempo di accesso 15 ms, hard disk 
controller intelligente ISA/EISA con cache ram trasfer rate 6MB/sec. 
tempo di accesso 0.5 ms. 4 porte seriali, opzioni: controller seriale 
intelligenlee Ethernet alte prestazioni ISA/EISA conTCP/IP, NFS. PC 
Interface. 

✓ POSTI DI LAVORO UNISTATÌON 

Terminali intelligenti a basso costo con funzionalità di terminali Ethernet per reti locali (Novcl, Lan 
Manager, Unidata Network-OS). per sistemi Unix (TCP/IP, NFS, PC Interface), seriali asincroni e 
Personal Computer MS-DOS. Dimensioni compatte (cm. 6,5 x 30 x 30) , memoria di massa 
opzionale. 

l 'N1S286E. Cpu 80286 12MHz. 512K ram, interfaccia Ethernet, interfaccia seriale e parallela, 
video 14" (floppy 3.5" e hard disk opzionale). 

UN1S386E. Cpu 80386 l6MHz. 512K ram, interfaccia Ethernet, interfaccia seriale e parallela, 
video 14" (floppy 3.5" e hard disk opzionale). 



✓ ENTERFACCE LAN E CONNETTEVITA' 

Gamma completa di interfacce Ethernet per bus ISA BSA e MCA, con vasta gamma di compatibilità 
e velEScità. bridges 3270, 5251. X25. irancivers per reti Ethernet Thick, Repealer e Bridge, servizio 
di Installazione c cablaggio delle reti. 

✓ UNIDATA NETWORK-OS E TCP/IP 

Unidata Network-Osé un sistema operativo di rete per MS-DOS. di alte prestazioni, semplice e veloce 
installazione, basso costo. Disponibile in versione 2 - 4 - 8 e illimitato numero di utenti. Utilizzabile 
con adattatori Ethernet, Token Ring, e svariati altri. 

Unidata TCP/IP è una implementazione del protocollo standard TCPI/IP il quale consente la 
connessione in rete locale di computers di diversi costruttori e con sistemi operativi. 

Unistatìon e Unidata Network OS sono marchi della Unidata: UNIX, Ethernet, PC Interface, 
NFS. sono marchi rispetliuomente di AT & T. Xerox-Digtfa/ Equipment, Locus e Sun. 

UNIDATA s.r.l. - Via San Damaso. 20 - 00165 Roma 
Tel. 06/6847318 (r.a.) - Fax 06/6384824 



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I nuovi modelli arrivati dal CEBIT di Hannover: 

EuroXT: 80e86.clockal0MHz.76eKbRAM.l Df.3*l/2da720K, 1 HDdo2] Mb. ] Seriole, 
1 Pofollelo, 1 P.fo Mouse, Tostieto 102 Tosli ITA, Scheda Video Her-CGA o VGA, MS-DOS 3.3 
EuroAT: 80266. ClOCkO lóMHiLM, 1 MbRAM, 1 Dr. 3*1/2 00 1.44Mb. 1 HO do 42 Mb. 1 
Seriole. 1 Parallela, 1 P.ta Mouse, Tast. 102 Tosti ITA, Scheda Video Her-CGA o VGA, MS-DOS 3.3 
VGA-40: 80286, clock o 16 MHz LM, 1 MbRAM, 1 Dr. 3*1/2 do 1 .44 Mb. 1 HD do 42 Mb. 1 
Seriole. 1 Parallelo, l P.to Mouse, Tast. 102 Tosti ITA, Scheda video VGA 1024. MS-DOS 3.3 
SX'40: 60386SX,clocka21 MHzLM, 1 Mb RAM*'5M. I Dr. 3*1/2do 1 .44 Mb. 1 HO do 42 Mb. 
1 Seriole. 1 Poroliela. 1 P.to Mouse. Tast. 102 Tosti ITA, Scheda video VGA 1024. MS-DOS 3.3 
VGA-70: 60266, clock o 16 MHz LM. 1 MbRAM. 1 Or. 3*1/2 do 1.44 Mb. 1 HD do 66 Mb. 1 
Seriole. I Porollelo, 1 P.to Mouse. Test. 102 Tosti ITA. Scheda Video VGA 1024. MS-DOS 3.3 
SX-70: 80386SX,clocka21 MHzLM, 1 MbRAM'SM, 1 Dr. 3*1/2 00 1.44 Mb. 1 HOdO 66 Mb. 
1 Seriole. 1 Poroliela. 1 P.to Mouse. Tast. 102 Tasti ITA. Scheda video VGA 1024. MS-DOS 3.3 
SX'Portable: 60386SX. dock 021 MHzLM, 2 MORAM'SM. 1 Dr, 3*1/2 do 1,44 Mb. 1 
HD da 42 Mb. 2 Seriali. 1 Parallelo. 1 P.ta Mouse, Tost. con Tast. Num. Seporoto. Scheda Video 
VGA. scherrrto al Plasma 600x600 . MS-DOS 3.3 

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te in lostro, con estremo rlspormlo di tempo e di denoto. 

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blici e Large Account. 


Perché scagliarsi contro la Commodore 
anche quando quesfultima non ha proprio 
nessuna colpa? 

Se non vado errato la Commodore non ha 
mai prodotto espansioni di memoria «latera- 
li» per l'Amiga 1000. il che equivale a dire 
che a non essere perfettamente compatibile 
sarà molto probabilmente il suo «mega» ag- 
giuntivo e non l'ottimo Sidecar. Ho appena 
finito di parlare al telefono con Dario de 
Judicibus che. sapevo, dispone di una confi- 
gurazione hw molto simile alla sua (compre- 
so il 1000 «prima generazione»), con la diffe- 
renza che l'espansione di memoria utilizzata 
è rinsider della Michigan che ha acquistato 
(ahimè!) in Amenca. Si tratta di una schedina 
da montare (come dichiara il suo stesso 
nome) alì'intemo del 1000 tra microproces- 
sore e piastra madre che non interferisce 
minimamente col regolare funzionamento e 
interfacciamento col Sidecar. Per quanto n- 
guarda l'espansione di memona interna al 
Sidecar, in verità, non l’ho mai vista nemme- 
no io e sarei tentato a pensare che non sia 
mai stata commercializizata nemmeno negli 
altri paesi II Sidecar, infatti, ha avuto una vita 
piuttosto breve dal momento che poco dopo 
la sua nascita fu presentato anche il 2000 
che rappresentava sicuramente una soluzio- 
ne più valida per chi come tanti, aveva l'esi- 
genza «dei due mondi». Stia tranquillo, co- 
munque. che problemi molto simili al suo si 
ritrovano facilmente anche nel 2000 (quando 
si montano troppe espansioni Commodore 
non originali) cosi come in tante altre macchi- 
ne MS-DOS quando si esce dalle canoniche 
configurazioni MotherBoard-t-VGA-i-Seriale- 
-i-Parallela+Conlroller. 

Comunque il discorso Amiga -i-Janus conti- 
nua ad interessarmi «come prima... più di 
prima» e non è escluso che ritorneremo 
sull'argomento al più presto, magari con 
qualche articolo su come sfruttare maggior- 
mente la sinergia dei due sistemi nello stes- 
so cabinet, caratteristica pressocché unica 
nel suo genere del mondo Amiga 

Per guanto riguarda invece l'acquisto di 
materiale all’estero, credo che il problema 
non sia né le spese né i tempi di spedizione, 
ma la forma di pagamento. Sicuramente il 
modo più semplice è la carta di credito che in 
/\merica è sempre ben accetta anche più del 
contante medesimo. Poi una telefonata, o 
meglio, un fax e il gioco é fatto: in una 
ventina di giorni dovrebbe ricevere tutto. 
Meglio comunque andare sul sicuro richie- 
dendo la spedizione a mezzo corriere interna- 
zionale urgente che con pochi giorni di viag- 
gio e qualche dollaro in più le risparmierà 
sicuramente un bel po' di Inutile agonia. 
Buona fortuna... 

Andrea de Prisco 


MS-DOS per gli smanettoni 

Da arca due anni sono un assiduo lettore 
della vostra nvista. che nfengo interessantis- 
sima per la varietà di argomenti ^informatici» 
da voi trattati con compietela e professiona- 
lità. 

Premetto che sono un felice (strano ma 
vero) possessore di IBM XT compatibile per 
CUI mi interessano pnnapalmente argomenti 


V 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


POSTA 


aitinenti al mondo MS-DOS; possessore an- 
cor più felice sono diventalo da quando é 
apparsa su MC la sezione dedicata al softwa- 
re MS-DOS e al «PD Software^. Tuttavia 
manca ancora una parte dedicata a quei 
irucctìetli software non presenti sui manuali 
che si Kscoprono» spinti dalla necessità o 
dalla curiosità di far funzionare a tutti i costi 
quel tale programma che ad esempio utilizza 
un'altra scheda grafica o é troppo veloce o è 
troppo lento, ecc... 

In pratica manca una sezione in cui si parli 
di indinzzi di memoria, di routines in LM da 
utilizzare in BASIC per velocizzare determina- 
ta procedure, di suggerimenti e soluzioni per 
ovviare a qualsivoglia problema lincompatibi- 
lità hardware, software...). Qualcosa si é fat- 
to m «Software MS-DOS ad esempio con i 
suggerimenti di Dario Paganini sull'uso del- 
Temulatore della CGA, ed ancora nel modo di 
«sprotezione di programmi in BASIC» di An- 
drea Patelli, tuttavia, se ci fosse una sezione 
dedicata esclusivamente allo scambio di sug- 
genmenti affidata alla buona volontà dei let- 
tori. penso che la qualità del software prodot- 
to dagli stessi lettori-programmatori migliore- 
rebbe alquanto. 

lo non pensavo a nulla di eccezionale, ad 
esempio una colonna dedicata ad ogni com- 
puter Un 2 pagine si accontentato tutti: Ami- 
ghi. CeSsisti, 64isti. Compatibili...), e, per 
meglio rendere l'idea, ecco qui sotto cosa 
intendo per — suggerimenti — ; 

DOT* 

Presenta tutti i file pn\i di estensione, quindi 
tutte le Directory del drive corrente. 

CD. 

Eseguibile esclusivamente in una subdirecto- 
ry, permette di risalire alla directory prece- 
dente sino alla pnnapale. 

CTRUALT-hFI 

Ristabilisce la Tastiera di partenza nel caso 
sia stata cambiata con programmi Keybit: 
ecc. Isinceramente non so se funzioni su 
tutte le tastiere). 

• Pie IV 

Buona pane dei FILES con estensione .PIC 
sono videate grafiche richiamabili, oltre che 
con I programmi generatori, anche da 
GWBASIC tramite il comando BLOAD. 

'.Pie 12) 

Molte volte tali videate grafiche non vengono 
caricale completamente se si utilizza una 
emulazione di scheda CGA su scheda Her- 
cules: 

'.Pie 12) 

In tal caso si può ricorrere a cicli FOR... NEXT 
(Es. 40-501 in cui é contenuto il comando 
BLOAD. Il caricamente continuato migliora le 
videate sino a renderle perfette. 
GRAPHICS.com 

Permette di stampare pagine grafiche da 
GWBASIC facendo l’esatta copia del video. 
GRAFTABL.com 

Carica in memona e permette di stampare i 
caratteri con codice ASCII superiore a 127. 
altrimenti invisibili alla Stampante- 
Metodo per evitare la formattazione acciden- 
tale del disco fisso. 

Posto che l'Hard Disk sia denominato C: 
si nnomina il file FORMAT.COM con il nome 
ad esempio MYFORMAT.com. poi si crea il 
seguente file Batch chiamandolo FORMAT 
BAT Ad ogni richiesta di formattazione di 
C., senvendo accidentalmente FORMAT C;, 


58MHz 


Offerte S.I.O.A. 

se 58/40: L. 6.000.000 

Cabinet Tower, con maniglia e serratura, pulsanti di Reset e 
Turbo, dock-display, 80386 "vero", clock di base 58 MHz LM, 
clock separato per il coprocessore e per gli slots, 4 Mbytes di 
RAM espandibile a 16 Mbytes, confìgurabile come Shadow, 
Espansa EMS, Estesa, 2 Cache Memory di 32 K, 2 seriali installa- 
te, 1 parallela, 1 Drive da 1 ,44 Mbytes, 1 Drive da 1 ,2 Mbytes, 1 
Hard Disk da 40 Mbytes con transfer-rate di 700 Kbytes/sec., 
Scheda VGA 1024x768 non-interlaced con 512 Kbytes di RAM 
ed il Bus a 1 6 bit, MS-Dos 4,01 e GW-Basic originali e licenziati, in 
italiano. 

se 58/100: L. 7.290.000 

come rSC58/40, ma con Hard Disk ESDI da 100 Mb 


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progettati e costruiti dalla INTEL CORPORATION 
INTEL 300SX: L. 4.000.000 

Cabinet Desk-Top, 80386SX, 16 MHz 0 Wait State , 2 Mbytes di 
RAM espandibile a 4 Mbytes on Board, Cache Memory , 2 se- 
riali installate, 1 parallela, 1 Drive da 1,44 Mbytes, , 1 Hard Disk 
da 40 Mbytes 19ms (12 ms con Cache), Scheda VGA 800x600 
con Bus a 1 6 bit, 1 P.ta Mouse tipo PS/2. 


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MCmicrocomputer n. 95 • aprile 1990 


Cercasi Distributori per zone libere 


L’ITAIJA 
IN finale’ 


TUTTI 

vorremmo sentire questo annuncio 

MOLTI 

vorrebbero comunque assistere alla partita 

ALCUNI 

partecipano al concorso FUJI FILM FLOPPY DISK 

I PIÙ FORTUNATI 
VINCONO I BIGLIETTI 



«È FUJI FILM 

FLOPPY DISK 


MD2D 


ESTRATTO DAL 
REGOLAMENTO 

Per panecipare al concorso t sufTicieme spedire 
una 0 più cartoline di panecipazione incollando 

in basso (con la mascone CIAO) presente in ogni 
confezione R'Jl HLM di qualunque tipo e for- 

Le cartoline di partecipazione sono disponibili 
presso i rivenditori di floppy FUJI HUl, 



anco» 






CONTROL BYTE SYOTAl srl 


via Comelico 3, 20135 Milano 
:eL02-540,04.21(51inee) ■ telex 350136, fax 02-59,22.55 


precedente l'estrazjonc (il te 


il giorno 
giovedi di ogni 


mese) ne verranno estratte sene a cura del Rapp^^ 
semame deirimcndcnza di Finanza di Milano. 

Il partecipante corrispondente alla cartolina pri- 
ma estratta vincerà: 

- 2 biglietti per le partite inaugurale o di semifi- 
naleodi finale; 

- 2 vii^ .W in aereo o treno (I‘ classe) per le 
città sedi delle partite; 

- 2 sortomi in alberi a 5 steUe dal giorno 
precedente la partita al giorno dopo la partita. 

1 panecipami corrispondenti alle successive 6 car- 


toline estratte vinceranno un biglieno dello stesso 
liffl c per le stesse partite della caitolina 1 ' estrat- 
ta. Ogni canolina corrisponde ad una probabilità 
di vincila. 

La comunicazione della vincila avverrà per tele- 
fono e con lettera raccomandata. 

I nomi da vincitori saranno anche pubblicati sul- 
la stampa (compreso i messaggi pubblicitari rela- 
tivi al concorso), 

D concorso, che dura sette mesi consecutivi, inizia 
nel novembre '89 e termina nel maggio 


FUJI FILM FLOPPY DISK 


OFFICIAL FLOPPY DISK OF WORLD CUP 1990 




Collaborano per la 
migliore riuscita 
deU'operazione i 
seguenti rivenditori 
di floppy FUJI FILM. 




il programma non procede tornando al DOS. 
mentre per il floppy disk A:/B:, tutto procede 
regolarmente. Se vi fosse una reale necessi- 
tà di formattare C:. basta dare il MY- 
FORMAT. 

File Batch: FORMAT.BAT 
echo off 

if %1= -C: goto error 
if %1= =c: goto error 
if %1= -C goto error 
if %1==c goto error 
if %1= -C.-/S goto errar 
if % 1= =C:/s goto errar 
if % 1= =c:/S goto error 
if % 1= =C:/S goto error 
il" %)'*=' "gota errar 
mylormat %1 

Come vedete niente di particolare lognuno 
fa come può. dunque chi può di più faccia di 
più, sempre che qualcosa si facciali. 

Complimenti per la rivista, porto cordiali 
saluti. 

Marco Cattaneo, Alessandria. 

Le macchine MS-DOS purtroppo non sono 
cosi amichevoli con gli smanettoni (ira cui il 
sottoscfito) come lo sono i computer a 8 bit 
(leggi 64. Apple II, Spectrum ecc.): già con 
un Amiga il problema si complica non poco, 
e ne sa qualcosa chi sta seguendo le mbri- 
che di Andrea de Prisco. Inoltre mentre quel- 
le macchine sono tutte uguali (dentro interv 
do!) gli MS-DOS sono (anzi devono esserlo 
per legge!) tutti diversi. Quindi il programma 
che usi speciali interrupt. o strane chiamate 
al BIOS o peggio interventi diretti in memoria 
finisce per girare unicamente sulla macchina 
per cui è stato scritto e. spesso, solo nelle 
stesse condizioni: stessa release del BIOS, 
stessa versione MS-DOS e addihttura stesso 
Config.sys. Ah dimenticavo, stessa scheda 
video e stesse espansioni varie. Basta cosi? 
No? Allora considera che un programma 
compilato in Turbo Pascal 3.xx in un sistema 
con scheda CGA non gira su un sistema 
Hercules (anche se usa solo il testol), ma 
deve essere ricompilato sul postol Tutto 
quello che si può fare in una macchina MS- 
DOS e che garantisce una minima trasporta- 
bilità (diciamo un 90% di compatibilità) è di 
scrivere programmi che usano solo e sempre 
le chiamate all'MS-DOS. In questo caso ba- 
sta avere la stessa versione del DOS e la 
stessa configurazione di macchine (soprattu- 
to la scheda video) per garantire una buona 
probabilità di funzionamento. 

Ecco quindi perché non esiste una vera e 
propria rubrica di smanettamento; rrHJlte irv- 
formazioni si possono trovare sparse nei 
programmi pubUicati, altre seguendo la rubri- 
ca <1 trucchi delTMS-DOS’ dove si parla 
appunto delle chiamate al BIOS e all’MS- 
DOS in modo dettagliato e con ampi esempi. 
Quanto ai suggerimenti consigliati nella lette- 
ra sono informazioni reperibili nei normali 
manuali MS-DOS e GW-BASIC, solo che 
nessuno di solito legge i manuali (irto in 
fondo! (^mur^ue stavo pensando ad una 
specie di rubrica del tipo «Porse rron tutti 
sanno che...» in cui mettere queste informa- 
zioni elementari senza che i lettori più esperti 
d rinfaccino che diciamo le stesse cose dei 
manuali. 


Valter Di Dio 



NEWS 


Nelle News 
di questo 
numero 
si parla di: 


a cura di Massimo Trusceih 
Hanno collaboraio: 
Giorgio Amone 
Franceso F Castellano 
Paolo Ciardelli 
Stefano Torta 

ABL Menrodata srl V.h Beatrice d'Esle 26. 20122 Milano 

Acca Software srl Via Michelangelo Cianciulli 41. 33043 Montella lAV) 

Algol Spa Fellre 28/6. 20132 Milano 

Alpha Team Software sas Via Ciaoni 10. 06100 Perugia 

AMDAC Sri Via dei Monti Tiburtini 538. 00100 Poma 

Bayer Italia Spa V.le Certosa 130, 20156 Milano 

BIT. Movie Centro della Pesa Vie Lario 6, 47036 Riccione 

Datemetic Spa Via Agordat 34. 20127 Milano 

Epson Italia Spa Via Fili Casiraghi 427. 20099 Sesto S Giovanni IMII 
Fulitau Italia Spa Via Melchiorre Gioa 8. 20124 Milano 
IBM Balia Vm Rivoltana 13. San Felice. 20090 Sagrale IMI) 

Intereomp Spa Via del Lavoro 22, 37012 Bussolengo fVR) 

Liteboat /Msociates Italia Via G. Frua 14. 20146 Milano 

Logitech Balia srl Centro Dir Colleoni, Pat Andromeda, Via Paracelso 20. 20041 Agrate Briama IMI) 

Memore* Tele* Balia Spa Via Caldera 210. 20153 Milano 

Modo srl Via Maseccio 11. 42100 Reggio Emilia 

Motorola 5ps Milanoliori Pai. C2, 20090 Assago IMII 

Nixdorf Computer Spa Via Piranesi 46. 20137 Milano 

OlivenI Spa Via G Jervis 77. 10015 Ivrea 

FomaUfflcio "90 llstituto MidesI Via Albenco II 33. 00193 Roma 

Siemens Data Spe Vie Marna 347. 20126 Milano 

Sotek International srl Via Bologna 220, 10154 Tonno 

SPEM Via Ponchialli 26/C. 10154 Tonno 

STE srl Via Caseman 29, 00142 Roma 

TechnBron Data Spa Centro Commerciale "Il Girasole" Lotto 3.05/B. 20084 Lecchiarella IMII 
Tìbur System srl Via del Barca 6/1. 0001 1 Bagni di Tivoli IRMI 
UnibB Spa Via di Torre Rigata 6. 00131 Roma 

VLSI Technology GmbH Centro Direi. Colleoni Pai. Cassiopea 3, 20041 Agiate Brtaraa IMI) 

ZanBh Data Systems Balia Sri Via Conservatorio 22, 20121 Milano 



Nixdorf presenta una famiglia 
completa di portatili 

La Nixdorf completa la famiglia di personal 
computer presentando i due nuovi portatili 
8810/10 e 8810/16 che si affiancano al porte- 
lile 8810/20. 

Il modello 8810/10 dal peso limitato, 3,1 
kg, é stato progettato mirando a valorizzare 


le caratteristiche proprie di un portatile che 
sono t'elevata autonomia operativa e la com- 
pattezza. L'alimentazione pertanto è sia a 
rete che a batterie, con un'autonomia di 
quest'ultime di quattro ore, e le dimensioni 
sono paragonabili a quelle di un'agenda. 

Con una a RAM di 1.6 Mbyte totali e 
l'unità da 3,5 pollici da 720 Kbyte si è pensa- 
to bene di ottimizzare l'occupazione del si- 
stema operativo tramite l'uso di PROM (Pro- 
grammable Read 
Oniy Memory) che 
ospitano il DOS 3.3 
in modo residente. 

Il prodotto imme- 
diatamente se- 
guente nella scala é 
r6610/16. Basato 


su un processore 
Intel 80L286 a 12 
MHz di clock, di- 
spone di una me- 
moria di massa di 
40 Mbyte e di un 
video VGA. A diffe- 
renza del preceden- 
te modello, le sue 
caratteristiche di 
autonomia in as- 
senza di rete si di- 
mezzano a due ore. 
Da aggiungere che 
l'hard disk è dotato 
di auiopark che ga- 
rantisce l'integrità 
dei dati durante gli 
spostamenti dell'o- 
peratore. 


L'ultimo l'8810/20 adotta I'i386 a 20 MHz 
affiancato dal coprocessore i387. Dotato co- 
me il precedente di video VGA dispone di 
notevoli caratteristiche di espandibilità: slot a 
16 bit, piorte di I/O seriale e parallela, inter- 
faccia video RGB e TTL, espansione RAM a 
6 Mbyte. L'alimentazione anche per questo 
modello è sia a rete che a batteria con un 
autonomia sempre di due ore. 


Bit Movie '90 

La Mostra Concorso Nazionale di Compu- 
ter Art Bit. Movie, organizzata dal circolo di 
cultura informatica ed audiovisiva Ratataplan 
e dall'Assessorato alla Cultura del Comune di 
Riccione, giunta ormai alla sua terza edizione, 
in svolgimento dal 14 al 16 aprile Iprobabil- 
mente in contemporanea all'uscita di questo 
numero di MC in edicola), ha presentalo 
quest'anno un concorso riservato ad anima- 
zioni in tempo reale realizzate su personal 
computer Commodore Amiga, >^ple Macin- 
tosh. Atari sistemi MS-DOS con scheda 
grafica VC5A. ecc. 

La rassegna é stata organizzata in una 
sene di sezioni differenziate per argomenti 
ed In una serie di stage su software grafici 
per Amiga. Tra le sezioni di maggiore interes- 
se quelle rìsen/ate al computer ed alla musi- 
ca, ai frattali, tre mostre fotografiche, la 
sezione video realizzata anche con materiali 
presentati a! festival «Imagina» di Monte- 
carlo. 

La sezione dedicata alla musica à stata 
basata su postazioni composte da hardware 


50 


MCmicrocompuler n. 95 - aprile 1990 



Se Mate muovendo i primi passi nel mondo 
del PC ma non volete rinuneiare alla qualità 
di stampa. see}iliete fin dali'iniaio una stam- 
pante prtifessionale; 
la ,\EC Pinwriier P2 plus, 
l'islia della famosa NEC P 2201), la P2 è 
ancora più veloce quasi 200 cps in qualità 
bozza e y6 cps in letier quality e più silen- 
ziosa. Con la sua testina a 2-> aghi garantisce 
una qualità di .stampa ormai proverbiale fino 
alla risoluzione di .'^60 x 36U punti. 


Professionale è anche requipaggiamento di 
serie della P2 plus: Trattore per il trascina- 
mento del modulo continuo, l'unzione di 
caricamento frontale di fogli singoli e natu- 
ralmente parcheggio carta. 

Offre di serie 8 diversi font di caratteri. 

Se poi le vostre esigenze aumenteranno, la 
P2 plus crescerà con voi grazie alla sua vasta 
gamma di accessori. 

I driver della P2 plus la rendono compatibi- 
le con qua.si tulli i pacchetti software. E la 


garanzia NEC di 12 mesi (testina di stampa 
eompresa)vidà una sicurezza Ineguagliabile, 
l.e caratteristiche vi sembrano interessanti? 
(ilie dire ailora del prezzo a sole 



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Atari ST e tastiere Korg gestite da software 
Steinberg; a completamente è stato offerto 
anche un corso basico sui fondamenti del 
protocollo MIDI; al seminario, completamen- 
te gratuito, si è acceduto con una richiesta 
scritta agli organizzaton della sezione. 

Le tre mostre fotografiche sono state rea- 
lizzate con una serie d> immagini dedicate al 
tema «la bellezza dei frattali», ottenute su 
workstation Apollo Domain 590T con una 
risoluzione di 1280 per 1024 pixel a 24 bit 



per pixel; una serie di immagini generate su 
Amiga e trasferite su una workstation munita 
di scheda Vista con trasferimento su pellicola 
mediante Agfa Matrix; una selezione di im- 
magini pen/enute dai più importanti centri di 
computer grafica d’Europa e degli Stati Uniti. 

La visione di diapositive di computer grafi- 
ca in 16 milioni di colon e 4000 linee è stata 
realizzata su un sistema di multivisione a 
Quattro schermi 

Altre interessanti aree sono state nservate 
alta visione di immagini create su piattaforme 
costituite da hardware con scheda Vista e 
software Digital Ans e Lumena: su worksta- 
tion SiliconGraphics Personal Iris. 

Un incontro nazionale aperto agli insegnan- 
ti di Educazione all’Immagine, Educazione 
Artistica, Educazione Tecnica della scuola 
dell’obbligo. e stato organizzato per fare il 
punto delle esperienze svolte nell’introduzio- 
ne del desktop video e del desktop publi- 
shing all’lniemo della scuola. 

Sono stati previsti contributi teorici e 
scientifici su: Scienza e Arte, l’espressione 
artistica del pensiero matematico; Il Parallel 
Processing ed i computer della quinta gene- 
razione; infine. Sound and Image processing, 
dalla musica alla medicina, dalla voce al vi- 
deo, con materiali e contnbuti del MIT Media 
Laboratofv 


RomaUfficio '90 


Si é rinnovato dal 16 al 20 marzo, 
nelle aree espositive della Fiera di Poma, 
il consueto appuntamento annuale, giun- 
to ormai alla dodicesima edizione, che 
vede la partecipazione dei più importanti 
operatori nei settori dell’informatica, sia 
per ciò che riguarda hardware e softwa- 
re; telematica: arredamenti; macchine 
ed attrezzature per ufficio: cartotecnica. 

L’edizione '90 di RomaUfficio, che rap- 
presenta la più Importante manifestazio- 
ne specializzata del Centro-Sud Italia, é 
stata l’occasione per molti distributori di 
presentare nuovi prodotti (dei quali par- 
liamo diffusamente in queste stesse pa- 
gine) e di offrire una panoramica aggior- 


nata sulle più avanzate offerte del mer- 
cato. 

Le soluzioni esposte hanno consentito 
una valutazione a confronto da parte de- 
gli operatori permettendo in tal modo di 
poter fruire di un qualificato luogo di 
Incontro per gli «addetti ai lavori» che 
hanno potuto cosi condurre trattative in 
quella che gli stessi organizzatori hanno 
definita «business opportunity area» 

L’organizzazione é stata piuttosto cura- 
ta anche se ha risentito in parte dei 
lavori di ampliamento e ammodernamen- 
to delle aree espositive che hanno co- 
munque permesso la presenza di ben 
221 espositori 


Fujitsu: nuovi prodotti 

Proprio in occasione di RomaUfficio, la 
Fujitsu ha presentato due nuovi prodotti della 
fascia bassa consistenti nelle stampanti a 
matrice della serie DX modello 2150 e 2250, 
rispettivamente a 80 e 136 colonne, che 
sostiluiranno i precedenti modelli DX2100 e 
DX2200. 

Le due stampanti, a 9 aghi, presentano 
alcune innovazioni nella gestione della carta. 
Sul pannello di comandi è stato aggiunto un 
tasto per l'inserimento e l’espulsione auto- 
matica dei fogli singoli ed il parking del 
modulo continuo nelle operazioni di uso dei 
fogli singoli. 

La nuova meccanica consente lo strappo 
della carta con l'avanzamento fino alla linea 
di taglio ed il successivo riallineamento me- 
diante il pannello operativo. Inoltre, grazie 
alle guide della carta modificate è ora possi- 
bile impiegare moduli continui multicopia 
senza pericolo di inceppamenti. 

I prezzi delle DX2150 e DX2250 sono 
rimasti pressoché invariati rispetto ai prece- 
denti modelli: rispettivamente 1.150.CHK) lire 
e 1.350.000 lire nelle versioni con interfaccia 
parallela 

“Contemporaneamente all'annuncio dei 
nuovi prodotti nella fascia delle stampanti a 9 
aghi, sono state presentate anche le versioni 
Twinax e Coax delle stampanti DX2400 per il 
collegamento ai mainframe ed ai minicompu- 
ter IBM della serie AS/400 e System 3X; il 
prezzo di vendita sarà di 3.000.000 di lire e la 
distribuzione dovrebbe iniziare dal prossimo 
mese di maggio. 

La gamma di nuove proposte della Fujitsu 
prosegue anche con la stampante DL4600 
che arricchisce la serie delle stampanti a 24 
aghi adatta ad alti volumi di stampa. 

La DL4600 offre una velocità di 333 cps in 
modo draft e 111 cps in modo LQ con una 
densità dei caratteri di 10 cpi. 

La DL4600 offre una buona gamma di stili 
dei caratteri residenti, tra I quali: Courier 10. 


Prestige Elite, Neretto a passo variabile. Pica 
10, compresso e numerosi altri disponibili su 
cartucce opzionali 

La gestione della carta consente l’uso di 
moduli continui multicopia fino ad un massi- 
mo di 5 copie. 

La DL4600 completa la gamma delle stam- 
panti ad alte prestazioni comprendente già i 
modelli DL5600 e DL4400; quest’ultima di- 
sponibile ora nella versione P in grado di 
commutare il funzionamento dal modulo con- 
tinuo al foglio singolo in maniera del tutto 
automatica via software mediante un dispo- 
sitivo denominato HCPP (Host Controlied Pa- 
per Path), e di vanare m modo automatico la 
distanza fra la testina di stampa ed il rullo 
(APTC • Automatic Paper Thickness Control) 
in funzione dello spessore del supporto di 
stampa. 

I prezzi della DL4600 sono di 3.100.000 lire 
per la versione monocromatica e di 



52 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 



PENSIERO UBERO 



UBERA POTENZA 

è di I MB espandibile sino a 13 MB. 11 
suo hard disk da 40 MB. con un tempo 
di accesso di soli 25 msec., e i nuovi 
chip RAM da 80 ns. migliorano note- 
volmente i tempi di elaborazione. Sia- 
mo a vostra disposizione per dimostra- 
zioni ed ulteriori informazioni. Basta 
una telefonata, e un pensiero libero. 


Toshiba pensiero libero; libera poten- 
za in libera portatibtà. Questo è il nuo- 
vo T3 100 SX. capace di operare ovun- 
que grazie alle sue batterie ricaricabili 
e rimovibili. E' il primo portatile dotato 
di uno schermo VGA al plasma che 
permette una visualizzazione veloce e 
senza compromessi. La RAM standard 


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3.420.000 l<re per quella a colon; quelli della 
DL4400P sono invece di 2.680.000 lire per la 
versione monocromatica e 3.000.000 di lire 
per la versione a colori. 

La disponibilità è assicurata da questo me- 
se per la DL4600 e dal prossimo mese di 
maggio per le DL4400P e DL4400CP 


Sotek International 

Congiuntamente alla Memorex Telex Italia, 
in occasione di PomaUfficio la Sotelc Interna- 
tional ha presentato un vero e proprio con- 
centrato di alte tecnologie nel campo delle 
interconnessioni e dei cablaggi costituito da 
un esempio di connessione LAN/WAN rea- 
lizzato impiegando due reti Ethernet 802.3 In 
collegamento locale via bridge ed una terza 
rete collegata via bridge remoti della Retix. 
distribuiti dalla EuroLan. 

Tale esempio di connessione rappresenta- 
va la simulazione di una rete locale ospitata 
in una sede centrale a Roma con collega- 
mento ad una ulteriore rete locale di una 
filiale a Napoli ed un ulteriore collegamento 
ad una rete comprendente anche i servizi 
offerti da un mainframe con sede a Milano. 

Quest'ultimo collegamento era implemerv 
tato alla velocità di 128 Kbit al secondo e 
riproduceva una reale necessità del mercato 
dell'utenza medio/grande. 

La rete Ethernet era collegata ad una rete 
Token Ring tramite un bridge implicito 
(802.5) collegata a sua volta, mediante un 
Token Ring Attachment ad una unità di con- 
trollo remota rappresentata dall'unità Memo- 
rex Telex 1174/41R. realizzando in tal modo 
un gateway in protocollo 802.2 in grado di 
consentire ai personal computer in rete di 
emulare un terminale 3270 di un mainframe 
IBM alla velocità di 9600 bit/sec. 

I personal computer esposti erano della Me- 
morex Telex Italia e comprendevano i model- 
li MTX 7255 (80386SX MCA). MTX 7045 
(80286 AT), MTX 7065 e MTX 7070 (80386 


bus ISA): sempre della Memorex Telex Italia 
era il soRware utilizzato e la consulenza nel 
progetto del collegamento remoto all'IBM e 
delle reti che impiegavano repeaier, multire- 
peater, repeater ottici e transceiver della 
sene LAN-Line della società AMP Italia. 

Tra le novità nel campo dell'Interconnes- 
sione presentate dalla AMP sono da citare i 
sistemi AGO e Thinnet Tap System. 

Il primo (Amp Communications Outlet) è 
un dispositivo modulare in grado di offrire, in 
soluzioni variamente configurate, la connetti- 
bilità di connettori per dati, in standard MMJ, 
con jack telefonici e del tipo Broadband, 
utilizzando all'Interno della scatola di deriva- 
zione un solo connettore standard al quale è 
collegato un circuito per gli adattamenti di 
impedenza richiesti. 

Il Thinnet Tap System, del quale è pubbli- 
cata la fotografia, non necessita di alcuna 
atrezzatura di installazione e garantisce la 
continuità e l'efficienza della rete anche in 
caso di mancata connessione di un suo ele- 
mento. 


Intercomp: Master X486 

Ancora a RomaUfficio, la Intercomp, me- 
diante il proprio agente per il Lazio, rappre- 
sentato dalla società Tibur System di Bagni 
di Tivoli, ha presentato la linea di personal 
computer denominata «High Performance” 
comprendente i modelli Target XAT, basato 
sul chip-set NEAT 286 16MHz; Target X386, 
processore 386SX e chip-set NEAT 16 MHz; 
Master X386. con processore 80386 a 33 
MHz e cache memory. 

A completamento della gamma è stato 
presentato con l'occasione anche il nuovo 
Master X486 basato su una scheda di siste- 
ma equipaggiata con il processore Intel 
80486 operante con una frequenza di clock a 
25 MHz. ma sostituibile, non appena possibi- 


le, grazie alle caratteristiche della scheda con 
la versione a 33 MHz del medesimo proces- 
sore. 

Il sistema utilizza un BIOS di produzione 
AMI ed offre un bus di I/O controllalo da un 
oscillatore separato in modo da poter modifi- 
care a piacimento la frequenza sul bus da un 
minimo di 6 fino ad un massimo di 16 MHz 
Gli stati di attesa possono essere program- 
mati via BIOS Setup senza operare su alcuno 
jumper presente sulla scheda 

Il sistema offre una memoria cache di 128 
Kbyte e può essere usata direttamente nel 
«burst mode” del 486. m assenza di stati di 
attesa sia m scrittura che in lettura. 

Una particolare gestione della memoria ha 
reso possibile l'impiego di memone DRAM 
da 120 ns per la versione a 25 MHz e fino a 
100 ns per quella a 33 MHz anche se è 
consigliabile, per un rendimento ottimale, 
l'impiego di DRAM a 100 e 80 ns 

Tra i prodotti esposti anche i software The 
Text Speaker della Audiologic e The Mail 
Manager «Entry LeveI» della Computer Edu- 
cation. 

Il primo permette di ascoltare un file 
ASCII, digitato da tastiera, con voce maschile 
in lingua italiana con buone doti di intelligibili- 
tà e naturalezza del parlato; il secondo per- 
mette di utilizzare il servizio PT Postel di 
posta elettronica con costi e tempi di conse- 
gna piuttosto ridotti 


Acca Software PreVus 

Già conosciuta per essere la software 
house che ha sviluppato i software PnMus e 
CanTus. rispettivamente per il computo me- 
irico/contabilità lavon s per la contabilità can- 
tierl/nlevazione dei costi, la Acca Software ha 
annunciato >n occasione di RomaUfficio la 
disponibilità di PreVus. un programma dedi- 
cato a quanti operano nel settore dei serra- 
menti 

PreVus si compone di due moduli che si 
occupano, rispettivamente, della gestione di 
preventivi, ordini, contratti, con riferimento a 
listini a pezzo e calcolo automatico del costo 
a metro quadrato, luci nette, luci di fatturazio- 
ne. Le misurazioni possono essere introdotte 
nei modi più comuni (interno controtelaio, 
esterno controtelaio, intonaco finito, muratu- 
ra grezza, esterno telaio) mentre una potente 
funzione di word processing permette di 
utilizzare modelli standard per preventivi e 
contratti, oppure di personalizzare ogni singo- 
la offerta 

Il secondo modulo è destinato principal- 
mente alle aziende produttrici in quanto, dal- 
le misurazioni effettuate in cantiere, fornisce 
le schede per i passaggi di lavoro relativi alla 
produzione dei serramenti oggetto della 
commessa. 

Il modulo offre la possibilità di stampa 
dell'intera distinta dei componenti o di stam- 
pe divise per gruppi omogenei di matenali 
come ad esempio: profili metallici, ferramen- 
ta, vetri, guarnizioni, legno 

I due moduli possono comunicare tra loro 
e permettono II passaggio dei dati dalla se- 
zione dei preventivi a quella di produzione e 
viceversa per qualsiasi tipo di serramenti 
(legno, alluminio, acciaio, PVC). 



54 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


PC Disitaco nuova generazione. I nuovi tempi dell'efficienza. 



Disitaco ha risposto alla domanda di 
maggiore efficienza riducendo i tempi di 
elaborazione dei suoi personal computer: 
oltre 50 modelli nelle versioni da scrivania 
per pavimento e portatili. 

Questo risultato è stato ottenuto grazie 
all impiego di architetture avanzate e 
componenti di alta qualità (Intel, Harris, 
Hec, Samsung, Fujitsu, Maxtor, 


Data Technology Corp., Western Digital, 
Quantum). 

Ancora più affidabili, più versatili, più 
veloci, completamente compatibili con i 
più diffusi standard industriali hardware e 
software, i nuovi personal computer 
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in campo professionale. 


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L'interfaccia utente del programma pre- 
senta le medesime carattensiiche di facilità 
d’uso, potenza e versatilità degli altri prodotti 
della Acca Software ed offre anche un poten- 
te help in linea a due livelli sensìbile al 
contesto 

Una serie di utilità come un'agenda con 
avviso delle scadenze, una rubrica telefonica, 
una calcolatrice, completa la dotazione de) 
software in grado di gestire un numero di 
dati limitato esclusivamente dall'hardware 
impiegato e capace di produrre archivi com- 


patibili con I più diffusi programmi di data 
base ed elaborazione testi. 

il manuale operativo del prodotto é in 
Italiano ed é garantito un servizio di assisten- 
za telefonica 

Altre realizzazioni, già disponibili in beta- 
version, consistenti nella conversione delle 
procedure realizzate sulle piattaforme MS- 
DOS in ambienti distnbulti (OS/2. Xenix, Uni- 
X). nella realizzazione di una versione per 
LAN del programma CanTus e nel completa- 
mento delle procedure disponibili sul softwa- 


re PriMus con la gestione WP di capitolati 
speciali d'appalto e l’analisi dei prezzi con 
archivi di base di costi elementari, costi com- 
posti; sono state annunciate proprio nel cor- 
so di RomaUfficio. 


Accordo Epson/Olivetti 

La Seiko Epson Corporation e la Olivetti 
Penpheral Equipmem (OPEi hanno annuncia- 
to il raggiungimento di un accordo che per- 
metterà all'azienda facente capo alla Olivetti 
Office di produrre stampanti Epson seguen- 
do le specifiche tecniche di quest'uliima 

Le stampanti, un modello della attuale 
linea a 9 aghi, sono già prodotte nello stabili- 
mento OPE di San Bernardo d’Ivrea e distri- 
buite in Europa tramite la rete commerciale 

La Olivetti Penpheral Equipment è il mag- 
giore produttore europeo di stampanti per 
computer e vanta una posizione di rilievo nel 
settore delle stampanti dedicate alle applica- 
zioni speciali. La produzione annua totale é di 
350.000 stampanti. 

La Seiko Epson Corporation opera in 22 
nazioni secondo un piano di intervento a 
favore delle economie locali II fatturato mon- 
diale complessivo della Epson é di 6300 
miliardi di lire 


Schede Motorola VME 
con Dram da 4 Mbit 

La Motorola ha introdotto sette nuovi mo- 
duli VME, con maggiori capacità di memoria 
In particolare quattro di queste impiegano 
memorie dinamiche da 4 Mbit 

La famiglia si compone dei computer su 
scheda singola, con Ram interna da 16 o 32 
Mbit, basali su processore MC68030 e co- 
processore MC68882 con clock a 25 MHz; 
moduli di memoria con capacità di 4. 8, 16 o 
32 Mb. per il trasferimento di dati organizzati 
su 8, 16, o 32 bit; moduli di memoria CMOS/ 
EpronVEeprom. con capacità di memoria sta- 
tica CMOS di 1 Mb e fino a 16 Mb di Eprom/ 
Eeprom 

Tra le applicazioni potenziali di tali schede 
CI sono la realizzazione di stazioni di lavoro a 
basso costo; sistemi per animazione compu- 
terizzata. desk top publishing e sistemi mul- 
tiutente per uso commerciale sempre a bas- 
so costo. 


Bayer veste il Macintosh Portable 

Lo scorso mese di settembre la Apple 
Computer Ltd, ha immesso sui mercato, il 
nuovo Macintosh portatile, provato sullo 
scorso numero di MC. la cui struttura ester- 
na è stata realizzata con il policarbonato 
Bayer makrolon 

La struttura esterna, pesa complessiva- 


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56 


MCmicrocomputer n, 95 - aprile 1990 



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una scelta Europea per il futuro deirinformatica 


Per qualcuno la rapida evoluzione 
tecnologica dei computer è un 
problema. Non per TULIP 
Computers: perché alla Tulip 
abbiamo sviluppato tecnologie e 
processi in grado di resistere anche 
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progettati per una piattaforma basata 
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TULIP sono disponibili in una 
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soddisfare ogni vostra esigenza. La 
dimostrazione è il grande, tangibile 
successo sul mercato europeo dei 
prodotti 80386sx ed 80386/25, oggi 
affiancati dalle loro versioni a 
colonna e dal recentissimo 80486/25, 
che integra in un unico chip la CPU 
80386/25, il suo coprocessore 
matematico 80387, 8Kb di memoria 
cache ed un cache controller. 
E ogni TULIP computer della 
piattaforma 386 è una garanzia anche 
in termini di software, perchè la 
maggior parte degli applicativi 
sofisticati di oggi richiedono, per una 
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ambiente hardware. 
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Il marchio Europeo della qualità 





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merue 2.500 grammi circa, ed è stata rea- 
lizzata mediante stampaggio ad iniezione con 
un tipo di makrolon resistente alla fiamma. 
Questo tecnopolimero è stato scelto in quan- 
to. oltre a soddisfare al massimo i requisiti di 
resistenza all’urto ed alla rottura, di buona 
qualità superficiale e stabilità alla luce, è 
particolarmente idoneo allo stampaggio ad 
iniezione. 

Nello sviluppo del nuovo computer, la 
Bayer AG e la sua affiliata statunitense Mo- 
bav Corporation hanno partecipato alla pro- 
gettazione ed alla produzione della struttura 
esterna con una valida assistenza tecnica. La 
decisione della Apple di scegliere come forni- 
tore la Bayer, produttore europea di materie 
plastiche operante a livello mondiale, esprì- 
me l'orientamento della Apple e della Bayer 
verso il concetto di marketing globale. 


Amdac: Comi Voyager 

É prodotto dalla francese Comi e distribui- 
to dalla Amdac di Roma il Voyager, un mo- 
dem con accoppiatore acustico dalle dimen- 
sioni molto ridotte e dalle prestazioni di tutto 
rispetto. 

Conforme agli standard CCITT V21. V22, 
V23 e Bell 212/103, il Voyager consente di 



effettuare collegamenti a sistemi remoti alle 
velocità di 300, 1200 e 1200/75 baud nella 
versione base e fino a 4800 bps con il 
protocollo Microcom MNP 5 di compressio- 
ne dei dati nella versione Enhanced in grado 
di assicurare anche il rispetto delle modalità 
di funzionamento afferenti allo standard 
CCITT V22 bis e Microcom MNP 4/5. 

L’interfacciamento con la linea telefonica 


avviene mediante un accoppiatore acustico 
dalle dimensioni altrettanto ridotte e caratte- 
rizzato da un sistema di aggancio molto 
pratico; in alternativa è possibile il collega- 
mento diretto alla linea mediante un connet- 
tore RJ1 1 L’alimentazione avviene mediante 
una battona da 9 volt che assicura un’autono- 
mia di circa 20 ore 

Le dimensioni molto contenute, paragona- 
bili per superficie a quelle di una carta di 
credito, ne consentono l’uso nelle condizioni 
pili) diverse; da una cabina telefonica al radio- 
telefono installato in automobile. Grazie alla 
compatibilità con lo standard Hayes, il Voya- 
ger funziona praticamente con tutti i softwa- 
re in grado di gestire tale set di comandi, 
capace, tra l'altro, di eseguire automatica- 
mente la composizione automatica dei nu- 
meri telefonici sia in modalità tone che pulse 


Technitron Data: i prodotti OKI 

La Technitron Data è distributore esclusivo 
per l'Italia dei prodotti OKI Data, uno dei 
maggiori produttori di stampanti per compu- 
ter a livello mondiale. 

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matrice di punti a 9. 18, 24 aghi; stampanti 
laser ed a tecnologia led. 

La gamma comprende modelli che si esten- 
dono dalla economica Okimate 20 a trasferi- 
mento termico in grado di stampare a colori 
grafica e testo su 80 colonne ad un prezzo di 
750.000 lire, fino alle Okilaser della serie 
400/800 capaci, nspettivamente, di 4 o 8 
pagine al minuto con una risoluzione di 300 
dpi ed una buona dotazione di font residenti 
con un prezzo che parte da 2.850.000 della 
OL400 in versione base. Le stampanti distri- 
buite comprendono anche modelli più tradi- 
zionali come la Microline 1B2 Elite del prezzo 
di 750.000 lire con testina a 9 aghi e velocità 
di 155 cps in modo draft e 40 cps in modo 
LQ; le Microline 292 e 293 Elite, rispettiva- 
mente del prezzo di 1 .500.000 e di 1 .900.000 
lire, con testa di stampa a 18 aghi capace di 
300 cps in modo alta velocità, 240 cps in 
draft e 100 cps in modo LQ con interfaccia- 
mento parallelo Centronics, seriale RS232 e 
RS422 con velocità fino a 19200 baud: le 
Microline 390 e 391 a 24 aghi capaci di 225 
cps in modo draft e 75 cps in modo LQ e con 
risoluzioni grafica di 360 dpi e dal prezzo 
compreso tra 1.590.000 e 2.150.000 lire. 

La gamma delle stampanti a 24 aghi è 
completata dairofferta della Microline 393 in 
grado di offrire numerose velocita di stampa: 
high speed a 15 cpi di 450 cps, data proces- 


sing a 12 cpi di 360 cps. NLQ a 12 cpi di 180 
cps e LQ a 12 cpi di 120 cps. 

La matrice di stampa varia da un minimo di 
8 X 24 punti, in modo high speed, ad un 
massimo di 30 x 24 punti nella modalità LQ. 

Un buffer con capacità massima di 64 
Kbyle permette di impegnare in misura mi- 
nore il computer nella fase di stampa. 

La dotazione di interfaccia parallela Centro- 


nics e seriale RS232 in unione alle emulazio- 
ni IBM ProPrinter ed Epson LQ, permettono 
il supporto di praticamente tutte le applica- 
zioni software esistenti, comprese quelle 
grafiche che possono contare su una risolu- 
zione massima dì 360 dpi. 

Il costo della Microline 393 é di 3.100.000 
lire nella versione monocolore (nero) e 
3.400.000 lire nella versione a colon. 



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Alpha Team Software 
distribuisce Fora 

La Fora é una società sussidiaria del grup- 
po Acer con sede a Taiwan, specializzata 
nella produzione di personal computer laptop 
e periferiche grafiche. 

Presentatasi ufficialmente sul n^ercato ita- 
liano nel corso dell'ultima edizione dello 
SMAU, il pacchetto azionario della Fora è 
detenuto per ri 55% dal gruppo Acer e per la 
restante quota da alcune banche. 

I prodotti Fora sono ora distribuiti dalla 
Alpha Team Software di Perugia che rende 
disponibile la gamma di portatili LP286L. 
LP286B, LP336SX e gli scanner IMG-31 1 e 
IMG-321 

I portatili LP286L sono basati sull'impiego 
della CPU 80286 con clock a 6 o 12 MHz e 
sfruttano un chip-set della C&T. il BIOS é di 
produzione AMI ed e contenuto in una SOM 
da 64 Kbyte mentre la memona RAM é di 1 
Mbyhe espandibile fino ad un massimo di 5 
Mbyte. Il display video e di tipo LCD ad allo 
contrasto antiriflesso supertwist e backlit 
con una risoluzione di 640 x 400 pixel ed 
emulazione dei modi video HGC, CGA e 
MOA 

Due slot di i^spansione. uno a 16 bit e 
l'altro a 8 bit, permettono l'insenmento di 


schede corte, mentre la dotazione di interfac- 
ce comprende una porta parallela, due porte 
seriali, la porta per la tastiera esterna e per 
un monitor esterno, infine, la tastiera offre 
82 tasti. 

Di livello superiore è il modello LP286Q 


che sfrutta il medesimo pro- 
cessore del precedente, ma 
con frequenza di clock a 8 e 
16 MHz a 0 wait state. Il chip- 
set è di produzione Neat men- 
tre il display è del tipo al pla- 
compatibile con i modi 
grafici CGA ed EGA La me- 
moria RAM è di 1 Mbyte m 
configurazione base e 
può essere estesa 
5 Mbyte 
supporto 
delle specifi- 
che EMS 4.0 
Per finire, la 
di scan- 
IMG in 
ato A4 
del tipo flat- 
bed, offre pre- 
stazioni di buona qualità 
come la gestione di 15 diversi pattern 
per la restituzione dei mezzi toni, 51 livelli di 
contrasto ed altrettanti di luminosità: modali- 
tà di scansione Ime-art, mezzitoni e modo 
misto; la velocità di scansione per un foglio 
A4 è di 10 secondi per il modello IMG-31 1 e 
18 secondi per l'IMG-321 con nsoluzioni. 
nspettivamente. di 300 e 400 dpi 


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NEWS 



Algol: 

adattatore tascabile per LAN 

Si chiama Xircom e viene commercializza- 
to dalla Algol Spa, Tadatiatore di dimensioni 
molto contenute (12,8 x 6,1 x 2,1 cm) per la 
connessione di personal computer portatili 
MS-DOS in rete locale. 

L'adattatore é disponibile in sette diverse 
versioni per il collegamento con le più diffuse 
reti locali quali Ethernet, 10 Base-T Ethernet, 
Token Ring. Arcnet e le loro differenti tipolo- 
gie. Il suo impiego è piuttosto agevole e 
comporta il solo impegno della porta paralle- 
la. Inoltre, lo Xircom è fornito di un proprio 
alimentatore di energia elettrica, che gli per- 
mette di operare in piena autonomia senza 
sottrarre le risorse energetiche al computer. 

L'adattatore viene commercializzato con 
una dotazione software contenente i driver 
per tutti I tipi di rete, tra i quali quelli per le 
reti 3Com, Novell, IBM. Arcnet. oltre ad un 
disco di installazione contenente programmi 
per la diagnostica. 

La dotazione é completata da un manuale 
che descrive dettagliatamente le soluzioni da 
adottare in caso di eventuali problemi del- 
l'hardware o del software di collegamento. 


Nuova Lan Station dalla Bargate 

Le caratteristiche più apprezzate della linea 
Networking Bargate, distribuita in Italia dalla 
società A6L. sono le ridotte dimensioni della 
nuova Lan Station e le prestazioni, basate su 
un potente sistema 286 a 8/12 MHz zero 
wait state con 512 Kbyte RAM espandibile a 
4 Mbyte. Tra l'altro, integra su scheda l'adat- 
tatore video VGA. due porte seriali, una paral- 
lela. le interfacce per due floppy disk drive 
esterni. All'Interno è presente uno slot di 
espansione in cui possono trovare posto 
schede di rete Ethernet o Token Ring corre- 
date di boot remoto per il collegamento ai 
software di rete locale: Novell Advanced 


NetWare. 3COM o 3-Fnetwork. 

Senza supporti magnetici convenzionali, 
offre una soluzione ottimale a tutti coloro che 
hanno problemi di spazio: infatti può essere 
dislocata sotto la tastiera, sotto il banco 
d'appoggio o altro. 

La linea Networking Bargate include inoltre 
tre differenti tipi dì scheda: Lan Ethernet, 
Token Ring 6 bit e Token Ring 1 6 bit, rispetti- 
vamente per PC e AT. 

La scheda Bargate Ethernet adotta lo stan- 
dard IEEE 802.3 Ethernet 10 Base 5 CSMA/ 
CD standard a 10 Mbit mentre la scheda 
Bargate Token Ring AT e PC implementano 
Tinterfaccia IEEE 802.5, IEEE 802.2 LLC a 4 
Mbit di banda base. 



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64 


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NEWS 


Datamatic: 

Controller Perstor 
e Powermouse 100 

La Divisione Prodotti per l’Informatica delta 
Datamatic ha recentemente acquisito la di- 
stribuzione di due perifenche: Controller Per- 
stor mod. PS 180 e Powermouse 100. 

I Controller PS 180 Perstor consentono 
quasi di raddoppiare, in maniera elettronica, 
la capacita dichiarata di immagazzinamento 
dati degli hard disk di tipo MFM (Modifv 
Frequency Modulation) adottando il metodo 
di codifica AHLL (Advanced Run Lenght Limi- 
ted 2.7). Questo aumento di circa il 90% é 
accompagnato da una maggiore velocità di 
trasferimento dati: 9 Mbit secondo contro 5 
Mbit secondo tradizionali. 

II controller suddivide il disco rigido in 31 
settori per traccia e con la possibilità di 
indirizzare il Bios. pud essere affiancato da 
altre schede di gestione di memorie di 

La compatibilità di tale carattehstiche é per 
memorie di massa con specifiche IEEE o 
standard ST 506/412, standard quest'ultimo 
diffuso tra gli hard disk e adottato da varie 
case costruttnci (CDC. Fuji, LaPine, Maxtor, 



Miniscribe, Nec Redime, Newbury Data, Se- 
agate, Western Digital ecc.). 

I Controller PS 180 Perstor possono esse- 
re collegati ad elaboratori di classe PC/XT sia 
AT/386 e compatibili, cioè sono disponibili 
nelle versioni con bus dati a 8 bit e a 16 bit. 


Nella versione a 16 bit svolgono la funzio- 
ne di controller floppy da 5.25 pollici e 3,5 
pollici, con compatibilità con gli ambienti di 
sviluppo Xenix. OS/2 e Novell. 

Tra le altre caratteristiche gestiscono di- 
schi rigidi dotati fino a 15 testine di lettura/ 
scrittura e 2.048 cilindri, fruendo di un fattore 
di correzione/ricorrezione di errore che usa 
un codice di 56 bit (circa il doppio di un 
controller standard}. 

Parallelamente è stato commercializzalo 
un Bios IBM compatibile in grado di suppor- 
tare 60 diversi tipi di hard disk. 

Passando dai controller alle periferiche di 
input, ecco il Powermouse 100. Qusta peri- 
ferica è prodotta dalla californiana, ed è at- 
tualmente l'unico Mouse con tastiera «on 
board». 

In pratica non è un seplice mouse, bensì 
una periferica di input multifunzionale che 
comprende: mouse, tastiera di funzioni, ta- 
stierino numerico, controllo remoto, macro 
programma e software driver, corredato di 
15 gruppi di macro istruzioni, per i più cono- 
sciuti pacchetti software. 

La produttività è inoltre aumentata dalla 
possibilità di memorizzare stringhe di 255 
caratteri e disponendo di 40 tasti funzione si 
accede a 240 possibili macro comandi. 



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MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 




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NEWS 


COMDEX/Europe at SICOB 

di Francesco Fulvio Castellano 

Comdex e Sicob uniscono le forze e nasce la nuova mostra pan-europea di informatica 
IParigi, 23-28 aprile 1990 e 3-8 ottobre 19901 


The InteHace Group, organizzatore di 
Comdex, la più importante rassegna di 
informatica negli Stati Uniti, ed il Comité 
des Expositions de Paris, organizzatore di 
SICOB. una delle maggiori mostre europee 
di informatica, hanno annunciato a Milano 
di avere raggiunto un accordo di collabora- 
zione che vedrà la nascita della manifesta- 
zione iiCOMDEX/Europe at SIC08». 

.COMDEX/Europe at SICOBn verrà or- 
ganizzato a Parigi dal 23 al 28 aprile nel- 
l'ambito della mostra GRAND SICOB 
Adottando la formula vincente utilizzata da 
COMDEX negli Stati Uniti, per la prima 
volta I maggiori distributon e nvenditori 
dagli Stati Uniti e da tutta Europa saranno 
riuniti In questa manifestazione che, oltre 
ad offrire un'opportunità unica di incontro 
con il mondo della microinformatica «made 
in USA», presenterà anche prodotti all'a- 
vanguardia nel settore delle telecomunica- 
zioni e trasmissione dati, macchine ed arre- 
damenti per ufficio e sarà arricchita da un 
ampio programma di conferenze. 

Un'edizione autunnale di «COMDEX/Eu- 
rope» verrà anche organizzata dal 3 al 6 
ottobre. 

Il dipartimento del Commercio di Wa- 


shington ha dato il suo patrocinio ufficiale a 
questa nuova manifestazione e sponsoriz- 
zerà. tramite gli Uffici Commerciali del- 
l'Ambasciata a Parigi, un Padiglione Ameri- 
cano dove saranno ospitate oltre tOO so- 
cietà che tradizionalmente espongono a 
Comdex negli Stati Uniti e per le quali è ora 
divenuto di vitale importanza stabilire ade- 
guati canali distributivi in Europa. Questo 
rappresenterà per i visitatori italiani ed eu- 
ropei un'opportunità unica per entrare in 
contatto con le più avanzate tecnologie 
statunitensi e per iniziare nuovi rapporti di 
collaborazione commerciale e tecnologica 
con le aziende d'oltreoceano. 

Da parte sua. Diana La Muraglia. Diretto- 
re Marketing Internazionale di Interface 
Group, ha affermato che «l'alleanza con 
SICOB SI colloca in una strategia globale 
degli organizzatori, che ben riconoscono le 
implicitazioni che la «Nuova Europa del 
1993" porterà nel settore dell'informatica: 
un mercato unico con 320 milioni di consu- 
matori. un fatturato di oltre 35 miliardi di 
dollari nel 1989 ed un tasso di crescita 
previsto del 30% annuo». 

La crescita e lo sviluppo dell'industria 
informatica europea ed i progressi fatti 


dalla Comunità Economica Europea verso 
l'unificazione nel 1993 sono fatton decisivi 
nella scelta di COMDEX di unire le forze a 
SICOB ed offnre (a possibilità di mostrare 
all'intera Comunità Europea i più avanzati 
prodotti di informatica in un'unica sede. 
L'articolato programma di conferenze a 
«COMDE>ÙEurope at SICOB» vedrà i mag- 
giori esperti americani ed europei affronta- 
re temi specifici de! mercato pan-europeo 
per i prodotti di microinformatica. con parti- 
colare rifenmento al marketing ed alle esi- 
genze della distnbuzione. 

Per I produttori amencani di microinfor- 
matica «COMDEX/Europe at SICOB» rap- 
presenterà la possibilità di entrare sul mer- 
cato europeo e prepararsi a cogliere le 
opportunità eccezionali che l'Europa del 
1993 offrirà loro. Secondo la società di 
ncerche di mercato Dataquest, nei prossi- 
mi tre anni l’Europa ha il potenziale per 
diventare il più grande mercato al mondo 
per i prodotti PC: molte aziende americane 
hanno già colto i frutti di questa costante 
ascesa. Le previsioni vedono una forte 
domanda di macchine ad altre prestazioni 
con la supremazia, entro il 1992, di PC 
80386 I computer laptop dovrebbero rap- 


ZenHh Z-386/20 

Zenith Data System completa la propria 
offerta di prodotti nel settore dei personal 
computer presentando lo Z-386/20, un com- 
puter desktop basato sul microprocessore 
Intel 80386 con frequenza di clock a 20 MHz 

Grazie ad una cache memory da 16 Kbyte 
ed alla tecnologia ESDI, il nuovo Zenith Z- 
386/20 sfrutta al meglio le capacità del pro- 
cessore offrendo le caratteristiche più adatte 
alla risoluzione di particolari applicazioni co- 
me DTP, CAD, CAM, 

Già disponibile presso tutti i punti vendita 
della rete di nvenditori e VAR autorizzati 
Zenith Italia al prezzo di 7.990.000 lire nella 
versione con hard disk da 40 Mbyte e 
8.990.000 lire nella versione con hard disk da 
70 Mbyte, lo Z-386/20 offre 1 Mbyte di 
memoria RAM espandibile a 8 Mbyte diretta- 
mente sulla scheda e fino a 64 Mbyte su 
schede aggiuntive, Socket per coprocessore 
Intel 80387 o Weitek 3167; cache memory 
ad archiettura PIPO (First Input First Output) 
con 16 livelli di priorità di accesso. 

La dotazione è completata dalla disponibili- 
tà di schede video VGA. EGA, CGA, MDA, 
Hercules: disk dnve da 3.5 pollici della capa- 
cità di 1 44 Mbyte: 2 porte seriali ed una 
porta parallela; 3 slot di espansione e hard 
disk in tecnologia ESDI in grado di assicurare 



il trasferimento dei dati ad una velocità di 10 
Mbit al secondo. 

Lo Z-386/20 viene fornito completo di si- 
stema operativo MS-DOS 3.3, MS-Windows/ 
386 standard e in opzione anche di MS OS/2 


VLSI SRAM da 256 Kbyte 
e RAM Cache 

La VLSI ha reso disponibili SRAM da 256 
Kbyte a ridotta dissipazione di potenza, ele- 
vata velocità e percentuale molto bassa di 
erron transiton. insieme a due nuove RAM 
cache di tipo TAG Entrambe le famiglie di 
chip sono state costruite con tecnologia 
CMOS. 

I chip di memoria da 32768 word x 8 bit, 
sono disponibili in due versioni, VT62382 e 
VT62382L a basso consumo e sono dotati di 
package PDiP o 80| da 300 mil, a differenza 
di componenti analoghi che sono incapsulati 
in contenitori da 600 mil. 

La dissipazione varia da 120 mA in stato 
attivo a 2 mA in stand-by. Un consumo di tali 
proporzioni riduce i problemi relativi alla dissi- 
pazione del calore e permette la ntezione dei 
dati in memoria, rendendo il dispositivo parti- 
colarmente indicato per l'uso in sistemi com- 
patti e/o portatili. 

Tra le altre caratteristiche salienti c'è l’abili- 
tazione d'uscita in 15 sec e tempi di ciclo e di 
accesso nspettivamente pari a 35 o 45 ns. 

La nuova SRAM è if pomo prodotto proget- 
tato e realizzato congiuntamente da VLSI 
Technology e Hitachi sulla scorta di un accor- 
do di collaborazione siglato nel maggio del 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 



NEWS 


Un parere... 

Chi scrive é stato per artr^i il responsa- 
bile deirUfficio Stampa e P.R. dello Smau 
di Milano e già nel 1987. dopo una visita 
al Comdex di Las Vegas e incontri con i 
responsabili della manifestazione, questi 
ultimi avevano espresso vivo interesse 
verso k) Smau e, in particolare, desidera- 
vano fortemente organizzare un'edizione 
eunspea del Comdex in Italia in concomi- 
tanza. 0 con formula diversa, con il Salo- 
ne milanese. Un mio rapporto su tale 
possibilità, che tra le altre cose positive 
avrebbe attirato' tutti quei visitatori stra- 
nieri di cui difetta k> Smau. era stato 
sottoposto all'attenzione del Presidente 
dello Smau. ma è rirrtasto senza seguito. 

Questa è. secondo il mio modesto 
parare, una grande occasione perduta da 
Smau e. indirettamente, dall'Italia, 
nonché un colpo ben assestato dal Sicob 


presentare il settore a più veloce crescita. 
Si nota una tendenza a preferre prodotti di 
alta qualità della fascia alta, a scapito di 
prodotti a basso costo provenienti dal Sub 
Est asiatico. Nel settore del software inno- 
vativo è ancora altissima. Tutte queste 
opportunità potranno essere colle solo da 
quelle società che sapranno prepararsi ad 
affrontare il mercato europeo 
La concorrenza diventerà sempre più for- 
te via via che le imprese assumeranno un 
approccio pan-europeo al mercato. Fusioni 
e acquisizioni ridurranno il numero dei con- 
correnti e per le società europee sarà stra- 
tegico sviluppare nuovi contatti ed alle- 
anze 


francese attraverso il suo presidente Max 
Hermieu. É inevitabile qui porsi di frante 
al problema mostre d'informatica alla sca- 
denza dell'incombente 1993. quando 
l'Europa si ritroverà con tre grandi saloni 
del settore e una mezza dozzina di salon- 
cini similari sparsi per il continente. Sarà 
molto difficile che i tre enti. CeBIT, Sicob 
e Smau potranno convivere in un merca- 
to sempre più sofisticato e dove i tempi 
da dedicare, da parte di visitatori e di 
espositori, a tre mostre all'anno che si 
assomigliano ormai come tre gocce d'ac- 
qua saranno sempre più stretti. 

«Una sola manifestazione sopraw'n/e- 
rà». mi diceva pochi giorni fa a Bruxelles 
un alto funzionario della Cee che si sta 
interessando del problema: sarà quella 
che possiede la sede più adeguata per 
strutture espositive, spazi sufficienti e, 
scusate se è poco, prestigio. 

f.f.c 


La Nuova Europa del 1993 avrà anche un 
altro ruolo fondamentale per le aziende 
statunitensi: sarà il ponte più diretto verso i 
nuovi mercati dell'Est europeo, che stanno 
cambiando sotto i nostri occhi e che in 
poco più di tre mesi hanno dato un nuovo e 
radicale significato all'espressione «merca- 

É poi intervenuto alla conferenza stampa 
Pierre Le Moine. Direttore Comunicazione 
e Responsabile di SICOB. che ha affermato 
che "i progressi fatti da SICOB nei passati 
40 anni al servizio dell’industria delle mac- 
chine per ufficio, computer e telecomuni- 
cazioni riceveranno un impulso maggiore 
dall'alleanza con COMDEX e renderanno 


questa nuova manifestazione la mostra 
pan-europea per eccellenza per i prodotti di 
microinformatica. Due volte all’anno, in 
concomitanza con SICOB. Parigi diverrà 
realmente la «capitale europea della tecno- 

SICOB. alla sua 41esima edizione, dal 
1950 ad oggi è cresciuto fino ad offrire 
quattro mostre in una: COMDEX/Europe: 
l'T 90 (prodotti di rete e telecomunicazioni); 
EFFITEC 90 (macchine per ufficio) e Dl- 
MENSION 3 (soluzioni di interni ed arreda- 
menti per ufficio). Verrà inoltre organizzata 
STUDEO, una speciale esposizione di tec- 
nologie applicate al settore della didattica e 
training, ed una mostra-incontro con azien- 
de che ricercano personale altamente qua- 
lificato nel settore high-tech 

L'ingresso alle varie rassegne sarà riser- 
vato agli operatori specializzati ed à atteso 
un pubblico di oltre 150.000 visitatori, che 
includerà i maggiori distributori di microin- 
formalica europei, rivenditori, software 
house, VAR, VAO, integratori di sistemi, 
OEM, oltre ai grandi utilizzatori finali. L’in- 
gresso alle manifestazioni sarà gratuito per 
tutti i visitatori stranieri. Le rassegne avran- 
no luogo presso il Pare des Expositions de 
Paris-Nord Villepinte, a 5 minuti dall’aero- 
porto Roissy-Charles-De Gaulle e a 20 mi- 
nuti dal centro della città. 

Al termine della conferenza, malgrado le 
assicurazioni di M. Le Moine sulla non 
invadenza da parte di SICOB nei riguardi 
delle altre mostre similari europee, aleggia- 
va nella sala la sensazione che «mala tem- 
pora curruntu per CeBIT e SMAU. 


1988. Di particolare interesse é la tecnologia 
impiegata per la progettazione del circuito 
delle celle di memoria che riduce la suscettibi- 
lità alle particelle alfa causa di errori transitori. 

Le due RAM Cache, VT7152 2 VT7154, 
danno un tempo di risposta inferiore ai 25 ns 
e vengono prodotti sia in contenitore PLCC 
che PDIP da 6(K) mil a 28 pin. 

Quest'ultimo tipo di memoria può essere 
usato al posto di SRAM e comparatori ester- 
ni per compiti di confronto e memonzzazio- 
ne, in quanto richiedono un numero inferiore 
di chip oer l'esecuzione delle medesime fun- 
zioni, in tal modo i ritardi di interconnessione 
sono notevolmente ridotti 


Unibit PCbit 386SX 

Proposto ad un costo piuttosto convenien- 
te che parte da 3,950.000 lire della configura- 
zione minima, il PCbit 386SX rappresenta il 
modello entry-level della linea professionale 
Unibit basata sull'impiego del processore In- 
tel 80386. Il microprocessore 80386SX a 32/ 
16 bit consente la piena compatibilità con il 
software e le applicazioni sviluppate per il 
microprocessore 80386. La frequenza di 
clock e di 1 6 MHz, ma può essere abbassata 


a 8 MIHz per assicurare la compatibilità hard- 
ware e software con tutti i prodotti già 
esistenti. 

La RAM standard è di 1 Mbyte e può 
essere espansa fino a 8 Mbyte direttamente 
sulla mother board e fino ad un massimo di 
16 Mbyte utilizzando delle schede di espan- 

I moduli di memona adottabili sulla scheda 
sono del tipo SIP (Single In-line Package) e 
permettono la gestione della memoria in 
modalità Page-Interleaved 

Un gestore integrato permette l'impiego di 
memorie espanse secondo lo standard 
LIMM EMS 4.0 mentre la possibilità di poter 
utilizzare una shadow RAM per il BIOS (di 
produzione AMI} incrementa significativa- 
mente la velocità di esecuzione dei processi. 

II PCbit 386SX é disponibile in vane confi- 
gurazioni che possono disporre di hard disk 
con capacità di 20, 40 e 80 Mbyte con tempi 
di accesso dell’ordine dei 28 ms con interlea- 
ve 1:1. L’interfaccia utilizzata per gli hard 
disk è del tipo ST506 ed il cabinet offre la 
possibilità di installare 3 drive da 3.5 o 5.25 
pollici del tipo slim con capacità comprese 
tra 360 Kbyte e 1.44 Mbyrie. La dotazione di 
interfacce e connettori di espansione com- 
prende quattro slot di espansione a 16 bit ed 
uno slot a 8 bit, due porte seriali ed una porta 
parallela Centronics, mentre la dotazione 



software comprende il sistema operativo 
MS-DOS 4.01, completo di Shell e GW-8asic 
e l’ambiente operativo multitasking Windows 
386. 

Varie configurazioni sono possibili per ciò 
che nguarda la dotazione di adattatori video e 
monitor comprendenti anche modelli in stan- 
dard VGA. 


MCmicfocomputer n. 95 - aprile 1990 


69 




NEWS 


Seminario su virus e... «vermi» 

di Stefano Tona 


Si è tenuto il 15 e 16 marzo, a Milano, un 
seminario sui virus e sui problemi di sicurez- 
za nei personal computer e nelle reti. 

Relatore del seminario é stato il Dr, J. 
Douglas Tygar, Assistant Professor nella 
Scuola di Informatica della Camegie Mellon 
Universitv II Dr. Tygar ha una notevole 
esperienza sui temi della sicurezza informa- 
tica; tra l'altro ha collaborato con la Micro- 
soft per lo sviluppo dei sistemi di sicurezza 
deirOS/2. 

L'evento si apriva con l’analisi del "ver- 
me» che ha colpito la rete Internet nel 
novembre 1988, Nella colorita terminologia 
che si è diffusa per la descrizione di questo 
tipo di problematiche, un verme si distingue 
da un virus in quanto quest'ultimo agisce da 
parassita, modificando uno o più programmi 
eseguibili, e si trasmette da un personal 
computer all’altro quando un utente scam- 


bia file e programmi con altri utenti: per 
contro un verme non modifica alcun pro- 
gramma, e si trasmette su una rete di 
elaboratori, sfruttando alcuni degli automati- 
smi previsti per il dialogo tra sistemi in rete. 

Proseguendo, il relatore ha esaminalo 
alcuni dei sistemi di autenticazione più affi- 
dabili. L'affidabilità di un sistema di autenti- 
cazione dipende direttamente dalla robu- 
stezza dell'algoritmo utilizzato, e dalla invio- 
labilità della chiave di codifica. Al primo 
posto vengono i sistemi crittografici, che si 
distinguono in tre grandi categorie: a chiave 
privata, a chiave pubblica, a conoscenza 
zero I sistemi a chiave privata prevedono 
una chiave per ciascuna delle possibili cop- 
pie di elaboratori nella rete. Quindi, ciascuna 
delle n macchine deve conoscere (n-1) 
chiavi, una per ognuna delle altre macchine. 

Il metodo è poco affidabile e comporta 


enormi difficoltà di gestione, dato il volume 
del file delle chiavi. 

I sistemi a chiave pubblica risolvono in 
parte i problemi di gestione, in quanto 
l'algoritmo prevede due diverse chiavi, una 
per la codifica e una per la decodifica. Le 
chiavi di codifica sono pubbliche, e chiun- 
que può codificare un messaggio. Le chiavi 
di decodifica sono segrete, e ogni sistema 
conosce soltanto la propria. Ma anche que- 
sto algoritmo si presta a violazioni, soprat- 
tutto alla ricerca della chiave per tentativi 
casuali ripetuti. 

Nei sistemi a conoscenza zero, le infor- 
mazioni che I sistemi si scambiano per 
riconoscersi e autenticarsi sono tali da pre- 
supporre la conoscenza delle chiavi, ma 
senza che nemmeno un bit di una chiave 
venga mai scambiato, o utilizzato per la 
codifica. 



Il Dr. Tygar ha dimo- 
strato come questi siste- 
mi siano semplici da im- 
plementare, e pratica- 
mente inviolabili 

Nella seconda giornata 
sono stati esaminati > pro- 
blemi che si pongono al- 
l’utente di un personal 
computer per il rischio di 
contrarre un virus. Il me- 
todo più sicuro che si può 
adottare per minimizzare 
il rischio é di certificare 
ciascuno dei file critici 
(programmi eseguibili, 
overlay); esistono degli 
algoritmi particolarmente 
efficienti, e più affidabili 
della semplice checksum 
o del CRC (Cyclical Re- 
dundancy Check, l’algo- 
ritmo adottato nei proto- 
colli di scambio file via 
interfaccia seriale e mo- 
dem). Un sistema che 
tenga conto delle "im- 
pronte digitali» di ciascun 
file, può essere costruito 
in modo da attrarre l'at- 
tenzione dell'utente su 
una modifica inattesa di 
un file. Ad esempio, se 
un programma eseguibile 
aumenta di lunghezza 
senza che l'utente lo ab- 
bia modificato e ncompi- 
lato. SI può sospettare l’a- 

La seconda giornata si 
è conclusa con l'esame di 
alcuni dei dispositivi inter- 
ni di sicurezza dei sistemi 
operativi più diffusi, e con 
uno sguardo alle tenden- 
ze prossime in materia di 
sicurezza nei sistemi indi- 
viduali e distribuiti 


70 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


1990 


PROCEDURE FISCALI ^ 


INTEGRATE 




KIT SOFTWARE E MODULI ggÌ1 


Le noslre procedure integrate consentendo il 
Irava-so dei dati comuni, facilitano la compila- 
zione delle dichiarazioni ed evitano gli errori. 

I programmi, composti dì procedura carica- 
mento dati e disco stampa, operano su PC in 
ambiente MS-DOS. 

Sul video uno .schema riporta i quadri dei mo- 
duli predisposti dal Ministero delle Finanze e 
facilita l'inserimento dei dati. 

E' possibile la conversione delle dichiarazioni 
1989. il caricamento dì nuovi dati e di nuove 
dichiara/ioni: inoltre sono inserite numerose 
funz.ioni di utilità e .stampe di servizio. 

Tracciati Record 

Tutti i programmi consentono di importare da 
qualsiasi procedura gestionale i dati utili alle 
dichiara/ioni. Nelle note operative dei pro- 
grammi sono inseriti i tracciati record che per- 
mettono la possibilità di collegamento tra le 
dichiarazioni llscali Buffetti e le diverse pro- 
cedure gestionali. 

BTl 

II programma stampa, sia sul modulo a 96" 
che sui moduli a 48". i quadri base (dichiaran- 
te e coniuge), allegali, buste, deleghe banca- 
rie, calcolo degli acconti d'impo.sia. 


La procedura stampa i quadri base A. B, D, 
DI. le buste e le certificazioni per le ritenute 
d'acconto operaie. Gli archivi anagrafici degli 
eroganti e dei percipienii possono essere abbi- 
nati contabilmente. 

LE APPLICAZIONI 
VERTICALI 

Questi programmi integrandosi con le proce- 
dure per le dichiarazioni permettono la compi- 
lazione di moduli ad utilizzo specifico e con- 
.sentono di a.ssolvere ad obblighi di carattere 
compilativo. 

Il programma si collega agli archivi anagrafici 
dei programmi IVA. 740, e 750. permettendo 
anche di caricare nuove dichiarazioni. Il soft- 
ware determina il reddito imponibile previsto 
in base al quale l'amministrazione finanziaria 
definirà i contribuenti soggetti all'accertamen- 
to induttivo. 

IMHJ 

La procedura utilizza gli archivi dei program- 
mi 740. 750 e 760 determina l'imposta e stam- 
pa la dichiarazione e II bollettino di versamen- 
to. 



Ejmssimass 

Questa procedura integrandosi al programma 
740 determina i contributi al servìzio sanitario 
nazionale; stampa il prospetto delie rate dei 
versamenti per ogni singolo dichiarante. 


Il programma stampa tutti i quadri della di- 
chiarazione 760. le buste e le deleghe bancarie 
ILOR a saldo e in acconto. 


Il programma appositamente definito per le 
società di capitali ed enti commerciali, oltre ai 
quadri base, stampa i quadri A. E, Et. F. le di- 


I KIT 

CONTENGONO 
PROGRAMMA SU 5“ 1/4 
E MODULI 


SONO DISPONIBILI 
MODULI IN FACSIMILE 
PER LE PROVE 
DI STAMPA 


IL SOFTWARE 
E’ DISPONOBILE 
ANCHE SU 
FLOPPY DA 3 "1/2 


SULLE PROCeOUflE □ 
'suiTSACCiiTiBEcoen □ 

O ISl 



NEWS 


TRW Motorola: 
il primo SuperChip 

Si chiama CPUAX (Centrai Processing 
Unii'Aritmetic Extended), il primo SuperChip 
del mondo È composto da circa 4 milioni di 
dispositivi della grandezza di 0,5 micron e 
riesce ad eseguire 200 milioni di operazioni al 
secondo (200 Mips), 

Il responsabile del settore VHSIC (Verv 
High Speed Integrated Circuits) della TRW, 
Thomas A: Zimmerman, ha sottolineato che 
con una capacità di 200 MIPS, CPUAX rap- 
presenta l'equivalente di qualche supercom- 
puter tale da riempire una stanza, del peso di 
parecchie tonnellate, che richiederebbe ela- 
borati sistemi di refrigerazione 


Completo di package, il CPUAX misura 
poco più di 5 cm di lato e pesa meno di 50 
grammi. Utilizzato in coppia con il Processore 
Universale (UP) TflW-Motorola, un minusco- 
lo chip satellite che collauda, controlla e 
configura le risorse disponibili sul CPUAX. é 
in grado di autoripararsi. 

Questa dose di autodiagnosi e di autoripa- 
razione. ovvia agli inconvenienti di fabbrica- 
zione e di guasti che intervengono durante il 
funzionamento. 

Il chip é stato prodotto ad Austin nel 
Texas, presso i laboratori Motorola di R&S 
mediante una tecnologia brevettata di 0.5 
micron. Una sfida notevole quest'ultima. poi- 
ché comporta interventi a livello litografico ai 
limiti attuali della tecnologia ottica. 


Il CPUAX é stato dichiarato funzionale do- 
po un collaudo che prevedeva la valutazione 
degli elementi funzionali, detti macroceile. la 
separazione delle macroceile non funzionanti 
da quelle funzionanti, la configurazione di 
quest'ultime in un CPUAX operativo ed infi- 
ne, l'accantonamento m un banco di riserva 
di quelle superflue per un eventuale utilizzo 
successivo Questo super chip può funziona- 
re da intelligenza centrale in un avanzato 
sistema di elaborazione digitale di segnale 
(D5P) e può essere utilizzato in un'ampia 
gamma di sistemi aerei, terrestri e spaziali 
Una volta completato, il CPUAX conterrà 
approssimativamente 142 macrocelle, di cui 
61 dovranno essere funzionali perché il chip 
sia totalmente operativo. 



Olivetti rinnova 
la gamma dei prodotti 

In occasione del CeBIT '90, svoltosi ad 
Hannover, la Olivetti ha presentato la nuo- 
va gamma di prodotti, che comprende le 
soluzioni per l'ufficio ed il mondo professio- 
nale. I «consumer products» e l'informatica 
distribuita. 

Di particolare rilievo l'annuncio 
dell'M486, versione desk-top EISA del 
Computer Platform CP486, basato sull’o- 
monimo microprocessore Intel La mother- 
board dell'M486 sfrutta una velocità di 
clock di 25 MHz ed è predisposta per 
ospitare il coprocessore Weitek 4167, per 
operazioni in virgola mobile, o I'i860 ad 
architettura RISC, indicato per applicazioni 
con calcolo numerico intensivo come quel- 
le dei settori tecnico-scientifici ed. in gene- 
rale, con funzionalità grafiche 

La memoria centrale, alla quale I'i486 
accede attraverso un bus a 64 bit. va da 2 a 
64 Mbyte mentre la memoria di massa é 
disponibile da 100 o 200 Mbyte L'l/0 é 
supportato da quattro slot a standard mdu- 
stnale EISA (Extended Industry Standard 
Architecture) 

EISA stato progettato per elaboratori di 
grandi prestazioni, fornisce un'estensione 
completa a 32 Bit del bus a standard 
industriale, permette una capacità di elabo- 
razione di 33 MB/s con percorso dei dati a 
32 Bit con trasferimento a pacchetto, CPU, 
DMA 0 bus master delle unità di I/O e 
gestisce una memoria superiore ai 16 
Mbyte 

Sempre secondo lo standard EISA é sta- 
to progettato il controller EVC ad elevata 
risoluzione (1024x263 pixel con 256 colorii 
compatibile VGA 

Contemporaneamente è stato presenta- 
to anche il minicomputer l'LSX 4030 siste- 
ma fault toterant che inaugura la linea LSX 
4000 in ambiente OSA (Open System Ar- 
chitecture). Basato su microprocessore 
Motorola 68030, ha una memoria centrale 
espandibile fino a 32 Mbyte. 

Scendendo di fascia troviamo i lap-top 
M316 e M211 ed il sistema M290S che 
integrano la linea dei personal computer 
L'M316 é basato su i386 a 16 MHz di clock 
e può essere utilizzato come un vero desk- 


top 386SX La memoria centrale é di 1 
Mbyte espandibile a 5 Mbyte mentre la 
memoria di massa é disponibile sia da 20 
che da 40 Mbyte. Lo schermo a cristalli 
liquidi è ad alta risoluzione ed offre la 
compatibilità VGA oltre a 32 livelli di grigio. 

L'M290S invece è un portatile dotato di 
processore a tecnologia CMOS 80c286 
con velocità di 16 MHz, mentre le altre 
caratteristiche di memoria sono le medesi- 
me. Si differenzia solo nel video che é 
retroilluminato sempre a standard VGA 


Un potente personal entry levei basato 
su i286 a 16 MHz é l'M290S Sfrutta una 
memoria centrale di 1 Mbyte espandibile a 
5 Mbyte on board e a 17 Mbyte su siste- 
ma, dischi rigidi da 20. 40. o 100 Mbyte e 
per aumentare le sue prestazioni può es- 
sere installato il coprocessore i287 Com- 
pleta la sua dotazione il monitor da 14 
pollici VGA compatibile, a schermo piatto, 
disponibile sia nella versione a colon che 
monocromatica a media ed alta risolu- 
zione 


72 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 



Unibit PCbit, linea 


base. 

Lo scatto iniziale. 

Ottenere ottùni nsultati col 
primo personaJ computer da 
oggi é alia portata di tutti; 
studenti, p/ofessionj'sti, 
piccole aziende. Con un 
personal della nuova linea 
base degli Unibit PCbit è 
infatti possibile partire subito 
e bene, con risultati sorpren- 
denti e a costi sicuramente 
vincenti. 

Gli Unibit PCbit base appar- 
tengono ad una famiglia di 
personal con già decine di 
migliaia di utilizzatori, 
flessibile, affidaliile, espandi- 
bile e totalmente compatibile 
con gli standard di mercato: 
MS DOS 4.01 e GW Basic sono 
fomiti di sene e in italiano, 
mentre i modelli con 80286 
dotati di hard disk sono forniti 
anciie con Windows 286, la 
potente interfaccia grafica 
Microsoft. 

Se i modelli da tavolo cxin 
microprocessore NEC V20, 
compatibile 8088 ma più 
veloce, abbattono la soglia di 
ingresso ai PC di fascia bassa. 



PARTENZA VALIDA 


ma con prestazioni di sicuro 
interesse, il nuovissimo 
portatile (con NEC V30, 
compadMe 8086 ma più 
veloce) stabilisce un record di 
leggerezza nel pesa e nel 
prezzo. 

Inoltre presso i Ri vendi tori 
Autorizzati Unibit, al vostro 
servizio in tutta Italia, potrete 
scegliere anche il software di' 
base Unibit ^di base anche nel 
prezzo) più adatto alle vostre 
esigenze, per poter essere 
subito in pista con il vostro 
Unibit PCbit base. 

Con gii Unibit PCbit base vi 
lascerete tutti alle spalle, fin 
dalla partenza. 





Idee produttive. 


NEWS 


Chip IBM da 16 Mbit 

Un chip di memoria da 16 milioni di bit é 
stalo realiuato nei laboratori della IBM. Si 
tratta di un chip di tipo DRAM (Dynamic Ran- 
dom Access Memory) in grado di richiamare 
un bit di informazione memorizzata in 10 
miliardesimi di secondo (10 ns). Per la realiz- 
zazione dell'integrato è stata utilizzata una 
normale linea di produzione di semiconduttori 
dello stabilimento IBM di Essez Junction, 
Vermont, Stati Uniti, che ne renderà presto 
possibile la fabbricazione ad alti volumi 

La volontà della società americana é di 
essere presente in modo competitivo nel 
mercato dei semicondutton si concretizza in 
auesio nuovo traguardo, raggiunto a pochi 
mesi di distanza dall'annuncio dei primi chip 
da 1 a 4 milioni di bit (maggio e luglio 1989). 

(^ elevata capacità di immagazzinamento 
dei dati é stala resa possibile dall'impiego di 
celle di memoria elementari tre volte più 
piccole di quelle utilizzate sui precedenti chip 
da 4 Mbit In un millimetro quadrato sono ora 
condensate 250 mila celle di memoria ele- 
mentari, con conseguente diminuzione delle 
dimensioni dei microcircuiti; meno di mezzo 
micron di larghezza 


LifeBoat distribuisce XTree 

Il noto pacchetto XTree della Executive 
System, creato per la gestione dei dischi, è 
stato rilasciato per il mercato italiano dalla 
LifeBoat in tre versioni. XTreePro (MSDOS), 
XTreeNei (Novell e NetWare) e XTreeMac 
(Apple Mac). 

Xtree é un software che permette di visua- 
lizzare in un'unica videata, la struttura di un 
disco, le subdirectory ed i file con una rap- 
presentazione grafica ad albero. 

Con questo pacchetto si nducono i tempi 
di gestione del file System, rendendo visibili 
tutte quelle informazioni utili per l'utente 
riguardanti la grandezza, l'estensione. Il no- 
me. gli attributi, ecc, di tutti file. 

Tra l'altro permette di spostare file, cancel- 
larli. 0 rinominare sia directory che subdirec- 
tory direttamente dall'albero. 

La versione per NetWare aggiunge le pre- 
cedenti opzioni all'utenza di reti Novell, dan- 
do l'ulteriore possibilità di usare IWord, un 
potente text editor 

Tutto ciò va ripetuto spostandoci nell'am- 
biente Apple Mac. con fa possibilità di recu- 
perare file iigettati» nel cestino, anche dopo 
io spegnimento dell'elaboratore. 


Spem presenta MCP 

La società Spam di Torino, specializzata 
nella produzione di periferiche e nella com- 
mercializzazione di software per l'Archime- 
des, ha presentato un sistema per la ge- 
stione compuienzzata dell'illuminazione e 
di effetti scenografici denominato Master 
Program Control (MCP). 

Progettato per essere impiegato in sale 
di spettacolo e di intrattenimento, sfrutta la 
tecnologia informatica al fine di rendere 
superfluo l'uso di ulteriori apparecchiature 
di controllo, ottimizza l'uso dell'energia 
elettrica nducendo notevolmente i costi 
Enel, riduce i tempi di installazione e gli 
eventuali interventi di manutenzione 


Le innovazioni di MCP sono motte rispet- 
to ad un sistema tradizionale composto, 
nella maggior parte dei casi, da una sene di 
centraline, alloggiate sul banco di regia o di 
missaggio musicale, che controllano la po- 
tenza erogata dalle luci, accompagnate da 
qualche altra per (a gestione di particolari 
effetti 

La disposizione di un tale sistema di 
gestione è obbligatoriamente vicina al disc- 
lockey. ed il contenitore é in materiale 
isolato, plastico O legno, e non metallico. 

Ciò comporta sia problemi di ordine tec- 
nico che di costi I primi sono i disturbi 
emessi dall'elettronica della centralina, 
specialmente dai Triac, come onde radio e 
iransienti sulle linee elettriche non scher- 
mate da paratie 
metalliche. i se- 
condi sono la lun- 
ghezza di cavi di 

per l'allaccio delie 
luci alla centra- 
lirìa 

Gli aspetti inno- 
dei sistema 
MCP consistono 
ipalmente 
nello spostamen- 
delle unita di 
potenza Idimmerl 
presso il punto di 
emissione lumi- 
nosa, l'uso di cavi 
a bassa tensione 
e chiaramente l'u- 
di un personal 
computer 
I primi due 



Accordo Logitech/Siemens 

La Logitech S.A.. filiale del gruppo svizzero 
Logitech International S.A., ha firmato un 
accordo OEM con la società tedesca Sie- 
mens per la fornitura di almeno 40 000 
mouse per personal computer negli anni 
1990 e 1991. 

Il mouse prodotto dalla Logitech verrà for- 
nito in dotazione ai personal computer ed alle 
workstation Siemens per le sue doti di quali- 
tà. affidabilità e compatibilità pienamente ri- 
spondenti alle rigide specifiche della Sie- 

Inizialmenie la Logitech fornirà un modello 
standard della propria gamma, il mouse «Se- 
rie 8» che sarà gradualmente sostituito da un 
nuovo mouse personalizzato, con una risolu- 
zione maggiore ed un design ergonomico 

L'accordo risponde all'esigenza da parte 
della Siemens di stabilire alleanze strategiche 
con fomiton europei, in vista dell'unificazione 
dei mercati prevista per il 1992 e rappresenta 
per la Logitech un accordo dal potenziale 
molto ampio una serie di nuovi contratti tra 
Siemens ed alcuni enti governativi potrebbe 
addirittura quadruplicare il quantitativo pianifi- 
cato nel medio e lungo penodo. 


aspetti sono di ordine tecnico e comporta- 
no la riduzione dei costi dei conduttori 
elettrici e la riduzione in maniera sensibile 
dei disturbi elettrici (fino al 90% senza 
dover ricorrere a compiessi filtri L/C); il 
terzo invece permette una gestione vera- 
mente intelligente di tutti gli effetti sce- 

L'uso di un personal computer svincola 
l'operatore da tutta una sene di procedure, 
permettendo inoltre una memonzzazione di 
situazioni sceniche precise. 

Oltre a CIÒ un elaboratore permette una 
maggiore flessibilità d'uso nel tempo e 
modularità di sistema, con la possibilità di 
eseguire degli up-grade successivi In parti- 
colare MCP. grazie alla trasmissione dei 
dall conforme allo standard MCP CAM512 
(Composite Analogie Multiplex 512 chan- 
nels) e alle norme USIT DMx512 e 
AMx192. permette di utilizzare anche dei 
dimmer già instàllati Tali dispositivi di rego- 
lazione possono essere pilotati anche tra- 
mite una interfaccia MIDI con un program- 
ma di gestione musicale standard (Alari 
Creator ecc). 

Infine, dislocando i dimmer, fino a 512 
utenze indipendenti, presso la fonte lumi- 
nosa, SI riescono ad evitare i problemi 
derivanti dal passaggio dei cavi elettrici in 
zone alla portata del pubblico, m quanto gli 
unici cavi di collegamento con la regia sono 
a bassa tensione. La foto dell'applicazione 
del sistema MCP pubblicata in queste pagi- 
ne SI riferisce alla forma d'onda tridimen- 
sionale dell'audio rilevata presso l'installa- 
zione effettuata nella discoteca Palladio di 
Cascinette di Ivrea, in provincia di Tonno, 
sfruttando come computer un Archimedes 
310 


74 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


Unibit PCbit, 
linea professionale. 
Battuto ogni record. 

Oggi potete migliorale i vostri 
risultati come mai avreste 
sperato. Con i personal della 
linea professionale Unibit, 
infatti, potenza e velocità si 
incontrano per offrirvi presta- 
zioni da record. 

Gli Unibit PCbit professionali, 
che convalidano il successo di 
tutta la famiglia dei PCbit e 
della linea dei minicomputer 
Unibit TSX, sono basati tutti 
sui potente microprocessore 
80386. nelle sue varie versioni, 
dai ijest seller 386 SX. agli 
avanzatissimi 386 a 25 e 33 
MHz e all'integrato 466. Sfrut- 
tano quindi pienamente i pro- 
grammi che necessitano di 
alta velocità (grafica creativa e 
proiess/onaie, editoria, 
gestione ariendaiej e sono 
utilizzabili perla multiutenza 
0 come primo server di rete 
locale. 

Come tutti I computer prodotti 
da Unibit tutti' i modeJii' della 
linea sono garantiti per un 
anno presso i fiivenditori 
Autorizzati Unibit, pronti a 
consigiiarvi' anche ii vostro 



POTENZA E VELOCITA' 


software professionale, da 
affiancare al sistema operativo 
MS DOS 4.01 fornito di serie 
insieme al GW Basic e alla 
potente interfaccia grafica 
njuJtitasidng Windows 386. 


Della iinea fa parte anche un 
porta tiie, tra i pochissimi 
basati su 386 SX. dotato di un 
eccezionaie display LCD con 
grafica VGA. con tutte le 
caratteristiche di un sistema 
proiessionaie da tavoio e in 

aitro record Unibit. 


Con gli Unibit PCbit professio- 
nali spri0onate tutte le forze 
vitali, senza limitazioni. 




S.hS 


Idee produttive. 


NEWS 



Radius: 

arrivano gli schermi 
pivotanti 

Pivot nel suo significato italiano vale ad 
esprimere il concetto di perno sul quale un 
oggetto può essere vanamente ruotato; 
proprio su questo concetto si basa il funzio- 
namento del nuovo monitor Pivot prodotto 
dalla Radius e distribuito in Italia dalla Mo- 
do di Reggio Emilia. 

La presentazione é avvenuta nello scor- 
so mese di marzo in occasione di una 
conferenza nel corso della quale sono stati 
presentati numerosi altri prodotti sia per la 
piattaforma hardware Macintosh che per i 
sistemi MS-DOS. 

Lo schermo del Pivot può rotare di 90 
gradi sul suo asse permettendo la visualiz- 
zazione di una pagina intera verticale o 
quella di una pagina intera orizzontale. 

La disponibilità dei due orientamenti de- 
termina la diversa disposizione della scriva- 
nia del Macintosh che viene riorganizzata 
rapidamente mediante un sistema denomi- 
nato Dynamic Desktop. 

Il problema della rotazione dei pixel é 
stato risolto mediante un sensore di posi- 
zione che aziona il meccanismo di rotazio- 
ne dei pixel alla frequenza di 51 MHz 
mentre i segnali video vengono inviati dalla 
scheda al video 

Il Dynamic Desktop riorganizza la scriva- 
nia dopo ogni rotazione in maniera comple- 
tamente trasparente per le applicazioni ed 
in modo totalmente compatibile con il 
QuickDraw. 

Il Pivot é bilanciato mediante alcuni pesi 
in ogni posizione ed é dotato di uno specia- 
le schermo magnetico che evita i problemi 
derivanti dal campo magnetico terrestre sul 
gruppo di deflessione Tutti i circuiti sono 
stati disegnati per assicurare un efficace 
raffreddamento in entrambe le posizioni e 
la schermatura contro le emissioni di radio- 
frequenze sia con l'orientamento in oriz- 
zontale che in verticale. 

Pivot è in grado di visualizzare 2 o 4 livelli 
di grigio e può essere espanso a 1 6 livelli di 
gngio con l'aggiunta del kit di espansione 
Radius Cray Shades La nsoluzione é di 
640 X 864 pixel con l'onentamento vertica- 
le e di 864 X 640 pixel con l'orientamento 
orizzontale. L'elevata frequenza di refresh 
video (69 Hz) elimina i problemi derivanti 
dallo sfarfallamento delTimmagine in tutte 
le posizioni 

Radius Pivot é disponibile presso tutti i 
rivenditori Modo al prezzo di 1.730.000 lire 
IVA esclusa, mentre le schede di collega- 
mento hanno un costo di 1 220.000 lire ed 
il kit di aggiornamento a 16 livelli di gngio 
costa 260 000 lire. 

Nella stessa occasione è stato presenta- 
to anche il Radius PrecisionColor Calibra- 
tor, un sistema composto da un sensore 
ottico ed un software sviluppato da Radius, 
che permette il controllo e la calibrazione 
dell’immagine analizzando il video e nalline- 


ando I valori del rosso, del verde e del blu. 

Il PrecisionColor misura l'emissione lumi- 
nosa del video e aggiusta la temperatura 
del colore e la regolazione delle tonalità. Il 
sensore è dotato di interfaccia Apple Desk- 
top Bus e SI integrerà con il metodo di 
visualizzazione standard dei colon Pantone 
sviluppato congiuntamente da Radius e 
Pantone. 

Il software Pantone Colour Resource sa- 
rà distribuito da Pantone a tutti i licenziatari 


della propria tecnologia 
di definizione dei colon 
nelle arti grafiche e 
permetterà la venfica, 
in unione a Precision- 
Color Calibrator, di una 
qualsiasi modifica cro- 
matica direttamente 
sugli schermi a colon 
Radius. Il PrectsionCo- 
lor Calibrator sarà ven- 
duto al prezzo di 
1.380 000 lire IVA 
esclusa 

Altra novità presen- 
tata consiste nel primo 
prodotto Radius per la 
piattaforma MS-DOS. il 
monitor monocromati- 
co a doppia pagina 
TPD/21, compatibile 
pialtafor- 
Macin- 

tosh. 

La risoluzione é di 1 1 52 x 882 pixel a 74 
dpi e corrisponde a due pagine intere af- 
fiancate. 

La risoluzione massima m modalità AT é 
di 1280 X 960 pixel, mentre la frequenza di 
refresh video è di 71 Hz per il Macintosh e 
65 Hz per personal computer MS- DOS. 

Il prodotto è disponibile al prezzo di 

3.270.000 IVA esclusa e le schede costano 
1 250.000 lire nella versione MS-DOS e 

1.150.000 lire nella versione Macintosh 



76 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 





Unibìt TSX. 
Ottimizzazione delle 
risorse. 

DbJ grandi miniconiputer è 
lecito, da oggi, attendersi non 
soia altissime prestazioni, 
sùvttabili da tanti posti di 
lavoro, ma anche rabbattimen- 
to dei costi di acquisto e 
gestione. 

Infatti i TSX. utilizzabili sia 
come sistemi centrali in grado 
di sfruttare a pieno te caratte- 
ristiche di multiutenza dei 
sistema operativo standard 
Unix sia come potenti server 
di rete, vengono offerti a 
prezzi che stabiliscono il 
nuovo riferimento nei settore. 
Ciò è ancora più liJevante se 
rapportato alle soluzioni tec- 
nologiche di avanguardia 
adottate da Unibit per 
sfruttare al meglt'o i micropro- 
cessori 386 e 486, su cui 
i'mters linea TSX è basata. 

H downsizing (prestazioni da 
mini, costo da personal} é ora 
la forza ag0untiva di Unibit, 
azienda italiana proiettata 



FORZA DISTRIBUITA 


verso lEuropa e gj'à nota a 
decine di migliaia di utilizzato- 
ti dei suoi PCbit. 

E. non uirima cosa, i Rivendi- 
tori Autorizzati Unibit, 
presenti in tutta Italia, 
garantiscono una totale e 
qualificata assistenza e sono 
in grado di proporvi soluzioni 
complete 'chiavi in mano' per 
applicazioni gesti'onair', 
scientifìche e professionali, 
con uno o più posti di lavoro. 

Con i minicomputer Unibit 
TSX aggiungere un elemento 
in squadra è facile anche per 
il costo. 




Idee produttive. 



NEWS 


Emulazione 3270 con OCA 
Irma 3 Convertible 

La S.T.E. di Roma, specializzata nella distri- 
buzione di schede di espansione e periferi- 
che ad alto contenuto tecnologico, annuncia 
l'acquisizione di una nuova scheda hardware 
per l’emulazione 3270: la Irma 3 Convertible 
della Digital Communications Associates, 
progettata con un bus doppio in modo da 


permettere all'utente di utilizzarla sia su per- 
sonal computer 3CT e AT che PS/2 con archi- 
tettura Micro Channel. 

La scheda può essere collegata indifferen- 
temente tramite cavo coassiale o doppino 
telefonico al controller IBM e funziona sia in 
modo DFT IDistfibuted Function Terminali 
che in modo CUT (Control Unit Terminal) con 
software come E78Plus. Irmax DFT, 3270 
APA. 

Il collegamento diretto al doppino telefoni- 


co putì avvenire secondo le specifiche IBM 
Cabling System Type 3 con il pieno supporto 
dei software IBM 3270 come PC Workstation 
Program, Emulation Program. Emulation Pro- 
gram Entry LeveI e PC/VM Bond. 

L’emulazione della modalità CUT é garanti- 
ta dai software E78 Plus, E78 Lite, Window- 
Link ed E78 Plus OS/2; per l'emulazione DFT i 
software disponibili comprendono tutti quelli 
già sviluppati per Irma 1 e Irma 2, Forte PJ ed i 
software Irmax DFT e Irmax Multisession 


Memorex Telex: 
novità 


La Memorex Telex Italia ha introdotto 
alcuni nuovi modelli nell’area delle worksta- 
tion e delle unità di registrazione a disco e 
a nastro, annunciando contemporaneamen- 
te il consolidamento della struttura organiz- 
zativa ed un positivo bilancio dei modelli di 
maggior rilievo strategico introdotti negli 
ultimi sei mesi 

Le novità riguardano il primo modello di 
personal computer ad architettura Micro- 
Channel (MCA), una versione deH'unità di 
archiviazione a cartucce per grandi sistemi 
dotata di un magazzino di caricamento 
automatico che consente di semplificare 
considerevolmente le operazioni in centri 
EDP di piccole e medie dimensioni, oltre a 
unità di controllo e terminali per comunica- 
zioni dati 

Insieme ai nuovi prodotti è stato dato 
l'annuncio di una serie di iniziative assunte 
a livello internazionale allo scopo di miglio- 
rare il posizionamento dell'azienda nel set- 
tore del quale la Memorex Telex è leader 
mondiale, ovvero quello delle unità periferi- 
che compatibili IBM 

Nel quadro dei nuovi investimenti socie- 
tari, di particolare interesse è l’acquisizione 
del gruppo di ricerca e sviluppo nel campo 
delle unità di controllo dischi di Santa Clara, 
di proprietà della Unisys Corporation, e che 
già in precedenza collaborava su base 
OEM con Memorex Telex nell’area delle 
unità IBM-compatibili. 

Il personal computer 7255 è il primo 
computer della nuova linea Memorex Telex 
Micro Channel Architecture caratterizzata 
dall'adozione del bus MCA in grado di 
assicurare miglioramenti funzionali e pre- 
stazioni superiori allo standard ISA. 

Il 7255 é equipaggiato con il micropro- 
cessore 80386SX con frequenza di clock a 
16 MHz; offre 1 Mbyte di memoria RAM 
espandibile fino a 8 Mbyte sulle mother 
board ed è equipaggiato con controller vi- 
deo VGA, porta per mouse PS/2 e porta 
per tastiera direttamente integrate sulla 
mother board. 

Sei slot sono disponibili per l’inserimento 
di schede di espansione del sistema e 



quattro alloggiamenti per altrettante 
unità di memoria di massa 
La dotazione standard del sistema 
comprende una porta parallela, una por- 
la seriale, un disk drive da 3.5" della 
capacità di 1 44 Mbyte 
Tra le unità aggiuntive disponibili so- 
no comprese espansioni di memoria, 
schede Token Ring ed Ethernet, sche- 
de Coax e Twinax 
I prodotti più innovativi nell'area delle 
tecnologie di registrazione sono i dischi 
Memorex Telex 3890, che utilizzano un 
formato da 8 pollici, il piu piccolo finora 
usato per questa classe di dischi, e 
la «libreria automatica» ATL 5400 
La Memorex Telex e il principale 
fornitore mondiale di unità com- 
patibili IBM 3270 e rap- 
presenta il leader asso- 
luto nel settore dei ter- 
•; minali e sistemi di pre- 


Memorex Telex nelle compagnie aeree 


Importanti accordi intemazionali di natu- 
ra tecnico commerciale sono stati conclusi 
nel mercato delle linee aeree e delle agen- 
zie di viaggio da parte della Memorex 
Telex che vanta la posizione di leader 
mondiale grazie all'estesa base di installa- 
to mondiale comprendente anche i venti- 
quattro aeroporti nazionali toccati dalla re- 
te Alitalia-Ati. 

Memorex Telex è stato nominato forni- 
tore accreditato dei personal computer 
che saranno utilizzati nelle agenzie viaggi 
di tutto il mondo per compiti di prenotazio- 
ne dei posti e per una serie di altri compiti 
informativi e di transazioni commerciali 
per conto dell'organizzazione «Galileo», 
composta da dieci grandi compagnie ae- 
ree tra le quali i principali vettori europei, 
compresa Alitalia. 

La scelta compiuta da Galileo riguarda la 
linea di «Intelligent Workstation 7000» ca- 
ratterizzata da buone prestazioni, affidabili- 
tà. dimensioni e costì ridotti 

In particolare, parte significativa degli 
ordini riguarderà il modello 7025, un per- 
sonal computer basato sul processore 
80286 ed m grado di consentire la diretta 


connessione anche con il sistema di pre- 
notazione posti ARCO Alitalia. 

Memorex Telex ha definito anche un 
accordo con SITA, l’organizzazione che 
cura I servizi di informazione e telecomuni- 
cazione su scala mondiale per le linee 
aeree, la quale ha affidato alla società il 
compito di sviluppare un software indinz- 
zato alle esigenze degli ambienti aeropor- 
tuali. Il contratto del valore di 3 milioni di 
dollari, prevede lo sviluppo del software 
CUTE 2 (Common User Terminal Equip- 
ment) in grado di essere utilizzato in diver- 
si contesti dell’ambiente aeroportuale at- 
traverso una più stretta integrazione degli 
stessi, contribuendo a velocizzare le prati- 
che, ridurre le attese ed aumentare gli 
standard di sicurezza. 

La SITA fornisce i propri sen/izi a 380 
utenti membri deH’organizzazione compre- 
si i gestori degli scali aeroportuali. La sua 
rete raggiunge 184 paesi collegando uffici 
presenti in 1.350 località. 

I terminali Memorex Telex installati in 
Italia e presso gli scali esteri delle compa- 
gnie italiane del gruppo Alitalia sono più di 
ottomila. 


78 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 





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RIVENDITORI UNIBIT 






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Idee produttive. 



NEWS 


rLASH 


Un visualizzatore di mappe 
marine per la navigazione 

Chart Viewer é un computer basato su 
un 8088 3 8 MHz Che permette di visualiz- 
zare su un display LCD le carte di naviga- 
zione del National Oceanie and Atmosphe- 
nc Administration (NOAAI 
Questo computer permette di ricevere 
informazioni sia via cavo da un sistema 
LORAN (LOng RAnge Navigation) sia trami- 
te un collegamento via radio da un sistema 
GPS (Global Positioning System), 

Do^ aver scelto il punto di partenza ed 
il punto di arriva, il computer provvede a 
disegnare il percorso tra i due punti scelti e 
permette tramite il sistema LORAN di se- 
guirne la navigazione, sono tra l’altro dispo- 
nibili possibilità di zoom su 10 livelli. 

Le mappe sono disponibili su dei floppy 
da 3" e 1/2 da 1.44 Megabyte e sono state 
digitalizzate per tutti i pnncipali mari statu- 
nitensi, mentre per gli altri si è allo stadio di 
sviluppo Questo computer utilizza un di- 
splay backlil da 10" e 1/2 con una risoluzio- 
ne di 640 * 400 pixel. 

Il prezzo in USA del computer è di 
S2995, quello delle mappe è di S139 
ognuna. 

Per informazioni rivolgersi a: 

In Focus Systems, Ine.. 7649 Southwest 
Mohawk St., Tualatin, ÒR 97062 
Da Byte USA. Feb. ‘89, pag. 56, 


Sony: computer per 
scrittura a mano 

Si diffonde ulteriormente l’impiego dei 
mini-computer-agenda ed è proprio di que- 
sti giorni l’annuncio, dato a Tokyo dalla 
Sony, del lancio sul mercato di uno di 
questi prodotti, ma privo di tastiera e capa- 
ce di nconoscere la scrittura a mano. Il 
nuovo computer immagazzina dati basan- 
dosi su istruzioni non scritte su una tastie- 
ra, ma abbozzate a mano con una penna 
elettronica su un piccolo schermo. Non si 
conoscono al momento particolan riguar- 
danti la tecnologia impiegata. 


Il rotmt... in gamba 

I É stato realizzato in Italia, presso l’Uni- 
versità di Pisa, un prototipo sperimentale di 
iigamba artificiale» per robot. 

Si tratta di un arto automatico che con- 
sentirà ai robot di muoversi su superfici 
vaste e non omogenee, esigenza finora 
non sentita dai progettisti. 

L’attuale tendenza alla costruzione di ro- 
bot antropomorfi nasce dalla necessità di 
destinare i robot a svolgere attività perico- 
lose per l’uomo. La gamba messa a punto 
a Pisa é una specie di braccio robotico 
rovesciato, con il piede piatto al posto della 
pinza La gamba è collegata al piede con 
una iicavigliaii contenente i circuiti senso- 
riali e (a sezione di controllo dell’arto. Nella 
«caviglia», infatti, sono installati i micropro- 
cessori, i sensori ed il sistema di cavi che 


controlla i movimenti del piede e che. in un 
secondo prototipo in via di realizzazione, 
sarà migliorato ulteriormente con l'adozio- 
ne di piccoli motori. Nel piede sono presen- 
ti anche sensori tattili che inviano al siste- 
ma di controllo computerizzato del robot le 
informazioni sul terreno in modo da adatta- 
re la pressione del piede aumentandola 
sulle superfici solide e diminuendola su 
quelle molli e fangose. 

Tra le applicazioni previste per l’arto arti- 
ficiale ne esistono alcune nel campo delle 
missioni spaziali. 

Micronics presenta 
un portatile EISA 

La Micronics Computers ha presentato 
una serie di computer portatili che conv 
prende un PC basato su 80486 con bus di 
tipo EISA e un display opzionale del tipo 
LCD VGA a colori. 

Questo sistema che utilizza un 80486 a 
25 MHz viene fornito con un Hard-Disk da 
40 Mega. una tastiera da 91 tasti, 2 mega 
di RAM espandibili fino a 16, 2 slot full di 
tipo EISA, BIQS Phoenix ed una scheda 
video VGA. 

Questo sistema che misura 12 cm • 38 
cm • 40 cm costa in USA $10 000. 

Per informazioni rivolgersi a: 

Micronics Computerà, Ine., 935 Benecia 
Ave., Sunnyvale, CA 94086 

Da Byte USA, Feb. ’89, pag. 49 


Dalla Hayes un modem V.42bis 

Ultra-Smart Modem 9600 serie V é un 
nuovo modem a 9600 bps V.32 con proto- 
collo di correzione d'errore V.42 bis prodot- 
to dalla Hayes. 

Questo modem è compatibile verso il 
basso con gli standard CCITT V.21. V.22 e 
V.22 bis per ciò che nguarda le velocità di 
trasmissione; la compatibilità è inoltre ga- 
rantita per la correzione degli errori, sia con 
il protocollo V, 42 LAPM (Link Access 
Procedure for Modems), sia con lo stam- 
dard MNP fino al livello 4. 

Il prezzo in USA è di S 1699. 

Per informazioni rivolgersi a: 

Hayes Microcomputers Products, Ine., 
P.O. Box 105203, Atlanta, (SA 30348 

Da Byte USA. Feb ’89. pag. 62. 

Doppio modo grafico 
in un singolo chip 

La Integrated Information Technology 
(UT, Santa Clara CA) ha recentemente pre- 
sentato un chip denominato IGA (Integra- 
ted Graphics Array) che integra in sé tutte 
le funzionalità di una comune scheda video 
VGA con le possibilità offerte da! costoso 
standard 8514/A; é cosi possibile arrivare a 
visualizzare in questo modo un'immagine 
con risoluzione fino a 1024 * 768 in 256 
colori. 

Esistono attualmente in commercio delle 


schede multistandard. ma esse risultano 
essere assai costose principalmente a 
causa dei costi delle memorie, normalmen- 
te duplicate, di cui un banco almeno di tipo 
VRAM, che presenta un costo di circa tre 
volte superiore rispetto a quello delle nor- 
mali DRAM. 

La UT sostiene che con l'adozione di un 
particolare processore RISC da 25 MIPS si 
è riusciti, adottando particolari soluzioni 
tecnologiche, ad evitare l’utilizzazione di un 
doppio banco di memorie, utilizzandone 
solo uno di tipo DRAM. 

La NT ritiene che sarà possibile nuscire a 
produrre entro un anno una scheda video 
economica basata sulle potenzialità di que- 
sto chip per circa $ 400. 

Un drive da 200 Mega 
per i LapTop 

BP-200 è un drive da 3" e 1/2 che 
permette di immagazzinare fino a 200 me- 
gabyte di dati con un tempo medio di 
accesso di 29 ms. 

É stato utilizzato per produrre il disco del 
vetro piuttosto che II consueto alluminio, 
ciò ha permesso di attenere una superficie 
ancora più liscia che permette alle testine 
di scorrere più vicino alta superficie magne- 
tica permettendo, sia una più bassa veloci- 
tà di rotazione che in questo caso é di circa 
1600 giri al minuto, sia una più alta densità 
di memorizzazione che raggiunge il rag- 
guardevole valore di 142.5 megabit per 
pollice quadrato. 

Tra le altre specifiche di questo drive, 
possiamo notare un peso di 240 g ed una 
formattazione di 2500 tracce per pollice. 

Il prezzo in USA é di S 995. 

Per informazioni rivolgersi a; 

Areal Technology. Ine., 2890 North First 
St., San Jose, CA 95134 

Da Byte USA, Feb. ’89, pag. 50. 


Un modem V. 22bis MNP 10 

QX/24001 é un modem MNP classe 10 
V.22bis che fornisce le più alte prestazioni 
tra I prodotti della sua categoria esistenti 
oggi sul mercato; le caratteristiche partico- 
lari della classe 10 del Microcom Networ- 
king Protocois (MNP) permettono il colle- 
gamento nel caso di linee disturbate e di 
fading del segnale con un data-rate doppio 
se non triplo; inoltre la classe 10 introduce 
quello che Microcom chiama ACE (Adverse 
C^hannel Enhancement) che permette il 
cambiamento automatico della velocità di 
trasmissione e della dimensione dei pac- 
chetti. in dipendenza della qualità della li- 
nea. Òvviamente la Microcom garantisce la 
completa compatibilità dei suoi modem 
con quelli non MNP. 

Il prezzo in USA di questo modem é di 
$699. 

Per informazioni rivolgersi a; 

Microcom, Ine., 500 River Ridge Dr. Nor- 
wood. MA 02062- 

Da Byte USA, Feb. '39. pag 60. m 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


ANCHE PANASONIC 
E' ENTRATA NELU 
NOSTRA RETE 

E LA VOSTRA RETE 
HA BISOGNO 
DELU NOSTRA 



E' più facile trovare gli aghi nei 
pagliai che nelle Panasonic KX* 
P4420, 4450 e 4450i. Perchè? 
Semplice, perchè non ci sono a- 
ghi. 

Aguzzando l'ingegno anziché le 
stampanti, Panasonic realizza 
pezzo per pezzo tutte le sue "la- 
ser printer" con le migliori emu- 
lazioni HPche si possano imma- 
ginare. La KX-P4420 per esem- 
pio: con i suoi pratici comandi 
tutti da un lato può stampare fo- 
gli e buste in gran quantità a 8 
pagine al minuto, è puntigliosa a 
300 PPl e ha un'espandibilità di 
memoria fino a 4,5 megabytes. 


Precisa e obbediente accetta fi- 
no a 6 fonts card opzionali HP 
compatibili nei suoi 2 slots, la- 
vora con 22 caratteri diversi e può 
anche essere momentaneamente 
interrotta per stampare una pa- 
gina urgente, senza scomporsi. 
Con una velocità sorprendente 
vi restituisce i fogli dal verso 
giusto e stampati di un nero co- 
sì nero da far impallidire anche 
le tipografie. 

Silenziose, maneggevoli e super- 
accessoriate, tutte le stampanti Pa- 
nasonic sono Panasonic dentro e 
fuori, eleganti nella linea, comple- 
te di manualistica in italiano e pia- 


Panasonic, 


Office Aiflomaton^ 


cevolmente poco costose. 
Tecnodiffusione ve le procura e 
ve le garantisce in tutto. Tranne 
i miracoli, che sono l'unica cosa 
che ancora non sanno fare. Ma se 
ci voleste proprio tentare, non è 
escluso che con un "Laser, alza- 
ti e cammina" ci riescano davvero. 
In quel caso.. .fatecelo sapere! 


TECNO 
DIFFUSIONE 

LA RETE NAZIONALE 


TECNO 

DIFFUSIONE 

TOIINO 

Oli -30U<I3 


TECNO 

DIFFUSIONE 

PADOVA 

0d9.fi07l432 


TECNO 

DIFFUSIONE 

PISA 


TDP 

NAPOLI 

081/5709071 


TECNO 

DIFFUSIONE 

MILANO 

02-440I953 


TECNO 
DIFFUSIONE 
lEOelO EMILIA 

OSZ2-SUO«) 


ncNo 

DIFFUSIONE 

SOMA 

06.69 UBÒ? 


Stampa Estera 


di Paolo Oardelh 


Info PC & Micro-Systemes 


L eggere la stampa estera è 
sempre interessante. Non 
tanto forse per le novità 
ma per il modo in cui vengano 
presentate. Robin Williams in- 
terprete principale del filrn 
«L’attimo fuggenteii, insegna ai 
SUOI alunni un principio fonda- 
mentale. cambiare il punto 
d’osservazione serve a migliora- 
re la conoscenza di quanto ci 
circonda. Lui lo faceva salendo 
sulla cattedra o sui banchi; in 
piccolo SI putì fare leggendo ri- 
viste di altri paesi ma non solo 
americane però. 

Al tempo stesso attenzione 
agli articoli pubblicati su riviste 
europee tradotti da quelle ame- 
ricane. 

Perché anche se sono degli 
stupendi trattati non restituisco- 
no quella profondità df cognizio- 
ni che sono le impressioni ed il 
modo di scrivere di un giornali- 
sta a contatto con la realtà del 
suo paese. 

Un esempio di come la realtà 
giornalistica informatica sia di- 
versa è rappresentata dalle rivi- 
ste francesi Micro-Systemes e 
Info PC II taglio degli articoli é 
sempre un po' polemico, nazio- 
nalista ma non troppo. Accanto 
al ricorso a neologismi spinti co- 
me PAO (Prèsentation Assistè 
par Ordinateur) al posto di Desk 
Top Publishing, si leggono rubn- 
che intitolate Business che si 
occupano della mutazione del 
PtF (Paysage Informatique Fran- 
gais) e ncorsi a parole inglesi 
senza tanti problemi. 

Sfogliando Info PC di febbraio 
n 58 interessante è l'editonaie 
che prende spunto dai rivolgi- 
menti commerciali che hanno 
interessato parecchie ditte fran- 
cesi e tedesche, come la GoupiI 
che ha acquistato una parte del- 
la Normerei All'interno l'articolo 
di mezza pagina é titolato; 
«Goupil/Normerel, nascita di un 
gigante?". Potrebbe anche es- 
sere visto il giro d'affan e la 
tecnologia delle due industrie. 

Notizie interessanti per il cam- 
po dei fogli elettronici con il rila- 
SCM3 da parte della Teinos di un 
integrato in ambiente Unix e 
Dos: Profil T Rimanendo in te- 
ma sempre su Info PC ecco 
l'annuncio dell'accordo di colla- 
borazione tra la Lotus e la Word- 
Perfect per lo sviluppo di un'in- 
terfaccia utente e contempora- 
neamente su Micro-Systemes 



n. 105 la prova di Impresse 2.0: 
«Le miracle frencais sous 1-2- 
3n Oggetto dell'accordo mette- 
re insieme le applicazioni sono 
OS/2 Presentation Manager. In 
particolare la Lotus metterà in 
comune i codici sviluppati per il 
foglio elenromco grafico 1-2-3/G 
che saranno utilizzati dalla ver- 
sione di WordPerfect PM. Di 
diverso avviso l'articolista che 
recensisce Impresse 2.0 che è 
un Add-in del Lotus 1-2-3 sono 
Dos. A pane il tono ad effetto 
del titolo, mi miracolo francese 
sotto )-2-3i>. in pratica Impresse 
2.0 permetteva ai 1-2-3 di diven- 
tare un foglio elenromco grafico 
a livelli di Excell, come si può 
vedere dalla schermata pubbli- 
cata su Micro-Systemes 11 tono 
deH'articolo è polemico e la Lo- 
tus viene imputata di non accor- 
gersi del prodono francese. Let- 
to l'annuncio sull'accordo e la 
recensione su Impresse 2.0, si 
ha la sensazione che la Lotus 
voglia far migrare i nuovi pac- 
chetti verso OS/2. 

Tra le recensioni di Info PC 
spiccano quelle del Lap Link III e 
di AMI Pro. Il primo è l'ormai 
noto package della Traveling 
Software di trasferimento dati 
tra PC commercializzato al costo 
di 1.500 franchi. Sempre più 
spesso lo si trova a t»rdo di 
macchine diskiess. Per dovere 
di cronaca questo package è 
stato commercializzato dalla 
Amstrad in Italia per superare il 
gap hardware tra il portatile 


PPC51 2/640 e il desk 
top PC1512/1640. Co- 
sa ha di più rispetto 
alle versioni preceden- 
ti? Sostanzialmente la 
velocità in quanto può 
contare sull'intercon- 
nessione tramite la 
porta seriale (500 
Kbaud contro 115 
KbaudI ed il modulo 
Devive Driver che per- 
mette di accedere alle 
risorse di memona di 
massa del secondo PC. 
Unico neo è la lunghez- 
za del cavo, solo dieci 
metri, sottolineata ma 
giustificata in chiusura 
di articolo; «... in fondo 
la Travelling Software 
commercializza una mi- 
nr-lan, DeskLink2...», E 
di DeskLink se ne parla 
in un altro hquadro inti- 
tolato: «Due posti di lavoro, una 
rete?". DeskLink più di LapLmk 
offre la condivisione delle risor- 
se di stampa o di altro genere, 
una maggiore distanza tra le sta- 
zioni. fino a 30 metri, ma la 
comunicazione avviene tramite 
la porta seriale bidirezionale a 
soli 115 Kbaud. con un prezzo 
leggermente superiore. 1 .980 
franchi. Passando ad Ami Pro- 
fessional SI guadagna gli allori di 
Info PC e viene definito come il 
pacchetto di trattamento testi 
più completo, amichevole e che 
in effetti possiede la totalità del- 
le funzioni da un software di 



editona personale. Palma d'allo- 
ro anche a Procomm 1 1B ver- 
sione nazionalizzata francese (di- 
sponibile anche m italiano e 
commercializzato dalla Teleo 
spa). Un po' in ntardo se pensia- 
mo che é un pacchetto che gira 
negli ambienti telematici da pa- 
recchio tempo in versione ingle- 
se di pubblico dominio come 
test drive (release 2 4.2) e che 
la versione 1 1 1 originale in lin- 
gua inglese porta come copy- 
right 1988. Che il fatto di parlare 
in francese ha fatto spostare 
l'ago della bilancia? Forse, in 
quanto in Francia c'é il servizio 
Teletei/Minitel con più di 5 milio- 
ni di abbonati, e Procomm non 
supporla né l’emulazione Pre- 
stel né Teletel come si legge 
anche neH'articolo. 

Sfogliando Micro-Systemes 
tra le tante pagine pubblicitarie 
quella di vari rivenditori consu- 
mer con il nuovo Sinclair PC200 
precede fa prova del personal 
computer compatibile IBM, fir- 
mato dal baronetto inglese Clive 
Sinclair, dal titolo; «Ancora un 
gran pavese sventola sui mare 
della microinformatica firmata 
Sinclair». «Sempre meno», con- 
tinua riferendosi al prezzo di 
vendita, circa 1990 franchi com- 
prese le tasse. (400.000 lire al 
cambio attuale) «tout est com- 
pns» tranne il monitor In effetti 
ia Sinclair aveva abituato il pub- 
blico a prezzi stracciati, e a lun- 
ghe attese di nuovi prodotti daF 
la tecnologia sofisticata mai 
usciti, ma dopo il QL 
(Quantum Leap che tra- 
dotto significa salto 
quantico) questo lancio 
commerciale sembra un 
salto in basso. A pane le 
considerazioni di ordine 
personale l'articolo conti- 
nua descrivendone il de- 
sign che è paragonabile 
all'Atari ST. tranne per il 
colore nero come tutti i 
computer Sinclair, la ta- 
stiera a 102 tasti e tutte 
le uscite per le periferi- 
che di uso comune, com- 
presa l'uscita TV che in- 
voglia all'acquisto piu 
qualche nonno come re- 
galo per il nipotino, che 
per un uso seno. Nelle 
conclusioni l'articolista lo 
confronta dati tecnici alla 
mano, al PC1512/1640 
In particolare lo sportello 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 




ANCHE LOGITECH 
E' ENTRATA NELLA 
NOSTRA RETE 

E LA VOSTRA RETE 
HA BISOGNO 
DELLA NOSTRA 



Ogni rete è tirata sù dalla ma- 
no deH'uomo. 

Non statevene con le mani in 
mano. 

Afferrate un Logitech Mouse 
PS / 2 e fatelo scorrere dolce- 
mente sulla scrivania, vi ac- 
corgerete che è piccolo, com- 
patto. adattabile a qualsiasi 


impianto ed estremamente sen- 
sibile. 

Poi passate ad un TrackMan 
Stationary Mouse, lasciatelo 
fermo e muovete solo le dita: 
vedrete cosa è in grado di fare 
se gli fate girare la pallina. 

Se però desiderate scansare 



[QCinCH 


ogni tipo di fatica, ricorrete al- 
lo ScanMan, che volta, incolla, 
colora, ingrandisce, stampa, ta- 
glia, inserisce, inveite, ruota e 
ridimensiona per voi. 

Ora pensate che tutto questo è 
fornito, garantito e assistito dal- 
la nostra rete di distribuzione 
Tecnodiffusione. 

Quand'è che qualcuno potrà 
darvi di più? 

Mouse e poi mouse! 


TECNO 

DIFFUSIONE 


U RETE NAZIONALE 


TECNO 

DIfEUtlONE 

TORINO 

Oli -MVU43 


TECNO 

DIFFUSIONE 

PADOVA 

CM9- S07I432 


TECNO 

DIFFUSIONE 

PISA 

C687 . 730993 


TECNO 

DIFFUSIONE 

MILANO 

02-A«19&3 


TECNO 
DIFFUSIONE 
REOOIO EMILIA 

C622-£60O« 


TECNO 

DIFFUSIONE 

ROMA 

06.6917867 



STAMPA ESTERA 


suits pane postenore della scoc- 
ca che ricopre le slot a 8 bit 
fanno ricordare l Amstrad. Natu- 
ralmente I valori di comparazio- 
ne sono equivalenti Rimane so- 
lo il prezzo tremendamente bas- 
so delle pubblicità 

Anche dalla lettura delle pub- 
blicità SI evince una realtà a cui 
dovremo confrontarci prima del- 
l'avvento del 1993 Come i reso- 
conti delle mostre internazionali 
come PC Forum, «le forum des 
standards» . visto che i francesi 
CI hanno letteralmente soffiato 
l'occasione di far decollare lo 
SMAU a livello internazionale 
con il gemellaggio Grand SICOB 
Condex/Europe. 

In breve nel lungo articolo si 
fa il punto sulle tendenze riguar- 
danti in sostanza quattro bran- 
che dell'informatica: le reti, i 
portatili, la grafica e la guerra tra 
EISA e MCA Per rendere il lut- 
to meno serioso ci pensano le 
vignette di Midam. Il computer 
sentili è a carica, le reti sono un 
lavoro di maglia ai ferri, le stam- 
panti ultra veloci un rotolo di 
carta igenica.. Altre vignette 
sempre pungenti di Midam sul 
mensile Micro-Systemes, intito- 


late MICROMEN si riallacciano 
al tema dei portatili ed all'IBM 
Quella sui portatili fa vedere un 
omino che apre una piccola ven- 
tiquattrore ed esclama <iToshi- 
baU. L'altro lo guarda chiudere 
il lap-top, apre a sua volta la sua 
valigetta ed esclama estraendo 

«Crav...». L'altra. sul'IBM, è più 
surrealista. Si vedono gli stessi 
omini aggirarsi attorno a delle 
opere di scultura moderna. Ac- 
canto il testo dice che nL'IBM 
spende più di 100 milioni di dol- 
lari all'anno per progetti di inte- 
resse pubblico concernenti, tra 
l’altro, le arti». Il totale dell’im- 
magine successiva fa vedere 
che l'insieme dei pezzi forma il 
layout del marchio IBM 

Dalle vignette all’attualità nel 
campo delle arti grafiche com- 
puterizzate ecco il resoconto 
della mostra tenutasi a Monte- 
carlo dal 6 all'8 febbraio scorso, 
Imagina '90, ed un articolo sugli 
effetti speciali della Lucas Film. 

Imagina '90 è stata l'occasio- 
ne di incontro di artististi ameri- 
cani, europei e giapponesi per 
fare il punto dello stato dell'arte 
degli effetti speciali del cinema. 



La gamma ShineNet Ethernet 
offre 

Alte Preslazionè a Basso Costo 



Scheda di inlerfacctamenlo 
Ethernet LAN a IC Bit 

• compatibile NE-2000 
Ripelilore Ethernet 

• compatibile IEEE 802.3 

• supporto NetWare 


PC LAN e POTCP 

• Connessione a due segmenti 

• supporlo standard Ethernet 
e Cheapnei 

• migliore IRQ, DMA e sele- 
zione di I/O 


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La LONGSHINE Electronics Co,, fonadta nel 1981 e’ 
un’azienda leader nel campo della progettazione e produzione 
specializzata nelle sviluppo di Personal Computer e prodotti per 
la Trasmissione dati. 

I prodotti LAN ShineNet Ethernet comprendono scnede a 8 bit 
e 16 bit. Trasmettitori, Ripetitori di linea, NetWare, PC/TCP e 
accessori di coUegamenio. 

LONGSHINE Electronic Co. 

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rr«demark' PCrrCP FTP. Ine. NaiWarg. NE.ZOOO'Novan. Ine., PC-LAN:iaM Cenci 


della ricerca fondamentale. deF 
l'evoluzione della realtà virtuale 
e l'arrivo deH'immagine di sinte- 
si in 70 mm. 

L'articolista precisa che que- 
st'anno per la prima volta gli atti 
della manifestazione verranno 
archiviati- Manifestazione a cui 
hanno partecipato sia medici 
che grandi registi che hanno di- 
scusso sullo stato dell'arte. La 
prima sessione ha trattato una 
applicazione architettonica: City 
Project di Matt Mullican del Mu- 
seo di Arte Moderna di New 
York. La seconda dei nuovi pro- 
getti per l’animazione, dove Ste- 
ve Goldber ha presentato il film 
Locomotion e gli algoritmi di de- 
formazione di oggetti in 30. Ap- 
plicazioni queste usate nel cam- 
po pubblicitario e televisivo. 

La terza ha fatto il punto sul- 
l'universo virtuale e le possibilità 
offerte nel campo professionale 
per gli anni '90. 

Naturalmente è Stato trattato 
il legame tra l’informatica ed il 
cinema, con i rappresentanti 
della Walt Disney e della Lucas 
Film, sforzi grandiosi durati an- 
che mesi per girare solo pochi 
secondi di immagini fantastiche. 

Una parentesi la apriamo per 
l'articolo un po' polemico sul 
poco apprezzata da parte della 
critica intemazionale "Eurhyth- 
my». Questo prodotto di com- 
puter graphics frutto di ricerche 
universilane condotte da Susan 
Amkraul e Michael Girad della 
Ohio State University, viene de- 
finito: «Uno stato di armonia tra 
lo spirito ed il corpo. Un ballo 
rituale al tempo stesso religioso 
che unisce uomini, uccelli ed 
ammali. Eurhythmy mescola i 
simboli» 

Delle novità ludiche parigine e 
dell’abilità delle autontà a ricon- 
vertire aree e edifici pubblici non 
più utilizzati destinate dunque 
alla demolizione ce ne parla Info 
PC. descrivendo «Planete Magi- 
que», locale aperto al centro di 

Originariamente lo stabile di 


12 mila metri quadrati 
era il Theatre de la Gaiié 
Lyrique. Ora è stato tra- 
sformato grazie all’inven- 
tiva di Jean Chalopin in 
un centro di attrazione e 
di giochi interattivi. In pa- 
role semplici un luogo 
iifiabesco». Per ottenerlo 
sono state assemblate 
insieme tutte le tecnolo- 
gie di avanguardia, com- 
presi ologrammi, sintesi 
vocale e d’immagine Co- 
me computer sono stati 
usati 30 Macintosh, oltre 
a vari personal, compresi 
2 VAX. L'ingresso è con- 
trollato tramite una carta ma- 
gnetica che funge anche da car- 
ta di credito, studiata apposita- 
mente per non essere influenza- 
ta dai campi magnetici presenti 
all'Interno di Planete Magique 
Un'ultima nota riguarda il costo 
dell’Investimento privato che si 
aggira intorni ai 300 milioni di 
franchi pan a 60 miliardi di lire 
Tornando a cose più serie neF 
la sezione dossier di Micro-Sy- 
stemes numero 106 c'è una 
buona serie di pagine dedicale 
alla storia del CD-ROM, in parte 
opera dei redattori francesi e 
qualcuna tradotta dalla rivista 
americana Byte. Non poteva 
mancare "Le Grand Robert en 
CD-ROM» . prodotto paragona- 
bile allo Scaffale Elettronico Za- 
nichelli, recensito m modo mol- 
to più approfondito (lo Zanichelli) 
sul numero 93 di MC microcom- 
puter da Corrado Giustozzi Più 
che una prova infatti è una di 
quelle recensioni che mostrano i 
pregi e la facilità d'uso di un 
prodotto per creare interesse 
più che per dovere di cronaca. 

Piccola divagazione. In Francia 
il problema della lingua è molto 
sentito, in quanto ormai anche il 
francese inizia a far parte di 
quelle lingue che si scrivono in 
modo «troppo» diverso da co- 
me si pronunciano. Tempo ad- 
dietro in un articolo si veniva a 
conoscenza della difficoltà che 
SI incontra quando si cerca l'eti- 
mologia di alcune parole. E pen- 
sare che le radici sono Ialine 
come per la nostra lingua Beh 
forse per una nazione che tradu- 
ce anche personal computer l’u- 
so si prende la nvincita. 

Piccolissimo accenno diretto 
a chi si interessa di politiche 
finanziare pure. Nella rubrica Bu- 
siness di Micro-Systemes 
un’approfondita inchiesta sul fe- 
nomeno del Venture Capital, for- 
mula originale che ha dato vita a 
società come la DEC. la Com- 
paq. la Apple ecc, e le sue pro- 
blematiche m Francia 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 



ANCHE WYSE 
E' ENTR ATA N EI,!, A 
NOSTRA RETE 

PER POTENZIARE 
LA VOSTRA 


Quando un sistema è messo in 
difficoltà da un mare di infor- 
mazioni forza 8, allora dev'es- 
sere potenziato. 



WYSE 


grande flotta di computer che. 
in quanto a tecnologia, assorti- 
mento ed eleganza, va a vele 
spiegate. 


E WYSE lo sa. 

Solo un sistema WYSE 3225 sa 
navigare in acque agitate come 
server di rete, rispondere ad esi- 
genze diverse come Work- 
station 0 affrontare le peggiori 
tempeste come piattaforma mul- 
tiutenza. 


Perfetto e compatto, stiva la 
marea di dati che rischia di far 
naufragare i vostri programmi, 
con la velocità di elaborazione, 
la potenza e la versatilità più 
sorprendenti della sua categoria. 
Non a caso è l'ammiraglia della 
WYSE SYSTEM 386, una 


Se anche la vostra attività va 
sempre più a vele spiegate, non 
rischiate la deriva ma potenziate 
la flotta, rivolgendovi subito alla 
rete di distribuzione Tecnodif- 
fusione, il porto sicuro di tutti i 
programmi che vogliono andare 
in porto. 


TECNO 
DIFFUSIONE 

LA RETE NAZIONALE 


TECNO 

DirruiioNE 

TOHNO 

01I-30>14<U 


TECNO 

DIFFUSIONE 

PADOVA 

099-807102 


TECNO 

DIFFUSIONE 

PISA 

0687 -7JOW3 


TECNO 

DIFFUSIONE 

MILANO 

02-440)983 


TECNO 


TECNO 


■EOOIO EMILIA POMA 

0522 - 559040 Ob-W 1 7867 




SOFTWARE 


Ongìnafe. stgritsio, nette più recenti versioni pispombiti m ttabe e 
aJTestera. con geismia ulhoale e possibiliia tìi aggioinamenio 
Legenda ii = italiano; m • inglese 
l’ulh ipniaonsono 0«oonO* m tonnato 3.5" e 5.35". 


Spreadsheet 

Microsotl E»C9l 2.1 
Microsofl EicsI 2 1 con Q«E 
KAcrosoft Exctf 2 1 per OS/2 Eh 


Word Processor 

MlCnKOtl Word 5 
Microsott Word per Wirìdows 
WordSlar Protess«nal 5 5 
Wordstar 2000 Plus 3.0 


Bortand ^nl 
WorflPertect 5.0 
WordPertecl 5 1 
Samns Ami Prciessionat 


Mum-(Jngual Se 

'WP che inSùBliiia amoerre stampa in russo,. 
eOraico greca etì aJtro sema rnoditictte hardware 

MLS per stampanti ad aghi 
MLS con opzione laser 


Database Management 

dSASE III Plus n 

oBASEivri II 

dBASE IV Dev EOiIron itrln 

SOL Seryer Oov TootlM in 


Boriarti 
Borland Bi 


idoi 3.0 


Orrmis Ouarlz ^ Windows 


Superbasasi 
ForPro Single use 
DBXL Diamond 


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perché non ci 


Se siamo i leader italiani nella vendita di softwa- 
re per corrispondenza, è perché riusciamo 
sempre ad accontentare ogni vostra richiesta. 

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Il catalogo di Ouotha 32 comprende ormai oltre 
5000 pacchetti: gli intensi rapporti con le multi- 
nazionali del software sono garanzia di assolu- 
ta affidabilità e di facilità di reperimento anche 
dei prodotti meno diffusi. Nei nostri cataloghi 
trovale anche quello che non c'è in queste pa- 
gine e nella seguente: la nostra sede negli Stati 
Uniti lavora anche per questo. Telelonaleci. 

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Il servizio di Ouoiha 32 è mollo più prezioso di 
quanto in realtà costi: è una prerogativa del lea- 
der italiano del 'discount software". 


✓ Felici e utenti. 

Sono circa quattromila, ormai, gli utenti dei pro- 
dotti che Ouotha 32 offre in tutta Italia. E. tra 
questi, clienti importanti ed esigenti, come ban- 
che, università, centri di ricerca - CNR. INFN. 
ENEA - e grandi aziende. Utenti che. come gli 
altri, non vengono mai lasciati soli. Utenti co- 
stantemente seguiti e aiutati, anche grazie alla 
Hot Line gratuita a loro dedicala. 

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Per venire incontro in modo assolutamente 
efficace ai suoi clienti più esigenti Ouotha 32 ha 
creato Academy & Research, una struttura pro- 
fessionale che risponde ai bisogni di scuole, 
università, centri di ricerca, docenti e studenti, 
con prezzi scontati del 40% sui listini ufficiali 
Microsoft e particolari condizioni sugli altri prò- 


Ouidtsilver Diamond 
Personal MAQIC 
SyceroDS 

Clipper Products 

Clipper Summer’87 

D(j^raphics Package 
NanfucHet Tods 
S O.S Help 
The Oocumenlor 
Ul Programmer 
The L4irary (or Chpper 

Business Graphics 


arvard Graphics 
Perspective Junior 
Microgralx Graph Plus 
Forgraph 



Desktop Publishing 

' ■ " ■■ ler 3.0 Iprezzo Ouoiha 32J 

ler 3 0 (prezzo festino) 



650.000 

1250'000 


'90.000 

560^000 


Statistica/Matematiea 


250.000 

350'000 


38 MS DOS m 1 

Comunicazioni/File Transfer 

ss». 




OmckBASICaS 





nel software 


manca nulla. 





Linguaggi Object Oriented 

AcloiperSAfirKWwS in 

• 

giSb ; 

SmallalK/V PM in 

ZortetìiC*» m 

Zartech con Source in 

Zonecnc**Toois m 29! 

Programming Toois, Utilities & 
Libraries 

Blaise C Toots Plus 6.0 in 34i 

BTneve in 47i 

Bnel30 in 49i 

C TaUcViews 






oBFasl/Plus Comffile' 
dSFaslVnndows 
Greenieal Commun>calion Library 
Hak) ee 

Mcroson WiFxlows 286 Toolkil 
Microsofl OS.-2 PM Toolkil 
ProBas LArary 3 1 
Tcceoseo Modula 2 DOS-3 Pack 
Turbo Analysl S 0 

pnoenw PtorCe 


Microsolt Windows 3^ 
Ouanertìeck DESOView 38 
Ouanerdsck DESOView 
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Borland Srdekicfc Plus 


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695'000 

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Tramile telefono, via fax o per posta. Ouoiha 32 
è sempre in grado di fornirei prodotti a domicilio 
in ventiquattro ore, con una spedizione gratui- 
ta' via corriere. Questo è un tipo di vendita 
mollo diffuso negli Stati Uniti, e che nessun altro 
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Libri 



Introduzione a Quattro 

Titolo originale «Quattro, thè 
professional spreadsheet made easy» 
di Usa Blow 

Traduzione di E LucchellieM. Pucci 
Copyright 1988 McGraw-Hill Ine. 

Copyright 1930 McGraw-Hill Libri Italia s.r.l., 
P.zza Emilia, 50129 Milano - cod. int ISBN 
88-38&0I26-7 
pagg. 592 L 58.000 


Quadro, realizzato e commercializzato dal- 
la Borland nel 1987. fin dall'inizio si è presen- 
tato prepotentemente come uno dei più po- 
tenti spreadsheet disponibili sul mercato. Di 
costo relativamente basso, capace di presta- 
zioni fino ad allora riservate a fogli elettronici 
ben più blasonati e estremamente più costo- 
si. comparve tra l'altro in un momento in cui 
to standard imperante, il Lotus 123, versione 
2, appariva un po' appannato da una età non 
certo giovanissima e da certe lacune che 
l'uso più spinto aveva evidenziato in diverse 
occasioni. 

Quattro, sul mercato statunitense, nscos- 
se un successo travolgente, grazie alle sue 
notevoli e indiscusse qualità e. soprattutto, 
alla possibilità, tipica di altri prodotti Borland, 
di simulare ambienti già familiari all'utente. 
Da allora è cominciata a fiorire una discreta 
letteratura su questo pacchetto (fino ad oggi 
esistono sul mercato non meno di dieci titoli 
dedicati a questo programma). 

Per I titoli di McGraw-Hill, che sta sfornan- 
do negli ultimi tempi volumi di grande inte- 
resse a getto continuo, esce questo ponde- 
roso volume di quasi seicento pagine, che 
rappresenta un valido tutorial alternativo al 
manuale fornito di serie col pacchetto Rea- 
lizzato con notevole cura tipografica e con 
una traduzione impeccabile, esso consente 
un approccio ben graduato con tutte le carat- 
tensiiche del package 

Il libro affronta l'uso del programma come 
se l'utente non avesse addirittura mai aperto 
il pacchetto stesso; se questo all’Inizio si 
traduce in una ridondanza di notizie anche 
piuttosto ovvie, alla fine si rivela come un 
vantaggio in quanto consente di tenere sot- 
tomano sempre una vera e propria alternati- 


va di manuale stesso. Si parte dal primo 
approccio per passare alla semplice operazio- 
ne di inserimento dei dati; si va. mano a 
mano, avanti attraverso fuso di formule, il 
maneggio di blocco di celie, la formattazione 
dei fogli di lavoro e la successiva stampa Si 
passa poi a tecniche più sofisticate, come 
maneggio delle principali funzioni, l’uso avan- 
zato dei blocchi con riferimenti assoluti e 
relativi, la personalizzazione dei fogli di lavoro 
anche, come dicevamo in precedenza, tn 
base alle preferenze e abitudini dell’utente. 

Esaurita la fase bruta dello spreadsheet, si 
passa allo studio della grafica, e al progetto e 
alla costruzione delle basi di dati, vero tallone 
d'Achille di questo tipo di pacchetti; la ge- 
stione degli archivi é oggetto di una disamina 
attenta e puntuale. Da qui si passa poi al 
terzo lato dell'ambienie, la gestione delle 
macro e l’uso del linguaggio Transenpt. 

L'ultima parte è infine dedicata allo scam- 
bio di informazioni e archivi con altri program- 
mi, come Paradox. DBase e piu generici 
word processing. Le ultime cento pagine 
sono infine dedicate alle appendici ivi com- 
presa una buona trattazione delle tecniche di 
installazione su sistemi dotati di soli floppy, e 
di interfacciamento con la concorrenza {leggi 
Lotus e Symphony). 

Il vero difetto di libri di tal fatta (mi si 
perdoni il paradosso) e che sono realizzati in 
maniera fin troppo accurata ed asauriente 
Questo é onore al mento dell'autore e al 
fiuto dell'editore, ma libri cosi esaurienti rap- 
presentano la vera alternativa del manuale di 
istruzioni per il pirata. Si tratta, comunque, a 
parte la boutade, di un'opera davvero 
esauriente e accurata, che, grazie alla sua 
veste grafica accattivante, si fa leggere con 


Baxel s.r.l. 

Via Ippolito Nisvo, 61 
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gli archivi 
informatici 

Struttura e prestazioni 


III 


Gli Archivi Informatici 

Struttura e presentazione 
di Owen Hanson 

Presentazione di C Martella - traduzione di 
Franco Conellazzi - titolo originale nEsseniial 
of computer data filesi - pubblicazione 
originale 1988 Pitman Pubi. Co. Pubblicato in 
Italia da. Masson Italia Editori S.P.A.. Via 
Giovanni Pascoli 55. 20133 Milano 
208 pagg. - brossura L 26.000 
cod. ISBN 88.214.0805.1 

Da alcuni anni si assiste alla tendenza 
verso lo sviluppo di applicazioni basate su 
archivi di dati, che divengono sempre più 
sofisticati e capaci di gestire grandi masse di 
dati caratteristici di organizzazioni com- 
plesse. 

La costituzione e i'utilizzazione di archivi da 
parte di utenti con esigenze diversificate 
viene resa possibile attraverso una larga 


gamma di strutture di dati, di memorie di 
massa e di sistemi software per la gestione 
di archivi 

In questo quadro particolare importanza 
riveste l’esigenza di una formazione di base 
sulle tecniche e sulle modalità di memonzza- 
zione, elaborazione, gestione e uso degli 
archivi 

Questo volume si propone appunto di ri- 
spondere a tale esigenza di formazione, m 
quanto cerca di offnre al lettore una visione 
completa dei requisiti, delle caraitehstiche 
funzionati e tecniche, delie prestazioni e delle 
modalità di gestione di uso delle strutture di 
archivio dei dati. In particolare, dopo una 
breve analisi delle tipologie delle applicazioni 
gestionali basate su elaboratore, vengono 
trattati i supponi e i dispositivi di memorizza- 
zione più comunemente usati Viene quindi 
affrontalo il problema della valutazione e 
della scelta delle strutture dati, con particola- 
re nferimento alle caratteristiche e agii effetti 
del formato delle registrazioni. 

Sono poi esaminate e discusse m dettaglio 
l'organizzazione, le problematiche di aggior- 
namento e ricerca di una o più registrazioni, 
le tipologie di elaborazione e le presentazioni 
delle strutture di dati più diffuse; neH'ordine. 
le strutture sequenziali, le strutture di acces- 
so diretto, le strutture sequenziali con indice, 
le strutture ad archivio invertito. Ancora vie- 
ne esaminata la struttura generale di un 
progetto di archivi per applicazioni in linea. 
Partendo dal presupposto che l'ultimo de- 
cennio ha visto lo sviluppo di sistemi infor- 
mativi utilizzanti la tecnologia delle basi di 
dati, cioè di sistemi in base di gestire m 
maniera concorrenziale dati necessari a tutte 
le applicazioni sono analizzate successiva- 
mente le principati caratteristiche dei sistemi 
per la gestione delle basi di dati, anche con 
riferimento alla creazione, gestione e manu- 
tenzione degli archivi di tali sistemi. 

Il libro SI articola su quattordici capitoli, che 
partendo da una breve analisi, anche stonca 
delle applicazioni gestionali dell'elaboratore, 
passa all’analisi della componentistica degli 
archivi informatici, sia dal punto di vista soft- 
ware che hardware, al progetto di archivi 
sequenziali e diretti, agli archivi sequenziali 
indicizzati, agli archivi invertiti con ricerca 
dell'informazione. Non mancano cenni ad ar- 
chivi per finalità particolari, e alle piu comuni 
tecniche per la protezione e la sicurezza degli 
archivi di dati. L’ultimo capitolo teorico racco- 
glie un'interessante casistica di casi di pro- 
gettazione di archivi (interessante un accen- 
no all’uso di punti di controllo — Check Point 
— in casi particolari) Segue una ampia ed 
esauriente bibliografia commentata, una stra- 
nissima appendice di numen pnmi dal 1 al 
999983, e una più usuale bibliografia conven- 
zionale. ricca di 48 titoli, non pochi vista la 
particolarità deirargomenio. 

Raffaello De Masi 


91 



Informatica & Diritto 


Il contratto mediante telefax 


il telefax è recentemente salito 
alla nbalta dell’attenzione pubbli- 
ca dopo essere stato eletto co- 
me «mezzo di comunicazione” 
libero e moderno; utilizzato dalla 
«pantera» studentesca, il fax è 
stato riscoperto dai media, ma 
ormai da diversi anni é protago- 
nista attivo di buona parte della 

Approfittiamo comunque della 
seconda giovinezza di questo 
comodo strumento per affronta- 
re un aspetto poco dibattuto ma 
di grande rilevanza: la conclusio- 
ne di un contratto mediante te- 


Un po' di storia 

Il servizio «telefax» è stato 
formalmente istituito in Italia 


con decreto del Ministro delle 
Poste e Telecomunicazioni del 1 
settembre 1983. 

In armonia con i principi con- 
tenuti nella Convenzione Inter- 
nazionale delle telecomunicazio- 
ni, adottata dalla UIT (Limone 
Intemazionale delle Comunica- 
zioni) a Malaga il 25 ottobre 
a esecutiva in Italia 
9 7 ottobre 1977 n, 
1 istitutivo del 
vengono 

espressamente richiamate e 
quindi rese assolutamente vali- 
de tutte le norme previste in 
materia postale e di telecomuni- 
cazioni contenute nel c.d. Codi- 
ce Postale, norme approvate 
con decreto presidenziale n 156 
del 29 marzo 1973. 


Il telefax 

nella contrattazione 

Come detto in apertura, l’uti- 
lizzazione sempre più frequente 
del telefax, soprattutto In ambi- 
to economico e commerciate, 
pone dei problemi giuridici che 
non posson essere ignorati. Uno 
dei più rilevanti è costituito dalla 
contrattazione, visto che ormai 
risultano innumerevoli gli accor- 
di contrattuali che si stipulano 
con queste modalità. 

La stipulazione di un accordo 
contrattuale è normalmente pre- 
ceduta dalla fase di contrattazio- 
ne. la quale é carattenzzata da 
alcuni elementi necessari quali 
ia proposta e l'accettazione; il 
contratto, infatti, si costituisce 


nel momento in cui la proposta 
di una parte incontra l'accetta- 
zione dell'altra parte» 

A questo proposito il comma 
dell’an 1326 cod. ctv dispone 
che «Il contratto è concluso nel 
momento in cui chi ha fatto la 
proposta ha conoscenza del- 
l'accettazione dell'altra 

La proposta 
e l'accettazione 
La proposta è l’atto pre-nego- 
ziale che attribuisce al suo desti- 
natario il potere di perfezionare 
un'offerta; a tal fine deve risul- 
tare «completa» ossia deve con- 
tenere in maniera adeguata gli 
elementi essenziali del contratto 
(oppure dei rinvi! a cnten di indi- 
viduazione univoci) 



92 


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L'accettazione é invece l'atto 
con CUI si esercita il potere di - 
dare perfezione alla proposta 
delineata dal proponente. 

Al requisito della completezza 
previsto per la proposta, corri- 
sponde per l’accettazione quello 
della conformità ed a questo si 
riferisce il comma 5 del predetto 
articolo di cod. civ. quando dice 
che II., un'accettazione non 
conforme alla proposta equivale 
ad una nuova proposta . .». 

Altro elemento caratterizzante 
l'accettazione é poi la «tempe- 
stivitàii intesa come termine en- 
tro il quale essa deve pervenire 
al proponente, termine di solito 
indicato da chi propone. 

Nel nostro discorso va poi n- 
badito che il silenzio e cioè la 
mancata manifestazione della 
volontà di accettazione, salvo al- 
cuni casi particolari, non può 
avere valore di assenso. 

La trasmissione via telefax 

Dopo aver delineato i requisiti 
essenziali della proposta e del- 
l’accettazione. verifichiamo se 
tali necessari requisiti siano ri- 
scontrabili nelle dichiarazioni 
contrattuali scambiate mediante 
telefax. 

Essendo il documento in fax 
la copia esatta di un originale, si 
può dire che completezza e con- 
formità non dovrebbero venir 
meno se tutto quanto contenuto 
suiroriginale viene riprodotto sul 
fac-simile. 

Tuttavia, a causa di un imper- 
fetto funzionamento dell'appa- 
recchiatura. può accadere che 
sul fac-simile venga riprodotta 
solamente una parte del conte- 
nuto della proposta contrattuale 
oppure un testo lievemente di- 
verso da essa (ad esempio nelle 
cifrel, ingenerando nell’accet- 
lante il convincimento che il 
contratto abbia un contenuto di- 
verso da quello in realtà prepa- 

É pur vero che ormai tutte te 
apparecchiature telefax dispon- 
gono di un particolare sistema 
automatico (ECM: Error Control 
Model che segnala la mancata 
lettura di caratteri, ma nel caso 
si verifichi una situazione simile 
a quella appena ipotizzata si de- 
ve concludere nel senso dell’in- 


validità della proposta m quanto 
incompleta. 

Naturalmente il requisito della 
tempestività richiesto all’accet- 
tazione appare, m presenza di 
uso di telefax, certamente queh 

10 maggiormente garantito ri- 
spetto agli altri. 

11 problema della forma 

Problemi più ardui e comples- 
si nascono invece riguardo al 
requisito della forma: seguendo 
le opinioni ormai diffuse della 
dottnna e della giurisprudenza, 
non solo gli atti o le dichiarazioni 
provviste di sottoscrizione auto- 
grafa possono acquisire l'effica- 
cia probatoria della scrittura pri- 
vata. ma anche tutti gli altri do- 
cumenti che per la loro stessa 
natura vengono riprodotti ma 
non sottoscritti. 

A questi atti tale efficacia é 
stata attribuita o attraverso l’in- 
terpretazione analogica deH‘art. 
2705 del cod. civ. (<ill telegram- 
ma — ed il fax ne é un affine — 
ha l’efficacia probatoria della 
scrittura privata, se l’originale 
consegnato all’ufficio di parten- 
za è sottoscritto dal mittente 

n) oppure mediante l'interpre- 
tazione estensiva dell'an 2712 
del medesimo codice (dove l’e- 
spressione «. . in genere, ogni 
rappresentazione meccanica dei 
fatti .» testimonia l’intenzione 
del legislatore in modo chiaro) 

Con questo si deve prendere 
atto del processo ormai in- 
stauratosi e destinato ad intensi- 
ficarsi, noto con l'espressione 
«crisi della sottoscrizione». 

Conclusione 

Ormai gli operatori economici 
si affidano sempre più spesso a 
dichiarazioni prodotte da appa- 
recchiature informatiche, produ- 
cendo un’inarrestabile Circolazio- 
ne di testi scritti ma privi di 
sottoscrizione autografa, requisi- 
to ormai incompatibile con le 
moderne tecniche di comunica- 
zione. Appare quindi sempre più 
urgente trovare nuovi criteri e 
legalizzarli onde evitare il ricorso 
all'Interpretazione analogica od 
estensiva, metodo talvolta ar- 
duo ma soprattutto pericoloso 


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Thank you, Mr* Kahnl 


Milano, 28 febbraio. Philippe Kahn, fondatore e presidente della Borland 
International, inizia dall'Italia un giro di incontri esteso a vari Paesi d'Europa 
tenendo una breve conferenza a giornalisti e sviluppatori. Tema del 
discorso: le strategie Borland porgli anni '90. Naturalmente non potevamo 
perdere un appuntamento cosi interessante e la relativa opportunità di 
scambiare quattro chiacchiere di persona con Mr. Kahn 


di Corrado Giustozzi 



P erché dedicare un articolo 
di diverse pagine ad un 
evento che potrebbe an- 
che essere liquidato con una 
mezza colonna fra le News? 

Non tanto per il fatto in sé dei- 
rincontro con Philippe Kahn: in 
generale noi non crediamo mol- 
to ai »santoniu. e pur essendo 
Mr. Kahn un tipo di santone 
assai atipico ciò non avrebbe 
comunque giustificato un simile 
risalto alla cosa. Il motivo é un 
altro e ben più profondo. Nel 
suo breve discorso, il fondatore 
della Borland ha presentato una 
personale analisi del mercato 
deirinformatica e della sua evo- 
luzione net prossimi anni che ci 
è sembrata interessante e ricca 
di spunti di riflessione. Sappiamo tutti 
come Borland sia oramai da tempo uno 
dei grandi protagonisti di questo merca- 
to. anzi uno dei pochi nomi che in certa 
misura fa il mercato. Le valutazioni stra- 
tegiche e le previsioni del suo presiden- 
te sono dunque qualcosa di più che una 
fredda analisi daH'esterno del mondo 
della piccola informatica: sono le idee e 
le aspettative di chi é estremamente 
coinvolto in questo difficile ambiente, e 
dunque rappresentano anche i precisi 
impegni programmatici di chi ha non 
solo la volontà ma anche i mezzi per 
poter cambiare il mercato stesso. E con 
esso, ricordiamolo, anche il modo di 
lavorare degli utenti. Utenti che non 
sono entità astratte ma siamo noi. pro- 
prio tutti noi che in un modo o nell'altro 
facciamo uso tutti i giorni dei nostri PC 
e vogliamo tool sempre migliori per il 
nostro lavoro. Quale-occasione migliore 
per tirare qualche somma se non quella 
di sentire le idee e le aspettative 
espresse dalla viva voce di uno dei 
personaggi chiave del mondo che bene 
0 male ci accomuna tutti? 

Com'era lecito aspettarsi, dal discor- 
so di Kahn sono in effetti emersi alcuni 
punti assai degni di nota; magari critica- 


bili, ma certo non liquidabili in due paro- 
le. Al termine dell'incontro abbiamo 
dunque pensato che valesse la pena 
approfondire con calma le idee esposte 
dedicando loro questo lungo articolo 
situato a metà fra la cronaca ed il com- 
mento. Come vedremo in conclusione, 
da ciò che è stato detto emerge con 
contorni piuttosto ben definiti il grandio- 
so progetto Borland per il software de- 
gli anni '90; progetto che già si leggeva 
fra le righe degli annunci passati ma ora 
prende finalmente forma e sostanza 
concrete. Su questo progetto la Borland 
si sta giocando il futuro e dunque non é 
cosa da prendere alla leggera. 

Ma anche un'altra cosa emerge: la 
trasformazione della stessa Borland da 
azienda piccola e dinamica a grande 
compagnia multinazionale quotata in 
borsa, con tutti i vantaggi ed i problemi 
del caso: l'abbandono graduale della 
primitiva immagine disinvolta e «casa- 
reccia» per assumerne un'altra più po- 
sata e formale, la modifica di strategie 
interne ed esterne, le maggion respon- 
sabilità delle proprie scelte, Tutti fattori 
che giocheranno ovviamente un ruolo 
chiave nello sviluppo della software 
house californiana e che in ultima anali- 


si, condizioneranno anche il no- 
stro futuro di utenti. 

Cresciamo come i funghi 

Tanto però per non smentire 
del tutto l'immagine un po' fre- 
ak ed anticonformista della Bor- 
land l'invito all'incontro era co- 
stituito da un oggetto assoluta- 
mente particolare: un barattolo 
metallico per conserve alimen- 
tari con un'etichetta verde e la 
laconica scritta «Il modello che 
ha ispirato Philippe Kahn per 
fare crescere un'azienda da 
cento milioni di dollari». All'in- 
terno (da raggiungere per mez- 
zo dell'apriscatole} un biglietto 
personalizzato e... un fungo in 
formato naturale, ovviamente di marza- 
pane. Sicuramente un invito che non 
può passare inosservato. 

L'incontro, che ha avuto luogo in un 
salone di un grande albergo milanese, si 
è svolto con sobria semplicità. Dopo una 
rapida introduzione di Antonio Belvisi 
della Borland Italia ha preso la parola 
direttamente Philippe Kahn che ha ab- 
bozzato un benvenuto in uno stentato 
italiano proseguendo poi il resto del 
discorso in inglese. Sul podio assieme a 
Kahn un portatile Compaq responsabile 
dello slide show: le immagini, proiettate 
su schermo mediante videobeam colle- 
gato al computer, erano generate intera- 
mente da Quattro Pro. il recente e 
potentissimo loglio elettronico Borland. 
Gli ultimi ritocchi allo slide show, come 
lo stesso Kahn ha tenuto a dire all'inizio 
del suo discorso, erano stati apportati in 
aereo durante il volo da Chicago a Mila- 
no. Le immagini che vedete in queste 
pagine sono appunto una parte di quelle 
proiettate durante la conferenza, prese 
pari pari (grazie alla Borland Italia) dal file 
utilizzato da Kahn e scelte fra quelle a 
mio avviso più significative nell’econo- 
mia del discorso. 

Primo punto trattato dal presidente 


96 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 



THANK YOU. MR. KAHN! 


The Company 

■ Founded: 1983 

m HQ: Scotta Valley. CA 
M PC software 
m Worldwide operations 

■ 530 employees 


della Borland dopo una breve presenta- 
zione dell'azienda è stato l'aspetto finan- 
ziario ed economico della sua compa- 
gnia, illustrato com'era immaginabile 
con ampia dovizia di dati numerici e di 
begli istogrammi. E qui non mi soffermo 
troppo su ciò che si è detto se non per 
notare che. sotto tutti i punti di vista, la 
Borland sembra godere di ottima salute- 
li messaggio sottostante sembrava ap- 
punto essere: «stiamo bene e crescia- 
mo come I funghi». In effetti la crescita 
del fatturato è stata costante dal 1983, 
anno della fondazione della società, con 
una previsione di raggiungere i cento 
milioni di dollari per il corrente anno 
fiscale. Tutte le voci e gli indici di bilancio 
sono inoltre più che soddisfacenti- Con 
oltre 500 persone alle proprie dipenden- 
ze (in tutto il mondo) la Borland non può 
proprio più dirsi una «piccola» software 
house. La prova è che dalla fine dello 
scorso anno essa è quotata in borsa 
negli Stati Uniti e dagli inizi di questo lo è 
anche in Inghilterra. 

Piattaforme per il futuro 

Il secondo punto toccato da Kahn ha 
riguardato l'evoluzione nei prossimi anni 


delle piattaforme hardware e software. 
Punto realmente cruciale in quanto é su 
tali previsioni che ovviamente la compa- 
gnia metterà a punto i propri prodotti e 
le proprie strategie di mercato. 

Secondo Kahn il mondo dell’informa- 
tica personale negli anni '90 sarà so- 


stanzialmente molto più frammentato 
rispetto a quello che ha caratterizzato gli 
anni '80. Nel decennio appena trascorso 
ci siamo infatti trovati a vivere un mo- 
mento tutto sommato magico che ha 
visto il mercato unificato sotto una stan- 
dardizzazione de facto sia sul piano 
hardware (PC IBM) che sul piano soft- 
ware (MS-DOS). Ma l'introduzione re- 
cente di nuove architetture hardware e 
di nuovi software di base porterà, dice 
Kahn. ad una realtà assai più differenzia- 
ta in cui conviveranno molteplici sistemi 
operativi e molteplici tipi di macchine. 
La sua schematizzazione, illustrata in 
una delle slide pubblicate, identifica 
quattro piattaforme hardware e altret- 
tante piattaforme software differenti. 
L'hardware è diviso secondo la fascia di 
potenza delle macchine; handheld. os- 
sia gli ultraportatili quali il Poqet o l'Atarì 
PC-folio che si prevede avranno un bo- 
om nei prossimi anni grazie ail'introdu- 
zione di nuove tecnologie per la visualiz- 
zazione; laptop e «notebook» in genere, 
ossia portatili caratterizzati da buona po- 
tenza di calcolo e memorizzazione ma 



MCmicfocompuler n, 95 - aprile 1990 





THANK YQU, MR KAHNI 



Le parole chiave che 
secofido Borland 
carauemzeranno 
l'informalica dei 
prossimi dieci anni 


ancora non adatti al «number crun- 
ching» 0 alle applicazioni grafiche; desk- 
top, grosso calderone che comprende 
praticamente tutti i computer da stazio- 
ne fissa con grandi dischi e monitor di 
tipo tradizionale; workstation, ossia 
macchine abbastanza specializzate e co- 
stose basate sulla tecnologia RISC, do- 
tate di grande potenza di calcolo ed 
adatte soprattutto a lavori pesanti quali 
il CAD tridimensionale. Il mercato del 
software di base é invece suddiviso in 
quattro grandi aree basate su: MS- 
DOS. Windows. OS/2 e Unix, Natural- 
mente non tutti gli hardware saranno in 
grado di ospitare tutti questi sistemi 
operativi, i quali dunque si caratterizze- 
ranno soprattutto per la fascia di piatta- 
forme hardware che saranno in grado di 
servire. L'MS-DOS continuerà, sempre 
secondo le previsioni di Kahn, a domina- 
re il mercato degli handheld e quello dei 
laptop. mentre sarà ancora presente pur 
se con minore peso in quello dei desk- 
top e del tutto assente in quello delle 
workstation. Windows e OS/2 si divide- 
ranno, sovrapponendosi in certa misura 
l'un l'altro, le fasce dei desktop ed in 
parte delle workstation; Unix infine avrà 
importanza rilevante nel solo mondo 
delie workstation, dove sarà probabil- 
mente il sistema operativo dominante, 
mentre non troverà sbocchi sulle mac- 
chine di fascia inferiore finendo cosi per 
costituirsi una nicchia a parte. 

L'assenza di Windows nel segmento 
dei laptop viene giustificata da Kahn 
sulla base della non assoluta necessità 
di disporre di un'interfaccia utente di tipo 
grafico basata sull'uso del mouse su 
macchine portatili, dove potrebbe esse- 
re di non comodo uso; mentre la sovrap- 
posizione apparente fra Windows ed 


OS/2 verrà risolta in termini pratici per 
via del maggiore impegno delle risorse 
hardware imposto da OS/2 che lo porte- 
rà a girare di preferenza su macchine più 
potenti di quelle necessarie a Windows, 
ed in un primo momento soprattutto su 
server e macchine analoghe. 

In conseguenza di queste previsioni 
sulla suddivisione del mercato le strate- 
gie della Borland per i prossimi anni, ha 
affermato esplicitamente Kahn, si con- 
centreranno esclusivamente e con forza 
SUI mondi DOS, Windows ed OS/2, La 
grande novità in questo proponimento 
consiste a mio avviso nella inaspettata 
rivalutazione di Windows come piatta- 
forma degna di attenzione commercia- 
le. Dò in effetti costituisce un ripensa- 
mento rispetto a quanto fino ad oggi era 
stato affermato dalla casa californiana. 


la quale vedeva Windows come una 
piattaforma priva di futuro, e dunque 
strategicamente poco interessante, per 
effetto congiunto della sovrapposizione 
con OS/2 e della difficoltà di sviluppo 
del software sotto di essa. Evidente- 
mente il recente rilascio da parte di 
Microsoft delle versioni di Windows 
specifiche per 80286 e per 80386, as- 
sieme ai ritardi di OS/2 ed alle differenti 
previsioni di diffusione di questo siste- 
ma operativo, hanno fatto modificare 
alla Borland le proprie valutazioni com- 
merciali inducendola a riprendere in 
considerazione lo sviluppo di applicazio- 
ni specifiche per Windows. 

Strategie di sviluppo 

Chiariti cosi gli ambiti di movimento 
delle strategie Borland, il punto succes- 
sivamente illustrato da Kahn è stalo 
quello riguardante i prodotti chiave che 
realizzeranno queste strategie. Anche 
qui, in seguito ad una analisi di mercato, 
la Borland si è data una meta ben 
precisa decidendo di concentrare i pro- 
pri sforzi esclusivamente in tre direzio- 
ni: spreadsheet, data base e linguaggi. 
Ovviamente i relativi prodotti chiave so- 
no rispettivamente Paradox, Quattro 
Pro e I linguaggi Turbo C e Turbo Pa- 
scal. Va notato che questa suddivisione 
non è solo una linea guida a livello 
formale ma è un'impostazione sostan- 
ziale: solo due giorni prima della confe- 
renza, infatti, la Borland aveva annuncia- 
to la propria riorganizzazione interna se- 
condo «linee di prodotto»: la nuova 
struttura aziendale prevede ora tre unità 
operative dedicate ciascuna ad uno di 
questi tre settori strategici. 

Obiettivo aziendale della Borland é far 
si che ciascuno dei tre prodotti chiave 


Platforms 


DOS Windows OS/2 

Unix 

Handheld 
Laptop s/ 
Desktop s/ 




W-station 


y/ 

v/ 




• fi LA MI' 


Le piallalorme 
hardware e software e 
le relative iniersetioni 


MCmicrocompuler n. 95 - aprile 1990 




THANK YOU. MH. KAHN' 


Sia ai primi tre posti nella graduatoria di 
mercato della propria categoria. Ma co- 
me intende essa raggiungere tale obiet- 
tivo? Mediante i seguenti fattori consi- 
derati altamente strategici: l’uso di 
quelle che Kahn chiama «core technolo- 
gy»; il supporto dell'architettura «Client- 
server»; l'applicazione del «Borland In- 
teroperability Model». Vediamo ciascun 
punto in dettaglio. 

Le «core technology» sono strumenti 
applicativi intermedi, riutilizzabili e con- 
divisibili da più prodotti finali, sviluppati 
airinterno della Borland da appositi 
gruppi e realizzali utilizzando strumenti 
di programmazione object oriented. 1 
prodotti principali di questa strategia. 
Illustrati nella slide contenente la Ferrari 
Testarossa, sono attualmente tre; la 
BGI (Borland Graphics Interface), il 
VROOMM (Virtual Real-time Object 
Oriented Memory Manager) ed il Para- 
dox Engine. Ciascuno di questi stru- 
menti rappresenta un singolo sforzo di 
sviluppo in uno specifico aspetto di un 
prodotto finale; ma nessuno dei tre é 
legato ad un prodotto specifico, anzi 
ciascuno può essere riutilizzato «cosi 
com'é» in qualsiasi altro prodotto. Ciò 
consente una modularità ad alto livello 
nello sviluppo del software che si tradu- 
ce direttamente in minori costi di svilup- 
po e maggiore flessibilità nella produzio- 
ne. Quattro Pro è attualmente l'unico 
prodotto ad usare contemporaneamen- 
te tutte e tre queste tecnologie: la BGI 
per effettuare le presentazioni grafiche, 
il Paradox Engine per interfacciarsi in 
modo nativo con gli archivi Paradox ed il 
VROOMM per gestire in modo ottimale 
la memoria fisica superando il limite dei 
640 Kbyte imposto dal DOS. 

Per quanto riguarda il supporto all'ar- 
chitettura «client-server» basata su 


Platform Focus 
DOS 

Windows 

OS/2 


SQL, la strada scelta dalla Borland è 
quella di non dedicarsi ai «back-end» 
ma solo ai «front-end»; ossia di occu- 
parsi deirSQL dal «lato utente» e non 
dal «lato macchina». Borland, ha detto 
Kahn. non intende commercializzare dei 
data server SQL mettendosi così in 
competizione con IBM, Oracle, Novell 
eccetera; mentre vuole supportare tutti 
questi produttori a livello di interfaccia- 
bilità con tutti i propri prodotti. Le pros- 
sime versioni di Paradox e Quattro Pro 
saranno pertanto in grado di interfac- 
ciarsi ad un SQL server e divenire un 
«cuscinetto» fra esso e l’utente per 
poter filtrare e post-elaborare i dati stes- 
si. Gli stessi linguaggi Turbo saranno 
dotati di funzioni di libreria, facenti parte 
di un apposito pacchetto di sviluppo che 
verrà rilasciato entro quest'anno, che 


Mission/^riticah^Application 


/fnteraction Bulld*K 


Paradox 

i Quattro Pro\ 

Database 

iSpreadeheet \ 

/ Engine 

Engine 


irovsno i dah aztemSak 


finali Alceniro 
agiscono molleplio 
loois m collaboraiione 


Corporate Data 

Borland Inter-operability 


permetteranno al programmatore di rea- 
lizzare applicazioni interattive interfac- 
ciabili ad un server SQL in modo diretto. 

Il «Borland Interoperability Model», 
rappresentato daH'immagine della pira- 
mide. schematizza la filosofia Borland 
de! software come strumento di sup- 
porto alle molteplici necessità di mani- 
polazione dei dati aziendali. In quest'ot- 
tica il software funge come cuscinetto 
a strati multipli fra i dati, posti alla base 
della piramide, e il software applicativo 
finale posto in cima ad essa e definito 
«Mission Criticai Application». Ciascu- 
no strato agisce secondo le proprie ca- 
ratteristiche a seconda delle particolari 
necessità applicative; quelli posti più 
verso la base sono ovviamente più di 
basso livello mentre quelli situati verso 
il vertice della piramide sono maggior- 
mente ad aito livello. Alcuni di essi, 
quali il Database Engine, sono già real- 
tà; gii altri sono in fase di sviluppo e 
verranno commercializzati in futuro. Il 
primo che sarà presentato sarà proba- 
bilmente lo Spreadsheet Engine che 
corrisponde al nucleo di Quattro Pro 
privato delle funzioni di interfaccia 
utente. LTnteraction Builder che com- 
pare verso la cima della piramide è un 
progetto assai ampio e sofisticato con- 
sistente fondamentalmente nella realiz- 
zazione di tutto un insieme di tool di 
sviluppo, del quale già fanno parte i 
linguaggi Turbo come strumenti di più 
basso livello e che dovrà comprendere 
anche uno o più 4GL basati sul model- 
lo «data-flow», i quali permetteranno 
alTutente di realizzare con poco sforzo 
applicazioni finali in grado di interfac- 
darsi direttamente agli Engine per fare 
effettuare loro le necessarie elaborazio- 
ni dei dati. 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


99 




THANIC VOU, MR KAHN' 


Le «core tecf’natogy' 
di Borland sono 
aiwalmenle la BGI, il 
VROOMM ed il 
Paradoit Engine 
L 'immagine della 
Ferrari rappresenta il 
Quattro Pro, il cui 

appunto 
• Teslarossan 



Prodotti nuovi e vecchi 

È dunque su questi mattoni, e se- 
guendo le idee enunciate poco fa, che 
Borland intende affrontare il mercato 
degli anni ’90. Lo fa, credo, partendo col 
piede giusto, e forte di una posizione 
attualmente predominante; non senza 
orgoglio, infatti, Kahn ha enunciato a 
questo punto del discorso i lusinghieri 
nsultati ottenuti dai tre prodotti chiave 
della sua azienda. E se Paradox è passa- 
to da una quota di mercato del 3% nel 
1987 ad una del 25% nel 1989 grazie 
alle sue eccellenti e sempre più impor- 
tanti capacità di funzionamento in rete. 
Quattro Pro, complice una campagna 
promozionale particolarmente aggressi- 
va nei confronti degli utenti di Lotus 1- 
2-3, ha venduto oltre centomila copie 


nei primi tre mesi di commercializzazio- 
ne vincendo inoltre tutte le prove a 
confronto pubblicate dalle riviste ameri- 
cane. Per non parlare ovviamente dei 
linguaggi Turbo, C e Pascal, del cui 
successo tutti siamo a conoscenza. 

Cosa resta fuori da questo sfavillante 
quadro? Principalmente il settore dei 
word processor, affrontato in passalo 
da Borland senza troppa convinzione 
con il pur valido Sprint. Ad una precisa 
domanda rivoltagli al termine della con- 
ferenza Kahn ha risposto esplicitamente 
che la Borland non intende entrare nel 
mercato dei word processor ritenendolo 
sovraffollato e poco redditizio. Ciò in 
pratica equivale a decretare ufficialmen- 
te l’ingloriosa morte di Sprint, comun- 
que attesa oramai da tempo. Ciò tutta- 
via non significa che la Borland non 


PC Software Market 



noto raocEssMa flzM» 


SPtCAOsrcrraiM 


OATJ«ASC <1An» 
LMeUWeSAMt 


J <7 Jt r .4 .V {> 


tenga in debito conto (e esigenze di 
elaborazione dei testi intese in senso 
più generale: secondo Kahn potremmo 
anzi aspettarci per il futuro un prodotto 
di tipo multimediale in grado di manipo- 
lare contemporaneamente lesti, imma- 
ginì-e dati; così come vedremo aumen- 
tare le capacità di manipolazione di testi 
già insite in altri prodotti quali Quattro 
Pro e Paradox. 

Anche nel campo dei linguaggi la con- 
centrazione dell'attenzione Borland su 
pochi prodotti chiave ha fatto le sue 
illustri vittime. Il fatto che Kahn abbia 
citato come strategici solo il Turbo C ed 
il Turbo Pascal, oltre ai relativi tool di 
supporto, non è un caso: proprio pochi 
giorni prima di questo incontro infatti, in 
due comunicati emessi a breve distanza 
di tempo l'uno dall'altro. Borland Inter- 
national aveva sommessamente annun- 
cialo di aver cessato la produzione ed il 
supporto di Turbo Prolog e Turbo Basic. 

I diritti di entrambi i prodotti sono stati 
restituiti agli originali produttori dei due 
linguaggi, i quali peraltro hanno afferma- 
to di voler continuare a commercializzar- 
li sotto il proprio nome. 

A proposito di linguaggi, Borland cre- 
de molto nella programmazione per og- 
getti, come lo stesso Kahn ha avuto 
modo di dire sia durante il suo discorso 
che rispondendo in seguito ad alcune 
domande; e nelle sue previsioni il mer- 
cato dei linguaggi in questo decennio 
sarà dominato dal C-M- e dal Pascal 
con oggetti, mentre il Basic andrà inve- 
ce gradualmente scomparendo Nell'oi- 
tica Borland i linguaggi non sono prodot- 
ti fini a se stessi ma vengono considera- 
ti dei tool che vanno ad integrare, com- 
pletandoli, gli altri strumenti più o meno 
ad alto livello con i quali l'utente può 
realizzare le proprie applicazioni finali In 
questa filosofia si inseriscono dunque 
gli annunci delle nuove versioni del Tur- 
bo C e del Turbo Pascal, attese per 
quest'anno, che ottemperano in modo 
più completo alle istanze della program- 
mazione orientata agli oggetti. Ed in 
questa ottica va anche valutato il recen- 
tissimo annuncio dei nuovi tool di sup- 
porto alla programmazione: un pacchet- 
to comprendente la versione 2.0 del- 
l'eccellente Turbo Debugger che sup- 
porta ora la programmazione OOP, la 
versione 2.0 del Turbo Assembler che 
supporta l'80486 in modo nativo ed il 
nuovo Turbo Profilar che permette di 
analizzare in dettaglio le prestazioni di 
un programma. Alla Borland è sicura- 
mente finita l'era dei <ilmguaggi per 
studenti» ed è cominciata seriamente 
quella dei linguaggi pensati come stru- 
menti di lavoro per lo sviluppo di appli- 
cazioni professionali. 

MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 




Quattro Pro 

■ Introduced: 10/89 
■l Won ©very major award/comparisor 
• 100,000+ copies 
by Dee 31 


BORI A so 



I dall commerciali salienli retativi a Quattro Pro e Paradox 


THANK YOU, MR. KAHN! 



Il mondo secondo Borland 

Questo paragrafo ha lo stesso titolo 
del breve «pezzo» cort cui, quattro mesi 
fa, scrissi del mio incontro con David 
Intersimone di Borland International in 
occasiorte della presentazione del Para- 
dox Engine {MC 91, pag. 68). E non a 
caso ho usato quel titolo: se infatti 
quella volta mi ero lascialo andare a 
considerazioni sulla filosofia Borland ba- 
sandomi su CIÒ che avevo letto tra le 
rghe dell’annuncio del Paradox Engine e 
sul colloquio con Intersimone, questa 
volta sono in grado di aggiustare il tiro 
inserendo nel mosaico i frammenti gen- 
tilmente forniti da Philippe Kahn. 

Il grande affresco che mi ero immagi- 
nato parlando con Intersimone si è rive- 
lato sostanzialmente corretto. Il mondo 
del futuro secondo Borland è roseo e 
fatto di database decentrati, di accessi 
concorrenti ai dati, di sistemi operativi 
multitask, di reti, di applicazioni standard 
indipendenti dalia piattaforma hardware 
che si interfacciano amabilmente l'un 
l'altra per scambiare dati sot- 
to qualsiasi forma e da qual- 
siasi provenienza. La chiave 
di tutto è rappresentata dalla 
slide della piramide, dove si 
vede un’intera gerarchia di 
tool specializzati agire in mo- 
do cooperativo sui dati azien- 
dali locali o remoti. La parola 
d’ordine è «concorrenza», in- 
tesa nel senso informatico di 
accesso simultaneo alle me- 
desime risorse. Già ora Quat- 
tro Pro, grazie al Paradox En- 
gine, è in grado di leggere 
direttamente ed m modo 
concorrente archivi di Para- 
dox; ciò significa che se qual- Lo siati 


cuno, magari da un’altra postazione in 
rete, cambia i dati nell’archivio, il mio 
spreadsheet cambia automaticamente. 
Nessuna necessità di import manuale 
dei dati o di ricalcolo esplicito; lo spread- 
sheet si modifica nell’istante in cui cam- 
biano i dati, e con esso gli eventuali 
grafici ad esso collegati. Al limite potrei 
vedere un istogramma prodotto da 
Quattro Pro modificarsi automaticamen- 
te sullo schermo nel momento in cui un 
operatore remoto abbia aggiornato i dati 
dalla sua workstation. Paradox Engine, 
uno dei tasselli sostanziali della Borland 
Interoperability, è uno degli strumenti 
che rende possìbile questo «miracolo». 
A questo proposito devo dire che fra i 
vari annunci più o meno accennati e 
futuribili fatti da Kahn mi é sembrato 
particolarmente interessante quello del 
rilascio entro un paio d’anni dello Spre- 
adsheet Engine, il quale si affianca con- 
cettualmente al Database Engine che 
appunto è già disponibile. La possibilità 
di realizzare applicazioni personali che 
includano, mediante semplici chiamate a 



funzioni di libreria, le funzionalità di uno 
spreadsheet potente come Quattro Pro 
è semplicemente fantastica e spalanca 
un orizzonte di potenzialità inimmagina- 
biti. E pensare che tutte queste applica- 
zioni possono essere fatte in modo da 
riflettere in tempo reale le modifiche 
apportate in modo concorrente ai dati, i 
quali magari sono addirittura prelevati da 
chissà quale sito remoto in modo traspa- 
rente via SQL server, fa vacillare anche 
la fantasia più sfrenata. 

Cood luck, Mr. Kahn! 

Sicuramente stiamo per vivere una ri- 
voluzione nel nostro modo di lavorare; la 
disponibilità di hardware sempre più po- 
tenti a prezzi sempre minori é una ten- 
denza che non accenna a diminuire e che 
porterà presto ad avere le potenzialità per 
gestire masse di dati enormi m tempi 
rapidissimi. Il software di oggi, peraltro, é 
largamente insufficiente per permettere 
un adeguato sfruttamento deli’hardware 
in arrivo, li software di domani ancora non 
esiste ma in parte è già stato 
pensato, ed è con tutta proba- 
bilità un qualcosa che esulerà 
da ciò che finora è stata l'e- 
sperienza comune. Il lucido 
modello immaginato dalla 
Borland è senz’altro estrema- 
mente accattivante. Forse é 
un po’ troppo ottimistico e le 
cose non andranno proprio 
cosi, però è piacevole pensa- 
re che c'è qualcuno che ce la 
sta mettendo tutta perché ciò 
accada. 

Che dire ancora? Solo po- 
che parole: grazie, Mr. Kahn. 
E buona fortuna. 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


101 




Corsodi 


I IN EDICOLA 



in autoistruzione 


•C STANDARD ANSI «TURBO C 
• QUICKC «INTRODUZIONE AL C++ 


Il C non è il linguaggio del futuro: è il lin- 
guaggio dei professionisti d'oggi. 
Compattezza, efficienza e portabilità, 
sono le caratteristiche che lo rendono fra 
i più potenti linguaggi in circolazione. 
Non è difficile da onrontare, ma è neces- 
sario apprenderlo bene per poterne 
sfruttare appieno le qualità. 

Corso di C è anzitutto comprensibile a 
tutti: presenta un Corso Base ed un Corso 
Esperti, per facilitare l'approccio e ap- 



profondire in seguito le proprie cono- 
scenze e la propria operatività. 

Ogni lezione è composta do una parte 
video, da una parte stampata e da pro- 
grammi esempio. 

La parte video introduce in modo interat- 
tivo i concetti della lezione e l'immediata 
operatività è possibile modificando i pro- 
grammi esempio che vengono presentati 
dettagliatamente. 

La parte relativa al Corso Esperti termina 
con un’introduzione al nuovo stato 
dell'arte della programmazione: il C++e 
la programmazione ad oggetti. 

Corso di C 

8 lezioni: 8 testi+8 dischi 
in fascicoli quindicinali. 


Accendi il tuo computer 
con la collana PC Master 




GRUPPO EDITORIAU 

JACKSON 



Dopo rapida conferma lessicale, 
gentilmente fornita dal secondo 
scaffale della mia libreria ed in 
particolare dal mio fido dizionario 
della lingua italiana, sono ancor più 
convinto che «estendere» ed 
«espandere» siano praticamente 
sinonimi. A guanto pare. però, 
questa sinonimia non rimane tale 
una volta trasportato il tutto sul 
vostro PC. e non semplicemente 
perché il vostro «tesaurus» 
contesta, ma solo quando la RAM 
non basta più e decidete di 
comprare una scheda aggiuntiva. 
Cosa fate: espandete o estendete 
la memoria del vostro computer? 
Eh. sì: é proprio un bel mistero... 



Memorìa estesa ed espansa 


di Giorgio Amane e Gabriele Romanzi 


Memorie, microprocessori 
e standard 

In questo articolo analizzeremo in 
quale modo è possibile incrementare la 
memoria nei computer operanti in am- 
biente MsOos e basati sui microproces- 
sori della famiglia Intel 80x86. alla luce 
dei recenti sviluppi sia nel campo dei 
microprocessori che del software scrit- 
to appositamente per sfruttarne le nuo- 
ve capacità. 

In generale la memoria di un compu- 
ter viene divisa in due distinte catego- 
he: memoria ROM (Read Only Memo- 
ry) e memoria RAM (Random Access 
Memory). 

Nella prima, a sola lettura, vengono 
memorizzati dal produttore del PC tutte 
le informazioni di base necessarie al 
funzionamento della macchina (ad 
esempio nei computer operanti con il 
S.O. MsDos in una memoria ROM è 
contenuto il BIOS, ovvero le routine di 
base per l'I/O). mentre nella seconda, 
accessibile sia in lettura che in scrittura 
da parte dell'utente, vengono memoriz- 
zati il programma ed i relativi dati. 

Mentre non è possibile (almeno per 
l'utente medio) andare ad espandere la 
memoria ROM. è possìbile invece 
aumentare la dimensione della memoria 
RAM in maniera abbastanza semplice, 
sia aggiungendo dei chip sulla piastra 
madre del PC (quando possibile) sia 


montando in uno degli slot una apposita 
scheda di espansione. 

Prima però di addentrarci nei dettagli 
tecnici di questa operazione vediamo 
quali sono i motivi che hanno portato a 
questo fabbisogno di memoria oltre 
quella normalmente disponibile in un 
PC. 

Quando i progettisti IBM decisero di 
fissare il limite massimo della memoria 
visibile dal DOS a 640K era l'anno 1 981 , 
ed allora un computer basato suH'8088 
con questa quantità di memoria RAM 
era una cosa da fantascienza: oggi la 
realtà del mondo dei personal computer 
è notevolmente differente, ed è già 
qualche anno che questo limite crea 
problemi di utilizzo, almeno per alcune 
categorie di programmi; i problemi non 
sono solo per I' utente, che ad esem- 
plo. vuole consultare un grosso databa- 
se, 0 vuole lavorare con uno spreadshe- 
et di dimensioni generose, ma lo sono 
soprattutto per i programmatori costret- 
ti a districarsi in complicati meccanismi 
di overlay e di swapping su disco per 
cercare di muoversi in quella gabbia che 
sono diventati i 640K. 

Ne consegue che i programmi sono 
diventati troppo lenti a causa dei fre- 
quenti accessi al disco che il program- 
ma deve compiere, sopratutto in fase di 
elaborazione; inoltre i produttori di soft- 
ware tendono sempre più verso l'utiliz- 


zo di interfacce utente grafiche che se 
da un lato semplificano la vita all'opera- 
tore dall'altro comportano un pesante 
utilizzo delle risorse della macchina. 

Nel 1983 quando si è cominciato ad 
usare il microprocessore 80286 nei 
computer di classe AT, si apriva la gros- 
sa possibilità di utilizzare il modo di 
funzionamento protetto di questo pro- 
cessore che permetteva di poter indiriz- 
zare 16 Mbyte conto 1Mbyte indirizzabi- 
le in modo reale dal suo predecessore 
(per quanto riguarda le modalità di lavo- 
ro reale e protetta fare riferimento al 
riquadro); peccato che i progettisti IN- 
TEL abbiano stilato le specifiche di que- 
sto microprocessore prima del vero e 
proprio «boomii deH'arcbitettura PC 
IBM (e quindi anche del DOS) che non 
è in grado di operare in questa modalità. 

Inoltre, sempre a causa della sua età 
di progetto fu prevista una istruzione 
macchina che permetteva il passaggio 
dal modo reale (emulazione 8086) al 
protetto, ma non il viceversa. 

Per cui il solo modo per poter sfrutta- 
re la memoria tndirizzabile dal nuovo 
microprocessore è quello di utilizzarla 
ad esempio come ram-disk o come 
printer spooler, e in ogni caso le mac- 
chine equipaggiate con il vecchio micro- 
processore non potevano essere in al- 
cun modo espanse. 

Cosi nel 1985 Lotus, Intel e Microsoft 


MCmicrocomputer n, 95 - aprile 1990 


103 


MEMORIA ESTESA ED ESPANSA 


Stilarono congiuntamente una serie di 
specifiche per la costruzione di schede 
di espansione di memoria adatte a qual- 
siasi tipo di microprocessore e che at- 
traverso un meccanismo di swapping 
permettevano a programmi progettati in 
modo tale da utilizzarla, la possibilità di 
accedere ad una memoria definita 
«espansa». 

Secondo le specifiche originali I' EMS 
3.0 {Expanded Memory Specifìcation, 
nome dato allo standard di espansione) 
permetteva alla suddetta categoria di 
programmi di operare con un massimo 
di 8 MB di memoria; ma le schede di 
espansione che arhvarono sul mercato 
utilizzarono una versione migliorata del- 
le specifiche EMS, la versione 3.2. 

Di li a qualche tempo AST, Ouadram 
e Ashton-Tate rilasciarono delle specifi- 
che per una versione Enhanced del na- 
scente standard EMS; si arrivò dunque 
a definire un EEMS (Enhanced Expan- 
ded Memory Specificalion). 

Infine nel 1987 di nuovo Lotus. Intel e 
Microsoft misero a punto delle specifi- 
che che includessero tutto ciò che fino 
ad allora era stato proposto e che con 


dei nuovi arricchimenti prese il nome di 
standard LIM/EEMS 4.0; tra le possibili- 
tà offerte da questo nuovo insieme di 
specifiche segnaliamo la possibilità di 
accedere ora fino ad un massimo di 32 
Mbyte di memoria espansa. 

Nel frattempo venivano proposte al- 
tre soluzioni hardware al problema della 
memoria che non hanno mai comunque 
raggiunto la fattibilità industriale; vi è 
solo da segnalare che il microprocesso- 
re 80386, che nel frattempo la Intel ha 
immesso sul mercato, permetterebbe 
l'indirizzamento di enormi quantità dì 
memoria ma che l'MsDos non consen- 
te a tutt’oggi di poter utilizzare. 

Memoria convenzionale, 
estesa ed espansa 

Abbiamo visto che il microprocessore 
8086 (e di conseguenza la sua versione 
con bus ridotto 8088) è in grado di 
indirizzare al massimo l Mbyte di me- 
moria: da cosa nasce quindi il limite dei 
640 Kbyte (memona convenzionale) e 
che fine fa la memoria rimanente instal- 
lata sul PC? 

I 384 Kbyte di 
memoria compresi 
tra 640K ed 1 M so- 
no riservati dal si- 
stema operativo 
per la memoria vi- 
deo, il BIOS ed al- 
tre sue funzionalità 
intrinseche e occu- 
pano questo setto- 
re di indirizzamen- 
to anche se la me- 
moria effettiva- 
mente installata 
sulla macchina è 
minore. 

Dove finisce 
questa zona di me- 
moria di 384 Kbyte 
(cioè al limite del 
primo mega) co- 
mincia la memoria 
estesa; fino a poco 
tempo fa questa 
memoria non veni- 
va sfruttata dalle 
applicazioni in 
quanto esse erano 
scritte per il micro- 
processore 8086 
che non poteva in- 
dirizzare più di un 
mega. 

Inoltre non esi- 
steva uno standard 
comune a tutti gli 
sviluppatori di soft- 
ware applicativo 
per accedere a 


questo tipo dì memoria: al contrario i 
microprocessori 80286 e 80386, quan- 
do operano in modo protetto, vi posso- 
no accedere. 

Il primo passo per l'utilizzo di questa 
memoria fu fatto con il Dos 3.0 che 
includeva un driver (il Vdisk.sys) che 
permetteva di vedere la memoria oltre il 
primo mega come un RAM-disk; un 
secondo tipo di driver, introdotto dalla 
Microsoft con t moduli Ramdrive e 
Smartdrive, sfruttava l'interrupt 15H 
(funzione 88H) per allocare la memoria 
estesa a più programmi in maniera top- 
down (ovvero dagli indirizi maggiori a 
quelli minori) incompatibile con quello 
bottom-up utilizzato dal Vdisk.sys. 

Nel luglio del 1988 Lotus, Intel, AST e 
Microsoft congiuntamente stilarono la 
Extended Memory Specification 2.x 
(XMS) che portò alla realizzazione del 
driver Himem.sys in grado di allocare, 
muovere e rilasciare parti di memona 
estesa: questo driver é inoltre compati- 
bile con il Vdisk.sys del Dos 4.00. 

Alcuni grandi produttori di software, 
come la Lotus con il nuovo 1-2-3 vereio- 
ne 3, hanno realizzato dei programmi 
che possono girare solo su macchine 
con 80286 o 80386 e che sfruttano un 
«Dos extender» interno, in grado di far 
vedere al programma tutta la RAM pre- 
sente nella macchina: questi driver non 
possono essere comunque utilizzati dal 
Dos per accedere alla memoria estesa 
ma sono specifici deH'applicativo. 

Si tratta comunque di una serie di 
«palliativi» per ovviare alle carenze del 
Dos; con l'OS/2 e la sua capacità di 
sfruttare il modo protetto di funziona- 
mento dei microprocessori la barriera 
dei 640 Kbyte viene finalmente infranta 
e tutta la memoria è liberamente indinz- 
zabile. 

A causa della mancanza di uno stan- 
dard preciso per sfruttare questo tipo di 
memoria i produttori di software hanno 
spesso scritto programmi che sfruttava- 
no la memoria espansa piuttosto che la 
estesa; sono stati quindi sviluppati dei 
driver che permettono di emulare la 
memoria espansa tramite l’estesa. 

Vediamo ora come opera la memoria 
espansa, l'unica sfruttabile da macchine 
dotate di 8086 e quindi in grado di 
lavorare nel solo modo reale; abbiamo 
visto che da un accordo tra le maggiori 
case produttrici è scaturita la specifica 
LIM/EEMS 4.0. tramite la quale un pro- 
gramma (se scritto per sfruttarne le 
caratteristiche di allocazione e dealloca- 
zione) può accedere fino a 32 Mbyte di 
memoria per la memorizzazione dei 
dati. 

Per accedere alla memoria oltre il 
primo mega viene adottata una tecnica 
di paginazione (dall'inglese «paging») 


Schema della memoria espansa 



104 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


MEMORIA ESTESA EO ESPANSA 



che Utilizza 64 Kbyie di memoria map- 
pati nel pnmo Mbyte come «finestra» 
per indirizzare la restante parte di me- 
moria sempre a «pezzi» di 64 Kbyte la 
volta. I 64 Kbyte fanno parte dei 384 
Kbyte che abbiamo visto prima utilizzati 
dal sistema operativo per la gestione 
della macchina. Per poter operare, il 
sistema di gestione della memoria 
espansa necessita di una parte softwa- 
re (il device driver vero e proprio) e di 
una hardware (i registri di selezione del 
banco a cui si deve accedere); il softwa- 
re è il cosiddetto Expanded Memory 
Manager (EMM) che a sua volta control- 
la la parte hardware. 

I 64 Kbyte necessari all'indirizzamen- 
to della memoria espansa sono uno 
spazio contiguo (vedi schema della pagi- 
na a fronte) accessibile in 4 (o 12) 
pagine di 16 Kbyte ciascuna; un pro- 
gramma può comunicare con la EMM 
tramite una chiamata di interrupt (67H) 
e gli viene ritornato un «handle» (valore 
intero) che serve alle successive chia- 
mate per identificare il blocco di pagine 
logiche su cui operare. 

La specifica LIM/EEMS 4,0 definisce 
più di 30 funzioni per il controllo della 
memona espansa. 

/ diversi tipi di chip di memoria 

I chip di memoria che vengono usati 
attualmente sono di tipo DRAM (Dyna- 
mic RAM), la cui stmttura interna è 


relativamente semplice; esse ottengo- 
no la funzione di memoria basandosi 
sulle caratteristiche del transistor; que- 
sto porta dei vantaggi strutturali enormi, 
per il fatto che ogni singola cella di 
memoria è formata da un solo compo- 
nente elettronico fattore questo che 
permette integrazioni notevoli. 

Con le attuali tecnologie si riescono a 
produrre in serie chip (dalle dimensioni 
di circa 1 cm quadrato) con 1 milione di 
componenti, e quindi memorie da 1 
Mbit, ma già sono in fase avanzata di 
produzione chip da 4 megabit e si pre- 
vede nel 1995 di essere in grado di 
produrre memorie da 16 megabit. 

Attualmente le memorie vengono 
prodotte e vendute principalmente in 
tre formati, anche se in realtà ne esisto- 
no anche altri destinati ad applicazioni 
particolari; questi formali sono: SIMM, 
SIP, DIP. 

Vediamo di descriverli brevemente 
iniziando dai DIP (Dual In-line Package) 
che sono i classici contenitori che vedia- 
mo quasi quotidianamente in ogni di- 
spositivo elettronico (uno scatolino pla- 
stico con 7 0 8 piedini per lato); essi 
sono anche i più economici ed oggi si 
riescono a produrre espansioni di un 
megabyte con prezzi intorno alle 
200.000- 250.000 (i formati più usati 
sono quelli da 256 Kbit e da 1 Mbit). 

I SIP (Single In-line Package) non so- 
no altro che un piccolo circuito stampa- 
to su cui sono assemblati 9 chip del tipo 


a montaggio superficiale (SMD) e che, 
tramite una serie di piedini disposti su 
un lato dello stampato, possono essere 
inseriti in apposito connettore sulla pia- 
stra madre del computer o sulla scheda 
di espansione. I SIMM (Single In-line 
Memory Modula) sono molto simili ai 
SIP. ma ne differiscono per il tipo di 
contatti che ne permette il collegamen- 
to che in questo caso assomiglia molto 
a quelli di una scheda di espansione. 

Dei tre tipi che abbiamo considerato 
questi ultimi sono i più costosi, ma 
sono anche quelli che permettono all'u- 
tente inesperto di non commettere er- 
rori nell'inserimento della memoria nel 
posto dove essa va allocata. 

Inoltre i SIMM permettono un facile 
passaggio da un tipo ad un altro di 
maggiore capacità. 

Parametri di scelta delle schede 

Come sempre è estremamente diffi- 
cile definire qual é la scheda migliore 
esistente sul mercato, poiché «miglio- 
re» è un concetto soggettivo; possiamo 
però soffermarci ad analizzare quali so- 
no le caratteristiche che dovrebbero es- 
sere prese in considerazione per poter 
decidere quale è la categoria di prodotto 
su cui indirizzarsi; questo potrà esserci 
utile almeno per restringere il campo 
delle scelte possibili. 

Una prima scelta riguarda il tipo di 
memoria che si vuole installare, se 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


105 


MEMORIA ESTESA ED ESPANSA 


Modo reale e modo protetto 


Un microprocessore ha bisogno, per po- 
ter operare, di una zona di memoria in cui 
tenere il programma ed i suoi dati. 

Nel caso in cui un solo utente faccia 
girare un solo programma sul PC non a 
sono eccessivi problemi di gestione della 
memoria, in quanto essa 6 completamen- 
te disponibile per il microprocessore (a 
meno di zone riservate al sistema opera- 
tivo). 

La situazione si complica quando l'uten- 
te vuole far eseguire più programmi con- 
temporaneamente (o più utenti richiedono 
l'utilizzo di più programmi): in questo caso 
infatti per nessun motivo uno dei program- 
mi può invadere una zona di memoria 
assegnata ad un altro dal sistema operati- 
vo (che in questo caso deve essere stato 
progettato per gestire il «multilaskings). 

Mentre il microprocessore Intel 8086 (e 
8083) fu progettato per operare in ambien- 
te tipicamente monoutente e «monota- 
skirìg», a partire dal 80286 fu introdotta 
una nuova architettura che permetteva, in 
hardware, di prote^ere le zone di lavoro 
dei vari programmi; fu introdotto così il 
«modo protetto» di funzionamento del mi- 
croprocessore contrapposto al «modo rea- 
le» del 8086. 

In ogni caso, per compatibilità verso il 
basso, il microprocessore 80286 fu pro- 
gettato per lavorare in entrambi i modi, 
arrche se il suo modo reale à un'emulazio- 
ne di quello del 8086. 

Sfortunatamente quest'ultimo micropro- 
cessore fu progettato prima dell'afferma- 
zione sul mercato del S.O. MsDos, per cui 
non fu prevista la possibilità di poter pas- 
sare dal modo di funzionamento reale a 
quello protetto. 

Inoltre nel funzionamento reale del 
80286 vengono a cadere tutta una sene di 
meccanismi di controllo e di protezione 
della memoria tipici del modo di funziona- 


mento protetto, cosa che ha poi limitato 
anche le possibilità dell'OS/2 realizzato ba- 
sandosi su questo microprocessore. 

Nel progettare il suo successore, il mi- 
croprocessore 80386, si è tenuto conto di 
questo problema: è stato quindi previsto 
un terzo modo di funzionamento denomi- 
nato "8086 virtuale» che permette di ge- 
stire più sessioni di emulazione 8086 (in 
modo virtuale) ognuna protetta dall'altra e 
con un proprio spazio di indirizzamento. 

Un programma che giri in una di queste 
sessioni, in modalità MsDos, vede la me- 
moria esattamente come se stesse giran- 
do su un PC dotato di 6086 (addirittura è 
possibile installare vari TSR nelle opportu- 
ne zone di memoria e se una delle sessio- 
ni entra in una situazione di blocco le altre 
non ne risentono e non è necessario re- 
settare la macchina): è il 80386 che con 
propri meccanismi hardware si preoccupa 
di gestire questi «PC virtuali» che operano 
concorrentemente, preoccupandosi inoltre 
di ottimizzare l'uso della memoria, ad 
esempio spostando dinamicamente i pro- 
grammi da una zona all'altra in maniera a 
loro del tutto trasparente. 

La protezione assicurata dal micropro- 
cessore alle varie sessioni consiste nella 
generazione di un opportuno interrupt (e 
relativa routine di gestione) nel caso in cui 
uno dei programmi tenti di accedere ad 
una locazione di memoria oltre i limiti a lui 
assegnati dal S.O. 

Esistono due categorìe di istruzioni, pro- 
tette gerarchicamente, per la gestione del- 
le allocazioni di memoria ai vari program- 
mi: ad un livello più alto una parte del 
S.O. denominata «supervisore» assegna ai 
vari task le opportune zone di memoria 
entro cui operare. 

Il controllo passa quindi al programma 
vero e proprio che opera sui dati nell'ambi- 
to della zona di memoria assegnatagli. 


«estesa» o «espansa»; questa distinzio- 
ne segue da due diversi tipi di conside- 
razioni, una di carattere software ed una 
di carattere hardware. 

Per ciò che concerne l'hardware è 
OVVIO che avendo a disposizione un PC 
equipaggiato con un 8088 o 8086 non si 
potrà che scegliere una scheda di me- 
moria espansa, mentre se si dispone di 
un PC dotato di un microprocessore più 
evoluto come i vari 80286, 80386 o 
80486, si dovranno ricercare altri para- 
metri di scelta. 

Uno di questi riguarda il tipo di siste- 
ma operativo con cui la macchina deve 
operare: se si utilizza un S.O, multita- 
sking. operante quindi in modo protetto, 
sarà necessaria una scheda di memoria 
estesa (esempi di questo tipo sono 
UNIX. XENIX, OS/2, etc.) ed in questo 
caso sarà dei tutto inutilizzabile la me- 
moria espansa. 


Rimane quindi il caso, che poi rappre- 
senta la fetta più consistente del parco 
macchine installato, di PC basati su 
processori «evoluti», ma operanti in am- 
biente operativo MsDos (caso in cui 
entrambi i tipi di memoria potrebbero 
essere utilizzati); a questo proposito oc- 
corre tener presente due fattori impor- 
tanti: in primo luogo i programmi attual- 
mente disponibili permettono di utilizza- 
re quasi esclusivamente memoria 
espansa, in secondo luogo vengono 
prodotte delle schede multistandard in 
cui è possibile partizionare la memoria 
installata in due parti, una estesa ed una 
espansa. In questa caso entrano in gio- 
co altri parametri di scelta: uno di questi 
è senz'altro il tipo di chip che può 
essere montato sulla scheda di memo- 
ria. di cui occorre valutare la reperibiltà 
ed il relativo prezzo. 

Come abbiamo accennato in prece- 


denza, un modulo SIMM costa abba- 
stanza di più dei chip DIR di equivalente 
capacità; inoltre non è secondano il 
fatto che un modulo SIMM è oggettiva- 
mente più facile da inserire sulla scheda 
che non un modulo StP. 

Alcuni costruttori hanno pensato, vi- 
sta anche la relativa semplicità realizza- 
tiva, di inserire nelle loro schede di 
memona delle porte di comunicazione, 
parallele e/o seriali, che permettano all' 
utente di realizzare un discreto rispar- 
mio nei numero degli slot occupati. 

Ultimamente poi sono comparse sul 
mercato delle schede che hanno la pos- 
sibilità di essere configurate via softwa- 
re, evitando quindi aH'utente, specie se 
inesperto, di perdersi in dozzine di com- 
binazioni differenti dei molteplici switch 
e jumper altrimenti presenti su di esse; 
un apposito programma si occupa di 
sellare il tipo di configurazione deside- 
rata nella memoria non volatile del soli- 
to «chippone» che governa il tutto. 

Una cosa di cui spesso non si tiene 
conto nel valutare le prestazioni di un 
PC è il fatto che il bus di espansione 
lavora ad una frequenza di clock di 8 
MHz ed a questa restrizione sono vinco- 
late anche le schede di memoria che vi 
si inseriscono; un modo per ovviare a 
ciò è di adonare deile schede speciali 
prodotte dai costruttori delle piastre ma- 
dri (più costose e di progetto diverso da 
produttore a produttore) che, inserite su 
uno slot non standard, permenono di 
lavorare alla stessa velocità di quelle 
montate sulla piastra madre. 

Un'ultima ovvia considerazione riguar- 
do i parametri di scelta va fatta sul tipo 
di software fornito a corredo della sche- 
da: si può facilmente intuire come uno 
spooler di stampa o un sistema di me- 
mory-caching progettato direttamente 
dalla casa produttrice non possa che 
dare i risultati migliori. 

Conclusioni 

I prezzi delle memone stanno scen- 
dendo e sono sempre più frequenti le 
macchine fornite di serie con più di un 
mega di RAM sulla piastra madre, spe- 
cie quelle basate sui microprocessori 
80386 e 80486. 

Per questa categoria di macchine é 
consigliato l'utilizzo di sistemi operativi 
evoluti (quali l'OS/2 o lo Unix) e quindi 
della memoria estesa: se invece si vuo- 
le continuare ad utilizzare il Dos si deve 
utilizzare la memoria espansa a meno di 
non dover lavorare con prodotti dell'ulti- 
ma generazione (quali il Lotus 3.0 e il 
Quattro Pro) che utilizzano dei propri 
metodi di indirizzamento per poter sfrut- 
tare l'eventuale memoria presente. 


106 


MCmicrocomputer n. 95 • aprile 1990 




OrZ COMPUTEB 


High Speed 

High Performance Laptop 

Il primo portatile totalmente compatibile IBM® & Toshiba® 


80286 6/12 MHz Clock 
1.44 MB S'A" Floppy Drive 
RAM 1/5 MB 
20/30/40 MB Hard disk 
640x400 EGA resolution 
4 gray scale plasma Display 


80386 SX-16 

1.44 MB Z'h" Floppy Drive 
RAM 1/5 MB 
20/30/40 MB Hard disk 
640x400 EGA resolution 
4 gray scale plasma Display 


PER ULTERIORI INFORMAZIONI SULLA GAMMA COMPLETA CONTAHATE: 
GERMAN GROUP s.r.l. - REGGIO EMILIA - Tei. 0522/558820 (r.o.) - Fqk 0522/552513 



Apple Macintosh II ci 

di Raffaello De Masi 


N ella seconda metà degli anni 
'60. ero speranzoso studente 
universitario, ho svolto l'unica 
vera attività sportiva della mia vita (oggi 
pratico il tiro a segno, ma questo, come 
il golf e qualche altro, ha di sportivo, 
come agonismo, molto, ma come attivi- 
tà fisica, davvero poco; serve solo a 
illudersi che abbiamo fatto tutto il possi- 
bile per mantenere basso il livello di 
colesterolo nelle arterie, quando invece 
faremo bene ad abbattere ogni mattina, 
ad accettate, almeno tre faggi secolari, 
col permesso del VWFi; attività che. 
come ben sa chi mi legge da un poco di 
tempo sulla rivista, cerco di sfoggiare 
ogni volta che posso, visto che allora, e 
forse anche oggi, faceva molto «inu. 
Correvamo in pista e nelle gare in salita 
con macchine della serie 2000 (una 
Correrà 6, all'inizio, poi una Ferrari 206. 
e infine con una Carrara 8. che richiede- 


va un «manicoii davvero di quelli buoni, 
manico che. per la verità, non credo di 
avere mai posseduto). 

La cosa più piacevole era che in tutto 
questo a si poteva vantare di aver lotta- 
to (ma quando mai!), gomito a gomito, 
con i più famosi piloti di allora, come 
Rindt. Parkes. Rodriguez. Vaccarella. 
Surtees; avevo perfino un buon amico, 
in queste alte sfere, e stranamente era 
un tedesco, con una carica di umanità e 
di gioia di vivere da far invidia a un 
siciliano. Vie Elford, specialista in gare di 
durata. 

Grazie alla cortesia di un amico le alla 
sua disgrazia, visto che cadde e si frat- 
turò il tallone) potei addirittura parteci- 
pare con una Ferrari LM a una Targa 
Fiorio. 

Di allora ricordo soprattutto i prototipi 
Ferrari e Ford, per quanto durò questa 
meteora nel campo delle competizioni 


Sport; c'erano le potentissime GT40. 
ma io non avevo occhi che per le Ferra- 
ri. le 4400 275P2 ma soprattutto le 
bellissime 330P3 e P4. che ingaggiaro- 
no. queste ultime, una furibonda lotta 
con le Ford in due epiche Le Mans. 

Oggi, a quarant'anni, corro con i cal- 
colatori. e proprio per essere sempre 
stato fedele a una insegna, corro quasi 
sempre con i Macintosh. Ma, come 
allora mi capitava in pista di guidare la 
mia velocissima 206 e di vedermi sor- 
passato in tromba da un prototipo con 
salute da vendere (con tanto di risuc- 
chio, come succede talvolta in autostra- 
da quando un antif emano In 164 mi 
supera alla guida della mia MiniDiesel). 
cosi mi sono sentito quando, accanto al 
mio portatile Mac. che pure è un vanto 
di tecnologia, ho sistemato la belva, il II 
a di questa prova; certo che di salute 
non ne basta mai! 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1 990 



PROVA 

APPLE MACINTOSH II CI 


La macchina 

Presentato ufficialmente nell'ottobre 
'89 Macintosh ci, il n. 4 in ordine di 
apparizione della serie II (lo hanno pre- 
ceduto il II, capostipite, il II x e il ex), 
non differisce molto nella forma, da 
quest'ultimo; si tratta del ben noto pa- 
rallelepipedo di color grigio «argento», 
di formato più piccolo rispetto alla ver- 
sione originaria II; grazie alla filosofia 
«aperta» di questa serie esso viene 
fornito senza monitor, anche se. a diffe- 
renza dei predecessori, la scheda video 
é già incorporata. 

La configurazione di base è formata 
dall'unità centrale, dal monitor (che, se 
Apple, può essere da 12" monocromati- 
co, da 13" RGB e il nuovo verticale da 
15": i primi due visualizzano fino a 256 
livelli di colore-grigio, e hanno risoluzio- 
ne di 640 x480 pixel, il terzo ha come 
tetto 16 livelli di grigio e 640x870 pixe- 
I). dalla tastiera che può essere normale 
0 estesa (in quest'ultimo caso incorpora 
anche i tasti funzione), dal mouse, dai 
cavi di connessione e dalla manualistica 
di sistema e da HyperCard, l’applicativo 
fornito assieme a tutte le macchine 
della serie. L’installazione è piuttosto 
semplice, visto che si tratta solo di 
inserire una serie di cavi che hanno 


Macintosh II cl 


Distibutore: 

Apple Macintosh II ci 
Apple Computer, s.p.a. 

Via Rivoltana, 8 
20090 Sagrate IMI! 

Prezzi UVA esclusal: 

Macchina di base: 

Processore Motorola MC 68030 
clock 2S.0 MHz 


S12 K. 


Rom 


FIppy drive DSHD 1,4 Mb 
I Hd 80 Mb nominali schede vi 
rata con tastiera normale 


monitor colore 13" 
monitor veri b/n 
espansione mem. 4 


eo incorpo- 
■ J3.400.000 
13.500.000 
600.000 


posizioni obbligate {l'unica perplessità 
può sorgere dalla configurazione del Nu- 
Bus. ma non si tratta di difficoltà hard- 
ware, si tratta solo di decidere i collega- 
menti più comodi e funzionali), Il siste- 
ma, piuttosto compatto, anche in rela- 
zione alla potenza che sviluppa, é con- 
servato nella classica scatola Apple di 
cartone bianco ondulato, con tanto di 
logo sparsi un po’ dappertutto, che con- 


tiene, oltre l’unità centrale, «tenuta» da 
una serie di blocchr sagomati di polisti- 
rolo espanso, due scatole oblunghe, la 
prima contenente la tastiera, la seconda 
la manualistica e il software di sistema, 
ii mouse, la solita serie di fogli volanti, 
gli adesivi Apple (ormai quotati sul mer- 
cato delle pulci), i cavi e il pulsante- 
interruttore da programmatore- 

la macchina 

L'unità di base è un parallelepipedo 
ben squadrato delle dimensioni di 
140x302x365 mm, e pesa solo 6,2 kg 
(meno quindi del portatile, ma bisogna 
considerare che si tratta della sola unità 
centrale, senza video, tastiera e am- 
mennicoli vari): l'unita é percorsa dalle 
tipiche scanalature della linea Apple, 
che solo in parte sul lato sinistro, servo- 
no all’aerazione dell’Interno- Sul frontale 
ci sono tre spie (alimentazione e funzio- 
namento dei drive) e la fessura di inseri- 
mento de! drive da 3" 1/2 che, sulla 
destra ha il solito forellino per l’espulsio- 
ne forzata del dischetto. In basso a 
sinistra c'è la sigla marca-modello; in 
pratica niente di molto diverso da quello 
che abbiamo già visto sul ex. 

Il lato sinistro e il destro sono privi di 
caratteristiche particolari, tranne che il 



MCmicfocomputer n, 95 - aprile 1990 


109 




PROVA 


APPLE MACINTOSH II Cl 


Macintosh llfx 


pftmo possiede quattro fessure su cui è 
possibile spostare i piedini per appog- 
giare la macchina di lato. Il lato posterio- 
re possiede 1 ^ porte preassemblate e 3 
da configurare e attrezzare; nell'ordine, 
da sinistra in alto, abbiamo le due prese 
di alimentazione (principale e monitor, 
in cascata), il pulsante di spegnimento 
(di soccorso; come tutta la sene II. 
anche questo ci si accende e spegne 
via software), una interfaccia per unità 
disco esterna, la porta SCSI, la porta 
video, due porte seriali RS-232/RS-422 
dedicate alla stampante e al modem, la 
porta jack audio e le due porte Apple 
Desktop Bus. cui collegare, eventual- 
mente, direttamente mouse e tastiera. 
Sopra queste porte ci sono, coperte da 
lamine di plastica inserite a scatto, le tre 
aperture per le eventuali schede di con- 
nessione interna 

All’interno si accede allentando una 
piccola vite a croce integrata nel coper- 
chio. e sollevando questo parzialmente 
inernierato sulla parete anteriore. All'In- 
terno ci troviamo di fronte a un miracolo 
di perfezione e d'ordine, tutta la compo- 
nentistica è raggruppata su una mother- 
board dello stesso ingombro della mac- 
china, che poi supporta, a mensola, 
dietro il blocco di alimentazione e da- 
vanti le memorie di massa nell'esem- 
plare da noi provato di marca Quantum, 
e sistemale a incastro con un sistema 
simile a quello visto nel portatile. La 
piastra di base, come dicevamo di note- 
vole ingombro, presenta dal fronte ver- 


Con una sene di notizie prima mormora- 
te, poi con un incontro nservato alla stam- 
pa tecnica, quindi finalmente con un an- 
nuncio ufficiale il 19 marzo, Apple, a di- 
stanza di soli S mesi dal lancio di ci. lancia 
sul mercato Macintosh llfx. 

Si tratta di una macchina ad alta veloci- 
tà, altamente ingegnerizzata. concepita per 
utenti che richiedono, ancora di più del ci, 
il massimo delle prestazioni 

A queste prestazioni da superman fx 
giunge col «solito» microprocessore 
68030. ma con clock a 40 MHz, sebbene 
la macchina disponga di un sottosisiema 
cache di 32 K di Ram statica e di un 
coprocessore matematico m virgola mobi- 
le sbaglierebbe chi potrebbe pensare al 
modello fx come ad un ci ancora più esa- 
sperato 

Il miglioramento totale dell'efficienza e 
delle prestazioni è stato ottenuto da parte 
dei progettisti della Apple intervenendo 
suH'architettura stessa del completa siste- 
ma; in questa macchina, per la pnma vol- 
ta, vengono utilizzali processori dedicali 
alle operazioni di I/O: questa componenti- 
stica, di tipo ABIC, customizzata e specia- 
lizzata per le operazioni cui è dedicata, 
aumenta l'efficienza del sistema svincolan- 
do Il microprocessore centrale da tutte le 
operazioni di Input-Output di basso livello, 
come gestione dell'Apple Desktop Bus, 
lettura dei floppy disk e delle pone seriali, 
e attraverso un controller dedicalo DMA, 
le prestazioni del bus SCSI. 

Fornito di sene dei «soliti» 4 Mbyte di 
memoria centrale, è espandibile fino a 8 
Mb (e fino a 128. quando saranno disponi- 



bili I SIMM provvisti di chip DRAM ad alta 
densità). Sono presenti 6 slot di espansio- 
ne (quindi viene utilizzato lo stesso cabinet 
dei Macintosh II e llx) del tipo NuBus, 
che. per la pnma volta, sono gestite da un 
Processor Direct Slot, una interfaccia diret- 
ta ad alta velocità 

Secondo una filosofia inaugurata nel ci e 
qui presente una ROM (su SIMM) di 512 
Kb, espandibile, che supera le limitazioni 
delle ROM fisse dei precedenti sistemi, in 
ROM sono presenti la. gestione di indiriz- 
zamento a 32 bit, l'HFS, e il blocco Quick- 
Draw a 32 bit per la gestione anche del 
colore. 

Una particolarità è la ventola, a velocità 
variabile, per ndurre la rumorosità operati- 
va, già bassa, del sistema. 

Circa il NuBus. ancora, vero punto di 
forza di questa architettura, si dispone di 
un bus di indirizzamento In multiplexer, 
con un bus dati su singolo connettore a 
96 pin; ricordiamo che NuBus è autoconfi- 
gurante, e le schede aggiuntive possono 
essere quindi inserite In uno qualsiasi de- 
gli slot liberi, senza dover ricorrere a set- 
taggio di dip-swilch o lumper su scheda p 

Il data transfer rate, su questa architet- 
tura, ricordiamo è di 37,5 Mb al secondo 

Apple ha realizzato, per questa macchi- 
na, una nuova versione del System, qui 
definito 6.0.5, in attesa del 7 0. che arrive- 
rà non prima dell'estate 

Contemporaneamente aH’uscila della 
macchina, Apple, secondo una politica 
davvero encomiabile, offre per i possesso- 
ri di tutti I Macintosh II e llx, la possibilità 


so il retro, la serie di slot destinata alle 
Ram (nel nostro esemplare in quantità 
di 4 M. espandibili a 8|, e. subito dietro, 
li coprocessore matematico. A destra 
degli slot delle RAM. ci sono i quattro 
chip della ROM. e, dietro. Il controller 
della memoria. Giusto al centro della 
piastra c'è lo zoccolo SIMM per even- 
tuali nuove ROM aggiuntive, con a de- 
stra il connettore per memorie cache, a 
sinistra I tre slot NuBus disponibili. Il 
microprocessore Motorola MC68030 é 
alloggiato in un piccolo spazio tra me- 
morie di massa e gruppo di alimentazio- 
ne che, lo ricordiamo, é completamente 
chiuso in una scatola di alluminio accu- 
ratamente avvitata. 

Architettura già vista sul ex; ben col- 
laudata e su cui è facile intervenire per 
le riparazioni, lascia sufficiente spazio 
per schede di espansione, anche per- 
ché la scheda video è già integrata nel 
sistema. Il resto della componentistica 
è già noto, come la tastiera, quella già 
presente su tutta la sene fin dalI'SE, il 
mouse, anch'esso inaugurato con quel- 


110 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 



m 



di Upgrading delle schede logiche. | 

Con una spesa di 4.3 o 4.7 milioni dt lire 
è possibile sostituire la vecchia scheda I 
con quella del nuovo llfx Inspettivamente | 
con 4 MB RAM e 4 MB RAM piu drive da 
1.44 MB), scheda che incorpora tutta la I 
comporrentistica di questa macchina, ad 
esclusione delle schede e delle memorie ' 
di massa 

Ancora, nspettivamente nell'aprile e nel I 
giugno ‘90. saranno disponibili tre nuove 1 
schede video: la 4/8. la 8/24 e la 8/2400 ' 

La prima consente di visualiuare fino a | 
256 colon o livelli di grigio ed è pratica- 
mente equivalente alla attuale scheda a 8 
bit. 

La seconda supera questa soglia, per- 
mettendo di visualizzare sullo schermo 
l’intera tavolozza simultaneamente <16 7 
milioni di colon) 

La terza vanta la presenza di un micro- 
processore Am 29000 in tecnologia RISC, 
che esegue ad alta velocità le istruzioni 
QuickDraw, liberando la CPU centrale da 
questo compito e consentendo alle appli- 
cazioni di aumentare le loro prestazioni da 
5 a 30 voKe rispetto alla velocità normale I 
del Macintosh 

La vera innovazione di queste schede é | 
che sono autoconfiguranti e supportano i 
tutti I monitor Apple, con una risoluzione ' 
fino a 1156x870 punti. 

In unione a questa scheda i normali 
monitor 12" monocromatico e 13" RGB 
visualizzano 640x480 pixel, il 15" mono- 
cromatico verticale (A4) visualizza 870x640 
pixel e il doppia pagina monocromatico 
(A3) 1156x870 punti. 


la serie e molto più efficiente e scorre- 
vole del precedente. 

Mac e il mondo esterno 

Le comunicazioni con l'esterno sono 
assicurate da una serie di porte e bus 
ormai standard nella filosofia di questa 
macchina. Il più originale dei collega- 
menti con le periferiche é senz'altro 
l'Apple Desktop Bus; si tratta di una 
serie di porte che possono essere col- 
legate in serie e parallelo, che consen- 
tono di collegare alia macchina appa- 
recchiature secondarie progettate se- 
condo le richieste di questa specifica. 
Dietro la macchina sono presenti due 
porte perfettamente eguali e altre due 
sono sistemate sulla tastiera: con que- 
sto sistema è possibile interconnettere 
fino a 6 periferiche diverse (mouse, 
tavolette, penne ottiche, trackball, ta- 
stiere aggiuntive, e cosi via) sfruttando 
l’alimentazione fornita dalla rete stessa. 
Il vantaggio di questo standard è che 
non esiste una gerarchia di lettura delle 



Ls pano posieriote. con le fenioie tìi aoramone. l'alimentazione a cascala per il vdeo. l’inierrutiore generalo 
e le diverse prese. 


MCmicrocompuler n, 95 - aprile 1990 



PROVA 

APPLE MACINTOSH li CI 


periferiche ma esse vengono lette cicli- 
camente a una velocità tale da essere 
pressoché contemporanee per l'utente. 

Il ci ha una porta video incorporata, 
con componentistica direttamente inte- 
grata nella piastra madre. Essa funzio- 
na con I seguenti monitor: 

• monocromatico HR Apple 

• RGB HR Applecolor 

• cosiddetto monitor verticale Appfe. 
Tutti i monitor riservano sulla Ram 

una porzione di memoria destinata alla 
gestione del video. Inoltre l'identifica- 
zione del tipo di video é del tutto auto- 
matica. 

Il ci possiede inoltre 3 slot di espan- 
sione, ognuno dei quali costituito da un 
connettore a 96 pin che comunica con 
una interfaccia NuBus della macchina, 
questa architettura del tipo uopen» per- 
mette l'aggiunta di una vasta gamma di 




Grafico comparativo 
(ielle prestazioni (iei 
Macinio^ della sene II 
Si può notare a notevole 
incremento tra II 68020 
e II 68040 


Lintemo della 

sezione elimenlalnce. ■ 
due drrve al di sopra 
della motherboard. il 
coprocessore 
matematico, gh slot per 
le RAM e le parti libere 
per le sctietfe 
accessone. 


112 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1 990 



PROVA 


componenti, tra cui: 

• schede video 

• schede coprocessore 

• schede di interfaccia per rete 

• schede di collegamento e gestione 
delle periferiche. 

Le schede NuBus sono tutte auto- 
configuranti, su ogni scheda è infatti 
installata una ROM di configurazione 
che fornisce al sistema operativo le 
informazioni necessarie per comunicare 
con la scheda. Questo determina da 
parte del System la gestione automati- 
ca delle schede che potrebbero solo 
dare, in alcuni casi, problemi di alimen- 
tazione insufficiente, problemi trattati 
comunque nel manuale di installazione. 

Un connettore, separato da quelli 
precedenti, è dedicato ad accogliere 
una scheda cache; ogni volta che il 
microprocessore richiede un'istruzione 
0 un dato memorizzato in RAM, prima 
che esso sia disponibile trascorre un 
certo intervallo di tempo. Si può abbre- 
viare questo ritardo adottando appunto 
una scheda cache che memorizza i dati 
e le istruzioni usate più recentemente 
in una memoria ad alta velocità a cui il 
processore può accedere molto più ve- 
locemente. La eventuale memoria ca- 
che montata comunica col sistema at- 
traverso un connettore a 120 pin. 


La porta SCSI è ben nota agli utenti 
Mac; si tratta di una interfaccia stan- 
dard nel mondo industriale, con specifi- 
che ben note e standardizzate, definita 
com'è daH'American National Stan- 
dards Institute (ANSI). La porta SCSI, 
proprio grazie alla sua standardizzazio- 
ne è l'ideale per collegare Macintosh 
con molte apparecchiature; come ad 
esempio, strumenti di controllo. Infine 
AppieTalk é il sistema di rete per colle- 
gare i computer Apple con altre stazio- 
ni di lavoro e apparecchiature in una 
rete locale o in una rete geografica. 
L'architettura della rete AppieTalk è re- 
sidente nelle macchine Macintosh, e in 
particolare in questo ci; il software per 
la gestione della rete è incluso nel si- 
stema operativo. Possono essere utiliz- 
zati cavi e sistemi di collegamento di- 
versi; un esempio sono i cavi LocalTalk 
(brevetto Apple), che consentono una 
circuiteria mollo semplice, facilmente 
installabile e a basso costo, che per- 
mette di collegare fino a 32 computer 
e apparecchiature tra loro. Sono con- 
servati tutti i vantaggi di una comunica- 
zione multiutente e la condivisione del- 
le risorse. 

Un altro sistema è la rete EtherTalk; 
si tratta di una alternativa ad alta veloci- 
tà che sfrutta le notevoli capacità dei 


Specifiche caratteristiche e dimensioni 


Processore 

Coprocessore 

Memoria 

Memorie di massa 
Interiacce 


Generatore di suono 


Consumo 

Orologio 


MC66030, architettura interna a 32 bit. con frequenza di clock da 
25.0 MHz; gestione paginata della memoria. 

MC68882 a 25.0 MHz Floating Point Unii (Standard IEEE) 

4 Mb espandibile a 8 Mb e fino a 128 Mb con SIMM DRAM; 
ulteriore espansione attraverso gli slot NuBus; prevede il sup- 
porto di parità. 512 Kb di ROM 256 byte di memona per 
parametri impostabili dall'utente. 

drive 1 .4 Mb DSHD hard disk interno SCSI di capacità diverse 
(standard 80 Mb) dischi rigidi esterni SCSI, 
due connettori Apple Desktop bus 
porta video 

3 slot d'espansione NuBus 32 bit 

2 porte seriali RS-232/RS-422 a 230.4 Kbaud (se con clock 
esterno, fino a circa 1 Mbit! 

1 interfaccia SCSI; 1 interfaccia unità disco esterna. 

Apple Sound Chip a 4 voci, con campionatore per cuffie e 
impianti stereo. 

Alimentazione 120/240 V-50/60 Hz autoconfigurante. 

130 watt. 

CMOS custom, con batteria lampone al litio, 
su Apple DeskTop Bus. 

su ADB, con tracciamento meccanico, albero ottico a codifica di 
contatto con 90 punti per pollice. 


Unità centrale 
Test, normale 
Tast. estesa 


Peso 


AHezza Larghezze ProfondHà 


6.2 kg 140 mm 
1.0 kg 44,5 mm 

1,6 kg 56.4 mm 

0.17 kg 27.9 mm 



365 

142 

188 

96.5 


MCmicfocomputer n. 95 - aprile 1990 


APPLE MACINTOSH II CI 


cavi coassiali di una rete Ethernet (da 
cui il nome): fino a 254 apparecchiatu- 
re possono essere presenti contempo- 
raneamente sulla rete, e più di un cen- 
tinaio possono essere collegate allo 
stesso cavo. In questo caso però oc- 
corre dell'hardware aggiuntivo e del 
software dedicato alla gestione della 
rete stessa. 

Conclusioni 

La prova finisce qui. per due motivi; 
sia perché nell'articolo partiamo della 
nuova creatura Apple, il top della serie, 
l'fx. cui dedicheremo una prova appro- 
fondita appena lo avremo a disposizio- 
ne per un po' di tempo, sia perché 
molto di quello che dovremmo ancora 
dire è quanto già descritto abbondante- 
mente su queste pagine a proposito 
delle prove del ex e deH'SE/30. Inten- 
diamo in particolare tutte le note del 
sistema operativo e del software con- 
nesso, che qui é del tutto analogo 3 
quello visto sul portatile (a proposito 
consigliamo gli utenti di farsi aggiorna- 
re il System al 6.4, visto che quello 
precedente ha dato talora qualche pro- 
blema con le memorie di massa e in 
particolare con la testina deH'HD). 

Macintosh ci è la naturale evoluzio- 
ne. in termini di prestazioni e velocità, 
delle macchine precedenti, che, come 
abbiamo già detto, hanno capostipite 
nel II tout court, la vera macchina inno- 
vatrice dopo l'introduzione del Macin- 
tosh di base, nel 1984. Si tratta dell'e- 
voluzione della specie, come dicevamo, 
e ha dalla sua il vantaggio di memoria 
di elevata estensione e rapidità operati- 
va entusiasmante (ricordate i primi 512 
che, per il bootstrap impiegavano an- 
che 30 secondi?). E, come se non ba- 
stasse, leggiamo a fianco che l'fx pros- 
simo venturo se la ride con i suoi 40 
MHz e i 32 Kb di memoria cache. 

Allora che fare in questa selva di 
possibili decisioni, dal vetusto Plus alle 
Formula 1? Certo ognuno sceglierà il 
suo. e continueranno le solite vecchie 
polemiche tra detrattori e sostenitori 
del 68030, del 486 o dei nuovi RISC 
che si stanno profilando all'orizzonte. 
Dove è il meglio? Da nessuna parte, 
come al solito proprio come quando si 
parla di ragazze (ve li immaginate tutti 
gli uomini del pianeta innamorati della 
stessa donna?). Fatto sta che oggi la 
famiglia Mac consente di orientarsi in 
maniera efficace e completa 'in funzio- 
ne delle prestazioni desiderate e della 
disponibilità finanziaria. In questa ottica 
il prezzo, non certo basso, di ci ci sem- 
bra perfettamente adeguato alle carat- 
teristiche offerte, 


113 



Logitech: 

TrackMan contro Mouse 

di Corrado Giustozzi 


V e li ricordate quei filmacci di bas- 
sa lega prodotti in massa negli 
anni '60 come ricaduta popolare 
del genere epico-mitologico allora tanto 
di moda? Quelli con quei titoli malde- 
stramente altisonanti che annunciavano 
avventure e scontri tanto spettacolari 
quanto improbabili? «Zona contro Maci- 
sfe", "/ sette superman contro il capita- 
no Nemou. . Beh. non è senza ironia 
che abbiamo scelto il titolo dell'articolo 
che state leggendo, il quale propone 
appunto la contrapposizione fra i due 
noti strumenti di puntamento. Chiaria- 
mo subito che esso non é precisamen- 
te una prova né tantomeno una prova a 
confronto: non ha probabilmente senso 
affermare di aver «provato” un mouse 
od un trackball. Più modestamente ab- 
biamo pensato di cogliere l'occasione 
dell'uscita del nuovo TrackMan Logi- 
tech per raccontarvi le nostre esperien- 
ze. che in quanto tali sono fortemente 


soggettive, nell'uso di entrambi i dispo- 
sitivi. L'idea é quella di fare il punto 
sulla situazione di questi utili strumenti 
per chiarire un po' le idee a chi sia 
interessato all'acquisto di un mouse o 
un trackball ma non sappia cosa sce- 
gliere. 

All'origine era il joystick... 

Facciamo però per prima cosa un 
passo indietro e parliamo in generale 
dei dispositivi di puntamento partendo 
dal loro nonno comune: il joystick. Il 
joystick nasce sul finire degli anni '50 in 
seguito alla rivoluzionaria introduzione 
nel mondo dell'informatica dei primi 
nuovi terminali video (prima c'erano le 
TTY) ed alla conseguente ricerca di 
mezzi capaci di consentire una maggio- 
re interazione fra uomo e macchina. Il 
primo sistema a fare largo uso del 
joystick fu il famosissimo programma 


Scratchpad sviluppato da Ivan E Sut- 
herland nel 1964 quando era ancora 
studente al MIT. Scratchpad. uno dei 
primi programmi realmente interattivi 
antesignano di tutti i moderni sistemi 
grafici e di CAD, permetteva all'operato- 
re di tracciare linee e figure geometri- 
che sullo schermo (che per la cronaca 
era di tipo vettoriale denvato da quello 
degli oscilloscopi) usando appunto un 
joystick per posizionare a piacere gli 
elementi. 

Sempre al MIT. neiramfaito di un am- 
pio progetto di ricerca sugli aspetti co- 
gnitivi dell'informatica basato sui lavori 
di Seymour Papert. viene sviluppato un 
nuovo dispositivo di interazione con la 
macchina basato su un principio ed una 
filosofia differenti. Si tratta del mouse, 
che nella sua prima ed ancora rozza 
versione vede la luce nel 1963 ad opera 
di quel Doug Englebart che molti anni 
dopo entrerà a far parte della Logitech 


114 


MCmicrocomputer n. 95 • aprile 1990 




PROVA 

LOGITECH TRACKMAN CONTRO MOUSE 


Il mouse, come gli esperimenti dimo- 
strano subito, ha un feeling molto più 
positivo per l’utente; il suo peculiare 
modo di utilizzo, il latto cioè che lo si 
debba afferrare con l’intera mano per 
spostarlo fisicamente sulla scrivania, re- 
stituisce all’operatore un feedback mol- 
to elevato e rassicurante che va a tutto 
vantaggio della precisione ed immedia- 
tezza d’uso. Le dita dell'operatore resta- 
no inoltre libere (lo spostamento viene 
impresso col palmo) e quindi possono 
agevolmente azionare uno o più pulsan- 
ti che, posti sul mouse stesso, servono 
a svolgere azioni specifiche dipendenti 
dal contesto, cosa che col joystick risul- 
ta più difficoltoso o richiede l’uso di 
entrambe le mani. 

Successive ricerche effettuate negli 
anni ’70 dalla Xerox nel suo famoso 
PARC (Palo Alto Research Center) met- 
tono in luce come l’interazione col 
mouse ben si presti a trasferire l'azione 
di manipolazione dall’oggetto reale (il 
mouse) ad oggetti informatici «fittizi» 
rappresentati su di uno schermo ad alta 
risoluzione. L’utente, agendo col 
mouse, ha la sensazione di «prendere» 
realmente un oggetto posto sullo scher- 
mo e «trasportarlo» da un’altra parie. 
Nasce cosi la cosiddetta «metafora del- 
la scrivania» e con essa il primo proget- 
to di interfaccia utente interattiva ed 
user-friendly basata su mouse ed icone. 
Questi studi, ironicamente, non sfocia- 
rono mai in prodotti commerciali Xerox 
m quanto tale industria sembrò non 
credere alla loro reale applicabilità; però 
alcuni transfughi dal gruppo di ricerca 
del PARC finirono alla Apple dove con- 
tribuirono con la loro esperienza a pro- 
gettare dapprima l'avveniristico quanto 
sfortunato Usa ed in seguito il fortuna- 
tissimo Macintosh, entrambe macchine 
del tutto basate sull'uso estensivo di 
mouse ed icone. 

Il terzo nato nella famiglia dei disposi- 
tivi di puntamento si chiama trackball ed 
è di introduzione relativamente recente, 
anche se in qualche caso uno strumen- 
to analogo già era in uso nel mondo del 
controllo industriale ed in certe worksta- 
tion specializzate per CAD. La prima 
applicazione commerciale ad ampia dif- 
fusione del trackball sembra tradizional- 
mente essere stata nientemeno che un 
videogioco arcade, il famoso «Missile 
Command» della Atan che una decina 
d’anni fa riscosse molto successo an- 
che nelle nostre sale giochi. In esso si 


Le dimensK/ni del TrackMan sono ampiamente 
soperioti rispetto a quelle del mouse 


MCmicfOcomputer n. 95 - aprile 1990 


Distributore: 

Logitech llalia s.r.l, - Centro Direzionale Col- 
leoni Palazzo Andromeda - ing. 3. 20041 
Agrate Bilama IMII 
Prezzi UVA esclusa!: 

Logitech Mouse Lit. 135.000 

Logitech TrackMan Lit. 240.000 


dovevano difendere alcune città da at- 
tacchi aerei avversari indicando di volta 
in volta ai propri missili il bersaglio da 
colpire: tale azione veniva appunto ef- 
fettuata per mezzo di un rudimentale 
trackball costituito da una grossa sfera, 
pesante e dotata di una certa inerzia, 
parzialmente incassata nel piano del 
gioco: i diversi movimenti impressi alla 
sfera dal giocatore facevano spostare 
sullo schermo un reticolo collimatore 
che segnava il punto di concentrazione 
del proprio fuoco. Nel mondo dell'infor- 
matica, da tempo dominato dal mouse, 
il trackball fece un timido ingresso nei 
primi anni '80: ricordiamo in particolare 
alcuni modelli di computer Apricot che. 
in linea con (a politica di scelte coraggio- 
se e originali che ha sempre contraddi- 
stinto questo costruttore inglese, ave- 
vano un trackball di serie al posto del 
più tradizionale e «scontato» mouse. Si 
trattò tuttavia di episodi sporadici e qua- 
si marginali, ed il trackball sparì som- 
messamente dalle (poche) scrivanie su 


cui si trovava per lasciare il posto alla 
proliferazione di mouse. 

Ma ecco infine qualcuno che pensa a 
risollevare le grigie sorti del trackball: 
un sostanziale lifting aH’oggetto, un no- 
me accattivante ed ecco arrivare, pro- 
prio sul finire del decennio, il TrackMan 
0 «mouse statico» della Logitech, che 
per la cronaca è la più grande produttri- 
ce di mouse del mondo. Una lieta «ri- 
scoperta» di un oggetto poco conosciu- 
to ma molto pratico ma anche un segno 
che mouse e trackball non sono nemici 
ma alleati. 


Track... Man? 

Un po' forse per non evocare nel 
pubblico il «triste» nome del trackball 
che come abbiamo visto non ha finora 
riscosso di ampia fortuna commerciale, 
un po’ ovviamente per richiamare il suo- 
no di tutti gli altri propri prodotti con 
desinenza in «Man», la Logitech ha 
deciso di chiamare II suo nuovo disposi- 
tivo «TrackMan» definendolo per giunta 
«stationary mouse» ovvero «mouse 
statico». La parola incriminata «track- 
ball» non compare in nessun comunica- 
to della ditta, perfetto esempio di coor- 
dinamento della comunicazione azien- 
dale. 

Cos'è dunque il TrackMan? La prima 
e più ovvia definizione, già usata da 
molti, è quella di «mouse a pancia in 
su». Entrambi i dispositivi infatti utilizza- 
no una pallina con due gradi di libertà 
come sensore di spostamento, ma 



PROVA 

LOGITECH TRACKMAN CONTRO MOUSE 




mentre nel mouse esse è posta in bas- 
so a contatto co! piano di lavoro e ruota 
per effetto dell’attrito conseguente allo 
spostamento del mouse stesso, nel 
irackbail si trova in alto e viene azionata 
direttamente dalle dita dell'operatore. 
Ciò é alla base del primo grande vantag- 
gio che il trackball ha nei confronti del 
mouse: la sua staticità, che si riflette 
nella possibilità di essere azionato an- 
che in spazi ristretti e su scrivanie in- 
gombre. Ma di questo aspetto parlere- 
mo in maggiore dettaglio più tardi. 

I primi trackball, non si sa bene per- 
ché, seguivano più o meno tutti un 
medesimo stereotipo costruttivo basato 
su di un corpo centrale stretto ed allun- 
gato a mo‘ di telecomando con la pallina 
posta in cima e due pulsanti situati sulle 
fiancatine verso l’esterno, In questo 
modo l’operatore doveva azionare la 
pallina con indice e medio ed i pulsanti 


con pollice e mignolo, operazione que- 
st’ultima piuttosto difficoltosa e tale da 
costringere alle volte a mantenere la 
mano in una posizione innaturale. La 
Logitech invece, sempre molto attenta 
ai problemi di ergonomia degli oggetti 
che crea, ha rifiutato con forza que- 
st’impostazione ritenendola a ragione 
errata ed ha provveduto a riprogettare 
da capo un trackball che fosse piu fun- 
zionale e più piacevole da usare. Unen- 
do sinergicamente esperti di fisiologia e 
di ergonomia è dunque arrivata alla sor- 
prendente conclusione che la pallina 
può essere utilmente azionata dal polli- 
ce anziché dall’indice o dal medio; esso 
è infatti un dito assai agile e capace di 
movimenti molto precisi in quanto viene 
controllato da un numero di fasci mu- 
scolari maggiore rispetto alle altre dita. 
In tal modo è possibile disporre i pul- 
santi in corrispondenza deile altre dita 


della mano che ora non sono più impe- 
gnate in un compito particolare Ecco 
dunque il perché della peculiare struttu- 
ra del TrackMan Logitech che sembra 
«ricalcata" sull'impronta di un palmo 
umano: il corpo centrale è ampio per 
permettere di poggiare ii polso in modo 
da non affaticare il braccio; la pallina, 
piccola e priva di inerzia, si trova in 
corrispondenza del pollice; i tre pulsan- 
ti, dall’azionamento morbido, sono si- 
tuati sono all’indice, ai medio ed all’anu- 
lare. Il pulsante centrale, cosi come 
avviene sul mouse Logitech, é dotato di 
un incavo piuttosto marcato in modo da 
poter essere identificato col solo ausilio 
del tatto. La posizione dalla mano sul 
TrackMan è dunque molto naturale e 
comoda, il che ne permette l’aziona- 
mento in modo assolutamente sponta- 
neo ed immediato. 

Funzionamento 

Naturalmente per quanto riguarda il 
funzionamento il trackball si comporta 
come il mouse, nel senso che per il 
computer non vi é alcuna differenza fra i 
due dispositivi. Il software di gestione 
che accompagna il TrackMan é infatti il 
medesimo che viene usato per i) mouse 
e comprende, oltre ai device driver veri 
e propri, i consueti tool Logitech per la 
generazione e l’utilizzo di menu pop-up. 

Cosi come ii mouse anche il Track- 
Man esiste in tre versioni diverse: seria- 
le, bus e PS/2. La prima, adatta al 
collegamento verso ii computer me- 
diante una comune porta seriale RS- 
232. ha il vantaggio di non richiedere 
hardware specializzato ma lo svantaggio 
di occupare in permanenza una porta 
seriale. La seconda comprende una ap- 
posita scheda controller che va inserita 
in uno degli slot di espansione del PC; il 
vantaggio in questo caso consiste nella 
«specializzazione" del dispositivo che 
non occupa porte seriali, mentre l'ovvio 
svantaggio é l'occupazione di uno slot. 
La terza è invece dedicata a tutti quei 
computer che, come i PS/2 IBM, di- 
spongono di sene di una porta mouse 
apposita. 

Se l’installazione hardware del Track- 
Man (o del mouse) è semplicissima, 
quella del software può essere legger- 
mente più articolata. Il mimmo indispen- 
sabile per lavorare è ovviamente il dri- 
ver, ossia quei programma specializzato 
che costituisce l'interfaccia fra il dispo- 
sitivo fisico ed il sistema operativo. Nel 
caso particolare la Logitech fornisce 
due versioni del software, una di tipo 
device driver IMOUSE.SYS) ed una di 
tipo TSR (MOUSE.COM), La prima vie- 
ne installata in permanenza al momento 
del bootstrap richiamandola dal CON- 


116 


MCmicrocomputer n. 95 • aprile 1990 




PROVA 

LOGITECH TRACKMAN CONTRO MOUSE 



FIG.SYS. la seconda agisce come un 
normale programma residente e può 
essere installata secondo necessità. Ca- 
ratteristica interessante di entrambi i 
driver è quella di poter essere «regola- 
ti» via software: mediante un apposito 
pannello di controllo di tipo pop-up è 
infatti possibile aggiustare la sensibilità 
del dispositivo e la quantità di «effetto 
balistico» (lo vedremo fra un attimo) 
nonché scambiare le funzioni dei due 
pulsanti esterni. 

Una volta installato il driver, il mouse 
0 il trackball possono essere utilizzati in 
unione a tutti quei programmi che rico- 
noscano attivamente la loro presenza. I 
rimanenti programmi di gestione fomiti 
dalla Logitech (LOGIMENU, CLICK) ser- 
vono invece per poter in qualche modo 
usare il dispositivo di puntamento an- 
che con quegli applicativi che non lo 
prevedano attivamente. Il loro funziona- 
mento è molto semplice: essi non sono 
altro che dei TSR (Terminale and Stay 
Resident, ossia programmi sempre resi- 
denti) i quali provvedono ad intercettare 
l'azionamento del mouse/trackbal! e dei 
rispettivi pulsanti e generano in conse- 
guenza delle sequenze di tasti equiva- 
lenti che vengono passate ai program- 
ma applicativo. In pratica viene emulato 
l'uso da tastiera del programma stesso 
mediante apposite conversioni da speci- 
ficarsi caso per caso. L'utente può co- 
struirsi «conversioni» su misura sotto 
forma di appositi «programmi» scritti in 
uno speciale linguaggio orientato al 
mouse; tali programmi, che associano a 
ciascun movimento del mouse ed a 
ciascun pulsante o combinazione di pul- 
santi una determinata sequenza di tasti, 
debbono essere «compilati» mediante 
una apposita, utility prima di poter esse- 
re utilizzati. É anche possibile far apnre 
dei menu pop-up personalizzali nei bel 
mezzo di un'applicazione per effettuare 
compiti particolari 

Citavamo prima l'effetto balistico e 
forse conviene spiegare di cosa si tratta 
a chi non ha mai preso in mano un 
mouse. Con questo nome altisonante si 
indica una particolare correzione appor- 
tata dal software di gestione del dispo- 
sitivo per cui l'entità dello spostamento 
misurato viene amplificata in modo pro- 
porzionale alla velocità dello spostamen- 
to stesso. In pratica è una «demoltipli- 
ca» che varia secondo la forza impressa 
al mouse, un po' come succede per 
l'indurimento dei servosterzo delle mac- 
chine (al contrario: qui l'effetto aumenta 
con la velocità). Tale correzione serve 
ad evitare alcuni problemi che si verifi- 
cherebbero qualora vi fosse invece pro- 
porzionalità diretta fra spostamento fisi- 
co del mouse e spostamento virtuale 
del cursore sullo schermo. In particolare 


mediante l'effetto balistico si riesce a 
ridurre l'area dedicata agli spostamenti 
fisici del mouse: se ad esempio per 
spostare il cursore sullo schemno di 1 
cm occorre, mettiamo, uno spostamen- 
to reale di 2 cm, per spostarlo di 20 cm 
ne servirebbero 40 senza effetto balisti- 
co; con tale effetto invece questo spo- 
stamento può ridursi magari a solo cin- 
que 0 sei centimetri, a patto di spostare 
il mouse con maggiore velocità. Deside- 
rando invece una precisione più accura- 
ta basta spostare il mouse più lenta- 
mente. Naturalmente il medesimo con- 
cetto è applicato al trackball dove è 
ancora più utile in quanto evita di dover 
alzare il pollice dalla pallina per «ripren- 
derla» quando si debbono effettuare 
lunghi spostamenti: anche in questo 
caso maggiore è la velocità impressa 
alla pallina maggiore sarà il percorso del 
cursore sullo schermo. 


Impressioni d'uso 

Passiamo dunque ad esporre alcune 
considerazioni in merito all'uso del 
TrackMan ed alle differenze rispetto a 
quello del mouse. Cominciamo ovvia- 
mente dal punto forse più banale ma 
certamente più sacrosanto di tutti: lo 
spazio. Il TrackMan naturalmente non 
va a spasso per la scrivania e dunque ha 
bisogno di molto meno posto per poter 
funzionare: basta trovargli un angolino 
comodo, vicino o lontano dalla tastiera a 
seconda dei propri gusti, e lui sta li zitto 
e buono. Questo aspetto è impagabile 
per due motivi: primo perché permette 
di usare il TrackMan anche su una scri- 
vania ignobilmente ingombra come 
quella del sottoscritto, secondo perché 
una volta fatta l'abitudine alla posizione 
assegnata al TrackMan è possibile «im- 
pugnarlo» alla cieca ossia senza disto- 


MCmiCfOCOmputer n. 95 - aprile 1990 


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PROVA 

LOGITECH TRACKMAN CONTRO MOUSE 



gliere lo sguardo da ciò che si sta 
facendo. Ciò non è ovviamente possibi- 
le col mouse che cambia posizione in 
modo iiimprevedibileii e dunque va cer- 
cato attivamente al momento di doverlo 
afferrare. 

Un altro punto di vantaggio del Track- 
Man sul mouse é la sua indifferenza alla 
natura della superficie di appoggio, li 
mouse, per funzionare bene, deve scor- 
rere su una superficie liscia e senza 
asperità ma dotata di un attrito elevato 
e costante, come sanno tutti coloro i 
quali hanno dovuto infine comprare al 
proprio mouse l'apposito tappetino. Con 


buona pace dei produttori di questi pre- 
ziosi accessori il trackball può funziona- 
re dovunque senza problema: su un 
tavolaccio, su un prato, perfino appog- 
giato sulle ginocchia dell’operatore. Anzi 
a questo proposito segnaliamo che nep- 
pure l'angolo di appoggio rispetto al 
piano orizzontale ha influenza sul Track- 
Man. il quale lavora perfettamente an- 
che in posizione verticale (ad esempio 
attaccato al muro) Diciamo dunque che 
in generale il trackball funziona là dove il 
mouse invece si arrende. E non è poco. 

Per quanto riguarda la praticità d'uso 
occorre onestamente dire che chi non 


ha mai usato un mouse si abitua subito 
e senza problemi mentre chi è abituato 
al topolino ha bisogno di un certo perio- 
do di ricondizionamento mentale e mo- 
tono, finendo però per trovarsi altrettan- 
to bene. Le considerazioni viste poc'an- 
zi in merito alla progettazione del Track- 
Man sono senza dubbio fondate e l'uso 
dell'oggetto risulta quanto mai naturale 
e spontaneo- L’azionamento dei pulsan- 
ti é addirittura più comodo rispetto a 
quanto avviene nel mouse dove essi 
sono più piccoli e ravvicinati La preci- 
sione delle manovre è sicuramente suf- 
ficiente in tutti I casi pratici' è anzi 
incredibile l'accuratezza con cui il nostro 
pollice possa azionare la piccola sfera 
anche per farle compiere piccolissimi 
spostamenti delicatamente calibrati, 
specie dopo un certo periodo di assue- 
fazione al nuovo strumento. 

I vantaggi del mouse sul trackball 
sono sostanzialmente riconducibili alla 
maggiore portabilità, intesa proprio co- 
me ingombro e peso da portarsi appres- 
so negli spostamenti, ed alla maggiore 
naturalezza di uso in certe situazioni. 
Per quanto riguarda il primo di questi 
punti, se SI dispone di un computer 
portatile e si desidera portare con sé un 
dispositivo di puntamento bisogna con- 
siderare che il TrackMan è nettamente 
più voluminoso e pesante del mouse il 
quale invece può quasi stare nella tasca 
dei pantaloni. Naturalmente occorre an- 
che valutare la disponibilità una volta 
giunti a destinazione di un tipo di super- 
ficie idoneo all'uso del mouse, da que- 
sto punto di vista il mouse, come detto 
poc'anzi, è certamente più critico del 
trackball. Per quanto riguarda invece 
l'uso in sé crediamo di non ravvisare 
motivi di superiorità del mouse se non 
nel particotarissimo caso del disegno a 
mano libera, che sul TrackMan col solo 
pollice è obiettivamente più complicato 

Passando ad un altro ordine di consi- 
derazioni, menta un cenno particolare la 
questione dei mancini. Col mouse, che 
è un oggetto achirale (ossia privo di 
asimmetria fra destra e sinistra) il pro- 
blema virtualmente non si pone: al 
massimo basta scambiare via software 
la funzione dei tasti esterni per avere 
uno strumento perfettamente adatto a 
coloro che usano la mano sinistra anzi- 
ché la destra. Ciò ovviamente non può 
farsi col TrackMan che. per come è 
costruito, é dotato di una ben precisa 
chiralità. In casa Logitech si sono dun- 
que posti i! problema se fosse necessa- 
rio costruire un TrackMan speculare per 
I mancini. Per ottenere la risposta la 
casa svizzero-americana ha commissio- 
nato un ampio studio ad una università 
statunitense al termine del quale é sor- 



MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


PROVA 

LOGITECH TRACKMAN CONTRO MOUSE 



tito un risultato sorprendente: si è sco- 
perto che la stragrande maggioranza 
degli utenti di mouse mancini usa il 
mouse con la destra! Ciò ha evidente- 
mente ridimensionato la portata del pro- 
blema ed ha convinto la Logitech a non 
mettere in produzione il TrackMan spe- 
ciale per mancini. Sul manuale del 
TrackMan vi è comunque un'apposita 
sezione dedicata a coloro che preferi- 
scono usarlo con la sinistra, ad essi si 
suggerisce di usarlo ruotato di 90 gradi 
in modo che la pallina sia sotto il pollice 
ed I tre tasti risultino allineati vertical- 
mente sotto l'indice od il medio; a noi 
tale posizione sembra un tantino com- 
plicata ed innaturale ma c'è da dire che 
forse per la mano di un mancino essa 
risulta ancora accettabile. Da notare co- 
munque che il software di gestione del 
TrackMan, proprio per affrontare casi 
del genere, è in grado di adattarsi all'u- 
so dell'oggetto anche quando esso ven- 
ga ruotato di uno o più multipli di 90 
gradi: chi vuole può insomma usare il 
TrackMan anche da dietro senza tema 
di scambiare la destra con la sinistra (i). 
a patto di avvertire di ciò il device driver. 

Ultima annotazione Fra quelle di ordi- 
ne pratico. Chi possiede il Flight Simula- 
tor Microsoft e lo usa col mouse è 
caldamente invitato a provarlo col Track- 
Man. La qualità dell'Interazione migliora 
così nettamente da far venire voglia di 
comprarlo solo per svolazzarci un po’... 

Tastiera o non tastiera? 

Lasciateci infine fare qualche consi- 
derazione più generale sull'uso in sé dei 
vari dispositivi di puntamento, Sono utili 
0 no? Sono consigliabili o no? Come per 
tante altre questioni della vita anche in 
gusto caso la risposta è vaga ed artico- 
lata, dipendendo in definitiva soprattut- 
to da questioni di sensibilità personale. 
Ad esempio il sottoscritto, che non ama 
molto le interfacce grafiche sul tipo di 
Windows e simili, non ritiene il mouse 
uno strumento essenziale per la propria 
vita: e fra mouse e trackbail preferisce 
comunque di gran lunga quest’ultimo. 
C'è però da fare anche una riflessione 
sulla natura dei sistemi che si usano. 
Tanto per fare un esempio concreto 
possiamo dire che un utente MS-DOS 
può anche permettersi il lusso di usare 
Windows con la sola tastiera: si compli- 
cherà un po' la vita ma riuscirò ugual- 
mente a fare ciò che vuole fare. Non 
altrettanto libero di scegliere è invece 
un utente Macintosh, il quale senza 
mouse é pressoché spaccialo. Per cui 
la maggiore o minore necessità del 
mouse 0 del trackbail dipendono forte- 
mente da quanto >imouse-oriented» è la 


mente di coloro che hanno sviluppato le 
applicazioni in mano all’utente. E certo 
che le tendenze attuali portano i produt- 
tori di software a ricorrere sempre più a 
interfacce complesse basate su menu 
pop-up nelle quali il mouse o il trackbail 
sono utili; ma non crediamo che. alme- 
no per quanto riguarda l'MS-DOS, esse 
soppianteranno del tutto l’uso della ta- 
stiera. 

In ogni caso uno strumento di punta- 
mento al giorno d'oggi è comunque 
utile e dunque vale la pena di averlo. A 
questo proposito riteniamo il trackbail in 
genere, ed il TrackMan in particolare, 
piuttosto superiori rispetto al mouse 
nella maggior parte delle applicazioni. 
Notiamo che gli insoddisfatti cronici 
possono anche dotare il proprio compu- 
ter di entrambi i dispositivi adoperando 
l'uno o l'altro a seconda dei casi; volen- 
do essi possono anche essere installati 
contemporaneamente a patto siano di 
due tipi differenti (ossia non entrambi 
seriali o entrambi bus). 

E già che siamo in tema di versioni 
non possiamo non notare che purtroppo 
al momento in Europa é disponibile solo 
il TrackMan seriale, mentre la distribu- 
zione di quello bus e di quello PS/2 
sono attese per dopo l'estate. Il motivo 
di questa commercializzazione differen- 
ziata va ricercato nell'enorme successo 
di mercato immediatamente ottenuto 
dal TrackMan, successo che ha colto 
impreparata la stessa Logitech la quale 


si è trovata a dover far fronte ad un 
numero di ordini eccedenti le capacità 
produttive iniziali. Cosi il management 
della società ha dovuto operare alcune 
scelte nella politica di distribuzione e nel 
fare ciò ha cercato ovviamente di favori- 
re soprattutto il mercato americano sul 
quale il prodotto é stato originariamente 
lanciato Chi avesse intenzione di com- 
prare un TrackMan versione bus può 
dunque farsi i conti e decidere se ripie- 
gare sul modello seriale o rimandare 
l’acquisto a settembre. 

Conclusione 

Non sarebbe giusto attendersi una 
conclusione in parità, anche se dato il 
carattere peculiare di questo articolo 
non è neanche il caso di parlare di vinti 
0 vincitori. Crediamo tuttavia che dal 
testo precedente emerga chiaramente 
la nostra maggiore simpatia per il Track- 
Man il quale a nostro avviso, anche 
prescindendo dalle considerazioni più 
soggettive, offre alcuni notevoli vantag- 
gi obiettivi rispetto al mouse. Natural- 
mente ciò non significa che chi possie- 
de un mouse debba gettarlo alle orti- 
che: però chi sta per decidersi all'acqui- 
sto di un dispositivo di puntamento do- 
vrebbe, a parer nostro, farsi mostrare 
anche il TrackMan prima di operare la 
sua scelta. Per un computer da stazione 
fissa sì tratta di un'alternativa assai effi- 
cace al tradizionale topolino. ^ 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


119 


PROVA 


Telexando 

dì Paolo Ciardelli 


T elexando PX1000F é un prodotto 
telematico al quale non è facile 
dare una connotazione tecnica 
specifica in quanto unico nel suo ge- 
nere. 

Sicuramente possiamo dire che è un 
moderno terminale portatile, destinato 
a professionisti che si spostano con 
facilità e devono accedere ad un siste- 
ma di posta elettronica semplice come 
uso. ma sicuro ed efficiente. 

Potrebbe venire spontaneo associare 
Telexando alla schiera dei micro-laptop. 
commettendo tuttavia un grosso errore 
di valutazione sia nello sviare l'utenza a 
cui è indirizzato, sia svalutandolo del 
suo contenuto di servizi. 


Telexando non è un computer, né 
tantomeno un data bank. La sua «intet- 
Ugenza» si limita alla sezione memoriz- 
zazione e comunicazione dati. Altresi 
però questo compito lo svolge molto 
bene. 

Telexando è un terminale portatile 
legato ai servizi omonimi, gestiti dalla 
Seat che. in questo preciso frangente, 
svolge un vero e proprio servizio a va- 
lore aggiunto /V4S, Value Added Ser- 
vice). 

Con Telexando si può accedere a tre 
ben distinti servìzi telematici: inviare e 
ricevere messaggi di posta elettronica 
e telex, ed inviare messaggi in facsi- 
mile. 


Niente male se consideriamo che la 
rete telex e la rete fax camminano su 
due strade differenti. Non per nulla, su 
un lato della confezione c'é scritto: We 
bridge thè communication gap. colmia- 
mo la lacuna delle comunicazioni. 


Il servizio Telexando 

Prima di occuparci della parte de- 
scrittiva della prova, per non perdere di 
vista la caratteristica saliente di Tele- 
xando, si deve prendere in considera- 
zione il servizio di posta elettronica di 
cui si usufruisce. 

Il servizio Telexando è articolato in 
tre sezioni: posta elettronica, servizio 



120 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


PROVA 

TELEXANDO 


telex e servizio facsimile. In pratica un 
utente del servizio Telexando può usu- 
fruire di uno di questi tre servizi usan- 
do come terminale il PX1000F. 

Con l'apparecchio PXIOOOF dunque 
SI può dopo aver preparato un testo, in 
maniera molto semplice come si vedrà, 
spedirlo ad una centrale {Roma o Mila- 
no) che prowederà a smistarlo verso i 
destinatari come posta elettronica, co- 
me telex. 0 come messaggio facsimile. 

L'abbonamento a Telexando com- 
prende quindi un hardware, il PXIOOOF 
con la printer PXP40 del costo di 
1.800.000 Lire, più la sottoscrizione di 
un contratto. 

Le modalità di abbonamento sono tre. 
La prima, quella base, con un canone an- 
nuo di 150.000 Lire permette l'uso di 
una casella di posta elettronica; la se- 
conda e la terza (altre 250.000 lire cia- 
scuna) consentono rispettivamente l'abi- 
litazione ad una casella telex (invio e rice- 
zione di messaggi a tutti gli utenti mon- 
diali della rete telex) o l'abilitazione di un 
gateway a trasmissione fascimile. per 
inviare messaggi a utenti comuni pos- 
sessori di un'apparecchiatura facsimile. 

Da sottolineare che il solo contratto 
base non è restrittivo più di tanto. In- 
fatti gli utenti del contratto base posso- 
no ricevere dei messaggi telex ma non 
inviarne; una possibilità notevole per 
prendere visione di un servizio prima di 
comprarlo. 

I_a parte importante dell'acquisto ri- 
mane pertanto il contenuto, il servizio 
reso all'utenza, e non l'hardware, come 
in altre operazioni. 

Descrizione hardware 

L'apparecchiatura Telexando si com- 
pone massivamente di tre parti: il ter- 
minale PXIOOOF. la stampantina termi- 
ca PXP40 e l'alimentatore per ricaricare 
le batterie interne. 

Il PXIOOOF é di forma allungala e si 
presenta con un design accattivante di 
colore nero. Il coperchio, che protegge 
la tastiera e racchiude il display, lascia 
scoperto nella parte superiore sinistra 
una spia led di colore rosso ed un 
tastino. Questi due particolari rispetti- 
vamente segnalano la connessione al- 
l'alimentazione esterna, il funzionamen- 
to in trasmissione ricezione, e attivano 
fa precedente funzione. 


Talexsndo PXIOOOF ^ PXP40 


Seat divisione Srer spa 
Viale del Policlinico 747 
00161 Roma 
fteni UVA esclasal: 

Telexando PXIOOOF * PXP40 L 7.900.000 

Posta Elettronice L. 150.000 

Telex L. 250.000 

Facsimile L Z50.000 


Su entrambi i lati più corti ci sono la 
presa jack da 3,6 mm per la connessio- 
ne all'alimentazione e/o stampante e la 
presa, sempre a jack ma da 2,5 mm, 
per l'eventuale registratore 3 cassette. 
L'uso di Quest'ultimo si rende necessa- 
rio se si tratta parecchio traffico di 
messaggi, per evitare di esaurire la me- 


moria. Capovolgendo l'apparecchio os- 
serviamo la base fissata da sei viti, di 
cui quattro celate da dei piedini di gom- 
ma, il «tastino» microscopico del reset 
e la capsula trasmittente/ricevente del 
modem interno. 

Quest'ultima è circondata da una 
cuffia di gomma per migliorare l’ade- 
renza alla cornetta telefonica, durante 
le operazioni descritte in seguito. 

Alzato il coperchio possiamo accede- 
re alla tastiera e al display LCD di una 
riga di 40 caratteri. La tastiera é di 62 
tasti di grandezza sufficiente ad una 
digitazione non critica. 

I costruttori, per mantenerla entro re- 
gimi di sufficiente ergonometria. sono 
ricorsi all’assegnazione di funzioni mul- 
tiple per un buon 45% dei tasti, com- 
preso lo shift. Nel dettaglio la fila supe- 
riore che contiene i tasti numerici per- 
mette la digitazione, in contemporanea 
con il tasto shift sinistro o destro, di 



Telexando anche aperto ornane di dimensioni eontenure. si noli come ponto di nferimenlo le tessere 
magnetiche SIP 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


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PROVA 

TELEXANDO 



Lb PXP^O stampa in 80 colonne su caria termica. Il rotolo é protetto àa un coperchia eh plastica e 
lateralmente sporge il lack por la connessione al PX1000F 


caratteri grafici del set mternazior^ale. 
Per caratteri internazionali non si inten- 
de solo la KchiocDola» o la «lira sterli- 
na», ma anche le varie vocali danesi e 
svedesi. 

I tasti sono «raggruppati» idealmente 
da cinque colori. I caratlen sono neri; i 
tasti di comunicazione, sia telefonica, 
di stampa o di registrazione, sono di 
colore grigio; quelli di spostamento, 
editing e di ricerca sul testo sono di 
colore marrone, mentre il tasto di ac- 
censione/stop e password/crittografia 
sono rispettivamente di colore giallo 
ocra e rosso mattone- 
li display come detto prima è un 
LCD di una riga per 40 caratteri più una 
linea superiore che visualizza varie in- 
formazioni sullo stato dell'apparecchio- 
I caratteri vengono definiti da una 
cella di 6x5 pixel, mentre nella linea di 
stato sono presenti simboli che richia- 
mano le operazioni in corso. 

Prima di passare all'esame della cir- 
cuiteria interna prendiamo in considera- 
zione la stampante PXP40. 

La printer PXP40, dello stesso colore 
e layout del PX1000F, è una classica 
stampante termica interamente pilota- 
bile dal terminale ed autoaiimentata. 
L'interconnessione con il terminale av- 
viene tramite un jack inserito in una 
specie di incastro a «coda di rondine» 
che unisce i due apparecchi. 

Tramite questa connessione viene 
assicurata la trasmissione dei dati da 


stampare e l'alimentazione esterna. 
Quest'ultima viene allacciata alla parte 
posteriore, dove è presente un interrut- 
tore per lo spegnimento della printe- 
rina. 


A stampante spenta pero, l’alimenta- 
tore continua a tenere in carica, ed m 
funzione, il PX1000F. Ultimo particolare 
da segnalare è una rolellina per l'avan- 
zamento manuale della carta termica. 



La capsula uasmutenio/ricevente del modem interno é circondata da una cuHia Soslannosa l'ahmenlaaions lampone, assicurala da cinque Pallerie a bottone 
di gomma per migliorare l'aderenia alla rxmetta lelelonica ncancabili. al centro delle quali si non la capsula del modem 


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MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 




PROVA 

TELEXANDO 


Uno sguardo all'interno 

L'elettronica airintemo del PX1000F 
è abbastanza contenuta senza partico- 
lari di rilievo se si eccettua il grosso 
modulo a componenti discreti. Questo 
tipo di soluzione circuitale è insolito in 
un apparecchio del genere, mentre è 
facile incontrarlo nei gruppi ad alta fre- 
quenza, come amplificatore di segnale 
TV ecc. 

Sostanziosa invece l'alimentazione 
tampone, assicurata da cinque batterie 
a bottone ricaricabili Varta. 

Esattamente al centro del vano bat- 
terie SI trova la capsula che gestisce 
l'emissione dei toni di comunicazione 
provenienti dal modem 

Di concerto l'elettronica della stam- 
pante é contenuta come quella del ter- 
minale. Unica grossa differenza macro- 
scopica le quattro batterie di formato 
stilo ricaricabili che devono far fronte 
aH'assorbimento della testina di scrittu- 
ra ed al motorino di avanzamento della 
carta. 

L'uso del PX1000F 

L'impiego del terminale PXIOOOF è 
abbastanza semplice ed intuitivo. In 
pratica anche l'utente che lo usa per la 
prima volta non dovrebbe incontrare 
grosse difficoltà d'uso. 

Comunque a grandi linee il PXIOOOF 
SI presenta come una semplice mac- 
china da scrivere con tutti gli attributi 
tipici di un elaboratore testi. 

Sono implementate le varie funzioni 
di ricerca di stringhe, cancellazione ed 
inserimento sia di testi che di righe 0 
caratteri. Inoltre possono essere fusi 
più messaggi tra loro. Il limite fisico 
dell’inserimento é di 7 mila caratteri. 

Per usare il PXIOOOF basta prendere 
in considerazione il lavoro come una 
serie di pagine di testo. 

Si inizia dalla numero 01 e si va 
avanti, tenendo presente che teori- 
camente si possono inserire 99 testi di 
99 righe di 80 caratteri. 

Nella prima riga del messaggio andrà 
indicata la sua destinazione, un utente 
od un gruppo al massimo di cinque 
indirizzi, o vari comandi di sistema ab- 
breviati. Per esempio si può inviare una 
circolare a cinque colleghi. che posseg- 
gono nell'ordine un ricevitore fax, due 
caselle postali e due postazioni telex. É 
supportato anche un servizio di infor- 
mazioni per l'utente, inviando semplice- 
mente un messaggio a «Supervisor». 
Prima accennavamo ai comandi di si- 



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MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


PROVA 

TELEXANDO 



Sterna in forma abbreviata; questi per- 
mettono di ricevere dal centro tutte le 
informazioni relative alla propria posizio- 
ne, come la posta giacente non letta o 
informazioni più dettagliate sulla propria 
mailbox. i consumi ed il credito re- 
siduo. 

Attenzione: la numerazione dei testi 
parte dal numero 01 e finisce con il 99; 
però c'è la possibilità di inserire un 
testo numero 00, 

Questo testo ha la funzione particola- 
re di definire una maschera di input. 
Tramite questa maschera sia l’operato- 
re sul PXIOOOF che chi interroga il cen- 
tro che funge da concentratore dei dati 
SI troverà organizzate le varie pagine di 
testo come dei record formati da dei 
campi contenenti te varie righe. 

Tutti i testi possono essere criptati, 
in parte o in maniera totale, in base ad 
una parola chiave, per cui oltre alla 
senetà di sicurezza del centro si può 
aggiungere questa ulteriore accortezza. 

Passando alla printer PXP40. si può 
dire che serve sia per ottenere una 
copia su carta di quanto scritto che 
quanto ricevuto. Volendo a corredo c'è 
uno spezzone di cavo terminato con un 
fack da 3.5 mm da un lato e con tre fili 
a saldare dall’altro, che può essere uti- 
lizzato per collegarsi ad una ulterìore 
stampante con entrata seriale di pre- 
stazioni più elevate. 


Un ultimo particolare della stampante 
é che se le batterie stanno per esaurir- 
si. al contrario del PXIOOOF che avver- 
te l'utente sui display, la PXP40 termi- 
na la stampa in corso con una riga 
contenente il messaggio di awiso. 

Operazioni di comunicazione 

L'uso manuale del PXIOOOF non è 
complesso. Basta comporre uno dei 
due numeri di telefono del centro, Mi- 
lano 0 Roma al momento, attendere il 
<rfischio>i di risposta e, dopo aver ap- 
poggiato la cornetta sulla capsula del 
PXIOOOF, premere il tastino nero in 
alto due volte. Trasmessi i dati si inver- 
te la cornetta e si ricevono i messaggi. 
L'unica accortezza è di poggiare la par- 
te giusta del telefono, in quanto il 
PXIOOOF non trasmette e riceve allo 
stesso tempo, ma fa una cosa alla 
volta. 

Un bip avverte che l'operazione è 
terminata ed il display mostrerà il re- 
sponso dei messaggi ricevuti od inviati 
oltre alla qualità di comunicazione. 

Per quanto riguarda la configurazione 
del terminale, l'utente un po' smaliziato 
può accedere al menu dove sono com- 
prese tutte le opzioni per personalizza- 
re il terminale o la velocità di trasmis- 
sione. 

Quest'ultima può essere abbassata 


da 1200 Bps, a 600 o 300. La velocità 
più bassa è consigliata per linee molto 
disturbate o ambienti rumorosissimi. 

Considerazioni finali 

Listino alla mano Telexando può 
sembrare un po' caro, si parte dall'op- 
zione base da 1.950.000 a quella finale 
da 2.450.000, Però se analizziamo il 
tutto dal punto di vista del servizio non 
lo è più di tanto. Per questo settore 
Telexando rimane un prodotto atipico, 
in quanto presenta caratteristiche d’uso 
tipiche di un terminate fascimile o telex 
da tasca, e perciò unico. Due tipi di 
trasmissione dati differenti ed incompa- 
tibili se vogliamo, in quanto la situazio- 
ne contingente telematica italiana al 
momento non consente una intercon- 
nesione biunivoca. 

Possiamo poi individuare come tar- 
get d’utenza il professionista che viag- 
gia molto, agli inizi della attività e che 
non é propenso a comprarsi un perso- 
nal computer. 

La disponibilità di un appareccchio 
facsimile è abbastanza immediata sia 
come reperibilità che come installazio- 
ne, mentre quella di un terminale telex 
è abbastanza problematica. I tempi di 
consegna, a cui si aggiungono i vari 
permessi, sono quelli che sono. Con 
Telexando, in breve tempo, ci si ritrova 
con un apparecchio funzionante, sem- 
plice e con una mailbox telex vera e 
propria. Inoltre c'è da non sottovalutare 
la possibilità di monitorare in tempo 
reaie i costi di trasmissione sostenuti 
per un invio di messaggi. 

Attenzione, questo non vuol dire che 
Telexando è un prodotto rivoluzionano, 
ma solo che è un terminale tascabile 
che consente operazioni che abbraccia- 
no due campi operativi diversi, che in- 
teressano uno specifico target d’utenza 
affari. 

Nel mondo della telematica e dei 
servizi a valore aggiunto con caratteri- 
stiche di massa, troppe sono te catte- 
drali nei deserto spacciate appunto per 
servizi telematici di massa. L’operazio- 
ne Telexando al contrario sembra non 
essere tra queste, e forse perché nes- 
suno nasconde che l'oggetto venduto 
non è il PXIOOOF ma il servizio che c'è 
dietro. 

Insomma Telexando è un prodotto 
tecnologico per pochi impieghi, ma 
quei pochi li fa molto bene. E ad un 
prezzo che, se i suoi servizi vi sen/ono, 
vate la pena di pagare. 


124 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 




Servizi forniti: ISTRUZIONE, AVVIAMENTO PROCEDURA E LINEA DIRETTA TELEFONICA 


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Via Vaniini 1, Tel, 030/58433 • COMPUTER SHOP DARFO BOARIO TERME Vìa Aria libera, Tel. 0364/534934 • D.M.C. FERRARA Via degli Amari 18, Tel. 0532/201978 
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ART STUDIO Citta di castello 



Polaroid C/-4400 

di Massimo Truscelh 


P olaroid è un marchio con una 
lunghissima tradizione nel campo 
della comunicazione visiva, an- 
che se purtroppo la sua immagine è 
legata in modo limitativo a solo una 
parte della produzione, cioè Quella rap- 
presentata dalle apparecchiature foto- 
grafiche a sviluppo immediato. 

In realtà. Polaroid produce una svaria- 
ta gamma di apparecchiature per uso 
professionale destinate alla comunica- 
zione visiva. Tale gamma comprende 
prodotti molto diversi tra loro' da! Pre- 
sentation Copier. una specie di fotoco- 
piatrice in grado di produrre diapositive 
35mm. o lucidi B/N e Bianco/Blu delle 
dimensioni di 70,6 per 6.5 cm, a partire 
da un qualsiasi documento formato 44; 
al FreezeFrame PAL che consente di 
eseguire la «fotografia» direttamente da 


sistemi video in standard PAL (videore- 
gistratori. videodischi o schede grafica 
ad alta risoluzione come le AT&T Targa 
e simili) elaborando direttamente il se- 
gnale video ed eliminando i problemi 
derivanti dalla presenza di retinature e 
dell'interlineatura nera. 

Nel settore informatico. Polaroid é 
apprezzata per il Palette già provato sul 
numero 42 (giugno 1985) di MCmicro- 
computer; nelle note che seguono pre- 
sentiamo la naturale evoluzione del Pa- 
lette e del Palette Plus, ovvero il Cl- 
4400. un sistema adatto ad essere im- 
piegato sia in ambiente MS-DOS che 
sotto QuickDraw Apple Macintosh per 
la riproduzione su pellicola 35mm di 
immagini a 2000 o 4000 linee semplice- 
mente mediante il collegamento alla 
porta parallela o ad una eventuale inter- 


faccia SCSI presente sul computer ado- 
perato. 

Descrizione 

Il CI-4400 sfrutta una tecnologia 
esclusivamente digitale che rende di- 
sponibile la nprodu 2 ione di fino a 16 
milioni di colori da utilizzare per la gene- 
razione di immagini su diapositiva 35 
mm con sensibilità di 100 ISO. 

Il Polaroid Bravo Computer Slide Ma- 
ker (è questa la denominazione che 
appare su tutta la documentazione e 
manualistica in inglese che accompagna 
il prodotto) si presenta come un paralle- 
lepipedo di colore chiaro, dalle dimen- 
sioni approssimative di 48 cm di lar- 
ghezza per 21 cm di profondità e 14 cm 
di altezza, sormontato da un coperchio 


126 


MCmiCfOComputer n. 95 - aprile 1990 


PRUVA 

POLAROID Cl-4400 


superiore in plexiglass fumé ribaltabile 
alJ'indietro che permette l'accesso al 
colorato pannello di controllo (peraltro 
molto semplice) ed a) gruppo fotografi- 
co motorizzato costituito da un co^o 
macchina fisso. 

Il pannello di controllo si compone di 
tre tasti, contrassegnati da serigrafie 
molto vistose, che corrispondono alle 
funzioni di avanzamento della pellicola 
di un fotogramma per volta, al riawolgi- 
mento del rullo ed alla selezione dell'in- 
terfaccia di collegamento (SCSI per Ap- 
ple Macintosh e parallela per i sistemi 
MS-DOS): selezione, quest’ultima, pos- 
sibile solo dopo almeno tre minuti dal- 
l'accensione della periferica. 

Sul frontale due spie luminose, inseri- 
te in una feritoia che corre in tutta la 
parte inferiore del Cl-4400, una di colore 
verde e l'altra di colore rosso, fornisco- 
no indicazioni sullo stato di funziona- 
mento dell’apparecchiatura II verde fis- 
so 0 lampeggiante indica lo stato di 
attesa o di funzionamento del CI- 4400, 
mentre fa luce rossa indica il verificarsi 
di una condizione di errore. 

Sul retro sono presenti una serie di 
connettori per il collegamento alle vane 
interfacce disponibili, in particolare un 
connettore femmina DB25 per il colle- 
gamento all'interfaccia parallela stan- 
dard, due connettori femmina SCSI a 50 
pin per il collegamento a Macintosh, In 
particolare il connettore superiore per- 
mette il collegamento di una ulteriore 
unita SCSI, mentre se tale unità non è 
presente ed il Polaroid Cl-4400 dovesse 
rappresentare l'ultima unità SCSI dispo- 
nibile sul sistema, é bene chiudere i 
contatti del connettore con un termina- 
tore SCSI. 

Il pannello posteriore è poi completa- 
to dalla vaschetta a norme lEC per 


Polaroid Cl-4400 


Produttore: 

Polaroid Corporation, Cambridge, MA, USA 
Distributore: 

Polaroid Italia Spa 

Via Piave 11, 21051 Arcisale IVAI 

Preazi (IVA esclusa): 

FilmPrirtter Polaroid Cl-4400 L. JT.900.000 

Software Miruslmage-DOS L 620.000 

Software Miruslmage-MAC L 620.000 


l'alimentazione, dall'interruttore di ali- 
mentazione. dal portafusibili (costruito 
in maniera tale che per avere accesso al 
fusibile sia assolutamente necessario 
nmuovere il cordone di alimentazione), 
dal selettore che permette di assegnare 
al Cl-4400 il numero di device SCSI. 

Il Cl-4400 provvede a generare al suo 
interno delle immagini con una risoluzio- 
ne di circa 4000 X 2666 pixel e sfruttan- 
do una camera fotografica che. al con- 
trario dei Polaroid Palette, non è sosti- 
tuibile. permette di esporre la normale 
pellicola fotografica per la produzione di 
slide di ottima qualità. 

Chi ha avuto modo di impiegare il 
Polaroid Palette o il Palette Plus ricorde- 
rà come fosse possibile impiegare due 
fotocamere distinte: una rappresentata 
dalla fotocamera a sviluppo immediato 
di produzione Polaroid ed una fotoca- 
mera tradizionale 35mm (Minolta), nel 
Cl-4400 la macchina fotografica é fissa 
e svolge automaticamente numerose 
operazioni tra le quali il riawolgimento 
della pellicola una volta che essa è stata 
completamente esposta, l'aggancio ed 
il posizionamento per il primo scatto 
all'atto della sua introduzione. 

Come si sarà ben capito i comandi 


per far funzionare il Cl-4400 vengono in 
massima parte comunicati dal software 
di gestione che rappresenta il vero pun- 
to di forza deH'apparecchjatura e del 
quale più avanti parleremo in maniera 
più completa. 

Oltre ai due software disponibili per il 
funzionamento del Cl-4400 in unione a 
personal computer MS-DOS e Apple 
Macintosh, rispettivamente i! Miruslma- 
ge-DOS ed il Miruslmage-MAC, )a Pola- 
roid offre anche una serie completa di 
software per la produzione di presenta- 
zioni in ambiente MS-DOS tra i quali il 
Polaroid Presentation Express (versioni 
OGS e OWS, quest'ultimo completato 
da uno speciale adattatore denominato 
Polaroid Graphics Creator Card da inse- 
rire nel proprio computer) ed il program- 
ma 35mm Express. Per questi software 
viene fornito nella confezione del Cl- 
4400 il driver software per permetterne 
il funzionamento in quanto tali pacchetti 
prevedono originariamente l'output solo 
SUI Polaroid Palette e Palette Plus 

Oltre a quanto fin qui descritto, il 
Polaroid Cl-4400 é completato anche da 
ben tre cavi di collegamento costituiti 
da due esemplari provvisti di connettori 
DB25 alle estremità e di uno fornito 
invece di connettori D825 e SCSI a 50 
poh per il collegamento ad Apple Macin- 
tosh. 


Hardware 

Accedere all’interno del Cl-4400 sa- 
rebbe cosa piuttosto agevole se il co- 
perchio superiore comprendente il sem- 
plice pannello operativo e la fotocamera 
non fosse fissato con una sene di quel- 
le viti che diffondono il terrore nel pove- 
ro redattore e nel fotografo in attesa 
della rimozione di pannelli vari. Scherzi a 




MCmicrocompuler n. 95 - aprile 1990 


127 



PROVA 

POLAROID CI-4400 


parie le viti serio del tipo con la testa 
intagliata a forma di stella (Torx); un 
normale cacciavite a croce non può 
essere utilizzato; in qualche occasione 
SI mostrano efficaci le chiavi a brugola. 
ma se dovete. .. combattere con simili 
aggeggi vi consigliamo di procurarvi le 
chiavi adeguate come abbiamo fatto 
noi- 

In ogni caso, rimosso il pannello su- 
periore SI ha accesso all'elettronica rap- 
presentata da una sezione sulla destra 
riservata all'alimentazione del sistema 
ed alla vera e propria elettronica di 
controllo della generazione delle imma- 
gini e di controllo della fotocamera al- 
loggiata su una grossa scheda che oc- 
cupa I due terzi deH'apparecchiatura. 

La fotocamera è collegata all'elettro- 
nica da un connettore a pettine che 
rappresenta l'ultimo ostacolo alla rimo- 
zione del corpo per continuare l'ispezio- 
ne nel CI-4400. 

Al di sotto della scheda di controllo è 
posizionata l'unità di visualizzazione del- 
ie immagini monocromatiche: purtrop- 
po non è stato possibile fotografare tale 
unità in quanto le viti che trattenevano 
la scheda erano già irrimediabilmente 
rovinate ed anche con l'apposito caccia- 
vite del quale già si diceva, non é stato 



L 'msenmenio àella pellicola aliene m modo sc- 
miaulomatico, la posizione verticale deli’apparec- 
chiaiuia é dettala esclusivamente da esigenze di 
ripresa lotograhca 

possibile rimuoverle. Il principio di fun- 
zionamento é comunque il medesimo 
dei Polaroid Palette. 

La pellicola viene esposta tre volte 
sulla stessa immagine nprodotta in B/N 
in ognuno dei colon primari e per ogni 
esposizione l'elettronica di controllo 
provvede ad inserire il filtro corrispon- 
dente (rosso, verde e blu) in modo da 
ricostruire l'originale immagine a colori 
codificata con io standard RGB. 

In effetti se si guarda aH'interno del 
foro visibile dopo aver rimosso la foto- 
camera è possibile vedere i filtri colorati 


che un servomeccanismo sposta di vol- 
ta in volta davanti alla pellicola. 

Software 

Il software di gestione del CI-4400 è 
prodotto dalla californiana Mirus Corpo- 
ration con sede a Santa Clara e si 
compone di due distinti pacchetti desti- 
nati alle due piattaforme hardware piu 
diffuse sul mercato; MS-DOS e Apple 
Macintosh. 

(I loro funzionamento si basa su due 
diverse filosofie che trovano riscontro 
anche nel diverso tipo di interfaccia 
utilizzato per il collegamento ai due si- 
stemi. 

Mirusìmage-DOS 

Iniziamo dal software di gestione in 
ambiente MS-DOS. 

Una delle principali difficoltà nel ripro- 
durre un'immagine per una eventuale 
presentazione consiste nel dare' un 
aspetto gradevole ai caratteri impiegati 
in scritte presenti nell'immagine stessa, 

I caratteri a schermo, per il modo 
stesso nel quale sono generati (cioè in 
bit-map) non si prestano ad essere im- 
piegati in applicazioni dove si richieda 
appena un mimmo di eleganza. 

Per tale ragione II Miruslmage-DOS 
comprende anche una libreria di font 
vettoriali composto da 13 distinti set, 
tutti scalabili; Courier, Courier corsivo, 
Courier neretto. Courier neretto corsivo, 
Swiss e Dutch nei medesimi modi del 
precedente e per finire il set Symbol. 

I font appena descritti sono contem- 
plati dalla maggior parte dei programmi 
commerciali di grafie? e ciò permette di 
sostituirli facilmente quando se ne pre- 
senti la necessità: inoltre il software 
provvede automaticamente a generare 
le sostituzioni più adatte quando nell'im- 
magine da riprodurre sia contemplato 
un set di caratteri non compreso nella 
libreria del Miruslmage. 

Tale sostituzione avviene in maniera 
diversa in base al tipo di file trattato ed 
al programma di origine del file in esa- 
me, ma sul manuale sono presenti delle 
tabelle di conversione per i programmi 
di presentazione più diffusi. Con la so- 
stituzione dei caratteri viene appianata 
la prima difficoltà per la buona genera- 
zione di un'immagine in formato 35mm. 

La seconda difficoltà è rappresentata 
dal diverso formato dei file grafici gene- 
rati da ogni applicazione. 

II Miruslmage-DOS contiene al pro- 
prio interno un traslatore di formati m 
grado di accettarne svariati: m realtà il 
programma principale richiama all'oc- 
correnza quello più adatto dalla propria 



L'interno del CI-4400 si nota la seiione di alimentazione s la scheda di controllo, m basso a sinistra la 
lotocamera rimossa dalla propria sede 


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MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


PROVA 

POLAROID Cl-4400 



collezione di programmi di traslazione, 
consentendo l’input di file in formato 
CGM (Computer Graphics Metafile), 
Harvard Graphics CGM, HPGL, Lotus 
Pie e Videoshow PlC, Targa (TGAl. 
ZenoGraphics Metafile (ovvero ZGM, un 
sottoinsieme dei formato CGM). 

L'ouiput del programma può essere 
diretto oltre che al Cl-4400 anche allo 
schermo, oppure a file su disco in for- 
mato CGM o Mirage IMA. 

Il software provvede alla gestione ed 
alla stampa di immagini generate da 
Harvard Graphics, Lotus Freelance Plus, 
Ashton-Tate Master Graphics e Draw 
Appiause; logicamente il discorso vale 
anche per tutte le immagini generate in 
uno dei formati già descritti. 

Una volta lanciato, il software offre 
un menu ad albero composto da un 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


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PROVA 

POLAROID CI-4400 



certo numero di finestre che consento- 
no di selezionare il formato di input ed 
eventuali opzioni ad esso associate: se- 
lezionare l'output e le relative opzioni; 
scegliere i file in input e processarli; 
creare un file di batch con l'insieme 
delle Immagini prescelte; richiamare gli 
aiuti; uscire dal programma o aprire una 
finestra sul DOS: conoscere, infine, lo 
stato della fotocamera. Il processo di 
esposizione della pellicola dura circa 
una ventina di minuti e sullo schermo 
appaiono una serie dì indicazioni riguar- 
danti l'immagine trattala: il tipo di file, il 
numero di elementi da esaminare, il 
colore esaminato di volta in volta con i 
relativi valori riferiti al numero di vettori 
esaminati e da esaminare con l'indica- 
zione in percentuale della quantità di 
informazioni trattate in ogni momento. 

Il software provvede anche alla gene- 
razione dei segnali di controllo per l'a- 


vanzamento automatico della pellicola 
ed il suo riawolgimento. 

Miruslmage-MA C 

Per il Macintosh la conformazione del 
software é piuttosto diversa: in parte 
perché la gestione dei font di carattere 
da parte del Macintosh è un po' più 
raffinata rispetto all'ambiente MS-DOS, 
un po' perché il collegamento avviene 
in modo diverso ed il CI-4400 è visto dal 
sistema come una ulteriore periferica di 
stampa, gestibile esattamente come 
quelle già disponibili. 

In effetti sul Macintosh l'installazione 
avviene inserendo nella cartella di siste- 
ma il driver dei Polaroid 0-4400 in mo- 
do che dal submenu «scelta risorse», 
disponibile sotto il menu «mela», sia 
possibile selezionare oltre alle normali 
stampanti ImageWriter e LaserWriter 


anche la nuova icona FilmPrinter II soft- 
ware provvede anche a creare un file 
accessorio richiamabile dal «pannello di 
controllo» con il quale è possibile defini- 
re l'indirizzo SCSI, assegnare il timeout 
della periferica in minuti, controllare lo 
stato della fotocamera, riavvolgere la 
pellicola oppure, come al solito, farla 
avanzare di un fotogramma. 

Il software di installazione é comple- 
tato da un certo numero di font da 
sostituire a quelli originali di sistema, 
perfettamente compatibili con quelli già 
presenti nella configurazione base della 
LaserWriter. Per ciò che ci riguarda non 
abbiamo provveduto ad eseguire tale 
sostituzione in quanto nel sistema Ma- 
cintosh usato in redazione era già stato 
installato l'Adobe Type Manager, che a 
partire da un font per la stampante di 
tipo vettoriale, provvede a creare lutti i 
formati grafici per i caratteri di schermo 


130 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 




PROVA 

POLAROID CI-4400 



migliorando sostanzialmente la visualiz- 
zazione a schermo dei font e, particola- 
re non trascurabile, è completato dai 
font di sistema in versione vettoriale 
invece che bit-mapped. 

Selezionando come risorsa di stampa 
l’icona del FilmPrinter, nel momento nel 
quale da una qualsiasi applicazione si 
procede alla stampa oppure a seleziona- 
re le opzioni del formato pagina, le 
tradizionali finestre di dialogo risulteran- 
no sostituite da alcuni nuovi menu intro- 
dotti per l'occasiofìe. 

Il menu del formato pagina presenta 
una serie di opzioni piuttosto diverse da 
quelle normalmente utilizzate: si comin- 
cia dal formato compreso tra una di- 
mensione minima di 8.9 X 5.6 pollici 
fino ad un massimo di 28 X 18.5 pollici; 
SI continua con l’orientamento dell'im- 
magine sulla pellicola (orizzontale o ver- 
ticale!: con la qualità di stampa (alta, 
normale o solo il profilo); il colore di 
fondo (selezionabile con il solito siste- 
ma di scelta dalla palette Macintosh); 
per finire con l'unita di misura delle 
dimensioni (pollici, centimetri, pixel o 
punti Pica) 

Analogo discorso vale per la finestra 
di dialogo del menu di stampa che oltre 
alle normali selezioni riguardanti il nu- 
mero di copie e le pagine da stampare, 
presenta ora opzioni riguardanti il tipo di 
pellicola utilizzata (Ektachrome Pro Plus 
100, Ektachrome HC 100, Ektachrome 
100, Ektachrome Pro 200, Ektachrome 
200. Ektachrome 400, Polachrome In- 
stani HC40 e Polaroid Presentation 
Chrome 100, quest’ultima è stata im- 
piegata per eseguire tutte le prove); la 
scelta del processo di esposizione colo- 
re a solo 8 colori (rosso, verde, blu. 
giallo, cyan, magenta, bianco e nero) 
oppure con 16.7 milioni di sfumature 
sfruttando completamente la gestione a 
24 bit del CI4400. 

Una ulteriore finestra contrassegnata 
dalla dicitura FilmTuning permette di 
accedere ad un ulteriore menu con il 


quale è possibile modificare la tavola 
dei colori ed i valori del contrasto e 
luminosità per adattarli a specifiche esi- 
genze dell'utilizzatore oppure a partico- 
lari caraneristiche della pellicola impie- 
gata. 

Anche dalla finestra del menu di 
stampa è possibile riavvolgere la pellico- 
la ed operare alcune scelte riguardanti il 
salvataggio di un file di spool e l'inver- 
sione dell'ordine di stampa delle imma- 
gini prescelte. Una volta avviata la stam- 
pa per ogni processo di esposizione dei 
singoli colori, un diagramma fornisce 
alcune indicazioni relative alla quantità 
di informazioni trattate. 

Il funzionamento del CI-4400 è assi- 
curato con la maggior parte dei softwa- 
re esistenti, sia in modo diretto che 
mediante alcuni piccoli trucchi tipici del 
particolare ambiente operativo messo a 
disposizione dal Macintosh. 

L'elenco di software compatibile con 
il Polaroid CI-4400 e con il software di 
gestione Miruslmage-MAC comprende: 
Canvas (vers. 1 .02 e 2.0); Cricket Draw, 
Graph e Presents; Digitai Darkroom del- 
ia Silicon Beach Software; il software 
CAD Dreams della Innovative Data De- 
sign; il programma di grafica — Draw It 
Again. Sam — ; GraphicWorks, Graphist- 
Paint II Color; Aldus Freehand 2.0; Ado- 
be lllustrator lanche se per ottenere 
immagini a colori è necessario importa- 
re le immagini in Aldus Freehand); Ima- 
go Studio; MacDraw e MacPaint 2.0; 
SuperPaint; PhotonPaint; More; Word 
3 0 e logicamente tutti i programmi 
espressamente concepiti per offrire del- 
le presentazioni come Microsoft Power- 
Point e Aldus Persuasion. Nelle prove 
svolte in redazione abbiamo usato con 
ottimi risultati anche Showcase FX sen- 
za riscontrare alcun problema. 

Una precauzione per evitare che il 
sistema si «pianti» nelle fasi di esposi- 
zione della pellicola consiste nel rimuo- 
vere dal sistema il MacroMaker a causa 
della sua incompatibilità con il software 


in questione in unione a determinati 
applicativi come ad esempio Image Stu- 
dio della Letraset. 

Conclusioni 

Il Polaroid CI-4400 funziona subito e 
bene, sembrerebbe lo slogan di una 
pubblicità televisiva, ma è la verità. 

Grazie alla sua versatilità può essere 
usato indifferentemente sulle due piat- 
taforme hardware descritte in maniera 
efficiente e con risultati che le foto 
pubblicate in queste pagine commenta- 
no da sole. 

Il prezzo del CI-4400 è in assoluto 
elevato, ma risulta particolarmente con- 
veniente se SI pensa al fatto che un 
unico dispositivo unità offre la possibili- 
tà di eseguire slide in formato 35mm 
sia da personal computer MS-DOS che 
da Apple Macintosh; inoltre, i! prezzo è 
sicuramente molto conveniente rispetto 
a prodotti analoghi dal costo a volte 
veramente proibitivo, quasi il triplo dei 
CI-4400. 

La dotazione e le caratteristiche offer- 
te sono buone e possono essere para- 
gonate a quelle di sistemi molto più 
costosi. Lo svolgimento delle procedure 
è forse un pochino lento, ma i risultati 
valgono certamente la pena di aspettare 
qualche minuto. 

Una nota di mento deve essere evol- 
ta anche ai due software di gestione 
Mirusimage. forse la versione per Ma- 
cintosh è più agevole da utilizzare, ma 
ciò è in massima parte mento delle 
caratteristiche intrinseche della piatta- 
forma hardware Apple, in ogni caso sul 
manuale del software è chiaramente 
precisato che il programma in questione 
non funzionerà più con il rilascio del 
System 7.0 a causa delle sostanziali 
differenze nella gestione dei font intro- 
dotte con l'occasione. 

Il prezzo dei due software, infine, è 
allineato alle caratteristiche offerte 


MCmicrocompuler n. 95 - aprile 1990 


131 





SAM Coupé 

di Paolo Ciardelli 


S barca m Italia il primo compatibile 
ZX Spectrum: il SAM Coupé del- 
la Miles Gordor^ Technology pie. 
Il perché di tale lancio commerciale 
trova risposte sia nella storia recente 
dei computer Sinclair, sia perché la 
MGT produceva sincra periferiche per la 
linea Spectrum. 

Nel 1980 il fondatore della Sinclair 
Research Ltd, dive Sinclair, inizia ad 
affermarsi nel mondo degli home com- 
puter con lo ZX 80. L'anno successivo 
immette sul mercato lo ZX 81. anch'es- 
so basato sul processore Z80 e venduto 
per corrispondenza. Lo ZX81 è il proge- 


nitore dello ZX Spectrum che nel 1983 
invade il mercato europeo dando prima 
filo da torcere a! Commodore Vie 20 e 
poi al Commodore 64. 

Anche se per quell'epoca non era una 
macchina innovativa (essendo basata 
sul processore Z80) per la prima volta si 
faceva sentire l'importanza delTinge- 
gnerizzazione del circuito: TULA (Unit 
Logic Array). 

Uno dei risultati tangibili della miniatu- 
rizzazione a livello di chip per il mondo 
consumer fu il prezzo di vendita, molto 
appetibile, per quei tempi, per non dire 
stracciato. 


Di seguito si assistette ad una gran- 
de diffusione di software per lo Spec- 
trum facilitata inoltre dal supporto ma- 
gnetico. in guanto la stragrande mag- 
gioranza dei programmi era registrata 
su cassetta. Altri tipi di supporto furono 
messi a disposizione, come i Kmicro- 
drive» o le Rom per l'Interface 2, ma il 
tempo ha dato ragione alla vecchia cas- 
setta. 

Un successo quindi commerciale ed 
affettivo, che la Miles Gordon Techno- 
logy pie tenta di continuare a sfruttare 
presentando questo home computer 
Spectrum compatibile: il SAM Coupé 


132 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


PROVA 
SAM COUPÉ 


Descrizione 

L'home computer SAM Coupé appar- 
tiene alla seconda generazione di elabo- 
raton basati su microprocessore Z80B. 
La velocità di clock di questo processo- 
re é stata aumentata a 6 MHz, e sfrutta 
or board una memoria RAM di 256 
Kbyte espandibile a 51 2 Kbyte. L'espan- 
sione in particolare è costituita da due 
chip Texas TMS44C256. 

L'ingegnerizzazione della piastra è ab- 
bastanza spinta grazie all'adozione di un 
chip custom VLSI (Very Large Surface 
Integrated) VGT-200. progettato allo 
scopo di supportare tutti i processi sia 
di elaborazione che di interfaccia video. 

Il linguaggio è contenuto in una ROM 
da 32 Kbyte mentre la parte riguardante 
l'emulazione Spectrum si carica da 
disco- 

Alla gestione sonora è preposto l’inte- 
grato Philips SAA1099, che è un chip 
sintetizzatore pseudostereo a 6 canali di 
otto ottave. L’integrato copre la gamma 
sonora con 256 toni per ottava, e trami- 
te la possibilità di miscelare i sei gene- 
ratori di suono con due di rumore, si 
ottiene la simulazione di strumenti mu- 
sicali. 

Questo processo si avvale anche di 
due controllori di inviluppo sonoro. 

L’interfacciamento verso il mondo 
musicale è gestito da un fotoaccoppia- 
tore. per evitare collegamenti in con- 
tinua. 

il trasferimento dei dati tramite la 
MIDI viaggia ad una velocità di 31.25 
Kbaud e lo stesso connettore può esse- 
re usato per collegare un Network di 
stazioni SAM Coupé. 

Nella parte posteriore troviamo le va- 
rie prese per i collegamenti delle perife- 
riche. 

Oltre a quella di espansione a 32 poli, 
da CUI é possibile prelevare tutti i segna- 
li in entrata ed in uscita dal computer, 
c’é la porta mouse a 8 piedini standard 
DIN, una joystick Atari compatibile ed 
una per la Ughi Pen o Light Gun. Attra- 
verso la presa per la penna ottica, è 
possibile, tra l'altro, prelevare i segnali 
audio, sinistro e destro, da inviare ad un 
amplificatore hi-fi. 

Compatibilità Software 
Spectrum 

La compatibilità software con il pre- 
decessore è assicurata da un program- 
ma di emulazione fornito sia su disco 
che su cassetta. 


SAM Coupé 


Produttore: 

Miles Gordon Technology pie LakesI 
enix Way Swansea. SA79EH UK. 
Distributare; 

Micro Spoi 

Via Acilia. Z44 - 00126 Acilia Roma 
Prexzo (IVA inclusa): 

SAM Coupé 266 Kbyte 
SAM Coupé * 1 disk drive 
SAM Coupé * 2 disk drive 
Cavo collegamento MIDI 
Cavo collegamento Scart 
Cavo Network 2 metri 
Cavo Network 5 metri 
Disk drive interno 
Espansione di memoria 
256 Kbyte 

Irìterfaccia per drive esterne 
Interfaccia seriale/parallela 
Manuale tecnico avanzato 


.390.000 

26.000 

40.000 

25.000 

30.000 

390.000 

176.000 


Il programma pone 5 opzioni, che 
rispettivamente coprono vari periodi di 
produzione software. 

L'avvertenza molto importante è che 
il programma in sintesi «sprotegge» 
quanto si sta caricando da cassetta e 
perciò si raccomanda di non farne copie 
illegali. 

In ogni caso per chi vuol tenersi ag- 
giornato é stata istituita una Hot Line 
per i vari aggiornamenti dalla stessa 
MGT. 

A corredo del SAM Coupé, viene for- 


nito il vario software di base di utilità 
per il disco ed un programmino di grafi- 
ca pittorica. Flash! (sia su disco che su 
cassetta). 

Per l'uso di quest’ultimo è obbligato- 
rio il mouse o il joystick. 

Memorie di massa e Network 

L’archiviazione dei dati, é affidata sia 
al registratore a cassette (più per legge- 
re le varie librerie Spectrum già esisten- 
ti) e a due opzionali unità a floppy disk 
drive da 3,5 pollici interne o esterne con 
capacità di 780 Kbyte formattati. 

A differenza dello Spectrum, la pre- 
sa per il caricamento-salvataggio dei 
dati da cassetta è unica e bidireziona- 
le, e la velocità di trasferimento è va- 
riabile. 

La peculiarità del trasferimento dati a 
varie velocità è usato soprattutto sulla 
presa Network di cui facevamo cenno 
prima, con il comando Device. 

La possibilità di interconnettere più 
macchine non è nuova e ricalca la Net- 
work dello ZX Spectrum in combinazio- 
ne con l’Interface 1 e la rete Archime- 
des A 3000. 

Le unità opzionali di memoria di mas- 
sa da 3,5 pollici, si inseriscono nel fron- 
tale. rispettando il layout della macchina 
ed il colore dei piedini, o volendo si può 
usufruire di un disco esterno tramite 
apposita interfaccia. 



MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


133 


PROVA 
SAM COUPÉ 



zione può avvenire sul televisore o su Pi 
un monitor. Il primo si collega attraver- 
so il modulatore Astek contenuto nell'a- 
limentatore, sintonizzandosi sul canale 
36, il monitor invece, può essere colle- 
gato sia in RGB che composito tramite 
la presa SCART (oltre la presa d’espan- 
sione multifunzionale). 

La porta di espansione 

In prova insieme al SAM Coupé ci 
sono state fornite due interfacce: una 
comunicazioni (seriale/parallela) e l'altra 
sdì (parallela ed interfaccia floppy disk 
drive esterno). 

Queste si collegano alla più volte cita- 
ta porta di espansione dalla quale si 
possono prelevare tutti i segnati di in- 
put/output del SAM Coupé. 

Entrambe possono pilotare una stam- 
pante parallela. 

In particolare l’interfaccia SDÌ può es- 
sere settata internamente, per definire 
il numero logico di periferica collegata: 
Floppy disk 1 o 2 e Printer 1 o 2. 

Per testare l'interfaccia SDl, abbiamo 
collegato al SAM Coupé un floppy disk 
drive di casa Sinclair (per il QL| e ha 
funzionato senza problemi. 

Per terminare entrambe le interfacce 
vengono fomite di software di utilità. 

Conclusioni 

Tiriamo un po' di somme. Sono pas- 
sati 5 anni dall’ultimo elaboratore britan- 
nico a 8 bit, per cui il SAM Coupé 
dovrebbe aver sfruttato tutta la tecnolo- 
gia accumulata in questo periodo. Tra 
gli elaboratori di pari classe (8 bit) ha 
caratteristiche superiori e appetibili per 
vari settori di mercato, che vanno dal 
ragazzo con una vasta biblioteca Spec- 
trum che vuol maneggiare una vera 
tastiera a musicisti che non vogliono 
spendere troppo. 

Tornando aH'argomento Spectrum è il 
suo degno successore dando due note- 
voli vantaggi: ha una memoria maggio- 
re. è più veloce e per chi inizia sfrutta la 
gamma preesistente di software; lin- 
guaggi ed utility. 

Giudice finale rimane il mercato e di 
seguito la legge dei grandi numeri 

Personalmente ci piacerebbe che il 
SAM Coupé decollasse commercial- 
mente, almeno potremmo iniziare un 
articolo scrivendo: «...uno Spectrum si 
aggira per l'Europa...» . 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


L 'interno delle due 
interlacce. 
nspellivamenie SDl 
Ifioppy^perelleial e 
senale/perellels, e 


memonB di 256 Kbyte 


La digitazione e l'estetica 

L'estetica del SAM Coupé é un po’ fuo- 
ri del normale. Il corpo dell'elaboratore, di 
colore chiaro, poggia su quattro piedini di 
gomma azzuna. e forma con la tastiera 
un tutt'uno, lasciando una fascia libera 
sulla parte anteriore della macchina. 

La digitazione risulta facilitata, in 
quanto i palmi delle mani si trovano a 
poggiare sopra questa parte e alla lunga 
si apprezza questa insolita tastiera. 

A differenza dello ZX Spectrum. il 
SAM Coupé accetta i comandi digitati 
per esteso e non come Token. 


Il video 

Il processore Video è il Motorola 
MC1377P, che rende possibile quattro 
modalità video visualizzando 16 colori 
da una palette di 128. 

Nel Mode 1 si sfruttano 32x24 carat- 
teri di due colori, e gli attributi video 
sono compatibili Spectrum, mentre nel 
Modo 2 i caratteri passano da 32x24 a 
32x192. 

Il Mode 3 visualizza uno schermo 
testo di 80 colonne, pari a 512x192 
pixel, mentre nel Mode 4 lo schermo è 
grafico con 256x192 pixel. La visualizza- 






FLASHBANK 



• HARD CISC CARD PER A 2000 E 
ZORRO BIG BLUE 

• AUTOBOOT CON EPfiOM 

• FULL AUTOCONFIG 

• CAPACITA: 20-32-40^ Mb 


MULTI BRAIN 


• HARD DISC E CONTROLLER PER 
ASOO/A 1000 

• AUTOBOOT CON EPROM 

• AUTOCONFIG 

• ESPANSIONE OPZIONALE DA 
2 A 8 Mb 

• 1 POSTO PER DRIVE DA 3,5 

• MODULO OPZIONALE CON DISPLAY 
DELLA CAPACITA DI MEMORIA, 
CAPACITA HARD DISC E TRACCE 
DISC DRIVE 

« CAPACITA: 20-32-40-60 Mb 


ZORRO BIG BLUE 



• 3 SLOT A 100 PIN A 2000 COMPATIBILI 

• 3 SLOT IBM XT COMPATIBILI 

• 3 SLOT IBM AT COMPATIBILI 

• 1 SLOT A 66 PIN PER 68020168881 

• 2 POSTI PER 2 DRIVE DA 3,5" 

• 1 POSTO PER 1 DRIVE DA 5,1/4 

• 1 POSTO PER HARD CISC 

• AUMENTATORE SWITCHING 


SUPER 8 



• ESPANSIONE DI MEMORIA 
PER A 2000 E ZORRO BIG BLUE 

• ALfTO CONFIGURANTE 

• ZERO WAIT STATE 

• DISPLAY CON INDICAZIONE 
DELLA CAPACITA INSTALLATA 

• CAPACITA: 0-2-4-e Mb 



VIA TORTONA, 12 
20144 MILANO 
Tel. 02 - 8376887 





Microsoft Word 
per Windows 


A /cjni mesi fa arrivò /n redazione 
una pre-release di Word per Win- 
dows e noi ci affrettammo a 
pubblicare una breve anteprima che an- 
nunciava il prodotto e ne anticipava le 
pnncipali caratteristiche. 

Ora il prodotto è usato ufficialmente 
nella versione inglese che è quella de- 
scritta nella presente prova. Perii merca- 
to Italiano, in attesa della versione nazio- 
nale. prevista per giugno, e della quale vi 
terremo informati: é già disponibile un 


di Francesco Petrom 

Dizionario Ortografico aggiuntivo che 
rende possibile un utilizzo della versione 
inglese non troppa penalizzante per chi 
produce documenti in italiano. 

La frase Word per Windows fa capire 
che si tratta di un prodotto importante in 
quanto in esso si sommano il Microsoft 
Word, che con l'ultima versione, la 5. ha 
raggiunto un elevatissimo livello di sofi- 
sticazione. e l'aitibiente Windows, sem- 
pre della Microsoft, che continua ad 
essere il punto di riferimento per chi 


sviluppa applicazioni con interfaccia o 
con finalità grafiche. 

Il Microsoft Word 5 è un prodotto 
«character-oriented» anche se, nella cita- 
ta versione 5. dispone di una funzione di 
Preview che lo avvicina ad un prodotto 
DTP. WinWord lé il suo nomignolo) 
Invece, come tipico esponente del mon- 
do Windows, é totalmente Graphic 
Oriented. Si potrebbe azzardare un paral- 
lelismo con Excel, che é uno spreadsheet 
evoluto in ambiente Windows, come 


136 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


PROVA 

MICROSOFT WORD WINDOWS 


Microsoft Word Windows 


WinWord é un WP evoluto in ambiente 
Windows. 

Excel ha però avuto dalla sua il vantag- 
gio di avere occupato un 'area totalmente 
sgombra, sia perché non esistevano 
spreadsheet in ambiente grafico Iparlia- 
mo del mondo DOSI, si perché la Micro- 
soft disponeva per tale categoria di pro- 
dotti solo del Multiplan. ormai giunto, ci 
perdonino gli amici della Microsoft, all’e- 
tà della pensione. 

Per età della pensione intendiamo... la 
mancanza di funzioni di stringa e di 
funzioni di grafica commerciale, che no- 
toriamente il Multiplan delegava al Chart. 

WinWord invece occupa un'area più 
ristretta. Sia perché esistono già i Desk- 
top Publisher, che servono per produrre 
documenti di qualità editoriale, sia per- 
ché esistono Word Processor evoluti che 
oltre ad avere tutte le funzionalità del 
buon WP /che mancano in un DTP) ne 
hanno alcune proprie del DTP. sufficienti 
per produzioni non eccessivamente 
strutturate. 

Inoltre é proprio la Microsoft che pro- 
duce il Word 5. che rappresenta oggi il 
prodotto «stato deH'arte» dei WP e sta 
rosicchiando mercato al Word Perfect. 
che negli Usa é ancora il WP più diffuso. 
Sono ambedue i più diretti concorrenti 
del WinWord, e nel caso di Word 5 si 
tratta di una lotta «fratricida!'. 

Allora VOI vi domanderete (cfr. Massi- 
mo Catalano. Speciale Sanremo, sabato 
24 febbraio W90I dove si può collocare il 
WinWord, stretto tra prodotti cosi impor- 
tanti e quindi cosi ingombranti. Ed é 
questo che cercheremo di scoprire in 
questa prova 

Come scegliere un 
Word Processor 

Il Word Processor è, assieme allo 
spreadsheet, il prodotto percentualmen- 
te più utilizzato da varie categorie di 
utenti 

Ma mentre lo spreadsheet è un prodot- 
to basato su una struttura tabellare che 
rende tutti i componenti di tale categoria 
abbastanza uguali tra di loro, nel Word 
Processor non esistono elementi di base 
così vincolanti, per cui i vari prodotti 
possono essere, ed effettivamente lo 
sono, molto differenti tra di loro. 

Ovviamente m tutti i Word Processor 
esistono più o meno gli stessi comandi, 
ricadenti in alcune categorie facilmente 
individuabili (comandi per la gestione del 
testo, comandi strutturali, comandi per 
l’estetica, comandi per rimpaginazione, 
ecc.). ma questi sono organizzati in varie 
maniere, e a ciascuno di essi viene dato 
un minore o maggior peso oppure una 
minore o maggiore facilità operativa. Ne! 


ProduHore e distributore: 

Microsoft Spe. Centro Direi. Milano Oltre. 
Pei Tiepolo. Via Cassanese 224. 20090 Se- 
grete IMI! 

Prezzo UVA escluseli 

Microsoft Word Windows L. 995,000 


giudicare i prodotti di Word Processor 
inoltre occorre vederli attraverso le otti- 
che differenti poste dalle varie tipologie 
di utilizzatori. Non per niente PC Magazi- 
ne, la nota rivista americana, che ha 
scelto di «dare i voti» ai prodotti come 
sintesi della prova, per quanto riguarda i 
Word Processor esprime ben cinque 
giudizi differenti secondo cinque diffe- 
renti categorie di utilizzatori. 

Le cinque categorie sono: 

Personal, l'utilizzatore saltuario che 
quindi ha bisogno di uno strumento 
molto facile e non eccessivamente evo- 
luto, ben supportato da help in linea e da 


documentazione comprensibile. Adatto 
ad esempio agli studenti (non pensate 
solo alla Tesi di Laurea), ai professional 
che scrivono saltuariamente documenti 
0 relazioni in cui non sia nchiesta una 
estetica particolarmente sofisticata. 

Professional, l'utilizzatore é un profes- 
sionista, che bada sia alla produttività sia 
alla completezza strutturale, ad esempio 
In termini di gestione delle Note, degli 
Indici, sia un po’ all'estetica. Pensate allo 
scrittore, allo studioso che scrive saggi, al 
professionista che redige sistematica- 
mente relazioni. 

Corporate, l’utilizzatore viene visto nel 
contesto di una azienda dove la scrittura 
di un documento diventa un fatto azien- 
dale. Serve un prodotto che permetta 
revisioni a più mani, permetta di associa- 
re dei sommari per una efficace archivia- 
zione, ecc. Altra caratteristica importante 
è quella di poter far circolare documenti 
sulle infrastrutture informatiche presenti 
in azienda, cosa che avviene sia utilizzan- 


meteriBle e presente 
un suggestivo dimo- 
sirelivo che espone le 
vane funiionahtà del 
prodono e ne fé capee 

mente te modalità 


far vedere il cursore 

muove sul video alle 
ncertta del comando 
da dimostrare 


What you get are 
perfectly printed documents 




Figura 
WinWord - InsiallaiK, 

hmirone Per lavorare 
elficecemenie su do- 
cumenti complessi oc 
corrono macchine d 
elevate prcsiaiioni ve 
locistiche Per lavorare 
anche comodamente 
ad esempio quando 
aprono due documen 


ad altissima risoluiio- 
ne, che permettono di 
non ndurre troppo le 
dimensioni di aascuna 


137 


MCmicfOcomputer n 95 - aprile 1990 




figura 3 Miaosofi 
WinWord Tutorial 
Anche Tutonal 
WinWord assorrngha 
ad Excel In fase di 
installazione si canea 
Ise SI vuote) il Tuionai 

permettono all'uienie 
di eseguire, direna 
mente neH'ambienlc 

mandi in maniera total 
mente guidata II me- 
todo e molto ellicao! 
sopratlulto perche il 
Tutonal può essere ri 
chiamalo in qualsiasi 


L 'Help i 




cedere anche tramite 
un comodo indice. Che 
presenta vane modali- 
tà d'approccio Utile é 
quella destinala a chi 
già conosce un altro 
Word Processor, in 
guanto WinWord la 
apparite delle videale 
con le vane cornspon- 

Anche tra i manuali ne 
è presente uno desti- 
nato ai conosdion di 
un altro WP 




che ornane un predai 
lo evoluto di Word 
Processor oneniaio al 
careffere lanche se 
nella recenle nersione 
50 e stato aggiunto 
un tocco di Publishingi 
e l'ambiente Wm- 


PROVA 

MICROSOFT WORD WINDOWS 


do un prodotto disponibile in più versioni 
per più piattaforme hard e soft. sia 
utilizzando un formato standard adatto 
alla trasmissione. 

Legai, I prodotti con finalità Legai sono 
particolarmente utili in quegli ambienti 
dove vengono realizzati documenti strut- 
turalmente e contenutisticamente simili. 
Pensate agli Atti del Notaio, alle Compar- 
se degli Avvocati, alle Sentenze dei 
Giudici 

Desktop Publishing, esistono, come 
detto, prodotti di Word Processing evolu- 
ti anche sotto questo aspetto. Per DTP si 
intende la possibilità di produrre docu- 
menti con caratteristiche estetiche di 
tipo editoriale. E quindi stampa su più 
colonne, inserimento nella pagina, senza 
vincolo di posizionamento e di dimensio- 
namento, di disegni, grafici, figure, tabel- 
le. Efficace sfruttamento della stapante 
Laser. 

Insomma sembrerebbe difficile trova- 
re un prodotto che vada altrettanto bene 
alla segretaria efficiente e al magistrato, 
allo scrittore di libri gialli e al notaio, ai 
responsabili delTufficio contratti di una 
grossa azienda e all'utente normale che 
ogni tanto deve scrivere una lettera. 

Una caratteristica dichiarata WinWord 
è proprio quella di potersi adattare alle 
vane e specifiche necessità mediante lo 
strumento Template, che corrisponde in 
pratica non solo ad una personalizzazione 
dello stile nei documenti prodotti (cosa 
che già con Word 5 si ottiene con lo 
strumento STILE), ma anche ad una 
personalizzazione dell'ambiente operati- 
vo, con tanto di specifiche e nuove 
opzioni di menu. 

La confezione e la procedura 
di installazione 

Scatolone di cartone in perfetto stile 
Microsoft con dentro un bel po' di ma- 
nualetti e un manualone. 

Basic Skill for Windows Application (di 
70 pagine circa, manuale che insegna le 
funzionalità di Windows messe a «fattor 
comune» da tutti gli applicativi che lavo- 
rano in tale ambiente. 

Getting Righi io Word. 170 pagine 
destinate a facilitare l'apprendimento a 
chi conosce uno dei seguenti prodotti: 
Word (quello normale), Display Writer, 
MultiMate. WordPerfect o Wordstar 

Printer Guide, che dà le informazioni 
necessarie al miglior sfruttamento della 
propria stampante. 80 pagine. 

Sampler. una guida, di 90 pagine, 
all'utilizzo dei Templates Standard, fomiti 
con il materiale. 

Il «pezzo forte» della manualistica è 
costituito dal voluminoso User's Refe- 
rence la cui prima caratteristica è quella di 


discostarsi dagli standard Microsoft. Non 
più I fogli mobili dei manuali dei prodotti 
più costosi, né le rilegature di cartoncino 
leggero lucido dei manuali dei prodotti 
economici, ma una elegante rilegatura di 
cartone rigidissimo e lucidissimo, che 
rende il manuale stesso molto elegante e 


degno di ben figurare in una bella bibliote- 
ca. Raggiunge le 480 pagine. Essendo di 
dimensioni più larghe del normale, è 
stampato su due colonne, il che, in un 
certo senso, ne fa aumentare se non 
raddoppiare il peso. 

È un Reference classico, organizzato m 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 



hguia 6 ■ Microsoft 
Excel e WinWord - Sh 
nergiB Sona i duo prò- 

cnjsolt. il prima é un 
integralo con lumioni 
di Foglio Elellronico, 
di Grafica e con un po ' 
di DataBase, il secon- 

sor evoluto verso il 
DeskTop PutXishing e 
verso Tautomaaione 
Excel e WinWord pos- 
sono -eo»sùorarp«, il 
cfie significa m pratica 
che possono scam- 
biarsi dati, secando 
vane modalità 




Figura 7 - Microsoft 
WinWord ■ Ambiente 
Chi conosce il Word 
può nirovare nelle due 
strisce superiori con le 

comandi di Formato 
Carattere e Formato 
Paragralo presenti nel 
menu Characler 
Orienied del Word 
normale Le affinità 
sono comunque mo/- 

viene conservala, anr 
potenziata, la possibili- 
tà di confezionare Stili, 
il che giustifica rado 
zione del classico no- 
me Word anche per il 
nuovo prodotto 


Figura 8 ■ MKrosoU 
WinWord - Due docu- 
menti Ane/ostemome 

ha. all'interno del- 
Tambienie Windows. 

menu dei comandi, al- 
l'mlemo della guaio si 
possono piazzare una 
o più Windows, cia- 
scuna delle quali con- 
tiene un documento 
attive Si può lavorare 
su ambedue i docu- 
menti. quello attivo e 
quello su cui si posi- 
ziona Il mouse, od 
eseguire le normali 
operazioni di copia e 



voci disposte in ordine alfabetico, con 
Address come primo argomento e Zoom 
come ultimo. Tra questi due estremi, 
citati per curiosità, centinaia di voci, 
ciascuna delle quali è descritta dettaglia- 
tamente anche ricorrendo a figure e a 
riproduzioni di videate operative. Ad 


esempio il termine Field (di cui parleremo 
poi) richiede ben 35 pagine. Glossary, 
due pagine, Picture, quattro pagine. 

In Fondo al Reference Manual alcune 
appendici con l'elenco dei comandi da 
tastiera, la messaggistica descritta in 
dettaglio, ecc. Nella documentazione è 


PROVA 

MICROSOFT WORD WINDOWS 


spesso citato un altro manuale, non in 
dotazione, cheéilTechnical Reference di 
Windows. Questo manuale, di cui abbia- 
mo recentemente parlato in un articolo 
su Excel, approfondisce gli aspetti legati 
ai rapporti tra i vari prodotti operanti sotto 
Windows, ed in particolare tratta i proble- 
mi di Link, che avviene attraverso le 
specifiche DDE, di cui parleremo poi. 

Oltre a numerose mascherine e ad 
opuscoli per il primo orientamento ci 
sono un bel po' di dischetti. Sono 8 nel 
formato da 5 e 1/4 formattati a 1,2 
megabyte e 14 nella versione da 3 e 1/2, 
formattali a 720 kiiobyte. 

Oltre a questi sono presenti altri due 
dischetti (uno per versione) con il Corret- 
tore Ortografico italiano e con un sugge- 
stivo Rolling Demo (fig. 1). 

Gli otto dischetti originali sono quello di 
Setup, quello con il Program, due di 
Utilities, uno con i Convertitori, uno con i 
Proofing Tools. uno con il Tulorial e infine 
quello con il Runtime di Windows. 

L'installazione va eseguita nel classico 
stile Microsoft, partendo dal primo disco 
dal quale si lancia il Setup e seguendo le 
istruzioni. È presente il Runtime per 
Windows, per cui si può installare il 
prodotto indipendentemente dalla pre- 
senza del Windows. 

Interessanti sono le fasi dell'installazio- 
ne in cui vengono richiesti i convertitori 
da caricare. Occorre indicare da quali 
prodotti di WP SI vogliono leggere file, e 
quali formati grafici si vogliono poter 
importare. In pratica poi, operando dalCin- 
terno del prodotto, si indica il nome del 
file che si vuole leggere ed è WinWord 
che. tramite un'apposita finestra di dialo- 
go, chiede da quale formato, tra quelli 
indicati in fase di installazione, deve 
eseguire la conversione. 

I formati testuali realizzati con altri 
prodotti e letti in tale modo sono MS 
Word, Works e Windows Wnte. ASCII, 
nei vari sottotipi, RTF. OCA e RFT. 
Display Writer. WordStar, in vari sottoli- 
pi, Multimate. WordPerfect e Word per 
Mac. I formati grafici sono sia il tipo Bit- 
Map'ped, come TIF e PCX. che di tipo 
Vector, come Autocad, in vari sottofor- 
mati, Metafile CGM, Lotus PIC, Win- 
dows Draw e Metafile. ed altri realizzati 
con prodotti grafici evoluti come Vi- 
deoShow e Mirage. 

In ogni caso è sempre possibile ricorre- 
re alle funzioni di Taglia e Cuci del 
Windows, per cui dovrebbe essere pos- 
sibile qualsiasi forma di trasferimento. 

Vanno inoltre citati i formati tabellari, 
che WinWord legge e traduce diretta- 
mente in una sua particolare struttura 
che è la tabella, di cui parleremo. I formati 
tabellari sono Microsoft Excel e Multi- 
plan, Lotus 123 e Biff. 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


139 





PROVA 

MICROSOFT WORD WINDOWS 



figure 9, W - Microso/l WinWord - Dra/r. Page e Prevew II WinWord non si pud delinua loialmenie WYSIWYG. Permeile eh lavorare nella modahtì DraK rn ew 
appare un so« Upo di carallere non propomonale, nella modalità Page, in cui si possono vedere /dipende anche dalle -Preferences" imposiaiel i caratleri scelii. le 
figure, le colonne, eco, nella modalità OutUne. se owiamenie il lesto 6 stalo mollo sirutluran inline. pnma di stampare, si pud eseguire una Preview della pagina 
o delle due pagine intere 


Tornando all'installazione, ne abbiamo 
esegutte vane, sia su macchine 386 che 
286, che 8088 (non dovevamo ??). sia 
con Windows, sia senza Windows, e su 
macchine con un minimo di 640 kbyte 
fino a un massimo di 6 mega e con 
svariate tipologie di monitor (fig, 2), 

I rapporti tra WinWord e la memoria 
sono analoghi a quelli che ha Excel. In 
pratica si può utilizzare, se si lavora con 
macchine 386 e Windows 386. tutta la 
memoria estesa (quella oltre il mega) 
presente sul PC. 

Non abbiamo avuto tempo di eseguire 
delle prove di carico sulle varie macchine, 
ma abbiamo constatato che si riesce a 
lavorare bene, se il documento non è 
troppo complicato, anche con un comu- 
ne 286 con soli 640 kbyte. 

/ vari modi per imparare 
Word per Windows 

Viene seguita la strada Excel. Non 
esiste un vero e proprio manuale carta- 
ceo con il Tutorial, ma si può installare 
un Corso Autodidattico direttamente ri- 
chiamabile dal WinWord (fig, 3) 

Durante ITnstallazione vengono co- 
munque caricati dei Documenti Tipo, 
che fanno riferimento a Templates, an- 
che questi installati, e che sono docu- 
mentati nel manuale chiamato Sampler, 
e che costituiscono un Tutorial di se- 
condo livello. Per chi già conosce un 
Word Processor è disponibile sia un 
Help specifico, che mette a confronto i 
comandi del WP noto e del WinWord 
(fig. 4), sia un manualetto specifico. É 
comodo inizialmente ma diventa inutile 


quando occorre imparare le funzionalità 
evolute che il WP noto probabilmente 
non ha e WinWord invece si. 

Abbiamo detto che durante l’installa- 
zione il programma di SETUP chiede se 
SI vuole caricare o meno il Tutorial. 

I più spavaldi possono pensare di non 
caricarlo in quanto pensano di potersela 
cavare da soli e non vogliono occupare 
troppo spazio sul disco rigido. 

Beh consigliamo anche a questi un 
po’ di «umiltà» e di cancare comunque 
il Tutorial in quanto rappresenta un me- 
todo molto efficace per imparare il pro- 
dotto. non solo le funzionalità «banali» 
e intuibili da parte di chi ha già usato 
un WP, quanto le funzionalità più avan- 
zate che probabilmente non sono pre- 
senti nei prodotti che l’utente già co- 
nosce. 

II programma d’addestramento é rac- 
chiuso in un menu molto articolato, che 
permette di accedere alle varie lezioni, 
di interrompere il corso, di ncominciare 
da capo la lezione, ecc. 

La lezione si volge in un ambiente 
WinWord «ricostruito» in cui però sono 
presenti finestre di spiegazioni, finestre 
che indicano cosa fare ed eventuali fine- 
stre con I messaggi di errore. 

L’allievo, se cosi si può dire, seguen- 
do le indicazioni scritte nelle finestrine, 
opera direttamente sui comandi (o sui 
facsimili dei comandi) di WinWord. 

Ci è sembrato un metodo efficace, un 
po’ prolisso e lento per le operazioni 
elementari, che comunque possono es- 
sere saltate dai più esperti. Un altro 
vantaggio è che si tratta in pratica di un 
«Super Help» in linea in quanto la lezio- 


ne può essere lanciata direttamente dal- 
l'ambiente operativo. 

WinWord e Word 
WinWord ed Excel 

Chi usa WinWord non può ignorare 
l'esistenza di Excel, non tanto perché 
WinWord utilizza buona parte delle solu- 
zioni organizzative presenti nello 
Spreadsheet della Microsoft e condivi- 
de con questo l’ambiente Windows, 
quanto perché tra i due c’é una comple- 
ta sinergia che, m numerose situazioni 
operative, può farli considerare integra- 
zione l’uno dell’altro (fig. 6). 

Il discorso si potrebbe allargare al 
concetto di prodotto integrato, prodotto 
che «fa tutto», ipotizzato qualche anno 
fa, ma che si è dimostrato in fondo 
un’utopia, in quanto i vari prodotti usciti 
all’epoca non riuscivano a raggiungere, 
nei vari moduli in cui sono stati neces- 
sariamente suddivisi, il livello qualitativo 
del prodotto stand-alone e quindi spe- 
cializzato. 

Con Windows é l’ambiente che crea 
integrazione e quindi i vari prodotti in- 
stallati, che potrebbero vivere autono- 
mamente, possono godere delle nume- 
rose possibilità di interscambio dati, 
permesse «per definizione» dall’am- 
biente. Per scendere nel concreto elen- 
chiamo le possibilità di integrazione tra 
Excel e WinWord, legate sia allo stru- 
mento Clipboard (in italiano Appunti) 
con il quale si fa un taglia e cuci, sia allo 
strumento DDE, che invece crea un 
collegamento «caldo» tra un documen- 
to WinWord e un lavoro, tabellare o 


140 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 



PROVA 

MICROSOFT WORD WINDOWS 


grafico, di Excel. Il Clipboard è la funzio- 
nalità che permette operazioni di «ta- 
glia» e «cuci» tra tutti gli applicativi che 
lavorano sotto Windows. In pratica ogni 
applicativo dispone di una specifica vo- 
ce di menu (nelle versioni inglesi EDIT e 
in quelle italiane MODIFICA), in cui so- 
no presenti le voci TAGLIA, COPIA e 
INCOLLA (0 AGGIUNGI). 

Operativamente dapprima si selezio- 
na con il mouse il testo, o la zona di una 
tabella, o la porzione di un disegno, ecc. 
Poi si dicca su TAGLIA o su COPIA. Ci 
si posiziona nella zona di destinazione 
sul punto in cui spostare o duplicare il 
ritaglio e si dicca su INCOLLA. 

Sono consentiti tutti i passaggi da 
qualsiasi prodotto a qualsiasi altro pro- 
dotto, con le limitazioni imposte dalla 
specifica tipologia della applicazione. Ad 
esempio si può spostare (è un esempio 
limite) il risultato de! calcolo dalla calco- 
latrice al Paint, che lo riceve come ele- 
mento testuale, ma non si può portare 
ovviamente un ritaglio di disegno da un 
prodotto grafico alla calcolatrice. 

Queste sono caratteristiche già note 
a chi conosce Windows ma che risulta- 
no particolarmente utili in un prodotto 
tipo WinWord che «filosoficamente» é 
proprio un contenitore di elementi, an- 
che realizzati con altri prodotti. 

Oltre al Clipboard, che serve per ese- 
guire dei passaggi «una tantum», esiste 
il ODE, che serve per creare dei collega- 
menti caldi. Anche il Dynamic Data Ex- 
change è una proprietà di Windows che 
trova in WinWord il suo ambiente 
ideale. 

In pratica con il DDE vengono stabili- 
te delle regole per il collegamento tra 
due prodotti. Il travaso dei dati avviene 
solo quando occorre. Si potrebbe quindi 
(è un altro esempio limite), realizzare un 
documento vuoto di testo, ma pieno di 
collegamenti che importano testi, dise- 
gni, tabelle, o porzioni di questi, da altre 
parti sul PC 0 su altri PC collegati in 
rete. 

L'ambiente 

Anche l'aspetto esteriore del prodot- 
to ricalca gli schemi, ormai arcinoti, dal- 
l'ambiente Windows, ed in più risultano 
adottate anche un buon numero di solu- 
zioni operative presenti in Excel (figg. 7 
e 8), 

Ad esempio WinWord dispone di una 
sua finestra. aH’interno della quale pos- 
sono essere aperti più documenti ognu- 
no dei quali dispone di una sua sottofi- 
nestra. 

Il menu delle opzioni appartiene alla 
finestra esterna e fa riferimento al docu- 
mento attivo al momento, mentre le 




barre di scorrimento appartengono alte 
singole finestre. 

Nel caso più semplice, e fortunata- 
mente più frequente, in cui si lavora con 
un solo documento, le due finestre 
(quella esterna e quella interna) posso- 
no essere unificate e per lavorare più 
comodi l'unica finestra rimasta può es- 
sere ingrandita in modo da occupare 
tutto il video. 

I vari comandi di settaggio delle Con- 
figurazioni e delle Preferences di Win- 
dows hanno, ovviamente, effetto anche 
sul WinWord. Il quale a sua volta dispo- 
ne di propri comandi che permettono il 
settaggio di ulteriori Preferences, relati- 
ve sia all'ambiente WinWord nel suo 
complesso, sia al singolo documento su 
cui si sta lavorando. 


MCmicrocompuler n. 95 - aprile 1990 



ow«»» 


Vy In quesis sene di •megln' di ideale possiamo 
/andò le vane voci presenti nella tendina sollosianle il 
roverà molte analogie con i comspondenii conìandi 


Oltre al menu, alle barre di scorrimen- 
to e agli altri elementi della cornice 
Windows, WinWord permette di inseri- 
re ulteriori elementi grafici in cui sono 
ridotti ad icone una buona parte dei 
comandi di uso più frequente. 

Si tratta della «striscia» FONTS, che 
permette di definire font e attributi, e 
della striscia STYLES, cui è associato un 
righello, che permette di definire le va- 
rie caratteristiche del paragrafo. Quindi 
clickando le varie icone, o spostando i 
vari simboli sul righello, si possono defi- 
nire margini, rientr, tabulazioni, allinea- 
menti, interlinea, tipo e attributi del 
font. 

Per quanto riguarda la parte interna 
della videata. quella in cui appare il 
testo, si possono decidere tre modalità 

141 


PROVA 

MICROSOFT WORD WINDOWS 



Figura !2 - Microsoft 
WinWord - Fields. Al- 
l'inlerno dal testo si 
può inserire un Cam- 
po. Questo può conte- 
nere una formula di 
calcolo, una istruitone 
di programmaiione. 
un nienmenio ad una 
funzione di sistema, 
una isiruKone che ge- 
nera un coltegamenio. 
ecc II Field di Win- 

le funzioni nChioccio- 
lan di uno spreadsheet 
(in Excel é contraddi- 
stinta dal carallere 
ruguBlB“l se ne può 
vedere l'espressione o 
il risullalo. e si può 
attribuire un aspetto 
estetico al risultato. 



dt lavoro (figg. 9, 10). La DRAFT è quella 
che utilizza il carattere standard Win- 
dows. che non é proporzionale, e che 
non riporta attributi e dimensioni reali e 
non riporta le specifiche di impaginazio- 
ne. È la modalità da usare quando oc- 
corre solo lavorare sul testo, e quindi si 
rimanda al dopo non solo qualsiasi deci- 
sione di tipo estetico, ma anche qualsia- 
si «interferenza» delle specifiche gra- 
fiche. 

La PAGE, che permette di lavorare in 
WYSIWYG, anche se si può comunque 
intervenire su tante altre specifiche di 
visualizzazione (figure sl/no, caratteri na- 
scosti, ecc). 

Non permette di eseguire Zoom, 
per CUI in pratica si opera, in caso di 
lavoro su foglio A4, su una «mezza 
pagina» 

E una modalità più lenta, specie se il 
layout della pagina è complesso, rispet- 
to alla Draft, ma permette di controllare 
se le varie cose stanno al loro posto. 


La modalità OUTLINE, serve quando 
si lavora su un documento molto strut- 
turato con paragrafazione a più livelli. 
Permette di sprofondare e riemergere 
dai vari livelli e di promuovere o degra- 
dare paragrafi da un livello all'altro. 

Il controllo finale del lavoro va fatto 
sia sulla videata Page che sulla PRE- 
VIEW della stampa, che permette alcu- 
ne operazioni, ma non dispone, purtrop- 
po, di funzioni di Zoom e quindi non 
consente il controllo del dettaglio, che 
in certi casi invece, servirebbe. 

Oltre a queste modalità ne esistono, 
come detto, altre intermedie derivanti 
dalla impostazione di una serie di 
Switch. che permette di vedere o non 
vedere le tracce dei margini, i caratteri 
speciali, le figure, ecc. 

Passiamo ora a descrivere le funzioni 
fondamentali limitandoci, per evidenti 
motivi di spazio, alle più innovative, ri- 
mandando comunque al prossimo nu- 
mero, dopo il test operativo finalizzato 


alla produzione di un documento com- 
plesso, le conclusioni 

Stili e modelli 

Lo strumento Stile, già presente in 
Word... da qualche versione fa. è il 
primo passo verso l'automazione nella 
produzione di documenti ripetitivi 

Si tratta, come noto, della possibilità 
di memorizzazione, in un file specifico, 
una serie dì attributi e di specifiche 
estetiche nel documento, indipendente- 
mente dal testo sul quale vengono usa- 
te. Lo Stile permette quindi di realizzare 
documenti esteticamente analoghi, 
semplicemente abbinando un Testo 
nuovo ad uno Stile già memorizzato. 

Lo strumento Stile, dunque già pre- 
sente in Word, viene nel WinWord inte- 
grato nel concetto più vasto di TEM- 
PLATE (in italiano Modello), Lo Stile, 
come parte integrante del Modello, si 
applica principalmente ai paragrafi, dei 
quali vengono memorizzati allineamenti, 
interlinea, rientri, effetti speciali, bordini, 
caratteri e attributi degli stessi. 

Comprende anche le caratteristiche 
generali della pagina, come margini, 
eventuali suddivisioni in colonne, ecc. 

Il singolo Stile si può battezzare (I 
nomi standard sono Titolo, Sottotitolo, 
Normale, ecc.) e l'elenco dei vari Stili, 
attribuibili ai vari Paragrafi, viene eviden- 
ziato direttamente nella apposita striscia 
con le Icone. 

Ovviamente la modifica di una carat- 
teristica di uno Stile si ripercuote su 
tutti i paragrafi assegnatigli. 

Tornando al Modello o Tempiate pos- 
siamo dire che risiede in un file autono- 
mo (con desinenza DOT, DOcument 
Tempiate), e che può essere salvato e 
caricato indipendentemente dal Testo 
cui si applica. Oltre a raccogliere l'insie- 
me degli Stili individuali, può contenere 
altri elementi, come Testi e/o Figure 
fisse, elementi di personalizzazione am- 
bientate, come Glossari, Macro, Rami e 
Opzioni di Menu, Fields (di cui stiamo 
per parlare), ecc. 

È con lo sfruttamento delle vane po- 
tenzialità del Tempiate che WinWord 
mostra tutta la sua adattabilità alle vane 
necessità operative. In pratica permet- 
tendo di costruire un Word Processor 
su misura, in cui alcune funzioni, ripetiti- 
ve in quell'ambito operativo, possono 
essere del tutto automatizzate. 

Fields 

Si tratta di istruzioni speciali che ser- 
vono per generare ed inserire nel docu- 
mento Testi. Disegni, File, Numeri. Fun- 
zioni. ecc. Si possono suddividere in più 


142 


MCmìcrocomputer n. 95 - aprile 1990 


PROVA 

MICROSOFT WORD WINDOWS 


categorie ad esempio a seconda che 
eseguano calcoli mostrando il risultato, 
0 che eseguano azioni. 

Chi conoscesse bene l'uso di uno 
spreadsheet potrà notare una certa so- 
miglianza tra i Fletds e le funzioni dette 
«Chiocciolali. Ambedue hanno due livel- 
li, uno con una espressione e uno con il 
suo risultato, che deriva dal «calcoto» 
(inteso in senso lato) della espressione 
sottostante. Tra le opzioni sottostanti il 
comando View c'è uno Switch che per- 
mette di passare dalla vista dei Fieids 
alla vista dei risultati. 

In pratica per inserire nel testo un 
Field occorre premere CntrF9, ed ap- 
paiono due parentesi graffe in cui vanno 
scritte le istruzioni speciali. Oppure si 
può agire via menu scegliendo in una 
apposita finestra di dialogo un Field, tra 
quelli predefiniti, ed una eventuale istru- 
zione complementare. 

Il tasto F9 permette un «ricalcolo» di 
tutti i Fieids. Se non avete capito bene 
di che si tratta passiamo a qualche 
esempio illuminante: 

A) Mi devi pagare 5 cravatte a 20000 
lire. Mi devi quindi la somma di lire 
(FIELD). 

Occorre battezzare, con la funzione 
Bookmark. che sarebbe segnalibro ma 
che serve a nominare porzioni di testo, il 
5 e il 20000, ad esempio con i nomi NUM 
e PRZ. Poi si crea un Field di tipo 
espressione la cui formula è ovviamente 
NUM’PRZ e il cui aspetto estetico si può 
scegliere in una gamma di scelte analo- 
ghe a quelle di EXCEL. 

B) Oggi è (FIELD). 

Occorre utilizzare un Field predefinito 
che fornisce la data di sistema al quale si 
può attribuire un formato, scelto, al soli- 
to, in un vasto assortimento. 

C) Il saldo (FIELD1) è di lire (FIELD2). 

In questo caso il FIELD1 potrebbe 

contenere una espressione di tipo IF, che 
a seconda del segno del FIELD2 visualizzi 
la frase «a nostro debito» o «a nostro 
credito». 

D) Della TV ad alta risoluzione abbiamo 
già parlato a pag. (FIELD). 

In questo caso si utilizza una istruzione 
che riconosce la pagina in cui è posiziona- 
to al momento il Bookmark indicato 
nell'istruzione. 

E) FILLIN «Immetti un convenevole». 

Si tratta di una istruzione speciale che 

permette di aggiungere al volo (in fase di 
ricalcolo) «un pezzo» di testo. Si può 
pensare come esempio ad una lettera 
circolare cui si voglia aggiungere una 
frase personale riferita al singolo destina- 
taho ad esempio «salutami anche Maria 
e I bambini». 

F) INCLUDE docOI, INCLUDE doc02, 
ecc. 


Figura 14 - Microsoft 
WmVi/ord ■ Table da 
Excel. La funzione Ta- 
ble é mollo so/isricara 
e uersalile. Permette 
di costruire una tabella 
semplicemente indi- 
cando numero di righe 
e numero di colonne. 
In agni elemento della 
tabella pud essere in- 
serito un testo, anche 
su più righe, una ligu- 
re. un valore numeri- 
co. una lormula inol- 
tre la struttura della ta- 
bella pud essere trac- 
ciala m vane maniere, 
con linee, comici, om- 
breggiature. ecc. Se SI 
importano zone rertsn- 
gòlari ritagliate da Ex- 
cel, o Multiplan o 123. 
la TaUe viene prodotta 
aulomalicamenw 



Si può... non scrivere niente. Utilizzan- 
do le varie istruzioni di Import (di docu- 
menti. tabelle, grafici di tutti i tipi, ecc.) si 
possono costruire documenti con altri 
documenti o con brani di altri documenti 
identificando la zona che interessa con 
un Bookmark. 

G) Quale grafico vuoi inserire nel testo? 

ASK «risposta» «quale grafico...». ASK 
é un tipo speciale di FIELD che svolge la 
funzione di una istruzione di Input e che 
quindi dà la possibilità all'operatore di 
digitare una risposta che può semplice- 
mente entrare nel documento, oppure 
può provocare una serie di istruzioni 
successive. 

La «risposta» è in pratica la variabile 
(Bookmark) in cui va a finire la frase 
digitata dall'utente. 

Sono inoltre presenti una serie di 
Istruzioni/Field confacenti ad un Word 
Processor, come quelle che fanno riferi- 
mento alle caratteristiche del documento 
(es. autore, numero delle pagine, data 
dell'ultima revisione, ecc.) o quelle che 
gestiscono aspetti strutturali dello stesso 
(numerazioni varie, indici vari, ecc.). 

Come risulta chiaro a chi ha letto 
attentamente questi esempi «volgarizza- 
ti», il Field e il Bookmark, possono 
diventare Istruzioni e Variabili di un lin- 
guaggio di programmazione vero e pro- 
prio, che amplificano di un bel po' le già 
sofisticate potenzialità dei Word Proces- 
sor. Oltre a Fieids e Template esistono 
svariate altre funzioni di personalizzazio- 
ne delle modalità operative. Ad esempio 
è possibile, direttamente tramite specifi- 
che opzioni di menu, assegnare comandi 
a combinazione di tasti funzione e oppure 
modificare voce e descrizione delle varie 
opzioni di menu. Con funzionalità un po' 
più avanzate si possono inserire nuove 
voci e guidi nuove funzioni (fig. 13). 


Table 

Si tratta di una funzionalità molto po- 
tente che può servire a varie cose. Ad 
esempio per organizzare un testo su più 
colonne collegate in orizzontale (paragrafi 
affiancati), oppure per intabellare dati 
numerici, su cui è possibile anche segui- 
re un po' di calcoli, oppure per impaginare 
delle Etichette, ecc. 

Operativamente occorre opzionare IN- 
SERT TABLE. Appare una finestra di 
dialogo in cui va digitato il numero di righe 
e il numero di colonne. 

Questa struttura può essere modifica- 
ta con la funzione di EDIT TABLE, che 
permette di dimensionare le vane celle, 
individualmente, per gruppi, per linee o 
per colonne, e permette di definire filetti, 
cornici, ombreggiature, ecc. 

La singola cella può contenere quisiasi 
cosa, una parola, un testo lungo, un 
riferimento DDE. una figura, ecc. 

Anche questa funzionalità, descritta in 
poche righe, é in realtà un mondo da 
esplorare. Ad esempio, tanto per citarne 
una, la tabella viene generata automatica- 
mente quando si importa una porzione di 
spreadsheet (fig. 14). 

Altre funzionalità 

Citiamo alla rinfusa, ormai messi alle 
strette dai soliti problemi di spazio, altre 
funzionalità più proprie del Word Proces- 
sor «tradizionale». 

Note da tutte le parti. A pié pagina, a 
piò di documento, testatine e piedini. 
Dizionari di correzione ortografica, dizio- 
nari personali, glossari; per chi non li 
conoscesse sono degli elenchi di abbre- 
viazioni da utilizzare per richiamare por- 
zioni di testo di uso frequente, o altri 
elementi, anche di tipo grafico, (ad esem- 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


143 



PROVA 

MICROSOR WORD WINDOWS 



Ftgure tS. 16 - Microsoft WinWord - Sommano e sielislica Ad ogni documento possono essere legate una sene di informazioni necessarie ad una corretta 
archmazione, utile quindi soprattutto in fase di ncerca. WinWord propone anche una ustalisticai del documento, in cui indica una uenlina di informazioni Queste, 
ed altre caratteristiche, in parte già presenti in Word, rendono i due Word particolarmente adatti ad un uso nAziendale- 


pio «situ invece di «in attesa di un gradito 
riscontro porgiamo i nostri più cordiali 
saluti») 

Il glossano può essere di tipo generale 
(vale per tutti i documenti) o legato al 
singolo Modello. 

Attraverso i font di tipo Symbols si 
possono scrivere formule scientifiche, 
esteticamente corrette (e se la formula 
non è troppo complessa può anche venir 
ricalcolata). 

Per un utilizzo di tipo «corporate» sono 
disponibili le Annotations, che sono dei 
brani (estuali agganciati, ma non compre- 
si. nel testo principale, che permettono 
revisioni a più mani del documento. 
L’Annotation dispone di una serie di 
comandi specifici per inserire, ricercare, 
salvare, bloccare, ecc. 

Potenti sono le funzioni di Retrieval 
(figg. 1 5, 1 6), che permettono di organiz- 
zare l'archiviazione del documento ben 
oltre i limiti permessi dal suo nome 
assegnatogli dal DOS. 

Al documento possono essere asso- 
ciati il nome dell'autore, vane date di 
stesura, revisione, stampa, parola chiave 
per il rapido reperimento, ecc. Il Win- 
Word esegue anche una «statistica» sul 
documento anch’essa utile in fase di 
gestione di un vasto archivio di docu- 
menti. 

La funzionalità di ricerca del documen- 
to permette di delimitare la ricerca stessa 
a soli determinati file e di utilizzare delle 
parole chiave. 

Se non si dispone di alcun elemento si 
può arrivare a cercare il testo... perduto 
attraverso una parola qualsiasi presente 
m un documento qualsiasi. 

Non si tratta di Information Retrieval, 


che parte da ben altri presupposti, ma di 
utility che risultano realmente... preziose 
in un utilizzo aziendale e in rete, dove 
l’organizzazione dell'archivio è un aspet- 
to fondamentale. 

Conclusioni 

Le filosofia del WinWord è dichiarata 
ed emerge chiaramente ed inequivoca- 
bilmente durante l'utilizzo. 

Vuole essere innanzitutto un Word 
Processor in grado di adattarsi a qualsiasi 
tipo di utilizzazione, dalla più estempora- 
nea alla più specialistica. 

Vuole poi «occupare», con le sue 
funzioni VVYSIWYG, lo spazio riservato ai 
prodotti DTP. che difettano notoriamente 
nell'aspetto Word Processing. 

Inoltre, e questo ci sembra l'aspetto 
più importante, o perlomeno quello che ci 
ha più impressionati, vuole occupare un 
settore nuovo (quindi ancora vuoto), che 
si può chiamare Document Processing, 
che significa Automazione nella produ- 
zione di documenti, attività che comporta 
la necessità di numerose funzionalità 
molto evolute concorrenti tra di loro. 

Indubbiamente siamo di fronte ad un 
prodotto complesso su cui è però abba- 
stanza facile ed intuitivo operare, specie 
per chi già conosce Windows ed Excel, 
ma che presenta un numero impressio- 
nante di funzionalità evolute, che proba- 
bilmente potranno essere padroneggiate 
del tutto solo dopo un bel po’. 

In altre parole è facile da usare, sin dal 
primo momento, per fare cose facili. Ma 
se si vuole organizzare, ad esempio, la 
produzione automatizzata di un docu- 
mento aziendale, in cui confluiscano bra- 


ni scritti da più utenti, tabelle preparate 
da più uffici, immagini disegnate da altri 
uffici, li suo utilizzo non è. né può essere, 
altrettanto facile. 

Non è altrettanto facile, ma è possibile. 
Quindi se esiste una reale necessità di 
automazione è possibile realizzarla pro- 
ceduralizzando le varie attività 

Le principali perplessità sono legate al 
fatto che WinWord risente dei noti pro- 
blemi dell'ambiente Windows. Sostan- 
zialmente una certa lentezza nelle opera- 
zioni complesse, e un non reale rispetto 
del WYSIWYG, dovuto al fatto che i Font 
sul Video e Font sulla Printer non corri- 
spondono del tutto. 

Altro interrogativo che ci si può porre é 
quanto un prodotto cosi ricco sia adatto 
ad un utilizzatore di basso livello, il quale 
in fondo non ha bisogno di... tanto ben di 
Dio. 

Per rimanere neH’ambiente Windows, 
c'è anche il Write che è un WP di limitate 
caratteristiche ma che permette già un 
primo livello di WYStWYG. 

A parte queste perplessità, che peral- 
tro sono inevitabilmente legate alle scel- 
te ambiziose delta Microsoft, che ha 
voluto fare un Word Processor che rap- 
presenti lo stato dell’arte in materia di 
produzione di Documenti con un Perso- 
nal Computer, il Word per Windows è 
molto divertente e stimolante da usare, 
se se ne vuol fare un utilizzo estempo- 
raneo. 

Se invece se ne vuol fare un utilizzo 
produttivo e programmato, sia a livello 
personale che a livello aziendale, può 
diventare un prodotto addirittura rigo- 
roso. 


144 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1 990 




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4 


MC^wnictoCAMPUS 

SOFTWARE & UNIVERSITÀ' 


cura di Francesco D'Angelo e Gaetano Di Siasio 


Breve introduzione alle banche dati con 
particolare riferimento alle possibilità di 
applicazione presso i musei 


È stupefacente come una studentessa di Lettere possa avere 
le idee cosi chiare ed una base culturale nel settore 
informatico cosi variegata da poter affrontare, nei termini che 
vedremo, un argomento tanto vasto come può essere quello 
delle banche dati e del loro utilizzo in campo umanistico: 
lavoro che si svolge scorrendo veloce, chiaro, linearmente 
insomma, senza sussulti, senza incertezze e in maniera 
completa e precisa sin nei dettagli 


Lo scopo di questo saggio è di corri' 
piere un’analisi della situazione dell'in- 
formatica nel campo delle scienze uma- 
ne e, più specificamente, nelle discipli- 
ne etno-antropologiche. 

Per attuare questa ricerca l'Autrice 
(A.) SI è messa in contatto con Universi- 
tà, Istituti e Musei di Scienze Umane 
sia Italiani che esteri. Purtroppo il depri- 
mente riscontro da parte di questi enti, 
VUOI per mancanza di informazioni, vuoi 
per pigrizia, non ha permesso di rende- 
re una vera panoramica della situazione. 
Le poche risposte ricevute hanno pre- 
sentato una situazione molto infelice. Il 
mezzo informatico è scarsamente im- 
piegato e, laddove utilizzato, lo è in 
piccola misura. I pochi computer usati 
impiegano sterili e rigidi sistemi di archi- 


viazione difficilmente utilizzabili dal ri- 
cercatore umanista, rappresentante per 
eccellenza delle metodologie scientifi- 
che più tradizionali. I sistemi di immis- 
sione, interrogazione e uscita delle in- 
formazioni utilizzati si evidenziano infatti 
talmente complessi da richiedere l'e- 
sperienza di un informatico. La soluzio- 
ne? Offrire un piccolo esempio di possi- 
bile utilizzazione del computer, compati- 
bile con le esigenze e la capacità degli 
umanisti. Non più sistemi rigidi ma una 
piccola banca dati che sia costituita da 
vari livelli di ricerca, implementata su 
sistemi amichevoli quali sono i moderni 
personal computer. Questo lavoro ha 
voluto rappresentare appunto un tenta- 
tivo di offrire un'alternativa informatica 
nelle discipline umane. 

Noi dal canto nostro siamo rimasti 
stremamente colpiti dalla lucidità di 
esposizione, dote davvero rara; da alcu- 
ne intelligenti riflessioni, considerazioni 
originali e spunti presenti nel saggio; 
dalla padronanza nel settore, evidenzia- 
ta dalla scelta fatta dall'A. di fare a 
meno spesso e volentieri dei vocaboli 
tecnici di estrazione anglosassone, di 


cui noi solitamente ci riempiamo la boc- 
ca (input, backup, restore), sostituiti da 
parole e frasi in lingua italiana che ripro- 
ducono il significato originale senza sba- 
vature 0 rimpianti. 

Nell'unico supporto magnetico da 5 e 
1/4 non sono presenti programmi ma 
solo file di testo, schede e grafici, per 
cui abbiamo pensato di riportare le parti 
più interessanti del saggio integral- 
mente. 

Vi lasciamo dunque nelle mani dell'A. 
intervenendo solo sporadicamente per 
fare puntualizzazioni o considerazioni 
varie. 


Le banche dati 

Cosa sono le banche dati? 

Le definizioni ufficiali 

Il vecchio «banco» dei custodi medio- 
evali dell'altrui denaro assume oggi, ac- 
canto all’originale, nuovi significati e va- 
lori senz'altro umanitariamente più ele- 
vati. Da luogo di contrattazioni moneta- 
rie esso assurge, per mezzo delle mo- 


Brave introduzione alle banche dati con 
particolare riferimento alle possibilità di ap- 
plicazione presso I musei 
Realizzatrice: Sarah F. Maclaren 
Sviluppato Ih un anno di lavoro come parte 
integrante del corso di Civilià Indigene det- 
VAmenca (enuio presso il c.d.l m Antropologìa 
durante l'anno accademico '8S/'86 presso la 
Facoltà di Lettere di Roma. 

Docente del corso: ProI.ssa Carta Rocchi 
Sistema utilizzato; PC IBM 
Pacchetti sw usati: IBM Filing Assistani. IBM 
Graphing Assislant. 


Chi vuole entrare m possesso di «Breve in- 
troduzione alle banche dati", può trovare il 
tutto su MC-Link o acquistare il dischetto 
presso la redazione al prezzo di L 30 000 
L 'importo pud essere inviato tramite assegno 
0 c/c postale: si prega di specificare il tipo di 
supporto 15' 1/a o 3' 1/21 desiderato. 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


147 


BANCHE DATI 


dati dati 


Figura I - Da: Enciclopedia di Elellronica e Intormalica IvoI 7: Ì982.87Ì 


MCmicro CAMPUS 

SOFTWARE & UNIVERSITÀ 


deme tecnologie informatiche e telema- 
tiche, al ruolo di contenitore e diffusore 
di informazioni. L'originale scopo inter- 
mediatore viene conservato, ma stavol- 
ta SI tratta di intermediazione del bene 
più prezioso posseduto dall'essere 
umano: il sapere. 

Banche nuove quindi: banche di infor- 
mazioni, di sapere, di dati. 

Il concetto di banca dati è destinato a 
farsi sempre più largo nella vita di tutti 
noi ed é bene quindi definirlo con mag- 
gior precisione. Ciò inoltre é necessario 
al fine di distinguerlo da un altro concet- 
to, quello di base di dati: in effetti i 
confini tra queste due nomenclature 
sono piuttosto nebulosi e questo inge- 
nera spesso confusione. 

Per un chiarimento si può utilmente 
ricorrere alle definizioni ufficiali francesi 
pubblicate sul Journal Officiel de la Re- 
publique Frangaise il 17 gennaio 1982. 
Le banche dati furono allora definite 
come «complessi di dati relativi a un 
settore definito di conoscenze e orga- 
nizzati in modo da essere consultabili 
dagli utenti» (Danzin: 1984:493); men- 
tre le basi di dati sono «un complesso 
di dati organizzati in vista dell'utilizzazio- 
ne mediante programmi corrispondenti 
a singole applicazioni e in modo da 
facilitare l'evoluzione indipendente di 
dati e programmi» {Danzin: 1984:493). 

Facciamo un esempio. Consideriamo 
un pacchetto di programmi che consen- 
ta la gestione del magazzino di un'azien- 
da, con la possibilità di emettere fattu- 
re. Gli archivi principali che userà tale 
pacchetto saranno: 

— l'archivio «magazzino» contenente i 
dati relativi ad ogni prodotto ivi contenu- 
to: nome, unità di misura, prezzo, co- 
sto, etc.; 

— l'archivio «clienti» contenente i dati 
relativi ad ogni cliente dell’azienda in 
oggetto: ragione sociale, indirizzo, dati 
fiscali, fatturato, etc. 

Questi archivi costituiscono due basi 
di dati che vengono utilizzate da «pro- 
grammi corrispondenti a singole appli- 
cazioni»: fatturazione, stampa dell'm- 
ventano, statistiche del venduto, etc. 

Nel caso della banca dati avremo 
sempre a che fare con un complesso di 
dati: CIÒ che cambia é il modo di acce- 
dere a questi dati. L'utente non é co- 
stretto a scrivere (o a farsi scrivere) un 
programma apposito per avere, per 
esempio, una lista di tutti i drenti di una 
certa zona aventi un fatturato inferiore a 
«X» milioni. Egli deve semplicemente 
interrogare la banca dati mediante un 
linguaggio di interrogazione, usualmen- 
te abbastanza semplice e padroneggia- 
bile in poco tempo. In altre parole, nel 
momento in cui una base di dati viene 
fornita di un software gestionale piutto- 
sto flessibile e che consenta all'utente 


meno esperto di accedere facilmente ai 
dati anche in base a ricerche multiple su 
più «chiavi» (zona-i-fatturato inferiore 
«X» milioni); in quel momento la base di 
dati diviene banca dati. 

Quali sono i possibili sfrunamenti di 
questa immensa potenza di distribuzio- 
ne del sapere? 

Le banche dati: 

esordi, applicazioni e sviluppi 

Le banche dati costituiscono, come 
abbiam detto, un supporto fondamenta- 
le per l'incremento della distribuzione 
deH'informazione, 1...]. 

«Sul principio, e per molti anni la 
tipica banca dati fu di tipo bibliografico, 
mirante a facilitare l'ubicazione di pub- 
blicazioni tecnico-scientifiche su un de- 
terminato argomento» (Espansione: 
1983:16). Una delle prime banche dati 
fu infatti quella della NASA, che forniva 
(e fornisce tuttora) notizie di aeronauti- 
ca, astronautica, chimica, bioscienze, 
matematica, fisica e informatica. In se- 
guito, verso gli anni '70, con la grande 
espansione dei computer e la loro intro- 
duzione in svariati campi dell'attività 
economica, sociale e giuridica, oltre che 
scientifica, vennero offerte al pubblico 
anche altre banche dati di tipo numerico 
e fattuale, che permettevano il reperi- 
mento di informazioni direttamente uti- 
lizzabili. Lo schema in figura 1 permette 
un'immediata visualizzazione della tipo- 
logia delle banche dati. 

Le banche dati di informazioni prima- 
rie contengono dati direttamente utiliz- 
zabili. Quelle di riferimento forniscono 
invece riferimenti che permettono all'u- 
tente di ottenere la «completa fonte 
informativa» atta a soddisfare le sue 
esigenze. Ciò può richiedere anche la 
consultazione di documenti od opere 
per ulteriori dettagli. Ecco l'uso quindi di 
fonti «generiche» o «bibliografiche». 

Negli ultimi anni le banche dati si 


sono ulteriormente sviluppate. Dappri- 
ma erano soltanto le grandi «enterpri- 
ses» industriali ed universitarie, gli isti- 
tuti di ricerca che potevano disporre di 
banche dati: questo a causa degli alti 
costi della loro installazione «e manu- 
tenzione». 

Tuttavia, grazie all'introduzione degli 
home e personal computer non solo le 
piccole aziende, ma addirittura ogni sin- 
golo cittadino può accedere alle banche 
dati esistenti. l...| Per collegarsi ad una 
banca dati occorre un terminale compa- 
tibile con i sistemi che si vogliono utiliz- 
zare. una linea telefonica abilitata alla 
trasmissione dei dati e un modulatore- 
demodulatore (modem) che consente al 
nostro terminale e alla banca dati remo- 
ta di «dialogare» attraverso il cavo tele- 
fonico. 

Per questo è sufficiente rivolgersi, m 
Italia, al competente settore SIP 

I grafici che potete vedere nella pagi- 
na a fronte illustrano lo stato delle ban- 
che dati al momento attuale, nonché le 
attese per i prossimi sviluppi. Nei grafici 
a torta si trova la ripartizione per tipo di 
applicazione in percentuale per alcuni 
paesi europei e per gli Stati Uniti. Da 
notare la grossa importanza general- 
mente attribuita alle banche di dati eco- 
nomici. indicatore del massiccio uso da 
parte delle grosse aziende commerciali 
e industriali. É inoltre interessante nota- 
re come le percentuali di ripartizione 
siano simili nei vari paesi, segno proba- 
bilmente di una omogeneità mondiale di 
tendenze. 

L'ultimo grafico illustra invece le di- 
mensioni dei mercato delle banche dati 
nel 1983, in forma di previsione per il 
1985 e in proiezione per il 1990. Da 
rilevare qui il divario esistente tra I sin- 
goli paesi europei e gli Stati Uniti, il 
trend decisamente crescente e l'attesa 
di raddoppio (almeno) delle dimensioni 
di tale mercato nel giro di soli cinque 
anni. 


MCmicrocomputer rr. 95 - aprile 1 990 


Perché utilizzare una banca dati? 
Quali vantaggi offre? 

Quali differenze esistono effettiva- 
mente tra le banche dati e le vecchie 
forme di organizzazione del sapere? In- 
somma una banca dati è veramente 
utile? 

Tali domande sorgono spontanee a 
chiunque voglia comprendere i reali 
vantaggi offerti dal nuovo mezzo di in- 
formazione. In effetti negli ultimi decen- 
ni. bombardati continuamente dalle in- 
novazioni tecnologiche, spesso solo con 
difficolta riusciamo a riflettere sulla vera 
importanza dei mezzi automatici offerti- 
ci. Ed a confinarci ancora più nella sfera 
dell'Ignoranza gioca un ruolo fondamen- 
tale la nostra vita frenetica: incalzati dal 
tempo, dal lavoro non disponiamo pur- 
troppo del distacco necessario per valu- 
tare appieno sia i vantaggi delle nuove 
tecnologie che i loro limiti. 

Questo paragrafo cercherà di chiarire 
questi punti. 

Il nuovo metodo di organizzazione dei 
dati è sorto, come già detto, in seguito 
alle insufficienze dei metodi tradizionali. 
Questi, a causa della loro scarsa flessi- 
bilità. non potevano essere utilizzati con 
molta facilità e rapidità, né erano acces- 
sibili a chiunque. Può essere interessan- 
te a questo proposito l'analisi di un 
esempio pratico di vecchio metodo. Ve- 
diamo allora come poteva organizzare i 
SUOI dati una casa editrice. Esistevano 
in genere due contenitori di schede. 

Lo schedario A conteneva tre tipi di 
schede; 

— I - generalità dell’autore; 

— Il - SUOI titoli di studio; 

— Ili - argomento e titolo dell'opera. 

Questo schedario anagrafico, per ave- 
re efficienza, doveva essere tenuto in 
ordine alfabetico secondo il cognome 
degli autori. Per ciascuno di essi vi 
erano; una scheda di tipo I, una di tipo II 
e una o più di tipo III dato che un autore 
può aver scritto più opere. In questo 
schedario esisteva quindi un'organizza- 
zione logica delle schede che, in gene- 
re, coincideva con l’organizzazione fisica 
delle stesse (ordinamento alfabetico). 

Nell'altro schedario, che chiameremo 
B. ritroviamo una scheda per argomen- 
to nella quale occorreva indicare il nome 
dell’autore e il titolo dell'opera, ovvero 
quanto già contenuto nelle schede I e III 
dello schedano A, Lo scopo dello sche- 
dario B era quello di rendere il sistema 
un po' più flessibile, permettendo la 
ncerca per argomento oltre a quella per 
autore. A parte il problema della ridon- 
danza dei dati, è abbastanza chiaro che 
tali dati, una volta schedati, difficilmente 
potevano essere utilizzati in altri conte- 
sti (come ottenere, per esempio, una 
lista di tutti I testi editi in un determina- 
to anno?). 

Inoltre per ottenere un'informazione 
occorreva una buona dose di pazienza! 



In che modo può una banca dati 
trasformare l’organizzazione dei dati 
stessi? Come afferma Date «there are 
many answers to this question. One 
generai answer is that il provides thè 
enterprises with a centralized control of 
operational data» (Date; 1977:6). La 
banca dati, tramite (a sua struttura cen- 
tralizzata, permette una consultazione 
immediata. Inoltre viene drasticamente 
ridotta la ridondanza dei dati: alla casa 
editrice non serviranno più due schedari 
perché essi verranno integrati in un 
unico archivio memorizzato, per esem- 
pio, su un disco magnetico grande me- 
no di un 45 giri «!!!». Una buona banca 
dati offre poi una struttura elastica in 
maniera tale che la consultazione possa 
essere quanto più «eccentrica» possibi- 
le, oltre che rapido ed agevole l'aggior- 
namento o la modifica dei dati: l'unicità 
degli aggiornamenti infatti è un altro 
grande vantaggio offerto. Man mano 
che giungono nuove informazioni, que- 
ste vengono classificate ed inserite. [...] 

Le banche dati 
e le scienze sociali 

Un esempio 

In questo capitolo vedremo come una 
banca dati possa venire in aiuto del 
ricercatore di scienze sociali. 

Il problema che tratteremo a titolo di 
esempio sarà quello della ricerca di testi 


MCmicro CAMPUS 

SOFTWARE & UNIVERSITÀ 



su un certo argomento: supponiamo 
che il nostro studioso, un etnologo, 
debba scrivere un articolo o sostenere 
una conversazione su un argomento 
ben preciso, per esempio i riti iniziatici 
in relazione alle classi d'età presso la 
tribù dei Masai. Ciò che egli vorrebbe 
sapere è quali sono le pubblicazioni che 
trattano questo tema ed è evidente 
che, data la specificità, sarà ben difficile 
che possa trovare un libro dal titolo «Riti 
iniziatici e classi d’età presso i Masai»! 
Gli sarebbe molto utile invece poter 
consultare una banca dati, magari la 
sua, e conoscere in pochi istanti tutto il 
materiale interessante disponibile. 


Dunensioni nercato info, su b.d. on-lin» 
.(Thousands) 



D EXP. 90 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


149 


MCmicro CAMPUS 

SOFTWARE & UNIVERSITÀ 


Il sistema 

Quello che segue è uno studio svilup- 
pato dagli autori originariamente per un 
home computer del costo decisamente 
inleriore al mezzo milione. Sia ben chia- 
ro che non si vuole sostenere la risolvi- 
bilità dei problemi di un museo o della 
Biblioteca Nazionale con tale somma! 
Un sistema di questo genere non è 
però da sottovalutare per risolvere in 
maniera piuttosto elegante ed efficiente 
I problemi di un pnvato. di uno studioso 
desideroso di indipendenza. 

L'applicazione qui esposta è comun- 
que il risultato del trasferimento di detto 
studio su un elaboratore molto più po- 
tente, anche se di categoria personal, 
dotato di un disco fisso da venti milioni 
di caratteri e una unità di backup a 
floppy disk da 1,2 milioni di caratteri. 

Il software usato, di produzione IBM, 
probabilmente è uno tra i più limitati nel 
campo della gestione dei file per questa 
classe di elaboratori. |...| Tuttavia le sue 
capacità, il suo prezzo irrisorio (arca 
250.000 lire), la sua documentazione 
esauriente e l'estrema semplicità d'uso 
dovrebbero essere indicatori delle pos- 
sibilità oggi offerte dai personal compu- 
ter e della enorme differenza in cui essi 
collocano il nostro studiare, il nostro 
lavorare, rispetto a quello dei nostri coT 
leghi di pochi anni fa. 

L 'applicazione 

Per risolvere i suoi problemi il nostro 
ricercatore potrebbe «costruirsi» due 
banche dati: 

— una bibliografia: una sequenza di 
schede contenenti i dati «anagrafici» 
del libro 0 dell'articolo, più una breve 
descrizione del suo contenuto; 

— una di citazioni contiene tre chiavi 
d'accesso, due riferimenti al libro (auto- 
re e data di edizione) e l'elenco delle 
pagine alle quali si trovano passi inte- 
ressanti. 

Le tre chiavi d'accesso sono il cuore 
della banca dati: loro infatti consentono, 
specificando su più livelli l'argomento 
che CI interessa, di reperire i dati dispo- 
nibili. Il loro significato è ben preciso: 

— la prima indica il livello più generale 
delCargomento; 

— la seconda tl livello più particolare: 
-- la terza il riferimento storico, geogra- 
fico. antropologico, tecnico, etc 

Nel caso sopra accennato il ricercato- 
re non avrebbe che da chiedere un 
elenco dei record aventi. 

— chiave uno: classi d'età (argomento 
più generale). 

— chiave due; riti iniziatici (argomento 
specifico); 

— chiave tre: Masai (nferimento antro- 
pologico). 


Bibliografia: 

Pai|mans, J J. e Verrijn-Stuart. A.A. - A New Approach to Automated Museum Documenta- 
tion - 1982 • in Computer and thè Humenities, voi. 16, pgg 145-155 - Nonh-Holland Publishing 
Company 

AA.W - Guida alle Banche Dati • Supplemento a Espansione Zerouno - 1983 ■ Arnoldo 
Mondadori Editore - Milano - 2 voli 

Anderson, R G, - Dataprocessing And Management Information Systems - 1974 - Macdo- 
naid & Evans Ltd. - London 1976 Third Edition 

Date. C.J. - An Introduction to Database Systems - IBM (UK) Laboratories Ltd. - Addison 
Wesley Publishing Company - London 1977 Second Édition. 

AA.W - Enciclopedia di Elettronica e Informatica - 1983 - Gruppo Ediionale Jackson - Milano 
- voli. VI - VII, 

AA.W - The man made worid - Technology Foundation Course 1972 • The Oper^ University 
Bletchley • Prima trad rt: 1979 - L'elaborazione eleiironica. Pnncipi del calcolo automatico. - 
Arnoldo Mondadori Editore - Milano 

Boisgontier, J - li Basic e la gestione dei files. Metodi pratici. - 1982 - Gruppo Ediionale 
Jackson • Milano 

Danzin, A. - Telematica - in Enciclopedia del '900 • voi VII - 1984 - Istituto della Enciclopedia 
Italiana foridaia da G Treccani - pgg 480. 492-494 

Morelli, M - Dizionario di Informatica e degli elaboratori elettronici • 1980 - Franco Angeli - 
Milano IV edizione. 


1.. .1 Se l’interesse dello studioso fosse 
limitato all’opera di Mair, sarebbe basta- 
to specificare «Mair» nel campo dell'au- 
tore. Se invece si fossero voluti tutti i 
riferimenti a testi non scritti da Bernardi 
SI sarebbe utilizzato l'operatore logico di 
negazione NOT' «NOTBernardi», sem- 
pre nel campo autore. 

Riferendoci alla nomenclatura prece- 
dentemente specificata, quella delle bi- 
bliografie risulta classificarsi come ban- 
ca dati di informazioni primarie, mentre 
quella delie citazioni é di riferimento. 

1.. .1. 


Applicazione deile banche 
dati ai musei 

Quali sono le necessità di 
documentazione di un museo? 

Quali possono essere le esigenze di 
chi gestisce un museo e/o la banca dati 
ad esso relativa? Proviamo ad elencare 
le principali: 

a) enorme flessibilità nella creazione 
della «scheda» che andrà ad essere 
riempita con i dati di ogni pezzo catalo- 
gato; 

b) notevole efficienza nel programma 
relativo all'immissione (input) e all'even- 
tuale aggiornamento (uptodate) dei dati 
al fine di semplificare e sveltire al mas- 
simo queste fasi; 

c) ancor più notevole efficienza nelle 
procedure di salvataggio dati (backup) e 
ripristino degli stessi (restore) qualora 
vadano distrutti; 

d) possibilità di creare liste di vario 
genere, inventari, cataloghi, ad uso in- 
terno 0 per il pubblico: 

e) paragonabilità di schede e, preferibil- 
mente compatibilità di archivi al fine di 
poter scambiare dati con quelli di altri 
musei con la massima facilità. 

Cosa potrebbe volere invece da una 
banca dati un ricercatore seduto di fron- 
te ad un computer? Probabilmente: 

f) poter interrogare la macchina nella 


maniera più semplice possibile; 

g) poter avere la massima flessibilità nei 
fare le proprie ricerche; 

h) ottenere le risposte ai propri quesiti 
in tempo reale, cioè ragionevolmente e 
utilmente breve; 

i) ottenere risposte nel suo linguaggio e 
non in un insieme di strane codtfiche. 

Lasciando il punto e) ad un successi- 
vo approfondimento, cosa si può estrar- 
re da questa lista, probabilmente incom- 
pleta, ma almeno fornente una prima 
approssimazione dei requisiti richiesti al 
«data base System» di un museo? 

In primo luogo viene posto l'accento 
sulla flessibilità. Cosa differenzia un 
museo da una biblioteca dal punto di 
vista della catalogazione? Il fatto che in 
una biblioteca sono presenti libri, og- 
getti con differente contenuto, diversa 
grandezza e numero di pagine, ma pur 
sempre con una notevole uniformità di 
fondo. Uniformità decisamente non 
presente nella collezione di un museo, 
dove ogni singolo pezzo è un mondo a 
sé stante, con la sua stona, la sua 
«personalità». Ben diverso catalogare 
un libro sui vasi greci e uno sulla pittu- 
ra rinascimentale dal dover catalogare 
un vaso di Fidia e un quadro del Ti- 
ziano! 

Ne deriva la necessità di disporre di 
un programma che non ci costringa 
entro rigidi schemi prefissati, ma ci 
permetta di creare delle schede con 
campi di lunghezza variabile, definibili, 
in altre parole, su misura dai responsa- 
bili deH'ofganizzazione caso per caso 
(punto a). 

Questa flessibilità deve inoltre con- 
sentire di poter mantenere le codifiche 
alle quali gli studiosi sono da tempo 
«affezionati» e che senz'altro non sa- 
rebbero disposti a cambiare per far pia- 
cere ad una macchina (punti g/t). 

Bisogna inoltre ricordare che anche il 
tipo di richiesta formulata dal mondo 
esterno non segue schemi rigidi: ognu- 
no avrà la sua particolare domanda e, 
per quanto sia possibile prevedere, è 


150 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


MCmicro CAMPUS 

SOFTWARE & UNIVERSITÀ 


quasi certo che a qualcuno verrà m 
mente l'imprevedibile; è proprio in que- 
sti casi che si potrà constatare: 

— la validità del programma, ma ancor 
più... 

— la validità delle scelte operate dai 
responsabili della banca dati. 

A questo proposito è bene precisare 
che qualsiasi programma, per quanto 
potente e adatto allo scopo sia, diviene 
totalmente inutile qualora venga usato 
male. Ciò sta a significare che, una volta 
presa confidenza col programma stes- 
so. con le sue capacità e, soprattutto, 
con I suoi limiti, gli esperti del settore 
nel museo dovranno passare molte ore 
a tavolino cercando di pianificare nella 
maniera più minuziosa possibile la strut- 
turazione degli archivi; e a questo sco- 
po non serve a molto essere esperti di 
tecniche di elaborazioni dei dati. Occor- 
re invece avere grande esperienza di 
museo, avere passato molti anni della 
propria vita a contatto con esso e con i 
suoi problemi. E riteniamo utile sottoli- 
neare questo punto proprio al fine di 
suggerire che la soluzione di un proble- 
ma. in ogni caso, è raggiungibile più 
dall’esperto di quel problema che dal- 
l'informatico 0, almeno, solo tramite la 
stretta collaborazione tra questi due 
soggetti. Occorre cancellare la creden- 
za, particolarmente radicata nello stu- 
dioso umanista, che il computer sia una 
macchina a lui ostica e adatta solo al 
matematico o all’ingegnere: questa è 
una affermazione di mancanza di razio- 
nalità: e supponiamo che ben pochi 
studiosi sarebbero disposti ad afferma- 
re questo di se stessi. 

Cambiando discorso passiamo all’al- 
tro punto estremamente importante 
ovunque si lavori con archivi di dati: la 
sicurezza di questi (punto c). Il program- 
ma deve fornire la massima affidabilità: 
richiesta di conferma all'utente qualora 


questi stia per compiere operazioni di- 
struttive, procedure dì copia e ripristino 
degli archivi in caso vadano totalmente 
0 in parte distrutti per cause esterne 
quali malfunzionamento delle unità di 
memoria di massa, cadute di tensione 
sulla rete elettrica, blackout, etc. 

Per finire possiamo tentare di compi- 
lare una lista di aggettivi che devono 
essere propri della nostra banca dati: 
flessibilità, semplicità, sicurezza, velo- 
cità. 

Problemi e sviluppi futuri 

Naturalmente, come ogni medaglia 
ha il suo rovescio, anche l’introduzione 
incontrollata e non accuratamente pen- 
sata della banca dati in un museo può 
portare a conseguenze poco piacevoli; 
le quali, purtroppo, hanno spesso il vizio 
di emergere quando ormai è troppo 
tardi, per porvi efficientemente rimedio, 
sia in senso economico che di fatica 
umana. 

Forse la più importante di queste 
conseguenze poco felici é l'impossibilità 
di colloquiare tra banche dati di vari 


musei. La causa di ciò va individuata 
proprio nell’autonomia consentita ai diri- 
genti del museo, dal basso costo dei 
macchinari e dei programmi. 

Le maggiori attenzioni dovrebbero 
quindi essere rivolte verso: 

— la possibilità di confrontare, di rende- 
re paragonabili i dati di diversi musei, 
tramite la costruzione di banche dati 
sufficientemente specialistiche ma allo 
stesso tempo seguenti una sorta di 
standard di codifica; 

— la possibilità di scambiare archivi tra 
musei in vista dello sviluppo di un «net- 
work museografico». 

Quesfultimo allargherebbe, con la 
massima semplicità e la minima spesa 
per l’utente, l’accesso non solo alla/alle 
banche dati de) museo in cui si trova, 
ma ai dati disponibili nei musei di tutto il 
mondo. 

Risulta chiara l'importanza enorme 
che questi due problemi rivestono e i 
benefici che uno studio preliminare ben 
informato e mirante al futuro di lungo 
termine, può apportare nei confronti 
deH’umanità tutta. |...| «c 


MCmicroCAMPUS: elenca software disponibile 

Codice 

Titolo 

MC n. 

Prezzo 

DMO01 

Net Solver System 

88 

30.000 

DMC/02 

PRECOMP' precompitatore Fortran 

83 

30,000 

DMD04 

Un tentativo di stima del consumo di energia 
elettrica in Italia 

90 

30.000 

DMC/05 

Meiod.; elaboratore di semplici composizioni 
melodiche 

91 

30.000 

DMC/03 

YANKEE Yei ANaiher Knowledge Engineering 
Environment 

92 

30,000 

DMD06 

INT FL: interprete di un linguaggio funzionale 

93 

30 000 

DMO07 

MTA: Mathematica! Three Algohthm 

94 

30.000 

DMC/08 

Breve introduzione alle banche dati 

95 

30.000 


Norme per la partecipazione 


— Possono partecipare tutti i lavon/studi scientiflco-economici non 
tesi di laurea (a fondo intormatico) realizzati in ambiente universitario 
ed ultimali a partire dal settembre 1985. 

— Ognuno di essi dovrà essere accompagnato dalle generalità del- 
l'autore. recapito telefonico, università di af^rtenenza. matricola, 
corso in cui il lavoro è stato sviluppato e norme del docente di corso. 

— La documentazione relativa dovrà essere inviala su supporto sia 
cartaceo sia magnetico, accompagnata da un commento scritto dal- 
l'autore come presentazione dell'opera, costituito da circa cinquemila 
caratten. Nel commento dovrà essere sintetizzato l'argomento trat- 
tato, indicab i sistemi hardware e i pacchetti software utilizzati, le 
eventuali difficoltà incontrate, il modo in cui sono state superate, il 
tempo di sviluppo, la bibliografia (se non presente nella documenta- 
zione allegata al lavoro) ed ogni altra eventuale notizia o commento 
degni di nota. 

— Essendo la partecipazione limitata ai lavori non tesi di laurea 
realizzali in ambiente universiiano. è gradua una breve dichiarazione 


del docente con il quale la tesina 6 stata sviluppata. 

— Fra tutti I lavon pervenuti via via. ne saranno scelti dieci da una 
prima commissione interna alta redazione di MCmicrocomputer. Que- 
sti saranno argomento di altrettanti articoli che ne descnveranno 
caratteristiche e potenzialità. I lavori non saranno pubblicati in quanto 
tali sulla nvista, ma i lettori interessati potranno entrarne in possesso 
con le modalità che saranno rese note. 

— Ai dieci autori o gruppi di lavoro sarà corrisposto un compenso di 
300.0(X) lire, perche comunque appartenenti alia fascia dei lavori più 
qualificati. 

— Fra questi dieci lavori una commissione di esperti ne sceglierà uno 
che sarà ricompensato con ulteriori 700.000 lire. 

— É d'obbligo l'invio dei sorgenti e della documentazione tecnica e di 
utilizzazione, sia su supporto magnetico che cartaceo. 

— Non è prevista la restituzione del materiale inwato. 

— Con l'invio del lavoro, l'autore ne autonzza la pubblicazione e la 
diffusione gratuita come n^teriale didattico. 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


151 





I rOB<|l|S IttHultK 

A guide lo complicaied walches 

rnWisfin/ ^y Animv Simi'iini, NruitóW, 19(15, L. 6S,0()I( 
1 Aulorcdi 'Lesmnnlmi:imipliquws'’èslatiUll(i]arf 
di'lb ca(l«lra di oniloKitù compìirata presso U Scuola 
diOrologena di Ginevra dal 1^1 1 al I93S. 

Abbandonalo rinwgnatrrenlo si dedicò alla stesura del 
suo libro, ancora oggi illesludi rilrrimonln per tulli gli 
appassionali di orologeria complicala Icronograll. 
calendari perperui, ripcli/ioni, ecc.l. 

Formalo I■lll!il2il9 mm, 2I(ì pagine, S4 figuro 
rDispoiiibilc m fraiirrsc, ledrscci c ingW) 


La ripararione degli antichi oroliigi a pendolo 
richiede moilo spesso la ricosiru/ionedi pea/i 
particolari, a volte completamente mancanti 
La descri/innc dei diversi meccanismi e del loro 
funziona mento, i preziosi cimsigli dell'isperlo 
consentono dì avvicinarsi alle problematiche di ijuesla 
affascnanle attivila Formalo 2n5x2ò5vl I mm, 

Wi pagine, 175 ligure 
Un mgititì 

Technimedia / y"^ 

Via Carlo Perrier, 9 /' / 

00175 Roma . " /' 

Tel, 06/4180300 / ,/ -• 

(12 linee rie. auU ' ^ 




CmltaiTK Cardinal 
L'Orologerìa nella storia, 
nelle arti e nelle scienze 

Capiilawin del Museci Tnlcrn,i/ionate 
di Orologeria di La Oiausde-Fonds. 


La guida alla scoperta dei preriosi 
esemplari esposi! nel Musée 
Interna linnal d'Hotlogerie di 
La Chauinle-Fund-s 
Slampato su carta vergala azzurrina, 
con stampe fntogralirhe a colon 
applicale a mano. 
Formato 300v!WI'»2K mm, 
128 pagine. 

1.55 illusirazionj di cui 
55 a colori, 

(III lUlmoI 



DESK TOP PUBLISHING 


di Mauro Gandini 


Non st vìve di solo dtp 


Abbiamo imparato in questi 
anni che il desktop 
pubtishing è una disciplina 
uniforme. Si parte dalla 
preparazione di un 
volantino e si arriva alla 
gestione di un quotidiano. 
Questa volta vi daremo 
qualche esempio di facili 
integrazioni grafiche 
all'interno di materiali 
realizzati in dtp 



Distributore: 

Modo, Via Masaccio, 11 
42100 Seggio Emilia, 

Tel. 0S22/S1S199-S128Z8. 

Disponibilità versione inglese: 

Aprile '90 

Disponibilità versione rtsfiens; 

'90 gg dopo il rilascio della 
versiorte inglese 
Prezzi (IVA esclusa); 

versione inglese L 1.529.000 

versione italiana L. 1.765.000 

3,5 italiana a 4,0 italiana L 379.000 


L'aspetto delle cose 

Come abbiamo visto in molte puntate 
della nostra rubrica, mettere le proprie 
idee su carta non è cosi semplice come 
sembra. Ormai la massa di informazioni 
che ci raggiungono è tale che la nostra 
mente può prendere in considerazione 
ed esaminare solo una piccola parte di 
esse. Ovviamente entra in gioco l'a- 
spetto di queste informazioni che a sua 
volta si ramifica in tre ben distinte parti: 
l'headline o il titolo o lo slogan che 
identifica la tipologia delle nostre infor- 
mazioni, la grafica comprese le illustra- 
zioni e la leggibilità dei testi. 

Ognuno di questi tre elementi ha una 



Figura 2 ■ Ecco una delle immagini proposte dei 
ubookii di Creative l'immagine pud essere acauisi- 
la con uno scanner sema aicun problema 



sua importanza ben specifica aH'interno 
della comunicazione delle idee. Infatti 
l'headline o titolo o slogan consente di 
focalizzare l'attenzione del lettore sul- 
l'argomento trattato, la grafica rende 
appetibile la lettura e la buona leggibilità 
del testo consente al lettore dt arrivare 
fino in fondo senza stancare la mente 
che deve essere maggiormente con- 
centrata sui contenuti. Questi ultimi 
esulano purtroppo dal nostro controllo: 
al massimo potremo in un prossimo 
numero darvi utili consigli per la stesura 
di un buon testo in italiano, ma oltre 
non possiamo andare. 

Nel numero 89 di MC (novembre '89) 
abbiamo già visto alcuni utili indicazioni 
di grafica e di gestione del testo per 
rendere migliori i nostri documenti e 
pubblicazioni: ora vedremo come pos- 
siamo integrare questi consigli con altre 
possibilità messe a disposizione dalle 
classiche tecniche di tipografia e fotoli- 
to- Ovviamente parleremo quindi di do- 
cumenti elaborati basilarmente in dtp e 
poi stampati in quantità attraverso i 
classici sistemi di stampa offset. 

Infatti la stampa tradizionale ha tutta 
una serie di possibilità che possono 
integrarsi magnificamente e con poca 
spesa ai sistemi di dtp: perché non 
sfruttarle? 

Immagini 

Come abbiamo ripetuto più volte la 
differenza tra un testo su un'unica co- 
lonna senza figure o illustrazioni di sorta 
e un testo su due colonne con grafici, 
illustrazioni e disegni sta nella percen- 
tuale di probabilità che i due testi siano 
letti: nel primo caso le probabilità sono 
basse: nel secondo le probabilità 
aumentano man mano che si inserisco- 
no elementi grafici fino al punto in cui 
questi occupano circa un terzo dello 
spazio disponibile, poi le figure prendo- 
no il sopravvento e decresce l'attenzio- 
ne sul testo e sui suoi contenuti. 

Vediamo quindi che le immagini han- 
no una notevole importanza. Esistono 
differenti possibilità legate all'utilizzo 
delle immagini nei propri documenti: 

— immagini elettroniche: 

— immagini esterne riprese con lo 
scanner; 

— immagini esterne e non trasportabili. 

Nel caso di documenti generati con 

sistemi di dtp e stampati con stampan- 


MCmicrocomputer n. 95 • aprile 1990 


153 


DESK TOP PU6LISHING 


te laser per una piccola distribuziorte 
(fino a 50 pezzi), gli unici due sistemi 
validi sono il primo e il secondo. Nel 
momento in cui il nostro documento 
deve essere riprodotto in un numero 
consistente di copie, dovremo ovvia- 
mente affidarci ad una tipografia che 
quindi potrà integrare del nostro lavoro 
di dtp con i sistemi classici di impagina- 
zione e quindi inserire eventuali immagi- 
ni non trasportabili in formato elettro- 
nico. 

Ovviamente nella preparazione del 
nostro documento dovremo prevedere 
lo spazio appropriato per l'inserimento 
successivo deH'immagine. Questo nor- 
malmente sarà un rettangolo che reste- 
rà bianco. Inutile ricordare che questo 
spazio dovrà essere proporzionale alla 
figura che intendiamo inserire per non 
rischiare di avere poi troppo spazio bian- 
co sui lati 0 sopra e sotto la figura 
stessa. Il sistema più veloce per deter- 
minare l'ingombro in maniera proporzio- 
nale è quello della diagonale, si traccia 
un'ipotetica diagonale sulla figura da 


nprodurre e, basandosi sullo spazio di- 
sponibile come base o altezza, si va a 
leggere sulla diagonale stessa il dato 
mancante (fig. 1). 

Ricordiamoci che inserendo in manie- 
ra tradizionale una immagine potremo 
chiedere al tipografo di tagliare le parti 
superflue per far concentrare l'attenzio- 
ne sui particolari che contano. Un pro- 
blema può nascere nel momento in cui 
dobbiamo inserire immagini dal profilo 
irregolare: un aggiramento deH’immagi- 
ne da parte del testo nel senso classico 
della parola non sarà possibile: si dovrà, 
quindi, cercare di lasciare uno spazio 
sufficiente per l'inserimento creando 
una nicchia che segua il più armonica- 
mente possibile lo svolgimento dell’im- 
magine (per esempio se dobbiamo inse- 
rire una piramide cercheremo di lasciare 
uno spazio triangolare, ecc.). 

A caccia di immagini 

Come abbiamo visto le immagini so- 
no di tre tipi: elettroniche, acquisibili da 


Fate il vostro giocoli! 

La nuova forza delle carte 


rrìtna convention 
Nazionale 

rnUuUon varie da Gioa> 
Saint ''inccni. 2J Ciugno ''W 



Figura à - fece cosa é possibile lare con Omnicrom 
e due passaggi di colore 


Figura 5 - fece alcuni esempi traili dalle tabelle di ► 
accostamento dei colon proposte da Creative ven- 
gono ancne indicale le percentuali di ratino per la 
stampa in quadricromia. 



scanner e immagini esterne non trasfe- 
ribili in formato elettronico. Sappiamo 
che esistono biblioteche di immagini 
elettroniche direttamente su disco: pur- 
troppo in Italia non sono molto reperibi- 
li, se non ordinandole direttamente ne- 
gli Stati Uniti (al contrario del normale 
software, che necessita di assistenza 
ed è quindi preferibile acquistarlo da un 
regolare importatore, le librene di dise- 
gni sono normalmente dei dischetti di 
facilissimo uso con immagini che si 
utilizzano come si utilizza qualsiasi file 
contenente immagini anche da noi ge- 
nerato). 

Tuttavia già prima dell'awento delle 
librerie elettroniche esistevano ed esi- 
stono tuttora sconfinate librerie di dise- 
gni già fatti e stampati su cana che i 
grafici professionisti utilizzano per le lo- 
ro pubblicazioni con un classico taglia e 
incolla. Normalmente sono delle pubbli- 
cazioni che costano circa 30.000 lire e 
che si possono acquistare presso i ne- 
gozi di grafica o nei colorifici. La scelta 
si può effettuare per argomenti: ormai 
dopo molti anni dall'entrata in commer- 
cio di questi materiali esistono disegni 
per I più svariati argomenti (ne abbiamo 
trovato anche uno sui panettieril). 

Nel caso abbiate uno scannerà dispo- 
sizione, questi disegni possono essere 
anche utilizzati in forma elettronica ri- 
prendendoli e salvandoli poi su disco. 
Normalmente la stampa di questi ubo- 
ok» è particolarmente curata e i disegni 
ripresi con lo scanner sono riprodotti 
elettronicamente in maniera molto fe- 
dele. 

Normalmente in un «book» ci sono più 
disegni di quelli che uno trova in un 
dischetto di libreria elettronica: avendo 
uno scanner a portata di mano si può 
quindi risparmiare un bel po' di soldi. 
Ricordiamo tuttavia che questi disegni 
sono comunque coperti da Copyright e 
quindi se ve ne fate una copia su dischet- 
to, questa deve essere solo ed esclusiva- 
mente per vostro uso personale. 

Esistono poi dei casi di librerie dispo- 
nibili sia su carta che su disco: m Italia è 
il caso delle librerie prodotte dalla socie- 
tà Creative di Oggiono (Como) (figg. 2 e 
3). Tra i loro prodotti esistono proprio le 
librerie di disegni sia su carta che su 
disco (sia Macintosh che MS-DOS): po- 
tete quindi scegliere l'uno o l'altro a 
seconda che abbiate o meno lo 
scanner. 

Questo genere di disegni, se in forma 
elettronica o acquisibili da scanner, pos- 
sono essere eventualmente modificati 
e/o colorati con i vari programmi di 
illustrazione prima di essere passati al 
programma di dtp. Infatti il toro formalo 
di base è quasi sempre il bianco e nero 


154 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


DESK TOP PUBLISHING 


Figura 6 
Due esempi ài fondini 
pie-prsparali da 



E' un prodotto "CREATIVE". 


F/M 004 



F/M 006 


Colore stupore 

Anche la trattazione del colore ha la 
sua importanza nella preparazione di un 
documento. Se le copie sono poche e si 
decide di produrle in casa con la stam- 
pante laser, possiamo consigliarvi di uti- 
lizzare delie carte colorate ai posto della 
solita carta bianca. 

Esistono in differenti colori pastello 
chiaro, già in risme da 500 fogli pronte 
per l'uso con le fotocopiatrici (e quindi 
adattissime per le stampanti laser). Sen- 
za arrivare a pensare di cambiare colore 
per ogni capitolo potremmo pensare di 
stampare i testi su carta azzurrina o 
verdina (stancano meno l'occhio duran- 
te la lettura) inserendo delle pagine gial- 
le 0 rosa all'inizio di un nuovo capitolo. 

Esistono addirittura delle fotocopiatri- 
ci che utilizzano dei toner o degli inchio- 
stn colorati: ciò può consentire di pre- 
parare le copertine stampandole con 
testi e illustrazioni in rosso per esem- 
pio. Si pensava che prima o poi sareb- 
bero usciti i caricatori di toner colorato 
anche per le stampanti laser: purtroppo 
fino ad ora non ne abbiamo ancora visti, 


tuttavia la speranza è l’ultima a morire. 

Un altro sistema per inserire colore 
nelle nostre copie stampate con la laser 
è quello proposto dalla Omnicrom. Si 
tratta di una piccola macchina dove si 
inserisce il foglio uscito dalla stampante 
laser (o delle comunissime fotocopie) 
con uno speciale supporto colorato e si 
ottiene in uscita lo stesso foglio ma con 
la stampa in colore. Praticamente avvie- 
ne un trasferimento di colore nelle sole 
zone dove è presente del toner (fig. 4). 

Con questo sistema e con più pas- 
saggi possiamo inserire su un'unica pa- 
gina più colori 0 preparare lucidi per 
presentazioni a colori, sempre partendo 
dalia sola stampante laser. 

Chi invece, alla fine del suo lavoro di 
desktop publishing, deve far stampare 
le sue «pubblicazioni» con i sistemi 
tradizionali, ha un notevole numero in 
più di possibilità. Come prima cosa pos- 
siamo anche qui decidere di effettuare 
la stampa su carta colorata, oppure uti- 
lizzando un colore di stampa differente 
dal solito nero. In questo caso si dovrà 
comunque rispettare la regola per cui il 
testo dovrà essere decisamente più 


scuro del supporto su cui si effettua la 
stampa: cosi se per esempio si utilizza 
carta azzurra o bianca, si potrà stampare 
con inchiostro blu scuro. 

La cosa positiva nello stampare il 
testo in colore è che con un unico 
passaggio (stampando quindi con un 
singolo passaggio come se fosse una 
pubblicazione monocromatica) si può 
dare l'impressione di un prodotto a più 
colori. Se per esempio stampiamo con 
un rosso scuro, il testo sarà sufficiente- 
mente leggibile visto il notevole contra- 
sto con la carta (che dovrà essere molto 
chiara) ed eventuali inserimenti di ele- 
menti grafici potranno essere fatti con 
dei retini che consentono di farli sem- 
brare colorati rispetto al testo. 

Se per esempio dobbiamo pubblicare 
una news letter e decidiamo che per 
problemi economici debba essere stam- 
pata ad un solo colore, possiamo, per 
vivacizzarla un po', scegliere di stampar- 
la un mese in blu scuro, un altro in 
rosso scuro, un altro ancora in verde 
scuro, e via di seguito. Box. riquadri, 
fondini potranno essere realizzati con 
un retino 50% : se il vostro programma 
non consente di retinare le righe ma 
solo delle aree come per esempio un 
rettangolo, potrete utilizzare quest’ulti- 
mo strumento per generare dei rettan- 
goli dallo spessore di un filetto. Oppure 
nel caso di un riquadro basterà disegna- 
re un rettangolo con il retino e sovrap- 
porre un riquadro coprente bianco (sul 
quale potrete poi scrivere il vostro te- 
sto). 

Un’altra soluzione è quella di stampa- 
re il tutto a due colori: in questo caso 
interviene il problema non banale degli 
accostamenti. Come tutti ben sappiamo 
non si mettono le scarpe marroni quan- 
do si indossa un abito color carta da 
zucchero (blu). Cosi non si potranno 
mettere dei filetti marroni in una pubbli- 
cazione dove il testo viene stampato in 
blu scuro. Siamo sicuri che le nostre 
lettrici interessate al dtp sapranno fare 
delle scelte accurate: e siamo altrettan- 
to sicuri che alcuni lettori invece si 
stanno passando il dito nel colletto della 
camicia ricordando l’ultima sfuriata della 
moglie mentre stavano uscendo di casa 
con i calzini grigi e l’abito marrone. 

Sempre Creative ha preparato una 
serie di tabelle di accostamento dei 
colori che consentono di evitare brutte 
sorprese: senza dubbio un aiuto per chi 
ha poco senso del colore (fig. 5). Un'al- 
tra invenzione di Creative sono i fondi in 
colori e disegni neutri da utilizzare per 
copertine o per ravvivare le pagine della 
pubblicazione: esistono sia già stampati 
su cartoncino lucido che in formato pel- 
licola per quadricromia (ftg. 6). 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


155 





DESK TOP PU8LISHING 


Ri-finir» in bellezza 

Sono finiti i tempi in cui una relazione 
veniva battuta a macchina, fotocopiata 
e tenuta insieme con un punto della 
pinzatrce. In molte società, un ammini- 
stratore delegato che si vedesse arriva- 


re sulla scrivania un siffatto «report» lo 
cestinerebbe insieme alle eventuali ri- 
chieste di promozione di chi lo presen- 
tasse. 

I sistemi di rilegatura per ufficio sono 
ormai abbastanza diffusi a partire dalla 
vecchia ma sempre utile spirate in pla- 
stica. In uno dei prossimi numeri vi 
parleremo in dettaglio di questi utili 
strumenti che consentono di aggiunge- 
re al nostro lavoro di dtp quel giusto 
tocco di classe finale. 


Per ora ci limitiamo a consigliarvi di 
rifinire sempre al meglio i vostri mate- 
riali anche se prodotti in casa con una 
stampante laser. Anche una semplice 
relazione rilegata con la spirale di plasti- 
ca assume tutto un altro aspetto se la 
prima pagina con il titolo é su carta 
colorata e se questa è preceduta da un 
foglio trasparente di quelli banalissimi 
che si usano per i lucidi. Sul fondo per 
dare una maggior rigidità consigliamo 
un cartoncino da 200 gr (potete chiede- 


La quarta volta di Aldus 


G ià sullo scorso numero di MCmicrocomputer. nelle pagine 
dedicate alle news, abbiamo dato notizia della presentazione 
di PageMaker in versione 4.0, una release rinnovata ed ampliata 
sulla quale torniamo questo mese per offrirvi qualche informa- 
zioni aggiuntiva, in attesa di ricevere il prodotto finale per una 
valutazione esaustiva sulle sue caratteristiche. 

PageMaker si rinnova: Aldus ha infatti annunciato a sorpresa 
la versione 4 del più famoso e più venduto programma di 
impaginazione per Macintosh. Durante lo scorso ICO Graphics, 
MODO, l'importatore italiano di PageMaker, ha presentato in 
contemporanea mondiale questa nuova e r'ivoluzionaha versione. 

Dobbiamo proprio dire che Aldus è riuscita senza stravolgere 
il prodotto ad effettuare miglioramenti tali da renderlo veramente 
superlativo. In totale sono state introdotte ben 75 nuove fun- 
zioni; e scusate si è pocolll 

Purtroppo per una vera e propria prova su strada dovremo 
attendere ancora qualche tempo almeno fino a quando verrà 
rilasciata la versione definitiva del prodotto (quella utilizzata per la 
dimostrazione era una cosidetta beta, cioè un programma con 
non ancora tutte le rotelle a postoli. 

Gestione del testo 

Innanzi tutto è stata introdotta una nuova funzione di tratta- 
mento dei testi: l’idea di Introdurre questa tipologia di funzionalità 
nasce dal fatto che le modifiche ad un testo già Impaginato 
risultavano lente e pericolose. Lente poiché mentre si modificava o 
aggiungeva del testo, lo stesso doveva scorrere su tutte le pagine 
fino alla fine del testo stesso. Pericolose poiché non era più 
possibile effettuare la correzione ortografica del testo aggiunto. 

PageMaker 4 consente di aprire una finestra contenente in 
maniera continua non impaginata tutto il testo del brano selezio- 
nato: questa finestra consente di manipolare, modificare, aggiun- 
gere 0 tagliare un testo come se si utilizzasse un vero e proprio 
programma di scrittura. Sarà cosi possibile effettuare aggiunte 
senza rallentamenti dovuti airimpeginazione, la correzione ortogra- 
fica del testo, la ncerca e sostituzione di parole, frasi, caratteri, 
dimensioni del testo o stile dei paragrafi. 

Per quanto riguarda la sillabazione e la correzione ortografica 
del testo possiamo dire che PageMaker 4 é veramente eccezio- 
nale: consente infatti l'utilizzo di ben 10 correttori ortografici 
contemporaneamente. Si può persino dare come indicazione di 
stile per un paragrafo, la lingua relativa per la correzione ortografica. 

L'ambiente di scrittura per accelerare la gestione del testo, 
non visualizza la forma del testo, ma a fianco in un apposita 
colonna, viene indicato lo stile applicato al paragrafo; questo può 
essere cambiato semplicemente richiamandone un altro dalla 
classica finestra degli stili già presente In PageMaker 3. É 
addirittura possibile passare da tastiera ad un altro stile mentre si 
sta scrivendo il proprio testo. 

Una speciale utility, separata dal programma principale, per- 
mette di generare delle tabelle che poi potranno essere impor- 
tate in formato Pict. Avremmo gradito che questa funzione fosse 
inserita direttamente nel programma. 


Controlli tipografici 

Chi da sempre ha criticato PageMaker per la sua scarsa 
flessibilità in campo tipografico probabilmente dovrà ora ricre- 
dersi. Intanto é stata finalmente infranta la barriera dei 127 punti 
tipografici e ora si può arrivare addirittura a 650 con incrementi di 
0,1 punti. Anche l'interlinea si conforma a questa regola suppor- 
tando incrementi di 0,1 punti. La crenatura é ora più facilmente 
regolabile fino a 0,01 spazi em. 

PageMaker 4 consente di restringere o allargare I caratteri dal 
5 al 250%. A questa funzione, molto utile nei casi in cui un testo 
debba assumere un ben determinato ingombro, si affianca anche 
la possibilità della giustificazione forzata che in presenza di 
colonne mollo strette con righe occupate da singole parole, 
allarga gli spazi presenti tra una lettera ed un'altra della parola 



1 ■"»»» I 


156 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 




DESK TOP PUBLISHING 


re al vostro stampatore di tagliarvi 100 
fogli di cartoncino con la stessa gran- 
dezza di una pagina di carta per stampa- 
re — formato UNI A4 — per poche 
migliaia di lire). 

Sempre a caccia di idee 

Non abbiate paura di copiare. State 
sempre con gli occhi aperti: quando 
vedere un giornale o una qualsiasi pub- 
blicazione che attira particolarmente la 


vostra attenzione memorizzatene l'a- 
spetto e quando vi serve cercate di 
riprodurlo con il vostro sistema di dtp. 
Le prima volte sarà un po' difficile riu- 
scire ad ottenere lo stesso effetto, ma 
avrete comunque fatto un passo avanti 
nel rendere sempre migliori i vostri do- 
cumenti e le vostre pubblicazioni. 

Il premio finale è sempre quello: la 
vostra voce sarà ascoltata con più atten- 
zione delle altre. ^ 


Indirizzi utili: 

Creativa ■ Vìa ì‘ maggio 25 • 22048 Oggiono 
ICOI - Tel. 0341/577794-578447 
Omnìerom Italia - Via della Guernna. 108 
20052 Motaa IMO - Tel. 039/840064^34058. 
Carini AD Service - Via tulli. 32 - 20131 
Milano - Tel. 02/2613786-2619076. 

Latraaet Italia ■ Via M Pagano 37/39 
20I4S Milano - Tel 02/4390685. 


stessa fino a farle raggiungere la fine della riga. 

Un'altra grandissima novità introdotta in PageMaker 4 è la 
possibilità di ruotare I testi di 90° in 90°: sarà cosi possibile 
scrìvere testi In verticale e persino capovolti. Una volta effettuata 
la rotazione, sarà possibile eseguire delle modifiche sul testo 
passando nella modalità di modifica del testo senza dover 
riportare i testi in posizione normale. 

Le lunghe pubblicazioni e quelle strutturate 

Come pnma cosa diremo che ora è i^ssibile legare la 
pubblicazione attraverso un cosiddetto «hot-lìnk» a documento 
originaie, sia esso un'immagine o un testo, che in caso di 
modifiche le riporta automaticamente nella nostra pubblicazione. 

Altre due funzioni interessanti introdotte sono il generatore 
automatico di sommari e quello, sempre automatico, degli indici. 
Una singola pubblicazione può arrivare fino a 999 pagine, tuttavia 
adesso ^eMaker consente di lavorare suddividendo la pubbli- 
cazione in più capitoli che possono essere poi consolidati otte- 
nendo automaticamente la generazione di sommari e indici 
generali. 

Nel caso si debbano apportare tagli o aggiunte consistenti al 


testo si possono ancorare le figure a determinate posizioni 
stesse del testo in modo che il suo scorrere lungo la pubblica- 
zione non comporti il disallineamento tra testo e figure. 

Conclusione 

Chi contestava a PageMaker di non essere ancora un pro- 
dotto maturo per sopperire alle esigenze di alto livello, davanti 
alia versione 4 si dovrà ricredere. E se si pensava che un 
programma con queste caranerìstiche dovesse per forza essere 
complesso, beh! PageMaker è la riprova del contrario. Chi viene 
da precedenti esperienze con questo programma troverà in 
PageMaker 4 la stessa semplice impostazione e la maggior parte 
dei comandi inalterati 

Ma la grossa forza di PageMaker sta nel fano di essere 
Indipendente dal sistema operativo utilizzato: intani sono in 
preparazione le versioni 4 sia per MS-DOS con Windows che per 
OS^ con Presentation Manager. La prima versione sarà rilasciata a 
breve, appena Microsoft presenterà la nuova e più potente 
versione di Windows. Quella per OS/2 potrebbe slinare di alcuni 
mesi ed anendere anch’essa i miglioramenti che sempre Micro- 
soft sta apportando a OS/2 nella futura versione 2.0. 


Irnpettazlanl del paragrafo R nr 1 

aiantr): 



Sinlitro 

I^H 

mm Prtmelo Imm 


0 

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Opzioni; 



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□ Nuoua pagine 

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MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


157 



DATA BASE 


Realizzazione di una applicazione 
con DataEase 4*2 

di Francesco Petroni e Luigi Sandulli 


Nello scorso numero abbiamo 
presentato la prova dell'ultima 
versione del Data 
Base e più esattamente la 
versione 4.2. Tate versione su 
macchine 286 o 386 diventa 
DEI6M (è il nome del 
programma da richiamare da 
DOSI, ed è in grado di 
riconoscere la memoria 
estesa (quella oltre il Mega) 
presente ormai su tutti i 
personal dell'ultima 
generazione. 

Che tale caratteristica sia 
patrimonio comune di tutti I 
maggiori produttori software 
(Lotus, Microsoft. Autodesk 
ecc. dispongono già di 
versioni dei loro pacchetti più 
diffusi con tale capacità) è 
cosa risaputa. Nel caso di 
DataEase, che è un DBMS, 
tale caratteristica comporta un 
notevole e decisivo 
incremento di prestazioni 


Il prodotto nasce (nella precedente 
versione 2.5) con l'intento di colmare il 
vuoto esistente tra prodotti monofile 
tipici da utente finale (i «famigerati» filer, 
oggi tanto disprezzati, ma che hanno dato 
un notevole contributo allo sviluppo del 
Personal Computing) e i DBMS pesanti 
che diventano, se l'applicazione da af- 
frontare è di una qualche complessità, 
dei linguaggi veri e propri e sono in 
genere difficilmente digeribili da parte di 
un utente finale. 

Lo standard di riferimento è ovviamen- 
te il dBASE III, oggi evoluto in dBASE IV. 
che è un prodotto potentissimo nelle 
mani dell’esperto, ma è difficilmente 
«guidabile» da un utente alle prime armi, 
anche con i vari «servocomandi» installa- 
ti nella versione IV. 

In questa versione del DataEase sono 
state incrementate le prestazioni non 
solo in termini di velocità di elaborazione 
e di quantità di dati effettivamente mani- 
polabili. ma anche in termini di funzionali- 
tà proprie del programma. 

Lo scopo dichiarato dalla casa costrut- 
trice, la DataEase International, non è 
solo quello di soddisfare le necessità 
dell'utente finale, ma anche quello di 



offrire un'alternativa allo sviluppatore di 
applicazioni, che spesso si trova a dover 
affrontare problematiche di complessità 
non eccessiva che possono realistica- 
mente essere risolte, se si dispone di uno 
strumento interattivo idoneo, senza do- 
ver ricorrere alla programmazione. 

Nel precedente numero abbiamo ese- 
guito una prova del prodotto nella quale 
non abbiamo potuto approfondire gli 
aspetti più spinti, che sono poi in definiti- 
va quelli che ne giustificano l’uso in un 
contesto che non sia esclusivamente 
quello dell’utenza finale. 

Riprendiamo il discorso, dando per 
note le informazioni pubblicate sulla pro- 
va di febbraio, ed affrontando ora il nostro 
tipico caso studio. 

Il caso studio 

L'obiettivo è quello di sviluppare con il 
DataEase. e descrivendo i vari passi 
operativi da eseguire, una applicazione 
completa di gestione ordini. E la solita 
procedura che utilizziamo quando provia- 
mo dei prodotti, non necessariamente 
DBMS, che lavorino su più archivi relazio- 
nati tra di loro. Comprende 5 archivi e 5 
relazioni (in questa prova ne abbiamo 
creata una in più rispetto al solito) e quindi 
rientra comodamente nel range di utilizzo 
di un prodotto di questo tipo. 

Lo schema della Banca Dati in figura 1 
rappresenta bene come si intende orga- 
nizzare i dati e soprattutto come gli 
archivi siano correlati tra di loro. Ed è 
bene, utilizzando il DataEase, che ha tra 
l'altro, notevoli capacità di «Navigazio- 
ne», cominciare col disegnare uno sche- 
ma della struttura della Banca Dati. 

I simboli utilizzati sono solo due. il 
rettangolo, che rappresenta l’archivio, e 
la linea, che finisce con una freccia, 
tracciata tra due campi presenti in due 
rettangoli, che indica la corrispondenza 
tra le registrazioni contenute nei due 
archivi. La comprensione di uno schema 
di tale genere è alla portata di tutti. 

Altro motivo che dovrebbe spingere 
l'utilizzatore del DataEase a cominciare 
con la schematizzazione del problema, è 


158 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


DATA BASE 


che tale schema rappresenta in pratica 
l'elenco delle «cose da fare» nelle suc- 
cessive fasi reaiizzative. 

Esistono cinque archivi di cui tre pos- 
sono essere considerati «statici» inquan- 
to, una volta alimentati, richiedono una 
manutenzione periodica abbastanza leg- 
gera, e sono I tre archivi anagrafici vendi- 
tori. clienti e articoli. I due restanti, che 
costituiscono il centro dell’applicazione e 
sono l'archivio ordini e il conseguente 
archivio delle righe d’ordine, saranno 
invece oggetto di continue alimentazioni. 

Attenzione: il disegno dello schema 
della Banca Dati è l’aspetto finale del- 
l'attività di Analisi Dati che è un'attività 
abbastanza intuitiva, ma che non può 
essere presa sottogamba. Se il disegno 
finale è semplice questo non significa 
che l'Analisi a monte sia stata semplice. 

Esistono degli specialisti della materia 
Analisi Dati, e in tale materia esistono sia 
svariate tecniche di Analisi, sia svariate 
metodologie di rappresentazione. Se il 
disegno finale è sbagliato, ad esempio 
perché non si è individuata la necessità di 
realizzare un certo archivio, l'intera appli- 
cazione non funzionerà. 

Nel descrivere le nostre relazioni, pe- 
raltro assolutamente intuitive, potremo 
dire: 

1 1 che ogni diente ha un solo venditore 
che inizialmente lo ha procacciato, oppu- 
re che ad un venditore corrispondono 
tutti I clienti da lui procacciati, 

2) che un ordine fa sempre riferimento 
ad un venditore, oppure che ad un 
venditore corrispondono tutti gli ordini da 
lui effettuati, 

3) che un ordine è sempre commissio- 
nato da un cliente e che un cliente ha 
commissionato più ordini nel tempo, 

4) che ad un ordine possono appartene- 
re più righe d’ordine e che una riga 
d’ordine appartiene sempre ad un solo 
ordine. 

5) che una riga d'ordine fa capo ad un 
articolo 0 che un articolo é presente in più 
righe di ordini diversi. 

Descrizione dell'applicazione 

L'applicazione, dati i soliti problemi di 
spazio, risulta notevolmente semplificata 
rispetto ad un caso reale, anche se 
cercheremo di implementare alcune fun- 
zionalità che possono far comprendere il 
livello di complessità affrontabiie con il 
prodotto. 

Il risultato finale che raggiungeremo 
comprenderà tutte le funzionalità di Data 
Entry sugli archivi tramite le relative 
maschere, una per ogni archivio (non è 
proprio cosi, lo vediamo dopo), quelle di 
Query per eseguire Viste. Navigazioni. 
Ricerche direttamente durante le fasi di 


alimentazione dei dati. In più vi saranno 
procedure preconfezionate tramite il ma- 
crolinguaggio di DataBase, che permet- 
teranno l'importazione dati, alcune loro 
manipolazioni, ecc. il tutto attraveiso 
menu personalizzati che guidano l'utente 
tra le varie opzioni. In ogni caso, con il 
DataEase. lo sviluppo dell’applicazione si 
divide in due fasi ben distinte. La prima 
riguarda il disegno e la costruzione degli 
archivi e delle relazioni (questa fase 
corrisponde alla traduzione dello schema 
iniziale), la seconda comprende la scrittu- 
ra di tutti i programmi atti a eseguire 
manipolazioni batch sui dati. 

É nella prima fase che il DataEase 
gioca tutte le sue carte, infatti in tale fase 
non è mai necessario scrivere una sola 
riga di programma per costruire compo- 
nenti o attivare funzionalità. Occorre solo 
utilizzare, nei modi appropriati, i vari 


moduli di sistema con i quali si definisco- 
no le caratteristiche e le modalità di 
funzionamento di campi, archivi e relazio- 
ni. Se la prima fase è stata condotta 
correttamente e quindi la Base Dati 
«funziona», la seconda non potrà presen- 
tare alcun rischio. 

Definizione delle strutture 

La costruzione di una nuova Banca Dati 
comincia con la definizione dei moduli, 
che nel DataEase corrispondono alle 
maschere di acquisizione e alle strutture 
degli archivi. 

in una modalità «Full Screen» possia- 
mo decidere l’estetica della maschera, 
digitando liberamente didascalie e finca- 
ture, e poi I campi che costituiscono il 
tracciato record, tramite un apposito 
modulo di sistema (fig. 2). attivato per 


Figura 2 - DefinaiooB 
di un campo. 

Le costruzione della 
Banca Dati nella sua 


pressoché oùbhgaio- 

passi è cosiiluilo dalla 
costruzione dei moduli 
e dalla delmizione di 

tuiscono la chiave di 
idenlilicazione delle 
regisirazioni, delti 
campi chiave. 




Figura 3 - Definizione 
delle relazioni. Dopo la 
definizione dei campi 
chiave si può eseguire 
la definizione delle rela- 
zioni che permettono il 
collegamento tra le re- 
gistrazioni dei vari ar- 
chivi Queste s< defini- 
scono direttamente in 
una maschera di siste- 
ma che permette di 
specificare, oltre agli 
archivi e agli eventuali 
nomi delle relazioni, fi- 
no a tre coppie di cam- 

corrispondenza Nel 

come soltomodulo neF 
l'altro. si può specifica- 
re una c/auso» che atti- 
va alcuni automatismi 
nel rapporto ila archi- 
vio padre e archivio fi- 


MCmicrocompuler n. 95 - aprile 1990 


159 





DATA BASE 



Figure 4 e S Dehnizione tfs( soltomodulo e lumionamento 

La fase di coslruiione della struttura del Data Base Irrtaschere. archivi, relazioni) si conclude con la definizione di tutti i campi il cui valore viene calcolalo sulla base 
di funzioni relazionali flipo Lookup e Sum OD Si possono anche definire dei soltomoduli In pratica consentono di inserire m un modulo principale anche campi di 
un altro modulo, correlalo "Uno a Molli", contenente auindi uno O più record figli, che verranno visualizzali come fossero pane integrante del modulo pnnapale. 
contenente il record padre 


mezzo di un tastò funzione, che permette 
di definire tutte le caratteristiche del 
campo e del dato che vi sarà contenuto, e 
anche tutte le caratteristiche di funziona- 
mento della successiva fase operativa. 

Alla stregua del modulo di sistema per 
la definizione dei campi degli archivi, 
esistono altri moduli per la definizione 
degli utenti, della configurazione del si- 
stema, delle stampanti utilizzabili, degli 
stili di schermo, delle relazioni e dei menu 
personalizzati. 

In definitiva per costruire una Banca 
Dati, l'utente deve capire il funzionamen- 
to dei vari moduli di sistema, e deve 
definire quindi i componenti, tra quelli 
sopra elencati, che gii servono. 

Ogni singola operazione è totalmente 
guidata per cui risulta praticamente im- 
possibile fare «passi falsi», frequenti 
invece quando si utilizza un linguaggio 
classico in cui tali funzionalità sono rea- 
lizzate tramite dei programmi. 

Entriamo ora più specificatamente nel 
nostro esempio e cerchiamo di ripercor- 
rere tutti i passi necessari per realizzare il 
nostro obiettivo. 


Passi operativi obbligati o quasi 

Per quanto riguarda fa definizione delle 
maschere di acquisizione vi è una se- 
quenza di passi operativi che bisogna 
rispettare obbligatoriamente, o quasi, in 
quanto maschere e relazioni, che inter- 
corrono tra gli archivi, sono indispensabili 
uno aH'allro. Vediamo quindi come distri- 
carsi in questa situazione. 

Per prima cosa costruiamo le masche- 
re della nostra Banca Dati tralasciando. 


qualora ve ne fossero, la definizione di 
quei campi che dovranno contenere o 
utilizzare dati contenuti in altri archivi. Un 
esempio nel caso della maschera dell’or- 
dine é il campo «Nome del Cliente» che 
esite già nell'archivio clienti. 

Definite tutte le maschere, ma soprat- 
tutto i campi contenenti le chiavi di 
collegamento dei vari archivi (nel caso 
dell'ordine sono il numero dell'ordine, il 
codice del cliente e il codice del vendito- 
re) potremo passare a definire le relazioni 
sicuri di possedere tutti gli elementi 
necessari. 

Le relazioni 

È un componente un po' «astratto» in 
quanto nasce nel momento in cui in due 
registrazioni di archivi diversi esiste uno 
stesso codice. Con la definizione delle 
relazioni facciamo in modo che la corri- 
spondenza venga attivata. 

Il modulo di sistema utilizzato, ne 
vedete la maschera in figura 3, compren- 
de poche informazioni, di cui sono neces- 
sarie solo quelle riguardanti i nomi dei 
due archivi da correlare ed i campi di 
questi su cui si dovrà verificare la corri- 
spondenza dei dati. 

Opzionali invece sono i nomi aggiuntivi 
delle relazioni, ve ne sono due in quanto 
la relazione potrà essere utilizzata nei due 
sensi. 

Per esempio nel caso dell'ordine e del 
cliente si può, dato un cliente, visualizza- 
re tutti i suoi ordini, o viceversa, dato un 
ordine visualizzare i dati del cliente a cui 
questo è intestato. 

Infine esiste un parametro (opzionale) 


da specificare per quel modulo che fosse 
definito come sottomodulo di un altro o 
più precisamente, i cui campi, o alcuni dei 
campi, compaiano nella maschera del- 
l'altro archivio oggetto della relazione. 

Tali parametri servono per automatiz- 
zare alcuni processi di modifica e di 
cancellazione, Cerchiamo di chiarire subi- 
to questo aspetto molto significativo. 

Il sottomodulo 

Impostate correttamente le relazioni, 
possiamo ora completare le definizioni 
dei moduli specificando quei campi il cui 
valore è calcolato tramite un operatore 
relazionale. Ad esempio il nome del 
diente nella maschera deH'ordine o l'im- 
porto totale dell’ordine come somma dei 
singoli importi delle righe d'ordine. 

Oltre a questi campi, che erano rimasti 
in sospeso, sarà possibile definire in un 
maschera un sottomodulo, o in altre 
parole, inserirvi campi di un archivio 
correlato in modalità « Ùno a Molti» , il che 
renderà possibile la visualizzazione con- 
temporanea delle registrazioni presenti 
nei due archivi. 

In parole più banali si confezionerà una 
maschera che visualizza e rende operativi 
un record dell'archivio padre (modulo 
principale) e più record dell'archivio figlio 
(sottomodulo). 

Nelle figure 4 e 5 si possono vedere sia 
il momento della definizione del sottomo- 
dulo sia quello successivo del suo funzio- 
namento. Nella maschera dell'archivio 
ordini (figura 5) è visualizzato un ordine e, 
inferiormente nello stesso schermo, le 
righe di dettaglio relative. 


160 


iVlCmicrocomputer n. 95 - aprile 1 990 






DATA BASE 



F'Qure 6 B T ■ Cosinjzione dei repon immediau QBE. 

Quesìa é la modalità «vetocs» per definire slampe o comunque output su schermo o su disco, in v'ari formali Anche qui il lavoro comporla l'esecuzione di passi 
successivi ben speofia Comprendono l'impostazione dei criien di selezione delle registrazioni, la scella dei campi che poi verranno stampati o visualizzati (che si 
esegue su un facsimile della maschera), la definizione della forma dell'output lad es tabulato, etichette, prelincalo. ecc.l. quindi per finire, delle caiallensliche 
fisiche che l'output dovrà avere Imargini, artnbuti dei caratten, ecc.l. 


Durante la definizione del sottomodu- 
lo, oltre che specificare il nome della 
relazione che attiverà il sottomodulo 
stesso, si può scegliere la sua forma 
esteriore, che potrà essere una tabella 
automatica dì grandezza variabile in fun- 
zione dei dati presenti, una tabella di 
grandezza definita (nella quale i dati 
scorrono). 0 un’area libera disponibile per 
qualsiasi disposizione dei campi (un re- 
cord anche su più righe). 

Chiaramente i vantaggi che si traggono 
da questa situazione sono numerosi. Ad 
esempio considerando che il sottomodu- 
lo può essere utilizzato a tutti gli effetti 
per inserire, modificare o cancellare regi- 
strazioni in pratica si riduce il numero 
delle maschere. 

A tal fine sono stati previsti alcuni 
automatismi attivabili nel momento in cui 
si definisce la relazione su cui si basa il 
sottomodulo, che prevedono la modifica 
automatica dei valori di correlazione qua- 
lora venisse modificato il valore padre. 

In pratica sarà possibile modificare con 
tutta tranquillità il numero d'ordine senza 
correre il rischio di perdere le righe 
correlate, in quanto DataEase opererà la 
stessa modifica sui valori rispettivi delle 
righe. 

/ report immediati 
Queiy By Example 

A questo punto la Sanca Dati è pronta 
per essere alimentata. Si comincia con gli 
archivi anagrafici, venditori, clienti ed 
articoli, che dovrebbero essere già riem- 
piti quando si passa ad alimentare gli 
archivi più importanti degli ordini e righe. 


Va precisato che comunque, grazie alle 
grandi capacità di navigazione, potremo 
in un qualsiasi momento abbandonare 
temporaneamente la maschera ordini 
per spostarci su un archivio correlato ed 
eseguire una specie di alimentazione 
parallela (ad esempio se manca un artico- 
lo). per poi tornare all'operazione origina- 
le. Vediamo ora cos'altro può fare l'uten- 
te non tecnico che cerca di risolvere da 
solo i propri problemi. 

Parliamo dei report immediati o Query 
By Example che costituiscono una moda- 
lità interattiva per eseguire interrogazio- 
ni, i cui risultati possono essere indirizzati 
su video, carta o disco, in vari formati. 


Cominciamo col dire che tali procedure 
possono essere salvate e quindi riesegui- 
te in momenti successivi, e che a tale 
funzione si può accedere sia durante la 
fase di alimentazione della Banca Dati, 
sia attraverso il menu principale, terza 
opzione. 

In ogni caso l'operazione si svolge in 
quattro passi successivi ben identificabili 
in altrettante opzioni di un menu che 
compare sullo schermo, e che contiene 
anche altre opzioni per la gestione dei 
report creati. 

I passi sono: 

— definizione dei criteri di selezione 
delle registrazioni che interessano; 



MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


161 






DATA BASE 



— scelta dei campi che saranno compre- 
si nell'output, operazione che si conduce, 
come la precedente, su un fac-simile 
della maschera (fig. 6); 

— forma estetica che l'output dovrà 
avere (nel caso di file si potrà definire un 
formato); 

— destinazione dell'output (nel caso di 
stampa si definiranno stampante, margi- 
ni, ecc.). 

Tale modalità si dimostra in pratica 
molto potente in quanto è possibile 
definire criteri o scegliere campi anche da 
archivi relazionati, definire più chiavi di 
ordinamento, crescenti o decrescenti, 
impostare Funzioni statistiche sui campi 
numerici e rotture dì codice con totali a 
diversi livelli, il tutto con pochissimo 
impegno fisico e mentale, in quanto tutto 
quel che si può fare in ciascun momento 
operativo è sempre suggerito sotto for- 
ma di menu dal prodotto- 
lo figura 7 vediamo il semplice output 
su schermo che corrisponde all'interro- 
gazione vista in figura 6, 

Procedure avanzate DQL 

L'utente finale che sviluppa da solo la 
sua procedura, normalmente si ferma 
qui. Ed è un punto di arrivo che gli 
permette comunque di affrontare e risol- 
vere problematiche applicative di com- 
plessità media. 

Vediamo ora la modalità che permette, 
all’utente evoluto e al programmatore, di 
definire vere e proprie procedure riguar- 
danti non solo operazioni di tipo QBE, sia 
pure più complesse, ma anche manipola- 
zioni batch sui dati presenti negli archivi. 

Nelle procedure DQL si dispone sia di 
veri e propri comandi strutturati tipo IF- 
THEN, CASE, WHILE-DO, sia di una serie 
di comandi che permettono un'alimenta- 
zione degli archivi più controllata. In 
pratica appare una maschera, del tutto 
simile a quella normale del modulo, solo 
che viene gestita tramite un programma 
ad hoc. sviluppatogli attorno. 

Altri comandi utili a tale scopo sono 
quelli per definire e impostare variabili, 
per visualizzare messaggi, per gestire 
parametnzzazioni dall'esterno e anche 
una serie di comandi dedicati al controllo 
dei dati nel caso di Banca Dati condivisa 
su rete. 

Tra I comandi DQL troviamo pure una 
famiglia di comandi detti Procedurali che 
possono essere utili-zzati solo in quelle 
interrogazioni che non siano di controllo e 
che permettono di organizzare sottopro- 
cedure oppure di agganciare menu per- 
sonalizzati, o di lanciare l'esecuzione di 
una serie di operazioni a cui normalmente 
si accede da menu standard, tipo Back- 
up. Restore, Riorganizzazione archivi, 
ecc. 


Tramite questi comandi, il programma- 
tore è messo in grado di costruire proce- 
dure completamente chiuse. 

Abbiamo voluto costruire un «pro- 
gramma» che sia qualcosa in più di una 
semplice manipolazione dei dati, in cui 
abbiamo aggiunto qualche difficoltà per 
poter utilizzare anche qualche comando 
avanzato. 

L'obiettivo è quello di modificare l’im- 
porto unitario di un determinato articolo. 
Contemporaneamente si vogliono ag- 
giornare, col nuovo importo, tutte le righe 
interessate a partire da una certa data di 
ordine in poi- 

in figura 8 potete vedere uno stralcio 
della stampa della definizione della pro- 
cedura, ottenuta con la funzione 10 del 
menu DQL. 

In questo si può notare nella prima 
parte l'estetica del modulo di inserimen- 
to dati con relativo elenco delle caratteri- 
stiche dei campi entro contenuti e nella 
successiva l'interrogazione vera e pro- 
pria, in pratica il «listato» delle varie 


istruzioni del programma. La nostra inter- 
rogazione inizia con l'istruzione INPUT 
che mette l’utente nella modalità di 
alimentazione dell'archivio articoli e pro- 
segue con un CASE che verifica con 
quale tasto l'utente è uscito dalla ma- 
schera. quindi invia dei messaggi relativi 
ai vari casi di uscita, permessi e non. 

Ricordiamo che nel caso in cui all’u- 
tente fosse consentito l’accesso alla 
maschera normale (quella del modulo e 
non quella del programma) questi 
avrebbe potuto al limite cancellare tutti i 
record senza che il sistema lo avvisasse 
di nulla. 

Nel caso che l'utente. dall’Interno della 
procedura, prema il tasto F8 (Modifica, 
l'unico ammesso dal programma), viene 
verificato che non sia stato cambiato il 
codice dell’anicolo, operazione che fa- 
rebbe saltare i collegamenti con l'archivio 
righe d’ordine, quindi viene effettuato il 
cambiamento dell’importo nel record edi- 
tato dall'utente. 

La procedura prosegue con la verifica 


162 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 








DATA BASE 



tate dall'utente per entrare nella Sanca 
Dati, un livello di accesso alla Banca 
stessa, il nome di un menu che dovrà 
funzionare al posto di quello standard 
DataBase, il nome di uno stile di scher- 
mo, e la modalità di aiuto automatico. 

Adesso non resta che eseguire una 
prova per venficare che tutto gin bene, 
quindi dopo essere usciti dal DataBase 
rientreremo utilizzando nome e pass- 
word deH'utenie appena definito. 

Lo schermo a questo punto dovrebbe 
comparire come in figura 1 0, con il menu 
principale dell’albero che abbiamo co- 
struito e con fo stile schermo (un po' 
pacchiano) che abbiamo confezionato 
per il nostro utente. 


dell'esistenza di ordini con data superiore 
a quella digitata dall'utente ad inizio 
esecuzione, nel modulo di «Data-Entry» 
dei parametri, e nel caso non ne esistano 
visualizza uno specifico messaggio 

Nel caso opposto il programma proce- 
de con la modifica di tutte (e righe 
referenti l'articolo in questione e apparte- 
nenti ad un ordine con data superiore a 
quella decisa dall'utente, quindi visualiz- 
za un messaggio di operazione conclusa 
senza errori 

Da notare come non vi sia bisogno di 
aggiornare l'importo totale delle righe 
modificate, calcolato come prezzo unita- 
rio per la quantità, e neppure il titolare 
degli ordini coinvolti daH'aggiornamento, 
in quanto le strutture degli archivi conti- 
nuano a funzionare e quindi a ricalcolare i 
campi derivati, come durante l'utiiizzo 
manuale. 

In figura 9 vediamo un estratto dalla 
stampa ottenuta con l'opzione 10 del 
menu DQL. È da notare come nel Data- 
Base siano presenti numerose funzioni di 
stampa che producono in pratica una 
«documentazione», in cui sono presenti 
in genere più sezioni, ognuna dedicata ad 
un aspetto dei componente. Ad esempio 
facsimile della maschera, fac-simile del- 
l'output, listato del programma, ecc. 

/ menu 

Come detto prima, può essere un 
optional per l’utente che risolve da solo i 
SUOI problemi, ma diventa uno strumento 
indispensabile a chi sviluppa un'applica- 
zione conto terzi. 

Anche qui schizzare una bozza di quello 
che poi sarà l'albero dei menu dell'appli- 
cazione può far perdere meno tempo in 
fase di realizzazione, quando diventa più 
difficile riorganizzare logicamente le vane 
funzionalità. 

Qualora si abbiano le idee chiare sulla 
disposizione logica delle opzioni, la co- 
struzione dei menu è senz'altro tra le 


operazioni più semplici e veloci. Fonda- 
mentale tra i parametri da impostare è il 
nome del menu che verrà poi associato 
ad un utilizzatore, o richiedendo altri 
menu al fine di costruire ramificazioni. 

Vanno poi impostati il livello di accesso 
del menu, che disabilita l'utilizzo agli 
utenti che hanno un livello più basso, una 
descrizione che fa da titolo del menu ed 
infine nove righe per nove opzioni, per 
ognuna delle quali si deve specificare una 
descrizione, un tipo funzionale ed un 
nome funzione qualora il tipo lo richie- 
desse. 

Il menu può avere come descrizione 
una parola chiave che lo rende «Auto- 
Run». Significa che nel momento in cui 
viene chiamato, tutte le opzioni specifica- 
te nel menu saranno eseguite automati- 
camente. Tale modalità rende possibile il 
lancio automatico di una procedura avan- 
zata che a sua volta può lanciare gli altri 
menu personalizzati. 

Personalizzazione dei colori 
dello schermo e definizione 
degli utenti 

Il grosso è fatto, rimane solo da aggiu- 
stare un po' l’estetica o meglio, se ci 
riuscite, ad indovinare delle combinazioni 
di colori che non facciano rivoltare lo 
stomaco al povero utente che normal- 
mente fa da cavia ai vostri esperimenti. 

Esistono già degli stili di schermo per 
default, ma come per gli altri componenti 
di sistema, possiamo creare nuovi record 
che nel caso in particolare sono colorazio- 
ni diverse dei vari componenti di Data- 
Base. 

Manca ora chiaramente l'anello che 
chiude la catena fin qui costruita, ossia la 
definizione del famoso utente che dovrà 
usare l'applicazione. 

Tale operazione si esegue tramite l'en- 
nesima maschera di sistema che preve- 
de la definizione di un nome e di una 
password, che dovranno poi essere digi- 


Conclusioni 

La caratteristica principale del Data 
Base, già emersa in sede di prova, è il 
puntare decisamente al concetto di Ap- 
plicazione Data Base, m cui debbono 
essere ben chiare e rigorosamente defi- 
nite strutture degli archivi e relazioni tra di 
essi. Se SI ha ben chiaro l'obiettivo da 
raggiungere, e la cosa migliore, non ci 
stancheremo mai di ripeterlo, è tracciare 
uno schema grafico della Banca Dati, si 
procede velocemente. 

Altro aspetto non secondano è la 
ricchezza della sezione dichiarativa, che 
permette di trasferire alla fase di defini- 
zione degli archivi e delle strutture, buona 
parte dei controlli e dei calcoli sui campi, 
che invece, nella programmazione tradi- 
zionale, costituiscono una delle voci più 
voluminose. 

Una volta costruito l'edificio Banca 
Dati, lo SI può aggredire in due maniere 
Con il QBB, che permette di confezionare 
procedure di calcolo e di stampa abba- 
stanza standard, e con II DQL. che invece 
supporta istruzioni di programmazione 
più tradizionali, e che permette quindi 
all'utente evoluto e al programmatore di 
risolvere algoritmi elaborativi più com- 
plessi di quelli standard 

Molto interessante è la struttura del 
Multiform. anche perché nelle realta 
applicative è una necessità molto sentita 
In pratica offre una soluzione standard e 
facilmente utilizzabile ad un problema m 
definitiva molto complesso. 

Il prodotto, grazie soprattutto alla rigo- 
rosa univocità dell'ambiente operativo, è 
facile da usare anche da parte di un 
utente pressoché inesperto. 

In mano ad un esperto, con le idee 
chiare su cosa vuole, diventa uno stru- 
mento molto produttivo, con il quale si 
può confezionare una applicazione, che 
non nasconda problematiche eccessiva- 
mente complesse, in pochissimo tempo 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1 990 


163 





GRAFICA 


Autosketch yersione 2*0 
ed ì formati file di Autocad 

di Francesco Patroni e Aido Apiari 


È uscita la nuova versione di 
Autosketch e noi abbiamo 
deciso di parlarne insieme alla 
trattazione di un argomento 
sempre interessante che é 
quello relativo ai formati 
grafici di Autocad 


L'interesse per tale argomento é re- 
centemente cresciuto per due motivi. Il 
primo è che le ultime generazioni di 
Word Processor cominciamo a poter 
importare disegni, e che, tra gli altri 
formati, sono sempre presenti formati 
producibili con Autocad. 

Il secondo è che Autodesk, che un 
tempo produceva solo Autocad, ha re- 
centemente ampliato la sua gamma, sia 
con accessori per Autocad (Shade, Flix 
e Solidi, sia con Autosketch, che nella 
nuova versione è sensibilmente miglio- 
rato. sia infine con Animator che non 
c’entra niente con il mondo Autocad, in 
quanto é un prodotto che serve per 
realizzare «animazioni», e che anche 
per questo sta suscitando grande inte- 
resse. 

Procederemo un po' a ruota libera, 
saltando da un argomento all'altro, ma 
non trascurando, come al solito, di sup- 
portare le nostre affermazioni con un 
po' di esempi pratici. 

Autosketch 2.0 e Autocad 

Abbiamo più volte parlato della prece- 
dente versione, suggerendone l'uso in 
quelle attività di CAD non eccessiva- 
mente spinto, in cui non é necessario 
avere prodotti molto evoluti, oppure co- 
me modulo propedeutico di Autocad. 

Infatti chi vuole accostarsi con gra- 
dualità (sia di impegno personale, sia di 
impegno di macchine, sia di impegno 
economico) ad Autocad lo può fare at- 
traverso Autosketch, che dispone di tut- 
ti i comandi più importanti di Autocad, e 
che, nell'ambito del disegno bidimen- 
sionale, permette di realizzare quasi tut- 
to quello che si può realizzare con que- 
st'ultimo. 

Autocad dispone in più ovviamente 
della tridimensionalità. Poi di una serie 


di funzioni evolute di costruzione, che il 
prodotto più elementare non ha. 

Ad esempio con Autocad un cerchio 
si può costruire in varie maniere, come 
con il metodo delle tre tangenze, men- 
tre con Autosketch lo si può fare solo 
impostando il centro e il raggio. 

Ciononostante anche Autosketch è a 
buon diritto un prodotto di categoria 
CAD. Dispone ad esempio dello stru- 
mento «Misura», che in un comune 
prodotto di Drawing è in genere assen- 
te 0 rudimentale. 

Autocad e Autosketch dispongono di 
formati propri per i propri file. DWG, 
come noto, sono quelli del primo e SKD 
quelli del secondo. Queste due tipolo- 
gie non sono intercambiabili. 

Ma Autosketch interpreta gli altri for- 
mati di Autocad. innanzitutto il DXF e 
poi anche lo SLD. 

Nelle varie immagini a corredo speri- 
mentiamo anche alcune problematiche 
di passaggio di file tra i due prodotti, 
descritte nelle didascalie, mentre un po' 
più in là nell'articolo descriveremo que- 
sti formati e gli altri previsti dai vari 
prodotti Autocad. 

Autosketch 2.0 • Le novità 

Le novità di Autosketch 2.0 per quan- 
to riguarda i comandi non sono moltissi- 
me, ma sono sicuramente rilevanti al 
punto da allargare di un bel po' il range 
di utilizzabilità del prodotto. 

Ricordiamo che è un prodotto che 
dispone di un semplice ed efficace si- 
stema di configurazione, che permette 
anche quattro differenti «colorazioni» 
dell'ambiente. 

Ricordiamo inoltre che il file prodotto 
risiede tutto in memoria centrale e quin- 
di non si possono realizzare disegni 
molto complessi. Per questo motivo 


164 


MCmicrocofnputern. 95 - aprile 1990 


GRAFICA 





Figura I - Auloskelch 20 -Albero ber menu. l.’o:gsn«za//one de/ menu di Auloskeich é quella classica, barra in alto e fendine che si Sfototóno. I comandi in più. 
nspello alla vecchia versione, sono lA e inoltre alln S sono stali pesantemente nnnovsci. ia distanza da Autocad viene molto ridotta e aumdi Autoskeich si 
npropone come prodotto CAD °enliy leveln. introduttivo al mondo Autocad. 


comunque risulta essere più «veloce», 
a parità di macchina, di Autocad. 

Torniamo alle novità, indicate con un 
asterisco nel menu di figura 1 (un segno 
più indica invece un comando già esi- 
stente e potenziato nella nuova versio- 
ne), per descriverle brevemente. 

Sotto l'opzione del menu principale 
DISEGNO è stata aggiunta la funzione 
«REGIONE DA RIEMPIRE». Si tratta di 
una funzione molto simile a POLIG di 
Autocad. 

Permette di disegnare un poligono di 
N lati e di campirne l’interno con il 
colore corrente. E sufficiente per otte- 
nere questo effetto chiudere la spezza- 
ta che definisce il poligono clickando 
l’ultimo vertice sul primo. 

Il colore potrà poi essere cambiato 
usando la funzione PROPRIETÀ che si 
trova sotto MODIFICA. 

Ed é appunto sotto il comando del 
menu pnncipale MODIFICA che si tro- 
vano le novità più interessanti. 

Nel menu sottostante MODIFICA si 
trovano tutte quelle funzioni che, ricor- 
diamolo ancora, servono per manipolare 
il disegno (in Autocad corrisponde ai 
comando EDIT). 

Al precedente insieme di funzioni di 
MODIFICA sono state aggiunte SMUS- 
SO. RACCORDO, SERIE RETTANGO- 
LARE, SERIE CIRCOLjARE. 

La funzione SMUSSO permette di 
collegare due linee che si intersecano 
«smussando» il punto d'intersezione 
con un nuovo segmento. 

In pratica avendo due linee che si 
intersecano. Autosketch le tronca, ri- 


Fgura 2 - Autosketch 
2.0 - Ambiente. La 

Autoskeich si avvicina 
mollo al fratello mag- 
giore Autocad Rima- 
ne comunque un pro- 
dotto di CAD bidimen- 
sionale mollo adatto 
per un pnmo accosla- 

anche in previsone di 
un successivo passag- 
gio nel tridimensiona- 
le. Autocad e Auto- 
sketch dispongano di 
propn specilla formati 
di file, ma riconoscono 
entrambi altri tonnati. 

scambio tra di loro, sia 
per esportazione/im- 
portazione da e verso 
alln ambienti 




Figura 3 - Aulosketch 
2.0 - Comando sene 
Venlichiamo ed esem- 
piifichiamo due dei 
nuovi comandi. Sene 
Rettangolare e Sene 
Circolare, presi rpari 
oarin dall'Autocad Ol- 
tre ai comandi in più m 
Aulosketch 2 0 nsulta- 
no migliorale anche le 
prestazioni velocisti- 
che. specie se si utiliz- 
za la versione per co- 
processore matemati- 
co. accessorio hard or- 
mai pressoché indi- 
spensabile quando si 
fa del CAD. 


MCmicrocomputer n, 95 - aprile 1990 


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GRAFICA 



spetto al punto d'intersezione, ad una 
distanza X che viene impostata attivan- 
do la funzione SMUSSO che si trova nel 
menu di MODI, Poi unisce i vertici delle 
linee troncate con un segmento. 

Operativamente occorre prima impo- 
stare I valon per le distanze dello smus- 
so, con la funzione MODI/SMUSSO, e 
poi usare la funzione SMUSSO attivan- 
dola dal comando principale MODIFICA, 
che chiede di selezionare le due linee 
da smussare. 

Nel caso in cui le linee selezionate 
non SI intersechino. Autosketch le pro- 
lunga fino a farle incontrare. 

La funzione RACCORDO è per certi 
aspetti simile alla precedente in quanto 
unisce due linee con un arco di raggio 
dato- 

Per fare questo Autosketch adatta la 
lunghezza delle linee da unire m manie- 
ra che gli estremi dell’arco siano tan- 
genti periettamente con esse. 

Anche con la funzione RACCORDO 
occorre per prima cosa impostare i valo- 


ri del raggio di raccordo, e quindi anche 
la funzione RACCORDO ha un comando 
corrispondente nel menu MODI, 

Con I due comandi SERIE RETTAN- 
GOL-ARE e SERIE CIRCOLARE si pos- 
sono creare copie multiple di uno o più 
oggetti disegnati secondo uno schema 
di tipo rettangolare o uno schema di 
tipo circolare Per ottenere una SERIE 
RETTANGOLARE occorre selezionare 
questa funzione dal menu di MODIFI- 
CA. Il passo successivo è quello di 
selezionare uno o più oggetti che do- 
vranno poi essere duplicati. 

Si tratta poi di indicare la distanza tra 
le colonne e tra le righe (perché l'ogget- 
to dovrà essere copiato secondo un 
numero n_di colonne ed un numero m 
di righe) È sufficiente quindi trascinare 
la «traccia» dell’oggetto selezionato nel- 
la nuova posizione, che sarà ad una 
distanza X dall’oggetto onginale, e clic- 
kare con lo strumento puntatore. Posi- 
zionate le due tracce nelle due direzioni 
vengono tracciate le n'm figure e appa- 


re una finestra in cui viene chiesta con- 
ferma dell’operazione. 

Se viene premuto «accetta» Auto- 
sketch conferma lo schema e ritorna al 
comando. Se invece viene selezionato 
«modifica» si apre il box di dialogo 
chiamato «Valori sene rettangolare» 
che fa parte del menu di MODI 

Attraverso questo box di dialogo è 
possibile impostare dei nuovi valori del 
tipo distanza righe, distanza colonne, 
num. righe, num colonne 

Generalmente conviene prima attiva- 
re la funzione SERIE RETTANGOLARE 
dal menu di MODI, impostare i valori, e 
quindi attivare SERIE RETTANGOLARE 
dal menu di MODIFICA. 

La funzione SERIE CIRCOLARE é del 
tutto simile a SERIE RETTANGOLARE 
con la differenza che l’oggetto viene 
copiato secondo un andamento circolare 
Quindi occorre specificare un centro di 
rotazione, un valore per l’angolo coperto 
dalla serie, il numero di elementi da 
copiare. 

L’angolo tra gli elementi è dato dai 
primi due valori Occorre poi specificare 
se SI vuole la rotazione degli elementi 
mentre avviene la copia e se il disegno 
deve essere eseguito in senso orano 

Tutte queste voci fanno parte di un box 
di dialogo chiamato «Valori sene circola- 
re» che viene attivato selezionando la 
funzione SERIE CIRCOLARE nel menu di 
MODI. 

Ricapitolando: nel menu di MODIFICA 
sono stati aggiunti quattro nuovi comandi 
utili alla manipolazione del disegno. 

I parametri di questi comandi possono 
essere variati dai valori standard attivan- 
do I box di dialogo dal menu di MODI, in 
cui si trovano tutti quei comandi che 
servono ad impostare le «modalità» di 
lavoro (griglia, snap, limiti, piano, ecc l 

Sempre nel menu di MODI è stata 
aggiunta anche la funzione UNITÀ, che 
permette, attraverso il solito box di dialo- 
go di impostare il modo con cui visualizza- 
re le unità di misura del disegno. 

Si può scegliere fra decimale ed ingle- 
se, quindi il grado di precisione ed even- 
tualmente la possibilità di aggiungere un 
suffisso ai valori decimali (cm, mm, m, 
ecc-). 

Un'altra piccola novità riguarda il co- 
mando di menu principale AIUTO, cui e 
stata aggiunta la funzione COORDINA- 
TE, che permette di attivare o disattivare 
il «lettore» delle coordinate correnti 


MCmicfocompuler n. 95 - aprile 1990 


GRAFlC-a 



Uso dei formati di Autocad tra i 
prodotti grafici e verso prodotti 
di gestione dei documenti 

La <icolpa» va attribuita ai prodotti 
DeskTop Publishing, che basavano la 
propna esistenza proprio sulla possibili- 
tà di importare testi scritti con prodotti 
di Word Processing e disegni realizzati 
con prodotti di Grafica Vettoriale o di 
Grafica Raster. 

Non parliamo in questa sede di que- 
sfultimi formati, noti anche come Bit- 
Mapped, come il TIFF, il PCX e il GIF. 

Va da sé che mentre per i prodotti dt 
Word Processing l'importazione com- 
porta la lettura dei caratteri (uguali per 
tutti) e la interpretazione dei codici di 
controllo che ciascun WP insensce nei 
propri file, l’importazione dei disegni 
comporta ben altri problemi 

In pratica il DTP deve avere «a bor- 
do" dei veri e propri programmi di dise- 
gno, che leggono i file nei vari formati, li 
scodificano e li riproducono 

Ma mentre la scodifica è completa, 
non é invece possibile che il prodotto 
DTP riesca a riprodurre completamente, 
e con tutte le caratteristiche che aveva 
nel suo ambiente di ongine, il disegno. 
Significherebbe che tutti i programmi di 
disegno permettono le stesse cose e 
quindi sono uguali. 

Ad esempio il programma di disegno 
del DTP riconosce gli elementi testuali, 
ma non è in grado di riprodurre tutti i 
tipi e tutti gli attributi presenti nell'ongi- 
nale 

In alcuni casi poi la lettura non é 
diretta, ma necessita di un convertitore. 
Il che significa che occorre eseguire un 
programma che legge un file in un 
formato e lo scrive in un altro, più 
"gradito» al prodotto che lo deve npro- 
durre. 

Anche questi passaggi in genere per- 
dono elementi per strada. 

In casi estremi si possono organizsa- 
re «catene» di convertitori Ho un grafi- 
co A, che converto in 8 (perché dispon- 
go di un convertitore A-*B), Poi conver- 
to il B in C (con il secondo convertitore). 

Altra situazione paradossale è quella 
causata dal famoso formato HPGL. Ri- 
conosciuto sia dai DTP che dai WP più 
recenti (parliamo di Microsoft Word 5.0 
e Word Perfect 5.0). 

È un formato molto evoluto e ricco di 
informazioni che permette di scrivere 


un file in cui vengono memorizzati co- 
mandi di tracciamento di un plotter 
Hewlett Packard. In pratica si configura 
il prodotto di disegno con uscita su 
plotter. poi si lancia il plottaggio, ma su 
file. Non occorre quindi avere il plotter. 

Il prodotto di destinazione legge il file, 
ne interpreta le istruzioni, e traccia il 
disegno all'Interno della zona che gli è 
stata riservata sul documento. 

Citiamo alcuni altri problemi che si 
possono incontrare nel portare un dise- 
gno da un ambiente ad un altro. 

Il problema dell'interpretazione dei 
colon. Se il disegno originario è a colon, 
il prodotto ricevente può non esserlo. 
Oppure se lo è, può non interpretare 
correttamente i colon originali 
L'impaginazione fa parte del disegno 
e quindi questo viene impaginato due 
volte La prima nel file e la seconda 
nella pagina del prodotto ricevente 
Se il risultato finale della conversione 
e deH’impaginazione non é accettabile 
occorre ricominciare da capo, spesso 


modificando proprio il disegno originale. 

Insomma si tratta di tanti problemi, in 
genere risolubili, ma aggravati dalla co- 
stante «laconicità» dei manuali, che non 
danno mai tutte le informazioni neces- 
sarie per eseguire una buona conver- 
sione. 

Potremo in conclusione dire che si 
tratta di una attività i cui risultati dipen- 
dono anche da una buona sperimenta- 
zione operativa, eseguita fissando alcu- 
ne delle molteplici variabili in gioco. Ad 
esempio il prodotto di partenza e quello 
di arrivo, il formato di interscambio e la 
periferica finale di destinazione della 
stampa. Nelle tre figure finali deH'artico- 
io tre casi differenti 

Il primo (fig. 10) è una foto ottenuta 
dalla funzione di Preview (o in italiano 
Anteprima) di Word 5.0, che permette 
di dare un'occhiata al risultato finale sul 
video prima di eseguire la stampa fi- 
nale. 

La figura superiore é chiaramente Bit- 
Mapped e non ci interessa. 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


167 




GRAFICA 



Figure 8e9- Aulocad 
IO ■ Caricemanro e 
manipolaiione di file 
DXF reahaaali con 
AulosksKh II passag- 
gio normale é Quello 
del disegno eseguito 
con Autosketch ipro- 
mosson in Aulocad. 
Qui può essere anche 
manipolalo e trasfor- 
mato in tridimensiona- 
le gr3^le alle funzioni 
di editing nello spazio 
permesso da Aulocad 


Figura IO - Microsoft 
Word S O ■ Impagina- 

cad II fatto cha ormai 
anche i Word Proces- 
sor permettano rimpa- 
ginazione di disegni, 
possibilità un tempo li- 
mitala ai Publisher, 
giustifica sempre di 
più l'adozione di pro- 
dotti di CAD leggero in 
quei casi in cui occorra 
produrre documenti 
tecnici, con illustrazio- 
ni a corredo. Il CAD 
rpesanlBn nmane in- 
vece indispensabile 
nell'ambito della pro- 
gettazione 




Quella di sotto è un disegno di una 
Mountain Bike, presente come esem- 
pio nella dotazione di Autosketch, pas- 
sato od Autocad. e da qui stampato su 
file HPGL- Il plotter «fantasma», ricono- 


sciuto da Word, deve essere un HP 
7440 ColorPro, abbastanza raro (lo stan- 
dard sarebbe HP 7475). Ma essendo 
appunto fantasma la sua diffusione non 
ha nessuna importanza. 


Il secondo è la funzione Revisione del 
disegno di Word Perfect 5.0. Questo 
prodotto legge numerosissimi formati 
(più del Word 5.0) e inoltre dispone di 
un proprio formato WPG e di un conver- 
titore generalizzato verso WPG che leg- 
ge bene anche i colori (fig. 11). 

La classica figura di Autocad del Co- 
lumbia. é stata portata in Autosketch, 
senza problemi in quanto non si tratta, 
come vorrebbe far credere, di un dise- 
gno tridimensionale. Da qui è stato tra- 
dotto in DXF. Il DXF é stato convertito 
di WPG. 

Il COLUMBIA.WPG è benissimo in- 
terpretato dal Word Perfect, che per- 
mette anche di eseguire un bel po' di 
funzioni di editing non all'Interno del 
disegno ma sul suo aspetto generale 
(ruotare, dimensionare, smarginare, 
ecc.). 

infine il classico Ventura che legge 
SLD, legge HPGL e converte m GEM, 
che é il «suo» formato, i DXF (fig. 12). 

Insomma chi ha dei disegni tecnici e 
li deve inserire in un manuale come 
illustrazioni legate al testo, si trova di 
fronte numerose soluzioni, tutte valide 
non tanto come praticità, quanto come 
qualità dei risultati. 

Di nuovo i formati Autocad 

A completamento del discorso ridefi- 
niamo i vari formati. 

DWG formato proprio di Autocad, letto 
solo da Autocad, e da qualche prodotto 
accessorio. 

SKD formato proprio di Autosketch, let- 
to solo da Autosketch. 

HPGL una volta individuato il tipo di 
plotter, neH'installarto, con Autocad op- 
pure con Autosketch, si indica uscita su 
file. Dall'interno de! prodotto occorre 
definire l'area di stampa, ed è bene che 
la si definisca tenendo presente dell'u- 
so che si farà del disegno, e poi lanciare 
il comando Plot. 

DXF formato codificato in chiaro, in 
pratica si può salvare o leggere il file 
utilizzando una codifica più facilmente 
interpretabile dagli altri prodotti. Questi 
sono facilitati sia se debbono preparare 
disegni per Autocad (ad esempio pro- 
grammi di Ingegneria che servono per 
progettar qualcosa e quindi eseguono 
calcoli e invece di disegnare passano i 
dati all'Autocad), sia se debbono «post- 
processare» i disegni. La codifica DXF è 
dichiarata nei manuali per cui. al limite, 
anche l'utente di fronte a necessità 
particolari può pensare di elaborare il 
formato DXF. 

DXB è analogo, come finalità, a quello 


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MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 





GRAFICA 



DXF, solo che in questo caso la codifica 
è binaria e quindi il file risultante è più 
compresso e più ucriptìco» in fase di 
scodifica. 

SLD formato diapositiva. É il più «eco- 
nomico» in quanto viene memorizzata 
solo una «vista» del disegno. Il file SLD 
non è più manipolabile, in quanto si 
perdono tutte le informazioni sui com- 
ponenti del disegno. È utilizzabile da 
numerosi DTP e da alcuni programmi di 
tipo SLIDE SHOW. 

PLT è un formato di stampa nell'Auto- 
sketch, analogo all'HPGL. L'HPGLperòè 
in formato ASCII e vettoriale, mentre il 
DXB è in formato BINARIO e Bit-Map- 
ped. L'immagine Bit-Mapped così rea- 
lizzata può essere stampata con una 
stampante ad aghi dal DOS con il co- 
mando 

COPY DISEGNO.PLT PRN: /P 

IGES formato per file grafici, standard in 
sistemi superiori. 

ADI Autodesk Oevice Interface. L'Auto- 
desk fornisce con i suoi prodotti un 
nutrito set di driver per le varie periferi- 
che. Permette inoltre, ai produttori di 
accessori hardware, di realizzare, in casa 
propria, ulteriori driver che debbono sod- 
disfare le specifiche ADI. A tale scopo 
esiste l’ADI Driver Devclopment Kit. 

L'ADI permette di creare driver sia per 
strumenti di Input, sia per strumenti di 
Output. Permette anche di realizzare 
delle interfacce per scrittura/lettura di file 
grafici. In questo modo il panorama dei 
formati grafici si può allargare all'infinito. 

A parità di disegno i vari formati, in 
dipendenza delle proprie caratteristiche, 
comportano occupazioni, in termini di 
kbyte, estremamente variabili. 

Per la cronaca il file con la bicicletta 
occupa 112 kbyte nel formato di Auto- 
sketch, 214 kbyte nel formato Autocad 
(che come minimo deve considerare 
per ogni punto anche la terza dimensio- 
ne). Ben 433 nei formato DXF, che 
essendo in chiaro ed essendo scritto 
riga per riga, occupa il massimo. 

Il formato SLD occupa solo 37 kbyte. 
quello DXB ne occupa 62 ed infine 
l'HPGL, avendo settato il driver di un 
plotter HP 7475, 166. 

Come si vede, ovviamente a parità di 
disegno, l'occupazione vana da un mini- 
mo di 37 kbyte ad un massimo di oltre 
dieci volte maggiore. 

Conclusioni 

L'idea di questo articolo ci è venuta 
per due motivi. 


Il primo è che ci è capitato spesso, ad 
Aldo ed a me, di dover consigliare mo- 
derazione a tante persone che si fanno 
prendere dall’entusiasmo e vogliono in- 
teressarsi di CAD e fare subito del CAD 
tridimensionale. 

A parte l'aspetto economico, che in 
molti casi è vincolante, consigliare mo- 
derazione significa suggerire di «farsi le 
ossa» con un prodotto semplice, come 
Autosketch, ma che costituisce un otti- 
mo trampolino di lancio, per i prodotti di 
classe superiore. 

In particolare la versione 2.0 di Auto- 
sketch incorpora una buona dose dei 
comandi principali di Autocad e migliora 
le possibilità di interscambio di file da e 
per l'esterno. 

Dispone di un sintetico ma completo 
manuale, arricchito da numerosi chiari- 
menti tecnici altrimenti di difficile reperi- 
mento. 

Può essere suggerito anche come 
prodotto di disegno, facile da usare, ma 
dalle buone caratteristiche, accessorio 


occorra realizzare disegni tecnici o se- 
mitecnici, non troppo impegnativi, da 
utilizzare come «figure» in un testo. 

L'altro motivo che ci ha spinto a trat- 
tare questo argomento è lo sconcerto 
che provano gli utilizzatori dei Word 
Processor, poco avvezzi ai prodotti di 
disegno, quando scoprono che possono 
inserire delle figure nei documenti che 
producono. 

È chiaro che l'inserimento delle figure 
non è una necessità frequente, anzi. Ma 
quando serve occorre sapere come otti- 
mizzare il lavoro. 

Occorre sapere con quali prodotti si 
può importare, con quali accorgimenti 
nel prodotto originale e con quali possi- 
bilità nel prodotto ricevente. 

Ottimizzare il lavoro significa quindi 
sia riuscire a «leggere» le figure (e 
questo è già un buon risultato) sia ripro- 
durle al meglio nel documento da rea- 
lizzare. 


MCmicrocomputer n, 95 - aprile 1990 




intelliGIOCHI 


Erano molti e molti mesi che in questa rubrica non si parlava 
di ricerche numeriche. Questo mese torniamo dunque su questo 
interessante argomento presentando il notevole lavoro compiuto da 
un lettore romano sul tema delle catene numeriche 

Catene numeriche 


S ono passati quasi 
quattro anni da quan- 
do per l'ultima volta mi sono 
occupato su queste pagine 
di ricerche numeriche. Per 
la precisione si trattava di 
una miniserie in due punta- 
te. intitolata «Numen strava- 
ganim. pubblicata nei nume- 
ri 53 e 54 di MC usati ri- 
spettivamente a giugno ed a 
luglio del 1986. In quella oc- 
casione. lo ricordo ai miei 
lettori di più recente acquisi- 
tone nonché a quelli., trop- 
po pigri per andare a ripren- 
dersi I citati fascicoli, parlai 
in modo canicolare di alcu- 
ne interessanti relazioni fra 
coppie di numen e della loro 
generalizzazione ad insiemi 
formati da tre o più numeri 
per formare quelle che co- 
munemente vengono dette 
«cateneu: catene socievoli, 
catene amicabih, catene «a 
chicco di grandine^ e via di- 
cendo 

Bene, ad oltre quaranta 
puntate di distanza qualcuno 
ha pensato bene di farsi vivo 
per risollevare l'argomento, 
e lo ha fatto in modo piutto- 
sto perentorio: infatti questo 
qualcuno, che si chiama Da- 
ni Ferrari e vive a Roma, mi 
ha mandato nientemeno che 
un plico di tre etti di peso II) 
contenente un dischetto ed 
una sessantina di fogli A4 
elegantemente stampati con 
quella che sembra essere 
nientemeno che una Laser 
Printer. Da notare che una 
buona percentuale dei fogli 
non contiene altro che elen- 
chi di numeri «speciali>i iso- 
lali con santa pazienza e no- 


tevole sforzo computaziona- 
le dal fido AT dell'autore 
{chiamato Attila). Potevo re- 
sistere a cotanto invito? Ov- 
viamente no: tant'è che ho 
immediatamente provveduto 
a modificare la peraltro te- 
nue scaletta degli argomenti 
di prossima pubblicazione 
per far passare avanti a tutti 
il lavoro di Dani, che dunque 
vede la luce su queste co- 
lonne con insospettata cele- 
rità. In effetti esso compren- 
de anche un articolo mono- 
grafico sul tema della ricerca 
di catene numeriche che mi 
é sembrato piuttosto ben 
fatto e dunque meritevole di 
pubblicazione integrale 
nonostante la notevole lun- 
ghezza. Ve lo propongo dun- 
que per intero in questa pun- 
tata perché oltre a risultare 
interessante per la parte pu- 
ramente numerologica. lo è 
a mio avviso ancor di più per 
quella tecnico-implementati- 
va che descrive i notevoli 
trucchi CUI é dovuto ricorrere 
l'autore per poter svolgere 
ricerche su domini numerici 
assai ampi in tempi ragione- 
voli anche con un normale 
AT. 

Date queste premesse 
non posso fare altro che la- 
sciare direttamente la parola 
a Dani ed al suo fido Attila 
che assieme a spiegheran- 
no come sono riusciti in tale 
arduo compito. Prima di sa- 
lutarvi vi ricordo solo che. 
come di consueto, anche in 
questo caso potete trovare 
su MC-Link il programma de- 
scritto in queste pagine che 
non viene pubblicato per 


motivi di dimensione del li- 
stato. Esso si trova nell'ar- 
chivio CATENE.ZIP che con- 
tiene i seguenti file: CATE- 
NE.BAS é il sorgente in Tur- 
bo Basic. CATENE.EXE è la 
versione compilata {attenzio- 
ne: hchiede la presenza del 
coprocessore matematico 
80x87). CATENEFLBAS è 
una versione modificata per 
inviare i risultati delle ricer- 
che ad un file anziché alla 
stampante. 

E a questo punto ho termi- 
nato e vi lascio in lieta com- 
pagnia del nostro amico Da- 
ni. A risentirci il prossimo 
mese. 

C.G. 


Catene numeriche 

Le catene numeriche sono 
un problema di aritmetica 
superiore al quale prima o 
poi tutte le maggiori riviste 
di informatica dedicano un 
articolo: ne ha parlato Corra- 
do Giustozzt su MCmicro- 
computer, Bob Kurosaka su 
Byte. etc. 

Il concetto base di queste 
catene è semplice, si defini- 
sce una regola, basata sull'a- 
ritmetica dei numeri inten. 
che dato un numero consen- 
te di derivarne un altro: la 
sua «trasformata». Fatto ciò. 
CI SI mette alla ricerca dei 
numeri singolari (numeri 
uguali alta loro trasformata), 
delle coppie (due numeri di 
CUI ciascuno è uguale alla 
trasformata dell'altro), e del- 
le catene (in cui calcolando 
la trasformata della trasfor- 
mata della trasformata. .. 


etc., SI ritorna a un certo 
punto al numero di par- 
tenza) 

Le «regole di trasformazio- 
ne» più note sono tre La più 
antica e la piu., blasonata e 
quella di sommare i divisori 
interi, incluso 1 Ad esem- 
pio, la trasformata di 12 è 
uguale a 16, perché i divisori 
di 12 sono 1. 2, 3, 4, 6 e 
1 -l-2-^3-^-4-f-6=16. I numeri 
singolari calcolati secondo 
questa regola sono detti 
«numeri perfetti», le coppie 
sono chiamate «amicabili» e 
le catene «socievoli» Lo 
studio dei numeri perfetti e 
delle coppie amicabili risale 
alla più remota antichità. Fu 
addirittura Euclide a enuncia- 
re, ne! Libro IX dei suoi «Ele- 
menti». la regola fondamen- 
tale per calcolare i numeri 
perfetti: se NP è un numero 
primo, allora (ZNP-1)*7NP-1 
è un numero perfetto Due- 
mila anni dopo, il maggior 
matematico del XVIII secolo, 
Eulero, dimostro che questa 
formula consente di calcola- 
re tutti I numeri perfetti pan, 
nessuno è riuscito finora a 
trovare un numero perfetto 
dispari, né a dimostrare che 
non ne esistono. 

Nel IX secolo, un matema- 
tico arabo, Thabit ibn Qurra, 
scopri una formula per calco- 
lare delle coppie amicabili: 
se X. y. z sono numeri primi 
maggiori di 2, e se hanno la 
forma x=3*? n-1, y=3*2 
(n-1) -1. z = 9*Z 

(2n— 1|— 1, allora 7n*x*y e 
?n*z sono numen amicabili 
Questa formula, tuttavia, 
consente di calcolare solo 


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MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


INTELLIGIOCHI 



pochissime coppie; fu Eule- 
ro che. con la sua straordina- 
na capacità di calcolo, portò 
il numero delle coppie ami- 
cabili note ad oltre 60. 

Quanto alle catene, le pri- 
me — di 5 e di 28 termini — 
vennero scoperte solo nel 
nostro secolo dal francese 
Poulet Come sì vede, que- 
sto tipo di ricerca ha una 
stona lunga e gloriosa. 

Una seconda regola per 
calcolare la trasformata di un 
numero è quella di sommare 
le potenze P-esime delle sue 
cifre. Se prendiamo, ad 
esempio. P=3, la trasforma- 
ta di 247 sarà 73-1-4 
3-1-73=41 5- Naturalmente, 
possiamo usare altri valori di 
P. avremo cosi catene basa- 
te sulle somme dei quadrati, 
dei cubi, delle 4e, 5e, 6e, 
etc. potenze delle singole ci- 
fre. I numeri singolari, cop- 
pie e catene calcolati con 
questa regola vengono detti 
«narcisisti». 

Una terza regola è di som- 
mare 1 fattoriali delle singole 
cifre. Cosi, la trasformata di 
145é 1!-t-4H-5! = 145; quin- 
di. 145 è un «numero fatto- 
rialico». 

Bene, come ho detto, un 
mucchio di riviste hanno 
scritto sull'argomento; ma i 
programmi presentati sono 
tutti del tipo «quick and dir- 
ty», terribilmente lenti e con 
scarse ambizioni. Possibile 
che non sappiamo fare di 
meglio? 

Le catene socievoli 

Come abbiamo detto, nel- 
le catene socievoli la trasfor- 
mata di un numero è data 
dalia somma dei suoi divi- 
son. 

Per avere un programma 
efficiente, dobbiamo trovare 
un modo veloce per fare 
questo calcolo: provare tutti 
I possibili divisori uno per 
uno può andar bene per cal- 
colare la trasformata di 
1000. ma non certo per cal- 
colare quella di 
1 .000.000.000. Non essendo 
un matematico, per risolvere 


questo problema ho sudato 
le proverbiali sette camicie, 
ma provando e riprovando, 
con l'aiuto del mio socio Atti- 
la (un AT compatibile, 8 
MHz e coprocessore mate- 
matico), alla fine ho «scoper- 
to» una regola. . che magari 
gli specialisti di Teoria dei 
numeri conoscono da secoli 
Per calcolare la trasformata 
di un numero N, bisogna an- 
zitutto decomporre N in fat- 
tori primi. Siano A, B... _dei 
numeri primi; se N=A" x 
*B' y*-.., la trasformata di N 
é: 

(1) Trasfo |NI=(À x+A x-t-f. 
A-rt)*(B y-i-B y-H- 
-i-B-Hr. -N 

Possiamo mettere questa 
formula in termini più adatti 
al calcolatore, considerando 
che ad esempio: 

(21 A 5-t-A 4-i-A 3-i-A 

'2+A-l-1=((((A-l-1)*A-l-1|*A-H) 

•A-t-D'A-H 

Con queste formule, e do- 
po aver sistemato (col famo- 
so Crivello di Eratostene) i 
numeri primi in un array «Pri- 
mi» e i loro quadrati in un 
array «Quadrati», arriviamo 
al listato (in pseudocodice) di 
figura 1 

Questa routine è piutto- 
sto efficiente: lavorando in 
Turbo Basic, Attila si calcola 
la trasformata di 
10.000.000.000 in 6 millise- 
condi. il che costituisce in- 
dubbiamente un bel tempo- 

Risolto così il problema 
principale, possiamo struttu- 
rare il programma in 4 parti; 

1 - Inizializza: 

— chiede all'utente il cam- 
po da esplorare (le catene 
che iniziano da numeri com- 
presi fra un minimo e un 
massimo); 

— mette in due array i nu- 
meri primi e i loro quadrati. 

2 - Calcola le catene; 

— per ogni numero del 
campo da esplorare, calcola 
una catena di trasformate, 
mettendole in un array. Di 
tanto in tanto, cliiama la se- 
zione 3, il «Controllo». 

3 - Controllo; 

— compara l'ultima trasfor- 
mata a tutte le precedenti. 


per vedere se è entrato in un 
loop; 

— se è così cerca la «testa» 
della catena cioè il suo nu- 
mero più basso; 

— tutte te «teste» sono 
schedate in un array; quan- 
do ne trova una. il program- 
ma guarda in tale array per 
vedere se è già stata trova- 
ta; se è nuova, la registra e 
stampa la catena. 

4 - Conclude: stampa un rap- 
portino finale indicando 
quanti numeri perfetti, cop- 
pie e catene ha trovato, e il 
tempo impiegato per l'ana- 
lisi. 

La codifica non pone pro- 
blemi. Ma dobbiamo ancora 
risolvere un problemino: 
molto spesso, le catene di 
trasformate presentano un 
andamento rapidamente cre- 
scente. e ben presto ci tro- 
viamo ad aver a che fare con 
numeri di 15 o 16 cifre. É 
chiaro che dobbiamo mette- 
re un limite, sia perché a un 
certo punto non avremo più i 
numeri primi necessari al 
calcolo, sia perché queste 
catene giganti consumano 
un mucchio di tempo. Dare- 
mo quindi all'operatore la 
possibilità di fissare un limite 
oltre il quale il programma 
abbandona l'analisi di una ca- 
tena (più questo limite è bas- 
so, più il programma è velo- 
ce). Se non si pongono limiti, 
il programma riempirà coi 
numeri primi tutto un array 
di 64 K in doppia precisione: 
ce n'è abbastanza per assi- 
curare il calcolo della trasfor- 
mata di qualsiasi numero fi- 
no a 7 miliardi. 


Aggiungiamoci un simpati- 
co optional, la possibilità di 
far stampare ai programma 
tutte le sequenze di trasfor- 
mate che calcola; e con le 
catene socievoli abbiamo fi- 
nito. 

Le catene narcisiste 

Si tratta, ricordiamo, di se- 
quenze in CUI la trasformata 
di un numero è pan alla som- 
ma delle potenze P-esime 
delle sue cifre. Questa volta, 
ci poniamo un obiettivo... ci- 
clopico: trovare tutti i numeri 
narcisisti, coppie e catene, 
per tutti i valori di P compre- 
si fra 2 e 15, Poiché i numeri 
sono infiniti, questo obiettivo 
sembra impossibile; ma l’ap- 
parenza inganna. 

Il numero più alto di una 
qualsiasi catena narcisista 
deve evidentemente essere 
la trasformata di un numero 
più basso di lui. Ma c'è un 
limite oltre cui questo non 
può avvenire. Per fissare le 
idee, prendiamo P = 3. 

Se consideriamo i numeri 
di 5 cifre, la massima trasfor- 
mata che essi possono ge- 
nerare è Trasfo(99.999) 
=5*9 3=5*729= 3645, che 
è un numero di 4 cifre. É 
facile vedere che il maggior 
numero che può essere ge- 
nerato come trasformate di 
un numero più basso è Tra- 
sfo(1999)=2188; e quindi 
per P=3, 2188 è il valore 
massimo («VALMAX») che 
può figurare in una catena 
narcisista, e che per trovare 
tutte le possibili catene nar- 
cisiste basta esplorare tutte 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


INTELLIGIOCHI 


le sequenze di trasformate 
che iniziano dai numeri non 
superiori a 1999 («NUM- 
MAX«). 

Fare una routine per il cal- 
colo di VALMAX non é diffe- 
cile (vedi l'esempio di figura 
2 ). 

I risultati di questo calcolo 
per I diversi valori di P sono 
riepilogati in tabella 1 . 

Con questo, il nostro pro- 
blema è diventato (quanto 
meno) possibile: ma per va- 
lori elevati di P dovremmo 
calcolare milioni di miliardi di 
sequenze. Possiamo sempli- 
ficare molto le cose notando 
che la trasformata di un nu- 
mero dipende dalle cifre che 
lo compongono ma non dal 
loro ordine. In altre parole, 
Trasfo(123.456) = Trasfo 
(654.321). Allora, non abbia- 
mo bisogno di considerare le 
sequenze di trasformate che 
partono da 1234. 2341. 
3412, 4321. etc. ma solo 


quelle che partono da 4321. 
In questo modo, il numero 
sequenze da analizzare dimi- 
nuisce enormemente, e si 
porta su livelli ragionevoli 
(cfr. tab. 1). 

Dobbiamo però risolvere il 
problema — non proprio ba- 
nale — di generare tutti e 
soltanto i numeri di partenza 
che ci servono, o meglio le 
loro trasformate. A tale sco- 
po, cominciamo con notare 
che i massimi numeri da 
analizzare (NUMMAX) sono 
definiti dalla loro prima cifra 
(«PrimaCifra») e dalla loro 
lunghezza («NumCifre»), da- 
to che tutte le cifre che se- 
guono la prima sono dei 9. 
Calcolare questi parametri 
non pone problemi. Struttu- 
riamo ora un programma che 
per ogni numero di partenza 
riempie due array: in cifra(n) 
mette l'ennesima cifra del 
numero, ordinando tali cifre 
in ordine decrescente; in 
tprogr(n) mette la trasforma- 
ta delle prime n cifre (vedi 
figura 3). 

Le istruzioni da 10 a 15 
incrementano l'ultima cifra. 




Tabella I - Catene 


narcisisiB. 




I I kl>int(N/100O00aO0)! k2>N-kl*lQOOOOOOO 
a 1 Xl'int(kl/10000)i *2»kl-*l»10000 

3 ì x3-int(k2/l0000)i x4-k2-x3*10000 > Hé cosi sconposto N In 

quattro blocchi di 4 cifre ciascuno 

4 . Traafo|Ni-tbase(xl1*tbaee(x2\100|*tbaaB(2 ned 100)»tbase 

(x3\100)‘thaBe|3 mod lOD | «tbeaet x4\IOO ) •■tbaae( x4 mod 100) 
higura A 


che corrisponde alla prima 
cifra dì NUMMAX. Questa 
routine ci confeziona, con 
molta efficienza e rapidità, 
tutte e soltanto le trasforma- 
te di partenza necessarie. 

Ora dobbiamo trovare un 
metodo estremamente velo- 
ce di calcolare le trasfor- 


vJon ci preoccupano \ faas- 
valori di P (l'elaborazione 
à comunque rapidissima), 
3 quando arriviamo a 
'15 dovremo calcolare mi- 
ti di trasformate di numeri 
i 16 cifre (per P=15. VAL- 


II modo più rapido che so- 
no riuscito a trovare per tra- 
sformare numeri di questo 
calibro è il seguente; 

— anzitutto, mettiamo nel- 
l'array TbaseO — dove abbia- 
mo già messo le trasformate 
dei numeri da 0 a 9 — le 
trasformate dei numeri fino 
a 3086 (sono (e prime 4 cifre 
di VALMAX). Ciò viene fatto 
in modo estremamente rapi- 
do con la seguente istru- 
zione: 

For i=10 to 3....; tba- 
se(i)=tbase(iMO)-i-tbase(i 
mod 10: next) 
fatto questo, per trovare la 
trasformata di un numero N, 


figura 4. 

Con questa routine. Attila 
impiega 0,9 millisecondi 
scarsi per calcolare la tra- 
sformata di un numero di 16 
cifre: niente male. 

Possiamo ancora sveltire le 
cose (e tantol) con un truc- 
chetto semplicissimo. Sup- 
poniamo di partire da un certo 
numero iniziale N, e di calcola- 





ste); 

— per ogni valore di P; 

— calcola VALMAX e NUM- 
MAX: 


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INTELLIGIOCHI 


— calcola i parametri NunCi- 
fre e Primacifra: 

— mette neirarray Tbase le 
Trasfo di gruppi di cifre; 

2 - Genera tutte le trasfor- 
mate iniziali necessarie, e le 
passa alle subroutine di ana- 
lisi. 

I successivi punti 3, 4, 5, 
sono i punti 2, 3, 4, già visti 
per le catene socievoli. 

Bene, sembra che tutto 
sia a posto: proviamo a far 
girare il programma. Quando 
l'ho lanciato, Attila è partito 
roteando minacciosamente i 
suoi microprocessori, deciso 
a conquistare tutte te catene 
narcisiste della Terra; in me- 
no di un minuto, ha scara- 
ventato nella stampante (che 
faticava a stargli dietro) tutte 
le catene, numeri e coppie 
relative a P=2, 3, 4, 5. Si 
sentiva un Cray. Ma, al cre- 
scere di P. i tempi sono cre- 
sciuti a rotta di collo, e ben 
presto è stato evidente che, 
per arrivare a P=15, ci sa- 
rebbe voluto qualche centi- 
naio di ore: troppe anche per 
un duro come Attila. Come 
fare? 

Ragioniamo un po’. All'ini- 
zio, noi abbiamo una quanti- 
tà enorme di numeri da ana- 
lizzare. Ma. se per ciascuno 
prendessimo la decimillesi- 
ma trasformata, ci troverem- 
mo sicuramente in una cate- 
na narcisista: e le catene 
constano di un numero ri- 
stretto di termini. La grande 
quantità iniziale si è ridotta a 
una manciata di numeri. 

Allora possiamo fare una 
cosa. Per ogni numero di 
partenza, calcoliamo una se- 
rie di una diecina di trasfor- 
mate (abbandonando, come 
già detto, se si scende sotto 
al numero di partenza); l'ulti- 
ma trasformata, se non l'ab- 
biamo già trovata, la mettia- 
mo in un array. Cosi, potre- 
mo ragionare sugli sviluppi di 
una massa di numeri un po' 
più ragionevole. 

Per tenere in ordine il no- 
stro array. ricorriamo al co- 
siddetto "doppio hashing». 
In parole povere, il doppio 
hashing funziona cosi: 

— anzitutto, decidiamo qual 
è la dimensione massima 
dell'array. Lavorando in dop- 


pia precisione, possiamo 
usare array di 8192 termini; 

— cerchiamo ora una coppia 
di primi contigui (la cui diffe- 
renza sia cioè uguale a 2) 
appena inferiori a 8192; tro- 
viamo 8089-8087; 

— quando dobbiamo colloca- 
re un numero N nell'array, lo 
dividiamo per 8089 e pren- 
diamo il resto (N mod 8089). 
Avremo un numero fra 0 e 
8088 che d darà la posizione 
in cui metterlo; 

— può capitare (soprattutto 
se l'array è piuttosto pieno) 
che l'indirizzo sopra indicato 
sia già occupato da un altro 
numero. Avremo allora una 
«collisione». Per risolverla, 
dovremo cercare un'altra ca- 
sella in cui mettere il nostro 
numero. Per varie e complica- 
te ragioni, la cosa più efficien- 
te è di spostarsi di (N mod 
8087) caselle, considerando 
l'array come circolare, cioè: 

Posizione = (posizione + (N 
mod 8087) mod 8089) 

Questo sistema ci consen- 
te di riempire ben bene il 
nostro array; se tuttavia, a 
un certo punto, si riempie 
troppo, usiamo una procedu- 
ra per semplificarlo: prendia- 
mo ogni termine in esso 
contenuto, calcoliamo una 
sequenza di trasformate, e 
mettiamo l'ultima in un array 
parallelo. Ripetiamo il proce- 
dimento. prendendo i nume- 
ri dell'array parallelo, calco- 
lando per ciascuno una se- 
quenza di trasformate, e ri- 
mettendo l'ultima nel primo 
array. Con un buon numero 
di trasformate in più, il nu- 
mero dei termini, per il ragio- 
namento già fatto, si riduce. 

Alla fine, i milioni di nume- 
ri di partenza si sono ridotti a 
qualche migliaio, contenuti 
nel nostro array; usiamo di 
nuovo, ripetutamente, la pro- 
cedura di semplificazione 
per ridurli ulteriormente, e 
infine li analizziamo nel mo- 
do consueto per trovare le 
catene. 

Risparmiamo ancora un 
po' di tempo con un ennesi- 
mo trucchetto. Quando arri- 
viamo alla fase finale, nell'ar- 
ray sono rimaste poche cen- 


tinaia (o migliaia) di numeri 
da analizzare uno per uno. 
Prendiamo il primo, e comin- 
ciamo a calcolar trasformate. 
Ogni volta che ne calcoliamo 
una, vediamo (col doppio ha- 
shing) se corrisponde a uno 
dei numeri rimasti neH'array; 
se è cosi, cancelliamo tale 
numero — inutile analizzarlo 
daccapo. 

Questo complicato mar- 
chingegno funziona piuttosto 
bene per i valori elevati di P 
(mentre per i valori bassi 
conviene attenersi al meto- 
do più semplice descritto in 
precedenza). Attila ha dovu- 
to stringere i denti e ha finito 
grondando elettroni di sudo- 
re. ma è riuscito a calcolare 
anche le gigantesche catene 
di P=15, impiegandoci 3h 
42’ — un tempo più che 
ragionevole per un problema 
di queste dimensioni. 

Le somme di fattoriali 

Ricordiamo che in queste 
catene la trasformata di un 
numero é data dalla somma 
dei fattoriali delle singole ci- 
fre. In pratica, la soluzione di 
questo problema ce la trovia- 
mo già pronta; basta applica- 
re il primo metodo descritto 
per le catene narcisiste. I 
vari parametri (VALMAX. 
NUMMAX etc.) glieli fornia- 
mo già pronti. C’è una picco- 
la complicazione dovuta al 
fatto che il fattoriale di zero, 
per strane ragioni note ai 
matematici, non è 0. ma 1 . 
Rimediamo costruendo un 
secondo array di trasformate 
base in cui mettiamo le tra- 
sformate di 001. 002. 003. 
etc. Cosi, quando il program- 
ma calcolerà la trasformata, 
ad esempio, di 1.000.001. 
farà: 

Trasfo(I.OOO.OOI) = Tbase 
(1.000) - 1 - Tbase (001) = 
4-i-3=7, Nulla di complicato. 
Il programma gira come il 
vento; Attila ha individuato 
tutte le possibili catene fatto- 
riali che in 10 secondi netti. 


Risultati e conclusioni 

Per quanto veloci, questi 
programmi sono costati al 
povero Attila i proverbiali 


sangue, sudore e lacrime. In 
particolare, il poveretto ha 
sgobbato indefessamente 
per 4 giorni e 4 notti sulle 
catene socievoli, analizzando 
tutte le catene che non han- 
no termini superiori a 10 mi- 
lioni; ne sono risultati 5 nu- 
meri perfetti, 100 coppie e 7 
catene. 

Lo studio delle catene nar- 
cisiste non è stato così pe- 
sante. ma ha rappresentato 
pur esso un bell'impegno; in 
Tab. 2 riportiamo una sintesi 
dei risultati (non possiamo 
evidentemente presentare 
tutte le catene trovate, che 
occupano una trentina di pa- 
gine). 

Da questo sommano si 
può anche capire perché ho 
voluto spingere l'analisi fino 
a questi livelli. Fino a P=12, 
che era il limite che avevo 
raggiunto con una versione 
precedente, i risultati pre- 
sentavano una bizzarra rego- 
larità; il numero totale dei 
casi (catene-i-coppie-l-nume- 
ri) risultava più alto e cre- 
scente per gli esponenti di- 
spari. più basso e stazionario 
per gii esponenti pari. Co- 
minciavo a pensare di aver 
scoperto qualcosa di nuovo, 
e cosi ho spinto l'analisi fin 
dove me lo consentiva la 
doppia precisione, e già pen- 
savo di passare alla precisio- 
ne multipla: invece... era so- 
lo un caso. 

Direi che la lezione piu in- 
teressante che si trae da 
questo programma è che 
quando si affronta un proble- 
ma complesso non bisogna 
buttarsi a programmare, cer- 
cando di risolverlo a forza 
bruta: un'impostazione accu- 
ratamente studiata può ridur- 
re i tempi in modo incredibi- 
le. In questo caso, la tratta- 
zione di un problema che 
appariva particolarmente non 
affrontabile è stata contenu- 
ta in tempi certo non folgo- 
ranti, ma accettabili. Certo, 
studiandoci ancora sarebbe 
possibile fare ancor meglio, 
ma anche così, basterebbe 
avere la pazienza di tradurre 
le routine cruciali in assem- 
bler, e... chi ha paura dei 
Cray? 

Dani Ferrari 


MCmicrocomputer n. 95 - aprite 1990 


173 


2 


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STORYWARE 


Da questo numero MC apre un nuovo discorso para-informatico per dare sfogo alle 
pulsioni letterarie dei suoi lettori. In attesa di scoprire il nuovo Asimov italiano, 
cominciamo con un articolo d’apertura che traccia 
un quadro storico e letterario del fenomeno 


Storyware 

rangolo letterario di MC 


di Elvezio Petrozz! 



L 'immagine che vi proponiamo ó traila ealla copanma Oel romamo di lanta- 
scienia all Fiume dell'Elemiiàn di Michael Moorcock (Edizioni Scotpio srl. 
Milano - Galams n 41 


E era da tempo che ci pen- 
savamo e finalmente, in 
prossimità degli ozi estivi, ab- 
biamo deciso di avanzare la 
proposta: aprire una finestra 
di taglio letterario sul mondo 
sempre un po' troppo razio- 
nale dell'informatica. 

Si tratta di un'altra iniziati- 
va (ricordate il gioco da tavo- 
lo proposto il mese scorso? 
A proposito; ci state pensan- 
do?) tesa a mettere in luce il 
volto più umano delle nostre 
passioni informatiche. 

Una delle più ricorrenti eti- 
chette che gli analfabeti del 
computer ci appiccicano è 
proprio quella che ci dipinge 
come dei fissati, gente che 
non fa altro che pensare in 
termine di istruzioni, flow- 
chart. hardwàre e software. 

Ebbene, a questi perso- 
naggi sempre più fuori dal 
mondo noi rispondiamo con 
questa Storyware, con la 
quale intendiamo dimostrare 
che la nostra fantasia è tut- 
t'altro che mortificata dall'u- 
so quotidiano del nostro fido 
strumento e che anzi ne ri- 
sulta da esso arricchita in 


vinù della conoscenza che 
ce ne deriva di altre e più 
attuali dimensioni. 

Per il resto, i contorni di 
questo nuovo spazio riman- 
gono ancora indefiniti; po- 
trebbe diventare una sempli- 


ce rubrica di alleggerimento 
oppure tradursi In una sorta 
di Premio Console (in con- 
correnza con il più noto, ma 
ancora per poco. Premio 
Bancarella) con tanto di giu- 
ria e di voti o ancora sfociare 


nella pubblicazione di una o 
più raccolte di brevi racconti 
di ambientazione informa- 
tica. 

Tutto dipenderà dalla 
quantità e soprattutto dalla 
qualità del materiale che ci 
invierete. 

E già. perché se non l'ave- 
te ancora capito, vi stiamo 
chiedendo di farci pervenire t 
vostri elaborati, frutto lette- 
rario di fantasie che magari 
state cullando da tempo, 

Una cosa sulla quale vo- 
gliamo subito tranquillizzarvi 
è che qualunque tipo di pub- 
blicazione verrà adeguata- 
mente compensato (vedo 
che già vi brillano gli occhi e 
vi prude la penna). Prima di 
lasciarvi alla lettura dell'inte- 
ressante articolo di Pizzo sul- 
la Computer Fiction e di uno 
dei più gemali esempi di 
«racconti brevi» di ispirazio- 
ne informatica La risposta di 
Frederic Brown, da «I! se- 
condo libro della Fantascien- 
za». Einaudi Editore, 1961). 
ancora poche righe per det- 
tare qualche norma che re- 
golamenti la produzione ed 


MCmicrocompuier n. 95 - aprile 1990 


175 



STORYWARE 




Sempre della Mondadon/Urenig il ro- 
manzo nProgramma. uomo» di Ro- 
ger Zelazny e Fred Saberhagen da 
CUI abbiamo tratto /'immagine di CO- 

eviti la spedizione selvaggia 
di manoscritti: 

a) i racconti potranno essere 
ambientati in qualunque epo- 
ca ed in qualsiasi scenario, 
ma dovranno obbligatoria- 
mente rappresentare l'aspet- 
to «informatico» della vi- 
cenda; 

b) non dovranno contenere 
riferimenti a persone viventi 
né fare ricorso ad un linguag- 
gio sconveniente; 

c) la loro ampiezza minima 
dovrà risultare non inferiore 
a 2 cartelle e non superiore a 
10, tenendo presente che 
per cartella si intende uno 
scritto di 30 righe con 60 
caratteri per riga; 

d) l’invio dovrà comprendere 
le vostre generalità, una di- 
chiarazione di originalità del- 
lo scritto ed il racconto tra- 
scritto (non a mano) su 
carta; 

e) sarà gradita l'acclusione di 
una copia su dischetto del 
file-racconto in formato 
ASCII. 

Detto questo non mi resta 
che augurarvi buon lavoro e 
rimanere in attesa di quanto 
saprete offrire alla letteratura 
italiana del ventesimo secolo 
(e so che non mi delude- 
rete!). 


La risposta 


Con gesti lenti e solenni Dwar Ev procedette alla saldatura, in oro, degli ultimi due Rii. Gli occhi 
di venti telecamere erano fissi su di lui e le onde subeteriche portarono da un angolo all'altro 
dell'universo venti diverse immagini della cerimonia. 

Si rialzò, con un cenno del capo a Dwar Reyn, e s'accostò alla leva dell'interruttore generale: la 
leva che avrebbe collegato, in un colpo solo, tutte le gigantesche calcolatrici elettroniche di tutti i 
pianeti abitati dell'universo — novantasei 
miliardi dì pianeti — formando il super- 
circuito da cui sarebbe uscita la supercal- 


racchiudente tutto il sapere di tutte le 

Dwar Reyn rivolse un breve discorso 
agli innumerevoli miliardi di spettatori. 
Poi, dopo un attimo di silenzio, disse: 
-Tutto è pronto Dwar Ev». 

Dwar Ev abbassò la leva. Si udì un 
formidabile ronzio che concentrava tutta 
la potenza, tutta l'energia dì novantasei 
miliardi dì pianeti. Grappoli di lud multi- 
colori iampegnarono sull'Immenso qua- 
dro, poi, una oopo l'altra, si attenuarono. 

Dwar Ev fece un passo indietro e 
trasse un profondo respiro. -L'onore di 
porre la prima domanda spetta a te, 
Dwar Reyn». 

«Grazie», disse Dwar Reyn. «Sarà una 
domanda cui nessuna macchina dbemetì- 
ca ha potuto, da sola, ris(>ondere». 

Tornò a voltarsi verso la matchirià. 

«C'è, Dio?». 

L'immensa voce rispose senza esitazio- 
ne, senza il mìnimo crepitio dì valvole o 
condensatori. 

«Sì: adesso, Dio c'è». 

II terrore sconvolse la facda di Dwar 
Ev, che sì slandò verscy il quadro dì 
comando. 

Un fulmine sceso dal deio senza nubi 
lo incenerì, e fuse la leva inchiodandola 
per sempre al suo posto. 


176 


MCmicrocomputer n. 95 • aprile 1990 


STORYWARE 


«Finito di scrivere, infilò il 
formulario nell'apposita fes- 
sura. e rimase in attesa 
mentre l'analizzatore lo esa- 
minava con sommesso ron- 
zio. Dopo migliaia di chilo- 
metri, le sue domande si 
unirono alle migliaia e mi- 
gliaia di altre provenienti da- 
gli uffici del gruppo di tutto il 
mondo. (...) Entro tre giorni, 
il calcolatore meccanico se- 
polto nei pressi della sede 
centrale di Ginevra gli avreb- 
be fatto pervenire la rispo- 
sta». «Da anni ormai ci servi- 
vamo dei calcolatori, gigan- 
tesche macchine realizzate 
dalla fatica e dall'ingegno di 
centinaia e centinaia di uomi- 
ni esperti». «Cosa c'era lag- 
giù? Cosa provoca quelle vi- 
brazioni? Non certo terra o 
roccia inerte. Ma cavi, tubi, 
condotti, trasformatori, mac- 
chinari autosufficienti... Gli 
parve di vedere tutta quel- 
l'incessante attività: carrelli 
che trasportavano materiale 
e sgombravano i rifiuti, spie 
che si accendevano e spe- 
gnevano, relè che si chiude- 
vano, interruttoh che si raf- 
freddavano e poi tornavano a 
scaldarsi, materiale logoro 
sostituito, nuove parti inven- 
tate. progetti che ne rimpiaz- 
zavano altri ormai superati. 
Quanto spazio occupava VuF 
cano 3? Quanti chilometri 
cubi?». 

Sono brani tratti da un no- 
to romanzo di lantascienza, 
Vulcarto 3 di Philip K. Dick, 
non certo un capolavoro del 
genere ma un'opera minore 
di uno scrittore peraltro con- 
siderato tra i più grandi. Tra i 
vari romanzi di Science fic- 
tion (o Sfi che hanno per 
argomento i calcolatori lo ab- 
biamo scelto soprattutto per- 
ché è stato proprio recentis- 
simamente ripubblicato 
(Mondadori, «Classici Ura- 
nia» n. 156. I brani citati so- 
no alle pp. 24. 29. 71). 

C’è una cosa che colpisce 
immediatamente, e stupi- 
sce. nelle descrizioni sopra 
riportate: le dimensioni di 
Vulcano 3, il computer, che 
è tanto grande da occupare 


La Computer Fiction 

di Gian Filippo Pizzo 


uno spazio di chilometri cubi 
sotto la città di Ginevra. É 
vero che il gigantismo è una 
delle caratteristiche di certa 
Science fiction (l’astronave 
più grande, il viaggio più lon- 
tano. l'arma più terribile, l'a- 
lieno più mostruoso etc.), 
ma è anche vero che la S^ha 
più volte esplorato anche il 
tema opposto, quello della 
miniaturizzazione. Come mai 
gli scrittori non abbiano im- 
maginato i progressi in tal 
senso proprio nel campo in 
cui sembrava più probabile, 
quello dell'elettronica, é un 
mistero. Probabilmente l'im- 
maginario collettivo — e a 
maggior ragione quello degli 
scrittori — è stato più colpito 
dall'aspetto degli elaboratori 
elettronici (avete presente le 
foto di Mark 1 o di ENIAC 
che ancora si vedono su libri 
e riviste, quelle macchine 
enormi in stanzoni enormi, 
con i tecnici in camice bian- 
co?) che non dalle loro fun- 
zionalità. 

In ogni caso, quello citato 
è solo uno di innumerevoli 
esempi tra i quali vorremmo 
ancora ricordare il computer 
del racconto Sam Hall di 
Poul Anderson, sepolto sot- 
to le Montagne Rocciose; il 
Colossus di D.F. Jones 
(Mondadori), il cui nome, 
che dà il titolo al romanzo, è 
già indicativo; l'EPICAC XIV 
dei romanzo Distruggete le 
macchine di Kurt Vonnegut 
jr (Nord), prima opera in cui 
si affronta il tema della ditta- 
tura dei computer; il Mike 
(proprio cosìi) de La luna è 
una severa maestra di Ro- 
bert Heinlein (Mondadori); il 
Multivac (il nome è ovvia- 
mente ricavato dal reale 
UNIVAC) di alcuni racconti di 
Asimov. 

É anche vero che l'argo- 
mento computer viene pre- 
sto abbandonato dalla Sf per 
essere sostituito con quello 
dei robot, molto più ricco di 
implicazioni sociali e di spe- 
culazioni filosofiche, e perciò 
di possibilità narrative. Non 
c'è quindi da stupirsi se un 
saggio critico dedicato alla 


«immaginazione ciberneti- 
ca» {Il romanzo del futuro: 
computer e robot nella 
narrativa di fantascienza di 

Patricia S. Warrick, Dedalo 
1984) accomuni i due temi 
senza distinguerli, facendo 
rientrare nella materia anche 
gli androidi e cyborg. E non 
c'è da meravigliarsi se lo 
stesso Isaac Asimov, nel riu- 
nire in un grande volume 
omnibus tutta la sua produ- 
zione dedicata alla robotica, 
il cui cardine è costituito dal- 
la celebre antologia lo, ro- 
bot (Bompiani) cui sono stati 
aggiunti i racconti sparsi (il 
libro ottenuto è Tutti i miei 
robot. Mondadori), abbia in- 
titolato la sezione più pro- 
priamente computeristica 
«robot immobili»! 

In realtà, anche dal punto 
di vista strettamente narrati- 
vo, computer e robot hanno 
valenze ben diverse. Ma tra- 
lasciamo quelli che sono, co- 
me minimo, aspetti partico- 
lari: se la cosa interesserà i 
lettori, a robot, androidi, cy- 
borg, cervelli scorporati, si- 
mulacri. automi eccetera po- 
tremmo dedicare altri arti- 
coli. 

Quello che adesso ci inte- 
ressa è vedere come la Sf 
abbia immaginato gli sviluppi 
della computeristica. Banche 
dati, personal computer, di- 
schi ottici, informatica distri- 
buita. intelligenza artificiale, 
insomma tutti i temi dibattuti 
e presenti nella nostra vita 
nell'ultimo decennio, sono 
stati solo sfiorati dalla fanta- 
scienza. che nei computer 
ha visto solo possibili regola- 
tori, 0 addirittura dittatori, 
della nostra vita (a questo 
gruppo appartengono i ro- 
manzi sopra citati, più molti 
altri. Purtroppo lo spazio non 
ci consente di fare molti 
esempi). Non si è pensato, 
ad esempio, che fossero più 
convenienti tante banche da- 
ti specializzate e si è ipotiz- 
zato in un enorme elaborato- 
re onnisciente. 

Si è visto in altre tecniche 
la possibilità di archiviazione 
dei dati, cosi persino un 


autore smaliziato come Asi- 
mov, in un romanzo di po- 
chissimi anni fa, immagina in 
un remoto futuro biblioteche 
costituite da microfilm (non, 
sia chiaro, microfilm di libri 
preesistenti, che sarebbe lo- 
gico, ma documenti prodotti, 
direttamente su questo sup- 
porto). 

Si sono paventate terribili 
guerre future, anche contro 
alieni, gestite completamen- 
te da computer bellici. Si è 
fatta confusione tra mezzi di 
comunicazione ed informati- 
ca (ad esempio nel celebre 
1984 di Orwell e nei suoi 
epigoni, che prevedono il 
controllo dei cittadini per 
mezzo della televisione) im- 
maginando un qualcosa che 
non ha niente a che vedere 
con la telematica. Si è pen- 
sato. anche in esempi molto 
recenti, che la scheda perfo- 
rata fosse ancora l'unico 
mezzo possibile di comuni- 
cazione con il «mostro». 

Per contro, su certe cose 
la Sf sembra davvero aver 
anticipato il futuro. Ad esem- 
pio. anche se è ancora trop- 
po presto per dirlo, nel cam- 
po degli automi, con le case 
e persino con le città auto- 
matiche che sembrano dav- 
vero l'evoluzione dei super 
elettrodomestici computeriz- 
zati che esistono oggi. Op- 
pure prevedendo l'uso co- 
stante e continuo della cal- 
colatrice tascabile, come fa 
Asimov (sempre lui!) nel suo 
racconto Nove volte sette. 
in cui addirittura la matemati- 
ca come scienza viene di- 
menticata. 0 ancora l'uso 
corretto delle reti che fa 
John Brunner nel suo Codi- 
ce 4GH (Nord). 

È un po' poco, forse, an- 
che se bisogna considerare 
che il valore della Sf non sta 
nelle ipotesi di partenza ma 
nelle conclusioni ricavate, e 
che la sua validità didattica 
non viene intaccata da estra- 
polazioni errate. È un po’ po- 
co soprattutto perché nella 
fantascienza manca proprio 
lui. l'uomo dell'anno 1985: il 
personal computer. mc 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


177 


llByWoiia I 

di Francesco varia' 


Sono stato qualche giorno fa 
a vedere La Voce della Luna, 
l’ultimo film di Federico 
Fellini Ho avuto due 
immagini dentro di me per 
lutto il film. Mi sembrava di 
vedere che c'era un vecchio 
che parlava, un vecchio 
saggio che ha capilo tutto 
del mondo perchè ne ha già 
fatto esperienza di persona e 
che qoesfo vecchio era 
inascoltato e denso dai 
giovani pieni del desiderio di 
vivere. La seconda 
immagine era ancora piu 
netta: un pazzo urlava verità 


certe e nessuno gli dava 
ascolto, proprio perche era 
pazzo. La Voce della Luna è 
un film su questo: sui vecchi 
e sui pazzi. Qualche sera 
dopo ero a Milano, a cena da 
Ettore Sottsass. Ettore, che 
è un famoso architetto, sta 
disegnando le architetture 
simulate di un prossimo 
progetto interattivo di 
Simulmondo. Lui ha settanta 
anni, ma la simulazione 
gl'interessa come 
cinquant'anni fa 
gl'interessava l'elettricità e la 
meccanica. Forse solo un 


pochino meno per una 
questione di età Posso però 
assicurarvi che non è un 
vecchio e che sta creando 
pazienti e stupende palafitte 
interattive abitabili 
Federico Felhni ed Ettore 
Sottsass. Due geni visivi, 
due persone che hanno 
cambiato la visuale dell'Italia 
e del mondo in questo 
secolo. Uno è invecchiato e 
l'altro no. Perché? 

Siamo negli ultimi dieci anni 
del millennio e. anche se 
non lo vogliamo, sta per 
essere combattuta un'altra 


delle terribili battaglie del 
pianeta: nasce una nuova 
cultura, figlia aggressiva dei 
media visivi più recenti, cioè 
il cinema e la TV, e queste 
vecchie culture lo sentono 
Fellini e Sottsass, ognuno a 
suo modo, reagiscono, 
sentono in maniera animale 
che qualcosa di grosso sta 
per accadere. In questo 
scenario volano dischi ottici 
CD ROM e CD-I. E hanno già 
dentro le prime strategie 
Difficile che dopo il mondo 
possa essere mai piu quello 
di prima. 



Rainbow Islands 

Taito/Andrew Braybrook Sleve 

Tumer 

Ocean ICBì 

Amiga/C64/Aiari ST/Amstrad/ 
Spectrum IScreen dalla vers 
Amiga! 

Leader 

In principio era Bubble 
Bobble. un felice giochino 
della sezione della Taito che 
SI occupa deile idee originali 
e di quel grosso mercato de- 
gli arcade <e delle conversio- 
ni Nintendo e console) desti- 
nato ai piu piccoli. Dentro 
Bubble Bobble era rinchiuso 



Index: 

Due Avvenimenti spietati: uno dei best coin op conver- 
sions all lime. Rainbow Islands, e la seconda puntata 
della Cmemaware in campo sportivo, TV Sporte Basket- 
ball; ritorna la rubrica Revival con Ports of Cali di tre 
anni fa, infine un ampio numero di Panorama dedicato 
all'Amiga, i'Atari ST, il Commodore 64 e l'IBM PC e il 
minispeciale Archimedes. 


Si annunciano grossi movimenti e iniziative sui campionati 
del mondo di Italia '90: la Leader mi ha comunicato due 
ore fa con un fax che Franco Baresi ha Armato un accordo 
per dare il suo nome e la sua immagine alla versione 
mondiale di Kick Off: Franco Baresi Kick Off World Cup 
che uscirà m apnie dalla Reflex. E la prima volta che una 
sponsorizzazione di questa risonanza avviene nel mercato 
italiano. Mi sembra un segno positivo. 


178 


MCmicrocompuler n. 95 - aprile 1990 






PLftYWORLD 



un mondo in salita, ignaro 
della forza di gravità, un si- 
mulmondo divertente e gra- 
zioso, pieno di asperità inte- 
rattive e di avversari dal fiero 
cipiglio simulato, un mondo 
che SI scopriva a poco a po- 
co, passando dal livello zero 
al livello 100, gonfiando e 
lanciando bolle e utilizzando- 
le come aerostati silenziosi. 


Dal videogame veniva fuori 
un quadretto non aggressi- 
vo, pieno di simpatici perso- 
naggi e si svelava pian piano 
un mondo che avrei abitato 
volentieri in un sogno. 

Rainbow Islands, che é il 
seguito ideale di Bubble 
Bobble, non ha poi in realtà 
nulla in comune con l'altro 
videogame, se non il concet- 


to del mondo in salita da 
svelare in cento screen, E 
stavolta non si gonfiano bol- 
le/palloncini, ma si emettono 
arcobaleni/ascensori che 
consentono fantastiche e 
fast risalite anche se non si 
può più, e ne ho un po' 
nostalgia, lasciarsi trasporta- 
re in volo lungo tutto lo 
schermo. 


E davvero da raccontare 
non c'è altro: semplicissimo 
e nato per i'interattivita si 
dispiega tutto il resto del gio- 
co: con due regole: fare ar- 
cobaleni per risalire lungo lo 
screen, evitare incontri sgra- 
devoli con I nemici bellissimi 
e invitanti, ma altrettanto pe- 
ricolosi e infidi- 

Se volete posso ancora 
dirvi deH'enorme quantità di 
avversari e amici, disegnati 
tutti con una mano felicissi- 
ma e resi simpatici a prima 
vista, oppure posso parlan/i 
dei coni gelato, dei dolci, dei 
canditi, delle torte interattive 
e tutti gli altri trucchi digitali 
che rendono questo game 
stupendo e gioioso per le 
mani che guidano il joystick 
e per gli occhi che seguono 
le evoluzioni del personaggio 
che ci rappresenta sullo 
screen. Oppure posso anco- 
ra raccontare del cofano dì 
doni che si apre al raggiungi- 
mento di una delle decine di 
terrazze con vista sul simul- 
mondo interattivo, e, perché 
no, narrarvi dell'incontro con 
il ragno e gli altri «mostri» di 
fine settore, che prendono in 
giro I serissimi e orrendi gio- 
chi dotati di terribili mostri 
tentacolari e spaventosi, che 
magari si disfano sanguinan- 
do sostanze verdi e fortuna- 
tamente inodori. Qui il «mo- 
stro» è una creatura dolcissi- 
ma, un pet che mi piacereb- 
be tenere sul comodino o 
vezzeggiare sulle ginocchia. 

Altro, ma tutto questo e 
già moltissimo, vi giuro che 
non c'é il Rainbow Islands. 

Se non le combinazioni 
imprevedibili e continue di 
tutto quello che vi ho raccon- 
tato, se non la possibilità di 
emettere arcobaleni interatti- 
vi a due e a tre e cosi disse- 
stare il povero «mostro» che 
ne ha un po’ paura Poi mi 
piacciono da morire i coni 
gelato, le torte e t canditi e 
mi riempiono di nostalgia si- 
mulata perché mi viene m 
mente lo screen della cucina 
di Henry's House, pieno, vir- 
tualmente pienissimo di zuc- 
cherose gioie interattive. 
Comprate Rainbow Islands e 
giocateci con i vostri bam- 
bini, 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


179 






PLAYWORLD 


TV Sports Basketball 


Larry Gardner e Orìemaware 
Cfnemaware (USA) 

Amiga 

Leader 

Questo TV Sports Basket- 
ball é il software numero 
dieci della premiatissima dit- 
ta americana. Praticamente 
ogni loro titolo è finito nella 
sezione Avvenimento, dove 
sono ospitate solo cose su- 
per, Questo poi, come del 
resto il bellissimo TV Sports 
Football che ha solo il guaio 
di essere la simulazione di 
uno sport poco praticato e 
poco conosciuto in quanto a 
regole del gioco qui tra noi 
Italici, é particolarmente inte- 
ressante perché non ha il 
problema tecnico del super- 
loading che ho dovuto un 
mucchio di volte con dispia- 
cere segnalare quando parla- 
vo degli interattivi Dnema- 
ware. 

Adesso tutto è pronto, il 
mio 2000 con 3 Mb ram è 
scaldato a dovere, il drive 
esterno è scollegato come 
suggerito dal foglietto d’i- 
struzioni annesso e connes- 
so, perciò non mi resta che 
inserire il primo dei due di- 
schetti nell'apposito dfO e 
dare inizio alle danze simula- 


te. Prossima fermala il cam- 
pionato NBA (CWBA). 

Il Ioatìing è serralo e lun- 
ghetto, ma tutto in una volta. 
Poi c'è il requester che an- 
nuncia la necessità d'inserire 
il disk 2 in dfO. Anzi lui dice il 
ree) 2 che sarebbe la bobina 
e che ci sta benissimo quan- 
do SI tratta di un film interat- 
tivo, ma qui non vedo che 
c'entri. Quisqulie. Immetto 
diligentemente la bobina due 
nel dove dfO e ne ottengo 
dopo pochi secondi un ter- 
zetto di opzioni su sfondo 
arancio che ricordano anzi 
replicano a parte il pallone da 
basket contro quello da foot- 
ball. il menu di TV Sports 
Football. Scelgo Exibition e 
sto a vedere. Mi chiede se 
gioco da solo o in due (TV 
S.B permette di giocare uno 
contro il computer, due con- 
tro il computer, uno contro 
uno umani, e per fino d’inse- 
rire un adattatore joystick 
nella porta parallela e infilare 
altn due |oy per giocare due 
contro due umani..,) e gli ri- 
spondo che sono solo ai suo 
cospetto. Lui apprende e mi 
chiede di scegliere tra le 
ventotto squadre disponibili 
la mia e l'avversaria. Eseguo 
diligentemente e mi appro- 
prio dei Boston che schiero 
contro i Los Angeles. Tutto è 
pronto dopo che ho provve- 
duto a schierare la formazio- 
ne nella schermata che orga- 
nizza questa sezione e qui 


ho potuto scegliere tra i do- 
dici omini disponibili fino a 
sistemare gti starting live, 
cioè i cinque da mettere in 
campo all’inizio della partita. 
E credevo che fosse finita 
qui. Le cose, però, stavano 
in maniera diversa. Dovevo 
ancora beccarmi la più tre- 
menda sigla di presentazio- 
ne che mi sia capitato di 
vedere in tempi recenti, ani- 
mata in maniera splendor e 
condita con una parte audio 
di quelle che si conficcano 
nella zucca e difficilmente 
tendono ad andarsene di là. 
Poco dopo sarei ancora staio 
sorpreso dal presentatore 
con microfono che racconta 
le faccende più interessanti 
che servono a presentare la 
partila e nel frattempo sul 
suo monitor vanno in onda 
altri programmi in bassa fre- 
quenza. Shockante come il 
salto d'inizio, combattuto 
con giocatori grandi come 
palazzi e nonostante questo 
assolutamente definiti, co- 
me del resto tutta la parte 
estetica di questo superlati- 
vo software. Dopo un brevis- 
simo Ioading sono nello 
screen del campo. Il campo 
è spezzato in tre parti: due 
zone d'attacco e un centro 
campo/corridoio in cui non 
abbiamo il controllo dei e 
giocatori, ma che serve a 
leggere le statistiche della 
partita in corso, il tempo di 
gioco, gli uomini in campo, il 


punteggio, etc. etc Gli uomi- 
ni in campo sono piuttosto 
grandi e benissimo disegnati 
e su quelli della nostra squa- 
dra compare perfino il nume- 
ro sulla schiena. La palla è 
un pochino squadrata e for- 
se leggermente troppo gran- 
de, ma fa il suo lavoro a 
dovere e rimbalza molto be- 
ne tra il palmo della mano 
simulata e il terreno. Il tabel- 
lone e li canestro sono effi- 
caci e visualizzati frontal- 
mente e anche i bordi del 
campo e la gente assiepata 
sono resi con ampio sfoggio 
di qualità estetica. Tutti gli 
elementi visivi sono qui as- 
solutamente al massimo del- 
le potenzialità 1990 del mez- 
zo Amiga Poi c'è la parte 
audio che è curata allo spasi- 
mo: tutti I suoni del palazzo 
dello sport sono stati cam- 
pionati e filtrati adeguatissi- 
mamenie anche se la simu- 
lazione è talmente simulata 
che mt tocca rassegnarmi a 
sopportare perfino il terribile 
scricchiolio delle Nike e delle 
Reebook sul parquet verni- 
ciato. I suoni migliori mt 
sembrano quelli della palla 
che urta l’anello e quelli della 
palla nella retina. 

Adesso sono in campo e 
ho scelto di giocare da solo 
contro il computer in una 
partita esibizione. Salto a 
due che mi riesce male, per 
cui perdo il controllo della 
palla che passa all’avversa- 



MCmicfocomputer n. 95 - aprile 1990 




PLAYWORLD 



qui sono celesti...) attaccano 
piuttosto veloci. Tento in 
qualche modo di contrastarli 
e mi rendo velocemente 
conto che la cosa non è faci- 
lissima: i miei player non ri- 
sultanto più di tanto sotto il 
joystick e a volte si ha un po' 
la sensazione di non controP 
larli alla perfezione, come se 
I servomeccanismi che la Ci- 
nemaware ha implementato 
(nei servomeccanismi non 
c'è in sé nulla di male e 
possono essere utilmente 


inseriti nel software come in 
Fast Trax dove la macchinina 
aveva una certa inerzia utile 
a diminuire i tempi di ripresa 
delia vettura, o come in Kick 
Off dove il portiere rinvia co- 
munque, anche se voi ve ne 
state fermi a guardare...) fos- 
sero un po' troppi e un po' 
troppo invadenti. Intanto 
continuo a giocare e conti- 
nuo ad avere la sensazione 
di non essere troppo interat- 
tivo. Intanto il mio punteggio 
peggiora e i Boston, che ho 
l’onore di rappresentare sul 


video, non accennano a mi- 
gliorare la loro performance 
anche a causa dei problemi 
di interattività cui accenna- 
vo: non é che non si giochi, 
più che altro a volte pare che 
il computer faccia un po' 
troppo quello che vuole, ec- 
ceda nei famosi servomec- 
canismi. 

Così utilizzo l'opzione per 
tornare allo screen delle so- 
stituzioni. Do un’occhiata al- 
le condizioni degli uomini e 
faccio qualche cambio. In- 
tanto verifico il funzionamen- 


to delle altre opzioni di gio- 
co; role playing (gioco solo 
in un ruolo e tutti gli alto 
miei giocatori sono gestiti 
dal programma), un compu- 
ter assisted (sto a guardare 
ed è la macchina che ese- 
gue I passaggi e gioca al mio 
posto e io faccio il coach da 
fuori), fatigue (gioco come 
interattore di tutta la squa- 
dra, in tutti i ruoli). E in cam- 
po, a parte quelle riserve sul- 
la simulabilità che ho espres- 
so spero con chiarezza, mi 
godo l'incredibile quantità di 
animazioni di gioco disponi- 
bili; gli uomini schiacciano in 
cinque o sei modi diversi, 
stoppano ad una e a due 
mani, compiono o subiscono 
un mucchio di falli, tirano da 
due e da tre c si esercitano 
nei liberi uno più uno o due 
più uno. Con una varietà di 
possibilità ed un senso per- 
fetto delia simulazione tecni- 
ca (non da joystick, ma stra- 
tegica) e un rispetto assoluto 
delle regole del basket ame- 
ricano. 

Intanto la mia partita è fini- 
ta male: nel terzo quarto ho 
beccato una marea di tiri da 
tre e perdo miseramente 
nell'ultimo e decisivo quarto 
con un distacco abissale di 
trentacinque punti. Setter 
luck next time 



Qualche mese fa vi avevo 
parlato del nuovo game di 
Dan Gorlin per la Broderbund 
(Gorlin per chi se ne fosse 
dimenticato è l’autore di uno 
dei videogame home più 
venduti, cioè Choplifter.,.) 
Typhoon Thompson che allo- 
ra era in circolazione soltanto 
per l’Atari ST. Adesso 
Thompson è uscito anche 
per l'Amiga ed è praticamen- 


te identico al precedente: si 
tratta sempre di circolare sul- 
l’acqua del mare con una 
specie di canotto (ricorda an- 
che un po’ Toobin' che inve- 
ce era la storia di un omino in 
salvagente che discendeva 
un fiume di montagna e an- 
che Park Patrol del 1 984 del- 
l'ActivIsion, vicenda di una 
ranger o di una ranger che 
difendeva il parco e il fiume 


dagli inquinatori...) ed è asso- 
lutamente ben fatto e diver- 
tente anche se non mi sem- 
bra più del tutto il tempo per 
game di questo tipo. 

Visto che stiamo parlando 
di versioni successive a quel- 
la iniziale, vorrei anche comu- 
nicarvi che è appena uscito 
Overlander dell’Elite, già 
uscito un anno e mezzo fa 
per il C64 e gli altri otto bit. 


Overlander, che beneficia an- 
che di uno screen di apertura 
calcolato in ham ray tracing. 
è un clonettino del game del- 
l’Atari Road Blaster, cioè una 
furiosa corsa con sparatoria 
su un nastro d’asfalto, in cui 
obiettivo e ragione dell’esi- 
stenza simulata è vivere o 
morire. Disegnato bene e ab- 
bastanza divertente e funzio- 
nale. Peccato che la Ferrari 


MCmicrocomputer n, 95 - aprile 1990 


181 



PLAYWORLD 


Vista da dietro sia visualizzata 
male. 

Dalla Krvsalys. ditta ingle- 
se non troppo conosciuta, 
esce questo game ufficiale 
del Manchester United, una 
delle più celebri squadre del 
football inglese, entrata dagli 
anni Settanta in un tunnel 
ventennale dal quale non 
sembra capace di uscire. 
Questo software è un misto 
di strategia, managing e arca- 
de che colpisce sufficiente- 
mente I tre bersagli. É possi- 
bile, come al solito, settare i 
parametri dei propri player e 
modificare la propria forma- 
zione in un clima da calcio- 
mercato reso iconicamente e 
abbastanza interessante Ma 
qui, a differenza di quanto 
capita di solito e a guanto di 
recente è capitato in Soccer 
Manager Plus versione italia- 




Oi/eflBniJei 




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MCmicrocomputer n 95 - aprile 1990 









PLAYWORLD 



penda soprattutto nella parte 
estetica e nell'atmosfera, av- 
ventura interattiva tratta da 
una delle bellissime storie 
dell'orrore di Lovecraft. Am- 
bientata nella Londra fumi e 
nebbie degli anni Venti, rac- 
conta la storia di un/una inte- 
rattore/trice che cerca di non 



na dalla Refelx. la parte mi- 
gliore è proprio la parte di 
gioco joystick. I giocatori so- 
no grandi e abbastanza disin- 
volti e interattivi. Il campo è 
ben visualizzato e realistico e 
anche le porte e gli altri ele- 
menti scenografici sono ben 
definiti. Se volete un buon 
calcio non visto dall'alto (in 
questo secondo caso è inuti- 
le dirvi che non c'è nulla in 
giro di paragonabile a Kick 
Off ..) VI consiglio assoluta- 
mente questo Manchester 
United. A proposito di mana- 
ging game, ecco giungere 
l'unico spazio sportivo (tra gli 
sport più noti) lasciato libero 
da Simulmondo: World 
Championship Boxing Mana- 
ger della inglese Goliath. Re- 
censito con entusiasmo dalla 
stampa specializzata inglese, 
nella versione Amiga permet- 
te di affrontare e risolvere 
molte delle fasi dell’attività di 
un manager di pugili: dalla 
composizione della palestra 
e dalla scelta degli atleti che 
la compongono, fino al- 
l'auspicato incontro con vitto- 
ria annessa nella finale mon- 
diale Il tutto sviluppato piut- 
tosto bene anche se non ec- 
cessivamente riuscito esteti- 
camente. 

Simulazioni di processi nel- 
la stona del software ne ri- 
cordo solo un altro, uscito nel 
1 984 dalla tmagic per il C64 e 


l'Apple 2. Adesso esce que- 
sto Courtroom (Camera di 
consiglio) che prevede le va- 
rie fasi di un processo all’a- 
mericana stile Perry Mason. 
Entra la corte, s'introducono i 
fatti, vengono escussi i testi- 
moni, sono interrogati dalla 
difesa e dall'accusa, emergo- 
no le prove, la corte si ritira e 
infine emette la sentenza. Un 
giorno in simulpretura. Può 
essere un’esperienza interat- 
tiva interessante. 

Esce la versione Amiga arv 
che di un game della Ubisoft 
Puffy's Saga, già uscito da 
circa un anno per l'Atan ST. 
Decriverlo è abbastanza 
semplice: si tratta di un labi- 
rinto tipo Gauntlet, nel quale 
circolano uno o due palline 
con fiocchetto o senza (fem- 
mina 0 maschio). Nel labirin- 
to non VI rimane che districar- 
vi tra le varie stanze e i vari 


livelli. Come in Gauntlet e in 
altri duecento dedali analo- 
ghi. Possiamo farne a meno. 

Il Mah Jong, o meglio le 
tavolette di legno con il quale 
esso SI gioca, ha già la sua 
stupenda versione software 
grazie a Brodie Lockhard e al 
suo pluripremiato e converti- 
to Shangay. Stavolta esce 
questo Two of a Kind, versio- 
ne home di uno dei tanti 
arcade game giapponesi che 
usano proprio le tessere del 
Mah Jong. Si tratta, come in 
Shangay. ma seguendo un 
metodo differente, di annul- 
lare volta per volta le coppie 
uguali (Two of a Kmd appun- 
to...) di tavolette, fino a quan- 
do non ne rimangono più. 

Dad’Electronic Arts esce 
questo The Hound of Sha- 
dow della inglese Eldritch ga- 
mes, che é una bellissima 
avventura bianco e nero, stu- 


perdersi e di tenere il più 
possibile la linea giusta nel 
labirinto che è l'esistenza si- 
mulata stessa. Anche perché 
qui non si può tornare indie- 
tro. ma solo andare avanti 
oppure a destra o a sinistra. 
Dopo una corsa in taxi e una 
seduta spiritica dall'esito 
sconvolgente, torniamo a ca- 
sa dove altre terribili ombre 
c'attendono dietro ogni ango- 
lo. Forse un po' troppo anti- 
quata nell'interfaccia (solo te- 
sto), fantastica nell'ambien- 
tazione e nella ripetizione in- 
terattiva dei mondi di Love- 
craft. Bellissimo il sistema di 
creazione del nostro perso- 
naggio. 

Il successo di Tetris in tut- 
to il mondo è assolutamente 
straordinario. Convertito in 



MCmicrocomputer n 95 - aprile 1990 









Aquanaul 



tutti gli Standard possibili 
(compreso il piccolo portatile 
Nintendo Game Boy) il soft- 
ware sovietico ha trovato una 
infinita pletora di imitatori, 
pedissequa e non. Tra questi 
vorrei citare il prossimo ad 
uscire Klax (tra gli imitatori 
originali. .) e Colons (anche 
questo tra i sufficientemente 
originali). Poi sono uscite ver- 
sioni con scenari erotici che 
SI rivelano a schema finito, 
versioni con prospettiva tre D 
come l'interessante Block 
Out, versioni a due giocatori 
come questo Tetns 1990 di 
CUI vedete qualche immagi- 
ne, e versioni con le tesseri- 
ne a forma di costruzione 
Lego. L’unico a cui Tetris non 
è mai piaciuto rimango pro- 
babilmente IO. E chi é solo ha 
sempre torto. 

Dalla neonata casa france- 
se Incal arriva questo Fred. 


curato videogame a scrolling 
orizzontale della serie «Le 
donne, i cavalier, le armi e gli 
amori io canto». Protagonista 
una specie di Robm Hood 
impegnatissimo a districarsi 
il più possibile tra un bel 
mucchietto di cattivom di va- 
na gema, una fauna di cui fa 
parte anche un tremento cor- 
vaccio nero, cagionatore di 
nequizie e morte per fine 
energia. Mobile, tridimensio- 
nale, per appassionati. 

In Germania stanno facen- 
do le cose abbastanza sul 
seno, specialmente nel grup- 
po di etichette che fa capo 
alla Rainbow Arts. Il gruppo 
comprende anche la Chip 
(Mistery of thè Mummy, 
Jean of Are...) e la Reline. 
Proprio di quest'ultima, fino- 
ra nota soprattutto per una 
serie di strippoker, é questo 
Dyter 07, videogame del qua- 


le é protagonista un elicotte- 
ro che fi alza da un mezzo 
che dovrebbe essere una 
portaerei. Tutta la scena è 
disegnata molto bene e in 
modo assolutamente tridi- 
mensionale. L'elicottero si 
muove con fluidità e svolazza 
allegramente sparacchiando 
quantità industriali di corpi 
esplosivi. Molte missioni e 
interesse decentemente te- 
nuto desto. 

Lo stesso team che rea- 
lizzò Krystal, stavolta si ci- 
menta in questo Aquanaut, 
sistemato in tre dischi che 
sarà duro esplorare tutti. Il 
plot è abbastanza inedito: 
tutto comincia, e probabil- 
mente continua anche se 
confesso di non essere anda- 
to troppo in là per ragioni di 
monotonia dei primi dieci mi- 
nuti d'interazione, con una 
repentina immersione subac- 


quea del nostro protagonista 
pinnuto e ben armato. Nuo- 
tando SI scorgono un bel 
mucchio di squali e molte 
rocce subacquee. Il proble- 
ma è sottrarsi all'infilzamento 
da parte dei tremendi pesce- 
spada. lo dopo una trentina di 
spadate gliel'ho data su. Se 
qualcuno ha continuato è 
pregato di farmi sapere che 
cosa c'è, se c'è. di nuovo e di 
meglio più avanti Dalla Fis- 
sionchip inglese. 

La Gremlin, dopo un discu- 
tibilissimo Footballer of thè 
Vear 2, ha pubblicato per 
Amiga, C64 e Atari ST, que- 
sto riuscito Supercars. proba- 
bilmente destinato e anche 
con mento, ad affermarsi nel- 
le chart europee. Ispirato ai 
game tipo Super Sprint che 
propongono corse automobi- 
listiche con viste dall'alto, rie- 
sce dove le conversioni uffi- 
ciali avevano fallite imple- 
mentare un facile e fisiologi- 
co controllo del mezzo dal 
joystick. Qui si corre, si acce- 
lera e si frena senza nessun 
problema e le automobili so- 
no le repliche interattive di 
alcune delle più interessanti 
auto sportive del momento. 
Ottimo. 

La Palace continua a pub- 
blicare due o tre game all'an- 
no, ma quasi sempre ben 
curati e attrezzati sufficiente- 
mente per esser ricordati per 
un certo periodo. É probabil- 
mente questo il caso di Dra- 
gon's Breath (qualcosa tipo II 
soffio del drago...), un soft- 
ware come ce ne sono molti 
alto, storia di draghi e di spa- 
de sguainate, però qui il tema 
obsoleto viene rivitalizzato da 
numerose invenzioni esteti- 
che e contemporaneamente 
interattive, per esempio la 
bellissima mappa tridimen- 
sionale, che accostano que- 
sto software a classici come 
War in thè Middle Earth e 


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MCmicrocomputer n. 95 • aprile 1990 



PLAYWORLD 






Microprose (1987) e non pos- 
so fare altro, al momento, 
che passarvi in visione i due 
schermi che l'Electronic Arts 
mi ha inviato. Altri più accura- 
ti giudizi nei prossimi numeri. 

Perfinire, un’altra versione 
un po' in ritardo, l'attesa ver- 
sione Ega PC IBM di Power- 
drome, simulatore vettoriale 
tre D di un movimentato 
mezzo di locomozione del fu- 
turo. La versione Amiga/ST 
era molto buona anche se 
spesso c'era qualche proble- 
mino di onzzontamento du- 
rante la guida. Interessanti, 
anche in questo software 
PC, le tante possibilità di op- 
tioning e di settaggio di una 
mareggiata di parametri, tra 
CUI il gioco in due giocatori 
senza datalink. 

Il mese prossimo ancora 
game nipponici dagli amici 
MSXiani. 


persino, in un clima un po’ 
diverso, a Defender of thè 
Crown. Di Simon Hunter. 

In questo periodo le soft- 
ware house tirano fuori da 
segreti cassetti coin op con- 
version che nessuno ha mai 
sentito nominare. E si tratta 
in particolare di P47 Thunder- 
bolt convertito dalla Firebird 
e di Scramble Spirits (que- 
st’ultimo lievemente più noto 
del primo.. .} in versione 
Grand Slam. Soggetto, in en- 
trambi I casi, gli aerei da 
guerra. Solo che per P47 la 
guerra é la seconda cui abbia- 
mo felicemente dato vita in 
questo secolo e viene gestita 
in scrolling orizzontale, men- 
tre nel caso di Scramble Spi- 
rits (che incidentalmente as- 
somiglia molto alla serie della 
Taito Flying Shark, 1942, 
1943...) la guerra è la prima e 
lo scrolling è quello verticale. 
Direi che sono tutt’e due can- 
ni e ben realizzati. 

Dalla Rainbow Arts sta per 
uscire anche questo Turri- 
can, strumento di morte inte- 
rattiva molto ben realizzato, 
che assomiglia un po' al bel- 
lissimo Thexder nippo/amen- 
cano pubblicato un paio di 
anni addietro dalla Sierra. 
Una grossa bestia digitale, 
cannoneggia a tutto spiano 
avversari non troppo resi- 
stenti, mentre lo scenario hi 


Aitacit Sub (Amiga) 

tech è quello di una civiltà 
claustrofobica che non sem- 
bra essere intenzionata a la- 
sciare troppo spazio alla natu- 
ra. Per il popolo, cospicuo, 
dei supersmanettons. 

Dopo essere stato per 
molti mesi in testa a tutte le 
classifiche di vendita ameri- 
cane dei software per PC 


IBM, esce anche per Amiga 
questo famoso submarine si- 
mulation dell'Electronic Arts 
noto come 688 Attack Sub, 
lo non ho mai simulato la 
versione IBM e non ho anco- 
ra ricevuto la versione Ami- 
ga: so che lo standard sub- 
marittimo era a tutt’oggi il 
famoso Silent Service della 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


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PLAYWORLD 



Parts ofCalim? 


Ralf Dieler Klein. Marlin Ulrich, 

J D Sachs Aegis lUSAI 
Amiga 

Uscito poco più di due an- 
ni fa, questo simulatore di 
trading marittimo colpi la 
fantasia e l'immaginazione 
degli userà sedici bit, sopra- 
tutto per la fantastica grafica 
di J.D. Sachs che è sempre 
stato, fin dai tempi del suo 
straordinario Saucer Attack 
per il C64, uno degli artisti 
più bravi espressi dall'am- 
biente Commodore. Infatti, 
in seguito, fu tra i primi a 
disegnare con l'Amiga e fu 
inserito nel team della Di- 
sney incaricato di realizzare 
una versione home di Roger 
Rabbit Ma, a parte la grande 
estetica, questo Ports of Cali 
aveva una lunga sene di altri 
menti. Il più grosso dei quali, 
by me, era senz’altro quello 
di riassumere, con un'inte- 
rattivita fisiologica e naturale 
e con altrettanta accuratez- 
za. l'atmosfera e le fasi della 
camera di un armatore mo- 
derno. 

Fondata la compagnia, è 
stabilito il porto di casa tra i 
tanti disponibili (neppure uno 
Italiano...), il giovane armato- 
re interattivo comincia a co- 
mandare le operazioni dalla 
sua poltrona sul molo. Primo 
passo, indispensabile, l’ac- 
quisto di una sene di navi. Il 
budget iniziale deve essere 
gestito con oculatezza e non 
dev'essere inutilmente di- 



MCmicrocompuler n. 95 - aprile 1990 











PLAYWORLD 




cmiminBi 

MT I2TH 

IB9B 

» CIIIffmKCD 

liSn 

usoisCE^B 



sperso. Si può scegliere tra 
navi r^uove e usate, a basso 
costo o superexpensive. 
L'importante è creare una 
flotta equilibrata e non spen- 
dere subito tutti i dollari della 


nostra dotazione, lo sono an- 
dato a ripescare gli screen 
che realizzai all'epoca della 
prima recensione, e se ne 
deduce la mia non eccessiva 
sapienza lattica; avevo subi- 


to speso tutti I soldi e dovet- 
ti arrendermi al fallimento 
quasi subito, a causa di un 
incedente nell'uscita dal 
porto. 

L'ideale sarebbe affrontare 



Dopo parecchi mesi di si- 
lenzio che avevano addirittu- 
ra fatto temere per la soprav- 
vivenza stessa delI'Archime- 
des. la macchina RISC del- 
l'Acorn ha battuto un colpo 
hardware introducendo la 


nuova configurazione econo- 
mica A3000 e una serie di 
colpetti software (un paio ab- 


bastanza buoni) di CUI vorrei 
darvi qualche info. La mag- 
gior parte del merito di que- 


con calma le varie manovre 
strategiche (acquisto e vendi- 
ta navi, acquisizione com- 
messe di trasporto, manu- 
tenzione ordinaria e straordi- 
naria dei natanti,..) e con an- 
cora più calma le fasi arcade 
(uscita dal porto, etc). Cosi 
sarà possibile evitare bruschi 
tracolli economici con conse- 
guenti bankrupts. Ports of 
Cali simula con vivacità e ac- 
curatezza le sensazioni del- 
l'attività di trasporto sul ma- 
re. Bella e attiva, solo un po' 
pericolosa e ricca d'imprevi- 
sti, la vita dell'armatore. 


ste info va all'incredibile en- 
tusiasmo di Maurizio Ferari 
che mi ha portato tutti gli 
originali e che ha addirittura 
smontato le sue rom per 
montarle sul mio vecchio 
A310. Lo ringrazio anche da 
parte vostra. Devo subito di- 
re che quasi tutti i titoli di cui 
sto per parlarvi non rendono 
assolutamente giustizia alla 
velocità e alla potenza, di cui 
tutti parlano, del processore 
dell'Archimedes. É questo di- 
pende dal fatto che pochissi- 



Arcsde Soccsri E-Type 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


187 


me software house e tutte 
assolutamente sconosciute 
(a parte la Superior di Zarch e 
Conqueror di cui vi parlai a 
suo tempo...) si stanno occu- 
pando seriamente dell'Archi. 
La situazione potrebbe cam- 
biare presto, io però non ne 
sarei troppo certo. 

La prima cosa è questo 
Holed Out della Fourth Di- 
mension, scritto da un tale 
Gordon Key nel 1989. Come 
voi stessi potrete con facilità 
arguire è un simulatore di golf 
che non può essere minima- 
mente paragonato agli stan- 
dard di mercato come Leader 
Board o Championship Golf. 
E il brutto è che questo soft- 
ware difetta proprio in quelle 
carattehstiche che dovrebbe- 
ro particolarmente rifulgere 
suN'Archi: velocità, fluidità, 
azione. Meglio stendere un 
pietoso velo. 

Le cose vanno un po' me- 
glio con questo Arcade Soc- 
cer sempre della Fourth Di- 
mension che a quanto pare è 
una software house specializ- 


in\e«Sictoi 



zata (si fa per dire) suH'Archi- 
medes. Questo calcio non é 
malaccio anche se è la copia 
esatta, un po' più Iantina e 
peggio animata, di Micropro- 
se Soccer che già non è un 
capolavoro- Temo che sia me- 
glio non paragonarla a Kick 
Off onde evitarle spiacevoli 
rossori di vergogna simulata. 
La mia paura è che sia questo 
game che il precedente siano 
stati programmati sul BBC e 
poi convertiti brutalmente 
sull'Archie senza passare dal 
suo miracoloso RISC. 

Niente male, invece, que- 
sto E-Type, che allude alla 
famosa Jaguar di Diabotik qui 
in inedita versione scoperta e 
in una missione tipo Out Run 
con tanto di biondina artificia- 
le sul sedile accanto. Scrolling 
e velocità sono nettamente 
migliori di quelle dei due ga- 
me di cui sopra e anche i 


colori e la grafica mi attraggo- 
no un po' di più. Ci sono 
anche gag all'inglese come 
quelle della bionda che emer- 
ge dal sedile a causa di una 
brusca collisione. 

E per finire questo minispe- 
ciale, il software più dignitoso 
della nuova ondatuccia RISC: 
il simulatore di volo vettoriale 
solido Interdictor. Scommet- 
to che volete sapere se si vola 
sul serio o se si sta a guardare 
gli scatti dello scrolling come 
in qualche recente flight si- 
mulator di nostra conoscen- 
za. Bene la risposta è questa: 
decisamente si vola e anche 
ad una velocità mai vista e 
conosciuta su nessun altro 
simulatore simile (Falcon, 
Bomber. Interceptor). Il pro- 
blema è che c’è pochissima 
roba sul video e così, m'infor- 
ma il mio amico Mano Bru- 
scella, sono bravi tutti con 


RISC e senza. Se volete il mio 
parere ve lo dico subito: la 
mia impressione é che Inier- 
dictor (opera delta sconosciu- 
tissima Claires) abbia più di un 
merito e che la sua velocità, 
davvero impressionante cre- 
detemi. sia comunque mag- 
giore di quella raggiunta mai 
su Amiga, ST e forse anche 
PC (tranne che nelle configu- 
razioni hardware superdota- 
te...) a prescindere dalla fac- 
cenda. peraltro giusta, della 
poca roba sul video. Sono 
rimasto soprattutto impres- 
sionato dal passaggio sotto il 
ponte, gag ormai classica dei 
flight simulator. Forse non 
vale da solo l'acquisto di un 
Archimedes, ma certo la dice 
lunga sulle potenzialità che 
nessuno si sta dando pena di 
sfruttare della macchina 
RISC. See you next month, 
interattivi miei diletti. ac 



MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 







• siraiosferico manager siralegico 

• velocissimo arcade/aclion 

• lutti i tornei del grand prix 

• sponsor e allenamcnli 

• lutti i terreni del circuito mondiale 

• 8 racchette differenti e differenti 
accordature 

• fino a 5 giocatori contemporaneamente 

• da una a cinque stagioni nel circuito g.p. 


Sei sul campo in mexzo ai big del tennis 
mondiale. SIMULMONDO li ha preparato 
un posto nella classifica dei top 100 e ora 
tocca a le il difficile compilo di risalire fino 
al numero 1. 

Preparati ad un altro fantastico simulatore 
che contiene tutta la len.sionc del vero tennis. 




MEGAGAME 64 


di Marco Pesce 


Un Yìdcosìoco tutto nostro 


È finitol Potrei anche 
concludere cosi questo ultimo 
appuntamento con 
l'interminabile serie di articoli 
sul Megagame 64. ma 
sarebbe una mossa scorretta 
nei confronti di tutti quei 
lettori che vogliono il gran 
finale. Scegliete voi cosa 
leggere per primo; l'elenco 
dei partecipanti, la cronologia, 
oppure le istruzioni per l'uso? 
Per il lettore che non ha mai 
comprato MC in questi ultimi 
due anni {abbondanti), la cosa 
migliore da farsi sarebbe 
quella di cominciare con una 
breve introduzione. 

Calcolando che tutti gli altri 
comincerebbero a fischiare 
consiglio ai primi di dare uno 
sguardo alla parte cronologica. 
Noi invece cominciamo con te 
«istruzioni» 


Che gioco è? 

Il Megagame 64 é un videogioco che 
richiede obbligatoriamente la opresen- 
za» d) due giocatori umani. Ciascuno è 
alla guida di un complesso di 8 pianeti. 
Lo scopo é quello di annientare l'avver- 
sario, conquistando I 16 pianeti del si- 
stema. Non CI sono sezioni arcade, 
quindi il gioco é tutto strategia. 

Come si gioca? 

Occorrono due loystick da inserire 
nelle rispettive porte. Ciascun giocatore 
controlla un cursore che può essere 
posizionato liberamente nella propria 
porzione di schermo. Tramite un siste- 
ma di pannelli possono essere gestiti i 
seguenti comandi base: 

— viaggi tra i pianeti 

— costruzioni sui pianeti 

— guerre tra i pianeti. 

Entrambi i giocatori hanno le stesse 
possibilità. 

Una mappa, visualizzata alla destra 
dei due subschermi, ci indica la posizio- 
ne. lo stato (guerra/pace/allarme a se- 
conda del segnalino, rispettivamente un 
asterisco, un punto, un triangolo), il pos- 
sessore di ciascun pianeta. Posizionan- 
do il cursore su uno dei pianteti e 
premendo il tasto tire ci vengono elen- 
cate una serie di caratteristiche del pia- 
neta stesso; 

AL: alimenti presenti sul pianeta 
EN: energia 


MI: minerali 
AB: abitanti 
AR: armi 

P : potenza produttiva del pianeta 
SU: superficie utilizzata 
ST: superficie totale. 

Se il pianeta è m stato di allarme vuol 
dire che qualcosa non va nel suo ciclo 
produttivo {terminata una risorsa, fine 
dello spazio disponìbile, ecc). 

il ciclo produttivo di un pianeta 

Lo scopo fondamentale è quello di 
ottimizzare la produzione di armi e... 
abitanti. Questo perché per poter attac- 
care un pianeta occorrono appunto que- 
ste due l'hsorse», in quantità più grande 
possibile. La risorsa indispensabile alla 
vita dei pianeti è l'energia, grazie alla 
quale vengono rifornite le industrie e 
vengono effettuati i viaggi e le costruzio- 
ni. Grazie all'energia vengono prodotti 
minerali, che unitamente alla prima, rifor- 
niranno la produzione di armi e alimenti, 
questi ultimi indispensabili per la riprodu- 
zione degli abitanti. Su ogni pianeta 
quindi c'è una certa quantità di installazio- 
ni produttive, che può essere modificata 
dal giocatore. Il potere produttivo del 
pianeta rappresenta la potenza che han- 
no su quel particolare pianeta dette 
installazioni (invariabile nel tempo) 

Costruire strutture 

Questa operazione si può effettuare 
premendo il tasto «S». visibile sopra la 
mappa vicino agli altri due tasti (viaggi e 
guerre). Apparirà quindi, sulla sinistra, 
ciò che potete ammirare nella foto 2 (in 
alto). Accanto alle sigle (AL, EN, ecc.) 
appariranno delle barre (come per la 
descrizione del pianeta) che indicheran- 
no la quantità di installazioni presenti sul 
pianeta (nel caso di foto 2, nessuna!). 
La sigla «s» sta per spazio liberato o 
occupato, a seconda che l’operazione 
sia una distruzione o una costruzione. 
La sigla «c» indica il costo (in energia e 


È disponibile, presso la redazione, il disco 
con II programma presentalo m questa 
rubrica. Le istruzioni per l'acquisto e 
l'elenco degli altri programmi disponibili 
sanoapag. 279. 



190 


MCmicrocomputer n. 95 - aprite 1990 



MEGAGAME 64 


minerali) della operazione, l tasti-frecce 
sen/ono per variare le quantità, mentre 
il tasto «R» serve per ripristinare lo 
stato iniziale del pianeta (reset), ovvero 
per annullare le modifiche che abbiamo 
fatto (magari involontariamente) alle 
strutture. Con il tasto «C» si conferma 
la modifica. 


Effettuare viaggi 

Nel caso uno dei vostri pianeti sia 
rimasto senza una particolare risorsa 
(soprattutto armì/abitanti e energia) è 
possibile rifornirlo tramite un altro pia- 
neta, che magari ha il problema oppo- 
sto, con un viaggio di materiali. Il pan- 
nello è quello che si attiva con il tasto 
«Vi» della sezione mappa (foto 3). 

Come potete osservare dalla foto, ci 
sono due tasti accanto alla scritta 
"VIAGGI», che non erano presenti nel- 
l'opzione "STRUTTURE» e che ci per- 
mettono di passare alla gestione di due 
subopzioni; «viaggi Nuovi» e «viaggi 
Vecchi». Nei caso vogliamo occuparci di 
un nuovo viaggio basta premere la «N» 
e agire sulle quantità di materiali e stabi- 
lire il pianeta sorgente e quello destina- 
zione (tasti «S» e «D»), quindi confer- 
mate (tasto «C»). Vengono indicati il 
tempo necessario (a seconda della di- 
stanza tra i due pianeti), il costo (in 
energia) e lo spazio liberato sul pianeta 
sorgente, quindi occupato su quello de- 
stinazione. Quando si preme il tasto 
«S» (o il tasto <>D») esso si illuminerà e 
sulla mappa apparirà il pianeta che ab- 
biamo scelto, quindi possiamo cambiar- 
lo. Passando al pannello dei «viaggi 
Vecchi» possiamo osservare l'elenco 
dei viaggi che abbiamo avviato e il tem- 
po che manca alla loro conclusione. 

Dichiarazione di guerra 

Nella foto 4 potete osservare i due 
pannelli che riguardano le guerre «nuo- 
ve» (in alto) e quelle «vecchie» (in bas- 
so). Come abbiamo detto ci occorrono 
sia armi che abitanti, e la «P» che 
vedete nel pannello simboleggia questa 
quantità (potenza). Il pianeta sorgente e 
quello destinazione si selezionano con 
lo stesso sistema dei viaggi; del resto si 
tratta effettivamente di un viaggio, che 
quindi richiederà anche una porzione di 
tempo e una quantità di energia. 





191 


MCmicrocomputer n, 95 - aprile 1990 








MEGAGAME 64 


Gli sconti 

Il pannello delle guerre «vecchie» vi- 
sualizza la potenza del pianeta sorgente 
(attaccante) e quella del destinazione 
(attaccato), quindi il tempo che manca 
airarrivo, ovvero all’inizio dello scontro. 
Per visualizzare una particolare guerra 
basta selezionare tramite mappa il pia- 
neta che ci interessa (in guerra) e poi, 
con le frecce spostarsi per tutto l’elen- 
co delle spedizioni fatte contro tale pia- 
neta. Il più forte quasi sempre vince, 
ma non è detto, perché gli scontri av- 


vengono con una percentuale di proba- 
bilità (ad armi pari equivalente al 50%) e 
potrebbe accadere l'imprevedibile. 

Il tempo 

Il tempo scorre secondo un particola- 
re sistema di riferimento; ogni tot cicli 
lo schermo visualizza una schermata 
simbolica che sta a rappresentare la 
fine del «giorno». Dopo qualche secon- 
do il gioco ricomincia e i pianeti avranno 
subito una variazione nella loro stmttu- 
ra. Come vi sarete resi conto ci sono un 


bel po’ di cosette da fare e quindi il 
divertimento non dovrebbe mancare. 
Siamo giunti alle inevitabili conclusioni. 
Lo scopo dell'operazione Megagame 64 
è stato raggiunto in maniera soddisfa- 
cente (per non sbilanciarsi) e da parte 
mia mi ritengo più che soddisfatto. Pos- 
siamo quindi cominciare un nuovo me- 
gagame... stavo scherzando!!! L'unico 
punto negativo potrebbe essere proprio 
il tempo che abbiamo impiegato a rea- 
lizzarlo. ma in fondo era un esperimen- 
to, quindi non lamentiamoci troppo. 


Cronologia del Megagame 64 

Dicembre '87 (69): comincia la «nostra avventura nel magico 
mondo dei videogiochl. Vengono invitati i lettori ad inviare un’idea 
per un videogame «fuori dal comune», che dovrà essere rea- 
lizzato con la loro collaborazione. 

Gennaro '88 (70): pausa in attesa della corrispondenza dei lettori. 
febbraio '88 (71): arrivano le prime proposte ma... 

Marzo '88 (72): ...è con il numero di marzo che esplode l’inven- 
tiva dei letton. Personalmente scelgo il gioco di Sergio di Fusco. 
Aprile '88 (73): si comincia con una impostazione generale del 

ì^mlo '88 (74) : fermi tutti! Questo gioco si deve cambiare. E 
infatti SI cambia; primo schema rudimentale dell’attuale Mega- 
game 

Giugno '88 (75): secondo sviluppo con presentazione di alcurte 
screen grafiche, riguardanti il gioco. 

Luglio/agotto '88 (76): per inserire un po’ di arcade in un gioco 
lutto strategia viene proposta un'aggiunta; l’azione sarà realizzata 
con sotlogiochi stile «RASTAN». 

Settembre '88 (77): si discutono I suggerimenti di Marco Mari- 
nai. un lettore che propone (tra l'altro) di imitare lo stile del 
videogioco «SHAOOWFIRE». 

Ottobre '88 (78): pausa. 

Novembre '88 (79): si opta per un gioco con grafica ridotta 
all'osso e si abbozzano i primi pannelli. 

Dicembre '89 (80): nella speranza (vana) di non arrivare al 
«prossimo dicembre» c'é il successivo sviluppo dei pannelli. 
Gennaio '89 (81): si cambia grafica e si presenta quello che in 
seguito diventerà lo stile grafico definitivo. 
febbraio '89 (82): si modifica un po' il gioco e radicalmente lo 
stile grafico. Si aggiunge un sottogioco tipo «SPACE HARRIER». 
Marzo '89 (83): provo a lanciare una trovata che dovrebbe 
rivitalizzare il colloquio con i lettori; si tratta di un collegamento 
telefonico... (poco dopo disattivato). 

Aprile '89 (84): la grafica viene momentaneamente ridimensio- 
nata e cosi é anche per la struttura dei pannelli. Niente giochi 
arcade. 

Atagg/o '89 (85): primo riepilogo dello «stato dei fatti» e tentativo 
di strinare i tempi. Invito ai lettori per la scrittura di una storia 
fantascientifica da abbinare al videogioco. 

Ghigno '89 (86): presentazione di schermi grafici per le anima- 
zioni da inserire tra un pannello e un altro. 

Luglio/agosto '89 (87): pausa. . 

Settembre '89 (88): ... che durerà ... 

Ottobre '89 (89): fino a ottobre. 

Novembre '89 (90): viene presentata la struttura definitiva del 
Megagame 64 e la grafica (schematizzata) dei nuovi pannelli. Alla 
programmazione dovrà pensare il solo Marco Pesce. 

Dicembre '89 (91): le prime routine della presentazione con 
grafica praticamente definitiva. 

Gennaio '90 (92): pausa. 

febbraio '90 193): i pannelli con lo stile grafico del numero di 


gennaio '89. 

Marzo '90 (94): pausa 

Aprile '90 (95): il Megagame è finito) 

Chi ha partecipato 

Quello che segue è un elenco (in ordine cronologico) di 
tutti coloro i quali hanno in qualche modo dato un contri- 
buto, sia pur minimo, alla realizzazione del Megagame 64. 
Speriamo ci siano tutti; 

Paolo Costabel 

Fabrizio Baldini 

Stefano Innocenti 

Fulvio, Flavio e Stefano Chini 

Gianni Zambon 

Daniele Argento 

Umberto Michelucci 

Franco Violante 

ITALIAN TEAM 

Franco Orsogna 

Jacopo Piazzi 

Sergio di Fusco 

Alberto Bianchi 

Luca Persico 

Vito Armenise 

Alberto Barbero 

Emilio Orione 

Gianfranco Gramiglia 

Gianni Manenti 

Enrico Ferrante 

Roberto Marassi 

Tommaso e Luigi Bini 

Michele Signorile 

Marco Marinai 

Matteo Bittanti 

Stefano Degan 

Nicola Colella 

Claudio Parmigiani 

Emiliano D' Onofrio 

Ciro Cane' 

Bruno Saetta 
Conan of CCS 
Giulio Cenala 
Ivan Melle 

THE BEST THUNDER 
Giulio Cellitti 
Andrea Beltrame 
Massimiliano Pigozzi 
Pierpaolo Bergamo. 


192 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 



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PD SOFTWARE 


Due lìnsuaggì AWK 
dì PD con sorgenti 

di Massimo Gentilini (MC-Link MC0387I 


Chi si interessa di informatica probabilmente saprà cosa sono i laboratori 
Bell della AT&T americana e li considererà (giustamente) come uno dei 
luoghi più pittoreschi ed affascinanti dell'intero universo informatico. 

Da questi laboratori sono nate ed uscite alcune delle tecnologie 
informatiche ed alcuni linguaggi tra i più in voga del momento. 

Il linguaggio C. il C++. Unix e tantissime altre cose che sono 
oramai comuni nella nostra vita informatica quotidiana sono nati qui. 
parecchi anni orsono 


In questi ambienti si muovono perso- 
naggi bel calibro di Brian Kernighan e 
Dennis Ritchie, creatori del linguaggio 
C. Bjarne Stroustrup, il creatore del 
C++, evoluzione «Object Oriented» del 
C. 

Se andiamo a vedere quando questi 
autori hanno per la prima volta iniziato a 
diffondere le loro teorie e le loro idee ci 
accorgiamo di quale sia il gap temporale 
che c‘è tra lo sviluppo originario delle 
loro teorie e l'implementazione pratica a 
livello dell'utente medio. La prima edi- 
zione del libro «Linguaggio C» risale al 
1978, mentre la diffusione del linguag- 
gio a livello mondiale è nettamente più 
recente. Il libro di Stroustrup «The C+ + 
programming language» è del 1986, le 
prime implementazioni utilizzabili per 
personal computer di questo magnifico 
linguaggio hanno iniziato a diffondersi lo 
scorso anno. 

Questo gap fortunatamente si sta ri- 
ducendo sempre più, in primo luogo per 
la grande circolazione di informazioni 
che SI è sviluppala ultimamente, soprat- 
tutto grazie al mezzo telematico, ed in 
secondo luogo, ovviamente, perché il 
numero di appassionati è nettamente 
maggiore. 

Quello di cui parleremo in questo 
articolo, esaminando in sintesi le carat- 
teristiche dei linguaggio e descrivendo- 


ne poi due implementazioni liberamente 
(in un ambito amatoriale) copiabili e 
modificabili, essendo distribuite con l'al- 
legato sorgente, è il linguaggio AWK. 
un'altra creazione delle fertili menti dei 
laboratori AT&T. 


Il Linguaggio AWK 

Il linguaggio AWK. sviluppato in origi- 
ne da Alfred Aho, Peter Weinberger e 
Brian Kernighan (da cui prende il nome 
contraendo fe iniziali dei tre cognomi) è 
un linguaggio dedicato alla manipolazio- 
ne di testi e di liste di dati, basato sul 
concetto di «Pattern Matching». cioè 
della ricerca all'interno di un testo di 
una stringa e alla successiva elaborazio- 
ne del testo in base ai risultati di questa 
ricerca. 

Sviluppato per la prima volta nel 1977 
nel 1985 ne è stata sviluppata una nuo- 
va e più potente versione, che è quella 
disponibile su alcune delle macchine o 
delle implementazioni Unix più moder- 
ne e da qualche tempo anche per i 
piccoli computer MSDOS. Il linguaggio 
è studiato appositamente per la scrittu- 
ra di programmini molto corti, in genere 
una riga o poco più. e si basa sul 
concetto «Stringa-Azione». In genere il 
programma AWK è una lista di possibili 
stringhe che possono essere trovate 


ne! testo processato e di azioni da com- 
piere se queste stringhe sono trovate. 

Per capirne di più vediamo alcuni 
esempi presi dal libro «The AWK Pro- 
gramming Language», scritto dai tre 
autori del linguaggio e pubblicalo dalla 
Addison Wesley, ISBN 0-201-07981-X, 
che è in pratica il manuale di riferimento 
del linguaggio. Questo libro è pratica- 
mente indispensabile (come lo è «The 
C Programming Language» per chi lavo- 
ra in C) per chi intenda utilizzare AWK 
nella vita di tutti i giorni. Senza farne 
una recensione dirò che è molto ben 
fatto e che spiega in maniera semplice 
e lineare tutti gli aspetti del linguaggio, 
anche se, come tutti i manuali di questo 
tipo, non é dedicato ai principianti (ma 
d'altronde anche AWK non è il genere 
di linguaggio che a mio avviso dovrebbe 
essere utilizzato da persone con una 
cultura informatica limitata). 

Per iniziare supponiamo di avere un 
piccolo file di testo, chiamato 'stipendi' 
composto da sole 6 righe e cosi fatto: 

Alberto 40000 0 

Michele 37500 0 

Silvia 40000 10 

Ennca 50000 20 

Barbara 50000 22 

Aaron 42500 18 

Supponiamo che ogni riga contenga il 
nome di un dipendente, il suo salario 
orano ed il numero di ore lavorate. 
Questo è un semplice database, molto 
elementare, in cui ogni riga rappresenta 
un record, ognuno dei quali contiene tre 
campi. 

Ora supponiamo di voler avere un 
elenco di tutti quelli che hanno lavorato 
per più di zero ore ed il loro stipendio. 

Richiamando AWK con la seguente 
sintassi avremo il risultato richiesto: 

awk '$3 > 0 (print $1, $2*$3}' stipendi 

In questo semplice programma si ve- 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


195 


PO SOFTWARE 


dono gli elementi di base che contraddi- 
stinguono AWK. Per prima cosa dopo 
aver chiamato AWK gli passiamo alcuni 
parametri, il primo, quello racchiuso tra 
le virgolette, é il programma vero e 
proprio, il secondo é il nome del file da 
CUI AWK deve prendere i dati per pro- 
cessarli. Ovviamente non è necessario 
scnvere direttamente il programma sul- 
la linea di comando, questo può anche 
essere scritto in un file a parte, anche 
se spesso AWK viene utilizzato proprio 
nella maniera poc’anzi indicata. 

Il programma in sé é molto semplice, 
$1, $2 e $3 indicano i tre campi di ogni 
record, che AWK normalmente interpre- 
ta usando come separatori gli spazi, 
opzione che ovviamente può essere 
cambiata. «$3 > 0» indica la condizione 
a cui la ricerca deve sottostare, e cioè 
che il terzo campo sia maggiore di zero, 
mentre le graffe racchiudono l'azione da 
fare nel caso la condizione sia verificata, 
cioè scrivere il primo campo ($1), segui- 
to da uno spazio e dal secondo campo 
moltiplicato per il terzo ($2*$3). 

L'output fornito da questo program- 
ma sarà quindi il seguente: 

Silvia 400000 

Enrica 1000000 

Barbara 1 1 00000 

Aaron 765000 

Questa struttura, molto semplice, è 
comune a tutti i programmi AWK, dai 
più semplici ai più complessi, cioè ogni 
programma AWK è sempre strutturato 
nella seguente maniera: 

pattern (azione da con^piere) 
pattern (azione da compiere) 


E questa è l’unica che i programmi 
AWK capiscono. AWK processa il file e 
per ogni riga (ma c’è anche la possibilità 
di definire dei record composti da più 
righe) applica in successione la ricerca 
di tutti i pattern definiti e quando ne 
trova uno che rende vera la ricerca 
applica l'azione corrispondente. 

Oltre alle azioni da fare sulle righe 
AWK mette a disposizione i due pattern 
BEGIN ed END per definire operazioni 
da fare prima di iniziare a processare il 
testo ed una volta finito di leggere II file. 

Questa metodologia di funzionamen- 
to, a dispetto della sua apparente sem- 
plicità, è l'applicazione pratica di un con- 
cetto assolutamente reale, e cioè del 
fatto che spesso il computer viene uti- 
lizzato per effettuare compiti molto ripe- 
titivi e che sono efficacemente rappre- 
sentati da un metodo simile. 

Il concetto di pattern, ed è forse 
questo uno dei fattori che rendono 


AWK molto più potente di quello che 
potrebbe sembrare a prima vista, è deri- 
vato dal «pattern matching» che trovia- 
mo su Unix. Oltre a condizioni molto 
semplici come quella illustrata in prece- 
denza è possibile definire condizioni 
molto complesse e con l’uso di Wild- 
card in maniera molto completa. Ad 
esempio è possibile testare un’espres- 
sione per controllare se ne contiene 
un’altra, se NON ne contiene un'altra, 
collegando più ricerche tramite operato- 
ri logici. 

Normalmente l’espressione da cerca- 
re va racchiusa tra due caratteri «/>>, ad 
esempio per cercare tutte le righe il cui 
secondo campo contenga la parola 
«pippo» è sufficiente dare la condi- 
zione: 

$2 ~ /pippo/ 

il comando «—ri dice di cercare le strin- 
ghe che contengono l'espressione se- 
guente. mentre «! — i> dice di cercare 
quelle che NON la contengono. 

Nelle espressioni è possibile usare 
vari «metacaratteri» o «metacomandi» 
per l'operazione di ricerca. I metaco- 
mandi accettati da tutte le versioni di 
AWK sono gii stessi che formano le 
«regolar expression» che possono es- 
sere usate in Unix, e cioè i seguenti: 

\ ■ $ I I ; ( ) * + ? 

che devono essere utilizzati secondo le 
seguenti modalità per costruire la «re- 
golar expression». 

— Un carattere normale (una «A» ad 
esempio) fa eseguire la ricerca con suc- 
cesso sui caratteri uguali, per ricercare 
caratteri non esprimibili sullo schermo 
(Tab, Esc e così via) sono usate le 
combinazioni di escape, cioè \ qualcosa, 
che sono le stesse che si usano in C. 
Lo stesso procedimento viene usato 
per cercare i caratteri che sarebbero 
altrimenti metacomandi, ad esempio \* 
ricerca l'asterisco, 

— e $ effettuano la ricerca rispettiva- 
mente daH’inlzio e dalla fine della 
stringa. 

— Il punto (.) fa eseguire la ricerca sul 
singolo carattere 

— Le classi di caratteri sono delimitate 
dagli operatori [ e |, ad esempio (ABC] 
esegue la ricerca su uno qualunque dei 
soli caratteri A, B o C. Le classi possono 
includere delle abbreviazioni, come ad 
esempio (A-Za-z] per definire tutti i ca- 
ratteri, minuscoli o maiuscoli, oppure 
degli operatori di negazione, ad esem- 
pio rO-9] che effettua la ricerca con 
successo su ogni carattere che NON sia 
un numero. 


— I metacomandi *, -h e ? sono opera- 
tori unari che permettono di definire la 
ripetizione delle «regolar expression». 
Se «r» è una «regular expression» allora 
(r)* effettua la ricerca con successo se r 
è trovata zero o più volte. (r)-i- ha suc- 
cesso se la stringa è trovata una o più 
volte e (r)? ha successo se viene trovata 
la stringa nulla o la stringa cercata. 

Questa descrizione apparirà certa- 
mente ostica ai più, ma riassumere m 
alcune righe concetti che in un manuale 
sono descritti in varie pagine è certa- 
mente molto difficile. Per rendere più 
chiare (o oscure, dipende dai punti di 
vista) le cose facciamo alcuni esempi: 

■(O-Sl-i-S 

Trova le stringhe composte da soli numeri 
■IO-9|[0-9l(0-9)$ 

Trova solo le stringhe composte da tre nu- 


'{A-Za-z!$nA-Za-z|(0-9l$ 
oppure /"[A-Z8-z]|0-9l?$/ 

Trovano le stringhe composte da una sola 
lettera iniziale oppure da una lettera seguita 
da un numero. 

/‘l-t-|?((0-9|-H.l?|0-9r;[,tIO-9l-H([eEll-l-l?|0- 

91-1-)?$/ 

Trova un numero in virgola mobile che può 
anche essere con segno o con notazione 
esponenziale. 

AWK ovviamente, dato che è un vero 
linguaggio, permette di definire delle 
variabili. Queste non hanno un tipo pro- 
prio dato che la conversione tra variabili 
numero o stringa (le uniche due che 
AWK comprende) viene fatto sul mo- 
mento a seconda dell'azione che AWK 
deve eseguire. 

Questo è molto comodo perché ci 
permette di operare con i numeri consi- 
derandoli delie stringhe quando ci fa 
comodo, senza dover convertire nulla 
(l'operazione inversa è ovviamente più 
difficile, ma AWK si comporta molto 
bene, convertendo da stringhe a nume- 
ro correttamente se la stringa è una 
rappresentazione valida del numero in 
questione). Ad esempio se «1234» è 
una stringa assegnata alla variabile A 
l'operazione A-i-2 ci darà il numero 
1236, mentre «lenght(A)» ci restituirà 
correttamente 4, la lunghezza della 
stringa. 

AWK permette di definire delle matri- 
ci monodimensionali. Non supporta ma- 
trici bidimensionali, anche se ci permet- 
te di definirle. In questo caso se noi ad 
esempio definiamo un array di dimen- 
sione 10x10 AWK lo memorizzerà come 
un array monodimensionale, ogni ele- 
mento dell'array conterrà poi i dieci sot- 
toelementi, divisi come campi di un 


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MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


PD SOFTWARE 


record, permettendoci però di usare i 
due iridici per accedere alla variabile. 
Infatti mentre il programma viene inter- 
pretato è il linguaggio AWK che si pre- 
occupa di tradurre la nostra dichiarazio- 
ne «bidimensionale» (del tipo A|10.101) 
in una matrice di 10 record ognuno dei 
quali composto da 10 campi, converten- 
do il programma per noi. Se a prima 
vista questa può sembrare un'inutile 
complicazione in effetti ci rende la vita 
molto più semplice, dato che ogni riga 
dell'array può essere, a piacere ed a 
seconda delle necessità, interpretata 
come un record o come composta dai 
10 elementi dell'array. 

Oltre alla possibilità di definire noi 
delle variabili AWK ne possiede varie 


implicite, per indicarci, ad esempio, a 
che record siamo arrivati, il nome del 
file su cui stiamo lavorando e così via. 

Come abbiamo visto in precedenza i 
numeri preceduti dal segno «S» indica- 
no i campi del record appena letto, 
mentre SO contiene tutto il record. 

AWK contiene al suo interno varie 
funzioni, di tipo matematico, di stringa e 
di uso generico. Lo stesso programma- 
tore può definire nuove funzioni che 
possono essere utilizzate dal program- 
ma. La definizione di funzioni ci permet- 
te di colmare fa lacune del linguaggio, 
aggiungendo capacità non previste in 
origine. 

Le istruzioni per il controllo del pro- 
gramma sono molto complete, oltre ai 


classici «if-then-else», «for-next», «bre- 
ak» e «continue» ci sono anche i più 
evoluti costrutti «while» e «do-while». 

Le funzioni di Output sono abbastan- 
za potenti, è disponibile una funzione 
uprintf» identica a quella del C. accom- 
pagnata da una funzione «gettine» che 
permette di leggere da console esatta- 
mente come faremmo da un file. In 
generale la funzione di Input dei dati 
non é molto sofisticata, dato che AWK, 
come dicevo in precedenza, è un lin- 
guaggio studiato espressamente per la- 
vorare su file. 

Ovviamente nel corso di questo bre- 
ve articolo non é stato possibile dan/i 
una descrizione esauriente ed esaustiva 
di tutte le capacità di un programma 


Che cosa sono UUCP e SubLink 


Tutti coloro che leggono spesso riviste 
estere o che si interessano di telematica 
avranno spesso sentito parlare di UUCP e 
si saranno spesso chiesti che significato 
avessero gli indirizzi telematici che spesso 
comparivano in van articoli e nelle pubblici- 
tà. L'universo della telematica è molto va- 
sto ed I sen/izi di posta elettronica offerti 
all’estero sono certamente molto più evo- 
luti degli equivalenti italiani. In questo riqua- 
dro esamineremo che cosa sia UUCP e 
come sia finalmente possibile accedere a 
questa rete a basso costo anche dall'Italia. 

Il Sistema Operativo Unix fornisce al suo 
interno uno strumento, chiamato per l'ap- 
punto UUCP, un acronimo che significa 
"Unix to Unix Copy Pr^ram», che permet- 
te di copiare e trasferire file tra macchine 
fisicamente diverse, utilizzando le porte 
seriali a cui possono anche essere collegati 
dei Modem. 

Ba^ndosi su questo protocollo tutte le 
macchine Unix che si rispettino fwnno an- 
che la possibilità di mandare posta da una 
macchina ad un'altra. Supponendo che le 
due macchine siano collegate direttamente 
è sufficiente spedire un messaggio all'indi- 
rizzo dell’altro sistema e, dato che tutte te 
macchine Unix hanno un «nome proprio» 
che le identifica, il messaggio arnva a desti- 
nazione. Oltre a questo ogni utente (Unix è 
un vero sistema multiutentel ha un nome 
proprio con cui si collega, e se ad esempio 
io sono l’utente «max» sulla macchina 
chiamata «phillo» sarà sufficiente mandare 
un messaggio desbnato all’utente «phillo! 
max» e questo arriverà a destinazione. 

Se la macchina a cui devo mandare il 
messaggio invece non è connessa diretta- 
mente sulla mia entra in funzione la rete 
UUCP vera e propria. Ogni sistema può 
essere connesso ad un altro sistema, ad 
un livello superiore che, attraverso mecca- 
nismi che sarebbe lungo esaminare, si pre- 
occupa di mandare il mess^gio alla mac- 
china giusta. Ad esempio il mio Indirizzo 


completo è «ddswl Ideejaylgearlphillo 
Irnax». Se qualcuno volesse mandarmi un 
messaggio questo indirizzo contiene al suo 
interno i nomi delle macchine che compon- 
gono la strada per arrivare a me. Suppo- 
nendo che un utente americano mi mandi 
un messaggio la sua macchina lo manderà 
ad un’altra che presumibilmente lo mande- 
rà. attraverso vari passaggi, a «ddswl», 
che a sua volta lo Inoltrerà a «deejay», che 
lo manderà a «gear». il quale a sua volta 
finalmente lo manderà a me. 

Il processo è analogo se io voglio manda- 
re un messaggio, lo spedirò a «gear». se 
questo non saprà come processarlo k) 
manderà a «deejay». da cui sarà ulterior- 
mente spedito a «ddswl » se neppure que- 
st’ultimo saprà a chi mandarlo. Normal- 
mente l'ultimo passaggio lo inoltrerà sulla 
strada giusta per raggiungere la corretta 
destinazione. 

Oltre a questo sistema ne é stato intro- 
dotto di recente un altro, chiamato «smart» 
in quanto più intelligente e comodo (con il 
sistema precedente, detto del «bang ad- 
dress» é sufficiente sbagliare un nome per 
vedersi rimandare indietro il messaggio 
con l’indicazione di destinatario sconosciu- 
to), in cui è sufficiente dare il nome dell’u- 
tente ed un dominio di appartenenza, il 
messaggio viene poi inoltrato ad una mac- 
china che esamina un database di indirizzi 
e SI preoccupa di inoltrarlo per la strada 
giusta. In questo caso il mio indirizzo diverv 
ta «max@phjllo.UUCP», che staa significare 
«max, utente della macchina phillo. colle- 
gata al dominio UUCP». 

La rete mondiale UUCP é formata da 
varie migliaia di macchine Unix e non con- 
nesse in tutto il mondo, ed oltre alla sem- 
plice posta elettronica prevede delle confe- 
renze telematiche (simili alle aree messag- 
gi di MC-Link) a cui tutti possono partecipa- 
re con un meccanismo analogo a quello 
della posta. Un messaggio viene immesso 
in una di queste aree e viene poi letto da 


tutti coloro che sono collegati. Il sistema, 
per chi si diletta di telematica, è equivalen- 
te a quello utilizzato dalle aree Echomail di 
Fidonet. Queste aree messaggi, chiamate 
«News» sono molto estese e lette ed 
utilizzate anche dai più noti nomi del’infor- 
matica estera, ad esempio nell’area dedica- 
ta al lirìguaggio C spesso e volentieri parla- 
no Kemighan e Ritchie in persona. Oltre 
alle aree dedicale ai messaggi esistono 
varie aree dedicate alta scrittura di sorgenti, 
spesso vari megabyte settimanali di pro- 
grammi nei più svariati linguaggi pronti da 
compilare. 

Fino a qualche tempo fa non era possibi- 
le. per un hobbista italiano, collegarsi a 
basso costo a questa rete mondiale; ora è 
nata In Italia un'associazione, chiamata 
«SubLink» che permette questo collega- 
mento anche a professionisti e privati o a 
ditte con un budget relativamente basso da 
destinare alla telematica. SubLink si basa 
su una serie di sistemi, sparsi in quasi tutta 
Italia, che fungono da Backbone, cioè da 
depositari della posta in attesa per i nodi, 
che devono semplicemente chiamare ad 
intervalli regolar per prelevarla. 

L'associazione è destinata principalmen- 
te a professionisti che desiderino utilizzare 
la rete UUCP, ed in generale è necessario 
(ma non è detto, esistono soft di emulazio- 
ne per MS-DOS e per altri Personal Com- 
puter) un sistema Unix funzionante per 
procedere al collegamento con successo. 

Il collegamento a questi nodi è quasi 
sempre, a meno di accordi particolari, gra- 
tuito per tutti coloro che fanno pane del- 
l'assoclazione, c'è solo da pagare la telefo- 
nata. La quota associativa annuale va dalle 
50.000 lire del socio semplice alle 200.000 
del socio sostenitore. 

Se siete interessati potete telefonare alla 
segreteria deH’associazione. al numero te- 
lefonico 02/3494313, per avere ulteriori in- 
formazioni sulle modalità di iscrizione e di 
accesso. 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


197 


PO SOFTWARE 


Free Software Foundation, 
ottimi sorgenti a basso costo 


Nella descrizione del GAWK ho menzio- 
nato la Free Software Foundation ed il fatto 
che questa associazione mette a disposi- 
zione I sorgenti in C di tutti i programmi da 
lei prodotti. Vediamo quindi cosa c'é dietro 
questa splendida iniziativa e quali siano, in 
breve, gli alto prodotti disponibili (l'elenco é 
in continua evoluzione, queste sono notizie 
aggiornate alla fine di gennaio). 

La FSF è un'associazione senza fini di 
lucro destinata ad abbattere le restrizioni 
esistenti riguardanti la copia, la distribuzio- 
ne. la comprensione e la modifica dei pro- 
grammi per computer II sistema per fare 
questo è dare, di tutti i programmi che la 
FSF produce, il sorgente completo, in mo- 
do da poter lavorare a piacere su di esso 
Ogni prodotto della FSF è fornito tn forma 
sorgente ed é accompagnato da una licen- 
za d'uso molto ben fatta che permette di 
utilizzare il codice nella maniera più com- 
pleta. senza perù poter utilizzare a fini di 
lucro il notevole lavoro che la FSF mette 
dietro tutti i suoi programmi (questo è il 
succo del discorso, il documento vero e 
proprio è composto da varie pagine di 


AWK. ho cercato quindi di darvi un’idea 
del linguaggio, non escludendo che. se 
SI manifesterà deH’imeresse da parte di 
molti lettori, si possa tornare sull'argo- 
mento 

AWK è modellato, per molte cose, 
sulla falsariga del C. Per poter avere 
degli Output formattati è disponibile la 
funzione «printfii che è esattamente 
uguale a quella che ci mette a disposi- 
zione il C. Molte funzioni hanno lo stes- 
so significalo e le operazioni matemati- 
che e logiche sono espresse nella stes- 
sa maniera. 

Questo rende la vita molto facile a chi 
programma in C, dato che la fatica 
necessaria all'apprendimento è molto 
poca, trovandosi a che fare con concetti 
spesso già chiari. 

Veniamo ora all’esame dei due pro- 
dotti, rigorosamente Public Domam (an- 
che se la definizione corretta sarebbe 
Freewarw, dato che i sorgenti o gli 
eseguibili ottenuti non possono essere 
venduti a scopo di lucro) ed accompa- 
gnati dai sorgenti in C, che implementa- 
no il linguaggio AWK su personal com- 
puter MS-DOS (ma non solo...). 

Free Software Foundation GAWK 
versione 2. 10 

Questo prodotto, della FSF (vi invito 
ad andare a leggere il riquadro su que- 


gergo legale in inglese). Lo scopo finale 
della FSF è produrre GNU, un completo 
sistema operativo Unix compatibife il cui 
nome è un acronimo autoreferenziante che 
significa >6nu‘s Not Unix» e cioè «Gnu 
non à Unix». Per fare questo la FSF ha già 
prodotto vari programmi (AWK é uno di 
questi) che serviranno per integrare e com- 
pletare Il sistema operativo. Per fare ciò la 
FSF SI appoggia al lavoro volontano di vari 
programmaton, oltre che su donazioni varie 
in der>aro e materiale che le provengono da 
tutto il mondo. A livello di curiosità le 
donazioni fatte alla FSF, almeno in Ameri- 
ca. possono essere detratte dalle tasse. 

Oltre a questo la FSF produce vari ma- 
nuali, venduti a prezzo di costo e distribui- 
sce gli archivi, in forma di nastro, conte- 
nenti I SUOI programmi. 

La produzione completa della FSF é mol- 
to vasta, menzioneremo solo alcuni dei 
prodotti più eclatanti: 

— Emacs, editor di testo 

— Bison, un equivalente di Yacc 

— Hack e Chess, due giochi 

— GDB, un debugger source-levei per il C 


sta organizzazione per saperne di più 
sulle molteplici iniziative che essa intra- 
prende) è certamente uno dei program- 
mi più professionali e con il miglior 
manuale che io abbia mai recensito su 
queste pagine. 

il programma è diviso in due file, 
abbastanza voluminosi, nel primo é con- 
tenuto l'eseguibile per MS-DOS (alme- 
no in questa versione) ed il completo 
sorgente C. come per tutti i prodotti di 
questa ditta, nel secondo un completis- 
simo manuale che. dopo la stampa, può 
egregiamente sostituire il libro di Aho, 
Kernighan e Weinberger come tutorial e 
reference del linguaggio vero e proprio. 
Questa é certamente una grossa como- 
dità per coloro che non si trovano in 
città fornite da librerie con una vasta 
scelta di volumi esteri. 

Il difetto di questo manuale (a parte la 
dimensione) è che è fornito solo in due 
formati, cioè in formato Tex ed in for- 
mato DVI, ed in nessuno di questi due è 
direttamente stampabile da MS-DOS 
senza processarla con qualche pacchet- 
to software. Purtroppo questa è una 
notevole limitazione dato che nessuno 
di questi strumenti è molto conosciuto 
su macchine MS-DOS ed è perciò ne- 
cessario trovare un amico compiacente 
che disponga di un sistema Tex. Fortu- 
natamente prodotti, anche PD, per trat- 
tare testi Tex o stampare file in formato 


— Un completo linguaggio C con estensio- 
ni Obieci Oriented per avere anche il C+ -t-. 
compilabile su varie macchine 

— Bash. uno splendido Shell per Unix 

— GhoslScript, un interprete de! linguag- 
gio PostScript. 

Tutti questi prodotti (e molti altri, la lista 
è in continua espansione) sono distribuiti 
sotto forma di sorgente e sono compilabili 
quasi sempre senza troppi problemi su una 
miriade di macchine Unix diverse. 

Per chi fosse interessato a procurarsi 
questo software (sono, nel complesso, va- 
rie decine di megabyte di sorgenti) l'indinz- 
zo della FSF è il seguente: 

Free Software Foundatiofì loc. 

675 Massachusetts Avertue 
Cambridge. MA 02139. USA 
Telefono: (617) 876-3296 

L’indirizzo UUCP per coloro che abbiano 
accesso a questo potente mezzo é «gnu 
(^'prep.ai.mit edu» 

Spedendo una lettera preaffrancata vi 
verrà spedito a casa il loro bollettino, con 
notizie e prezzi 


DVl stanno iniziando ad apparire sul 
mercato e saranno probabilmente og- 
getto di una prossima recensione. 

Il programma è molto ben fatto. La 
versione recensita è la 2.10, non esclu- 
do che ne siano uscite delle più recenti, 
anche se il peculiare modo di distribu- 
zione del programma (in origine sono 
forniti solo i sorgenti, ia compilazione in 
un'eseguibile per MS-DOS è stata fatta 
in un secondo da un programmatore 
indipendente) può rendere lenta la pro- 
cedura di Upgrade delta versione per la 
singola macchina. 

C'è poco da dire su questo prodotto, 
è veramente fatto bene, tutte le funzio- 
ni del linguaggio AWK sono presenti, 
oltre ad alcune estensioni molto como- 
de (come ad esempio il test sulla capita- 
lizzazione di una lettera). 

Il sorgente del programma e uno de- 
gli esempi di codice «C» più portabile e 
ben fatto che mi sia mai capitato di 
vedere. Evidentemente il fatto che il 
prodotto in origine sia distribuito solo in 
forma sorgente e destinato alla compila- 
zione su vane macchine diverse ha i 
suoi benefici influssi. Come esempio di 
questo fatto posso menzionare che un 
mio conoscente che lavora in una ditta 
specializzata in CAD lo ha installato su 
circa una decina di Workstation diffe- 
renti (si andava da SUN a Vax e sistemi 
IBM e Olivetti, passando per altre mac- 


198 


MCmicrocomputer n. 95 • aprile 1990 


PD SOFTWARE 


chine più o meno diffuse ma tutte con 
Sistema Operativo Unix), con differenti 
processori e diverse versioni di Unix 
con modifiche veramente minime per 
adattarlo alle varie piattaforme hardwa- 
re, modifiche che spesso si limitavano 
aH'editing del makefile. Il tutto in circa 
due giorni di lavoro non troppo inten- 
sivo. 

Non so se di questo prodotto siano 
disponibili versioni anche per macchine 
non MS-DOS. dato che il sorgente è 
disponibile se qualcuno ha intenzione di 
effettuare un portmg su altri computer è 
certamente il benvenuto. 

DUFF AWK versione 2. 12 

Questo prodotto, di cui sono anche in 
questo caso distribuiti i sorgenti, é an- 
che lui una implementazione abbastan- 
za standard del linguaggio descritto nel 
libro degli autori di AWK (libro che. 
come nel caso del linguaggio C, è utiliz- 
zato come riferimento per definire la 
completezza e l'aderenza di un linguag- 
gio allo standard). 

Questo programma è scritto in Turbo 


C e ne sono distribuiti i sorgenti com- 
pleti. Rispetto al prodotto della Free 
Software Foundation è nettamente più 
snello, sia come dimensioni dell'esegui- 
bile sia come dimensioni del codice, ma 
manca di alcune estensioni introdotte 
dalla FSF che sono molto comode. Inol- 
tre è nettamente più tento nell'esecu- 
zione del programma. Dal punto di vista 
del sorgente é invece nettamente più 
leggibile dell'equivalente FSF. 

Il programma é dotato di una docu- 
mentazione abbastanza scarna, un do- 
cumento di alcune decine di Kbyte che 
altro non è che un adattamento delle 
pagine del manuale Unix, mentre per il 
manuale completo c'è un invito a com- 
perare il libro di Aho, Kernighan e 
Weinberger. 

La qualità più simpatica di questo 
programma è la quantità di esempi che 
io accompagnano. Uniti ad un batch file 
che li fa partire in sequenza ed ad alcuni 
file di testo da usare come dati danno 
immediatamente un'idea di quella che è 
la potenza del linguaggio. 

Come dicevo il programma è scritto 
in Turbo C. abbastanza standard e que- 


sto forse ne renderà facile il portmg su 
macchine dove questo ambiente di svi- 
luppo è disponibile (principalmente 
Atan). 

Conclusioni 

Nessuno di questi due prodotti emer- 
ge sull’altro con netta superiorità. Se il 
GNU AWK è nettamente superiore co- 
me documentazione (a patto di riuscirla 
a stampare) e come portabilità dei sor- 
genti in ambiente Unix il DUFF AWK ha 
negli esempi il suo punto di forza. Come 
consiglio vi do quello di prenderli e 
provarli entrambi, soprattutto per esami- 
nare I numerosi esempi del DUFF AWK. 

Se siete intenzionati ad effettuare un 
porting di uno di questi linguaggi su altre 
piattaforme vi consiglio l’AWK della FSF 
se utilizzate Unix o un suo simile, men- 
tre I sorgenti del DUFF AWK sono forse 
più facilmente compilabili su personal 
computer, in virtù delia loro leggibilità ed 
indipendenza da tutte le chiamate al SO 
Unix che invece esistono nell'implemen- 
tazione FSF, che è nata per lavorare su 
questo sistema operativo. mc 



MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


MODEM FJSS 




Oggi c’è un modem che 
li permette di collegarti con le 
banche dati di tutto il mondo e in più 
di spedire a un numero telefonico dotato di 
fax i tuoi messaggi scritti! 

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Telefono 0571/35124 


ARCHIMEDES 


User Port/MIDI Expansìon Card 

di Bruno Rosati 


Subito dopo la presentazione dell'ASOOO, espansione di 
memoria esclusa, questo mese passiamo ad inserire nel 
«piccolo» Archie la prima, vera scheda di espansione interna 
prodotta dall' Acorn. L'interessante User Port/MIDI Expansion 
Card. Un autentico gioiellino 


L'User Port/MIDI Expansion Card {no- 
me di serie: AKA 121 nasce allo scopo 
di espandere la possibilità del «piccolo» 
A3000 verso tutto quello che è il perife- 
rico mondo acorniano. Dalla compatibili- 
tà con la scheda per l'I/O di tutti i vari 
Archimedes System fin qui prodotti, a 
quella più estrema con la User Port dei 
modelli BBC e Master 128. 

Alla luce di ciò mi sembra subito 
evidente, il vero scopo per il quale la 
User Port/MIDI è stata prodotta. 

Attirare quanti più possibile utenti 
BBC/Master e portarli con tutte le loro 
periferiche ed i programmi dei rispettivi 
sistemi (non dimentichiamoci del soft- 
ware di emulazione che gira sull'Archie) 
nell'iperveloce mondo deH'ASOOO. Visto 
che poi l'User Port/MIDI è anche inter- 
faccia digital-musicale appare ancora più 
chiaro l'ulteriore tipo di «affare» che 
l'Acom vuol fare insieme con la sua 
utenza. Un «prendi due e paghi uno» 
estremamente conveniente, conside- 
rando anche le ottime caratteristiche 
del blocco musicale concentrato sulla 
piccola scheda. Un MIDI IN/OUT con 
connessione passante (THRU) del tutto 
simile alle vecchie versioni «pedule» o a 
scatola esterna. Un'interfaccia da noi 
presentata già nello «Spedale-Musica» 
(MCmicrocomputer n. 90 - nov. '891. 

Vista nel suo insieme la scheda pre- 
senta un assemblaggio ben rifinito. Con 
un lato dedicato alia gestione della User 
Port e l'altro alla MIDI. Semplice com- 
ponentistica addensata nelle misure ob- 
bligate del blank panel. Aperto il compu- 


User Port/MIDI Card Expansion 


Produnore: 

Acom Computer Limited 
Fulboum Road. Cherry Hinton 
Campndgo CBt 4JN 
Dlstrlbutors: Delphi S.p.a. 

Via della Vetraia, 11 - SS049 Viareggio liUI 

L 121 000 UVA esclusa) 


ter con le modalità già descritte nella 
prova dell'ASOOO ed individuate le due 
file di Socket da diciassette pin Luna 
(presenti sulla scheda madre subito die- 
tro le prese per l'Econet e il blocco della 
seriale) sarà sufficiente togliere il pan- 
neltino sostitutivo a quello del blank 
panel, conservarne le due viti che lo 
sostengono e provvedere all'installazio- 
ne della scheda. Cosa questa da farsi 
con estrema cura. 

Una volta centrate le due file di pin 
sui relativi socket basterà spingerle ne- 
gli stessi facendo attenzione che tutti i 
pin penetrino contemporaneamente, fi- 
no all'altezza dei due terminali di colore 
nero già innestati nei lunghi pin del- 
l'AKA 12. 

A quel punto non ci rimarrà altro da 
fare che stringere di nuovo le viti del 
pannellino sui fori dell'User Port e il 
gioco è fatto. La scheda è parte inte- 
grante del nostro A3000. 

Esternamente, da sinistra verso de- 
stra, avremo a disposizione il connetto- 
re da venti pin con i ganci laterali della 
User Port, quindi le tre femmine da 5 
pin per le relative in- 
terconnessioni fra il 
passante, l'IN e l'OUT 
della Musical Interfa- 
ce Digital Instrument. 

Il tutto perfettamente 
intonato a quello che 
è il disegno filante del- 
la macchina. Un 
A3000 quello in no- 
stro possesso che 


ora, fra i 2 Mbyte interni e la UserPort/ 
MIDI card diventa un «vero» Archie e 
qualcosa di più. Considerando la sua 
massima estensione interna appena 
raggiunta (anche se mancano sia la se- 
riale che il modulo Econet) e l'opportu- 
nità di «appropriarsi» di ogni periferica 
esterna e di assurgere, grazie alla ge- 
stione via MIDI, a sistema polivalente 
per Desktop MUSIC. Insomma cento- 
quarantaquattromila lire spese bene. 

Ma tornando «dentro» al computer, 
cerchiamo ora di descrivere in breve le 
caratteristiche generali di questa sche- 
da. iniziando dalla sezione I/O e conclu- 
dendo con un ripasso su quello che è il 
concetto di MIDI in casa Acorn. 

User Port 

Il «lato» User Port in pratica è gestito 
da otto linee per i dati e due linee di 
controllo che fanno capo al 65C22, altri- 
menti chiamato VIA. Ovvero il Versatile 
Interface Adapter. Un chip da 16 registri 
interni mappati in memoria e legalmen- 
te accessibili attraverso l'uso di due 
chiamate a sistema di tipo OSBYTE (le 
stesse del BBC) che interagiscono attra- 
verso il valore 1 50 (lettura di un byte) ed 
il 151 (scrittura di un byte). 

t segnali disponibili sul connettore a 
venti pin (disposti su due file da dieci) 
sono attivati sulle otto linee comprese 
dalla PBO alla PB7 e rispettivamente 
connesse sui pin pari 
da 6 a 20. Le due li- 
nee di controllo ai re- 
gistri deirinterrupt/ 
handshake a loro volta 
risultano attivate (CB1 
e CB2) sui pin 2 e 4. 

Praticamente quan- 
do si vuole trasferire 
dei dati usando l'hand- 
shake, il segnale del 



201 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


ARCHIMEDES 



La scheda appena inserita nei Socket presenti sulla scheda madre dell'ASOOO. 
Da notare la ROM di gestione Isulla destra) asportabile e sostituibile con 
eventuali upgrade 


Pannello postenore dell'A3000 Così si presenta esternamente l'AKA !2 subito 
dopo il suo inserimento. L'User Port ed i tre connettori da S pin per 
rmierfaccamenlo MIDI 



pin CB2 assume la dimensione di un'u- 
scita (vista dalla periferica come «data- 
ready»} mentre il segnale del CB4 è il 
«token» proveniente dalla periferica 
connessa. 


19 17 15 13 n 9 7 5 3 1 


90 1B 16 14 12 10 6 6 i 2 


2 CBI li (V 12 PB5 
4 CB2 IJ Ov 14 PB4 
6 PBo is Ov 16 pb; 
8 PBl 17 Ov 18 PB6 
10 PB2 19 Ov 20 PB7 


Figura 1 - Schema relativo all’allnbuiiione dei "pir 
oulpulu al connettore da 20 pin deiruser Pori 


L’intero sistema lavora con specifiche 
tecniche ben definite con voltaggi tipo 
di 5 V e correnti da 50 mA e riporta le 
sue uscite verso il connettore come 
schematizzato in figura 1. Alcune note 
per I programmer. L'intero sistema (in- 
tendiamo sempre il blocco dell'Llser 
Port) Viene gestito con una istruzione di 
tipo SWI (Software Interrupt) la quale 
riporta l'indirizzo assoluto della locazio- 
ne assegnata all'User Port nella mappa 
di memoria. L'istruzione SWI può esse- 
re chiamata sia con il suo vero nome, 
ovvero: l/0_Podule_Hardware che con 
il relativo numero dt sistema: &40500. 
L'indirizzo dell'User Port sarà rintraccia- 
bile sul registro di uscita R1, mentre 
tutti gli altri registri continueranno ad 
essere nservati al sistema. 

Fra la possibilità di usare tutte le 
periferiche e soprattutto il software dei 
vecchi modelli Acorn. accanto lo stupo- 
re di poterlo fare dovremmo purtroppo 
metterci anche qualche «spina». 

In tutto questo discorso difatti, fra 


encomi all'hardware e brevi note sulle 
specifiche di programmazione, s'mnesta- 
no ora le inevitabili eccezioni che pur non 
pregiudicando la compatibilità fra l'User 
Port delt'ASOOO e quella dei modelli BBC, 
quantomeno complicheranno un poco la 
vita deH'utilizzatore (soprattutto quella 
dei programmatori’). In primis il proble- 
ma della velocità del VIA e poi del sistema 
di gestione dell'l/0 dei modelli BBC. C’e 
da tener presente che il Versatile Interfa- 
ce Adapter della nostra scheda gira a 2 
mHz, ovvero il doppio dell’equivalente 
BBC (con l'ovvia conseguenza che anche 
il contatore interno del VIA conterà più 
veloce) e che malgrado il fatto che 
l'interfaccia può essere gestita con i 
comandi sia del Basic che del RISC-OS, la 
potenza di manipolazione che pure questi 
consentono nulla può innanzi a quei 
programmi che fatti per il BBC, usano 
accedere a specifiche locazioni di memo- 
ria dello stesso. 

Ma siamo innanzi alle classiche ecce- 
zioni come già detto; la regola è che 
l'ASOOO, oltre a legarsi con te periferi- 
che dei suoi predecessori ne sa usare 
perfettamente la stragrande maggioran- 
za del software. In caso contrario non 
avrebbero fatto una User Port/MIDI 
card. 


Musical Interface Digital 
Instruments 

Guardando l'altro lato della scheda e 
a prescindere dalle note tecniche (per le 
quali, ripeto, è più semplice rileggersi le 
pagine dello Spedale-Musica) c'é solo 
da rinfrescare le idee su cosa possa 
fare un sistema operativo come ii RISC- 
OS che attraverso anche la più sempli- 
ce implementazione Basic che possa 
esistere, fa letteralmente esplodere il 
valore di un computer come l'ABOOO. 

Un sistema per DTMusic continua- 



Figuia 2 ■ Rappresentatione a blocchi delta logica di (uniionamenlo delta scheda. 


202 


MCmicrocomputer n, 95 - aprile 1990 


ARCHIMEDES 


RISC-OS Programmer's 
Reference Manual 

di Bruno Rosati 

Manuale di Riferimento del Programmatore, ovvero: dal Kernel al Filing 
Systems, dal Window Manager al System Extension (Econet. 
gestione delle fonti, printer driver, eco.) tutto quello che è 
e può dare il RISC-OS. 

Un Sistema Operativo del quale, a partire dai prossimo mese, 
cercheremo di conoscere un po' più da vicino le enormi potenzialità, 
in questo articolo «programmatico» intanto, cominciamo con il 
conoscere la struttura dell'opera 


mente migliorabile (dal punto di vista 
della gestione-software) direttamente 
da parte del suo utilizzatore-programma- 
tore è un qualcosa di veramente note- 
vole. Non tanto per il fatto che la ripro- 
grammabilità sia cosa facile quanto per i 
risultati che produce. Senza essere dei 
super-esperti, consultando le varie User 
Guide e i Reference Manual alla pro- 
grammazione, si può arrivare a dei pro- 
grammi di gestione personalizzata stra- 
ordinariamente potenti ed efficienti. Un 
Basic qualsiasi e le chiamate SWI, si 
diceva grosso modo nell'articolo sulla 
musica, e ciascuno di noi è in grado di 
realizzare programmi di gestione perso- 
nalizzata assolutamente efficaci. E se 
tale potenzialità poteva anche avere i 
SUOI limiti se offerta, come allora, ad 
utenti professionisti, una volta legato al 
concetto di «home» dell’ASOOO li supe- 
ra tutti e di slancio. Proprio per il fatto di 
portare la potenza del RISC nelle case 
di tutti. Soprattutto di quei «musicisti 
della domenica» che (dai lunedi al saba- 
to) amano cimentarsi come programma- 
tori dei (oro stessi sistemi. Senza pro- 
blema. Guidati come saranno dalla stes- 
sa User Guide dell'User Port/MIDI card. 

Sulle sessanta pagine dedicate alla 
presentazione del «blocco musicale» 
troveranno difatti tutte le informazioni 
utili, concernenti la serie delle chiamate 
SWI, le loro caratteristiche e l’effetto 
procurabile. Dall’uso di queste «called 
to System» e le estensioni MIDI, il 
nuovo MIDIRISC-OS che ci viene offer- 
to è potenzialmente in grado di soddi- 
sfare tutti i palati. I programmatori che 
vorranno quindi cimentarsi nell’avventu- 
ra della riprogrammazione del modulo 
musicale, potranno tranquillamente in- 
tegrare queste pagine di mini-reference 
con quelle del Programmer's Reference 
Manual. A proposito del quale, proprio 
su questa stessa rubrica ne viene trat- 
teggiata una breve recensione. 

Conclusioni 

Il valore bivalente e l'effettiva poten- 
zialità che la scheda offre all'utente del- 
l'ASOOO, vanno aldilà del prezzo imposto 
all’AKA 12 che, mi sembra evidentissi- 
mo, è un prezzo politico. Tra l’altro 
disponendo l’User Port di una ROM di 
gestione «solo alloggiata» sopra alla 
barretta dei socket. tale soluzione ga- 
rantisce l'acquirente sul fatto che i'A- 
com SI riserva la possibilità di operare 
ulteriori modifiche e miglioramenti pro- 
ducendo nuove ROM da sostituire alla 
vecchia versione. 

Come si diceva nel «cappello» l’User 
Port/MIDI Expansion Card è un autenti- 
co gioiellino. 


Poniamoci, in tutta franchezza, una 
domanda: il Kernel, il Filing Systems, il 
Window Manager ed il System Exten- 
sion... cosa sono? Un insieme di cose 
estremamente importanti ed utili delle 
quali, saperne qualcosa, farebbe bene a 
tutti; anche a chi, della programmazio- 
ne, poco si interessa. Una bella rispo- 
sta, non vi pare? 

Fra le varie promesse da marinaio fin 
qui fattevi — alcune ancora da mante- 
nere. altre già esaudite — quella legata 
all'argomento del RISC-OS è probabil- 
mente la più importante. Sinceramente 
non ho mai amato molto, usare le pagi- 
ne di una rivista come se questa fosse 
una sorta di sostitutivo — tra l’altro a 
«dispense mensili»... — di manuali e 


RISC-OS Programmer's Reference Manual 


Produnore: 

Acorn Computer Limited 
FuiPoum Roaa, Chgrty Hinlort 
Cambridge CB1 4JN 
Distributore: 

Delphi S.p.a. 

Vie della Vetrata. 1 1 
S5049 Viareggio ILUi 

L. 192.000 UVA esctasal 


guide di riferimento. Ma pure nella mia 
ritrosìa, mi rendo perfettamente conto 
che parlare del RISC-OS è indispensabi- 



203 


MCmicrocomputer n. 95 • aprile 1990 



ARCHIMEDES 


le. Soprattutto ora che l'avvento del- 
l'ASOOO porterà altri utenti nel mondo 
dell’ARM e che questi andranno a costi- 
tuire un «tipo» archimediano estrema- 
mente variegato, assai più confuso, ri- 
spetto aH'identikit del vecchio user: un 
programmatore/ricercatore decisamen- 
te esperto, pratico ed autonomo. 

E ne parleremo a prescindere dal 
«mostro pauroso» della programmazio- 
ne (perlomeno agli inizi). Tanta e sana 
teoria per sapere subito e nel modo più 
chiaro possibile cos'é 'sto RISC-OS, co- 
me si struttura la nostra macchina e 
come questa è controllata dal suo Siste- 
ma Operativo. Per chi già storce la 
bocca chiarisco subito che non sarà un 
volare basso ma neanche un inutile far 
lambiccare chi, di lambiccarsi, non ne 
ha bisogno. Al contempo chi vorrà por- 
tare il suo contributo avrà sempre a 
disposizione l'Archie Mail. 

Programmer's Reference Manual 

Il Programmer's Reference Manuai si 
presenta ai nostri occhi in una confezio- 
ne composta da quattro grossi volumi 
da 500 pagine ciascuno, più un manua- 
le-indice di tutte le voci trattate. L'insie- 
me, racchiuso in un contenitore realizza- 
to nel rinnovato stile Acorn, già ad un 
primo, superficiale sguardo, appare co- 
me un qualcosa di veramente titanico. 

Duemila pagine di RISC-OS distribuite 
ed armonizzate con argomentazioni 
chiare, un'infinità di esemplificazioni, 
note applicative e dettagli tecnici che se 
manderanno sicuramente in sollucchero 
i veri programmatori, dovranno altresì 
essere ben dosate per chi di RISC-OS 
vivrà ed utilizzerà, sono le «diramazioni» 
finali. 

L'opera è praticamente strutturata e 
divisa in cinque parti: Introduction, The 
Kernel, Filing Systems. Window Mana- 
ger e System Extension. Le stesse che 
strutturalmente si ripeteranno nel no- 
stro «mini-corso». 

Considerando tra l'altro che ciò ci 
tornerà buono anche per stendere un 
primo abbozzo di quella che sarà la 
scaletta di lavoro da seguire nei prossi- 
mi mesi, cominciamo subito con ('effet- 
tuare un breve giro di ricognizione. Tan- 
to per farci un'idea di cosa ci aspetta. 

Primo volume, prima parte -Introduc- 
tion- e primo capitolo: An introduction 
to RISC-OS 

In pratica si tratta di una presentazio- 
ne «tecnico/filosofica» su quello che è il 
RISC-OS, come è da intendersi la strut- 


tura costruita intorno al Kernel, quali 
facilitazioni garantisce al programmato- 
re, di come è scritto e come viene 
supportato. Appresso, dopo un richiamo 
al predecessore Arthur, l'ovvio riferi- 
mento all'hardware dell'ARM con la 
schematizzazione grafica relativa alla 
struttura di una RISC-machine. 

Inizia così la prima parte del PRM. E 
nello stesso modo si cercherà di ripre- 
sentarla al lettore nel prossimo numero. 

La prima, vera argomentazione svolta 
dall'opera inizia comunque con l'argo- 
mento delle chiamate SWI (Software 
Interrupt) delle quali ne verrà introdotto 
dapprima il concetto e quindi si entrerà 
nel merito. Buono e chiaro è il modo di 
esporne le varie, singole valenze. Una 
breve specificazione della funzione che 
la chiamata è predisposta a svolgere, 
qual è il contenuto dei registri al mo- 
mento della chiamata e quello all'uscita 
dalla chiamata. Quindi l'uso consigliato. 

Dopo le SWI e continuando con io 
stesso stile di trattazione seguono poi 
gli argomenti legati alla generazione de- 
gli errori, quello sui vettori (Hardware & 
Software) gli interrupt, eventi e buffer. 

In pratica una vera e propria panora- 
mica sulle specificità del RISC-OS ri- 
spetto al generico concetto di Sistema 
Operativo. 

La seconda parte del volume inizia il 
discorso «centrale» inerente il Kernel, 
esemplificando il Sistema dell'Output 
dei Caratteri con tutti i comandi relativi, 
per poi passare ai driver VDU (chiamate 
comprese) e si conclude con la lunga 
teoria legata alla gestione degli Sprite. 

Laddove termina il primo volume con- 
tinua il secondo che completa le argo- 
mentazioni sempre legate al Kernel ef- 
fettuando un'escursione particolareggia- 
ta sull'Input dei Caratteri, la gestione 
del tempo e le conversioni (con il pas- 
saggio dai numeri a stringhe binarie, 
decimali o esadecimali). 

Quindi tutto io spazio che merita alla 
Command Line Interface ed alle sue 
potenzialità utilizzative. Grosso risalto è 
dato ai moduli rilocabili. Cento e più 
pagine dedicate all'esemplificazione del 
concetto della rilocabilità ed alle modali- 
tà di scrittura da seguire nella realizza- 
zione dei moduli stessi. 

Il Program Environment — con il qua- 
le è possibile rintracciare e stabilire la 
condizione sotto la quale si eseguono 
programmi e/o moduli — è la sezione 
che segue. 

Quindi, finalmente, uno degli argo- 
menti principali; la gestione della me- 


moria. Dal controllo sull'allocazione del- 
la stessa, la protezione, le modalità pos- 
sibili per l'alterazione della mappa, la 
gestione della screen memory e della 
CMOS RAM (memoria di tipo non-vola- 
tlle) con la lista e le specifiche delle 
varie «calls» dedicate. 

Il terzo volume è a sua volta occupato 
dall'intera trattazione di due argomenti 
«miliari»: il Filing Systems e il Window 
Manager. 

File Switch. FileCore, ADFS, RamFS, 
NetFS, NetPrint, DeskFS e tutti i device 
di sistema vengono sviscerati con 
estrema chiarezza e completezza. Il lato 
per così dire «moderno» della gestione 
operativa del RISC-OS — ovvero il 
Desktop — ci porta poi dentro i più 
remoti recessi tecnici del windowing 
(come si crea ad esempio una dialogue 
box? Ed i menu pop-up. le icone e gli 
sprite?). 

Seguendo la trattazione tocca poi alle 
chiamate di servizio, tanto importanti 
nella programmazione dei moduli che si 
vorrà far girare sotto il Window Ma- 
nager. 

Finalmente nel quarto volume, cosi 
come nel primo veniva introdotta la 
struttura centrale del RISC-OS (ovvero il 
Kernel) si completa il discorso provve- 
dendo ad illustrare il System Extension 
Modules. Primo argomento, l'Econet: 
tutto sulla ricezione e trasmissione dei 
dati attraverso il network. A seguire si 
parlerà del Font Manager, il modulo di 
disegno, dei driver-stampanti, il Sound 
System, le schede di espansione e il 
grosso concetto dell'FPE. Ovvero l'e- 
mulatore software del coprocessore 
matematico in standard IEEE-754. 

Iniziando col dire che l'Assembter é 
parte integrante del BBC-Basic, si con- 
cludono finalmente volume, opera e 
scopo dell'intero Programmer's Refe- 
rence Manual: la programazione pratica 
delle macchine sotto RISC-OS. Nume- 
rosissime le esemplificazioni utilizzate 
assieme ai puntuali «help on iine« che 
riescono a guidare il programmatore ri- 
ga dopo riga. 

In questo ampio arco di argomenta- 
zioni, faremo una nostra prima cernita 
per quello che sarà da considerarsi co- 
me un giro d'orizzonte (la grossa suddi- 
visione fra tutto ciò che è Kernel e 
guelfo che rappresenta il System Exten- 
sion Modules) poi proveremo ad entrare 
nel merito della questione. 

Al prossimo mese. 


204 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 



Addì 
spiegate 
...con Autodesk 


^^utodesl 
Animator - il progfam- 
mo interattivo di desktop 
video per 1 creativi del 
Personal. Animator, il 
nuovo prodotto della 
Autodesk, è un software 
dalle carotterìstiche 
uniche, in grado di dar 
vita a aratiche a colori, 
testi e fotogrofie tra- 
stormondoTe in onima- 
ziani al computer di oKa 
quolità, il tutto sul vostro 
personal. 

Progetti un tempo confi- 
noti nel mondo della 
fantasticheria possono 
finalmente diventore 
realtà. Potete creare 
presentazioni e dimo- 
strozioni commercroli, 


Uno produzione 
professionale 


materiali didattici, 
simulazioni di tipo 
meccanico o scientifico e 
prcrduzioni video perso- 

conto dell'impatto sul 
pubblico che un tale 
strumento è in grado di 
produrre. 


E' sufficiente un solo 
schermo 

Autodesk Animotor 
è in grado di infegrore 
gli strumenti più polenti 
dell'animazione al 


oltro oggetto compieta- 
mente differente. Il 
controllo di lemporizzo- 
zione, velocità del movi- 
mento e prospettiva 
permette di ottenere 
effetti porticolarmente 
suggestivi. 

Colour cycling mette o 
disposizione uno gomma 
di colori personolizzobile 
e permette di inftuen- 
zorne lo temporizza- 

zione ricco di nuonces, 
Tltling aggiunge olle 


computer con le funzioni 
più avanzate di elabo- 
razione immagini in 
un'interfaccia semplice e 
intuitiva. Menù o rotolo, 
riquadri di dialogo, 
barre indicotrici e fine- 
stre scorrevoli vi permet- 
tono di orientarvi nel 
mondo ded'onimozione 
e dell’elaborazione di 
immagini. 


Sfruttando i cinque tipi 
di animazione offerti do 
Autodesk Animotor, 
potete reolizzare le 
vostre idee e ottenere 
effetti suggestivi ed 


tecnica di animazione 
quadro per quadro 
applicabile a disegni a 
fotografie digitalizzole. 
Optical animation per- 
mette di girore, awol- 

^ngo una traiettoria 
deh'nita da una curva 
spline che evolve nel 
plono tridimensionale. 
Polymorphic tweening 
permette di trosformare 


Un prezzo 
obbordobile 
[Versione inglese) 


Con soleL595'000 
[prezzo indicativo) 
potete prendere porte 


>resentozioni un ulte- 

professlonole 
od un editore di 
ientoto oU'og- 
getto, con possibilità 
di scorrimento multi- 
direzionale del lesto e 


uno DO» ai conversione, 

l'intero produzione su 
cassetta video. Le vostre 
produzioni possono 
essere coricate e visua- 
lizzate do un quolunque 
Personol IBM e compa- 
tibili fornito di scheda 
VGA. 


Richiedete Desidero ricevere ulteriori informa 
riguordo od Autodesk Animotor 

□ Desidero essere contottoto 

□ Sono rivenditore □ Sono utente 


ulteriori 
informazioni 


□AUTODESK SOFTTRADE AG 




MACINTOSH 


di Raffaello De Masi 


Data Taylor Trapeze^^ 


E Irei Con questo parliamo del terzo 
spreadsheet: avrei potuto dire «Non 
c'é due senza treu. ma temevo dispaven- 
tare per la troppa originalità. Fatto sta che 
mi sto sempre di più accorgendo che di 
fogliame elettronico, come una volta 
venivano chiamati, questi programmi co- 
minciano ad avere ben poco. o. per 
meglio dire, in questa definizione ci 
stanno un tantino stretti. Colpa (è merito) 
dell'evoluzione, che ci sta portando verso 
una integrazione sempre più spinta e che 
rende i confini tra le categorie d'uso 
sempre più sfumati e sottili (è di prossi- 
ma usata un programmma di grafica che 
oltre a promettere mirabilia nel suo cam- 
po specifico, consente di tenere un 
archivio delle componenti dei disegni in 
maniera simile a quella dì un database, 
non solo, ma consente di fare diretta- 
mente del word processing sul foglio di 
disegno; come se non bastasse, ho 
scoperto, udite udite, che negli USA sono 
in commercio già da tempo una serie di 
programmi per trasformare un Macin- 
tosh in un fax). Come se non bastasse i 
word processor cominciano ad acquisire 
capacità autonome di calcolo e possibilità 
di sorting. numerazione e riordino per lo 
meno inconcepibili in pacchetti di solo un 
paio d'anni or sono. Allora, che fare? 
Lasciamo le definizioni tutte così come 
sono e adottiamo, almeno come termine 
di riconoscimento, la parte per il tutto. 

Il discorso non è comunque risolvibile 
in questo senso e modo; sarebbe troppo 
semplicistico, oggi Excel, che accoppia a 
una potenza di calcolo sensazionale buo- 
ne doti di database e caratteristiche 
grafiche solo qualche anno fa riservate a 
pacchetti specializzati si caratterizza so- 
prattutto come number cruncher; Wingz 
ha il suo punto di forza nel presentalion 
managing: Trapeze. che presentiamo in 
questa puntata, si presenta invece come 
un pacchetto con notevole senso «artisti- 
co»; più che un esteta, un raffinato, un 
vero e proprio «genio e sregolatezza» 
(infatti con Trapeze è possibile creare con 
altrettanta facilità fogli di gran pregio e 

206 


polpettoni spaventosamente inestricabi- 
li). Per questi e altri motivi che vedremo in 
seguito Trapeze piacerà senz'altro a chi 
odia gli abiti troppo stretti, anzi oserei dire 
le celle squadrate dei più convenzionali 
spreadsheet; vediamo come. 

Il package 

Premettiamo che, come accade in 
diversi pacchetti made in USA e succes- 
sivamente commercializzati in Italia da 
importatori appena appena seri, i! packa- 
ge viene commercializzato in versione sia 
inglese che italiana. I manuali sono circa 
l'uno il doppio dell'altro, come peso ma 
niente paura; la versione italiana più 
leggera, lo è solo perché è scritta con 
caratteri diversi (Palatino, 9 punti) da 
quelli della versione originale (Times 12 
pt.). 

Il package è costituito da due dischetti, 
da un manuale principale e da una sene di 
aggiunte. I dischetti, ambedue da 800k 
contengono il programma principale (con 
la caratteristica e originale icona a forma 
di lavagnetta) di 450k circa (il programma 
gira con un 512k che abbia le ROM di 
almeno 128k) il file di help in linea e un 
mare magnum di esempi, strutturato e 
organizzato in forme e secondo argo- 
menti diversi. 


Osta Taylor Trapeaa™ 


di Andrew Wulf, Robert Murph, e Ken Clark 
1986-88 Access Technologies 
Versione Z.O 

Access Technologies, Ine. 

Data Taylor, Ine. 

P.O. Box 11530 

Fonh Worrh, TX 76109 

U.S.A. 

Distributore: 

C.so Italia. 149 - 34170 Gorizia 
L 650.000 + IVA 


Per la verità il look del package non 
rende giustizia alla qualità del prodotto; 
sebbene l'abito non faccia il monaco ci 
sembra che un allestimento meno mode- 
sto giocherebbe senz'altro a favore della 
presentazione del prodotto. Il pacchetto 
da noi provato, con software in lingua 
inglese, non era protetto in alcun modo 
lasciando all'onestà delf'utilizzatore la fa- 
coltà di preparare solo copie di backup. 

Resta comunque la ristrettezza della 
documentazione cartacea, specie oggi 
che la concorrenza (leggi, in particolare, 
Wingz) annega l'utente in una serie di 
fascicoli, brochure, sottomano, ecc. Un 
poco più di cura non avrebbe fatto male a 
un pacchetto dalle prestazioni così origi- 
nali e, per certi versi, inconsuete. 

Le basi di Trapeze 

Trapeze è il primo foglio elettronico 
che si libera della tradizionale gnglia 
presente in altri pacchetti di tal fatta È 
sempre possibile lavorare su righe e 
colonne, ma non si è più legati alla 
impostazione di base del foglio; si po- 
trebbe dire, parafrasando il concetto di 
spreadsheet, che invece di uno, con 
Trapeze si maneggiano diversi fogli di 
appunti su un unico foglio, collegando 
opportunamente i vari pezzi tra di loro. 

L'elemento base di un documento 
Trapeze è il blocco; per blocco si intende 
un insieme di informazioni omogenee, 
raggruppate in maniera che ne risulti 
immediatamente chiaro e comprensibile 
il significato- 

Trapeze, come Wingz, ha una partico- 
larità; quella di disporre di grafica integra- 
ta direttamente nel foglio di lavoro princi- 
pale. Inoltre è possibile, in maniera del 
lutto indipendente dalla grigliatura, impo- 
stare blocchi di testo e, cosa del tutto 
originale, importare disegni dall'esterno 
(ciò consente di superare le limitazioni 
imposte da strumenti di grafica integrati 
nel foglio stesso). La possibilità di impor- 
tazione non si limita solo a queste picco- 
lezze : il top viene raggiunto nei blocchi di 


MCmicrocomputer n. 95 - apnie 1990 


MACINTOSH 



database, dove é possibile recuperare 
dati da archivi prodotti da altri programmi, 
utilizzando gli stessi per lavorarci attra- 
verso il foglio di calcolo. In altri termini, 
come dicevamo nella premessa, Trapeze 
é il tipico esemplare di pacchetto di 
nuova generazione, che, accanto al vero 
e proprio trattamento dei dati dal punto di 
vista numerico, esegue analisi d'archivio 
e presentazione grafica. 

Fin dal lancio. Trapeze mostra la sua 
originalità; il foglio di lavoro si presenta 
del tutto pulito e bianco, senza alcuna 
iicellatura». esistono solo il menu a barra 
principale e quattro piccole icone in alto a 
sinistra; esiste poi. a destra di queste la 
classica finestra rettangolare di editing 
della celta corrente. 

La caratteristica fondamentale su cui si 
basa la filosofia e la tecnica operativa di 
Trapeze sono i blocchi; in altri termini i 
valori che si inseriscono nel foglio vanno 
organizzati in gruppi logici anche prima 
del toro uso e della loro definizione: è 
questo il motivo per cui la fase prelimina- 
re di organizzazione dei dati è in Trapeze 
molto più critica che in altri fogli elettro- 

La struttura a blocchi di Trapeze richie- 
de che i dati vengano organizzati in 
«gruppi logici». Ogni gruppo conterrà dati 
logicamente correiabili: concettualmen- 
te è come mettere in ordine un cassetto 
separando i coltelli dai cucchiai e dalle 
forchette; il cassetto è il foglio, le posate 
sono separate in contenitori diversi, i 
blocchi, appunto. 

I blocchi possono avere una forma 
qualsiasi e possono avere un numero 
qualsiasi di celle (compatibilmente, ov- 
viamente. con la memoria disponibile). In 
questo caso, in fase di pianificazione, 
almeno finché non si è acquisita una 
certa pratica, è opportuno mantenersi 
larghi con le dimensioni; sotto questo 
punto di vista apportare modifiche al 
foglio è molto più difficile che in altri casi; 
inoltre, meglio saranno costruiti, organiz- 
zati e disposti i blocchi, più chiaro sarà il 
esultato finale. 

La prima operazione di definizione di 
un blocco (già fin d'ora si evidenzia la 
difformità da altri programmi del genere), 
é quella di definirne fin dall'inizio il forma- 
to, I separatori (se si tratta di numeri), 
l'allineamento, e infine t bordi, dopo di 


che si passa alla definizione dei parametri 
del foglio (si noti che fin da adesso si può 
stabilire di quante pagine è costituito il 
foglio di lavoro, le dimensioni standard 
delle celle e le dimensioni della griglia). 

Precisato il layout del foglio (numero 
delle pagine, dimensioni delle celle e 
della griglia, intestazioni, piè di pagina, 
fogli pagina, celle trasparenti, ecc.) è 
opportuno dare una occhiata più da vicino 
agli strumenti di lavoro, raccolti nella 
finestra in alto a destra; si tratta di quattro 
comandi principali, strutturati in menu 
discendenti. 

Il primo menu è quello già noto negli 
altri fogli esaminati in precedenza; c'è il 
tasto di conferma e cancellazione del 
contenuto della cella a cui si aggiunge un 
terzo, che permette di far sparire dallo 
schermo la finestra con le icone degli 
strumenti. 

Il secondo menu contiene tutti gli 


strumenti necessari per la creazione, la 
modifica e lo spostamento dei blocchi 
all'intemo del foglio di lavoro. Si tratta in 
tutto di 7 elementi, di cui il primo è il ben 
noto cursore corrispondente al posiziona- 
mento dei mouse. 

Il terzo menu è direttamente collegato 
alla creazione delle formule; il quarto 
consente attraverso gli strumenti di cui 
dispone di stabilire quale attributo del 
blocco viene definito dal contenuto del 
riquadro di introduzione dei dati. Dopo la 
creazione di un nuovo foglio di lavoro, 
questo menu è disabilitato poiché, ovvia- 
mente. non ci sono blocchi su cui lavo- 
rare. 

Vedremo mano a mano le funzioni di 
questi menu quando ce ne sarà necessi- 
tà. A questo punto è necessario, però, 
definire le procedure di creazione e impo- 
stazione del foglio di lavoro. Come prima 
azione é necessario, sul foglio bianco. 


MCmicrocomputer n. 95 • aprile 1990 


207 



MACINTOSH 








n nuovo do- 
cumenjo, s> non le 
capacità di definire 
Oloceni trasparenti, 
utili per creare el- 
letli di presentano- 
ne interessanti 

^ t formali di lettura e 
scrittura, interessante 
la possibilità di impor- 
tare direttamente for- 
mali PiCT. 


creare i blocchi che saranno chiamati ad 
eseguire le operazioni. Per creare i bloc- 
chi occorre definire, in altri termini, le 
aree su cui lavorare: ciò avviene sceglien- 
do, sotto il secondo menu strumenti, il 
quadratino. Trascinando questo sullo 
schermo si avrà la definizione dell’area di 
inserimento (le aree, ovviamente posso- 
no essere più di una), ma sarà possibile 
solo in queste inserire dati, quindi la 
struttura a cellette di Wingz ed Excel non 
ha qui alcun significato che, proprio per 
questo, non è presente. 

Il blocco, una volta definito, è del tutto 
elastico, esso può essere spostato e 
ampliato, evitando ovviamente di sovrap- 
porre blocchi tra loro. Le tecniche di 
selezione e modifica, in questo caso, 
sono del tutto simili a quelle viste nella 
maggior parte dei pacchetti presenti sul 
mercato: manina, freccia e selezione 
multipla sono solo alcuni dei tool a 
disposizione e rispettano le specifiche, 
tanto per intenderci, del Finderodi Draw. 

Solitamente ogni blocco di Trapeze 
viene identificato da un nome. Il nome 
servirà per fare riferimento ai dati conte- 
nuti nel blocco durante l'impostazione 
delle formule. L'assegnazione del nome 
avviene scegliendo, dall'ultimo menu a 


destra, l'icona della busta (non a caso la 
similitudine con l'indirizzo), cliccando il 
blocco che si vuole definire e assegnan- 
do un nome alla finestra che successiva- 
mente SI aprirà (si noti che nella stessa 
finestra l'icona presente determina an- 
che il tipo di dati introdotti; numerici, 
alfanumerici, grafici, di database e cosi 
via). 

L'assegnazione dei nomi soggiace alle 
comuni regole di assegnazione viste nei 
programmi similari: deve cominciare con 
un carattere alfanumerico e praticamen- 
te tutti I simboli sono accettabili. 

Il passo successivo, nella gestione dei 
blocchi, è la creazione delle formule. 
Anche in questo caso si tratta di tecniche 
ormai standardizzate. Trapeze, anche se 
non ha la potenzialità di calcolo numerico 
di Excel (che in questa ottica è un vero 
campione) possiede una serie di utility 
uniche, tra cui la più interessante è quella 
deH'autodimensionamento. Le funzioni a 
disposizione dell'operatore non sono co- 
me in Excel disposte in ordine sparso, ma 
raggruppate, come Wingz, in categorie: 
tra le tante, notiamo quelle di definizione 
di blocchi e celle, quelle di conversione, 
l’ampia disponibilità di calcolo matriciale, 
la funzione di gestione dei blocchi, le 


funzioni trascendentali, alcune delle qua- 
li, anche per la peculiarità del programma, 
non hanno equivalenti in altri pacchetti. 

Ma passiamo alle caratteristiche speci- 
fiche del foglio di base; la sua ampiezza 
massima, misurata in pagine, é di 40x40, 
in tutto 32767 blocchi. Tenendo conto 
che Trapeze può maneggiare fino a 32 
fogli di lavoro contemporaneamente, ab- 
biamo a disposizione fino a un massimo 
di più di un triiiardo di celle aperte 
contemporaneamente. In ogni cella è 
possibile introdurre dati diversi, come 
numerici, di orano, alfanumerici, relazio- 
nali. ottenuti da calcolo su dati già intro- 
dotti e, infine, grafici. In tale zona di lavoro 
è possibile introdurre figure in formato 
PICT, scegliendo il comando «Importa...)* 
0 incollando direttamente il risultato degli 
appunti. A ogni blocco è possibile asso- 
ciare commenti, fino a un massimo di 
256 caratteri. Sempre a proposito di 
importare dati, Trapeze legge fogli di 
lavoro prodotti da altn spreadsheet e 
salvati in formato WKS. Esso stesso 
esporta in tale formato, o anche m 
formato testo (ad esempio, la formatta- 
zione in tale formato è leggibile in toto da 
programmi del tipo Filemaker) Ancora, 
cosa non sempre facile da provare in altri 
programmi, e qui del tutto originale, è 
possibile sistemare «snapshot”, veri e 
propri punti fissi nello sviluppo del pro- 
gramma, che poi potranno essere utiliz- 
zati come riferimenti e punti di ritorno nel 
caso che lo sviluppo successivo sia non 
desiderabile. Manca, purtroppo la possi- 
bilità di un «Print Previewii. sostituito, in 
maniera solo approssimativa da un «En- 
large-Reduce» di un altrettanta efficacia. 

Formule e funzioni 

Le formule sono il sistema con cui 
Trapeze calcola i valori all'interno di un 
blocco, esegue analisi SUI dati più o meno 


208 


MCmicrocomputer n. 95 - apnie 1990 



MACINTOSH 



I--IM511H| \i 


1 «irfimiit. 


.SNiiiv tifttn 

1 1 1 oÒ'mi I 


Isi i 

CHD Q53 


1 Eì 


complesse e cfea grafici. Anche in que- 
sto caso Trapeze dimostra la sua originali- 
tà. andando oltre le comuni tecniche 
operative degli spreadsheet: una delle 
novità più interessanti è la possibilità di 
utilizzare e definire costanti numeriche; 
alcune di esse sono già predefinite, ma 
niente impedisce di crearsene delle pro- 
prie; le costanti predefinite sono tutte 
precedute dal simbolo # (un esempio 
potrebbe essere |#pigreco))epossono far 
riferimento a valori assoluti, funzioni o 
altre costanti già definite. Un'altra opzio- 
ne del tutto utile è quella di definire 
caselle fittizie in modo da generare fun- 
zioni che si riferiscono a tali caselle senza 
che per questo si generi errore. 

Una costante può essere direzionale: 
dietro questo nome oscuro si nasconde 
un gruppo di funzioni di tipo statistico, 
che servono a indicare in quale direzione 
devono essere presi in considerazione i 
dati aH'interno di un blocco. Un esempio 
della raffinatezza dell'uso delle costanti è 
quella della generazione di valori di -i-IN- 
FINITO e -INFINITO, o di valori del tipo 
«non calcolabile». 

Per quanto attiene agli operatori tutti i 
più comuni sono direttamente a disposi- 
zione, direttamente dal menu «Compo- 
ni». ad essi sono poi annessi alcuni più 
particolari, come quelli di trasposizione 
(consentono ad esempio di trasformare 
valori es[»sti in forma di colonna in 
notazione in riga), quelli di generazione di 
progressioni, o quelli che consentono di 
usare indici all'Interno di un blocco, o 
ancora quelli che consentono di estrarre 
da un blocco intero il valore che si trova 
aH’interno di una determinata cella. 

La gestione delle funzioni è del tutto 
analoga a quella già vista altrove (parente- 
si, priorità degli operatori, funzioni primiti- 
ve e uso degli indici di individuazione 
delle celle è più o meno quanto già visto 
in altri programmi). Per quanto attiene 


Alcune delle possibili- 
li dt formattazione e 
di definizione di celle, 
blocchi e opzioni: tra 
l'altro la passibilità di 
insenre password. 


alla iterazione, croce e delizia di tutti gli 
spreadsheet, sono previsti i soliti riferi- 
menti circolari (con generazione di bloc- 
chi intermedi), l'iterazione automatica 
con le funzioni Delta e Conta, la liberazio- 
ne automatica dall’iterazione quando si 
verifica un errore durante il ricalcolo, 
l'iterazione manuale, l'uso di caratteri 
speciali nella costruzione e nel ricalcolo 
dei blocchi intermedi e finali. 


Database, grafici e macro 

La particolare struttura del programma 
consente II maneggio di database e di 
grafica commerciale molto più semplice; 
far riferimento a un blocco é semplice 
come cliccarlo: se si desidera generare 
un database o un grafico dal contenuto di 
un blocco basta scegliere la relativa Icona 
dal menu degli strumeti; il resto è del 
tutto automatico e intuitivo. 

Il gran vantaggio della grafica è che 
questa, come in Wingz, può essere del 
tutto integrata nel foglio; oltre alle ge- 
stione del colore e dei più o meno soliti 
formati, la grafica costruita può essere 
resa «trasparente», vale a dire che. alla 
(ine, SI potranno realizzare, specie in 
fase di presentazioni, effetti grafici e 


visuali di grande potenza ed efficienza, 
li manuale, chissà perché, comunque 
non dedica motto spazio e importanza a 
queste due caratteristiche che. per la 
verità, almeno la prima, non hanno mai 
avuto una grande fortuna. La resa co- 
munque è discreta e. anche se non 
raggiunge il livello di Wingz, davvero 
maestro in questo, permette di avere, 
come dicevamo, output gradevoli e di 
sufficiente pregio. 

E arriviamo al vero tallone d'Achille 
del pacchetto, che altrimenti sarebbe 
dei tutto paragonabile e potrebbe com- 
battere ad armi pari con i suoi due 
blasonati concorrenti. Trapeze manca 
della possibilità di costruire macro. sia 
come macrofunzioni che come macro- 
comandi. È una limitazione pesante, 
che tarpa le ali a un programma per 
certi versi davvero originale e entusia- 
smante. Cosa dire? Speriamo che nella 
prossima release la lacuna sia colmata; 
sarebbe come, fatta la pentola, creare 
un degno coperchio. 

Conclusioni 

La triade degli spreadsheet che de- 
tengono la gran parte del mercato si 



MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


MACINTOSH 


conclude cosi; avremo ancora modo di 
parlare di fogli elettronici, ma lo stato 
dell'arte di questa potrei chiamarla «di- 
sciplina» possiede in questi tre esem- 
plari i suoi campioni. Trapeze. sotto 
questo punto di vista si può considera- 
re, a buon ragione, l'artista, contro il 
manager rappresentato da Wingz e lo 
scienziato configurato da Excel. 

Il suo approccio inconsueto al proble- 
ma, con tipologie di gestione del foglio 


a dir poco diverse dalla solita tecnica 
delle parole incrociate, non ha consenti- 
to una diffusione pari a quella dei con- 
correnti, cosa dovuta probabilmente an- 
che al fatto che non esiste la possibilità 
di generare macro; questa grossa limi- 
tazione, solo difficilmente superabile, in 
un mondo in cui anche il più scalcinato 
123 prima release disponeva di macroi- 
struzioni, non impedisce di usare in 
maniera raffinata un tool che dispone 


comunque di capacità di calcolo e tecni- 
che di presentazioni del tutto superiori 
alla media. 

La sua arma principale, lo ripetiamo 
ancora, è l'estrema libertà di gestione 
del foglio; dò consente la possibilità di 
costruire documenti di eccellente quali- 
tà con una facilità non sempre parago- 
nabile a quella di Wingz ed Excel. 

A risentirci! 



AKuni fogli, ncavav dagli esempi proposti nel pacchetto: si noti la gran vanelà di kirmati e la possibilità di creare presenlaiioni di notevole impatto, grazie alla 
grafica pienamente integrata 


210 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 




MACINTOSH 


Mac Cnineh 


Mac Crunch 


Avevamo detto che era finita con gli spread- 
sheet, almeno per ora. e non è vero! Ecco, a 
completare la panoramica, un bel pacchetto 
della Paladin Software, che nella release 1,0 
comparve sul mercato addirittura nel 1985; la 
versione 2,0 dell'BS ha visto la luce in maniera 
piuttosto travagliata, anche per una serie di 
difficolta che hanno coinvolto la casa costrut- 
trice che. rara avis nel mondo delle software 
house, non risiede in California ma in un gelido 
Nord Dakota, 

Mac Crunch è il vero number cruncher, 
con un foglio massimo di 9999 * 256 casel- 
le rispetta nella maniera più tradizionale l’im- 
postazione dei classici fogli elettronici tipo 
Jazz e Multiplan; la cosa più simpatica nel 
pacchetto, che per molti versi è una via di 
mezzo tra Multiplan ed Excel, è la disponibi- 
lità dei comandi più utilizzati sotto forma di 


di Briena MacDonald & Jeffray Lilla 
Veraione 2.0 
Paladin Sohwara Ine. 

SoftOaaign Ine. 

CastWava Ava.. 338 Half Moon Bay 
NO. USA 


icona presente sull'intestazione del foglio: 
questo porta, specie con una trackball sensi- 
bile come quella del nuovo portatile, a una 
rapidità manuale eccezionale nella redazione 
e nell’organizzazione del foglio stesso. 

L’impostazione tradizionale del foglio è un 
poco la palla al piede del pacchetto, che per 
il resto non ha niente da invidiare ai concor- 
renti: le tecniche di digitazione, impostazio- 
ne delle formule, realizzazione dei grafici, 
scelta dei layout di base sono quelle già 
viste in Excel, arricchite da alcuni tool origi- 
nali, come la gomma che cancella m un 
tocco tutte le celle su cui corre, la possibilità 


di formattazione separata delle celle per 
quanto attiene a font, formato, visualizzazio- 
ne. allineamento, ecc. 

Il programma dispone di un help in linea 
davvero efficiente e rapido, anche se rton 
sempre esauriente: dispone ancora di pas- 
sword e della possibilità di disporre di menu 
personalizzati; anche questo, come Trapeze, 
non può costruire macro, e anche in questo 
denota la non modernità di concezione. 

Si tratta, comunque, di un pacchetto di 
buona efficienza che, anche grazie ad un 
prezzo molto modesto, può rappresentare 
una valida alternativa per chi (probabilmente 
si tratta di una maggioranza) non riesce o 
non vuole addentrarsi nelle nebbie speciali- 
stiche delle testure più avanzate di mostri 
come Excel e Wingz. D’altro canto chi ha 
mai dimostrato che correre con una Ferrari a 
280 all’ora è preferibile che guidare una Tipo 
a 130 (tanto più di questo non si può an- 
dare)? 



MCmicrocomputer n, 95 - aprile 1990 


21 



AMIGA 


DcLuxe Vìdeo III 

di Bruno Rosati 


Annunciato sul finire dell'anno 
ed atteso come nessun altro 
software dai patiti della 
videografica, il DVideo III arriva 
finalmente a noi come l'ideale 
compendio delle 
caratteristiche di Amiga. 

Il sogno videografico 

deH'amighevole 

professionista 


DVideo Story 

La storia del DVideo nasce con Amiga 
nei lontano 1985. Una sconosciuta soft- 
ware-house chiamata Granite Bay Soft- 
ware, l’occhio lungo della tentacolare 
Electronic Arts e piomba sul mercato il 
primo DTV per Amiga. 

Per quei tempi l'avvenimento è qual- 
cosa di veramente notevole; la possibili- 
tà di titolare, animare e genlockare tutto 
in una volta dentro lo stesso package e, 
mouse alla mano, per mezzo di un’inter- 
faccia grafica tanto potente quando di- 
sarmante per facilità e rapidità di esecu- 
zione. 

Il Blitter del nostro — checché ne 
dicano gli invidiosi... — faceva (e fa!) 
impazzire di gelosia. A quell’epoca poi il 
Mac era ancora in Black-&-White e il 
mondo compatibile (per forza di cose 
considerato il vero «professional») stava 
ancora fermo allo Storyboard. E fu pro- 
prio con tale prodotto che si provò a 
misurare il DVideo. Ma non c’era partita 
e il risultato fu scontato: per fare un 


raffronto serio bisognava aspettare una 
versione maggiorata del package della 
IBM. Il DVideo, malgrado le limitazioni 
che pure imponeva al suo utilizzatore, 
era cent'anni avanti! 

Ma c’era un però... 

Amighevolmente difatti e in tempi 
rapidissimi, prendemmo il vizio del colo- 
re — tanto colore! — di nuove tecniche 
di animazione — ANIM docet — e so- 
prattutto di modalità di lavoro ancora più 
elastiche. 

L’Electronic Arts commissionò al «pa- 
pà» dei programma, il prode Mike Po- 
sehn. un upgrade del DVideo che intro- 
ducesse gli indispensabili Overscan ed 
Interlace; contemporaneamente la dira- 
mazione europea della EA avrebbe final- 
mente immesso sul mercato (a versio- 
ne PAL dei prodotto. Era il 1988. Big- 
Blue, fra annunci di nuovi computer e 
schede grafiche evolute, tirava fuori lo 
Storyboard II. MAC cominciava a colo- 
rarsi ed Amiga vedeva nascere package 
sempre più evoluti. Dal Photon Paint al 
Celi Animator, lo Zoetrope, Director, il 
Page Flipper Plus e via discorrendo. 

Il primo DTV per Amiga retrocedeva 
improvvisamente ultimo e quello che 
una volta era un vanto diventava un 
lìmite. Il Fremer, «chicca» gratuita per 
un’animazione flipperata di bordo, veni- 
va unanimemente considerato un «ca- 
nestro», i subdoli guru meditation non 
più sopportabili; come inaccettabile era 
la limitazione del numero dei colori e il 
traballante «Move To...». 

L’ultima botta arrivava col Movie Set- 
ter che pur senza l’ANlM permetteva 
stupende animazioni a tutto colore. Ep- 
pure... qualche testardo come il sotto- 
scritto, trovava ancora ospitale quel pro- 
grammone di una volta. Ci lavorava con 
buoni risultati, dandoci giù ancora di 
Frame e laddove sbucavano i limiti del 
prodotto, rimediando con qualche colpo 
di genio (a tal punto da trasformare il 
DVideo in un'ottima palestra per stimo- 
lare i «muscoli videografici»). Simile at- 
teggiamento non era conservatorismo 
informatico, ma la conseguenza pratica 
di un dato di fatto: se il TV'Text e 
TV*Show, come ancora di più il Pro- 
Video, erano e sono ottimi prodotti per 
titolare e presentare, e se il Movie 
Setter e gli altri risultano degli eccellenti 



212 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 



AMIGA 


animatori, nessuno di questi package è 
abilitato a svolgere entrambe le cose: 
animare e presentare. 

Con l'ideale del DTVideo ancora di là 
da venire, videograficamente il sogno 
era lo stesso per tutti: la possibilità di 
scegliere il modo grafico e il numero dei 
colori, HAM compreso, nei quali lavora- 
re. Libertà assoluta nel poter miscelare 
effetti 3D e non. le migliori simulazioni 
degli effetti tipo OVE o apparecchiature 
Dubner in genere. L'opportunità più 
ghiotta del poter utilizzare al meglio la 
tecnica ANIM con la fotogrammazione 
dei movimenti e l'insuperabile chance 
della registrazione «frame by frame» 
per arrivare a produrre cartoni animati di 
eccellente qualità. Ebbene, una volta 
tanto, la realtà ha superato sogni ed 
aspettative. 

Il DeLuxe Video III, nato sulla scia dei 
nuovi «re» del Paint e continuando sag- 
giamente a basarsi sulla giusta filosofia 
del vecchio «pri^rammone» di una vol- 
ta, arriva a noi capace di fare tutto 
quello che avevamo sognato e qualcosa 
di più... 

La confezione 

Aprendo il cartone postale arrivato 
fresco fresco dall'Inghilterra, la verità su 
cosa sia il nuovo DV-lli è già stampiglia- 
ta sul contenitore rigido della EA. 

La maschera di «Re Tuth» con due 
monitor al posto degli occhi e la scritta 
Deluxe Video III che si mostrano alla 
vista, li per II, si lasciano confondere 
con il cartone del DPaint III. Lo stile è 
identico. Voluto. La caratteristica princi- 
pale del OVideo IN, difatti è quella di 
essere trasformato nel compagno idea- 
le del «Paint dei Paint». Facendo co- 
munque finta di non sapere cosa ci 
aspetta, giriamo la scatola e sul recto 
del contenitore ecco apparire il più det- 
tagliato dei depliant pubblicitari. 

The Next Generation in Desktop Vi- 
deo. dice la locandina posta al centro, 
mentre fra immagini estremamente elo- 
quenti. ci viene fatto l'elenco delle fea- 
ture più eclatanti del programma. 

Fra l'introduzione dell’Overscan modi- 
ficabile, i nuovi effetti di transizione 
approntati, il controllo dei tempi fino a 
1/60 di secondo, la possibilità di trasfor- 
mare in ANIM file interi script d'anima- 
zione. quella di far scrollare gli sfondi, di 
settare il modo di lavoro fra normal e 
expert (I), un programma per slide- 
show istantanei e il video-sheet ancora 
migliorato... l'occhio si compiace di leg- 
gere la completa gestione degli ANIM e 
ANIMbrush producibili col DPaint IN e, 
soprattutto, della possibilità di lavorare 
m tutti i modi grafici di Amiga e con tutti 


OsLuxe Vidoo III 


Produttore: 

Electronic Arts 
1820 Gateway Or. 

San Meteo. CA 94404 
Prezzo: S 150 


I colori del mondo. Non solo, DVideo NI 
è in grado, disponendo di un ANIM- 
brush già definito, di attribuirgli, mouse 
alla mano, un suo path di movimenti. 
L'ultima virtù citata è quella della gran- 
de possibilità del genlockare in simbiosi 
con il SuperGen della Digital Creations 
— il non plus ultra di simile apparecchia- 
ture — con il quale DV-III è in grado di 
dialogare al massimo delle possibilità. 


Citando infine la piena compatibilità 
con l'ARexx, ci viene confermato che il 
DVideo IH è ora abilitato al controllo di 
ogni device connesso al computer (ta- 
stiere-MIDI, videoregistratori a passo 
singolo, etc.) attraverso chiamate a si- 
stema ben più precise che in passato. 

Quello che sognavamo; la perfetta 
sincronizzazione dei moduli periferici 
con gii script prodotti — è finalmente 
possibile. 

Letto tutto ciò non ci rimane che 
aprire la scatola, dalla quale, appena 
sollevato il coperchio, sbucano fuori un 
grosso manuale spiralato, un depliant e 
la card per la registrazione dell'utente 
per i futuri upgrade. Incastrati nel conte- 
nitore a vaschetta, ecco quattro dischi a 
corredo del nuovo sistema. Il DVideo. il 
DVMaker e due DVExamples. 

Manuale alla mano troviamo scritto 
che il DVideo IN é da intendersi come 



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MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 




AMIGA 



un set di programmi. Un sistema com- 
pleto composto dal Maker, l’effettivo 
animatore nel quale lavoreremo per 
settate tempi ed effetti dei nostri 
script, il Mover, potente utility per otti- 
mizzare il trasferimento di video-file da 
un disco all'altro, il Player, un modulo 
che si occupa della esecuzione degli 
script fuori dal Maker e \' InstantSIide- 
Show. con il quale, a prescindere dagli 
altri moduli, è possibile eseguire in se- 
quenza la presentazione delle nostre 
immagini. Nella pratica, comunque, il 
«vero» DVideo III, sarà indubbiamente 
il Maker Con tutte le sue innovazioni 
rispetto al passato e l'ancora accresciu- 
ta qualità e quantità degli effect di cui 
dispone. 

OK. Sapendo più o meno tutti quali 
erano i pregi e quali i difetti del vecchio 
DVideo, carichiamo il «111» dal DVMaker 
disk e proviamo il rendez-vouz. 


DVMaker: 

VideoScript & SceneScript 

Appena entrati nell’ambiente del Ma- 
ker ci ritroveremo nella familiare pagina 
di lavoro del VideoScript; il primo livello 
di una struttura gerarchica rimasta inva- 
riata. A parte qualche ritocco estetico, a 
prima vista tutto sembra uguale al vec- 
chio sheet di lavoro che conosciamo. 

Le zona delle tracce sulla sinistra, 
quella degli script, di colore più scuro, 
sulla destra e in alto, sotto la barra dei 
menu, quella per il controllo dei tempi e 
la selezione delle tracce. 

Di nuovo — almeno all'apparenza — 
c'è la sola traccia View che sale per 
default insieme alla classica video-track. 
Garantendovi che già nel VideoScript 
c’è un grosso segno del nuovo DV-III, 
v’invito a dare il double-click sulla trac- 
cia View. Quello che appare al centro 


dello schermo è il View requester, il 
primo requisito con il quale il program- 
ma si propone all’utenza professionale 
Il size modificabile della pagina video, 
con (e senza) l’Overscan e il riposiziona- 
mento della stessa — vedi centratura 
— attraverso lo spostamento in OffSet 
lungo gli assi X e Y. 

Con rOverscan modificabile, il DV-III 
tra l’altro, risolve anche il problema della 
bordatura che, a secondo del monitor o 
del TV-color usati, potrebbe capitarci di 
dover risolvere. La risoluzione standard 
offerta dalla Electronic Arts nel DPatnt è 
di 352x290. Ovvero «numeri» appena 
sufficienti. Considerando che qualche 
scena potrà anche’essere genlockata e 
che un leggero shiftamento nella codifi- 
ca del segnale in schermo, come pure 
una taratura un pochino più compressa 
(parlo di un TV-color) possono compli- 
carci la vita... DV-III ci permette di ac- 
crescere il valore dlel’Óverscan esten- 
dendo le grandezze delle picture oltre i 
valori tradizionali. Se verifichiamo che 
ad esempio un 370x310 — sto dando i 
numeri a caso... — è per noi ottimale, 
nulla CI vieta di lavorare le nostre imma- 
gini paginandole nel DPaint con tali mi- 
sure. Direttamente e senza alcun pro- 
blema, ricentrando il tutto attraverso i 
valori di OffSett e dell'OverScan del 
View requester. nel quale infine sarà 
possibile attivare 0 meno anche la fun- 
zione InterLace. Tra l’altro i nuovi valori 
imposti sia airOffSet che all’OverScan 
possono essere settati definitivamente 
nel Tool Types dei DVMaker (attivabile 
tramite l'Info nell’ambiente del Work- 
Bench) e quindi caricabili al momento 
della Startup-sequence. 

Nel VideoScript le tracce disponibili 
sono la classica Background, Control, 
Device. Tune, View ed ovviamente la 
Video. Particolare interesse rivestono la 
Control (in grado di permetterci, fra ef- 
fetti tipo GoTo, Joystick. Waiting, 
KeyTo. etc., il massimo controllo sull'e- 
secuzione del video e/o la scena attual- 
mente in Play) e la Device, con la quale, 
come già accennato, si abilita il DV-III a 
comunicare con periferiche esterne 
quali genlock e VCR con tanto di mes- 
saggi video. 

Come nelle vecchie versioni del DVi- 
deo, l’immediato livello dopo il Vi- 
deoScript è quello SceneScript. Un dop- 
pio click sul box della scena, o selezio- 
nandone l'apertura per mezzo dell'op- 
zione Open dell’Edit menu, ed entriamo 
nel cuore del sistema, 

La pagina di lavoro nella quale ci 
ritroviamo è assolutamente uguale a 
quella precedente, ma rispetto a come 
eravamo abituati a gestire in passato il 
lavoro dentro le scene, molte cose sono 


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MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 



AMIGA 


view Wherei presen- 
te sul requester tJi lig. 
4. si entre nella pagina 
di Preview In questa 
sarà ora possibile posi- 
zionare immagini e/o 
obiect di ogni dimen- 
sione e nsoluzione. Da 

tramile il tasto nhn é 
possibile allargare il 

ra pagina video che 
OVMaker é m grado di 

1024x1024 pixel. SÙ- 
perBiiMap ed efiew 
Scroti e volontà ' 




Figura 6 PlayANIM 
L 'ennesima, grossa in- 
novazione del DVideo 
III La gestione com- 
pietà dei file ANIM e 
ANIMbnjsh 


cambiate. A partire dagli effetti, per 
numero e qualità, e per l’introduzione di 
nuove feature che confermano l’ulterio- 
re tendenza del prodotto verso l’uso 
professionale di Amiga. 

Una volta tirata giù una traccia del- 
ì'AddAreae posizionatala, ecco aprirsi il 
request Choose a Track. Fra le molte 
VOCI nuove che é possibile leggere, se- 
lezioniamo la più immediata: Picture. 

A parte il nuovo tipo di pannello per il 
caricamento delie immagini (come per 
le brush, ANIM e ANIMbrush che siano) 
e le informazioni che i relativi requester 
ora garantiscono, la prima, grossa sco- 
perta è quella che facciamo al momento 
della selezione dell’effetto Position. Il 
più importante, cosi come informa il 
manuale, fra quelli disponibili per il cari- 
camento delle immagini. In pratica si 
tratta del vecchio Appear (unito nell’ef- 
fetto del Ltoad e del Fetch per quanto 
riguarda gli oggetti) arricchito di una 
potenzialià notevolissima. Appena clic- 
katoci sopra difatti, ecco apparire un 
grosso pannello. Il What & Where. In 
esso è possibile riscontrare tutte le in- 
formazioni relative alla grandezza in pi- 
xel del foglio di lavoro sul quale viene 
posizionata ia picture. Con What si spe- 
cifica quale parte della figura dovrà es- 
sere mostrata e con Where dove dovrà 
essere posizionala. Infine ia possibilità 
di centrare automaticamente con un 
click sulle preselezioni presenti. Ma c’è 
di più: molto di più. La filosofia «profes- 
sionaleii del DV-III è riscontrabile nei 
due gadget presenti sull’ultima linea del 
pannello: il Preview What ed il Preview 
Where. Clickandoci sopra entreremo 
nella nuova dimensione di come è pos- 
sibile fare videografica. Il click sul Pre- 
view What ci porterà difatti nella pagina 
video di esecuzione dove, mouse alla 
mano, potremo stabilire manualmente 
quale parte della figura andrà mostrata; 
con il Preview Where invece, sempre di 
mouse, potremo posizionare l’immagi- 
ne (o la porzione di essa selezionata nel 
What) in modo che s’incastri perfetta- 
mente nella perimetrazione dello scher- 
mo a disposizione. Grande importanza 
in questa operazione la riveste il tasto 
«h» come l’analoga funzione assegnata- 
gli dal DPaint per la riduzione degli 
oggetti, ne! DVideo permette il rimpic- 
oolimento dello schermo visibile pagi- 
nandoìo dentro quello massimo di 
1024x1024 che il «111» ci permette di 
utilizzare. 

In pratica, una immagine da noi dise- 
gnata (qualsiasi sia la sua risoluzione) 
potrà essere inserita nella pagina dello 
schermo e spostata di coordinate fino a 
rintracciarne la giusta posizione rispetto 
all’uscita su video. 


Aldilà del posizionamento iniziale del 
Preferences e la centratura relativa con 
la quale si è eventualmente lavorato in 
DPaint, nel DVideo III, l'antica frustazio- 
ne del dover disegnare preoccupandosi 
di lavorare su immagini perfettamente 
centrale, non ha più ragione di essere. 

Sempre in tema di centrature e riposi- 
zionamenti poi, un'altra, stupenda novi- 
tà. Si tratta della funzione di Atrach To... 
con la quale, le tracce degli oggetti e 
delle picture possono essere riposiziona- 
te automaticamente sullo schermo spo- 
standone solamente una; ovvero quella 
principale alla quale sono attaccate. In 
pratica spostando un solo oggetto, o 
meglio ancora la picture principale, le 
posizioni relative agli altri oggetti presen- 
ti nello script si adegueranno automati- 
camente a quella appena modificata, 
rimanendo perfettamente centrate ri- 
spetto alla figura che è stata riposiziona- 


ta e alla quale, pehappunto, sono colle- 
gati per mezzo di una linea di Attach To. 

La funzione, estremamente elastica, 
consente l’utilizzo di più tracce-guida, 
permettendoci nello script di far seguire 
lo spostamento di una picture o di un 
brush principale solo agli oggetti che 
dovranno seguirla. 

Come è ben visibile osservando la 
figura 3. a livello di SceneScript sono 
disponibili undici tracce. La maggior par- 
te di queste Background. Sound, 
Textline, Brush e Picture — sono essen- 
zialmente le stesse (magari con caratte- 
ristiche migliorate... vero?) che fino ad 
oggi si è usato nelle vecchie release del 
prodotto. Altre, come la Control e la 
Device, sono state appena descritte per 
quanto riguarda la funzione che svolgo- 
no sullo sheet del VideoScript. 

Con l’ANIM e l’ANIMbrush a meritarsi 
un capitoletto tutto loro, quelle su cui 


MCmìcrocomputer n. 95 - aprile 1990 


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AMIGA 



Figura 7 - MoveAafft- 
Path reouesrer La 
poasibililà i3i poter 

condo le nostre ne- 
cessità, il percorso 
che deve compiere un 
determinalo ob/ecf 
lancara meglio con gli 
ANIMbrushI è un'altra 
conferma dell'estrema 
raffinaiezia raggiunta 
dal DVideo III 


vorrei brevemente attirare l'attenzione 
sono la BackDrop e la Box. La prima 
track è una gentilissima feature che il 
DV-lll ci permette di utilizzare fra il 
passaggio da una pletore e l'altra e come 
zona di effetto a prescindere dai vari 
wipe a nostra disposizione. 

Per quanto riguarda la Box-track, si 
tratta di un generatore di brush interno al 
sistema. In pratica, box rettangolari che 
possono essere selezionati della gran- 
dezza e il colore che noi vogliamo (con 
tanto di perimetrazione ed ombreggiatu- 
ra) che tornano utili, senza crearli in 
DPaint ed importarli quali brush, al mo- 
mento di contornare del testo per me- 
glio evidenziarlo. 

ANIM & ANIMbrush 

Se il discorso relativo agli ANiM e 
ANIMbrush non può certo essere liqui- 
dato come semplice caratteristica inno- 
vativa del DVideo HI — tant'è che ci 
stiamo organizzando per rendervi una 
specie di «corso all’ANIMazione» — ci- 
tando la nuova funzionalità offerta da 
«IH», fra vali effetti attraverso i quali le 
due nuove «tracce» vengono controllate 
dal Maker, spicca la completa gestione 
del PfayANIM requester. Il Box di dialo- 
go relativo è unico per entrambi i tipi di 
ANIM compressi. A secondo del tipo di 
traccia per cui è stato selezionato il 
requester presenterà delle opzioni «om- 
bra» non disponibili. Per quanto riguarda 
la manovrabilità dell'ANIM. il DVideo III 
consente l'opzione Cycle con la quale si 
obbligherà la pagina flipperata a girare 
indefinitamente dal primo all'ultimo foto- 
gramma; la Continuous con la quale si 
può dilatare la durata dell'animazione e il 
Repeai che setta un numero di ripetizio- 
ni le quali sono connesse con il Loop 


Prame il quale setta il numero del frame 
da ripetere. Il Time Interval infine con- 
sente di settare il tempo che intercorre 
fra un fotogramma e l'altro. 

La gestione dell'ANlMbrush a sua vol- 
ta è resa elastica al pari delle qualità del 
brush paginato. 

Sarà difatti possibile utilizzare opzioni 
quali il Forward, con il quale l'animazione 
verrà eseguita dal primo all'ultimo dei 
fotogrammi programmati; >1 Ping Pong 
che «loop-a» dal primo all'ultimo frame e 
da questo al primo e poi ì vari passaggi 
singoli: ovvero la visualizzazione di ogni 
singolo fotogramma nel momento preci- 
so in cui questo ci serve (Last. Next, 
Previous e Frame con il quale L'ANIM- 
brush salta al numero del frame specifi- 
cato nel requester). 

La funzione dell’opzione Continuous. 
come della Repetitions e Time Interval 
hanno al stessa valenza di quelle del- 
l'ANIM. Start Frame e End Frame infine, 
sedano il frame di partenza e di arrivo 
dell'animazione del brush. 

Sempre legato allo sfruttamento delle 
potenzialità «compresse», il DV-ill ci 
rende l'importantissimo effetto MakeA- 
NIM con il quale è possibile creare, da 
uno script del DV-lll particolarmente 
complesso, la «framerizzazione» equiva- 
lente e compressa che, una volta salva- 
ta, verrà ricaricata come vero e proprio 
ANIM. Per la compattazione del file in 
ANIM, appena selezionato l'effetto Ma- 
keANIM, salirà in screen un apposito 
requester che ci chiederà il nome e la 
lunghezza massima in Kbyte da asse- 
gnare al nuovo ANIM-file. 

Effect & Power 

Ed ora una rapida carrellata sulle altre 
grosse novità legate agli effetti (nuovi e/ 


0 rinnovati) presenti nell'ambiente dello 
SceneScript. Per quanto riguarda quelli 
più appariscenti, avendo appena detto 
che il DVideo III riesce a lavorare con 
pagine da 1024x1024, ovvero il Super- 
BitMaps. abbiamo in pratica già sottinte- 
so la presenza dell'effetto Scroll. 

Con tempi da noi selezionabili in jiffie 
(ovvero frazioni di secondo) e col movi- 
mento settabile m numero di pixel, l'ef- 
fetto Scroll ci consente di visualizzare 
scene più complesse ed estese di quelle 
usualmente lavorate nei precedenti ani- 
matori. Immaginate di dover rappresen- 
tare un aereo che sorvola una catena 
montuosa; basterà simulare il movimen- 
to di un'elica e far effettuare uno scrol- 
ling in verticale (oppure in diagonale) del 
paesaggio sottostante, per avere illusio- 
ne del movimento. Una freccia acumina- 
tissima nell'arco dell'amighevoie vi- 
deografico. Fra le altre «frecce» a dispo- 
sizione é il caso di porre un pochino più 
di attenzione su alcuni effetti particolar- 
mente innovativi. Uno su tutti, il Move- 
Path, L'evoluzione di un semplice effet- 
to Move arricchito dalla possibilità di 
scegliere non solo i due punti «formato» 
ma tutti gli intermedi che si vuole, poten- 
do quindi generare movimenti straordi- 
nariamente elastici e senza restrizioni. 
L'apposito requester che si apre in scre- 
en ci permetterà di scegliere fra un path 
automatizzato (ovvero scrivendo diretta- 
mente le coordinate) oppure il più flessi- 
bile apporto del mouse attraverso la 
selezione delle opzioni di Trace e/o Edit. 
Sempre restando in tema di movimenti, 
anche il «rudimentale» MoveTo delle 
vecchie versioni ha subito la sua evolu- 
zione nel DV-lll. Disponendo ora dello 
stesso requester del «What & Where» 
dell'effetto Position, risulta decisamente 
più potente che in passato. 

Musicalmente pure sono evidenti i 
miglioramenti introdotti nel DV-lll. Con 
un Play effect estremamente completo 
che rende la possibilità di settare le 
Frequenze; la Position ed il Volume 
dell'opzione Stereo. Ottimi infine i due 
effetti aggiuntivi dello Slide (in/Out) che 
portano in screen ogni tipo di immagine- 
sfondo in luogo di un effetto Wipe da 
utilizzarsi più convenientemente solo 
per aprire e chiudere una scena. Il totale 
degli effetti disponibili in DV-lll è di 42! 

DV-lll: cratterìstiche generali 

Ricordate la terribile modalità del Save 
che le vecchie versioni del DVideo segui- 
vano? Tutte le piclure e gli object im- 
messi nel nostro videoscript, malgrado 
che fossero ovviamente già Inserite nei 
loro rispettivi «cassetti», venivano risal- 
vate insieme agli effetti e i tempi che. 


216 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 




AMIGA 


lavorando nel videosheet, imponevano 
alla presentazione nel Video sul quale 
stavamo lavorando. Il modo più veloce e 
rischioso di riempire i dischi e di compli- 
care la vita all'utente. 

Il OV-III cancella questa «mattata» 
provvedendo ora a salvare solo il video- 
file (ovvero i tempi e gli effetti da noi 
settati nel videosheet) lasciando picture 
ed object nei loro rispettivi cassetti. 
L'effetto positivo più immediato é che 
ora possiamo scrivere videoscript lunghi 
intere ore, carichi di oggetti e figure con 
pochi Kbyte di script-guida. Secondo poi, 
pur lasciandoli sullo stesso disco, sarà 
possibile riutilizzare object e picture, per 
altre forme di presentazione e risalvarne 
il nuovo scritto. 

Ovviamente potremo settate t tagli dei 
nostri script a secondo della grandezza 
che ci necessita. Il DVideo III ci consente 
la possibilità di mutare il Memory Buffer 
attraverso il requester che si apre in 
video appena selezionato l'opzione Me- 
moiy/Buffer Sizes... dal menu Options. 
Nel relaivo box di dialogo potremo accre- 
ditare più byte al Video, la Scena ed il 
Part Pool. Nello stesso box, tra l'altro, 
sarà possibile leggere il quantitativo di 
byte utilizzato al momento. 

Un'altra cosa decisamente azzeccata 
dal «prode» Posehn è quella dell'Introdu- 
zione di due diversi livelli di lavoro. In 
questa rapida corsa fra le track e gli 
effect del DV-III, siamo passati sopra a 
tutte le opzioni disponibili senza fare 
alcuna distinzione al riguardo della loro 
potenza e l'eventuale tasso di comples- 
sità ali'utilizzo. 

In realtà molte track e moltissimi ef- 
fect risulteranno assai più complicati 
rispetto al nostro semplice «bià-blà». 

Anche per non far affogare il novizio, 
risparmiandogli memoria e garantendo la 
massima funzionalità possibile del pro- 
dotto, il DV-lll è stato concepito in modo 
che possa essere guidato nel modo più 
semplice possibile. A secondo di quanto 
è stato selezionato nell'Option menu — 
Expert on/off — il programma difatti 
regolerà automaticamente la disponibili- 
tà di tracce ed effetti di ogni «choose» 
requester. Limitando il numero degli 
effetti (Expert-OFF) a quelli più immediati 
e semplici da usare oppure estendendosi 
alla totalità con l’Expert-ON. 

L'ennesima raffinatezza dell'ambiente 
operativo del DV-lll, viene a manifestarsi 
anche nell'efficientissimo TimeWindow, 
un orologio «da mouse» che sì apre ogni 
qualvolta si tocca o si seleziona un 
effetto, in questo orologio sono riportati 
I tempi parziali relativi al punto di start e 
di end di un determinato effetto, più i 
tempi totali in relazione all'intera scena 
tn allestimento. 


Figura 8 - Control Pa- 
nel. Un ultenore colla- 
ge-grafico per concen- 
trare più informazioni 
possibili nei riguerdi 
delle lealure del DM- 
deo III. Il buffer per il 
quantitativo di byte da 
assegnare allo scnpt- 
file, I cinque pulì- 
down-menu disponibili 
e il nuovo Control Pa- 
nel con la funzione as- 
segnala ai simboli- 



L'ennesimo cambiamento/migliora- 
mento è quello imposto con l'introduzio- 
ne del Control Panel in luogo del vecchio 
telecomando deH'ambiente Player. 
Quando ora si darà il comando di Play- 
Scene. entrala in esecuzione la scena 
animata, questa sarà completamente 
gestibile sia con il mouse che attraverso 
le key equivalenti assegnate alla tastiera. 

Altra dote positivissima del DV-lll è 
quella legata al modo «intelligente» con 
il quale gestisce picture e brush. Pur non 
avendogli fatto trovare l'insieme dei «da- 
ti-grafici» in una zona di Ram-disk, DV-tlI, 
man mano che li caricherà da disco, 
prowederà a sistemare questi in una 
zona bufferizzata della memoria disponi- 
bile in modo che. una volta eseguita 
l'animazione, un secondo play dato alla 
stessa avverrà in modo ottimizzato. Non 
ci sarà più. cioè, il caricamento da disco, 
ma richiamando le immagini direttamen- 
te dalla parte di memoria dove li ha 
allocati, DV-lll garantirà la massima flui- 
dità possibile ed il rispetto dei tempi di 
esecuzione. 


Conclusioni 

Quando recensendo altri amighevoli 
applicativi, arrivavamo alle conclusioni, 
sembrava un nostro malvezzo, quello di 
tirare le somme concludendo con una 
sorta di ritornello:... il programma é 
buono e sufficientemente pofenfe, ma 
da (e per) Amiga si può avere di più. 
Quasi si credesse (osi volesse far crede- 
re...) che le potenzialità del nostro fosse- 
ro infinite. In molti, soprattutto quelli che 
non hanno avuto la «sensibilità» di arri- 
vare a possedere un Amiga, ciò poteva 
esser scambiato per l'insopportabile fa- 
natismo di un illuso. A distanza di tempo, 
forse troppo, quel cliché ormai trito e 


ritrito viene finalmente spazzato via dalle 
certezze che il DVideo ci procura all'uso. 
Sembra difatti che nulla o quasi ci sia 
impedito di fare. E il limite a cui si 
comincia a tendere è sempre più quello 
delle nostre capacità. Bello sarà quel 
giorno in cui, magari innanzi ad un DVi- 
deo-IV, dovremo farci un esame di co- 
scienza, il sottoscritto recensendo e voi 
applicando, sulle nostre magie videogra- 
fiche. Il non poterci più nascondere die- 
tro i limiti dell'applicativo. 

Con DV-lll insomma, se non siamo al 
top poco ci manca e il fatto che ora 
raggiunga la massima integrazione col 
DPaint, credo che sia la cosa più rimar- 
chevole. la virtù delle virtù. Ho visto 
gente veramente in gamba darci sotto 
di Easyl e ANIMare dentro al DPaint 
stupendi cartoon disneyiani. Costui 
aspettava solo il miglior ambiente possi- 
bile dove poterli eseguire. Meraviglioso 
è poi pensare alle capacita, sempre 
ANIManti, del poter costruire sublimi 
prospettive tridimensionali (vedi Vi- 
deoScape & Co.) e poterle integrare, 
magari genlockando pure, con titoli ed 
altre grafiche ad effetto. Oppure vi- 
deoregistrando a passo singolo in un 
sogno senza fine. Come senza fine è 
questo articolo che. fatta la recensione 
al DV-II! e detto che centocinquanta 
dollari non sono niente (al cambio po- 
tranno essere poco più di duecentomila 
lire!) apre idealmente la serie di «studi» 
che faremo sull'ANlMazione e su tutto 
quello che. a partire dal nuovo software 
— thank you. Electronic Arts! — e 
l’hardware periferico disponibile (non 
solo sul mercato, ma anche alle nostre 
tasche...) ci introduce al nuovo, affasci- 
nante modo di fare e soprattutto inten- 
dere la videografica su Amiga. 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


217 



AMIGA 


coordinamento di Andrea de Prisco 


Amiga PD, frenetica passion*.* 

di Enrico M Ferrari 
IMC-Link:MC0012) 


Un mese, è bastato un solo 
mese di pausa perché si 
accumulasse una grossa mole 
di nuovi programmi PD o di 
revisioni di precedenti 
versioni. 

Con un facile paragone si 
potrebbe dire che la 
primavera oltre a stimolare la 
natura giova alla fantasia dei 
programmatori, in realtà sono 
sempre di più le persone che 
creano programmi per inserirli 
nel circuito PD o Shareware, 
quasi sempre solo per il gusto 
di vedere il proprio 
programma commentato ed 
usato dal maggior numero di 
utenti possibile. Cassa di 
risonanza per le discussioni 
sono le conferenze 
elettroniche (quali ad esempio 
la conferenza Amiga su MC- 
Link) dove è estremamente 
rapido lo scambio di idee tra il 
programmatore e 
l'utilizzatore. Da notare come 
sia sempre più grande il 
numero di programmi italiani 
che vengono inseriti nel 
circuito Shareware e PD. 
segno di un evidente salto di 
qualità. Cercheremo, per 
quanto possibile, di rivelare 
sempre gli autori italiani di 
questo genere di programmi 


Aggiornamenti 

Come più volte ribadito i programmi 
PO subiscono contir>ui miglioramenti da 
parte deH'autore, ecco una breve carrel- 
lata sugli aggiornamenti più importanti 
del software già trattato precedente- 
mente. 

Il programma di telecomunicazioni 
ACCESS! ha finalmente il protocollo bi- 
nario zmodem grazie ad una patch che 
modifica l'originale programma di Keith 
Young; viene sacrificata l'opzione di let- 
tura di file ASCII, ma il guadagno è 
evidente. 

Il compressore/archiviatore PKAZIP 
viene ora distribuito con tutte le funzioni 
attivate, al contrario della prima versio- 
ne che aveva solo la funzione di decom- 
pressione funzionante. 

Un altro compressore, LHARC, è 
adesso molto più veloce e completo. 

Alcuni programmi di visualizzazione e 
conversione di immagini «.GIF» prece- 
dentemente visti sono stati migliorati e 
c'è da segnalare la comparsa di un 
nuovo programma, VIRTGIF. che oltre a 


visualizzare immagini «.GIF» ne permet- 
te il salvataggo in formato «IFFn 

Gestione file 

Presentiamo di seguito una sene di 
programmi che facilitano enormente il 
lavoro di gestione file evitandoci di ricor- 
rere sempre ai tedioso CU. Alcuni di 
questi programmi, come vedremo, so- 
no dei completissimi pacchetti dt ge- 
stione delle unità a disco. 

S/D 

Una volta lanciato. SID si presenta 
con due finestre indipendenti nelle quali 
visualizzeremo i file e le directory, men- 
tre alla base delle finestre compare una 
incredibile raffica di gadget dai quali 
possiamo selezionare un'infinità di op- 
zioni. La prima fila di gadget é occupata 
dall'elenco dei volumi montati, sui quali 
si può clickare per far apparire la lista 
del contenuto nella relativa finestra, a 
questo punto possiamo visualizzare i 
file evidenziandone solo le loro dimen- 



218 


MCmicrocompuler n. 95 - aprile 1990 



AMIGA 


siom 0 I commenti, possiamo copiare 
da un volume all'altro file e directory, 
eseguire direttamente programmi o vi- 
sualizzare sia file ASCII che immagini 
IFF, 

Oltre a poter eseguire tutte le opera- 
zioni di manipolazione file normalmente 
fatte da CLI possiamo editare i file 
ASCII, ascoltare digitalizzazioni, selezio- 
nare file in base ai wildcard e gestire 
completamente gli archivi; é infatti pos- 
sibile decomprimere un archivio creato 
con ARC 0 listarne il contenuto, oppure 
usare un altro tipo di archivio, 

La vera forza di SID è la sua intera 
configurabilità da parte dell'utente. 
Creando un file ASCII, che SID cariche- 
rà dalla directory S una volta lanciato, è 
infatti possibile dire al programma quale 
editor usare per il gadget EDIT, oppure 
quale tipo di calcolatrice far apparire fc'è 
anche questa!}, quale archivio usare nel 
caso di file compressi o quali program- 
mi debbano essere usati per visualizza- 
re immagini IFF o per sentire le digitaliz- 
zazioni: è poi possibile configurare tutta 
una sene di flag usati dal programma 
quali ad esempio se si vuole lanciare il 
programma con uno schermo interlac- 
ciato o no. la comparsa e il tipo di 
requester utilizzati, i tipi di device adot- 
tati e mille altre opzioni. 

SID è in grado di riconoscere una 
gran quantità di file di diverso tipo infor- 
mandone l'utertte attraverso un apposi- 
to gadget, ad esempio «capisce» se il 
file in oggetto è un programma AMIGA- 
Basic, oppure uno spreasheet di Maxi- 
plan 0 un file del SuperBase, può legge- 
re direttamente i file del WordPerfect e 
può anche riconoscere i file oggetto dei 
compilatori Manx e Lattice. 

Sebbene proprio nella relativa laborio- 
sità della configurazione molti utenti ab- 
biano ravvisato un difetto del program- 
ma. non c'è dubbio che SID è l'unico 
programma di questo tipo che si adatta 
realmente alle necessità deH'utilizza- 
tore. 

Incluso nel pacchetto viene presenta- 
ta una utile immagine IFF di SID con i 
principali gadget spiegati, una sorta di 
quadro grafico di istruzioni. 

AUM 

Questo programma pur presentando- 
si graficamente come il precedente è 
ispirato ad un uso più ampio della sola 
gestione file. AUful è un completo DOS 
manager, interamente programmabile 
ed usabile via mouse; in realtà si tratta 
di una vera e propria shell nella quale 


tutto il potere passa attraverso il mouse 
anziché il solito CLI. 

AUM permette di usare i gadget con 
operatori booleanì, possiede alcune 
routine interne per la h-visualizzazione 
rapida di file e directory ed è possibile 
definire dei timer e degli allarmi oltre a 
gestire completamente i tasti funzione. 

Anche AUM ha bisogno di un file di 
configurazione editabile per funzionare, 
vengono forniti a titolo di esempio un 
paio di fife già pronti da essere usati. 

Sotto le usuali finestre di display file e 
directory si trova una serie di gadget dei 
quali alcuni multifunzionali, tutti definibi- 
li attraverso il file di configurazione, da 
notare a parte i gadget con gli operatori 
booleanì per una scelta «logica» delle 
operazioni. 


Molto utile un gadget «history» che 
permette di scorrere attraverso una lista 
di tutti i comandi eseguiti fino a quel 
momento. 

La complessità del programma si ri- 
flette nella laboriosa costruzione del file 
di configurazione, che sicuramente sco- 
raggia l'utente alle prime armi con que- 
sto tipo di programmi. Il fatto che AUM 
sia destinato ad un uso prettamente 
professionale si riscontra anche dalla 
possibilità di comunicare con altri pro- 
cessi in corso, nel pacchetto è infatti 
fornito il programma «send» che per- 
mette dì scambiare dati con altri proces- 
si che possano ricevere i suoi messag- 
gi. In conclusione si tratta di un pro- 
gramma per chi non si accontenta di un 
semplice file manager. 



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MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 




AMIGA 



Atree 

Come onestamente ammette lo stes- 
so autore il programma imita le note 
utility Xtree e PC Toois che girano in 
ambiente MS-DOS. Lo spirito di Atree é 
quello di rappresentare graficamente, 
nel modo più completo possibile, le 
strutture delle directory o parte di esse- 
re visualizzando il loro contenuto e per- 
mettendo di muoversi all'interno del- 
l'albero (da cui il nome del programma) 
velocemente, effettuando nel contem- 
po operazioni di copia, trasferimento, 
visualizzazione e quant'altro si possa 
fare con i file. 

Atree è costruito come una matrice di 
un foglio elettronico e può supportare 
un «albero» con la profondità massima 
di 65536 directory e subdirectory que- 
sto nel caso si voglia solo visualizzare 
l'albero, per le operazioni sui file la 
massima profondità è di 512 directory, 
abbastanza per il più ramificato hard 
disk. 

Atree si lancia solo da CLI con una 
sintassi del tipo «run atree dhO. ram:». 
in questo esempio il programma carica 
direttamente in memoria l’intero albero 
del disco ngido ed è pronto per caricare 
quello della ram disk. 

A questo punto possiamo cominciare 
ad esplorare l'albero con il mouse o 
con i tasti cursore, nella finestra grande 
sulla sinistra vediamo la struttura delle 
directory, nella finestra di destra abbia- 
mo i file relativi alla directory in esame; 
i «figli» di una stessa directory vengo- 
no visualizzati nella stessa colonna 
mentre alla loro sinistra sono presenti i 
relativi «genitori», gli uni e gli altri sono 
legati da linee che ne indicano le pa- 
rentele. 

Sotto le finestre una utilissima doppia 
striscia ci informa sulle dimensioni delia 
directory intera e dei file singolo esami- 
nato, vengono anche visualizzati i bit di 
protezione settati e la data di creazione 
del file 0 della directory. Si può porre un 
marcatore in qualsiasi punto dell'albero 
in modo da ritrovare rapidamente la 
posizione man mano che ci si muove al 
suo interno. 

A questo punto possiamo eseguire le 
operazioni di manipolazione direttamen- 
te sull'intero albero o da parte di esso, 
con la funzione «prune» ad esempio 
possiamo cancellare tutta una serie di 
directory successive, questo grafica- 
mente viene rappresentato come il «ta- 
glio» di un ramo dell'albero. 

Possiamo anche cercare con le wild- 
card un file od una directory e scoprire 
in quale ramo sia. contemporaneamen- 
te c'é sempre la possibilità di operare 
sui singoli file copiandoli, rinominandoli. 


muovendoli o visualizzandoli anche nel 
caso SI tratti di file grafici. Il programma 
è estremamente semplice e il suo uso 
visivo molto istintivo e comodo da usa- 
re la versione attuale viene fornita con 
alcune funzioni non attive, nel caso gra- 
diste il programma basterà un contribu- 
to di 25$ per permettervi di avere il 
programma interamente funzionante e i 
suoi successivi aggiornamenti. 

M-2 Diruti! 

Questo programma, scritto in Modu- 
la-2 da cui appunto il nome, una volta 
lanciato ha una struttura simile a quelle 
precedenti, con una finestra display an- 
ziché due e una serie di gadget selezio- 
nabili sulla destra con le varie operazioni 
possibili. 

Da notare la title bar che fornisce in 
una riga le informazioni sull'ora, la me- 
moria chip e fast disponibile e il numero 
dei file e delle directory visualizzate. 
Dovendo operare con una sola finestra 
display esistono alcuni gadget di «sor- 
gente» e «destinazione» nei quali speci- 
ficare di volta in volta l'unità da e verso 
la quale effettuare gli spostamenti dei 
file. 

La serie di gadget è ben curata e 
comprende anche numerose facilitazio- 
ni per l'uso di programmi archiviatori, da 
segnalare sono alcuni gadget relativi 
alle operazioni su di un intero disco, 
come «DSKCOPY» che esegue una co- 
pia, verificata e non, di un disco e 
«DSK-WIPE» che azzera in un attimo il 
contenuto di un disco semplicemente 
riscrivendo il blocco di root. 

Il programma è di facile uso. peccato 
solo che la presenza di un'unica finestra 
non consenta un facile controllo del 
disco sorgente e del disco copia. 


MRBackup 

MRBackup è un programma di bac- 
kup per hard disk: adotta dei criteri di 
compressione e sicurezza attualmente 
tra i migliori nei programmi PD di tale 
genere. 

Il programma é interamente pilotato 
dal mouse e come interfaccia di rispo- 
sta verso l'utente adotta anche la sinte- 
si vocale, soluzione simpatica quanto 
sconvolgente se non siete abituati a 
sentire i vostri programmi parlare. 

Lo schermo principale è occupato da 
tutta una serie di gadget definibili, attra- 
verso i quali comunicheremo al pro- 
gramma le nostre preferenze riguardo il 
backup o il restore da dischetto. È pos- 
sibile ad esempio specificare il backup a 
partire da una certa data, in questo 
modo, possiamo eseguire il backup co- 
siddetto «incrementale» cioè la copia 
dei file più «nuovi» rispetto ad un dato 
giorno; oltre a questo criterio è possibi- 
le anche chiedere il backup dei soli file 
che non presentino il bit «A» settato 
indice appunto di una loro lettura effet- 
tuata a scopo di archivio. 

Molto curata è la sezione dei filtri di 
compressione: un primo filtro viene 
specificato attraverso un (ile ASCII e si 
riferisce al tipo di file che non dovrà 
essere compresso in fase di backup si è 
infatti riscontrato come gli archivi di tipo 
ZOO. ARC 0 LHARC ad esempio se 
compressi nuovamente aumentano di 
dimensione anziché ridursi. Il filtro di 
compressione è settato per escludere 
dalla compressione in fase di backup 
alcuni tipi di file compressi e può essere 
facilmente modificato con un editor. 

Analogamente al filtro di compressio- 
ne è presente un filtro di esclusione che 
permette di omettere dal backup i file 


220 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 




AMIGA 



specificati, sono validi anche qui i meta- 
caratteri. 

La compressione utilizzata è quella 
“Lempel-Ziv», usata su Unix e che con- 
sente una riduzione «ai volo» che varia 
dal 35% al 65% ed è selezionabile in un 
raggio che va dai 12 ai 16 bit; maggiore 
sarà il livello dei bit maggiore la com- 
pressione. ma in questo caso aumente- 
rà considerevolmente il tempo impiega- 
to e la memoria usata. 

Nell'unico menu a discesa é presente 
una voce «Utilities» che apre un altro 
schermo attraverso il quale si possono 
effettuare normali operazioni di file ma- 
nager. quali la solita copia, rinomina, 
cancella, ecc. 

L'unica pecca del programma risiede 
nella sua lentezza, la copia di un hard 
disk può con questo programma durare 
tranquillamente un’ora, attualmente pe- 
rò sulla piazza dello Shareware questo 
sembra uno dei prodotti migliori. 

Finalino 

Concludiamo come sempre la nostra 
rassegna presentando una serie di pro- 
grammi meno impegnativi, ma non per 
questo meno utili. 

Snap 

Vi è mai capitato di avere qualche 
scritta sullo schermo e di dire «acciden- 
ti questo è proprio quello che vorrei 
scrivere, peccato non la possa prende- 
re!». oppure di dover tenere accanto al 
computer carta e penna per segnare 
magari i risultati di un comando CLI? 

Ebbene oltre a voi è capitato anche a 
qualcun altro, visto che ha scritto que- 
sto programma. Snap è il programma 
perfetto per gli scrittori pigri; usando il 


mouse e un tasto «qualificatore» potete 
evidenziare in qualsiasi finestra un ret- 
tangolo con il testo che vi serve, poi 
potete spostarvi su un'altra finestra atti- 
va e con un colpo copiare quello che 
avete evidenziato precedentemente. Un 
esempio banale può essere quello di 
prelevare una porzione di testo da una 
finestra e ricopiarla dentro un editor 
evitandovi la ribattitura. 

Ma c'è di più. è possibile anche salva- 
re in grafica, Snap vi chiederà su quale 
file farlo e con il solito sistema deiì'evi- 
denziamento potete copiarvi parti di 
schermo e averle subito pronte da usa- 
re come file IFF. Il programma permette 
una completa ridefinizione dei parametri 
interni per un completo adattamento 
all'utente. 

Today 

Il programma consente di sapere, in 
base al clock del sistema, gli avveni- 
menti importanti del giorno nei secoli 
scorsi e i compleanni importanti. Today 
si avvale di un database ASCII {e quindi 
aggiornabile) e di un programmino che 
leggendo la data daH'orologio del siste- 
ma estrae dql database i dati importanti 
del giorno. Per esempio nel giorno di 
scrittura di questo articolo è nato Cyra- 
no de Bergerac e Valentina Tereshkova 
dei quali viene fornito anche l'anno di 
nascita, mentre nello stesso giorno del 
1836 ci fu la caduta di Alamo. Può 
essere utile per creare messaggi intro- 
duttivi nei BBS o per curiosità perso- 
nale. 

The Log 

Il programma crea ed aggiorna un file 
con le indicazioni di data e ora del boot 


del sistema, ciò può essere molto utile 
quando ad esempio si lascia il computer 
in luogo incustodito e si vuol sapere 
quando è stato usato, oppure nel caso 
che vengano cancellati i dati si può 
risalire al momento del fattaccio. Log 
provvede anche ad informan/i quando è 
stata l'ultima volta che è stato effettua- 
to il backup dell'hard disk. 

Programmi di Totocalcio 

Potevano mancare nel panorama dei 
programmi italiani? Ecco pronti alcuni 
programmi che vi permetteranno di ef- 
fettuare pronostici e condizionare sche- 
dine con il solo scopo di vincere soldi, 
per comprare un nuovo computer che vi 
permetta di usare programmi Totocalcio 
sempre più potenti, invischiandovi in 
una spirale senza fine. 

Nel pacchetto di Pier Paolo Tornassi 
chiamato TOTOPACK.LZH sono presen- 
ti tre programmi: TotoSwap (elaborato 
da F. Marras) consente di ridurre i siste- 
mi e va lanciato da True Basic, sono 
presenti alcuni file accessori che devo- 
no rimanere nella stessa directory del 
programma. Totocalc permette invece 
di effettuare uno sviluppo di sistema 
utilizzando delle personali statistiche 
dell'autore Tornassi, é curioso notare 
che fra i dati chiesti vi sono le pagelle 
dei giocatori delle due squadre. Totose- 
guo effettua un controllo sui cosiddetti 
pronostici «a striscia» aiutando molto il 
giocatore a verificare eventuali vincite. 

Conclusioni 

Oramai una gran parte del software 
Amiga proviene dal Public Domain e 
dalle librerie Shareware, questo fatto 
dovrebbe dar da pensare sia ai pirati di 
software (non c'è ragione di piratare 
programmi disponibili a tuttil) sia alle 
case produttrici, le cui politiche di profit- 
to creano dei prodotti spesso troppo 
amplificati dalla pubblicità rispetto al lo- 
ro reale valore; per non parlare delle 
assurde protezioni sempre più cervello- 
tiche per difendere i prodotti commer- 
ciali. 

Il software Shareware rende inutile 
ogni spesa volta a proteggere un pro- 
gramma e a conti fatti può spesso rive- 
larsi più vantaggioso per un programma- 
tore che se il suo prodotto fosse passa- 
to attraverso l'azienda mediatrice. 

Nato quasi per gioco contestualmen- 
te ai primi BBS amatoriali, questa forma 
di software si sta rivelando decisiva per 
il successo di una macchina, il tutto 
grazie al paradossale motto «copiate 
questo programma, per favore». 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


221 



AMIGA 


coordinamento di Andrea de Prisco 


ADPnetwork: 

Net-Handler & Net-Server 


di M.L. Ciuchini e A. Soatoni 

quarta puntata 


Reduci dalla Amiga DevCon (Develo- 
per's Conference) di Parigi, dove la no- 
stra rete ha ottenuto un buon successo 
(come riferito nel numero scorso di 
MC), eccoci di nuovo al nostro appunta- 
mento con TFNet. «Cos'é TFNet?». di- 
rete voi. Avete ragione: cerchiamo allo- 
ra una volta per tutte di chiarire il pro- 
blema di nomi e competenze. Il proget- 
to di rete locale che stiamo sviluppando 
(ideato da AdP (tiè, ndadp). e presenta- 
to alla DevCon con il nome provvisorio 
di «TokenFree Network» ovvero TFNet) 
é costituito da due progetti indipendenti 
e cooperanti: ADPnetwork e il software 
di interfaccia con l'AmigaDOS. Il primo, 
sviluppato da AdP (vedi MC 88, 89 e 90) 


permette il funzionamento di applicazio- 
ni distribuite: più programmi in esecu- 
zione su_ macchine diverse collegate in 
rete ADPnetwork possono scambiare 
messaggi, cooperare. Tra non molto sa- 
rà anche possibile, in maniera traspa- 
rente, comunicare con hosl ARexx re- 
moti ma. ripetiamo, le comunicazioni 
inter-node sono messe a disposizione 
già dall’attuale software di rete. Il se- 
condo. realizzato da Marco Ciuchini e 
Andrea Suatoni. è un'interfaccia Amiga- 
DOS adattabile a qualunque protocollo 
di rete, purché dotato di software di 
basso livello (ad esempio Ethernet o... 
ADPnetwork). 

Chiarito il mistero (se a questo punto 


vi chiedete il perché dell'intestazione di 
questa rubrica... beh, non conoscete 
AdP!), torniamo a parlare di Net-Handler 
e Net-Server illustrando, come promes- 
so la volta scorsa, i problemi connessi 
aU'inierazione con il Workbench. 

TFNet, Workbench e Simulazione 

Qualche puntata fa, parlando della 
sintassi dei path di rete riconosciuta dal 
Net-Handler, avevamo notato che tutto 
andava come se il device «NET:« fosse 
un vero e proprio disco con le stazioni e 
i volumi remoti come subdirectory. In- 
fatti un tipico comando CLI sulla rete 
appare come 

1> List NET:Socrate/RamDisk/Env 

dove «Socrate» é il nome identificatore 
della stazione remota, «RamDisk» é il 
nome di un volume appartenente a tale 
stazione e «Env» é una vera subdirecto- 
ry di RamOisk:. Scoperta l'analogia, si é 
pensato di realizzarla completamente, 
scrivendo un software in grado di simu- 
lare un finto volume (chiamato «TFNe- 
t:») e i primi due livelli di subdirectory, il 
primo relativo alle stazioni remote e il 
secondo ai volumi remoti (anche se 
quest'ultimo, come vedremo, è simula- 
to solo in parte). Dal terzo livello in poi. 
si é nuovamente agganciati ad un vero 
albero di directory: quello del volume 
sulla stazione remota che si è seleziona- 
to tramite la scelta dei primi due livelli. 
La differenza tra riconoscere semplice- 
mente una certa sintassi che suggeri- 
sce la struttura ad albero di directory ed 
invece simulare l'esistenza di queste 
directory è sostanzialmente dovuta al- 
l'esistenza dei lock. Avremo modo di 
tornare in seguito su questo aspetto 
fondamentale. Per ora. come esempio, 
immaginate che, arrivati alla root direc- 
tory del vostro hard disk, scoprirete 


Albero del le directorL 

5 >mu I at o 



Figure 1 - Slrunura dell'albero delle directory si 


222 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


AMIGA 



BIBUOGRAF1A 

Commodore-Amigsine., TheAmigaDOS 

Marnai 

Bantam Books 

ISBN 0-553-34294-0 

CBM Ine., Amiga ROM Kernel Referenee 
Manual-Exec 

Aodison-WesleyPublishing Company 
ISBN0-20Ì-I1099-7 

CBM Ine., Amiga ROM Kernel Referenee 
Manual - 1/brsrìes and Devices 

Addisort-Wesley Publishing Company 
ISBNO-20U11078^ 


invece che esiste una directory genitri- 
ce nella quale potete salire, per poi 
scendere in un'altra directory che corri- 
sponde alla root del ram disk di qualche 
stazione remota (fig. 1). Se avete imma- 
ginato tutto questo, avete in mente 
TFNet. L’idea di TFNet è infatti di consi- 
derare la rete come un'estensione della 
naturale struttura ad albero dei device 
orientati ai trattamento dei file (che sot- 
to AmigaDOS si identificano con i volu- 
mi) che vengono unificati dalla comune 
iiparentela» con la directory genitrice 
Simulata (la directory rappresenta la sta- 
zione. nell’esempio precedente «Socra- 
teu). A loro volta le directory associate 
alle varie stazioni sono tutte «figlie» 
della root directory. NET: (o TFNet;). 
Come vedete quindi, dal punto di vista 
concettuale, nulla distingue TFNet: da 
un vero volume dove però i primi due 
livelli di directory non risiedono su una 
particolare stazione, ma sono distribuiti 
(in pratica ne esiste una copia identica 
su ogni stazione). 

Tuttavia non dovete pensare che la 
scelta di realizzare questa complessa 
simulazione sia stata dettata solo da 
criteri di analogia: pagata con la maggio- 
re difficoltà realizzativa, si ottiene in 
questo modo una integrazione estrema- 
mente semplice della rete tra gli oggetti 
riconosciuti dall'AmigaDOS e dal Work- 
Bench, oltre al vantaggio di utilizzare 
completamente gli standard dell'Inter- 
faccia utente di Amiga. Per fare un 
esempio concreto, diciamo che senza il 
software di emulazione non sarebbe 
stato possibile assegnare simboli logici 
(con il comando Assign) o definire per- 
corsi di ricerca dei comandi (con Path) 
sulla rete, cosa che invece attualmente 
è pienamente supportata da TFNet e 
che anzi costituisce uno degli aspetti 
qualificanti de) software di interfaccia 
tra la rete e l’AmigaDOS. Inoltre il fatto 
di vedere tutti i volumi di tutte le stazio- 


ni remote come subdirectory di un uni- 
co genitore (TFNet:) consente un'ecce- 
zionale potenza e semplicità nella ricer- 
ca di file e directory. Ancora un esem- 
pio: il programma di ricerca file SF 
presentato da Andrea Suatoni su MCmi- 
crocomputer può effettuare, senza alcu- 
na modifica al programma, ricerche su 
tutti i volumi in rete oppure solo au 
alcune stazioni, facendo uso delle sole 
wildeard AmigaDOS (o ARP). 

Senza avere la pretesa di entrare nei 
particolari, forniamo qualche dettaglio in 
più su questo software di simulazione. 
Il primo passo è quello di farsi ricono- 
scere come volume daH'AmigaDOS. 
Per questo il Net-Flandler aggancia 
un'apposita entry (fig. 2) alla lista dei 
device AmigaDOS nel modo che abbia- 
mo spiegato sui precedenti numeri di 
MC. Fatto questo. l'AmigaDOS ha un 
nuovo volume. La relazione tra il device 


NET: e il volume TFNet: è simile (ma 
non identica) a quella tra DHO: e Hard- 
Disk; (sempre che abbiate un Hard Disk 
e che il volume ad esso associato si 
chiami cosi), Ma torniamo al Work- 
Bench: vi siete accorti che le icone dei 
dischi che appaiono su di esso corri- 
spondono proprio ai volumi montati? Ed 
infatti appena il WorkBench si accorge 
del nuovo volume TFNet: cerca di effet- 
tuare un lock sulla sua root directory. E 
qui nasce il problema: non esiste una 
root di TFNet: semplicemente perché il 
NET: non é un vero device file-oriented. 
Il più breve path corrispondente ad un 
oggetto realmente esistente, sebbene 
su una stazione remota, è «TFNet: 
<NomeStazione> / <NomeVolume>». 
La soluzione è appunto la simulazione: 
il Net-Handler restituisce lock validi an- 
che per la parte di albero non realmente 
esistente, in realtà esso restituisce pun- 



MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


223 


AMIGA 


latori a strutture di tipo NetLock (fig. 3). 

Queste strutture hanno in testa il 
comune FileLock e inoltre portano nel 
campo nLType l'informazione relativa al 
tipo di lock (N1_REAL o NI_SIM). In 
questo modo il Net-Handler è in grado 
in seguito di distinguere tra i lock simu- 
lati. il trattamento dei quali è affidato 
appunto al software di simulazione, e 
quelli veri che devono essere inviati 
sulla rete. Capito il meccanismo, si trat- 
ta solo di implementare la simulazione 
di tutte le possibili richieste che posso- 
no riguardare le «finte» directory (Exa- 
mine, ExamineNext. DupLock. ecc.). A 
questo punto però il WorkBench non è 
ancora in grado di riconoscere le nostre 
directory simulate. Il WorkBench. si sa, 
mostra solo le directory che hanno as- 
sociato il corrispondente file «.info». La 


soluzione naturale è quella di simulare 
anche questi ultimi, marcando opportu- 
namente i FileHandle. Il gioco è fatto: le 
stazioni remote possono in questo mo- 
do essere raggiunte a colpi di mouse. 
Un'ultima curiosità: dal momento che è 
necessario simulare i file «.info», tanto 
vale farlo bene, dando al tutto una veste 
grafica originale. Il Ktet-Handler contie- 
ne. sotto forma di array di byte, una 
copia di ogni tipo (graficamente distinto) 
di file «.info» che deve simulare, che 
viene poi opportunamente modificato 
prima di passarlo al richiedente. A que- 
sto proposito e anche per non perdere 
l'abitudine di presentare brevi program- 
mi di esempio, la figura 4 riporta il 
sorgente di una piccola utility che copia 
un file in un array di byte, generando il 
sorgente C corrispondente. La simula- 


zione dei file «.info» comporta un ulte- 
riore problema; il livello di directory da 
simulare in linea di principio sarebbero 
due (NET: e NET: <StazioneRemota>), 
dato che specificando il nome del volu- 
me si è già in grado di accedere ad un 
oggetto reale (la root directory di tale 
volume). Tuttavia allo stesso livello di 
directory dei volumi remoti devono es- 
serci I corrispondenti file «.info» che 
non sono reali e devono essere simula- 
ti. Perciò dal punto di vista della simula- 
zione il terzo livello è il più problemati- 
co, essendo composto da oggetti in 
parte reali e in parte simulati. 

A proposito dì lock 

Ci soffermiamo ancora sui lock e sulla 
loro utilizzazione per fan/i osservare un 
aspetto interessante dei pacchetti Ami- 
gaDOS. Tra questi pacchetti, quelli che 
hanno tra gli argomenti (i Racket 

->dp_Arg<1,2 7» un puntatore ad 

una stringa rappresentante un path e/o 
nome (ovvero qualcosa come «Diri/ 
Dir2» 0 «Dir1/Dir2/File»|, hanno sempre 
almeno un altro argomento che punta 
ad un lock (sì vedano ad esempio le 
ACTION-FINDINPUT o ACTIOhLFIN- 
DOUTPUT della scorsa puntata). A cosa 
serve questo lock e che relazione ha 
con il path? Sotto l'AmigaDOS i path 
possono essere relativi o assoluti. Spie- 
ghiamo cosa questo voglia dire con un 
esempio: supponiamo di avere la direc- 
tory contenente le font di sistema nel 
Ram Disk e di volersi posizionare su di 
essa. Se siamo già in RAM' possiamo 
eseguire il comando: 

1> cd RAM:Fonts/Topaz 

oppure indifferentemente 

1> cd Fonts/Topaz 

entrando nella directory Topaz in Fonts. 
in due modi apparentemente simili, ma 
in realtà diversi. Nel primo caso è stato 
specificato un path completo, mentre 
nel secondo il path è relativo alla direc- 
tory corrente, in termini di pacchetti 
AmigaDOS questo corrisponde ad ave- 
re impostato 0 meno l'argomento del 
pacchetto corrispondente al lock, in mo- 
do tale che se il puntatore al lock è 
nullo, il path specificato è assoluto (cioè 
completo), altrimenti è relativo ovvero si 
applica a partire dalla directory corri- 
spondente al lock stesso. La possibilità 
di gestire path relativi permette, oltre 
alla possibilità di introdurre il concetto di 
directory corrente, la facile implementa- 
zione dei path di ricerca dei comandi e 



SÉilfii, 



224 


MCmicrocompuler n. 95 - aprile 1990 


AMIGA 


dei device logici. In particolare questi 
ultimi corrispondono semplicemente 
dei lock 31 quali riferire i path. 

Questa breve discussione su lock, 
path retativi e device logici (oltre ad 
avervi certamente confuso... e non per 
colpa vostra!), dovrebbe farvi compren- 
dere meglio la necessità del software dì 
simulazione di TFNet di cui abbiamo 
parlato nella prima parte. Infatti coman- 
di come CD. Path e Assign falliscono se 
non riescono ad eseguire i lock su ogni 
singolo elemento dei path che viene 
loro fornito. Senza la simulazione, quin- 
di. il comando: 

1> Assign Fonts: NET:Socraie/HardDisk/ 
Fonts 

non avrebbe funzionato a causa dell'ine- 
sistenza delle directory NET: e NET;So- 
crate e cosi pure gli altri due comandi. 
Data l'evidente utilità delle possibilità 
offerte da essi (quante volte il 500 della 
redazione è andato a leggersi i comandi 
daH'Hard Disk del 2000 grazie al »Path 
NET:A2000/C Add»...), questo è già suf- 
ficiente a motivare (se ce ne fosse 
bisogno) il lavoro fatto. 

La condMsione delle risorse 

Se avete seguito il discorso fino a qui. 
vuole dire che vi abbiamo convinto del- 
l'originalità e della validità delle idee che 
sono alia base di TFNet. Potremmo 
quindi concludere qui con reciproca 
soddisfazione, ma vi avremmo imbro- 
gliato! Se fra voi. come è probabile, c'è 
qualcuno che ha familiarità con le reti, si 
starà infatti chiedendo come fa il soft- 
ware che stiamo descrivendo a permet- 
tere la condivisione delle risorse (e non 
solo dei file...), che è uno degli scopi 
principati delle reti locali. Che cosa si 
intende con condivisione delle risorse? 
Semplicemente dare la possibilità ad 
ogni macchina in rete di utilizzare le 
risorse delle altre, dove per nsorse in- 
tendiamo risorse hardware connesse ad 
una particolare stazione (stampanti, 
plotter. digitalizzatori, genlock. strumen- 
ti musicali, ma anche, ad esempio, tem- 
po di CPU). Spesso, sotto AmigaDOS. 
questo significa avere accesso ai device 
(PRT:, PAR;, SER:). 

TFNet consente in modo naturale la 
condivisione dei device orientati al trat- 
tamento dei file, quindi, dal punto di 
vista dell'hardware. hard disk, ram disk, 
dischetti da 3.5". ma non permette di 
accedere a risorse diverse. Questo vuol 
dire che, apparentemente, con TFNet 
non è possibile utilizzare, ad esempio, 
una stampante remota. Stupiti? Prima 


lyi 
hI I 

I ' I 
I p I 
iJLl 


Senza coda di accesso 



Queue 


Manager 


Con coda di accesso 


Figura 5 - Schema rielle nchiesie d’ accesso a 
device in asserna e presema di code. 


di decidere che vi abbiamo fatto perde- 
re tempo e strappare dalla collezione di 
MC le inutili pagine di questa rubrica, 
lasciateci II tempo di spiegare. Le cor>- 
seguenze della scelta dell'architettura di 
TFNet ci erano chiare fin daH'intzio ed in 
effetti non riteniamo una limitazione il 
fatto di non poter accedere direttamen- 
te ai device dalla rete. Anzi, in realtà ci 
sembrerebbe sbagliato il contrario: di 
fatto, con la nostra rete. Amiga si tra- 
sforma da sistema multitasking mo- 
noutente a sistema multiutente. L’Ami- 
gaDOS gestisce i device in una maniera 
già discutibile in un sistema monouten- 
te, figuriamoci in rete. Ad esempio non 
si capisce perché la stampa in un siste- 
ma multitasking debba essere sincrona 
ovvero debba bloccare l'utente che la 
effettua, impedendo contemporanea- 
mente l'accesso ad altri. In rete questo 
problema diventerebbe ancora più evi- 
dente, data la maggiore probabilità di 
accessi contemporanei alla periferica. 
Quello che manca al software di siste- 
ma dì Amiga è la gestione delle code di 
accesso ai device (fig. 5). Con le code si 


otterrebbe un accesso più «democrati- 
co» e con tempi ottimizzali. Questo 
discorso non si applica solo alla stam- 
pante, ma ad esempio anche al device 
SER; o SPEAK:, Tuttavia niente impedi- 
sce di scrivere un software di utilità e 
fare quello che il sistema da solo non 
fa: il nostro progetto prevede la scrittu- 
ra di un gestore di code (Oueue Mana- 
ger) intelligente, cioè in grado di effet- 
tuare SUI file operazioni diverse, a se- 
conda dell'estensione del file stesso, 
prima di inviarlo alla stampa. Questo 
significa un file «.tex» o «.ps» potrebbe 
essere «stampato» direttamente: sa- 
rebbe cura del software di gestione 
riconoscerlo e applicargli l'opportuno 
trattamento, prima di inviarlo alla stam- 
pante. Questo progetto é in una fase 
abbastanza preliminare, tuttavia la sua 
presenza nel futuro di TFNet é certa. 
Inutile dire che la nostra prima preoccu- 
pazione è fare in modo che le varie 
code vengano viste dalla rete. 

Alla prossima 

Come avete visto, in realtà fare inte- 
ragire una rete e il WorkBench non è 
stato poi cosi difficile. Una volta deciso 
come configurarsi (in questo caso come 
volume), le cose sono andate avanti in 
modo abbastanza naturale. Merito in 
questo caso, è giusto sottolinearlo, del 
software di sistema, AmigaDOS e 
WorkBench, che definiscono per l'inte- 
razione reciproca e con i device delle 
interfacce standard che è possibile si- 
mulare senza crearsi e creare problemi 
insormontabili. Tuttavia in realtà la scel- 
ta di vedere la rete come un volume 
(eventualmente enorme) non comporta 
solo vantaggi, ma anche qualche proble- 
ma. Tra questi però, come abbiamo 
visto, non va inserita l'impossibilità di 
accedere direttamente ai device remoti, 
l'accesso ai quali deve essere in qual- 
che modo regolamentato. A questo, ci 
auguriamo, penserà il nostro Queue 
Manager In realtà i veri problemi del- 
l'architettura che abbiamo scelto si evi- 
denziano in caso di fallimenti sulla rete 
(ad esempio crash di stazioni remote). 
Anche di questo parleremo nelle prossi- 
me puntate, in cui ci dedicheremo ad 
illustrare un'altra interessante caratteri- 
stica della nostra rete: l'autoconfigura- 
zione. TFNet infatti non ha bisogno pra- 
ticamente di nessun intervento da parte 
dell'utente per configurarsi e riconosce- 
re le altre stazioni remote ed i loro 
volumi. Come fa? Non anticipiamo trop- 
po i tempi. Ne riparleremo... 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


225 


AMIGA 


coordinamento di Andrea de Prisco 


Programmare in C su Amiga (si) 


di Dario de Judicibus 


Contirìuiamo lo sviluppo 
del nostro scheletro 
aggiungendo la possibilità 
di definire il terzo livello 
della struttura a menu, 
cioè le sottovoci, e la 
gestione dei comandi di 
selezione rapida. Alcuni 
nuovi automatismi 
completeranno il quadro 
delle modifiche. Inizieremo 
inoltre, nella scheda 
tecnica, la presentazione in 
dettaglio dei comandi 
dell'AmigaDOS 1.3 


Nella scorsa puntata abbiamo com- 
pletato lo scheletro dì un programma 
che mostra come associare ad una fine- 
stra una struttura a menu, strutturando 
il codice in modo da rendere estrema- 
mente semplice effettuare eventuali 
modifiche, garantendo tra l'altro un'alta 
leggibilità dello stesso. Abbiamo anche 
visto inoltre come gestire i messaggi 
che Intuition ci spedisce a fronte delle 
operazioni che l'utente effettua via me- 
nu, anche qui garantendoci un elevato 
grado di leggibilità integrata dalla garan- 
zia di una gestione completa ed 
esauriente di tutta la coda messaggi, 
anche in caso di selezioni multiple. 

Naturalmente, essendo il programma 
uno scheletro, esso non contiene ancora 
tutte le possibili variazioni ed opzioni che 
un programmatore esperto può utilizzare 
in questo genere di programmi. Alcune 
di queste, come le selezioni mutualmen- 
te esclusive, i sottomenu, i comandi. 
non sono stati ancora affrontati. Il codice 
contiene in effetti già alcuni parametri 
nelle funzioni o nei campi che, in qualche 
modo, preparano la strada all'introduzio- 
ne di tali elementi, ma, come vedremo 
fra poco, al momento di aggiungere la 
gestione di queste ulteriori opzioni, ho 
deciso di modificare ulteriormente le 
caratteristiche di alcune funzioni. D'altro 
canto questo scheletro è stato preparato 
appositamente per questa rubrica, e 


quindi si evolve dinamicamente con lo 
svilupparsi della stessa. Neppure io so 
quale mostro diventerà alla fine, ritengo 
tuttavia che sia il modo migliore per 
imparare ad usare i servizi offerti da 
Intuition. Alla base resta sempre il princi- 
pio dei piccoli passi, che permette ad 
ogni stadio dello sviluppo di avere a 
disposizione un programma perfetta- 
mente eseguibile, sebbene solo una 
parte delle funzioni desiderate sia stata 
implementata. 

Per motivi di spazio, come avevo già 
accennato nella scorsa puntata, non è 
più possibile riportare l'intero codice 
dello scheletro, per cui procederemo 
per delta. Sarebbe quindi opportuno leg- 
gere questo articolo avendo l'accortezza 
di tenere a portata di mano fa 20® punta- 
ta di questa rubrica. Per chi non l'aves- 
se. consiglio caldamente di procurarse- 
la, dato che faremo spesso riferimento 
ad essa. In ogni caso vedrò di caricare 
a! più presto il codice presentato qui su 
MC-Link. come SKELETON.LZH. 

skUmk 

Il primo cambiamento che ho effet- 
tuato nel codice consiste nello scorpo- 
ramento degli #include in un file a parte, 
da compilare tramite l'opzione -ph del 
compilatore. Vediamo di cosa si tratta e 
quali vantaggi comporta. Ricordo che 


Note 

1 . II programma di utilità LMKé stato ampiamente descritto nelle puntate che vanno dalla 
14* alla 16‘ inclusa. Fate riferimento ad esse per la terminologia utilizzate In questo 
articolo. 

2 . È Interessante notare come, comunque, lo scheletro che stiamo implementando, 
potrebbe essere adattato facilmente nel momento in cui una nuova versione di Intuition 
supportasse un ulteriore livello nei menu. Questo purché i nuovi elementi (sotto-sottovoci) 
si basino anch’essi sulla struttura Menultem. Questo é uno dei vantaggi di una 
programmazione altamente strutturata a scatole nere. 


226 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


AMIGA 


I «keflle f.r «r 


•• m. dt ircluslpnr de prccpilpr» per gencrure U UMU SKL.SYH 

tUHt . Sk.1.M3 


• include -e«c/lypes.h- 

LCOrrS ■ -mkl.tya -0 
STklITUP • Hbit.o 
U6S - libile. Hb>llb:ia1gt.)lb 
iKOPTs • SO se KD «eiiaose 
SY9PTS • -oh -sski.sy* 


• include -lnluitiui./lntuUion.h- 

• include -graphics/gfsMCros.h- 

•include 'strlng.b' 

IsKLdef.aitloa. 


‘iipclude -pr.U/.„c,h- 

S(HAKE)i S(MNE>.o 

s<Lim) FooH s($rmuP)>S(iuHE).o ro S(iuw) iie stiios) s(uopis) 

•include "prntu/graphìcs.h” 

S(HA«).o: S(N>HE>.c skl.iyi 

sac) sacDPTs) stwHo.c 


Figura 2 - sklhdr.c 

f pre-caapt 1 ed tpble 


/. 

^sacMtSWPTS) sklhdr.c 


■* 1 file di inclusiene snnu stnti scorpersd e pretgepllitl per creare *• 
•• creare una tabella di tieball. 11 tutto serva a rendere più veloci 
■* la successive coipilaiienl. 

OIUHE • ski debug 



LCODPIS ■ -KskI.sya -d3 -oS(OIUNE ) .0 
LiaOPTS • ADOSYN VERUSE 


•• Tipi 

$(DIUNE): S(OWie).o 

S{LIH() FROH S(STARTUP)<t(ONAHC).p TO t(OHANE) IIB l(tUS) S<LKB0PIS) 

typedef struct IDesc 

S(l)MME).a: S(KAHE).c ski.sya 
S(LC) saCDOPTS) S<HANE).c 


Ì.f'" 

quanto segue si riferisce sempre al 
compilatore da me usato, e precisa- 
mente il Lattice C 5.XX. Nel caso usiate 
un altro compilatore sarebbe opportuno 
verificare sui manuali allegati se sono 
disponibili le stesse funzionalità e come 
si attivano. 

Quando si sviluppa un programma, è 
abbastanza comune che si effettuino 
molte complicazioni nel giro di poche 

A 

Figum 1 

Figura 3 ► 
Pnmo blocco 
di definimoni 

/’ 

•• Protuttpi delle funjioni interne al prugranM 

veld SetuplleelisK ITEH •. ITEH •. ini, USKOBT. ITXT *. IDESC •. ITEH •• ); 
•deMne OJ.SPEC GlNME2Elia2EUlSNADT_lteFRESHIN0CAIIEREFIIESH|AcmATC 


ore, specialmente in fase di resr. quan- 
do cioè si ritenga di aver completato il 
codice ad un certo livello e si desideri 
provare l'eseguibile per eliminare even- 
tuali errori. È quindi opportuno adottare 
delle tecniche che riducano il tempo di 
compilazione ed ottimizzino le operazio- 
ni da effettuare per generare il modulo 
eseguibile. Una di queste già la cono- 
sciamo, ed è l'utilizzo del programma di 
utilità LMK. Un'altra consiste nella pre- 
compilazione dei file di inclusione, e 
nella generazione della relativa tabella 
dei simboli Isymbol lablel. 


In figura 1 è riportato il file utilizzato 
per generare il programma relativo allo 
scheletro: ski.lmk. Esso è formalo da 
due bersagli: il primo serve a generare il 
programma SkeLOOS. il secondo gene- 
ra, se richiesto, un modulo che può 
successivamente essere utilizzato con 
Codeprobe, l'analizzatore di codice in 
esecuzione Isource debuggerl della Lat- 
tice Ine. Dato che non abbiamo ancora 
affrontato l'utilizzo di un analizzatore co- 
me il CPR, cosa che prenderebbe da 
sola svariate puntate dì una rubrica co- 


me questa, per ora ignorate te istruzioni 
relative alla seconda parte di ski.lmk 
Ho pensato di riportarle comunque per 
coloro che già sanno lavorare con un 
source debugger. 

Concentriamoci sulle ultime due istru- 
zioni relative al bersaglio principale [pri- 
mary targetj (vedi nota 1). 

Innanzi tutto abbiamo un solo discen- 
dente, e ciò sklhdr.c. Questo file, il cui 
contenuto è riportato in figura 2. contie- 
ne tutte le istruzioni di inclusione che 
servono per la compilazione del nostro 


MCmicrocomputer rt. 95 - aprile 1990 


AMIGA 



Frgura 4 - SstupItemListl) 


programma. Dato che in genere queste 
istruzioni vengono modificate più rara- 
mente de! resto del codice del program- 
ma, e che comunque si possono sem- 
pre includere file in eccesso senza che 
questo abbia un qualche effetto sulle 
dimensioni del modulo finale, poiché tali 
file Icompiler headerì contengono sola- 
mente definizioni di strutture, macro e 
costanti, nel caso avessimo qualche 
dubbio sul fatto se un certo file di 
include serva o meno, potremmo co- 
munque aggiungerlo alla lista senza pro- 
blemi. In effetti l'unico svantaggio sa- 
rebbe proprio nel tempo di compilazio- 
ne ma, come vedremo ora, questa tec- 
nica ha proprio lo scopo di ridurre tale 
tempo. Essa infatti consiste nel pre- 
compilare il file che contiene la sequen- 
za di #include in modo da produrre una 
tabella dei simboli da utilizzare successi- 
vamente quando si compila il program- 
ma vero e proprio. L'opzione per pre- 
compilare gli header é appunto -ph. 
mentre -oskl.sym serve a salvare la 
tabella risultante come skl.sym. Questo 
è appunto l’ascendente relativo a que- 
sto blocco di istruzioni in ski.lmk. 

Una volta che la tabella è stata gene- 
rata, essa va referenziata nell'istruzione 
di compilazione del programma princi- 
pale, utilizzando l'opzione •Mskl.sym. 


Tale passo ne risulta velocizzato dalle 
tre alle dieci volte, a seconda del nume- 
ro di file di inclusione utilizzati dal pro- 
gramma. Òvviamente una volta genera- 
ta la tabella dei simboli, non è più 
necessario ricompilare sklhdr.c ogni 
qual volta si modifica il codice del pro- 
gramma, a meno che non sorga la ne- 
cessità di aggiungere un nuovo header. 
Ma di questo se ne occupa LMK ovvia- 
mente. Tutto quello che voi dovete fare 
è scrivere 

Imk -f ski.lmk 

ed il resto è automatico. 

L'opzione -0 serve ad attivare Totti- 
mizzatore globale del Lattice C. ma di 
questo parleremo in un altro momento. 

A questo punto il programma esegui- 
bile viene generato dal passo di legame 
(linkage editionj. come al solito. 

Il programma scheletro 

E veniamo ora al programma principa- 
le. Analizzeremo pezzo per pezzo i cam- 
biamenti effettuati riportando solo quel- 
le strutture o funzioni che sono state 
aggiunte o modificate. 

Vediamo innanzi tutto la parte relativa 
ai tipi, alle costanti, alle strutture ed alle 





■ <(Ucariagi i CH£CKIT) ? CHECMIDTK : 0)| 



> 2’COHMIDTH; 

iS nist[l].width ■ ItMwldth • WOELTl; 


variabili globali. Come si può vedere in 
figura 3. a parte lo scorporamento dei 
file di inclusione, di cui abbiamo già 
parlato in precedenza, é stato aggiunto 
un nuovo tipo relativo ad una struttura 
formata da un puntatore ad una stringa 
di caratteri e ad un singolo carattere 
definito come UBYTE: IDESC. Usere- 
mo questo tipo nella definizione delle 
voci e delle sottovoci, più avanti. Oltre a 
questo nuovo tipo, è stato modificato 
solo il prototipo della SetupItemListO. 
essendo questa la funzione più impatta- 
ta dai cambiamenti. Infine abbiamo ag- 
giunto il valore NOCAREREFRESH ai 
segnalatori IDCMP. dato che, anche se 
abbiamo specificato m precedenza 
SMART_REFRESH. ci sono dei casi in 
cui Intuition manda comunque un mes- 
saggio per il restauro della finestra. Per 
il momento questo non sarebbe comun- 
que potuto avvenire, dato che la fine- 
stra in questione non ha un gadget per 
il ridimensionamento, ma male non fa di 
certo... 

Le modifiche maggiori riguardano tut- 
tavia la parte relativa alla definizione 
della struttura dei menu. Dato che la 
maggior parte di tali modifiche è dovuta 
alla differente struttura della funzione 
SetupItemListO, analizziamo prima 
quest’ultima. 


226 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


AMIGA 


STRUnURE DI OEMNI2IOHE PER I 


■defiM UDEIEA 4 




SetupItemListO 

Innanzi tutto {vedi figura 4) la lista dei 
parametri è cambiata. Poiché adesso 
questa funzione può essere utilizzata 
per definire sia una lista di voci, che una 
lista di sottovoci, è stato aggiunto come 
primo parametro il puntatore alla voce a 
cui la lista appartiene, se di sottovoci si 
tratta. Ovviamente, se stiamo definen- 
do una lista di voci, tale parametro è 
nullo. Abbiamo inoltre eliminato il para- 
metro relativo alla larghezza della lista, 
dato che questa verrà ora calcolata 
automaticamente dalla stessa funzione, 
rendendo ancora più facile modificare il 
codice, lasciando allo stesso program- 
ma il compito di preoccuparsi dei detta- 
gli. Comodo, no? Se poi volete comun- 
que cambiare tale valore, nulla vi impe- 
disce dì farlo prima di chiamare la Set- 
MenuStripO. Il puntatore itemname 
non punta più ad un vettore di stringhe, 
ma ad uno di descrinori dell'elemento, 
cioè ad un vettore di tipo IDESC. L’ulti- 
mo parametro è ora il puntatore ad un 
vettore di liste di voci, piuttosto che ad 
una singola lista. Vedremo perché. 

Veniamo al codice. Due variabili locali 
sono definite all'Inizio. Una servirà a 
mantenere il valore massimo calcolato 
per la larghezza di ogni elemento (ftem- 



Sorrovoci 
itìeniificaiivi 
e slnitture baso. 


Figura 7 ► 
SoUoi/oa. 
carallerislichB 



'deMne SUB1_14F <[TEHTEXTI ITEHENRBLEOIHIDIBOXI CKECKITIHERUIOfiGLE) 
•Jefitie SUB1.23F (tlEHIEXT] lUKEMBLEaiHlGHBOX) 

lOESC sull>.(i:4[SII8I_14K] • 



IDEU subi,ti2}{SUBIJ3N] ■ 



tòrse ‘•lublT>au[NENU NUH] - 
( 

subt.uml, subi.naaZ, MUEL 


width). la seconda è una variabile logica 
inizializzata falsa. Il suo scopo è quello 
di mantenere memoria dell'eventuale 
utilizzo di un comando scorciatoia, in 
modo da poter successivamente ag- 
giungere alla larghezza della lista lo spa- 
zio sufficiente alla coppia di caratteri 
«Amiga» «carattere» che Intuition met- 
te in fondo al titolo della voce quando 
tale comando sia previsto. 

La prima modifica nel ciclo principa- 
le consiste nel vedere se il primo pa- 
rametro passato alla funzione sia nullo 
0 meno. In quest'ultimo caso vuol dire 


che stiamo definendo una lista di sot- 
tovoci e quindi bisogna spostare a de- 
stra la lista lasciando solo una piccola 
sovrapposizione con la lista madre 
(WDELTA) e spostare un po' più in alto 
il lato supenore della lista, proporzional- 
mente alla posizione della voce genitri- 
ce. Ovviamente tutto ciò non è obbliga- 
torio, questione di gusti cioè. A me 
piace cosi, quindi... 

Nello scheletro presentato nella 20* 
puntata, il testo relativo al singolo ele- 
mento (voce 0 sottovoce) era contenuto 
in hemname[i] Ora quest'ultimo è di- 


MCmicrocomputer n, 95 • aprile 1990 


AMIGA 


st[HtKU_llKI1 ■ (iriH ‘)111cct>nBBl>er(XrMC«r: 
lUN UN • (ileoi(nDI), HUF_CLUR): 
e*list[NUuIlOO] n NUIL) tì«iel1l(): 

U[HENU 286] • (ITEH MA'^icAMMberE&reaeaor; 

Ì1EN 2HN ‘ tUssMETEH), HCHF CLCAR); 
BaHst|HEHV_2Q0] — NULI) CiotelllOi 
SI[NCHU 380] ■ (ITEH •)A1)ocRBaBabBrUreaBaor; 

TtEHJHN ' Sl2B«f(ITEN), NINF CLCAR): 
bb 1UL|HEHU 380] — NULL) ClosaAllOT 


Ut[KENU_180H[TEN_110] • (irEH‘)NULL; 
inIKEkU 180Ì|1TEH 126] • (ITEH 'ÌNUU; /' 

1st[KEHu'iaoj[lTEN'l3e] ■ (EEEH ■ÌnULLi /' 

1tt[nEI(U_l80Ì[ITEN_lA01 • (ITEH ■)AI1ocReacabBr(8i 
SU8I 14N > ■13eaf(lTEN), MENE CLIAR); 
^ubl1lsC|HEHu'l8e][nEN 1A8] •• NULL) C1osaAll()i 
ltt[NEHU.lB0)ltIEN_159Ì ■ (ITEH *)NULLl /' 

ltt[HENU 280][nEN_210] > (ITEH MNULL; /' 

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ll>ttHCNu'208][ITEK'23B] • (ITEN ‘)A1l0cRBatBber((i 
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($ubitBAt[HENU 180][irEH 140] » NULL) CloseAIK); 
iit6At[HENU_10oJ[nEN_15ej • (IT«T •)IWLli / 

iilB>t[HEKU 2B0HIUH210] - (IIKT ■)IKIIL; / 

ilteitENENU 2flO][lIEH 228) ■ (It)CT •)W1L; / 

>ltBAl{HENU_200][nEN 238] • (ITn •)A11oi:ReBBabBr(l 
SUBI_23N • sUeBf(ITltT), NENF CLEAR); 
(subltB<t[HEHU_20e][ITCM 230] » NULL) ElaseADO; 


'• BuildUBnuc Costi 


Oefiniaao 1 obbó PER ORINI 

!tupHBru(ABEno1Ist[NENU_l08],HUlL /* nBSSimo •/ , 
HENU irX.UBBllst[NEKU 108]); 
!tupHBBu(RBBnu1ist[NENU_2eO],Baeflutlst[HENU 108], 
KEHU_2n:,ltBBmt[NENU 200]); 
!tupKBmi(lBBilu11st[HENU 300] ,ta«nu1ist (NENUJBO] , 
HEHU_ 3 rx.ltea]Tst[HENU 300]); 


DaflnlaBo Ir veci PER SECONDE (AttuicienB 

itupIteBLi«C<HULL,nea)ist(l(ENU 100], ITEH li 
lteate>t[HENU 100], UeRiaarÌNENU_100] ,si 
itupIt«aLlsC(NULÌ,1tBBlisttNENU 200], ITEH 2l 
UBat«t[HENU_200], IteanaarÌNENU 200], si 
itupItBBList(NULL,itBaltsC[HENU 308], ITEH 3i 
ltaat«lt[NENU 308], nBanaarlNCNU 308],» 


I PER TER2E (atl 


stlHENU,L80])i 

stlNCHU,208]); 


: airordi 


.lst(mea11st[HENU 108] (ITEH_!48], subii Ut )NENU IBOJllTEH 140], 
I4H.SU31 14F,sabltr<t(KENU 100])IIEH_UO] , 

>Br(NENu'ieO][ITCH 140], NULL): 

.Ut(Sttea1isl[HEHÙjOO][ITEH 230|,sublHst[NENU 280] [ITEN_230] , 
:3N,SUSI 23E, sublte>t[NENU 2Ó8]1IIEH 238] . 
iBeIHENU‘200][irEH_230],NULr): 


SavrFlags • »->IDCNPFIag 
HodiryIOCHP(>,$avBFIagsl 


ventato il puntatore ad un descrittore. 
Questi contiene ancora il titolo della 
voce 0 sottovoce nel sottocampo txt, 
ma in più c'è il campo cmd che. se non 
nullo, definisce il carattere alfanumerico 
da utilizzare in combinazione con il tasto 
Amiga per selezionare la voce da tastie- 
ra. Se tale comando è stato definito 
allora è necessario aggiungere COMM 
SEQ ai segnalatori associati alla ' 
se SI vuole che la combinazione «Ami 


ga« ('Carattere" compaia accanto al tito- 
lo della voce. Se non lo si fa, tuttavia, il 
comando viene attivato lo stesso, ma 
Intuition non mostra esplicitamente il 
comando accanto al testo dell'ele- 
mento. 

Un altro parametro che è differente 
nel caso si stia definendo una lista od 
una sottolista, é l'ultimo. Esso è il pun- 
tatore ad un vettore di sottomenu, nel 
caso si stia definendo una lista di voci. 


Questo in quanto non esiste un livello 
successivo alle sottovoci (vedi nota 2). 
Per evitare di scrivere un'altra funzione 
(diciamo SetupSubitemListO). invece 
di definire una lista di sottovoci solo per 
quelle voci che l'hanno, ho deciso di 
definire un vettore di puntatori alle liste 
di sottovoci associate a tutte le voci di 
un certo menu. Se una voce non ha 
sottovoci (aie puntatore sarà nullo, ov- 
viamente, ma questo apparente spreco 
di pochi byte è controbilanciato da una 
maggiore flessibilità del codice qualora 
si intenda modificare la struttura gerar- 
chica dei menu. 

La larghezza della lista non è più 
definita a priori ora. ma viene calcolata 
utilizzando la funzione di Intuition Intuì- 
TextLengthO. con opportuni fattori di 
incremento che tengono conto delie 
caratteristiche dell’elemento (comandi e 
marcatori). Questo ha il vantaggio di 
tenere automaticamente conto di un 
eventuale font caricato ed utilizzato per 
voci e sottovoci. Alia fine del ciclo, ce 
n'è un altro che assegna ad ogni voce la 
larghezza massima trova un più piccolo 
incremento di sicurezza. Anche qui. 
questione di gusti. Da notare che, in 


230 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1 990 


AMIGA 



caso di comandi scorciatoia, non viene 
aggiunta alla larghezza una quantità 
uguale alla costante predefinita COMM- 
WIDTH. ma a due volte tale valore. 
Questo in quanto, a mio avviso, tale 
valore non è sufficiente, almeno dalle 
prove da me effettuate. 

Da notare che non sono stati utilizzati 
ancora due campi: quello relativo alle 
selezioni mutualmente esclusive, e 
quello relativo al testo alternativo. Le 
vedremo in una versione successiva 
dello scheletro. 


Le definizioni dei menu 

Ora che abbiamo visto la nuova Setu- 
pltemListO. andiamo a dare un'occhia- 
ta al blocco che definisce la struttura 
dei menu, come promesso. 

Innanzi tutto dobbiamo definire la 
nuova costante WDELTA. Quindi, per 
dimostrare le nuove possibilità offerte 
dalla funzione che definisce le voci e le 
sottovoci, aggiungiamo alla struttura a 
menu presentala nella scorsa puntata, 
due sottomenu: il primo associato alla 
quarta voce del primo menu, il secondo 
associato alla terza voce del secondo 


menu. Il terzo menu rimane senza sot- 
tovoci. Dobbiamo aggiungere allora due 
liste di identificativi, una per sottomenu, 
con le relative costanti che specificano 
il numero di sottovoci per sottomenu, 
analogamente a quanto già fatto per i 
menu (figura 5). 

Per rendere più flessibile il codice, 
soprattutto in relazione aH'eventuaie ag- 
giunta di un ulteriore sottomenu a quelli 
già definiti, definiamo una lista di punta- 
tori per ogni menu, un puntatore per 
ogni voce. Essi puntano ad una lista di 
sottovoci, e definiscono quindi il sotto- 
menu associato ad ogni voce. Ovvia- 
mente, se la voce non ha sottomenu, il 
puntatore è nullo. Analogamente defi- 
niamo una lista di puntatori ai vettori 
che descrivono il sottomenu per quello 
che nguarda il testo dell'elemento ed 
un eventuale comando di selezione rapi- 
da ad esso associato. Creiamo quindi 
due sovrastrutture ITEM *<subilist(] e 
ITEM osubitextU relative all'intera 
struttura a menu. Questo ci permetterà 
di indirizzare direttamente la lista dì sot- 
tovoci utilizzando l'identificativo di me- 
nu più quello di voce e slegandoci così 
dal nome della singola lista di puntatori. 


Tre cambiamenti sono stati effettuati 
nella parte che descrive le caratteristi- 
che ed i testi relativi alle voci (figura 6): 

1. sono state eliminate le costanti che 
definivano la larghezza di ogni menu, 
dato che ora essa è calcolata automati- 
camente: 

2. è stato aggiunto MENUTOGGLE 
11.2 & 1.3] alle caratteristiche del terzo 
menu, in modo che se l'utente selezio- 
na un attributo già selezionato, esso 
venga deseleztonato; 

3. la lista di testi è stata riconvertita in 
una lista di descrittori, in modo da poter 
gestire anche i comandi di selezione 
rapida. 

Analogamente, un blocco di istruzioni 
simile è stato aggiunto per i due sottome- 
nu che stiamo definendo ora (figura 7). 

A questo puntoli gioco è fatto, almeno 
per quanto riguarda la descrizione dei vari 
elementi che compongono la struttura a 
menu associata alla finestra da aprire 
sullo schermo del WorkBench. Ovvia- 
mente ora dovremo fare delle modifiche 
anche alla procedura di inizializzazioneed 
a quella che crea la struttura completa. 
Anche qui. tuttavia, basterà solo duplica- 
re un paio di istruzioni già esistenti e 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


231 


AMIGA 


modificade un pochino. Man mano che 
andremo avanti, sarà sempre più facile 
aggiungere o modificare elementi nei 
menu, dato che il grosso del lavoro è già 
stato fatto, e che la maggior parte delle 
operazioni sono state automatizzate. 

Da notare ancora una cosa, relativa- 
mente al blocco di definizioni fin qui 
analizzato. Mentre nella scorsa puntata 


abbiamo definito i vettori di stringa nel 
modo seguente: 

UBYTE •ite»_titx[] = 

{ 


}i 


adesso abbiamo preferito usare per i 
descrittori il seguente formato: 

IDESC •itein_titx[ITEH_xHH] = 

{ 


}; 



UDBUFFERS 

Famto: UOBUFFEIIS 

Siatasit: AMBUFFEfiS ‘UiaTt'/A, HimEBO/k* 

Scopo: AggFuogc 'coche buffen" 


Aggiunge un certo miaero di aree di aeaorie elio liste dei 
settori irtilitzeti per eccelierere le operazioni di 1/0 
relative ed una certe uniti (ceche). Ogni area prende circa 

Se ti usa i1 "file systen" standard, aggiungere più di IO aree 
non porti alcun vantaggio in termini di velocità. Se sì usi i) 


Eteapio; ACDBUFFEAS dii: 2S 

Aggiunge IS aree al settore relativo a DFl: 



La scheda tecnica 

Con questa puntala, a grande nchiesta, incomincero a parlare 
dei comandi deH'Am/gaOOS 1.3, riporiando una descrizione di tutti 
quei comandi che sono stati in qualche modo modificati rispetto la 
versione precedente. Owiamenie saranno necessarie alcune pun- 
tate per nportare la lista completa Per non fare favoritismi andrò m 
ordine strettamente alfabetico... 




232 


MCmicfocomputer n. 95 - aprile 1990 


AMIGA 


Da un punto di vista pratico, i due 
formati sono equivalenti, almeno nel 
nostro caso, li secondo presenta tutta- 
via un vantaggio. Supponiamo che la 
nostra lista sia formata da sei elementi, 
e che noi, per errore, definiamo sette 
stringhe, cioè una di più. Nel primo caso 
il compilatore accetta tale definizione, 
col risultato di sprecare un certo nume- 
ro di byte, nel secondo caso ci dà una 
segnalazione di errore. Se il numero di 
stringhe è invece inferiore, la compila- 
zione va a buon fine in entrambi i casi, 
almeno con il Lattice C. lo personal- 
mente avrei preferito essere avvertito in 
quest'ultimo caso, a condizione di aver 
usato 11 secondo formato, di ricevere 
cioè un vjamng. in modo da evitare di 
dover eseguire il programma per accor- 
germi di aver dimenticato un elemento. 
Per la terza volta... questione di gusti. 
Sta di fatto che personalmente trovo il 
secondo formato più chiaro, avendo do- 
vuto comunque definire le costanti 
ITEM_xNM per altri motivi. 

StanAm 

Questa, come certamente ricordere- 
te, è la procedura di inizializzazione, cioè 
quella routine che apre le librerie e la 
finestra, ed alloca tutte le strutture che 
CI servono utilizzando il potente servizio 
di Intuition AllocRememberO 

Due cambiamenti sono stati effettuati 
in questa procedura (vedi figura 8). 

Il primo è relativo alle istruzioni che 
allocano memoria per le voci e relative 
strutture: in pratica si sono sostituiti gli 
identificativi di menu ad i numeri che si 
erano esplicitamente codificati nella ver- 
sione precedente dello scheletro. 

Il secondo consiste nell'aggiunta del- 
le strutture che. analogamente a quanto 
già fatto con le voci, allocano memoria 
per le sottovoci e strutture relative. Da 
notare come, a tali linee di codice, sono 
state aggiunte una sene di assegnazioni 
a NULL di quei puntatori che corrispon- 
dono a VOCI che non hanno alcun sotto- 
menu associalo. In effetti questo non 
era strettamente necessario. Ha co- 
munque due vantaggi. Innanzitutto ci 
pone al riparo da errori o comportamen- 
ti anomali del compilatore, che. anche 
se dovrebbe sempre inizializzare a zero 
tutte le variabili interne, potrebbe non 
farlo 0 perché chi l'ha scritto non si è 
attenuto ad una delle principali racco- 
mandazioni AUSI. 0 per un semplice 
baco net codice. Mettersi al riparo non 
costa nulla. Il secondo vantaggio consi- 
ste nel preparare uno schema che per- 
mette di dare una maggiore leggibilità al 
codice evidenziando esplicitamente 
quali VOCI hanno un sottomenu associa- 


to e quali no, e di preparare cosi, di 
fatto, la strada all'aggiunta di nuovi sot- 
tomenu. 

Anche in questo caso, molte delle 
istruzioni utilizzate nel nostro program- 
ma, se non addirittura to stile stesso di 
programmazione, ha come scopo princi- 
pale, non tanto quello di ottimizzare le 
operazioni o la logica interna del pro- 
gramma stesso, quanto quella di per- 
mettere al programmatore di rimettere 
le mani sul programma senza doversi 
preoccupare di controllare ogni volta la 
consistenza del codice, per ogni minimo 
cambiamento. Ad esempio, se dovete 
definire una lista di. diciamo, otto menu, 
con sette voci in media per menu, ed 
una cinquantina di sottovoci sparse qua 
e là in varie sottoliste, il concentrare le 
operazioni relative alla struttura nel suo 
complesso in pochi blocchi ben definiti 
diciamo, uno per l’allocazione di memo- 
ria, uno per l'inizializzazlone. uno per la 
deallocazione — e l'ordinare ogni singo- 
lo blocco seguendo un qualche criterio 
di ordinamento, permette di identificare 
immediatamente eventuali discrepanze 
e disallineamenti nella definizione della 
struttura stessa. Eviteremo cosi, ad 
esempio, di definire due volte la stessa 
voce, o di duplicare un attributo in due 
menu differenti, od ancora di «dimenti- 
carci» di definire un elemento. D’altra 
parte, se avessimo scritto un codice più 
criptico, non avremmo poi salvato molti 
byte, ma avremmo sicuramente perso 
in chiarezza ed avremmo aumentato le 
possibilità di errore in fase di edizione 
del codice stesso. Tanto per fare un 
esempio, lo scheletro qui presentato, 
generato tramite LMK con le definizioni 
in figura 1 (bersaglio principale), viene 
ad essere grande alla fine solo 9408 
byte, a fronte di un sorgente di ben 
30432 byte. 

BuildMenusO 

Un'altra procedura coinvolta nei cam- 
biamenti dovuti all’introduztone dei sot- 
tomenu è la BuildMenusO (figura 9). 

Anche qui i cambiamenti sono di due 
tipi. 

Il primo riguarda un più coerente uti- 
lizzo degli identificativi di menu e di 
voce eliminando definitivamente l’uso 
di valori espliciti per tali campi. Ecco 
allora che, ad esempio, MEfMU_100 va 
a sostituire il valore 0 nella prima istru- 
zione della procedura. 

Il secondo è dovuto alla differente 
sintassi della funzione SetupitemLìstO 
da una parte, ed, ovviamente, ail’ag- 
giunta delle chiamate per la definizione 
dei due nuovi sottomenu, dall'altra. Da 
notare l’utilizzo costante e continuo del- 


le costanti che rappresentano gli identi- 
ficativi dei menu, delle voci e delle 
sottovoci. Tale utilizzo è tanto più van- 
taggioso quanto più si usano identificati- 
vi parlanti, come ad esempio: 

«define HEHU_EDIT 2 
«define MENU PRm 3 

«define EDIT_C0PY l 
«define EOITCUT 2 
«define E0IT_PASTE 3 


H^MenuPickO 

Per finire, vediamo come è cambiata 
la routine di gestione degli eventi. An- 
che in questo caso abbiamo due modifi- 
che, una sempre relativa all’aggiunta dei 
sottomenu, come si può vedere in figu- 
ra 10, l'altra dovuta all’introduzione di 
tre macro per la visualizzazione a termi- 
nale degli elementi selezionati. Tali ma- 
cro permettono di modificare facilmen- 
te il formato di stampa senza dover 
mettere mano alle decine di linee di 
codice presenti nel blocco per la gestio- 
ne dei codici. In futuro esse potrebbero 
essere utilizzate anche per chiamare 
una serie di procedure interne in grado 
di gestire in modo più complesso le 
informazioni passate da Intuition. 

Anche in questa procedura abbiamo 
introdotto l'uso degli identificativi al po- 
sto degli indici espliciti. 

Conclusione 

Ed anche per questa volta è tutto. 
Nella prossima puntata vedremo quei 
campi della struttura Menultem che 
ancora non abbiamo approfondito. Ve- 
dremo inoltre come lo scheletro fin qui 
proposto non impedisce affatto la ge- 
stione di strutture a menu più compies- 
se. con elementi grafici o stili originali e 
non ortodossi. Nel frattempo, provate a 
scrivere qualche programma vostro ba- 
sato sullo scheletro che fin qui abbiamo 
impostato, od a riconvertire qualche vo- 
stro vecchio programma. In quest'ulti- 
mo caso potrebbe essere interessante 
comparare i due programmi per vedere 
se c’è stato un aumento in byte del 
modulo eseguibile, e se si, se questo 
incremento è rapportabile ai benefici 
derivanti della maggiore flessibilità e 
leggibilità della versione basato sullo 
scheletro. 

Che dite, ne abbiamo fatta di strada 
da quando usci la prima puntata di 
questa rubrica, nel lontano maggio del 
1988, no? 


MCmicrocomputer n 95 - aprile 1990 


233 


ATARI ST 


coordinamento di Andrea de Prisco 


Arabesque 
Grafica in dual-mode 

di Vincenzo Folcarelli 


L'evoluzione delI'ST come 
macchina per l'ediloha 
personale, ha stimolato molti 
produttori di software a 
sviluppare pacchetti grafici da 
integrare con i vari Calamus, 
PageStream, ecc... Un'esigenza, 
in qualunque caso sentita sla dai 
produttori che dai distributori, era 
quella di inquadrare i propri 
programmi grafici tra quelli di 
elevata qualità sia nelle funzioni 
di input che in quelle di output. I 
vertici della categoria in oggetto 
sono I vari Free Hand, Adobe 
lllustrator. Corel Draw, ecc... 

Il grande mento dei programmi 
precedenti é stato quello di 
scavalcare il dualismo Vettoriale- 
Raster che ha da sempre 
contraddistinto la grafica su PC. 
Con le nuove tecniche di 
descrizione della pagina a video o 
su carta é possibile ottenere 
nsultati eccellenti sia in fase di 
input, grazie ad una maggiore 
flessibilità degli strumenti di 
disegno Icurve di Bezier, 

Spline...), sia in fase dì output, 
potendo ottenere eccellenti 
risultati con la stampa ad alta 
definizione. 

Arabesque a dire il vero cerca di 
aggirare il dualismo precedente. 
Infatti hnuncia all'integrazione 
completa, optando per una 
doppia modalità grafica con una 
pagina gestita con strumenti 
tradizionalmente di painting ed 
una gestita con strumenti 
tradizionalmente di drafting. 
Qualcuno potrebbe rimanere 
insoddisfatto di questa 
apparentemente semplicistica 
soluzione, ma... vedremo più 
avanti le sorprese nel cilindro! 


Confezione 

Arabesque si presenta con una confe- 
zione di buon livello qualitativo: raccogli- 
tore ad anelli con copertina rigida, porta- 
dischetto in plastica legato agli anelli e 
cofanetto rigido per contenere il tutto. 
Nonostante la confezione riporti intesta- 
zioni e presentazioni in tedesco il pro- 
gramma ed il relativo manuale sono 
stati completamente tradotti in italiano. 
L'operazione è stata eseguita dalla Eu- 
rosoft che oltretuito è distributrice uffi- 
ciale per l'Italia. 

La prima pagina del manuale é la 
scheda di registrazione del prodotto. 
Nella pagina successiva vengono indica- 
te le normative che regolano l'uso che 
si può fare del programma in termini di 
copie. É ammesso fare un massimo di 
due copie (per uso personale) ed aven- 
do ogni copia del programma un codice 
di identificazione l'Eurosoft è in grado di 
agire per vie legali nel caso in cui trovi 
Kin giro» copie illegali. 

Dal punto di vista tipografico le pagi- 
ne risultano ordinate e ben leggibili an- 
che se i caratteri sono troppo piccoli, 
non ci sono errori di ortografia o man- 
canza di corrispondenza tra le figure ed 
il testo. Il manuale è stato elaborato con 
Signum ed Arabesque stesso e stampa- 
to con la SLM 804. 

Interfaccia grafica 

La prima caratteristica che deve aver 
un buon programma grafico è un'effi- 
ciente ed intuitiva interfaccia grafica, 

In quest'ottica Arabesque sfugge alla 
tradizionale impostazione GEM. Ai soliti 
Pulì Down menu è stata preferita una 
Icon-Table trasportabile ovunque all'In- 
terno della pagina grafica. Questa tecni- 



Distrìbutore: 

Eurosofi, Via del Romito t Dr 
50734 Firenze. Tel. 055-436455. 


ca ha l'indubbio vantaggio di rendere 
più intuitivo ed immediato il riconosci- 
mento delle funzioni base (inoltre non 
rende necessario fare uso di traduzioni 
nelle vane lingue) ma richiede un mim- 
mo di praticità per l'uso che deve esse- 
re fatto dei tasti del mouse. 

Ogni funzione ha il suo sottomenu 
richiamabile ciickando con il tasto de- 
stro sull'icona corrispondente. General- 
mente il sottomenu permette di sedare 
i vari parametri delle funzioni. Con il 
tasto sinistro del mouse le funzioni so- 
no attivate. 

Esiste anche una modalità Key-Based 
che permette l'attivazione di tutte le 
funzioni tramite la sola tastiera. Questa 
modalità è da preferirsi quando si è 
acquisita una certa praticità d'uso. 

La pagina grafica è incorniciata in una 
finestra con a disposizione le frecce di 
scrolling ma non è trasportabile o ndi- 
mensionabile. 

Le funzioni grafiche Raster 

Gii strumenti a disposizione sono i 
tradizionali rettangoli, linee, matite per i 
tratti liberi, gomme per cancellare, pen- 
nelli e brush con pattern editabile. cer- 
chi ed archi di cinconferenza. ellissi ed 
archi di ellisse, curve a tre punti di 
controllo (sono piuttosto flessibili ma 
non permettono il controllo che al con- 
trario permettono le curve di Bezier con 
controllo a quattro punti), triangoli, qua- 
drilateri, poligoni a 2 e 3 dimensioni ed 
ovviamente testi. 

La funzione per l'inserimento del te- 
sto ha tra i suoi parametri il controllo dei 
font (Signum e GDOS compatibili), degli 
attributi (Bold. Chiaro, Corsivo, Sottoli- 
neato ed Outline), della foimattazione 
(Centro, Sinistra. Destra), del verso di 
rotazione e dell'interlinea. 

Per poter gestire i font Signum, in- 
sieme ad Arabesque viene fornito il 
programma Fontmake. La funzione 
principale di questo programma è quel- 
la di trasformare un font Signum in 
font GDOS in maniera tale da garantire 
un'alta risoluzione al momento della 
stampa. 


234 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1 990 


ATARI ST 


Nella gestione di più font si possono 
avere problemi soprattutto se si ha a 
disposizione un solo mega, Non è infatti 
infrequente la comparsa di un alert con 
il seguente messaggio «Questa funzio- 
ne diminuisce l'attuale pagina del SGR. 
Eseguire lo stesso?». 

Tra le funzioni raster più tradizionali 
c'è la classica lente di ingrandimento. In 
Arabesque la funzione si attiva clickan- 
do con il tasto sinistro sull'icona «micro- 
scopio». con il tasto destro si seleziona 
il grado di «magniftng» Tra le peculiari- 
tà di questa funzione c'è, oltre alla velo- 
cità, un'ottima scelta del rapporto tra 
vista d'insieme e dettaglio. 

/ parametri delle funzioni Raster 

I parametn delle funzioni sono, come 
già detto, richiamabili attraverso l'uso 
del tasto destro del mouse, ovvero pre- 
mendo, dopo aver selezionato la funzio- 
ne, il tasto Help. 

I parametri piu frequenti da aggiorna- 
re sono quelli comuni a tutte le funzioni 
di disegno, spessore e terminazione 
delle linee, stile del tratteggio, ecc. 

I più interessanti sono quelli relativi 
alle funzioni di riempimento e di mani- 
polazione dei blocchi. 

Nel riempimento si scoprono nuove 
funzionalità non presenti nei tradizionali 
painting. il riempimento per espansio- 
ne. Questa tecnica permette il riempi- 
mento di una figura chiusa con un pat- 
tern che si deforma riempendo tutto lo 
spazio a disposizione. Utilizzando la 
stessa tecnica ma utilizzando come mo- 
tivo di riempimento un pattern della 
palette si ottiene l'effetto di sfumatura 
dei grigi. 

Un parametro che inizialmente può 
dare qualche problema di impostazione 
è quello relativo al formato della pagina. 

In teoria Arabesque permette di lavora- 
re su una pagina virtuale di 9984»9999 
punti; in realtà sullo SMI 24 non abbiamo 
che 640»400 punti. Diventa essenziale 
quindi poter settate correttamente la 
pagina video, non solo per avere una 
visione globale del disegno, ma soprat- 
tutto per garantire una stampa corretta 
del disegno. Clickando con il tasto de- 
stro del mouse sull'icona «pagina» sì 
possono settate tutti i possibili parame- 
tri a video. 

Funzioni speciali di blocco 

Dopo aver selezionato un blocco con 
l'icona «macchina fotografica» ed aver 
clickato sull'icona «fotocopiatrice» (che 
introduce il sistema nella modalità di 
inserimento), se si preme il tasto Help 
SI ottiene una nuova Icon-Table ricca di 


24 effetti speciali applicabili al blocco 
selezionato. 

Sono presenti funzioni di espansione, 
compressione, rotazione, inversione, 
ombreggiatura ed altro ancora. 

Sembrerà banale affermarlo ma una 
delle caratteristiche più avanzate di Ara- 
besque è certamente la gestione di tali 
effetti. La velocità di processamento è 
elevata, i risultati non sono macroscopi- 
camente granulosi (soprattutto nelle 
funzioni di deformazione prospettica) in- 
dice di una tecnica raffinata. 

Tra le funzioni di blocco c’è anche la 
possibilità di caricare e salvare blocchi. 

I formati di registrazione 

Arabesque, nelle sue due modalità, 
ha un discreto numero di formati di 
registrazione/caricamento selezionabili, 


Il Dialog Box si presenta diviso in due 
parti, la prima indica i formati di lettura, 
la seconda quelli di scrittura. 

Tra quelli di scrittura troviamo: Arabe- 
sque (standard per le applicazioni speci- 
fiche di Arabesque), Image (standard 
GEM), Stad (formato piuttosto diffuso 
nelle applicazioni grafiche tedesche uti- 
lizzato per la prima volta nel programma 
omonimo), IFF (noto soprattutto come 
standard utilizzato nella grafica di Ami- 
ga, può risultare molto utile nelle appli- 
cazioni di DTP). 

A proposito dello standard IFF. è be- 
ne precisare che essendo Arabesque 
un programma esclusivamente mono- 
cromatico, non è possibile importare 
immagini a colori (a meno di una prece- 
dente conversione). 

In lettura troviamo evidentemente gli 
stessi formati di scrittura. 



MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


235 



ATARI ST 



Le funzioni grafiche vettoriali 

Nel Sistema Grafico Vettoriale, le in- 
foimazion grafiche rìon sorro memoriz- 
zate come mappa di pixel ma come 
rappresentazioni matematiche astratte. 
Ad esempio m un sistema grafico Ra- 
ster. un cerchio è memorizzato, insieme 
a tutto od che appartiene alla pagina 
grafica, come un insieme di pixel di un 
dato colore; in un sistema grafico vetto- 
riale un cerchio è memorizzato secondo 
le sue istanze matematiche: coordinate 
(relative ad una origine virtuale) del cen- 
tro e lunghezza del raggio. 

Evidentemente, mentre nel sistema 
Raster il tracciamento (a video) del dise- 
gno avviene scandendo semplicemente 
la memoria video, nei sistema grafico 
vettoriale deve essere presente un pro- 
cesso di elaborazione che a partire dalle 
informazioni matematiche lo trasformi 
in informazioni grafiche e viceversa. 
Questo è uno dei motivi per cui tipica- 
mente un programma di draftmg (tipica- 


mente vettoriale) risulta più lento, an- 
che se più flessibile, di un programma 
di painting. 

Un nuovo concetto grafico che com- 
pare nel sistema vettoriale è quello di 
Oggetto. Questo è definito attraverso 
una 0 più primitive (funzioni) grafiche, 
nferite allo stesso ente ideale, aventi la 
proprietà che ogni attributo o trasforma- 
zione dell'oggetlo si riflette in una tra- 
sformazione delle primitive stesse e vi- 
ceversa. 

Grazie a questa proprietà è possibile 
limitare gli effetti di una trasformazione 
non ad un blocco (come avviene in un 
sistema raster) ma ad un singolo og- 
getto- 

Venendo più specificatamente alla 
descrizione delle funzioni grafiche di- 
sponibili, troviamo oltre alle consuete 
linee, circonferenze, poligonali, ecc... un 
cospicuo numero di (unzioni di manipo- 
lazione. 

La più interessante (ma fino ad un 
certo punto) è senza dubbio quella di 


poter tracciare, ad esempio, un tratto a 
«mano libera» e poi controllarlo e modi- 
ficarlo. non solo attraverso i suoi estre- 
mi. ma anche attraverso un «particola- 
re» numero di punti intermedi, 

Le virgolette servono a giustificare la 
sorpresa che ho provato nell’mterpreta- 
re (spero correttamente) il numero e la 
disposizione di tali punti intermedi. 

Nel caso si tratti di linee, poligoni o in 
generale tratti di spezzate. i punti di 
controllo vengono, giustamente, posti ai 
vertici; nel caso in cui si open «a mano 
libera» i punti di controllo vengono posti 
ad intervalli di tempo regolari (funzione 
quindi della velocità con cui é stato 
traslato il mouse!) lungo il tratto dise- 
gnato. 

Il numero di punti di controllo m que- 
sto caso è limitato a 512. Purtroppo il 
vero limite è l'utilità di questa soluzione 

Personalmente )‘avrei considerata più 
valida se i punti fossero stati posti lungo 
il tratto, in funzione di una certa appros- 
simazione polinomiale (tipo Spline). 

Comunque ad esclusione di ciò le 
funzioni grafiche di Arabesque sono 
molto semplici da usare ed interpretare. 

Come per il sistema Raster, anche 
per il sistema vettoriale esistono funzio- 
ni di rotazione, scalatura, divaricazione, 
ecc... ma come già accennato, queste 
funzioni non si riferiscono ad un blocco 
quanto ad un oggetto. 

Esistono alcune funzioni studiate 
esclusivamente per snellire la realizza- 
zione di un disegno complesso. Una di 
queste è ad esempio la funzione di 
«contornamento» ovvero tracciare a vi- 
deo soltanto I contorni degli oggetti 
(figure), senza preoccuparsi delle varie 
sovrapposizioni, in modo tale da avere 
una maggiore velocità di refreshing do- 



236 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 



ATARI ST 



po aver eseguito delle modifiche. Nel 
passaggio dal sistema grafico Raster a 
quello vettoriale compaiono, come c'era 
da aspettarsi, alcune nuove funzioni ed 
altre assumono significati diversi. 

Ad esempio l'icona «Information», 
simpaticamente simboleggiata da un 
pallottoliere, indica il numero di vertici e 
spigoli che compongono l'oggetto (que- 
sta funzione non avrebbe senso nel 
sistema raster). L'icona «microscopio» 
nel sistema vettoriale ha un significato 
completamente diverso: essa permette 
di lavorare su un particolare del dise- 
gno. facendo si che tale dettaglio occu- 
pi l'intera finestra grafica, non visualiz- 
zandone I singoli pixel. 

La gestione dei testi e della pagina 
grafica ricalca il discorso fatto a proposi- 
to del sistema Raster. C'è da aggiunge- 
re che i testi nel sistema vettoriale 
possono sempre essere rielaborati a 
differenza che nel sistema Raster. 


Stampa e registrazione 

L'unico formato vettoriale disponibile, 
oltre a quello proprio (.AOB) è quello 
standard GEM. Nelle note, il manuale 
mette in guardia nel trasferimento di 
disegni, nei quali si è fatto uso di alcune 
particolarità di Arabesque. Se si utilizza 
il formato GEM c'é il nschio di perdita di 
informazioni. Personalmente ho speri- 
mentato il trasferimento di un diagram- 
ma di flusso, disegnato con Arabesque, 
su Calamus: i poligoni sono stati tran- 
quillamente recepiti, i testi no! Eviden- 
temente I font non erano compatibili. La 
stampa nel sistema vettoriale fa com- 
pleto uso della massima definizione 
possibile dal dispositivo di output. 

Nelle stampanti ad aghi, per ridurre 



l’effetto dell'interlinea, il programma di 
stampa fa passare ben quattro volte 
sulla stessa riga la testina di stampa. In 
questa maniera la stampa è più unifor- 
me ma si perde completamente l'effet- 
to sfumatura Evidentemente questi 
problemi valgono per le stampanti ad 
impatto, assolutamente ineccepibile la 
stampa laser. 

Come ben noto per sfruttare al mas- 
simo le capacità di una qualunque stam- 
pante è opportuno avere driver ad hoc. 
a pagina 138 del manuale viene spiega- 
to come realizzare un driver utilizzando 
un semplice text editor. 

Il segreto del Dual Mode 

Finora Arabesque è sembrato una 
semplice fusione di due (in complesso 
ottimi) programmi di disegno, uno di 
tipo painting, l'altro di tipo drafting; do- 
ve è la nota speciale? 

Semplicemente nel poter fondere 
nella stessa pagina grafica un disegno 
Raster con uno vettoriale! 

A partire da uno dei due ambienti è 


possibile trasformare un disegno vetto- 
riale in una mappa di bit e trasformare 
un blocco Raster in un oggetto vettoria- 
le (non scomponibile però nelle sue 
parti). 

Questa tecnica è molto utile nel set- 
tore del DTP dove non è possibile fare 
uso di una sola fonte grafica (vettoriale, 
per diagrammi grafici, schemi, o Raster, 
per immagini digitalizzate) grazie a que- 
sta tecnica é possibile fondere i vari 
formati di input. 

Conclusioni 

Forse la peculiarità maggiore di Ara- 
besque non è, come si potrebbe imma- 
ginare, la possibilità di produrre disegni 
ibridi, quanto la semplicità con cui si 
utilizzano gli strumenti tradizionali, l'irv 
tuitività dell'interfaccia grafica, le possi- 
bilità di scambiare file in vari formati, la 
qualità dei driver di stampa. 

Non siamo di fronte ad Adobe lllustra- 
tor ma siamo ormai lontani miglia da 
GEM Paint e GEM Draw. 


MCmicfocomputer n. 95 - aprile 1990 


237 



ST MailBox 

3 cura di Vincemo Folcarelh 


Prendendo spunto dalle lettere che seguono (in particolar modo da quella del 
signor Maurizio Caputo) e da un articolo del quotidiano di informazione 
economica. Sole 24 Ore. dal titolo «Più dei 386. meno dei 286». ho 
intenzione di spendere due parole sulla situazione del parco macchine ST 
L'articolo citato precedentemente parla in generale dei costruttori e delle 
macchine, classe PC. vendute in Europa. Ad un certo punto deH'articolo si 
parla in generale dei costruttori e delle macchine, basate sulla famiglia 
MC680XO. affermando «...Su un totale di 1.010.500 unità consegnate. Alari 
le quindi il solo ST. ndrì detiene il 40,6%. seguita da Commodore 32.1% 
(Amiga, ndr) e da Apple col 22,2% (l'intera linea Macintosh, ndr)». 

Cosa vuol dire? 

Niente che possa irritare chicchessia. 

È la prova palpabile ed oggettiva (le stime vengono giudicale affidabilissime) 
che i possessori di ST possono contare, in Europa, sul più grande parco 
macchine (non MS-DOS compatibili) installato. Ciò garantisce per il presente 
e sicuramente per il prossimo futuro un notevole impegno da parte dei 
produttori, almeno europei, di hardware e software nel commercializzare 
applicazioni ed accessori per la linea ST. 

Il nostro impegno come utenti e quindi possessori di un investimento da far 
fruttare, sarà quello di stimolare il più possibile la distribuzione di prodotti 
originali, non ricorrendo ad una spregiudicata pirateria 


Alogena DTP 

Gent.mo amico. 

SI parla molto spesso delle notevoli pos- 
sibilità del sistema DTP Atan nel campo 
delTeditona personale; ho pensato che 
ti sarebbe parso interessante vedere 
una applicazione da parte di un utente 
con un po' di conoscenza dei program- 
mi e della macchina. 

Allo scopo ti invio la rivista «Alogena» 
che viene distnbuita in provincia di Pe- 



saro e SI occupa di fatti e problemi locali 
e di interesse generale con particolare 
attenzione all'attività delle associazioni 
di volontariato. 

Questo numero della rivista é stato 
interamente realizzato con Atan Mega4 
+ floppy disk. Slm804 e i programmi 
Calamus. Page Stream, e Ultrascript. 

Una parte dei testi è stata preparata 
su Amiga (sempre con Page Stream) e 
poi trasferita con il DOS2DOS all'Atan. 

Aldilà degli errori ortografici e di alli- 
neamento dovuti alta (retta e al poco 
tempo (libero) impiegato per rimpagina- 
zione penso che il risultato sia apprezza- 
bile! 

Ti ho anche annotalo a matita i pro- 
grammi e le modalità con cui sono state 
realizzate le varie pagine. 

Ti faccio i miei complimenti per la 
profondità dei tuoi interventi nella rubri- 
ca Atan che meriterebbe sicuramente 
un maggior numero di pagine (speriamo 
che il simpatico Marinacci mi sentali e 
ti porgo i miei più cordiali saluti. 

Periini Settimio - Montecchio (PSI 

A parte le solite frasi di routine, un 
sincero complimento per gli ottimi risul- 
tati raggiunti da lei e dal suo probabile 
staff. 

La rivista é non solo apprezzabilmen- 
te ben strutturata, ma fa soprattutto 
uso di un'utilissima integrazione tra più 
macchine e programmi. 

La ringrazio per i complimenti alla mia 
rubrica e spero che altri lettori dimostri- 
no come ha fatto lei le potenzialità 
applicative del sistema Atari ST DTP. 


Stampa Estera & ST 

Da circa un anno sono abbonato ad 
MCmicrocomputer. perché la trovo di 
buon livello, completa, ed anche perché 
dedica un po' di spazio alla linea Atari ST. 

In verità, da qualche numero a questa 
parte, sembra che l'attenzione verso 
l'ST vada scemando in maniera preoccu- 
pante, lo spazio della posta manca dal 
numero di luglio/agosto, alcuni argomen- 
ti (come la gestione degli interrupt da 
GFA Basici sono rimasti in sospeso, la 
rubrìca software è misteriosamente 
scomparsa, la rubrica hardware, tanto 
auspicata, non ha mai visto la luce, il 
numero generale delle pagine della rubri- 
ca é ridotto a3o4. Tutto questo mentre 
il tanto vituperato (non dai suoi posses- 
sori) ST è stalo eletto computer del- 
l'anno per il 1989. dopo aver vinto tale 
titolo nel 1986... mah!! 

Di riviste dedicate non se ne parla 
neanche a pagarle a peso d'oro, di libri 
tecnici invece... pure! 

Alcuni mesi fa sono riuscito a reperire 
una rivista inglese «ST Format», con 
disco, ad un prezzo inferiore alle riviste o 
rivistine dedicate, tanto per non fare 
nomi, ad Amiga. Il dischetto non corrfe- 
neva programmi piratati, ma programmi 
PD, demo e pre-release di giochi originali 
come Zack McKracken, Bloodwych ed 
altro ancora: poi dopo un paio di nume- 
ri... puff sparital 

Ora. le sarei profondamente grato se 
pubblicasse nella rubrica ST (qualora 
Questa non sparisca altrettanto misterio- 
samente) una breve lista delle principali 
riviste internazionali in inglese o france- 
se, dedicate alI'ST, con le relative ditte 
importatrici. Fidando nella sua attenzio- 
ne ed in una sua risposta le porgo i 
migliori saluti 

Maurizio Caputo ■ Trapani 

Nonostante il carattere preoccupato ed 
al tempo stesso un po' indispettito le 
assicuro che leggere la sua lettera mi ha 
fatto comunque piacere. Il motivo é 
presto detto. A parte alcuni disguidi 
tecnici (sarebbe meglio dire postali) che 
mi hanno impedito di ricevere posta e 
software dei lettori nei modi e tempi più 
opportuni, tutte le sue osservazioni mi 
hanno dato una grande conferma: ciò 
che ho sempre sostenuto per garantire 
una più rapida crescita della popolazione 
degli ataristi trova pieno riscontro nelle 
sue idee. 

Che una pedina fondamentale per lo 
sviluppo del software intorno ad una 
macchina sia la presenza di testi specia- 
lizzati e riviste dedicate è quanto mai 


238 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


ATARI ST 


chiaro (almeno dovrebbe esserlo); certo 
poco chiaro risulta il fatto che una grossa 
libreria milanese, in possesso di molti 
titoli a riguardo delI'ST, si sia compieta- 
mente disinteressata (insieme alla stes- 
sa Atari Italia) di inviarmi qualche titolo 
da recensire!! 

Quest’esempio va probabilmente in- 
quadrato nella più generale politica di 
distribuzione e pubblicizzazione dei pro- 
dotti Atari: da quando collaboro con MC 
l'unico prodotto inviatomi dalla Atan Ita- 
lia per essere recensito é stato STOS 
The Game Creator. Venendo ora alle mie 
manchevolezze, vorrei farle ossen/are 
che la rubrica hardware per ST non ha 
preso il via, non per disinteresse della 
redazione quanto, per la mancanza di 
progetti inviatici. È vero, molti come lei 
vorrebbero trovare «il pranzo pronto» 
ma mi spiace dirlo, ognuno deve fare la 
sua parte... e allora spremetevi le menin- 
gi per sviluppare qualche simpatico pro- 
getto hardware. 

Per quel che riguarda la reperibilità 
delle riviste intemazionali è purtroppo un 
problema geografico: a Roma ci sono 
edicole più fomite di Trapani, a Milano 
più fornite di Roma. 

Quanto alla preparazione di nviste con 
disco, credo che sia necessario avere un 
numero di lettori piuttosto elevato per 
ammortizzare le spese. É chiaro quindi 
che in Italia, dove l'ST non ha avuto la 
stessa fortuna che ha avuto nel resto 
d'Europa sia un discorso piuttosto diffi- 
cile. 

Per concludere spero di essere riusci- 
to a convincerla che, almeno da parte 
mia. ci sarà sempre tutto l’impegno 
possibile nei seguire le sorti dei nostro 
computer. Per ora sento di dover fare un 
pubblico ringraziamento alla Eurosoft di 
Firenze che soprattutto negli ultimi tem- 
pi mi ha permesso di provare molte 
primizie del mondo Atari. Un secondo 
ringraziamento, che spero suoni, al tem- 
po stesso, da incitamento verso un mag- 
gior impegno nella produzione di lavori 
da inviare in redazione, va ai lettori 
ataristi di MC. 


Hardcopy compresso 

Egregio Signor Folcarelll. 
possiedo un ST 1040 e scrivo program- 
mi utilizzando il Basic GFA versione 
3.03. 

Mi piacerebbe utilizzare al meglio que- 
sto computer, ma non desco a trovare 
putìblicazioni che trattino argomenti rela- 
tivi al VOI del GEM. all'AES. ecc. 

Quel poco che sono riuscito a sapere 
lo debbo alla sua rubrica per la quale, mi 
consenta, le faccio i miei complimenti. 

Ritengo che farebbe cosa gradita a me 
ed a molti altri se pubblicasse nella sua 
rubrica una lista di titoli di libri e di riviste 
da cui poter attingere informazioni com- 
plete. 


Non ho problemi con la lingua inglese: 
purtroppo non conosco il tedesco. 

Passo ora ad un problema particolare: 
il mio ST é collegato ad una stampante 
NEC Pinwriter CP6. Quando tento di 
utilizzare il comando Hardcopy ottengo 
una stampa fortemenfe compressa in 
senso verticale e quindi incomprensibile. 
Esiste un rimedioi‘ 

La ringrazio e le porgo i miei migliori 
saluti. 

Claudio Pienni - Roma 

Uno degli obiettivi che mi ero prefissato 
al momento delfinizio della collaborazio- 
ne con MC, era quello di mettere a 
disposizione degli utenti programmatori 
tutte quelle informazioni, routine, ecc. 
che avrebbero garantito un’ideale com- 
pensazione alla mancanza cronica di ma- 
nualistica in lingua italiana. 

Per una serie di più o meno fortuite 
coincidenze (tra le quali includo l’interes- 
se dei lettori spinto maggiormente verso 
la recensione dei prodotti di mercato e lo 
scarso interesse di dìstributoh nazionali 
per la traduzione dei testi inglesi e tede- 
schi), non sono riuscito a raggiungere 
l’obiettivo che mi ero prefissato. 

È senza dubbio mia sicura intenzione 
non mollare! 

Per questo ho già preso i primi contatti 
con un libraio milanese già in grado di 
distribuire alcuni dei principali testi che 
hanno fatto la fortuna delI’ST in Germa- 
nia. Inghilterra e Francia. 

Per quel che riguarda il suo particolare 
problema mi pronuncio col beneficio del 
dubbio. 

Se per Hardcopy intende far uso della 
routine interna del TOS, è bene che 
tenga presente che il driver previsto é 
quello della stampante Epson FX. Poiché 
la stampa é del tipo raster la maggiore 
definizione delia NEC P6 comprime no- 
tevolemente l’immagine. La cosa miglio- 
re é in qualsiasi caso far uso del pro- 
gramma OUTPUT. PRG contenuto in tut- 
ti i programmi «full GEM» come Easy 
Draw. In tal caso è possibile selezionare 
il giusto driver e quindi avere una stampa 
corretta. 


Emulatori e monitor 

Un dischetto «MS-DOS» inserito in un 
Atan ST viene letto dal «TOS» però poi 
non viene più letto da un sistema «MS- 
DOS». perché^ 

Il monitor B/N SM 124/5 Atari può 
essere utilizzato per un PC IBM compati- 
bile a mezzo di un cavo opportunamente 
costruito? 

Che differenza c'è fra un TV monitor 
RGB e un monitor TTL? Con il primo è 
possibile ottenere una risoluzione supe- 
riore alla CGA utilizzando una scheda 
(EGA, VGA)? 

Perché un computer con ottimo rap- 
porto qualità/prezzo come TAcom Archi- 


medes non ha praticamente distribuzio- 
ne visto che alla Ricordi di Verona non 
sapevano neanche che esistesse e a 
quella di Padova mi hanno presentato la 
macchina incapaci di fare una benché 
minima dimostrazione? Forse che alTOIi- 
vetri (proprietaria delTAcorn) hanno 
paura di far concorrenza a se stessi? 

Ho l'impressione che lo spazio che la 
vostra e altre riviste dedicano a questa 
macchina non sia giustificato dalla diffu- 
sione e dalle richieste dei lettori ma che 
sia dettato da molivi opportunistici che 
cozzano contro gli interessi degli utenti 
finali 

Vi nngrazio per l'attenzione e mi con- 
gratulo con la redazione per la rivista che 
a mio modesto parere si colloca ai vertici 
del settore. 

Nicola Facciali - Cerea (VR) 

il problema della lettura sotto MS-DOS 
di dischetti in formato TOS è da imputa- 
re al boot-sector. Con la versione 1 .4 del 
TOS questo problema dovrebbe essere 
scomparso. 

Il monitor SM124/5 è un monitor con 
ingressi digitali, ciò vuol dire che il pen- 
nello elettronico, che disegna l’immagi- 
ne sul fondo de! tubo catodico, può 
essere controllato nel suo sincronismo 
ma non può essere «modulala» la sua 
intensità lurhinosa. Ciò significa che è 
possibile soltanto accendere o spegnere 
un pixel ma non produrre pixel con 
luminosità diversa da altri. 

In generale un monitor RGB é dotato di 
controlli sul Red, sul Green e sul Blue, 
inoltre se questo è digitale (come nei 
monitor EGA) ha una limitata possibilità di 
visualizzazione (come palette) colori (nel- 
le schede/monitor EGA non é possibile 
scegliere tra più di 64 colori): se il monitor 
é analogico é possibile visualizzare un 
numero potenzialmente infinito di colori 
(in realtà il numero e limitato dalle caratte- 
ristiche della scheda grafica). 

Spero di essere stato chiaro! 

Prendo spunto da questa lettera per 
parlare di un’utile scoperta fatta casuaP 
mente dal sottoscritto 

Come ben noto sin dai primi emulato- 
ri MS-DOS (vedi PC speed) la memoria 
disponibile non era come tutti presup- 
ponevano 640 KByte (utilizzando alme- 
no un 1040 ST), ma 704 KByte. 

La spiegazione di ciò non va ricercata 
in chissà quali malfamati bug, ma nel- 
l’intelligente utilizzazione degli indirizzi 
compresi tra AOOOO e AFFFF. Questi 
sono risen/ati per le schede grafiche 
superion alla CGA/MOA. Negli emulatori 
disponibili sotto ST, queste sono per 
ora le uniche risoluzioni disponibili, é 
quindi scontato l’utilizzo di quei supple- 
mentari 64K come memoria generai 
purpose. 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


239 


APPUNTI DI INFORMATICA 

coordinamento di Andrea de Prisco 


Array Processor 

parte seconda 

di Giuseppe Cardinale accolli 


Nel precedente articolo sugli 
Array Processor, abbiamo 
introdotto i concetti 
fondamentali che 
caratterizzano i sistemi 
multiprocessore detti Array 
Processor. In questa categoria 
vengono raccolti sistemi con 
struttura spesso assai 
differente tra loro, sia dal 
punto di vista topologico che 
dal punto di vista del 
meccanismo di 
funzionamento. Tuttavia il 
fatto che tutti i Processor 
Element (PEI di un Array 
Processor, eseguano la 
stessa operazione negli stessi 
istanti di tempo, è una 
caratteristica determinante 
per la loro classificazione in 
un'unica categoria. Questo 
tipo digestione delle fasi di 
calcolo, si riflette 
naturalmente sulla 
programmazione di tali 
sistemi 


La programmazione 

Allo stato delle attuali conoscenze, il 
programmatore deve esplicitamente ge- 
stire tutte le trasmissioni di dati fra i PE 
deH'Array. prevedere modi di sincroniz- 
zazione ed eventuali stati fittizi per tutti i 
PE non coinvolti nel passo dell'algorit- 
mo. Appare poi naturale, che ogni strut- 
tura restituisca prestazioni migliori di 
altre per quegli algoritmi per cui è stata 
esplicitamente progettala: un Array Pro- 
cessor i cui elementi siano collegati ad 
albero binario avrà delle prestazioni «ot- 
time» per gli algoritmi di tipo «divide et 
impera», dove 1'algontmo prevede ope- 
razioni ricorsive su sottoinsiemi binari 
dell'insieme di ingresso; una struttura a 
reticolo sarà invece molto più indicata 
per algoritmi dove il calcolo di una varia- 
bile dipende per esempio dalle m varia- 
bili adiacenti nell'insieme, come avviene 
per esempio negli algoritmi di Image 
Processing. A meno che il sistema sia 
esclusivamente dedicato ad una specifi- 
ca funzione e perciò il suo programma 
sia fissato in fase di progetto, anzi in tal 
caso l'algoritmo determina le scelte pro- 
gettuali, il programmatore di un Array 
Processor ha il compito di dover imple- 
mentare un algoritmo efficiente per la 
struttura che eseguirà il programma. 
Come abbiamo già avuto modo di os- 


servare. l'attenzione maggiore deve es- 
sere posta nella minimizzazione delle 
comunicazioni interPE, ciò si ottiene 
progettando accuratamente l'allocazio- 
ne iniziale dei dati le eventuali condivi- 
sioni di questi e le inevitabili dipendenze 
fra di essi. L'altro punto su cui focalizza- 
re l'attenzione è quello della successio- 
ne temporale dell'esecuzione delle varie 
istruzioni, spesso infatti un'operazione 
complessa é spezzata in semplici opera- 
zioni eseguite in tempi diversi su PE 
diversi: un'errata sincronizzazione di tali 
operazioni può portare a risultati errati 
oltreché ad inefficienze; tra l'altro tali 
situazioni sono assai difficili da scoprire 
in fase di debugging. È ovvio infine che 
tali architetture SIMD «Single Instruc- 
tion Multiple Data», offrono le loro mi- 
gliori performance negli algoritmi m cui 
SI debbano fare multiple operazioni su 
un insieme omogeneo di dati. 

Moltiplicazioni di matrici 

Vediamo quindi un esempio per chia- 
rire I concetti che abbiamo espresso; 
consideriamo il problema della moltipli- 
cazione di matrici bidimensionali. Le 
matrici non sono altro che tabelle ordi- 
nate e possono essere memorizzate in 
un vettore bidimensionale. Ogni ele- 
mento sarà perciò individuato da un 
indice di riga ed uno di colonna. Chia- 
miamo le due matrici A e B. vogliamo 
calcolare la matrice C=A*B. Il prodotto 
tra matnci viene eseguito come si dice 
«righe per colonne», vale a dire che si 
moltiplica ciascuna riga della matrice a 
sinistra per ciascuna colonna della ma- 
trice a destra. Le matrice A perciò dovrà 
avere numero di colonne pan ai numero 
di righe della matrice B. Le dimensioni 
delle matrici dovranno essere perciò 
A{mxn> B(nxp), la matrice prodotto C 
avrà dimensione C(mXp), Nel nostro 
esempio considereremo, per semplici- 
tà, matrici «quadrate» cioè con numero 
di righe uguale al numero di colonne, la 
matrice C avrà perciò lo stesso numero 
di righe e di colonne delle matrici ope- 
rando A e B. In figura 1 potete trovare 
esplicitati I sedici termini della matrice 
C(4x41=A(4x4)»B(4x4). Dal punto di 

MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


;=1 to n do 


(moìtipl icazione s 


End j 
Es^moia A 


ì vattoriala e accumulo) 


APPUNTI DI INFORMATICA 


vista operativo, dobbiamo soltanto ese- 
guire 64 moltiplicazioni e 16 somme. 
Vediamo perciò come è organizzato l’al- 
goritmo seriale e valutiamone la com- 
plessità che ci servirà come paragone 
per lo speed-up dell'algoritmo parallelo. 
Una codifica ad alto livello di un fram- 
mento di programma per la moltiplica- 
zione di matrici nxn (gli elementi delle 
matncì sono individuati dalla rispettiva 
minuscola con doppio indice, riga, co- 
lonna) può essere rappresentata come 
nell'esempio A. 

Questo algoritmo ha una complessità 
che può essere semplicemente valutata 
considerando che la moltiplicazione e 
accumulo é interna ai 3 cicli: è perciò 
eseguita volte, la complessità asinto- 
tica sarà perciò O(n^). 

Ora vogliamo eseguire la stessa ope- 
razione su un Array Processor di n PE. 
Come abbiamo detto le performance 
dell'algoritmo dipendono «pesantemen- 
te» dalla maniera in cui gli elementi 
delle matrici sono allocati in memoria. 
Scegliamo di organizzare i dati come 
mostrato in figura 2; nella memoria di 
ciascun PE. sono memorizzate le stes- 
se colonne delle tre matrici. Quest'allo- 
cazione permette un accesso parallelo 
alle righe delie matrici. Otteniamo di 
conseguertza l'algoritmo parallelo come 
è pubblicato nell'esempio 6. 

I due costrutti Par do corrispondono 
alle operazioni parallele indicate dal cor- 
po del costrutto stesso; in questo caso 
indicano che le n istruzioni di inizializza- 
zione e di moltiplicazione sono eseguite 
contemporaneamente sugli n PE e de- 
vono essere considerate una singola 
operazione dal punto di vista funzionate. 
Bisogna considerare che invece la mol- 
tiplicazione vettoriale implica anche che 
la UC prelevi a,, dalla memoria del PE, e 
io trasmetta a tutti i PE dell'Array Pro- 
cessor, in tal modo ognuno degli n PE. 
può eseguire contemporaneamente una 
moltiplicazione scalare sull'elemento b,k 
della matrice 8. In totale verranno per- 
ciò eseguite n‘n moltiplicazioni vettoria- 
li con una complessità asintotica pan a 
O(n^). In figura 3 trovate lo scheduling 
completo di tale algoritmo, le operazioni 
su ciascuna riga sono eseguite contem- 
poraneamente e prendono il tempo di 
una sola operazione, tempo di trasmis- 
sione 3 parte. Lo speed-up di quest'al- 
goritmo è pan a 

tm = tempo di moltiplicazione 
tt = tempo di trasmissione 
che risulta uguale a n se tt è trascurabi- 
le rispetto a tm. Dall'algoritmo proposto 

MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


si può evincere anche quale è la struttu- 
ra ottimale per rispettare tale vincolo e 
ottenere perciò la massima performan- 
ce. L’Array Processor di figura 4 con- 
sente con una sola istruzione della UC 
di trasmettere a,, a tutti i PE contempo- 
raneamente e quindi minimizza tt. La 
struttura a reticolo di figura 5 in cui ogni 


PE è connesso soltanto ai suoi 4 adia- 
centi. è invece meno efficiente poiché il 
tt varia con la posizione nel reticolo del 
PE da cui il dato è trasmesso e in ogni 
caso sono necessarie non meno di 
(n— 1) trasmissioni e al più (2*n— 2) tra- 
smissioni per ciascuna moltiplicazione. 
Da questa considerazione appare evi- 




APPUNTI DI INFORMATICA 


dente che il progetto di un algoritmo è 
strettamente legato airArray Processor 
da utilizzare e il programmatore deve 
cercare di volta in volta l'algoritmo che 
meglio si adatta ai proprio sistema. Tut- 
tavia é sempre possibile adottando un 
sistema a topologia riconfigurabile, nel 
quale la rete interPE possa connettere i 
PE secondo le proprie necessità, scaval- 
care il problema della ricerca dell'algorit- 
mo, «riadattando» il sistema secondo le 
proprie esigenze. Addirittura si può pen- 
sare di adottare strutture sufficiente- 
mente grandi in modo che in essa pos- 
sano essere contenute strutture di ordi- 
ne inferiore: per esempio in un reticolo 
di 3x3 PE, in figura 6, è contenuto un 
albero binano di 3 livelli composto di 7 
PE. con questo approccio però si «spre- 
cano» alcuni PE e l'efficienza, la percen- 
tuale di utilizzo di ciascun PE durante 
l'esecuzione dell'algoritmo, è in genera- 
le bassa. Tuttavia, anche si iniziano ad 
intravedere nuovi approcci, questo è 
stato il metodo di progetto più diffuso 
fino ad oggi per la realizzazione di siste- 
mi multiprocessori StMD commerciali. 

L'allocazione dei dati 

I lettori più esperti di programmazio- 
ne sicuramente riconosceranno l'impor- 
tanza che riveste, in fase di progetto di 
un programma, la scelta delia struttura 
con CUI allocare i dati significativi del- 
l'algoritmo. Molto spesso da una strut- 
tura di dati adatta al problema dipende 
l'efficienza del programma stesso; non 
a caso quindi lo studio delle strutture di 
dati costituisce uno dei pilastri dell'infor- 
matica. Nell'ambito del paralisi proces- 
sing la strategia di allocazione dei dati si 
rivela di importanza fondamentale ai fini 
deH'efficienza e della correttezza del 
programma. Una errata allocazione può 
infatti causare errori non previsti, per 
esempio un certo PEi richiede in un 





passo del programma un dato indispen- 
sabile per produrre un certo risultato, 
ma tale dato non è disponibile perché il 
PE 2 che lo deve fornire ha bisogno del 
risultato del PEi. Si cade perciò in una 
situazione detta di blocco critico. In ge- 
nerale tale situazione porta alla paralisi 
del sistema 0 parte di esso, perché PEi 
e PEj «SI aspettano» a vicenda, tutta- 
via, nel caso degli Array Processor, in 
cui tutti I PE sono sincroni fra loro, il 
blocco critico non comporta uno stallo, 
ma soltanto un risultato errato. Inoltre il 
debugging di un programma che origina 
tali errori può essere molto complesso 
in quanto l'indeterminatezza della situa- 
zione fa si che il risultato della computa- 
zione possa variare di volta in volta. 
Ulteriore complicazione deriva dal fatto 
che l'algoritmo, su cui é stato costruito 
il programma, può essere corretto se 
non esplicita l'allocazione dei dati stes- 
si. Non esiste fino ad oggi una metodo- 


4 - Array Pro- 
cessor che permette 
le comurtica-fione di a, 

della struttura 

logia per valutare la correttezza dei pro- 
grammi paralleli. Vediamo ora un esem- 
pio di un programma che esegue la 
moltiplicazione di due matrici A e B, 
introdotta nel paragrafo precedente, ve- 
rificando come una diversa allocazione 
dei dati permette, di ottenere prestazio- 
ni migliori su una struttura che con 


Bibliografìa 

Hwang K , Bnggs F Computer Architec- 
ture and ParalM Processing. MC Graw- 
Hin, 1988. 

Kung S.Y. Lo S C., Jean SN. Hwang 
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Facollà di Ingegneria Università uLa Sa- 
pienza» Roma, marzo 1989 


242 


MCmicrocomputer n, 95 - aprile 1990 


APPUNTI DI INFORMATICA 


Figura 6 - Una slrullu- 
ra ad albero binano é 
contenuta in un retico- 
lo Vengono però spre- 
cate risorse e l'elh- 




l’allocazione di dati disposta in prece- 
denza, figura 2. aveva una scarsa effi- 
cienza. 

Wavefront array 

Disponiamo un reticolo di nxn PE dove 
n è la dimensione delle matrici quadrate 
A e B, poniamo n=4 ottenendo l’Array 
Processor in figura 7. In ogni passo del 
programma, ciascun PE riceve a,, e b„ 
dai PE a sinistra e sopra. Il calcolo 
procede quindi da sinistra a destra e 
dall'alto in basso. I PE sul bordo sinistro 
e su quello più in alto deH'Array vengo- 
no interessati dall'input esterno. I risul- 
tati, le componenti della matrice C, so- 
no contenuti in ciascun PE in modo che 
il PE,| fornisca C,,. L’Array si comporta 
come una pipeline bidimensionale, co- 
me SI vede dalla figura considerando 
l’ordine di arnvo degli operandi e tenen- 
do conto che ogni PE esegue una molti- 
plicazione ed accumulo solo quando 
son presenti a,, e b,|, altrimenti conserva 
l’operando. Ad ogni passo del program- 
ma ogni PE trasmette al PE adiacente in 
basso il b,| ricevuto dal PE in alto nel 
passo precedente e al PE a destra l'o- 
perando ricevuto da sinistra. I risultati 
perciò sono disponibili secondo il fronte 
d’onda tratteggiato in figura, da questo 


tipo di scheduling proviene il nome Wa- 
vefront Array cioè Array a fronte d'onda. 
Le prestazioni di questo algoritmo si 
ricavano con la seguente considerazio- 
ne: dopo aver immesso l'ultima serie di 
dati sui PE di input (vale a dire l'ultima 
colonna di A e l'ultima riga di B), PEn 
fornisce Cn- Nel successivo passo 
PEi 2, PE21, PE22 forniscono C12, C2i e 
C22 rispettivamente, nel secondo su 
PE|3, PE31, PEas. PEm. PE33 sono dispo- 
nibili i corrispondenti risultati e nel terzo 
passo si potranno prelevare Ci«, C41, 
C24. C«. C34, Co, C44 dai PE omologhi. 
In totale quindi otterremo la matrice C 
dopo 4+3 passi, con uno speed-up di: 

speed-up 4x4 = — — - = 

7 (ti+tmi 


In generale avremo: 

■ ln+n-Ìl”+ml " 

^ tm 
(2n-l) (tl+tm) 

se tt è piccolo rispetto a tm e n » 1 
allora lo speed-up è pari a n^/2. 

Confrontato alio speed-up del primo 
esempio relativo ad un Array ad n pro- 



cessori. si è ottenuto un incremento di 
un fattore n al prezzo però di dover 
disporre di PE. I lettori che hanno 
seguito I precedenti articoli, ricorderan- 
no che la struttura pipeline è caratteriz- 
zata da un tempo di latenza che risulta 
ininfluente nel computo totale dello 
speed-up se una volta instaurata la pipe- 
line, veniva immesso un numero di dati 
molto superiore al numero di stadi della 
pipeline stessa. Nel caso del Wavefront 
Array si può fare la stessa considerazio- 
ne. perciò il tempo di latenza pari a 
(n— 1)*(tm+tt) può essere trascurato se 
sfruttiamo l'Array proprio come una pi- 
peline immettendo di seguito le righe e 
le colonne di m matrici Bi...Bm e Ai... 
Afn di cui vogliamo le matrici prodotto 
Ci...Cm. In tal caso avremo un solo 
tempo di latenza e la performance com- 
plessiva sarà m*n+n— 1 passi e lo spe- 
ed-up risulterà: 


(n(m-H)-l) (tm+tt) 


pari a n^ se tt <K tm e m é grande 
rispetto a 1. 


Conclusione 

L'esempio della moltiplicazione di 
matrici ha messo in luce le diverse 
maniere in cui può essere implementa- 
to uno stesso problema. Abbiamo verifi- 
cato l'intuitiva relazione che lega la dimi- 
nuzione del tempo di calcolo con 
l'aumento delle risorse a disposizione. 
Tuttavia ci siamo resi conto dell'impor- 
tanza di una corretta allocazione dei dati 
rispetto alla struttura hardware. Si fa 
presente che le metodologie di pro- 
grammazione degli Array Processor e 
delle macchine parallele in genere sono 
oggi insufficienti a garantire uno svilup- 
po del software diretto e pianificato. Il 
programmatore si deve occuiare di ge- 
stire funi i processi e le loro interazioni 
a basso livello; tale compito si rivela di 
difficoltà crescente con la complessità 
dell’algoritmo. Di conseguenza i proble- 
mi che meglio sono stati risolti, sono 
quelli che comportano un «grande» nu- 
mero di semplici operazioni ripetitive. 
Questa è la ragione dello sviluppo delle 
macchine di tipo SIMD. anche di dimen- 
sioni elevate. Tuttavia man mano che 
vengono prodotte nuove conoscenze 
ed esperienze, si preferiscono architet- 
ture più potenti e flessibili come quelle 
che illustreremo nei prossimi appunta- 
menti. 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


243 


Proseguendo il discorso sulla 
realizzazione di programmi di 
utilità vediamo questo mese 
un semplice ma potente 
strumento in grado di estrarre 
tutte le stringhe interamente 
ASCII da un file qualsiasi. 
L'argomento ci porterà anche 
a discutere di alcune 
importanti modalità di 
interpretazione della linea di 
comando 


c 

di Corrado Giustozzi 


FindText 


Quante volte avete avuto la necessità 
(o solo la curiosità) di estrarre da un 
programma eseguibile tutti i messaggi 
di testo? E quante volte vi siete irritati 
per la mancanza di un tool apposito per 
svolgere questo compito in modo sem- 
plice e magari batch? A me entrambe le 
cose sono capitate abbastanza spesso 
e cosi un bel giorno, stanco di dover 
ricorrere a debugger o programmi di 
dump esadecimale per leggere le strin- 
ghe ASCII nascoste nei programmi, mi 
sono scritto un agile ma potente pro- 
grammino in grado di fare questa cosa 
esattamente come la volevo. 

Tale programmino, che ho chiamato 
con evidente sforzo immaginativo find- 
text, si è con l'uso dimostrato partico- 
larmente utile ed efficace; cosi, pen- 
sando che esso potesse risultare utile 
anche a qualcun altro, ho voluto rila- 
sciarlo al Pubblico Dominio e lo ho 
inserito, in forma eseguibile corredata 
da brevi note d’uso, su MC-Link affin- 
ché avesse libera circolazione. Debbo 
dire che in circa un anno di permanenza 
sul sistema e senza alcuna «pubblicità» 
esso ha collezionato un interessante 
numero di download, segno che molti 
altri utenti lo hanno gradito ed apprezza- 
to. Questo piccolo successo mi ha cosi 
spinto a riprendere in mano quel pro- 
gramma per discuterne assieme a voi in 
questa sede. Mi sembra infatti che. 
prescindendo anche dalla sua utilità in- 
trinseca, sia interessante parlarne per- 
ché mi consente di spiegarvi come si 
possa implementare anche sotto MS- 
DOS la tecnica di interpretazione delia 
linea di comando che si usa comu- 
nemente sotto Unix. In effetti il buon 
findtext compila senza alcuna modifica 
anche sotto Unix e dunque è un buon 
esempio di come si possono (e dovreb- 
bero...) scrivere programmi portabili, 
adatti a più di una piattaforma senza 
necessità di modifica alcuna. 

Il problema della lifìea 
di comando 

Già vi ho parlato, in passato, dei pro- 
blemi connessi all’emulazione sotto 
MS-DOS del peculiare comportamento 


dello Unix relativamente alla generazio- 
ne ed interpretazione delta riga di co- 
mando. Siccome però si tratta di un 
argomento tutt'altro che secondario nel- 
l'economia di una sena programmazio- 
ne volta alla massima portabilità, ed 
essendo comunque trascorsi un buon 
numero di mesi da quella specifica pun- 
tata dedicata all'argomento, credo sia 
buona cosa rinfrescarci la memoria e 
riassumere la questione da capo. 

Dunque. La fondamentale differenza 
fra Unix e MS-DOS per quanto riguarda 
il passaggio di argomenti ad un pro- 
gramma tramite la linea di comando 
consiste nella cosiddetta «espansione» 
degli argomenti stessi, che sotto Unix é 
automatica e sotto DOS no. Di cosa si 
tratta? Molto semplice. Credo che tutti 
quanti abbiate presente l’uso dei carat- 
teri speciali «?» e «*». i cosiddetti wild- 
card. nei nomi dì file. Essi permettono 
di esprimere in forma sintetica il nome 
di uno 0 più file aventi alcuni caratteri in 
comune. In particolare il punto interro- 
gativo rappresenta un carattere generi- 
co mentre l’asterisco rappresenta un’in- 
tera sottostringa (anche nulla) di caratte- 
ri; cosi ad esempio impartendo ai DOS 
il comando dir a*.c gli chiediamo di 
mostrarci tutti quei file che cominciano 
con la lettera «À» ed hanno estensione 
«.C». Fin qui nulla di nuovo, credo 
Bene, con la locuzione «espansione dei 
wildcard» si indica appunto la genera- 
zione dei filename espliciti a partire dal- 
ie indicazioni contenenti i caratteri wild- 
card. Il meccanismo dei wildcard del 
DOS è analogo nella sostanza a quello 
presente sotto Unix; quest’ultimo peral- 
tro è assai più potente in quanto non s< 
limita all’uso dei due soli caratteri «?» e 
«*» ma sfrutta la sintassi ben più gene- 
rale delle cosiddette «regalar expres- 
Sion», tuttavia ciò, se volete, è un 
aspetto relativamente marginale. La dif- 
ferenza realmente importante, general- 
mente non nota a tutti coloro che non 
conoscono Unix, è che i wildcard sotto 
Unix vengono gestiti direttamente dal 
sistema operativo (o meglio dalla sheM) 
in modo completamente automatico e 
soprattutto trasparente ai programmi 
applicativi. 


244 


MCmicrocomputer n. 96 - aprile 1990 


Sotto Unix, lo ricordo, i programmi 
applicativi non girano «a diretto contat- 
to» del sistema operativo come avviene 
invece nel DOS; essi invece interagi- 
scono solo con la cosiddetta Shell (in 
realtà esistono vari tipi di Shell, ma per 
quanto riguarda il nostro discorso ciò 
non ha importanza) la quale a sua volta 
interagisce con lo Unix vero e proprio. 
La Shell dunque svolge una vera e pro- 
pria funzione di schermo/cuscinetto fra 
il programma ed il kernel (nucleo) del 
sistema operativo, cosi da isolare il pro- 
gramma dalla gestione di tutte quelle 
problematiche troppo «a basso livello» 
che ne aumenterebbero la complessità 
e soprattutto ne limiterebbero la funzio- 
nalità e la portabilità. 

Uno dei principali compiti che la Shell 
risparmia ai programmi applicativi svol- 
gendolo al SUO interno è appunto quello 
della cosiddetta «wildcard expansìon» o 
espansione dei caratteri jolly. 

Cosa significa? 

Significa semplicemente che è la 
Shell ad interpretare la riga di comando 
scritta dall'utente prima di passarla al 
programma che la dovrò usare. Se tale 
riga comprende caratteri wildcard è 
dunque la shell che provvede ad inter- 
pretarli ed a generare la lista completa 
dei file che eventua/menre soddisfano i 
wildcard: questa lista estesa diventa poi 
la nuova riga di comando che viene 
passata al programma. Questo dunque 
non vede mai i wildcard. i quali vengono 
intercettati e filtrati appunto dalla shell. 

Il programma riceve una lista di argo- 
menti ben formata e priva di ambiguità, 
e addirittura non sa (e non può sapere 
nemmeno volendolo) se essa è stata 
generata dalla shell ovvero se i nomi dei 
file che vi compaiono sono stati scritti 
per esteso daH'utente in persona. Chia- 
ramente questo automatismo va a tutto 
vantaggio della semplicità di program- 
mazione ed inoltre impone una utile 
standardizzazione delle funzionalità. 


Espansione automatica 
dei wildcard 

Al contrario sotto MS-DOS il pro- 
grammatore non ha alcun aiuto da parte 



MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


del sistema e deve fare tutto da sé, 
inventando ogni volta la ruota per conto 
proprio. Nel caso particolare dei wild- 
card il programma riceve pan pan la riga 
di comando così com'é stata scritta 
dall'utente e deve provvedere per conto 
suo a riconoscere ed interpretare cor- 
rettamente I caratteri jolly che eventual- 
mente VI compaiono. E questo lavoro, 
come ben sa chiunque abbia program- 
mato un mimmo seriamente sotto DOS, 
è quanto mai noioso e ricco di traboc- 
chetti. Occorre infatti appoggiarsi alle 
macchinose chiamate del DOS «find 
first» e «find next>i e compiere notevoli 
acrobazie preliminari nel parsing dei no- 
mi nel caso siano specificati pathname 
parziali e cose del genere. Insomma, un 
lavoraccio: tant'è che sono jjochi i pro- 
grammi non commerciali che sfruttano 
a fondo i wildcard (e fino a pochi anni 
fa, diciamo fino al DOS 2 che era ancora 
più rozzo, erano pochi anche i program- 
mi commerciali che lo facevano,..). 

In ogni caso, anche neH'eventualità 
che il produttore del compilatore forni- 
sca un'interfaccia «pulita» alle citate 
chiamate del DOS (è il caso ad esempio 
sia del Turbo C che delTMSC). la logica 
e la struttura del programma risultano 
cosi fortemente influenzate dalla parti- 
colare gestione «non trasparente» dei 
wildcard da rendere il programma stes- 
so assai poco generale e dunque difficil- 
mente portabile. In particolare risulta 
del tutto impensabile un port «indolore» 
di un siffatto programma sotto Unix 
dove, come abbiamo visto, tutti questi 
problemi non esistono affatto. 

Cosa fare dunque se ci si pone nel- 
l'encomiabile ottica di voler scrivere 
programmi intrmsecamente portabili fra 
DOS e Unix? Fortunatamente la soluzio- 
ne esiste ed è anche abbastanza ele- 
gante nonché facile da applicare Pur- 
troppo però non è ben nota, forse per 
una carenza a livello della sua documen- 
tazione e spiegazione. È infatti proprio 
per parlarvene e chiarirla che ho imba- 
stito questa puntata specifica. La solu- 
zione la offre mamma Microsoft agli 
utenti del suo compilatore MSC che. 
come ho già più volte avuto modo di 
notare, è attualmente il più attento alle 
istanze di compatibilità fra il mondo 
DOS e quello Unix. Per colmare appun- 
to il grave divario fra la gestione dei 
wildcard nei due ambienti la Microsoft 
ha preparato un particolare modulo og- 
getto. distribuito col proprio compilatore 
sin dalla versione 3 e denominato (nelle 
versioni più recenti) setargv.obj, il qua- 
le va linkato al proprio programma as- 


sieme agli altri moduli di cui è formato. 
Cosa fa setargv? Esso si aggiunge alle 
routine di start-up del programma, quel- 
le per intenderci che trasformano la 
linea di comando letta dal DOS neli'ar- 
ray argv[] che viene passato al main(), 
ed aggiunge loro una fase di pre-elabo- 
razione che prepara una riga di coman- 
do con i wildcard automaticamente 
espansi. In altre parole esso replica e 
emula la funzionalità di espansione 
automatica che sotto Unix viene fornita 
dalla Shell, ma naturalmente lo fa se- 
condo le particolari convenzioni DOS. Il 
risultato netto é che il programma uten- 
te può ora essere scritto come lo sareb- 
be sotto Unix, ossia con la consapevo- 
lezza di ricevere sulla linea di comando 
una lista di filename non ambigui e 
senza il problema di doversi espandere 
a mano i wildcard. Il costo è detl'opera- 
zione è minimo (circa 1K in più nel 
programma eseguibile) ed i vantaggi 
sono ovviamente innumerevoli: mag- 
gior semplicità di scrittura del program- 
ma, maggiore standardizzazione netl'or- 
ganizzazione del codice, massima porta- 
bilità del sorgente fra DOS e Unix. 

In pratica io faccio uso di setargv m 
ogni programma che deve elaborare in 
qualche maniera uno o più file, anche 
quando esso è specifico per DOS e so 
che non andrà mai compilato sotto 
Unix. Perché? Per due motivi. Innanzi- 
tutto perché in ogni caso mi piace scri- 
vere programmi che, all'occorrenza, 
possano essere portati sotto Unix senza 
sforzo. In secondo luogo per poter man- 
tenere una certa uniformità nel mio stile 
di programmazione. Mi spiego meglio: 
personalmente trovo molto congeniale 
l'interfaccia utente basata sulla linea di 
comando, tipica appunto di Unix, e dun- 
que tutti (o quasi) i programmi che 
scrivo sono «command line oriented» in 
modo consistente; preferisco allora 
mantenere immutato il mio stile di pro- 
grammazione anche sotto DOS e fare 
ricorso a setargv quando vi sia la ne- 
cessità di espandere i wildcard. 

È chiaro comunque che tale routine 
non è la panacea per tutti i problemi di 
wildcard: ad esempio il ricorso a se- 
targv non serve a niente se il program- 
ma deve generare la lista di file succes- 
sivamente al suo lancio. Il caso tipico è 
quello di un programma interattivo che 
a un certo punto chiede all’utente di 
specificare un filename nel quale sono 
ammessi i wildcard. In tale situazione 
occorre necessariamente fare uso delle 
funzioni apposite offerte dal compilato- 
re 0 chiamare i citati sen/izi del DOS 


perché setargv. lo ricordo, funziona so- 
lo per wildcard specificati sulla linea di 
comando. Se però il programma è 
«command Ime oriented» l'uso di se- 
targv risulta a mio avviso sempre consi- 
gliabile. 

Findtext: l'uso 

E dopo questa lunga ma necessaria 
introduzione passo finalmente a descri- 
vere brevemente il programma prima di 
esaminarne il listato. 

La funzione che esso svolge é. come 
sappiamo, quella di estrarre le sotto- 
stringhe interamente di testo da uno o 
più file di qualsiasi tipo. La sua interfac- 
cia è completamente orientata alla linea 
di comando e l'esecuzione avviene in 
modo batch, ossia senza interazione 
con l'utente. In questo modo l'uscita 
può tranquillamente essere rediretta in 
un file, su una stampante o in una 
pipeline per successive elaborazioni. 

Cos'è una sottostnnga di testo per 
findtext? É un insieme consecutivo di 
caratteri ASCII «stampabili» di lunghez- 
za maggiore ad un limite predetermina- 
to. Questo limite può essere specificato 
a piacere dall'utente e può essere diffe- 
rente da file a file; per defauit, in man- 
canza di indicazione esplicita, esso as- 
sume il valore di cinque caratteri. Il 
concetto di «carattere stampabile» è 
variegato ma non ambiguo. Con questo 
termine si indicano tutti i caratten del 
set locale che non sono caratteri di 
controllo e sono rappresentabili su una 
tipica unità di stampa. Nel caso del set 
ASCII i caratteri stampabili sono quelli 
che vanno da 32 a 126, escludendo i 
caratteri estesi (quelli da 128 a 255) che 
non hanno una rappresentazione stan- 
dardizzata. 

La sintassi del lancio è molto sempli- 
ce: sulla linea di comando è possibile 
specificare uno o più filename (completi 
opzionalmente di pathname e compren- 
denti anche caratteri wildcard) e/o uno o 
più parametri che stabiliscono la lun- 
ghezza minima che una stringa stampa- 
bile deve avere per essere identificata 
dal programma. Questi ultimi, per esse- 
re distinguibili dai nomi di file, debbono 
essere preceduti dal segno meno «— » 
(convenzione Unix) o da una barra «/» 
(convenzione DOS). Ciascun limite Indi- 
cato rimane in effetto per tutti i file 
successivi fino a che non venga esplici- 
tamente indicato un limite differente. 

L'uscita del programma é costituita 
da tante righe di testo ognuna delle 
quali rappresenta una intera stringa re- 


246 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


penta. All'inizio di ciascun file viene 
stampala, per riferimento, una riga sup- 
plementare contenente il nome del file 
stesso e l'indicazione del limite di ricer- 
ca ad esso applicato. 

Analisi del listato 

Il listato di findtext. come si vede, é 
molto semplice: poco più di un centi- 
naio di linee in tutto. I punti chiave da 
notare sono sostanzialmente tre: la 
struttura ncommand line» con relativa 
modalità di processo della linea di co- 
mando. l'uso dello standard output per 
poter redirigere dovunque si voglia l'u- 
scita. l'uso della funzione standard di 
libreria ìsprintf) per poter discriminare 
in modo portabile i caratteri «stampabi- 
li» da quelli «non stampabili». 

A grandi linee il funzionamento è il 
seguente: per ciascun elemento pre- 
sente sulla linea di comando il program- 
ma controlla se si tratta di un parametro 
0 di un filename: nel pnmo caso si 
limita ad impostare il nuovo limite infe- 
riore di ricerca in base al valore del 
parametro, nel secondo invece provve- 
de ad elaborare il file indicato. La ricerca 
delle sottostringhe fa uso di un buffer 
interno dimensionato a 2K: in esso si 
raccolgono tutti i caratteri stampabili 
consecutivi incontrati, dopodiché esso 
viene stampato se la lunghezza della 
stringa cosi costruita risulta maggiore 
del limite attualmente in vigore. 

Ciò premesso vediamo dunque il li- 
stato in dettaglio. Nelle prime righe, 
assieme agli #inciude più convenzionali, 
troviamo alcune linee condizionate dal- 
l'identificatore MSDOS (linee 10-15): 
come sappiamo esso viene automatica- 
mente definito dal compilatore MSC 
mentre risulta non definito durante la 
compilazione sotto Unix, cosi da per- 
metterci una facile compilazione condi- 
zionale di quelle parti del programma 
dipendenti strettamente dall'ambiente 
operativo. Nel caso particolare se siamo 
sotto DOS includiamo lo header non 
standard stdiib.h e definiamo la stringa 
di modo per l'apertura del file come 
"rb>i (binary read), mentre sotto Unix 
non includiamo nulla di speciale ed 
apriamo il file con la semplice modalità 
read. Notiamo ancora, poco dopo, la 
dichiarazione globale e statica (per ri- 
sparmiare spazio nello stack) deH'array 
txt di char, che è il buffer di cui parlavo 
poco fa. 

Entrati nel maini) ci preoccupiamo 
per prima cosa (linee 45-50) di controlla- 
re che sia presente almeno un argo- 


mento sulla linea di comando; in caso 
contrario, come vuole la buona educa- 
zione, il programma presenta un mini- 
mo di aiuto sintattico ed esce in modo 
pulito. Altrimenti procediamo ad elabo- 
rare gli elementi presenti sulla riga di 
comando grazie al while di linea 54 che 
li scandisce uno alla volta. Il test di riga 
58 si accerta se l'elemento in esame è 
un nome di file o un parametro; da 
notare il duplice controllo che consente 
all'utente di specificare I parametri sia 
secondo la convenzione Unix che quella 
DOS. Se in effetti si trattava di un 
parametro esso viene elaborato di con- 
seguenza (linee 59-67): il suo valore 
numerico viene letto mediante la funzio- 
ne standard atoÌ() (linea 59) e. se risulta 
entro limili accettabili, diventa il nuovo 
valore minimo di ricerca: dopodiché la 
continue di riga 66 salta alla fine del 
while per passare all'elaborazione del- 
l'elemento successivo. Sottolineo que- 
sto esempio tipico di uso della conti- 
nue: avrei pure potuto condizionare tut- 
to il restante codice fino alla fine del 
while mediante un else associato alf'if 
di riga 58 ma la leggibilità sarebbe stata 
nettamente peggiore trattandosi di mol- 
te linee di programma; la continue in- 
vece risulta semanticamente più chiara 
ed inoltre consente di risparmiare un 
livello di indentazione. 

Siamo dunque giunti a riga 71 dove 
inizia l'elaborazione vera e propria di un 
file. Il relativo nome viene estratto dalla 
linea di comando e viene passato alla 
fopenO che tenta di aprirlo. Se l'apertu- 
ra non riesce (probabilmente segno che 
il file indicato non esiste) il programma 
emette un messaggio diagnostico e 
passa oltre grazie ad un'altra continue. 
Altrimenti viene stampata la riga iniziale 
col nome del file (linea 78) e si entra nel 
loop while di linea 81 che costituisce il 
cuore del programma. In esso il file 
viene letto un carattere alla volta ed i 
singoli caratteri vengono testati per de- 
terminare se siano stampabili oppure 
no. Come accennavo prima questo test 
(linea 82) viene affidato per motivi di 
portabilità alla funzione di libreria isprin- 
t(). in caso affermativo i caratteri vengo- 
no accumulati nel buffer txt (linea 83) 
controllando che non vi sia overflow 
(linea 84); nel caso il buffer risulti pieno 
esso viene stampato e svuotato (linee 
85-86) e la ricerca prosegue con una 
nuova stringa. Nel caso invece il carat- 
tere appena letto non sia stampabile 
dobbiamo esaminare il buffer per vede- 
re se in esso sia contenuta una stringa 
lunga almeno quanto il limite attuale 


(linea 92): in caso affermativo essa vie- 
ne stampata (linee 92-93) e poi comun- 
que il buffer viene svuotato (linea 94) 
per prepararlo ad accogliere la prossima 
stringa. 

Giunti a fine file ed usciti dallo while 
non ci resta che chiudere il file (linea 98) 
e proseguire con quello successivo se 
esiste. Ricordo che è sempre buona 
norma controllare l'esito di ogni funzio- 
ne di libreria, e la fcloseO non fa ovvia- 
mente eccezione: le righe 99 e 100 si 
occupano dunque di stampare un mes- 
saggio di avvertimento nel caso di erro- 
re durante la chiusura del file passando 
poi comunque al prossimo ciclo del loop 
principale. La contìnue di riga 100 è in 
effetti ridondante ma costituisce un 
buon esempio di programmazione di- 
fensiva. serve a proteggere dai bug 
che tenderebbero a verificarsi quando in 
futuro qualcuno dovesse aggiungere co- 
dice fra la riga 101 e la riga 103, ossia 
dopo la, dose e prima della fine del 
while. È chiaro a tutti il concetto? 

Ultima istruzione, di prammatica, la 
exitO di figa 105 che serve a ntornare 
un valore «pulito» al sistema operativo: 
in questo caso lo zero che, per conven- 
zione, significa che l'elaborazione è ter- 
minata regolarmente. 

Conclusione 

Ancora una volta abbiamo visto come 
con pochissime righe di C ben organiz- 
zate SI possa facilmente implementare 
un programma «serio». Questo find- 
text svolge un compito in definitiva non 
banale ed è costituito da appena un 
centinaio di linee di codice. Il mento 
naturalmente è anche di setargv che ci 
dà una mano nel parsing della linea di 
comando, aiutandoci a scrivere sotto 
DOS programmi aventi la filosofia e la 
struttura di quelli che si scrivono sotto 
Unix. A proposito, compilando findtext 
non dimenticatevi di linkare anche il 
modulo setargv. obj altrimenti la wild- 
card expansioni non funzionerà affatto! 

Bene, anche per questo mese debbo 
salutarvi in fretta per via dello spazio 
tiranno. Ricordo solo che. come al soli- 
to, di findtext potete trovare su MC-link 
il sorgente completo. In questo caso il 
file SI chiama fìndtext.zip e contiene 
anche un eseguibile già compilato per 
MS-DOS nonché il breve testo di docu- 
mentazione che accompagnava la ver- 
sione originaria del programma a suo 
tempo rilasciata al Pubblico Dominio. 

Appuntamento dunque fra trenta 
giorni. 


MCmicrocomputer n, 95 - aprile 1990 


247 


TURBO PASCAL 


di Sergio Palmi 


«Start-up» dì un programma 
residente 


Ricapitoliamo. A gennaio 
abbiamo introdotto 
l'argomento aprogrammi 
residenti» vedendo 
velocemente come questi 
debbano e possano essere 
attivati mediante un interrupt. 
ma anche come ciò vada 
effettuato con grande 
attenzione, al fine di evitare 
comportamenti erratici del 
nostro povero PC. Abbiamo 
visto anche un esempio di 
programma residente in grado 
di... inchiodare la macchina. A 
febbraio siamo scesi nelle 
pieghe più nascoste del DOS. 
onde scovare quei suoi flag 
interni e quei suoi 
meccanismi di cui bisogna 
tenere conto per scrivere 
programmi più affidabili. Il 
mese scorso, infine, abbiamo 
visto come procedere per 
evitare eventuali problemi con 
il BIOS, ma anche come usare 
il BIOS per attivare routine 
residenti, ovvero, nel nostro 
caso, per pervenire 
all'attivazione della procedura 
EseguiTSR. Ora vedremo 
cosa succede quando il TSR 
assume il controllo delle 
operazioni. Ricordo a tutti che 
la unii TSR completa é già a 
disposizione nel file 
TSRTP100.ZIP su MC-Link 


Quando un normale programma Tur- 
bo Pascal parte, prima del codice che 
noi abbiamo scritto viene eseguito un 
codice di c(Start-up». che provvede ad 
impostare lo stack e lo heap, a settare 
adeguatamente alcune variabili, a reindi- 
rizzare alcuni interrupt. Un lavoro neces- 
sario a far sì che poi il nostro program- 
ma si comporti secondo le aspettative. 

La procedura EseguiTSR (figura 1) 
svolge la stessa funzione per un pro- 
gramma residente; come prima cosa, 
ad esempio, gli riassegna il suo stack, 
ovvero i valori che i registri SS e SP 
avevano quando il programma era stato 
installato (e che la procedura Installa 
aveva ottenuto dalle funzioni predefinite 
SSeg e SPti). facendo ricorso a quella 
procedura NuavoStack che avevamo vi- 
sto a febbraio. 


Sfato del vìdeo 

Dopo di ciò. si passa a controllare che il 
video sia in modo testo con 25 righe e 80 
colonne, l’unica situazione in cui la unit 
TSR accetta di operare (la gestione di 
situazioni diverse richiederebbe opera- 
zioni più complesse, che menterebbero 
— e magari in un prossimo futuro merite- 
ranno — una trattazione a parte). 

La procedura GetInfoVideo (figura 21 si 
incarica di individuare il tipo di video 
installato. Per far ciò prova per prima cosa 
se si tratta di un VGA, chiamando la 
funzione lAhdeN'INT lOh. Questa ritorna 
varie informazioni se eseguita su una 
macchina con VGA, ma soprattutto, in 
questo caso, ritorna il valore lAh nel 
registro AL per confermare di aver potuto 
operare: se non troviamo questo valore. 



248 


MCmicrocomputer n, 95 - aprile 1990 


TURBO PASCAL 


vuol dire che non c'è VGA. Assumiamo 
quindi che sia presente una scheda EGA. 
e proviamo con la sottofunzione 1 0h delta 
funzione 12h dello stesso INI lOh: que- 
sta ci riporta in BL dei valori da 0 a 3 per 
indicare se sulla scheda EGA sono instal- 
lati 64K. 128K, 192Ko256Kdi memoria; 
se però ritroviamo in BL lo stesso valore 
che VI avevamo messo (lOh), allora vuol 
dire che non c'è neppure una EGA. A 
questo punto possiamo andare a leggere 
la word del BIOS che contiene l'indicazio- 
ne della porta di I/O attraverso la quale si 
accede al Crt Controller, se é 3B4h vuol 
dire che siamo in presenza di una scheda 
monocromatica (quella che consente so- 
lo il modo testo a 80 colonne), se invece è 
3D4h vuol dire che sulla macchina è 
montata una CGA. 

A questo punto possiamo determinare 
il modo del video: se non è «testo 
25x80» (ricordo che i modi 2. 3 e 7 del 
BIOS comspondono alle costanti BW80, 
COBO e Mono della unit Crt] usciamo 
subito; EseguiTSR prenderà atto della 
situazione e restituirà senza indugi il 
controllo al programma interrotto. Altri- 
menti proseguiamo per controllare se, 
nonostante il BIOS ci abbia riferito che ci 
sono solo 25 colonne di testo, non ce ne 
siano in realtà di più grazie alla versatilità 
delle schede EGA e VGA. 

Se tutto conferma che siamo nel mo- 
do desiderato, si chiama la procedura 
GetStatoVideo (figura 2) perché provve- 
da a salvare nell'array Buffi/ideo (defini- 
to nella interface come array di 2000 
word) quanto appare sullo schermo e 
nelle variabili Riga e Colonna la posizio- 
ne del cursore. Nel caso sia installata 
una scheda CGA, si provvede a «spe- 
gnere» il video prima di leggerne il 
contenuto e poi a «riaccenderlo», onde 
evitare un fastidioso sfarfallio. 

La variabile BuffVideo è dichiarata 
nella interface allo scopo di metterla a 
disposizione di programmi che usino la 
unit. ad esempio per salvare su disco 
l'apparenza dei video. 

La procedura SefSfatol//deo (sempre 
in figura 2) opera «al contrario»: riporta 



MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


249 


TURBO PASCAL 


sul video quanto salvato nell'array e 
nmetle al suo posto il cursore, in modo 
da far si che. al termine della esecuzio- 
ne del programma residente, questo 
lasci le cose come le aveva trovate. 

In verità le routine della figura 2 po- 
trebbero essere un po' più ricche; po- 
trebbero ad esempio conservare e poi 
nspristinare anche la forma del cursore. 
Non ho voluto tuttavia appesantire la 
trattazione (già non breve...) anche con t 
molti dettagli che sarebbero stati neces- 
sari per una più completa analisi dei 
possibili stati del video (ad esempio: 
che succede se il programma interrotto 
stava scrivendo su una pagina video 
diversa dalla zero?). Fare questo, infatti, 
avrebbe comportato lo sviluppo di un 
tema nel tema, e quindi ho preferito 
rimandare ad un eventuale futuro argo- 
menti che meriterebbero un autonomo 
approfondimento. Quello che si può fa- 
re è comunque fornire un esempio di 
lettura e scrittura delle righe di scansio- 
ne del cursore, in quanto sono solo 
poche righe di codice (figura 3). Quanto 
al resto, potreste scegliere di controlla- 
re in CetInfoVideo quale é la pagina 
video attiva (chiamando ITNT lOh con 
$0F in AH; il risultato sarà m BH) e 
inibire l'attivazione del TSR se questa 
non è la pagina zero. 





Figura 3 - Un breve programrna che illustra come 
nga di scansione dal cursore, e«>e la sua forma f 
SetRigheScansione il cursore scompare 



Control-C, Control-Break, 

Errori critici 

Se un programma normale non può 
permettersi di subire passivamente bru- 
sche interruzioni della sua attività, le 
cose si fanno anche più delicate nel 
caso di un TSR. Un programma normale 
può non riuscire a chiudere ordinata- 
mente i suoi file, un TSR aggiunge a 
danni di questo genere anche un ben 
probabile inchiodamento della mac- 
china. 

Per la unìt TSR ho scelto la soluzione 
più semplice e. credo, anche la più 
comoda per chi programmi in Turbo 
Pascal: con le procedure predefinite 
CetIntVec e SetIntVec si salvano gli 
indirizzi delle routine associate agli inter- 
rupt IBh (CtrI-Break). 23h (CtrI-C) e 24h 



e impostare la poma e l'ultima 
' I valori S20 e 0 alla procedura 


(gestione errori critici) in apposite varia- 
bili, e si associano agli stessi interrupt 
altre routine (figura 4). NuovoIntlB e 
Nuovolnt23 non fanno altro che asse- 
gnare il valore TRUE alle variabili 
ClrlBreak e CfrfC; Nuovolnl24 assegna 
invece alla vanabile ErroreCntico il codi- 
ce descrittivo dell'errore (contenuto nel 
byte «basso» del registro DI) aumenta- 
to di 1 50, in modo da renderlo uguale al 
codice che verrebbe ritornato da un 
qualsiasi programma Turbo Pascal, e 
pone uno zero in AL. Quest'ultima ope- 
razione ha lo stesso effetto che avrebbe 
la scelta della opzione «Ignora» qualora 
riNT 24h non fosse intercettato e il 
DOS proponesse il messaggio «Annul- 
la, Riprova, Ignora?». 

Qui è però necessario aprire una pa- 
rentesi. Quel messaggio presenta alcu- 
ne varianti a partire dal DOS 3.3, che a 
volte propone anche una opzione «Tra- 
lascia»: questa è analoga a «Ignora», 
con una differenza: mentre con questa 
si cerca di far credere al DOS che non si 
è verificato alcune errore. «Tralascia» fa 
si che la funzione DOS incappata nel 
problema ritorni con un codice d'errore. 
Era comunque possibile già dal DOS 3.1 
scegliere «Tralascia» in una routine as- 
sociata airiNT 24h (mettendo un 3 in 
AL), e. soprattutto, a partire dal DOS 
3.1 viene esercitato un controllo sulla 
scelta: i bit 3, 4 e 5 di AH vengono 
azzerati se non sono ammissibili, rispet- 
tivamente, le scelte «Tralascia». «Ripro- 
va» e «Ignora» (non è pensabile, ad 
esempio, che possa essere ignorala la 
segnalazione di «drive non pronto» se si 
sta tentando un accesso al disco); se la 
scelta effettuata dall'utente non é ac- 
cettata dal DOS, «Tralascia» viene con- 
vertita automaticamente in «Abbando- 
na» e le altre due in «Tralascia». Iviolto 
ragionevole. Soprattutto ciò consente di 
scegliere comunque «Ignora» in quan- 
to. nel caso ciò non risultasse possibile, 
ci penserebbe il DOS a tradurre in «Tra- 
lascia». Il problema sta solo nel fatto 
che le precedenti versioni del DOS non 
sono altrettanto sagge: accettano 
«Ignora» anche quando non sarebbe 


250 


MCmicrocomputern. 95 • aprile 1990 


TURBO PASCAL 


possibile, e soprattutto non dispongono 
della opzione «Tralascia». Ne segue ad 
esempio, come vedremo in un prossi- 
mo appuntamento, che il tentativo di 
scnvere su una stampante spenta pro- 
voca una lunga misteriosa attesa e poi 
la generazione del codice d'errore «dri- 
ve non pronto»! 

Meglio che niente. Meglio, in partico- 
lare. di incontrollate interruzioni dei no- 
stri programmi residenti. 

A differenza di CtrlBreak e di CtriC, 
dichiarate nella interface, la variabile Er- 
roreCritico viene dichiarata nella imple- 
mentation: è cioè invisibile al program- 
ma che usi la unit. Sappiamo infatti che 
gli errori critici si verificano in occasione 
di errori di I/O, e che possono essere 
intercettati, in un normale programma 
Turbo Pascal, disattivando la direttiva $1 
e interrogando la funzione lOResult. La 
unit TSR propone una funzione Erro- 
mio (figura 5) da usare al posto di 
lOResult. In essa viene per prima cosa 
registrato nella variabile ElO il valore 
ritornato proprio da lOResult. ma poi si 
controlla subito se per caso la routine 
associala all'INT 24h non abbia avvalo- 
rato la variabile ErroreCritico', in caso 
affermativo, si assegna il valore di que- 
sta a ElO (e si riazzera ErroreCritico). 
Poiché la funzione ritorna il valore di 



ElO così determinato, se ne ottiene un 
comportamento del tutto analogo a 
quello della normale funzione lOResult. 
che può quindi essere sostituita, in un 
programma residente, da ErrorelO. Ne 
vedremo esempi quando esamineremo 
il programma TSRDEMO, al termine 
della illustrazione della nostra unit. 

Informazione estesa sugli errori 

La gestione degli errori nel DOS l.x 
era piuttosto primitiva: se una funzione 
DOS falliva, veniva semplicemente ri- 
portato un -1 (OFFh) nel registro AL. Il 
DOS 2.0 ha introdotto una diversa stra- 
tegia; la situazione d'errore viene se- 
gnalata setlando il flag di carry, mentre 
in AX viene posto un codice d'errore. 
Con il DOS 3.0 si è fatto un ulteriore 



passo in avanti, soprattutto per la ne- 
cessità di fornire al programma suffi- 
cienti informazioni nel caso di problemi 
connessi con le nuove possibilità del 
sistema operativo, quali il supporto del- 
le reti locali, compresa la possibilità di 
condividere risorse o di bloccarne l'ac- 
cesso ad altri utenti. Si dispone infatti di 
una funzione 59h che, se chiamata do- 
po il verificarsi di un errore, ritorna in AX 
un codice d'errore «esteso» (che può 
cioè assumere valori superiori a 12h, 
che costituiva il massimo nelle versioni 
2.X del DOS), in BH un codice relativo 
alla «classe» dell'errore (ad esempio: 
05h per un problema hardware. 07h per 
un errore software del programma in 
esecuzione), in BL un suggerimento sul- 
la migliore prosecuzione (ad esempio: 
03h per «richiedi all'utente di immettere 
una informazione corretta, come la let- 
tera del drive o il nome del file», 05h 
per «esci immediatamente dal program- 
ma»). in CH il luogo in cui l'errore si è 
verificato (ad esempio; 03h per «rete», 
05h per «memoria»). 

Oltre ai tre registri AX. BX e CX, la 
funzione 59h altera anche i registri DX, 
SI. DI, DS ed ES; ecco perché la proce- 
dura CetInfoEstesaErrori li salva tutti 
nella struttura IrtfoEstesaErron. passata- 
le da EseguiTSR come parametro varia- 
bile. in modo da evitare che il program- 
ma residente, se attivato prima che il 
programma interrotto abbia fatto uso di 
quelle informazioni, le alteri. Non è chia- 
ro perché nel sorgente di SNAP.ASM (il 
programma con cui la MSDOS Encydo- 
pedia «documenta» i programmi TSR) a 
quei registri vengano aggiunte tre word 
nulle, cosi come ben poco viene detto 
della funzione 5Dh, da usare per ripristi- 
nare l'informazione estesa degli errori. 
In figura 6 si sono comunque seguite 
fedelmente le indicazioni della Encyclo- 
pedia. 

PSP e DTA 

Abbiamo già avuto occasione di di- 
scutere del Program Segment Prefix e 
della Disk Transfer Area, ma lo spazio 
non ci è più sufficiente per illustrare i 
«trucchi» necessari per agire su queste 
strutture in un programma residente. 

Vi do quindi appuntamento al mese 
prossimo. Parleremo non solo degli ulti- 
mi aspetti della procedura EseguiTSR, 
ma termineremo anche l'illustrazione 
della unit, vedendo in dettaglio la proce- 
dura Installa e l'uso che questa fa del- 
l'INT 2Fh. 


MCmicrocomputer n, 95 - aprile 1990 


251 



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TURBO PROLOG 


di Raffaello De Masi 


Le 


Per un linguaggio cosi 
particolare e finalizzato come 
il Prolog, l'uso delle 
periferiche e delle tecniche di 
I/O é tanto importante che. a 
buon motivo, é possibile dire 
che una corretta 
manipolazione delle 
periferiche e dei file risolve 
più del 50% delle difficoltà 
nella redazione di un 
programma. 

Ciò detto, continuiamo il 
nostro discorso sulle tecniche 
di I/O dando un'occhiata ai file 
ad accesso casuale, l'altra 
grande famiglia dei file su 
disco. Ma prima di arrivare a 
ciò occorre ricordare un 
piccolo particolare, di grande 
utilità, che mi é sfuggito la 
volta scorsa 


operazioni di 

terza parte 


Alcuni predicati speciali, specifici 
di Turbo Prolog 

Esistono alcuni predicati, particolari di 
questo linguaggio, che non hanno corri- 
spettivo in altri idiomi, e che risultano 
particolarmente utili in certe occasioni 
particolari: uno di essi è |file_str). 

Questo predicato permette di leggere 
una stringa di caratteri da un file DOS e 
di conservarlo in una variabile di stringa 
all'uopo dichiarata, senza dichiarare il 
file e assegnare ad esso il nome simbo- 
lico. Si tratta di un operatore certo non 
molto efficiente e che non conviene 
usare in maniera generalizzata, ma può 
essere utile, ad esempio, se si desidera 
eseguire un controllo su un file o cerca- 
re una particolare stringa smarrita negli 
oscuri meandri dei file. Il predicato, in 
maniera piuttosto bovina, continuerà a 
leggere caratteri uno alla volta dal file 
esaminato fino a che si verifica almeno 
una deile seguenti condizioni: l'incontro 
di un marker [End*Of_File! (rappresen- 
tato generalmente da un simbolo [Ctrt- 
Z|) oppure la lettura e l'immagazzina- 
mento nella variabile di 64 Kb di infor- 
mazioni. Ripetiamo che non è necessa- 
rio, in ogni caso, aprire il file o definirlo 
come controparte delle operazioni di I/O 
per poter eseguire questa operazione. 

L'affine, tanto per usare un termine 
legale, di lfile_str] è il predicato Icon- 
suitl: più raffinatamente del preceden- 
te. esso esige che almeno il nome DOS 
del file sia definito, anche se non è 
necessario utilizzare un nome di file 
simbolico. Come |fiie_str] non richiede 
apertura o riassegnamento dell'indirizzo 
di lettura. Al contrario del predicato pre- 
cedente. i dati letti con (consulti non 
vengono immagazzinati nella stringa ma 
direttamente immessi nella base di dati 
aperta dal programma. Generalmente, 
[consulti viene utilizzato per leggere dati 
in una base salvata col predicato Isavel. 
L'operazione tipica é rappresentata dalla 
creazione della base di dati in editor, il 
salvataggio di questa in un file, e la 
consultazione dello stesso file da parte 
di un programma che usa i dati conser- 
vati nel file stesso. 

Una notevole facilitazione di questo 


I/O 


predicato rispetto a quelli standard di 
lettura è rappresentato dal fatto che 
esso legge anche archivi costruiti con 
word processor (invece che con l'editor 
proprio di Turbo Prolog). Non conviene 
però abusare più di tanto di questa 
tecnica, visto che un qualsiasi errore o 
disfunzione di lettura determina un erro- 
re di lettura e questa non va più avanti 
(a meno di complesse procedure di 
maneggio di errore; ma in questo caso 
il vantaggio dell'uso del predicato è me- 
no vanificato dall'adozione di tecniche di 
programmazione aggiuntive non certo 
semplici). 

File ad accesso casuale 

Tutti i predicati finora definiti servono 
per leggere, scrivere o comunque ma- 
neggiare informazioni ordinate nei file 
sequenzialmente (vale a dire come una 
lunga stringa di dati, come ie chiama 
Corrado, degli ASCII chilometrici). An- 
che se questi dati includono dei ritorni 
di riga o dei cambi-pagina, che li fanno 
somigliare a collezioni di informazioni 
diverse di registrazioni o informazioni, 
dai punto di vista di Prolog non c'è 
niente di diverso da una lunghissima 
stringa dì caratteri alfanumerici. È il pro- 
gramma (e non il file) che provvede a 
leggere virgole, TAB, CR, LF o altri 
separatori per trasformare questa lun- 
ghissima stringa m una sene di informa- 
zioni maneggiabili dalla base di dati. 

Potrebbe però darsi il caso che si 
debbano individuare dati in maniera mira- 
ta. vale a dire leggere record nel file senza 
per questo scorrerlo tutto, né caricarlo 
interamente nel sistema. Prolog fornisce 
una tecnica di accesso casuale ai file 
contenenti record o informazioni, attra- 
verso una oculata combinazione dei pre- 
dicati [openmodifyl e [fileposj. 

Il primo predicato, lopenmodify] ci è 
già noto; il suo uso primario nella mani- 
polazione dei file random è legato alla 
tecnica di scansione dei record presenti 
nel file, alla localizzazione e lettura del- 
l'informazione desiderata, alla scrittura 
eventuale di nuovi dati sul disco, cosa 
che [openmodifyl riesce ad eseguire nel 
migliore dei modi. 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


253 


TURBO PROLOG 


Il predicato Ifilepos] tiene traccia di 
dove il puntatore è posizionato nei file. 
Sia per operazioni di lettura che di scrit- 
tura. permettendo tra l'altro di cambiare 
questa locazione; esso maneggia tre 
argomenti: 

• il nome di file simbolico maneggiato 

• un intero che rappresenta la posizio- 
ne del file 

• un secondo intero, con valore limita- 
to a 0, 1 0 2, che definisce il punto dal 
quale la posizione del file va misurata. 

Tutti I file di programma conservano 
le informazioni sotto forma di byte. Un 
byte è, come noto, equivalente a una 
singola lettera o numero. Il valore relati- 
vo alla posizione nel secondo argomen- 
to indica di quanti byte è sfalsata la 
lettura (byte definiti secondo la tabella 
successiva), secondo quanto definito 
da! terzo argomento. Vale a dire che da 
questo punto in poi il sistema prowede- 
fà a leggere o scrivere i dati. Da una 
attenta analisi delle funzioni di modo, 
definite nella tabella a) si vedrà che 
nella maggior parte dei casi si utilizzerà 
il modo 1. poche volte il modo 2 e 


probabilmente mai (non si capisce poi 
bene a che cosa possa servire) il valore 
3. 

E facciamo un esempio: immaginia- 
mo di avere un file di dati random, con 
ogni record rappresentato da un blocco 
di 200 byte. Potrebbe essere, per ipote- 
si, una raccolta di titoli di libri o dischi. 
Trattandosi di un file random, ogni re- 
cord ha una lunghezza fissa (anche se 
non è pieno); in questo modo ogni 
record è direttamente locabile e prevedi- 
bile nella sua posizione fisica. Il primo 
byte è alla posizione 0, il secondo è alla 
posizione 200, il terzo alla 400 e cosi via. 

L'algoritmo di sviluppo di un piccolo 
programma in Turbo Prolog per la lettu- 
ra (e l'eventuale aggiornamento) del file 
è esposto in figura. Esso è rappresenta- 
to da una serie di passaggi piuttosto 
intuitivi, che si traducono effettivamen- 
te in altrettante righe di programma. 

Tradotto in programma, la sequenza 
diviene quella della figura b; ovviamen- 
te è possibile rendere più elastico il 
tutto cambiando il valore fisso di 128 
con una variabile cui assegnare, in in- 


put, la lunghezza del file: una volta 
eseguite le operazioni di ricerca del re- 
cord è sempre possibile, con la grande 
elasticità fornita dai predicati specifici di 
manipolazione delle stringhe, estrarre 
porzioni del record da modificare, ese- 
guire eventuali modifiche e riconservare 
il tutto senza eccessive difficoltà. 

Usando il predicato (filepos), può es- 
sere interessante o utile sapere dove 
fisicamente finisce il file, in modo da 
non tentare di leggere oltre: a tale com- 
pito assolve il predicato |eof|, l'end of 
file ben noto anche in altri linguaggi, 
che abbinato al nome simbolico del file 
destinato all'esame da valore (true) o 
[false] se il (filepos) é posizionato o 
meno alla fine del file. 


Comandi finalizzati al DOS 

Oltre ai comandi finora descritti, spe- 
cifici dell'ambiente Prolog, Turbo Prolog 
possiede, per il particolare ambiente per 
cui è sviluppato, una serie di statement, 
di predicati che consentono di accedere 
direttamente ai più utili e comuni co- 
mandi del sistema operativo MS-DOS, 
direttamente daH'interno del linguaggio. 
In quest’ultimo scorcio di articolo vedre- 
mo come, attraverso Prolog, è possibile 
accedere direttamente a comandi DOS. 
in particolare per quanto attiene alla 
manipolazione dei file. 

Alcune applicazioni particolarmente 
complesse (come ad esempio un word 
processor, o anche un più semplice 
programma che utilizza basi di dati parti- 
colarmente estese) richiedono talvolta 
la creazione di file temporanei che sa- 
ranno poi cancellati alla fine dell'uso 
dell'applicazione, senza che per questo 
l'utilizzatore sia chiamato ad eseguire 
operazioni di pulizia sulla memoria di 
massa. In altri termini la creazione e la 
successiva cancellazione di questi archi- 
vi temporanei deve essere del tutto 
trasparente per l’utilizzatore. La cosa 
può essere direttamente gestita dal pro- 
gramma-applicazione attraverso il predi- 
cato [delelefile]. 

Si tratta di un comando che è la copia 
carbone del comando DOS «ERASE» o 
«DEL»: esso manipola, come unico ar- 
gomento, un nome DOS. fisicamente 
presente sul disco, e non un nome 
simbolico: il suo effetto, come prevedi- 
bile, è quello dì cancellare il file nomina- 
to dalla memoria di massa corrente. 

Altro predicato direttamente mutuato 
dai sistema operativo è [dir], che mostra 
la directory attiva della corrente memo- 
ria di massa. Esso funziona egualmente 
al suo omonimo (DIR] di DOS. e per- 
mette di visualizzare i file presenti che 



Figura a - Algoritmo d'usa del predicata llilepos) neU'aggiamamBnlo di un fu 


254 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1 990 



TURBO PROLOG 


L 'allonimo 
di figura A 
iradoiio in 


openmocJlfy(flle-dlJavoro, ‘DISCHn, 

wrlteCQoale record desitìetl modificare ?’), 

r©adlnt(Numero_del_record). 

tilepos{flle_dljavofo. 128*<num©fo_del_f©cord - »,0, 

readevice(flle_dl_lavoro). 

reQdln<Nome_deLdlsco). 

wrlte(Nome_d©l_dlsco). 


possono essere selezionati per il suc- 
cessivo caricamento. Esso maneggia 
tre argomenti: il «pattinarne», delta di- 
rectory nella quale è custodito il file su 
cui si desidera lavorare, una stringa di 
individuazione del tipo di file, che indivi- 
dua l'eventuale suffisso determinante la 
«qualità» dei file da ricercare, e la varia- 
bile in cui il nome del file sarà custodito. 

L'uso più comune di questo predicato 
è quello di leggere la lista dei file Prolog 
creati dall'applicazione corrente, per una 
eventuale scelta del soggetto da aprire. 

Un esempio d'uso piuttosto corrente 
è; 


dirr'C:\","*.pro".Nome_deLfile). 

che legge la lista dei file di tipo «.prò» 
(quelli creati col Prolog sulla directory 
corrente del disco rigido). 

Degno compagno di [dir] è l'altro pre- 
dicato orientato al DOS. (disk), che mo- 
stra la corrente directory e consente il 
cambio della stessa e dei drive cor- 
rente. 

Se si usa un disco, con una variabile 
come suo argomento, il corrente drive e 
la pathname utilizzata sarà quella ietta 
dal comando: un uso più sofisticato del 
comando può essere quello di abbinare 


i dati ricavati da [dir] con quelli ottenuti 
dal pathname per poterli utilizzare in 
una ricerca e modifica di archivi efficien- 
te. Ma si tratta di un uso già più specia- 
lizzato dei comandi, che va tagliato ef- 
fettivamente per le esigenze del pro- 
gramma che si sta scrivendo, e non può 
essere perciò generalizzato. 

E per concludere, parleremo del pre- 
dicato [renamefile]: dall'uso piuttosto 
intuitivo, consente di cambiare il nome 
a un file DOS; esso maneggia due 
argomenti e il suo uso é del tutto simile 
al (renarne) del DOS; il primo argomen- 
to è i! nome di un file esistente, deputa- 
to alla rinominazione, il secondo è il 
nuovo nome che sostituirà il primo; 
anche in questo caso l'uso di un corret- 
to e valido pathname permette di salire 
e scendere nelle directory a piacimento. 

Anche stavolta abbiamo finito l'artico- 
lo esaurendo l'argomento relativo alTI/0 
su file; la prossima volta ci interessere- 
mo ancora di I/O. ma per ciò che riguar- 
da lo schermo e le finestre su di esso 
visualizzate; a risentirci. 



MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


255 




MSX 


di Maurizio Mauri 


Il PSG e la musica 

seconda parte 


Nel numero scorso é stata esaminata l'interessante possibilità 
di poter suonare della musica anche fuori dell'ambiente Basic: 
é sufficiente introdurre gli opportuni dati, nel buffer musicale, 
modificare qualche variabile di sistema e la musica parte. 
Un'altra cosa di rilievo è che la musica viene suonata durante 
le interruzioni lasciando cosi libero il nostro programma 
di svolgere altri compiti 


Purtroppo a siamo scontrati subito con 
qualche limitazione: pur con la possibilità 
di scegliere il buffer musicale al di fuori di 
quello di default (lungo 128 byte), resta 
sempre la limitazione sulla sua lunghezza 
che può essere al massimo di 256 byte 
per ogni voce. 

Di questo ce ne eravamo accorti esa- 
minando QUETAB, all'Indirizzo 0F959H. 
che per puntare un dato contenuto nel 
buffer musicale ha a disposizione soltan- 
to un byte. Purtroppo questa è una 
limitazione che non può essere superata, 
anche se neH’MSX. di solito, può essere 
cambiato tutto. Può essere variato anche 
l'indirizzo di QUETAB, che è contenuto in 
OUEUES (airindirizzoOF3F3H), ma non si 
capisce il senso di questo «permissivi- 
smoti quando poi le limitazioni restano. 

Infatti chi fa sì che questa limitazione 
persista è la routine esaminata nello 
scorso numero, posta all'Indirizzo 1 1 D8H 
e richiamata dalla routine di interrupt per 
la lettura di un byte contenuto nel buffer 
musicale. Questa routine controlla si il 
contenutodiQUEUES, perla localizzazio- 
ne di QUETAB, ma prende in considera- 
zione poi soltanto un buffer delia lunghez- 
za massima di 256 byte. Inoltre, a diffe- 
renza con quanto accade normalmente 
con le altre routine, non viene richiamato 


nessun hook prima di procedere alla 
lettura del byte nel buffer. 

Di conseguenza svanisce in fumo la 
speranza, una volta avviata la musica, di 
non intervenire più nella gestione dei dati 
musicali, come invece è consentito in 
altri computer 

L'unica possibilità che rimane, per 
questo scopo, èquella di riscrivere intera- 
mente la routine di interrupt dedicata alla 
musica, modificando quelle parti che 
producono questa limitazione. Ma prima 
di arrivare a questo punto è forse più 
semplice scrivere una routine che vada a 
depositare i dati nel buffer allorché si crea 
spazio, man mano che i dati vengono 
utilizzati; una routine da far eseguire, 
possibilmente, anch’essa durante le in- 
terruzioni, sganciando così il programma 
principale da tale incombenza di solito 
tutt'altro che trascurabile. 

Prima di ciò approfondiamo però (a 
conoscenza delle routine del BIOS che si 
occupano della musica- 
le routine del BIOS 

Oltre alle già citate routine che si 
occupano della lettura e della scrittura del 
PSG, vi sono nel BIOS anche alcune 
routine che possono risultare utili allor- 


ché si vuole fare della musica. In primo 
luogo all'Indirizzo OOF6H troviamo LFTQ 
che riporta lo spazio rimasto disponibile 
all'Interno del buffer musicale. In ingres- 
so l'accumulatore deve contenere la 
voce su cui si vogliono avere informazioni 
(A=0. B=1. C=2). Lo spazio rimasto, 
determinato dalla differenza fra il conte- 
nuto dei primi due byte di QUETAB (get e 
put position), è riportato sia nella coppia 
di registri HL sia nell'accumulatore. Ven- 
gono modificati anche i registri B e C. 

L'utilità di questa routine è evidente: 
prima di poter scrivere qualcosa nel 
buffer musicale bisogna sempre verifica- 
re che ci sia spazio libero. E poiché il 
suono più elementare occupa fino a 7 
byte, di solito é necessario verificare 
appunto che almeno questo sia lo spazio 
disponibile nel buffer. Non a caso nel 
Basic, aH’indirizzo 07521 H, si trova la 
routine di figura 1 che riporta, oltre allo 
spazio disponibile nel buffer (sia net 
registri A che in HL), il carry settato se vi 
sono meno di 8 byte liberi (7 per la musica 
più 1 per contrassegnare la fine dei dati). 

Si faccia attenzione che, quando viene 
chiamata LFTQ e anche più in generale 
quando si leggono i puntatori al buffer, le 
interruzioni debbono essere disattivate 
perché altrimenti si rischia di leggere 
valori non corretti. 

Un'altra routine la troviamo all'indirizzo 
00F9H (PUTQ), che si occupa di porre nel 
buffer un dato valore. In ingresso l'accu- 
mulatore deve contenere il numero della 
voce, nella stessa maniera richiesta da 
LFTQ; inoltre il registro E deve contenere 
il dato da scrivere nel buffer. La prima 
cosa che fa questa routine è quella di 
controllare lo spazio libero nel buffer e se 
lo trova pieno ritorna con il flag 2 settato. 
Altrimenti il dato viene scritto nel buffer e 
I puntatori al buffer vengono modificati. 
In uscita nsultano modificati anche i 
registri dello Z80 AF, BC e HL. 

Il fatto che. dopo il controllo dello 
spazio libero nel buffer, la routine ritorni, 
nel caso che il buffer sia pieno, segnalan- 
do la circostanza, é già una cosa impor- 
tante. Ci si poteva aspettare che rimanes- 
se in attesa per non so quanti cicli di 
interrupt. Però spesso questo semplice 
controllo non è sufficiente perché non 



MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


MSX 



MCmicrocomputer n, 95 - aprile 1990 


257 


MSX 


basta che ci sia spazio per un solo byte se 
poi altri dati, relativi alla stessa nota, 
debbono rimanere in attesa e una nota 
non può essere completata. In questi 
casi può risultare utile la routine esamina- 
ta in precedenza. 

La comodità nell'usare questa routine 
è che siamo cosi liberati dalla manipola- 
zione dei puntatori che, anche se in 
questo caso non danno troppe difficoltà 
(proprio per la limitazione di indirizzare al 
massimo 256 byte), in generale risultano 
abbastanza scomodi. 

Una terza routine del BIOS è GETVC2, 
all'Indirizzo 0153H. che riporta l'indirizzo 
di uno qualsiasi dei byte contenuti in uno 
dei tre buffer VCBA, VCBB o VC8C. In 
ingresso VOICEN (0FB38H) contiene la 
voce attualmente attiva e il registro L 
deve contenere l'offset dall'inizio del 
buffer. Cosi se si vuole, ad esempio, 
sapere a quale ottava appartiene la nota 
che SI sta suonando nel canale attual- 
mente attivo basta porre in L il valore 1 6, 
perché tale posizione occupa il byte che 
contiene l'ottava aH'interno di VCBA. In 
uscita l'indinzzo è riportato tramite l'mdi- 
nzzo HL. Viene modificato anche il regi- 
stro AF. 

Di un'altra routine del BIOS, di 
GETVCP all'indirizzo 01 50H. abbiamo già 
parlato nello scorso numero; aggiungia- 
mo ora che questa routine non fa altro 
che scrivere il valore 2 nel registro L e 
richiamare la precedente routine 
GETVC2 (senza però modificare il conte- 
nuto di VOICEN). 

Manca dalla lista una routine che legga 
un byte dal buffer musicale, cioè la 
funzione inversa di PUTQ. Per fortuna 
una routine del genere non serve, in 
quanto non ci dovremo mai preoccupare 
di leggere un dato dal buffer, visto che di 
tale compito se ne occupa la routine di 
interrupt. 

Vediamo ora come può essere fatta 
una routine, da eseguire durante le inter- 
ruzioni, che provveda a tenere sempre ii 
buffer musicale pieno. La routine è ripor- 
tata in figura 2. 

La routine viene eseguita solo ogni 5 
interruzioni poiché la durata della nota più 
cortaéappuntoquesta (0-1 secondi) Per 
CUI se il buffer é stato riempito, é impossi- 
bile che nella successiva interruzione si 
sia creato spazio. 

Attraverso poi una chiamata inter-slot 
alia routine PUTQ si tenta di scrivere 
successivamente tanti byte nel buffer 
fino al suo riempimento. Appena si rag- 
giunge il riempimento del buffer (flag 
Z=1) si passa alla successiva voce. 

Non si fa uso della routine LFTQ per 
controllare quanti byte rimangono liberi 
nel buffer poiché non ha nessuna impor- 
tanza che una nota completa venga 



scritta nel buffer, in quanto, c'é tutto il 
tempo di completarla prima che venga 
presa in considerazione dalla routine di 
interrupt. 

Dicevamo che questa routine dovrà 
essere eseguita durante le interruzioni. 
Per far sì che questo avvenga, il sistema 
operativo ci mette a disposizione un 
hook (H.KEYI aH'indirizzo 0FD9AH) che 
viene richiamato all'inizio della routine di 
interrupt, subito dopo che essa ha salva- 
to I registri; é sufficiente modificare i 5 
byte a disposizione, inserendovi le istru- 
zioni per una chiamata alla routine che 
deve essere eseguita. Questa chiamata, 
in generale, dovrà essere inter-slot poi- 
ché durante una interruzione verrà atti- 
vata la pagina 0 della main ROM; quindi 
sarebbe un errore effettuare la chiamata 
con una normale istruzione CALL se la 
nostra routine si trovasse proprio in 
pagina 0 della RAM. Questa operazione 
viene fatta dall'ultima routine di figura 2. 
chiamata INITMUS. la quale dovrà esse- 
re richiamala subito dopo aver inizializza- 
to gli opportuni puntatori che sono de- 
scritti nel listato. 

Di solito i 5 byte dell'hook contengono 
dei semplici 0C9H (istruzione RET dello 
Z80). Se cosi non fosse (perché vi è 
un'altra routine che deve essere esegui- 
ta durante le interruzioni), la semplice 
sostituzione dei nostri codici di salto 
impedirebbe all'altra routine di essere 
eseguita. Per evitare questo si può ricor- 
rere allo stratagemma di lasciare, alla 
fine della nostra routine (al posto dell'i- 
struzione RET). 5 byte disponibili, dove 
poter salvare il precedente contenuto 
dell'hook. Cosi, appena la nostra routine 
ha terminato il suo compito, invece di 
ritornare alla routine chiamante, effettua 


una chiamata alla successiva routine che 
deve essere eseguita. 

Codifica delle note 

A questo punto, per poter fare della 
musica, mancano solo i valori numerici 
da inserire nel buffer. La cosa più imme- 
diata è mettersi con lo spartito davanti e 
poi con carta e penna ricavare per ogni 
nota la durata, la frequenza, il volume e 
l'eventuale frequenza di modulazione. 
Ma non è certo questo un procedimento 
agevole e veloce se non nei casi più 
semplici. 

Per trovare un metodo migliore pos- 
siamo andare a dare uno sguardo al 
Basic e osservare in quale modo l'istru- 
zione PLAY effettua la codifica delle 
note. Intanto è bene premettere che, 
come la maggior parte delle istruzioni 
Basic, anche PLAY può essere eseguita 
in Assembler, come in un qualsiasi altro 
linguaggio compilato, anche al di fuori 
dell'ambiente Basic. Per questo basta 
simulare il modo di fare del Basic quan- 
do viene eseguita una istruzione il regi- 
stro HL, che assume la funzione di fexf 
pointer, deve puntare il primo carattere 
successivo al nome dell'istruzione. Tutti 
i dati che seguono debbono essere codi- 
ficati con gli opportuni token del Basic. 

Nel nostro caso particolare, fortunata- 
mente. l'unica cosa che segue l’istruzio- 
ne PLAY è una stringa, oppure più strirv 
ghe separate da una virgola; e tutto ciò 
non ha bisogno di «tokenizzazionen. Si 
faccia attenzione che (a stringa può con- 
tenere soltanto delle costanti e non si 
può far riferimento a variabili che posso- 
no essere definite soltanto net Basic. 
Cosi, se SI tentasse di eseguire al di fuori 


258 


MCinicrocomputern. 95 - aprile 1990 


MSX 



MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


259 


deH’ambiente Baste un'istruzione del 
tipo; 

PLAY 'XAS,- 

SI produrrebbe una condizione di errore 
con risultati imprevedibili 

Nell'esempio di figura 3 viene suonata 
una celebre musica con un programma 
in Assembler che viene lanciato in am- 
biente MSX-DOS- La prima cosa che 
viene fatta è il trasferimento sia del 
programma che della stringa in pagina 2 
della RAM Questa operazione è obbliga- 
toria solo per quanto riguarda la stringa 
poiché il Basic non fa delle ricerche di 
dati al di fuori della memoria attiva in 
quel momento. Il programma potrebbe 
rimanere anche in pagina 0, però in 
questo caso si renderebbe più complica- 
ta la chiamala mter-slot (tramite la routi- 
ne del BIOS CAL8AS) all’istruzione del 
Basic. 

Questo modo di procedere (quello di 
eseguire l'istruzione PMYcome nel Ba- 
sic} ha indubbiamente i suoi vantaggi. 
Anzitutto la semplicità, in quanto la strin- 
ga musicale é praticamente la stessa 
che SI utilizza in un programma Basic, 
con il quale possono essere fatte le 
opportune prove e aggiustamenti. In 
secondo luogo la compattezza del codi- 
ce. in quanto spesso con un solo simbo- 
lo possono essere rappresentate infor- 
mazioni che codificate possono produrre 
anche 7 byte 

Per contro vi e anche un grosso svan- 
taggio. Se proviamo infatti ad eseguire il 
programma notiamo che prima della 
comparsa del prompi del DOS passa un 
certo tempo tutl'altro che breve Dopo 
di che. mentre stanno suonando le ulti- 
me note, possiamo anche tornare ad 
eseguire qualche altro comando. Questo 
difetto però é dovuto al modo di operare 
dell'istruzione PLAY, in quanto, nel mo- 
mento in CUI SI verifica il riempimento 
del buffer musicale, il Basic rimane in 
attesa che si crei dello spazio libero nel 
buffer, aspettando cioè che la routine di 
interrupt utilizzi i codici già creati nel 
buffer musicale. 

Ovviamente questo modo di procede- 
re è intollerabile lo immaginate un gioco 
che. a scadenze piuttosto brevi, si fermi 
in attesa che la musica venga codificata’ 

Per sopperire a questo inconveniente 
possiamo sempre inviare all’istruzione 
PLAY una nota per volta soltanto quando 
siamo sicuri che possa essere processa- 
ta rapidamente, e cioè dopo aver verifi- 
cato che nel buffer musicale rimangono 
disponibili almeno 7 byte, con una routi 
ne analoga a quella di figura 2 

Però l'ideale sarebbe poter disporre 
immediatamente dei codici numerici da 
inviare ai PSG senza passare attraverso 
l'istruzione PLAY, in maniera tale che 


260 


una volta avviata la musica questa conti- 
nui senza ulterion interventi e controlli. 

Questa traduzione di riote m codici 
musicali è in generale piuttosto lunga e 
laboriosa, ma nei casi che comunemen- 
te capitano richiede soitanto un po' di 
pazienza. Infatti, una volta definiti, all'ini- 
zio della stringa, i dati relativi al volume 
0 , eventualmente, quelli relativi alla mo- 
dulazione in ampiezza, di solito è suffi- 
ciente ricavare i valori della frequenza di 
ciascuna nota e della sua durata 

Questa operazione è facilitata dalla 
tabella di figura 4, dove sono riportate, 
per ciascuna delle note musicali, i valori 
relativi alla frequenza e al valore da 
scrivere nei registri del PSG per le ottave 
di piu comune uso (dalla terza alla sesta). 
Se poi SI dovesse aver bisogno di dati 
relativi ad altre ottave, basta ricordare 
che le frequenze di una ottava si posso- 
no ottenere molto semplicemente rad- 
doppiando quelle dell'ottava inferiore. 
Ovviamente i valori da msenre nei regi- 
stri debbono essere dimezzati. 

Per quanto riguarda la durata, espres- 
sa come numero di interruzioni, può 
essere ricavata molto semplicemente 
dalla Formula 

12 000 

Durata = 

tempo per lunghezza 

valida ovviamente solo nel caso di fre- 
quenza di interruzioni di 50 Hz. E questo 
vuol dire che. con il tempo di default di 
■120. una nota di lunghezza unitaria ne- 
cessita di 100 interruzioni (2 secondi). 
Nel caso che la frequenza degli interrupt 
sia dt 60 Hz. perché è stato messo a zero 
il bit 1 del VDP 9, la costante 12.000 
deve essere cambiata in proporzione 
(10.000) 

La durata non viene, in ogni caso, mai 
presa minore di 5 

Tutte queste operazioni potrebbero 
però essere lasciate direttamente al 
computer 

L'idea sarebbe quella di fare un «com- 
pilatore» musicale, cioè un programma 
che analizza le note, cosi come si pre- 
sentano in una stringa dell’istruzione 
PLAY, e che poi produce i codici che 
possono essere salvati in un file ed 
inserin nel programma Assembler che li 
deve utilizzare 

A dire la verità pensavo di poter fare 
questo programma «agganciandomi» al- 
le routine della ROM del Basic per il 
comando PLAY La mia speranza era di 
trovare «qualche punto debole», cioè 
qualche indirizzo che potesse essere 
modificato per far salvare i codici prodot- 
ti dalla routine in una zona più comoda, 
in modo che potessero essere salvati 
facilmente in un file Dopo qualche ora di 


lavoro, purtroppo, sono arrivato alla con- 
clusione che non c'era niente di modifi- 
cabile, poiché le routine interessate fan- 
no sempre riferimenti assoluti ad altre 
routine all'interno della ROM e in nessu- 
na parte vi è una chiamata ad un provvi- 
denziale hook 

Nonostante questo insuccesso ho 
raggiunto la convinzione che un pro- 
gramma del genere è più semplice di 
quanto si possa immaginare soprattutto 
se SI prende spunto da quello che fa il 
Basic. 

In primo luogo é necessario non consi- 
derare per mente tutta la prima parte 
della routine PLAY, che si occupa princi- 
palmente di ricerca di variabili, dell'anali- 
si di stringhe e valutazioni delle espres- 
sioni. e concentrare la nostra attenzione 
su quelle routine che si occupano della 
traduzione e dell'esecuzione di ogni sin- 
golo comando Per comodità si riporta- 
no, nella tabella di figura 5, gli indirizzi di 
tutte le principali routine interessate 

In figura 6 si riporta, poi. il disassem- 
blato completo di una di queste routine, 
quella che si occupa della codifica delle 
note, la quale non solo è la piu complica- 
ta e significativa, ma contiene anche una 
parte comune ad altre routine 

Dati gli ampi commenti presenti in 
questo listato non mi sembra il caso di 
spiegarlo in maniera troppo approfon- 
dita. 

Aggiungo soltanto che per ricavare il 
valore da scrivere nei registri del PSG 
che determinano la frequenza della nota 
(Ione divider) si fa ricorso alla tabella 
all'indirizzo 0756EH, dove sono riportati 
questi valori per le note della prima 
ottava, I corrispondenti valori per le altre 
ottave SI ottengono dividendo per 2 
quelli deH'ottava precedente e cioè shif- 
tando a destra di un bit questo valore. Da 
mettere in evidenza, all'indirizzo 
07687H, la cura che viene posta nell'ar- 
rotondare il risultato di questa divisione 
all'intero supenore se la parte frazionaria 
del risultato non è inferiore a 0,5 (cosa 
Fattibile con ben altra complicazione in 
un linguaggio superiore). 

Altra cosa da mettere in evidenza è la 
necessita della tabella di corrispondenza 
delle note (all'indirizzo 0755FH), a causa 
soprattutto della poca «linearità» della 
notazione anglosassone m cui con la 
lettera «A» viene indicata la sesta nota 
detrottava. In questa tabella viene asse- 
gnata ad ogni nota la posizione nella 
successiva tabella dei «ione divider» in 
CUI deve essere tetto il valore che inte- 
ressa. 

E con questo abbiamo finito con la 
musica nella speranza di poterci tornare 
sopra allorché qualche lettore ci invierà il 
programma completo mc 

MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


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Cavo stampante 
Tastiera 101 tasti 

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Versione tavolo 
1 Mbs RAM 80 ns 
Fd 5"V. 1.2 Mbs 
Fd 3"'A 1 .44 Mbs 
Hd RLL 1 1 65 Mbs/28 ms 
1 P P + 2 RS232 
Super VGA 1024x768 - 512 K 
Multisync NEC* 2A 14" 

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Tastiera 101 tasti 

D 266/21 .5 L.M. 

Versione tavolo 
2 Mbs RAM 80 ns 
Fd. 5"v. 1.2 Mbs 
Fd. 3"'A 1 44 Mbs 

Hd. • 105 Mbs - 64 K Cache Memory 18 ms 
1 P.P. + 2 RS232 
Coprocessore Matematico 
Super VGA 1024x768 - 512 K 
Multisync NEC* 30 14" 

Cavo stampante 

Winchester removibile 44 Mbs/20 ms 
Tastiera 101 tasti 

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Mini Tower 
2 Mbs RAM 60 ns 
Fd 5" < 1 2 Mbs 
Fd 3"'-. 1 44 Mbs 
Hd 44 Mbs / 28 ms 
1 PP + 2 RS232 
Hercules 

Monitor Mono 14" 
Cavo stampante 
Tastiera 101 tasti 

C 386/34.5 L.M. 

Mini Tower 

2 Mbs RAM 80 ns 

Fd. 5"V* 1.2 Mbs 

Fd. 3"’/} 1.44 Mbs 

Hd. RLL 1:1 65 Mbs/28 mS 

1 P.P. + 2 RS232 

Super VGA 1024x768 - 512 K 

Multisync NEC 2A 14" 

Cavo stampante 
Tastiera 101 tasti 

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4 Mbs RAM 80 ns 
Fd. 5"'/. 1.2 Mbs 
Fd 3"'* 1 44 Mbs 

Hd. • 105 Mbs - 64 K Cache Memory 18 ms 
Coprocessore Matematico 25 MHz 
Super VGA 1024x768 • 512 K 
Multisync NEC* 4D 16" 

Cavo stampante i P P + 2 RS232 
Winchester removibile 44 Mbs/20 ms 
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Qi/esfo mese per i lettori di MC niente «passeggiate amighevoli» 
del Mangrella ma una rilassante utility atta a cambiare lo stato del 
led di accensione de! vostro Amiga e, conseguentemente, lo stato 
del filtro passa basso posto dai progettisti Amiga 1500 e 2000 delle 
ultime generazioni! suH'uscita audio. Ricordate? Ci siamo già 
occupati del problema per gli Amiga non dotati di tale dispositivo un 
bel po' di numeri fa nella rubrica HardAmiga. Il bello deirutility 
presentata questo mese, è che appare all'utente come una 
finestrella «volante^ che potremo facilmente posizionare su 
qualsiasi schermo programma che generi suoni, per cambiare lo 
stato del filtro. In un certo senso, niente di nuovo, è vero, ma come 
scusa per pubblicare come al solito qualcosa di didatticamente 
valido, va più che bene 


Come usarlo 

Il programma (che NON vi restituisce 
il controllo se non usate RUN) può 
partire sia da WorkBench che da GLI e 
non riecessita di parametri supplemen- 
tari. È sufficiente invocarlo o eseguire 
un double-click sulla sua icona. Imme- 
diatamente, compare una piccola fine- 
stra (150x30) sullo schermo Work- 
Bench, recante, oltre al titolo, tre gad- 
get: quello al centro, di tipo TOGGLE, è 
appunto r«interruttore>> del filtro, sul 


S uperLED vi. 25 

di Claudio Castellini - Genova 

Alzi la mano chi, possedendo un Ami- 
ga. non ha mai visto una «Guru medita- 
tion». Come supponevo, nessuno ha la 
mano alzata. Dunque, chi ha fatto questa 
esperienza (vale a dire, tutti) avrà certa- 
mente notato che, prima che compaia il 
fatidico requester (meglio: alerti rosso 
lampeggiante recante la scritta «Softwa- 
re Faiture. Press left mouse button...», il 
LED indicatore dell'alimentazione con- 
trassegnato «POWER» lampeggia bre- 
vemente. Si tratta di un effetto seconda- 
no generato dal Sistema di Filtraggio 
Errori Software altresì «Guru», non so 
perché- Ma ciò che ci interessa è il fatto 
che tale LED indica, oltre all’accensione o 
meno del nostro Amiga, l'attivazione dì 
un filtro audio che taglia le frequenze 
attorno 31 7 kHz e mezzo in uscita su tutti 
e quattro i canali. Questo limitatamente 
ai modelli Amiga 500 e 2000. La differen- 
za sta nel suono prodotto dal computer 
sensibile anche al meno allenato degli 
orecchi, e per sperimentarla è sufficiente 
premere il tasto L durante una partita a 
«Oragon's Lain>: la musicasi fa più ricca, 
più fredda, e gli effetti sonori divengono 
più metallici. Questo appunto perché 
viene eliminato il filtro, e anche le fre- 
quenze più alte sono libere di passare. 

Il programma SuperLED permette, 
grazie ad un gadget di tipo TOGGLE, di 
alterare lo stato di tale filtro, virtualmente 
aggiungendo un comando a quei pro- 
grammi di manipolazione sonora che non 
permettono questa manovra (ad esem- 
pio. l'ottimo Sonix della Aegis). Inoltre, la 
finestrella contenente il gadget può esse- 
re spostata da uno schermo all'altro, 
consentendo ia visione più globale possi- 
bile della situazione 



262 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


SOFTWARE 



MCmicrocomputer n. 95 • aprile 1990 


263 


SOFTWARE 

AMIGA 


senta lo schermo in primo piano. La 
catena prosegue leggendo il parametro 
NextScreen di ogni schermo successi- 
vo. finché non si trova il valore NULL. 
che significa che quello schermo è l'ulti- 
mo, ovvero quello dietro a tutti. 

Dunque, dopo un breve banner inizia- 
le e gli include file, ci sono le definizioni 
esterne Innanzitutto il filtro, inteso co- 
me puntatore ad un byte (prima che mi 
dicessero che il 68000 non indirizza le 
word dispari, sono diventato matto a 
furia di Guru}. Seguono le definizioni dei 
tre banner che appaiono nel requester, 
delle sue dimensioni e di quelle della 
finestra. Quindi, neH'ordine: 

— il numero ULONG relativo alla fun- 
zione LockIBaseO; 

— la struttura IntuitionBase; 

— la struttura Screen • indicante lo 
schermo attuale; 

— la struttura Window * relativa alla 
nostra finestra. 

In rapida successione, ho poi messo 
le strutture statiche Gadget con le rela- 
tive IntuiText. Image e Border, le Intui- 
Text del requester e, finalmente, la 
NewWindow necessaria all'apertura 
delle finestra stessa. 

Passiamo alle funzioni esterne. Basta 
(800L1 è una funzione di abort su misu- 
ra. mentre ApriLaFinestraO e ApnLaLi- 
brenaO fanno ciò che indica il loro no- 
me, La prima provvede inoltre a traccia- 
re il bordo dei gadget centrale e ad 
associare a SchermoAttuale l'indirizzo 
della struttura Screen su cui ci si trova 
(all'inizio è sempre il WB). 

FlyO è la funzione che sposta la fine- 
stra da uno schermo all’altro. Per farlo 
esegue questi passi: 

— decide il valore del prossimo scher- 
mo (intuitionBase->FirstScreen o 
SchermoAttuale->NextScreen) in base 
propno a quest'ultimo valore; in altre 
parole, controlla se siamo in fondo alla 
lista 0 meno; 

— controlla eventuali incompatibilità di 

dimensioni tra lo schermo di partenza e 
quello di destinazione. Ad esempio, se 
si tenta di portare la '■ estra in posizio- 
ne (500, 100) da ermo HIRES ad 

uno largo 320 pixei. si uiterrà una Guru 
Stesso discorso se lo schermo riceven- 
te è più piccolo della finestra stessa 
(evento improbabile ma possibile). In 
questi casi, Fly{) corregge le coordinate 
di destinazione o si rifiuta di trasferire; 

— a questo punto, assegna alla vecchia 
struttura NewWindow lo schermo decì- 
so, chiude la Window presente e la 
riapre. L'uovo di Colombo, no? 

Controllai) è una funzione che ho in- 
serito per scrupolo. Mi sono accorto, 
dopo aver ultimato la versione 1 .2, che 
in teoria é possibile chiudere uno scher- 





ni. lype • CUSTOHSCKECN; 


eaac OAOOETUP: 




264 


MCmicrocompuler n, 95 - aprile 1990 


SOFTWARE 

AMIGA 


mo SENZA aver chiuso prima le Win- 
dow associate ad esso Che succede in 
quel caso? Le strutture vengono distrut- 
te (ma consumano un po’ di memoria 
che resta, per cosi dire, «morta») ma il 
programma non ne sa nulla Si potrebbe 
pensare che. restando la finestra inac- 
cessibile ail'utente, non ci sia alcun pen- 
colo. invece, su una macchina multita- 
sking come Amiga, i pencoli si nascon- 
dono dietro ogni byte Nel nostro caso, 
se un evento qualsiasi cambia lo stato 
del filtro, il SuperLED «in catalessi» se 
ne accorge, si risveglia e cerca di cam- 
biare lo stato del gadget indicatore, che 
però ormai non esiste piu: bang.. . Que- 
sta funzione, chiamata ogni qual volta it 
filtro cambia, controlla che Scher- 
moAttuale sia ancora presente nella li- 
sta di schermi: se non lo é. significa 
che l'utente ha inavvertitamente chiuso, 
lo schermo del SuperLED. In questo 
caso, anziché procedere, viene chiusa la 
libreria ed il programma termina con un 
flash. 

Ora, benché una situazione del gene- 


re non sia pericolosa grazie al suddetto 
sistema di filtraggio, io consiglio, se 
avete per sbaglio chiuso lo Screen dove 
era presente SuperLED. di salvare tutto 
e resettare non si sa mai 

Segue la funzione CambiaGadgetO. 
che altera lo stato del gadget indicatore 
invertendo lo stato del flag SELECTED 
ed effettuando il restauro (W Titalianol 
Perche usare «refresh»?). previo uso di 
Controllai). 

E veniamo al Mam() Dopo aver aper- 
to tutto e cambiato il flag 
WBENCHSCREEN della NewWmdow in 
CUSTOMSCREEN (se no la finestra fini- 
rebbe continuamente sul WS!) mina un 
ciclo senza fine for (;.) nel quale si 
alternano rapidamente due controlli 
uno per determinare se l'utente ha pre- 
muto qualcosa, l'allro che controlla lo 
stato dei fiitro. 

Nel primo caso, dopo aver «fotoco- 
piato» il messaggio di Intuition e rispo- 
sto. si controlla quale gadget è stato 
attivato' se il gadget di chiusura, il pro- 
gramma termina, se il LED gadget, si 


altera lo stato del filtro; se il Fiy gadget. 
SI effettua il salto, se il gadget «Wow». 
appare il requester Nel secondo caso. 
SI provvede ad alterare il gadget in 
modo automatico, Quindi, un nlardo di 
5 cinquantesimi di secondo e via dac- 
capo. 

Una parola ancora sull'istruzione sui 
test dello stato del LED. la riporto qui. 

else .f ((‘FILTRO & 2) =■ = l(Gadget_LED 
FIsgs & SELECTED) » 6)1 

Si (ratta di confrontare il valore de! bit 
del filtro con il flag di selezione del 
gadget Perciò, il conironto avviene m 
questi termini- ricordando che il valore 
di SELECTED è 0x80, se questo shifta- 
to 6 volte (ovvero diviso per 0x40) é pan 
al valore del bit-filtro. bisogna alterare il 
gadget, infatti ciò significa o che sono 
entrambi 0x02. cioè gadget attivo e 
filtro basso, o che sono entrambi nulli, 
vale 8 dire gadget disattivato e filtro 
alto OK? Mc 


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MCmicrocomquter n. 95 - aprile 1990 


265 


SOFTWARE /À' 


di Vincenzo Folcatelli 


Questo mese presentiamo, 
contemporaneamente alla prova 
deH'ottimo Arabesque, un 
programma di painting sviluppato 
in GFA Basic. Il programma 
sfrutta le potenzialità delle macro 
chiamate al VOI. rese disponibili 
dal Basic sfesso. 

Per motivi di spazio, le procedure 
sono state compaftafe e non 
tutte sono direttamente leggibili 
nel listato. 

Il programma, pur non esente da 
difetti, rientra sicuramente in quel 
tipo di applicazioni che 
maggiormente interessano il 
soffoscnffo e, almeno spero, tutti 
gli ataristi 


Designer 

di Massimo Merlino - Messina 

Sono un anento lettore di MCmicro- 
computer. sono un atarìano e posseg- 
go un 1040ST sul quale lavoro molto 
per lo sviluppo di nuovi programmi. 

Naturalmente il linguaggio di pro- 
grammazione da me preferito è II GFA 
3.0. 

Designer è un programma di grafica 
che utilizza buona parte delle funzioni 
dell’AES. 

Esso ha tutte le funzioni essenziali 
che un programma di disegno dovreb- 
be avere. 

È un programma di pubblico dominio 
e spero sappiate apprezzarne ie qua- 
lità. 

Osservando il listato si può notare 
che il programma è organizzato per 
procedure e che le variabili usate sono 
globali, cioè valgono per l'Intero listato. 

Parlando di curiosità faccio subito 
notare che il GFA dopo aver eseguito 

una istruzione OBJC_DRAW{ ) 

non riesce più a seguire le istruzioni 
MENU OFF e MENU n.x. Almeno co- 
me ho interpretato questo inconvenien- 


te. per risolvere il problema, nel listato 
di Designer al posto di MENU OFF c’è 
l'istruzione ’MENU_TNORMAL (MENU 
(-1).n,m) che serve a riportare in modo 
normale i menu in reverse. Per verifica- 
re dò provate a sostituire tale istruzio- 
ne con MENU OFF: dopo il RUN sce- 
gliete una funzione che faccia uso del 

comando OBJC_DRAW ( ). per 

esempio ROTAZIONE, dopo di che se- 
lezionate la funzione con l’istruzione 
sostituita ed osservate... 

L'utilizzo del programma è semplicis- 
simo, dopo aver premuto un tasto qual- 
siasi dopo la schermata di presentazio- 
ne, compare lo schermo vuoto con i 
menu dai quali si selezionano le varie 
funzioni. 

li tutto è molto semplice da utilizzare, 
torse alcune complicazioni si hanno 
nelle funzioni del Menu Option, pertan- 
to ecco a seguire alcune precisazioni. 


Si prega il Sig. Marco Gualdi, autore del 
programma FledCode pubblicato sul 
numero 88. di mettersi m contatto con la 
redazione per comunicare i dati 
anagralici 


È di^ìonibile, presso la redazione, il disco 
con il programma presentato in questa 
rubnca. Le istruzioni per l'acquisto e 
l'elenco degli alto programmi disponibili 
sonoapag. 279. 



266 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 



MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


267 




— Defmouse: dopo aver scelto la for- 
ma del cursore e dello sfondo, si «clic- 
ki» sulla scritta «Esci»; verranno poste 
alcune domande circa II punto d'azione, 
cioè quel punto sul bitmap del mouse 
preso come punto di riferimento per le 
coordinate del mouse. 

La numerazione della griglia va da 0 
a 15 sia per l'altezza che per la larghez- 
za, iniziando dal vertice superiore sini- 
stro- 




268 


MCmicrocomputer n, 95 - aprile 1990 


SOnWARE 

ATARI 



— Undo: annoila l'ultimo comando 
eseguito. 

— Rotazione: l'intera scala va da 0 a 
270°, per variare la rotazione del testo 
si «clicki» sul quadrato e lo si sposti 
fino alla posizione desiderata. 

Le altre procedure sono molto sem- 
plici da usare; col tasto sinistro del 
mouse si conferma il comando, mentre 
con quello di destra si annulla. mc 



MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


SOFTWARE 


di Valter Di Dio 



il programma di questa volta, 
di cui non é possibile 
pubblicare il listato perché 
lungo quasi 70.000 caratten. é 
sostanzialmente un gioco. Ma 
è un gioco piuttosto anomalo, 
infatti non si gioca in due. né 
contro il computer, non si usa 
il joystick e nemmeno la 
tastiera; per giocare si deve 
anche essere abili 
programmatori e. una volta 
fatte le operazioni preliminari, 
non resta che stare a guardare 
cosa accade. Ma allora che 
gioco é/ La versione 
presentata dal lettore si 
chiama WarBot ed é una 
versione per MS-DOS di un 
gioco. Robat-War, che era 
uscito motti anni fa per Apple 
II. La filosofia è la stessa, si 
devono allestire e 
programmare dei robot da 
mandare poi in battaglia da 
soli. Se il programma è valido. 
0 almeno è migliore di quello 
del nemico, si vincerà lo 
scontro, altrimenti si perde e 
converrà mettere mano al 
programma del robot per 
evitare altre brutte figure. 

Nella versione per Apple i 
robot erano molto meno 
sofisticati degli attuali, ma si 
potevano avere più robot in 
campo anche di tipi differenti; 
in questa versione i robot 
sono solo due e questo porta 
spesso a partite un po' 
monotone. Interessante é 
comunque la possibilità di 
scambiarsi i robot che sono 
dei semplici file di testo, 
magari per via telematica, e 
quindi di organizzare dei tornei 
di WarBot un po' come 
accade per Core Wars. Alzate 
gli scudi, dito sul grilletto e 
occhio al radar. . . 


È disponibile, presso la redazione, il disco 
con il programma presentalo m questa 
rubnca. Le istruzioni per l’acquisto e 
l’elenco degli alto programmi disponibili 
sano a pag. 279. 


WarBot Arena 


di Andrea Nini - Modena 

Istruzioni 

Nell articolo di introduzione alle Core Wars 
nel numero 67 dì MCmicrocomputer si é 
parlalo del programma RobotWars, in cui si 
devono programmare ed equipaggiare robot 
e tarli combattere tra loro, questo concetto 
di gioco mi ha interessato ^ ho provato a 
scrivere io stesso un programma ispirato a 
questa struttura di gioco; da qui è nato 
WarBot Arena Anche in questo programma 
lo scopo é quello di programmare e equipag- 
giare due robot, chiamati WarBot, e farli 
combattere in un’arena, il linguaggio utilizza- 
to per questo scopo é il WBCode un lin- 
guaggio assimilabile a quelli ad alto livello 
infatti prende spunto dai Logo, dal Pascal e 
dal Basic, e per questo si differenzia in modo 
sostanziale dal Redcode, paragonabile ad un 
Assembler, anche la visualizzazione dello 
scontro è sostanzialmente diversa, in questo 
programma st possono vedere WarBot stiliz- 
zati che Si muovono su di una scacchiera al 
posto delle astratte matrici di memoria di 
Core Wars II programma è stato scritto e 
compilato in Turbo Pascal 5.0. il listato è 
stato suddiviso m due parti' nel programma 
principale di nome wbarena.pas. e in una 
pane caricata dal primo programma come 
modulo include, di nome wbaren2.pas 

Caratteristiche di WarBot Arena 

Lo scontro si svolge in una griglia di 256 
caselle <16 x 161 m cui all’Inizio vengono 
disposti casualmente 16 ostacoli, rappresen- 
tati da piramidi, le quali sono, come le pareti 
deH’arens, impassabili e indistruttibili 

I due WarBot vengono di- 
sposti all’inizio in posizioni 
casuali a più di cinque casel- 
le di distanza e su righe e 
colonne differenti, dato che 
questa posizione di partenza 
è casuale e che tutte le istru- 
zioni di movimento sono da- 
te in forma soggettiva, ai WarBot non è dato 
rendersi conto della loro posizione all’Interno 
dell'arena I WarBot vengono letti da disco, 
devono essere perciò file scritti in formalo 
puro ASCII con estensione ' wbc. le prime 
venti righe del file verranno interpretate co- 
me I codici dei componenti, uno per riga, 
questi codici sono formati da tre lettere e 
verrano esposti nella sezione Componenti, le 
rghe seguenti verranno lette e memorizzate 
come programma, tra le due sezioni non 
devono essere inseriti separaraion di nessun 
tipo, nelle righe non ci devono essere spazi 
iniziali, non sono cioè permesse le indentatu- 
re La lunghezza massima di un programma 
e di 100 nghe, quelle in soprannumero non 
verranno considerate facendo terminare il 
programma alla centesima riga, il programma 
deve essere senza numen di linea. 

I numeri da uno a quattro rappresentano i 
codici delle direzioni adoperate con le funzio- 


ni di sensore e con WHIT. si fa notare che la 
direzione uno non indica il Nord, ma la punta 
del WarBot. il due la sua destra, il tre la 
direzione contraria alla punta e il quattro la 
sua sinistra, in modo da rimanere sempre 
relative e non dare un riferimento assoluto 


1 



3 


L’interprete WBCode esegue una istruzione 
da ogni programma in ogni ciclo di gioco, il 
parallelismo é simulato, in realtà si parte con 
una istruzione del Whiie WarBot, una del 
Black WarBot e cosi via, per cui per poter 
stabilire un vincitore fra due combattenti, si 
consiglia di ripetere lo scontro almeno una 
seconda volta a colon invertiti, il parallelismo 
rimane anche con l’utilizzo dell’istruzione PA- 
HALLEL (vedi sezione Comandi), con esse 
l'esecuzione del programma normale viene 
alternata con quella delle istruzioni poste 
dopo le Parallel I WarBot eseguono il pro- 
gramma fino a quando hanno energia, se 
essa SI esaurisce il WarBot si blocca, ma 
rimangono attive te mine, le mine a tempo, 
le caselle grease. le centrati e le unità vampi- 
ro: può quindi accadere che con le centrali o 
le unità vampiro il WarBot riacquisti energia e 
SI rimetta in funzione, con l’istruzione suc- 
cessiva all'ultima eseguita, durante l'esecu- 
zione dello scontro si può controllare l'ener- 
gia attraverso due barre sul fondo dello 
schermo. Quando l’energia arriva a zero, 
viene disattivato lo scudo corrente, e non 
verrà riattivato m nessun caso Non ci sono 
limiti di tempo, lo scontro può lenninare con 
la distruzione di uno o di tutti e due i WarBot, 
con l’esaurimento dell’energia di tutti e due. 
oppure alla pressione di un tasto qualsiasi, 
nel qual caso verrà rilevato se uno dei due ha 
esaurito l’energia, e quindi arrivato a una 
vittoria parziale Un WarBot viene distrutto 
quando subisce un danno, non ha scudi attivi 
e ha esaurito tutte le placche protettive. 

Uso del programma interprete 

Dopo la presentazione verrà chiesto il path 
da seguire per cercare il White WarBot, 
dopodiché verranno mostrati sullo schermo 
tutti I programmi WarBot localizzati nella di- 
rectory indicata e si dovrà selezionare quello 
desiderato con i tasti cursore più il tasto 
RETURN (premendo il tasto p si ritorna alla 
richiesta della direcioryl, poi si eseguirà la 
stessa operazione per il Black WarBot, é 
possibile scegliere lo stesso WarBot per i 
due colon. Dopo il caricamento verranno 
visualizzate tre schermate per ogni parte, 
queste mostreranno l’equipaggiamento, le 
caratteristiche e il programma, poi verrà vi- 
sualizzala l'arena e la pressione di qualsiasi 



270 


MCmicrocomputer n, 95 - aprile 1990 


SOFTWARE 

MS-DOS 


tasto farà partire il combattimento. Alla fine 
di ogni scontro sarà presentata una classifica 
in ordine di punteggio, assegnato nella misu- 
ra di 4 per vittoria per distruzione. 3 per 
Vittoria per energia. 2 per il pareggio. 1 per 
sconfitta per energia e 0 per sconfitta per 
distruzione. Le colonne mostrano, in ordine, 
nome del WarSot, punteggio, partite giocate, 
vinte per distruzione, vinte per energia, pa- 
reggiate, perse per energia e perse per di- 
struzione; dopo la pressione del tasto SPA- 
ZIO SI arriverà all'ultimo menu che offre sei 
scelte selezionabili attraverso la pressione 
del seguenti tasti funzione: 

Fi: viene ngiocata la partita con gli stessi 
WarBot. 

F2: viene ngiocata la partita con gli stessi 
WarBot a colon invertiti. 

F3: vengono richiesti i nomi dei WarBot e 
viene giocata una nuova partita. 

F4: viene azzerata la classifica (un beep 
indica l'awenuta cancellazione). 

F5; vengono attivate/disattivate le barre del- 
l'energia lun beep indica l'operazione). 

F6; uscita dal programma 

Procedure 

FOfiWARDa 

Questa istruzione fa avanzare il WB di a 
caselle, il massimo di caselle percorribili in 
un round é di 21 meno il peso del WB: 

— nel caso m cui a sia meiggiore di questo 
numero, la distanza percorsa viene ridotta al 
massimo possibile e ritorna il messaggio 
OVERMOVE ERROR: 

— nel caso m cui il movimento porti il WB 
oltre I confini dell’arena, nella casella conte- 
nente un ostacolo, l'altro WB, una ragnatela, 
oppure in caso di paralisi (vedi componente 
Paraser) il movimento viene interrotto nell'ul- 
tima casella utile e viene emesso il messag- 
gio IMPMOVE ERROR. 

Il costo per il movimento é di 1 punto 
d'energia per c^m casella, gli errori nel movi- 
mento non diminuiscono l'energia. Se il WB si 
porta in una casella contenente una qualsiasi 
mina ne subisce l'esplosione, se cade dentro 
una casella perforata da una trivella viene 
automaticamente distrutto, se arriva in una 
casella che é stata resa scivolosa dal compo- 
nente greaser esso scivola nella casella suc- 
cessiva, a meno che non sia a ridosso di un 
ostacolo come WarBot e piramidi, nel qual 
caso non scivola e si ferma in quella casella 

BACKWARDa 

Questa istruzione e del tutto simile alla 
FORWARD, l'unica differenza è che il WB 
viene fatto indietreggiare invece che avanza- 
re, sempre di a caselle. 

RIGHTa/LEFTa 

Queste istruzioni fanno ruotare il WB ri- 


Si prega ilSig. Giartcarlo Del Sorda, autore del 
programma SIì^ Tool-Kit pubblicalo sul n. 87. 
di martersi In conlalto con la redaiione fier 
comunicare i dati anagrado. 


Sorgente del Warbot IHP 
ctr 


ctr 

ctr 

ctr 

ctr 

ctr 

ctr 

pia 

Tight rnd{4>-l 
forvard rnd<21-wght) 


Fine del sorgente 


spettivamente a destra e a sinistra di a angoli 
retti, il massimo della rotazione è anch’essa 
di 21 meno il peso del WB, nel caso di 
superamento ritorna il messaggio OVER- 
TURN ERROR. se la rotazione viene tentata 
quando il Warbot é paralizzato, viene emesso 
l'errore IMPTURN. Il costo di rotazione per 
ogni 90 gradi e di 1 punto di energia. 

T U R N a 

Se l'istruzione TURN ha argomento positi- 
vo, viene trattata come RIGHT, se è negati- 
vo, viene trattata come LEFT, tutte le annota- 
zioni viste per questi due comandi valgono 
anche per TURN. 

I F a > < = & b THEN comando 
ELSE comando 

Questa istruzione simula abbastanza fedel- 
mente il suo equivalente Basic, vengono 
valutate le espressioni a e b e. a seconda 
deH'ooeratore presente al loro interno, viene 
eseguita l’istruzione presente dopo II THEN o 
dopo l'ELSE, quest'ultimo é facoltativo. I 
simboli >, < e = sono trattati nella loro 
normale accezione, ma non é possibile com- 
binarli. Il simbolo identifica il diversa al 
posto dell'usuale simbolo ’o’. 

N.8.: Devono esserci degli spazi tra IF e a. 
tra b e THEN, tra THEN e la prima istruzione. 
Ira questa e ELSE, tra ELSE e la seconda 
istruzione. Non garantisco che vengano cor- 
rettamente interpretali IF..THEN. ELSE nidifi- 
cati. se però sono indispensabili consiglio di 
sostituirli con delle chiamate a subrouline. 


Esempi 

CQHRETTQ: if rad(1)-i-|0|(«JO then cali 3 
else ]ump 2 

CQRRETTO: if son{0)>2 then righi 2 
ERRQRE if (0|>=3 then loop (non è per- 
messo il >=) 

ERRORE' if wght=10 else adivate 1 (non 
compare il THEN) 

DOa:b/LOOP 

Queste due istmzioni servono per creare 
dei cicli, la prima istruzione seguita da due 
espressioni inizia un ciclo ed inizializza un 
contatore al valore a. ciclo che viene ripetuto 
all’istruzione LOOP fino a quando il contato- 
re. incrementato di 1 ad ogni passaggio, 
raggiunge il valore della seconda espressio- 
ne: queste due espressioni possono manca- 
re del tutto, e in questo caso il ciclo viene 
eseguito infinite volte. Il segmento di istru- 
zioni all'interno del ciclo viene eseguilo sem- 
pre almeno una volta, anche quando a è 
maggiore di b Le due espressioni devono 
essere separate dai ’.' 

I cicli possono essere nidificali uno nell'aF 
tro, fino ad un massimo di 10. e il contatore 
può essere letto da programma attraverso 
l'espressione (f) dove f rappresenta il grado 
di profondità, a partire da zero. Se viene 
aperto un ciclo quando ci sono già altri dieci 
cicli aperti ritorna DQ ERRQR 
N.B.: Non c'è limite al numero di cicli 
complessivi nel programma, purché non ve 
ne siano mai più di dieci aperti contempora- 
neamente. 

Esempio 

Questo programma scrive la sequenza 1 2 
per dieci volte: 
do 1:10 
do 12 
wnte { 1 > 
loop 
loop 

G O T O a 

Questa istruzione provoca un salto alla 
linea di programma numero a. nel caso in cui 
a è minore di 1 o maggiore della lunghezza 
del programma ritorna l'errore GOTO ERROR 
e non viene eseguito alcun salto 

J U M P a 

Con questa istruzione l'esecuzione del pro- 
gramma salta, se a é positiva a linee in 
avanti, se a è negativa a linee all'indietro. Se 
SI ottengono destinazioni al di fuori del pro- 
gramma ritorna un JUMP ERROR e non 
viene eseguito alcun salto. 

N.B.' Con JUMP 0 il programma ripeterà 
aH'infinito questa istruzione. 

Esempio 

I due programmi che seguono sono uguali: 

1) goto 2 1) |ump 1 

2) goto 4 2) ]ump 2 

3) goto 5 3) jump 2 

4) goto 3 41 jump -1 

5) goto 5 51 jump 0 


MCmicrocomputer n. 95 • aprile 1990 


271 


SOFTWARE 

MS-DOS 


ACTIVATEb 

Serve per adoperare il componente situato 
nel settore a del WarBot, se esso non è un 
componente attivabile ritorna ACTIVATE 
ERROR. 

I componenti attivabili sono: 

LASER 1-2-3 
MISSILE 1-2-3 
MINA 

MINA TEMPO 

TRIVELLA 

CHAOTIZER 

SHOCKER 

PARASER 

MORTAH 1-2-3 

GREASER 

STEALTHER 

WEB 

I componenti non attivabili sono: 

SCUDO 1-2-3 

RADAR 

INFRARED 

SONAR 

BATTERIA 

CENTRALE 

VAMPIRO 

PLACCA 

COMPUTER 

L E T a = b 

Questa istruzione pone nella variabile nu- 
mero a il valore ritornato dall'espressione b. 
se a esce dai limiti 0 e 99, viene riportata 
dentro questo intervallo. 

S U B R a/E N D a/C A L L b 

I primi due comandi servono ad indicare 
l'inizio e la fine della subrouline numero a, il 
comartdo CALL serve per richiamare la su- 
broutine numero b, a e b devono andare da 
1 a 10, una subroutine può richiamare un'al- 
tra subroutine ma non se stessa, non può 
cioè essere rìcorsiva. nel caso questo avve- 
nisse, ritornerebbe il messaggio CALL ER- 
ROR, RETURN ERROR ritorna invece se 
l'interprete incontra un END a senza aver 
prima eseguito il CALL a. 

N.B.: Il punto di partenza di una subroutine 
viene individuato in pre-esecuzìone, non du- 
rante l'esecuzione del programma. Se l'inter- 
prete incontra durante il programma il coman- 
do SUBR lo tratta come se fosse un WAIT e 
non emette alcun messaggio d'errore. 

T I M E R a 

TIMER serve per cambiare il ritardo dell'e- 
splosione dopo la deposizione di una mina a 
tempo, di default esso è di 100 cicli, cioè la 
mina a tempo esplode dopo che l'interprete 
ha eseguito un centinaio di righe del pro- 
gramma. 

N B.. I cambiamenti hanno effetto a partire 
dalla prossima mina deposta, non su quella 
attuale. 


WAIT 

Fa passare un ciclo senza fare mente. 

Può essere usata per scrivere commenti dato 
che l'argomento viene ignorato dall'interprete. 


272 


TABELLA 

CODICI COMPONENTI 


0) 

VUOTO 

emp 

l) 

LASER 1 

Is! 

2) 

LASER 2 

I.n2 

3) 

LASER 3 

ls.3 

4) 

MISSILE 1 

msl 

51 

MISSILE 2 

ms2 

6) 

MISSILE3 

ms3 

7) 

SCUDO 1 

shl 

8) 

SCUDO 2 

«h2 

9) 

SaiD03 

sh3 

10) 

RADAR 

rad 

U) 

INFRA RED 

inf 

12) 

SONAR 

son 

13) 

BATTERIA 

bai 

14) 

CENTRALE 

ctr 

13) 

VAMPIRO 

vmp 

Ifi) 

PLACCA 

pia 

17) 

MINA 

min 

18) 

MINA TEMPO 

mii 

19) 

TR1VH.1^ 

tri 

20) 

CHAOTIZER 

chi 

21) 

SHOCKER 

shk 

22) 

PARASER 

prs 

23) 

MORTAI? 1 

mrl 

24) 

MORTAR 2 

mf2 

25) 

MORTAI? 3 

mr3 

26) 

GREASER 

Srs 

27) 

STEALTHER 

sii 

28) 

WEB 

web 

29) 

COMPUTER 

emp 


PARALLEL comando 

Se il programma contiene una o più istruzio- 
ni PARALLEL al normale flusso delle istruzioni 
verranno alternate le istruzioni che seguono 
sulla linea di questo comando, le istnjzioni 
eseguite m parallelo non dovranno contenere 
istruzioni di salto o ciclo, che in ogni caso 
verrebbero intercettate e non altererebbero 
comunque il normale andamento del pro- 
gramma. Il tempo per te istruzioni parallele 
viene sottratto alla normale esecuzione; se 
c'é solo una PARALLEL allora il flusso norma- 
le del programma verrà rallentato della metà, 
dato che verranno eseguite altemalivamenle 
l'Istruzione corrente e l'istruzione parallela, 
nel caso di due PARALLEL il flusso del 
programma verrà eseguito ad un terzo della 
velocità normale e cosi via In ogni program- 
ma WarBot hanno effetto solo dieci PARAL- 
LEL, se ce ne sono di più verranno valutate le 
prime dieci, quelle con il numero di riga più 
basso. Questa valutazione avviene in pre- 
esecuzìone. se una PARALLEL viene incon- 
trata durante l’esecuzione del programma 
viene trattata come WAIT e non viene emes- 
so alcun messaggio d'errore, 

R A N G E a 

Altera la gittata a cui deve essere lanciato 
un colpo di mortaio. Per default è 10 caselle 


A U T O a .. comando 

La stringa posta dopo il simbolo _ viene 
posta alla riga a. cancellando qualsiasi cosa a 


fosse stata pnma, se a è minore di 1 o 
maggiore di 100, viene riportata a questi 
estremi Se l’esecuzione di AUTO porta delle 
righe vuote nel programma, queste vengono 
riempite con WAIT AUTO non altera i proces- 
si paralleli iniziati dalla PARALLEL, e non 
altera il punto iniziale delle subrouiine creato 
con SUBR, dato che questi due faeton vengo- 
no valutali solo in fase di pre-esecuzione. 

Esempio 

Pnma e dopo l'esecuzione della prima nga: 

1) auto_3 forward 1 11 auto_3 fon/vard 1 

2) 2) wait 

3) 31 forward 1 


H I T a 

Con questo comando il WarBot può colpire 
l'avversario con i suoi arti meccanici se que- 
sto SI trova in una delle otto caselle ad esso 
circostanti, il parametro a indica quanta ener- 
gia deve essere utilizzata nel colpo A secon- 
da di un esito casuale dipendente dalla quanti- 
tà di energia, il WarBot subirà o meno un 
danno. 


S C A N a , b 

Questo comando attiva i computer del 
WarBot. il parametro a indica la direzione 
verso la quale deve essere fatta l'analisi, il 
parametro b indica la variabile in cui deve 
essere messo il risultato i computer analizza- 
no la casella adiacente il WarBot nella direzio- 
ne indicata e riportano nella variabile b ciò che 
SI trova sulla superficie secondo questa ta- 
bella. 

0 Casella Vuota 

1 Buca 

2 Mina 

3 Mina a Tempo 

4 Casella Grease 

I computer riportano nella variabile b-t-1 il 
contenuto della casella secondo questa ta- 
bella: 

0 Casella Vuota 

1 White WarBot 

2 Black WarBot 

3 Piramide 

4 Ragnatela 

II costo per questa operazione è di 10 unita 
di energia 

Variabili pre-defìnite 

Le variabili pre-definite ritornano dei valori 
rappresentanti dati Sono funzioni che, al 
contrario di quesie, non hanno bisogno di 
argomenti 

WGHT - Riporta il peso del WarBot, con 
valon possibili' da 0 a 20. 

ENER - Riporta il valore attuale dell'energra. 

MINE - Riporta il numero delle mine attual- 
mente contenute m tutti i componenti mina 
del WarBot 

MINT Riporta tl numero delle mine a 
tempo attualmente contenute m tutti i com- 
ponenti mina tempo del WarBot. 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


SOFTWARE 

MS-DOS 


TIME - Riporla i! tempo (in cicli) che rimane 
prima che esploda la mina a tempo rilasciala 
dal WarSot. se è a zero non c'é alcuna mina a 
tempo netl’arena 

OIST - Se l’altro WarBot è nel raggio dei 
sensori infrarossi (non importa in quale dire- 
zione) questa variabile riporta la distanza da 
esso, altrimenti ritorna zero 

WHIT - Se a zero, il WarBot non è stato 
colpito, se a 5 il WarBot è stato danneggiato 
da una mina, se a 6 e stato colpito da un 
mortaio, se a 7 è stato colpito da un attacco 
HURT, mentre un numero da 1 a 4 indica la 
direzione relativa da cui è provenuto un attac- 
co (laser o missile). 

Funzioni 

Le funzioni hanno bisogno di un argomento 
racchiuso tra parentesi tonde, è permessa 
l’indentazione di funzioni, non ci sono limita- 
zioni nei livelli (Variabili pre-definite possono 
far parte dell’argomento di una funzione) 

RAD(a) - Ritorna la distanza che c’è tra un 
ostacolo e il WarBot nella direzione a. se 
entro il raggio del radar non c’è niente allora 
ritorna zero: per ostacolo si intende un War- 
Bot, una piramide oppure una ragnatela. 

INF(a) - Ritorna la distanza a cui si incontra 
l'altro WarBot se questo è nella direzione a. 
se questo non c'è entro il raggio dell'infraros- 
so allora ritorna zero 

ANG(a) - Se la distanza tra i due WarBot è 
mfenore al raggio dell’infrarosso ritorna la 
differenza tra le due coordinate dei WarBot, 
trasversalmente alla direzione a; se l’altro 
WarBot è fuori dalla portata oppure si trova in 
una direzione diversa ntorna il valore 20. se 
l’altro WarBot si trova sulla stessa riga o 
colonna controllata naturalmente ritorna zero. 
Esempio: se il White WarBot è nella direzione 
1. possiamo avere le seguenti risultati: 

— angd) ritorna la differenza tra le coordina- 
te X dei WarBot se il Black WarBot si trova in 
alto rispetto al White WarBot. 

— ang(2) ntorna la differenza tra le coordina- 
te Y dei WarBot se il Black WarBot si trova 
alla destra del White WarBot. 

— ang(3) ritorna la differenza tra le coordina- 
te X dei WarBot se il Black WarBot si trova in 
basso rispetto al White WarBot. 

— ang(4l ritorna la differenza tra le coordina- 
te Y dei WarBot se il Black WarBot si trova 
alla sinistra del White WarBot 

SON|a) - Ritorna la distanza che c’è tra una 
buca o una mina e il WarBot nella direzione a. 
se entro il raggio del sonar non c'è mente 
allora ntorna zero. 

EQU(a) - Ritorna il codice del componente 
nel settore a del WarBot, se il settore è vuoto 
ritorna zero; a deve essere nell’intervallo 1- 
20, e viene riportato in esso se ne esce 

RND|a) - Ritorna un numero casuale estrat- 
to tra 1 e a. estremi compresi. 

Variabili 

Utilizzando l’interprete WBCode ogni War- 


Bot può accedere a 100 variabili intere (da 
-32768 a -h 32767), attraverso l’espressione 
[a] si può leggere il contenuto di una variabi- 
le, a deve contenere un valore compreso tra 
0 e 99, altrimenti viene riportato in questo 
intervallo; si può scrivere in una variabile 
attraverso il comando let a=b. in cui a è il 
numero della variabile (senza le parentesi 
quadrai) e b un’espressione qualsiasi. Si può 
mettere una variabile o un’espressione con 
variabili come argomento di una funzione, o 
come valore di un codice, e viceversa, senza 
alcuna limitazione nell'uso dei tre tipi di pa- 
rentesi 

Componenti 

LASER T-2-3: Questi componenti quando 
attivati lanciano un raggio laser nella direzio- 
ne in CUI è puntato il WarBot e si arrestano 
contro l'altro WarBot o contro muri, piramidi. 
0 ragnatele, distruggendo queste ultime; 
queste armi consumano rispettivamente 10- 
20-30 punti energia e causano 1-2-3 danni se 
il colpo va a segno, non c’è una gittata 
massima, ma maggiore è la distanza, minore 
è la probabilità di colpire il bersaglio, infine 
maggiore è il danno che il laser può provoca- 
re. minore è la sua precisione. 


MISSILE 1-2-3; Quando attivati essi ven- 
gono lanciano nella direzione del WarBot e. 
come I laser, colpiscono WarBot. muri, pira- 
midi, e ragnatele, non costano energia ma 
(Xissono essere adoperati una volta sola, 
dopodiché il loro settore rimane vuoto e il 
peso del WarBot diminuisce di una unità. 
Causano rispettivamente 2-3-4 danni, mag- 
giore è il danno che il missile può provocare, 
minore è la sua precisione, ma sono sempre 
meno precisi dei laser 

SCUDO 1-2-3: Non c'è bisogno di attivarli, 
l'interprete mette in funzione il primo che 
incontra durante la scansione iniziale dei set- 
tori del WarBot, questo rimane in funzione 
fino a che non viene distrutto, a questo 
punto se ce ne sono ancora, entreranno via 
via in funzione in ordine di settore. Consuma- 
no 1-2-3 punti d'energia a ciclo e proteggono 
il WarBot dai colpi di qualunque arma e dalle 
esplosioni delle mine; differiscono tra di loro 
per la resistenza. Se in uno scontro lo scudo 
attuale viene distrutto da un colpo, quel 
colpo viene comunque annullato. Al termine 
deH’energia, lo scudo attuale viene disinse- 


RADAR: Questo componente serve per 


Equipaggi&Bento Warbol TRILLEB Caratteristiche Warbot TRILLE3t 


Elemento l>Radar 
Elemento 2>Sonar 
Elemento 3>Trivella 
Elemento 4>Batteria 
Elemento S>Batteria 
Elemento 6>Batteria 
Elemento 7>Battena 
Elemento fi>Batter la 
Elemento d>BeUeria 
Elemento lOBallena 
Elemento ll>Batteria 
Elemento 12>Batteria 
Elemento 13>Placca 
Elemento 14>Placca 
Elemento !S>Placca 
Elemento i6>Placca 
Elemento 17>P lacca 
Elemento 18>Placca 
Elemento 19>Placca 
Elemento 20>Chaotizer 


Peso HerBot :20 
Energia TotaleilSOO 
Raggio Radar ;4 
Raggio Infrar. :0 
Raggio Sonar :4 
Huaero Hine :Q 
Mine e Tempo ;0 
Central i Ener . : 0 
Unita' VampiroiO 
Computer lO 

Tipo di Scudo lAssente 


Programma Warbot TRILLES (13 linee) 

1 do 

2 adivate 20 

3 activate 3 

4 if rad(l)°l then goto 10 else if son(l)>l then goto 10 

5 forward 1 

6 activate 3 

7 ir rad(l>:l then goto 12 else if eon(l)°l then goto 12 
a forvard 1 

9 loop 

10 right 1 

12 right 1 

13 goto 7 


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MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


SOFTWARE 

MS-DOS 


localizzare ostacoli come piramidi, muri, War- 
Bot e ragnatele, ogni radar dà un raggio di 
quattro caselle m linea retta, non ha bisogno 
di essere attivato e non consuma energia 

INFRA-REO: Questo componente serve 
per localizzare l'altro WarBot, anche attraver- 
so piramidi o ragnatele: ogni componente 
infra-red dà un raggio di quattro caselle m 
linea retta con l'uso di inflal, oppure m qua- 
lunque direzione con ang(a) o con dist Non 
ha bisogno di essere attivato e non consuma 
energia. 

SONAR: Questo componente serve per 
localizzare le mine oppure un buco sulla 
superficie dell'arena: ogr>i sonar dà un raggio 
di quattro caselle in linea retta, non ha biso- 
gno di essere attivato e non consuma 
energia. 

BATTERIA: Per ogni batteria di cui il War- 
Bot e dotato, gli vengono aggiunti 200 punti 
d'energia all'inizio dello scontro, questo com- 
ponente non deve essere attivato e non 
viene rimosso quando si esaurisce 

CENTRALE: Ogni centrale aggiunge 1 
punto d'energia per ciclo, non deve essere 
attivata, il processo è totalmente automatico. 

VAMPIRO: Se l'altro WarBot è entro 5 
caselle, per ogni unità vampiro gli viene tolto 
un punto d’energia a ogni ciclo, e aggiunto al 
proprio WarBot, l'unità vampiro non deve 
essere attivata, il processo à totalmente 
automatico 

PLACCA: Quando il WarBot viene colpito 
questo componente lo protegge da un dan- 
no. distruggendosi e alleggerendo il WarBot 
di una unità, non deve essere attivato 

MINA: Per ogni componente mina il War- 
Bot ha a disposizione dieci mine normali, che 
provocano un danno al WarBot che entri 
nella loro casella. Ogni volta che questo 
componente viene attivato, una mina viene 
deposta nella casella dietro il WarBot, se non 
e occupata da un ostacolo o da un'altra 
mina; se c’é una buca, la mina va persa. 
Quando tutte le mine del WarBot vengono 
hiasciaie vengono liberati i settori cornspon- 
denti e diminuito il suo peso. 


^uipaggiaaento Wtrbol BLQKADE 


Ei esento 
Eieaenlo 

E1 esento 
E1 esento 
Elesento 
Elesento 
Elesento 
Elesento 
Elesento 
Elesento 
E1 esento 
Elesento 
Elesento 
Elesento 
Elesento 
Elesento 
Elesento 
Elesento 


2>Laser l 

2>Infra Red 

3>lnfra Red 

Olnfra Red 

S>Batteria 

6>Batteria 

7>Batteria 

6>Battena 

9>Radar 

10>Placca 

tl>Placca 

13>Placca 

14>Placca 

lS>Placca 

16>Placca 

17>Placca 

lS>Piacca 

ia>Placca 

20>Peraaer 


Caratteristtche Harbot 8LOKAOE 


Peso WarBot 
Energia Totali 
Raggio Radar 
Raggio Infrar 

Rusero Mine 


:20 

e:B00 

,:12 


Centrali 
Unita- V 
CoBputer 







Prograssa Warbot BLOKADE (13 linee) 


2 ir inril)>0 Ihen goto 6 

3 Tight 1 

4 loop 

5 ir radenti then goto 12 

6 rorvard 1 

7 goto 1 

8 actiSiate 20 

9 attivate I- 

10 ir inr<l)>0 then jusp -2 

11 goto 2 

12 Tight 1 

13 goto S 


N.B.: Se l'altro WarBot si trova all'ultima linea 
e lo shocker lo fa saltare avanti di una riga, 
viene bloccato per il resto della partita 

PARASER; Questo componente funziona 
come un laser 1. non provoca danno ma se 
colpisce l’altro WarBot, ne paralizza i movi- 
menti e le rotazioni per un certo numero di 
cicli, a seconda della distanza 

MORTAR 1-2-3: Questi componenti con- 
sumano 10-20-30 punti d'energia quando atti- 
vati e funzionano in modo simile al laser, 
tranne che per essi deve essere specificata la 
distanza alla quale sparare: possono pero 
superare ostacoli come piramidi e ragnatela, 
la gittata di default è dieci caselle, e può 
essere cambiata con il comando RANCE a 
Questa arma 6 meno precisa dei laser ma piu 
precisa dei missili, e provoca 1-2-3 danni se 
colpisce un WarBot. con precisione decre- 
scente. 

N.8. : Nel caso in cui colpisca una mina la fa 
esplodere, sia normale e sia a tempo 

GREASER: Questo componente quando 
attivato consuma 10 punti d'energia e rende 
la casella retrostante il WarBot scivolosa, 
facendo slittare qualunque WarSot nella ca- 
sella successiva a seconda della direzione 
d'entrata nella casella. Non c'e limitazione al 
numero di caselle grease nell'arena, queste 
possono essere localizzate soltanto dal com- 
ponente COMPUTER 

STEALTHER: Questo componente quando 
attivato consuma 10 punti d'energia e per 
dieci turni c'è una probabilità che gli infrarossi 
dell’altro WarBol siano accecati riportando 
zero ai controlli, questa possibilità dipende dal 
turno di attivazione e dalla distanza 

WEB: Questo componente quando attivato 
consuma 10 punii d'energia e crea alle spalle 
del WarBot una zona d'energia impassabile 
Questa zona viene visualizzata sullo schermo 
e può essere distrutta con una qualsiasi arma 
che colpendo provochi un danno (escluso il 
comando HURT) 

COMPUTER: Questo componente consu- 
ma 10 punti d'energia ad ogni utilizzo e 
permette l'analisi completa di una casella 
circostante WarBot, vedi comando SCAN 


MINA TEMPO: Per ogni componente mina 
tempo il WarBot ha a disposizione dieci mine 
a tempo, che provocano cinque danni meno la 
distanza al WarBot che si trovi nel raggio 
dell'esplosione. Ogni volta che questo com- 
ponente viene attivato e se non c'è un'altra 
mina a tempo dello stesso WarSot nell'arena, 
una mina viene deposta nella casella dietro il 
WarBot, se non é occupata da un ostacolo o 
da un'altra mina, se c'è una buca, la mina va 
persa. Quando tutte le mine tempo del War- 
Bol vengono rilasciate vengono liberati i set- 
ton corrispondenti La mina a tempo esplode 
dopo che é scaduto il tempo contenuto nella 
variabile TIME, all'Inizio uguale a 100 cicli e 
alterabile con il comando TIMER a. 

TRIVELLA: Questo componente quando 
attivato consuma 10 punti d'energia e scava 


una buca nella casella retrostante il WarBot. a 
meno che questa non sia occupata da un 
ostacolo, da una mina o dall'altro WarBot. Se 
un WarBot nel suo movimento cade in una 
buca viene automaticamente distrutto. 

CHAOTIZER: Questo componente quando 
anivato consuma 10 punti d'ener^ e per 
dieci turni c'è una probabilità che i radar e i 
sonar dell'altro WarBol siano accecati ripor- 
tando zero ai controlli, questa possibilità di- 
pende dal turno di attivazione e dalla disianza 

SHOCKER: Questo componente quando 
attivato consuma 10 punii d’energia e crea 
una probabilità che l'interprete dell’altro War- 
Bot salti una riga avanti o indietro, questa 
possibilità dipende dalla distanza. 


Espressioni 

Le classiche operazioni di -f, -, e / sono 
state mantenute, ma non esiste priorità e 
ogni espressione viene valutata da sinistra a 
destra, sono permesse le parentesi, ma per le 
espressioni possono essere utilizzate solo le 
tonde, poiché le quadre e le graffe hanno altri 
significati 

Questi che seguono sono nuovi operatori 
aritmetici: 

a I b ’ ritorna il valore maggiore tra a e b 
a b . ritorna il valore minore tra a e b. 
a # b ritorna il modulo di a e b (resto della 
divisione tra a e b) 
a % b : ritorna la media tra a e b 
a : 0 ' valore assoluto di a 
a ; 1 segno di a (1 se positivo. —1 se 
negativo, 0 se zero) mC 


274 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


Le pubblicazioni Technimedia 



AUDIOreview 

La più qualificata rivista italiana di elettroacustica ed alta fedeltà 
MCmicrocomputer 

La più diffusa e più autorevole rivista italiana di informatica 

OROLOGIle misure del tempo 
La prima rivista per tutti gli appassionati di orologi 
Technimedia 

Via Carlo Perrier, 9 - 00157 Roma • Te!. 06/4180300 (12 linee rie. aut.) 


SOFTWARE^ ^JI^ 


di Tommaso Paniuso 


Bìblio 128 

di Ugo Boccardi 

Un soprammobile molto diffuso nella 
maggior parte delle case é il libro, stru- 
mento indispensabile per i propri lavori 
domestici, ad esempio può essere usa- 
to come piano rialzato o come momen- 
tanea scala oppure come peso per in- 
collare superiici. 

Oltre a queste funzionali attività che 
prescindono dal contenuto del mano- 
scritto, può capitare che i libri possano 
senrire per effettuare ricerche riguardo 
ad un determinato argomento (chi non 
ha mai copiato una ricerca a casa alle 
scuole medie?). Possono servire anche 
per essere letti per apprendere infor- 
mazioni, e ad aumentare il nostro gra- 
do culturale. 

Unico neo in tutta questa storia è 
che capita di frequente di dire: «non 
mi ricordo se ho questo libro» oppure 
«non riesco a trovare... devo averlo 
prestato a qualcuno... non mi ricordo». 
Già, succede molto spesso, soprattutto 
se si hanno molti «soprammobili» di 
questo tipo in casa propria. 

Il programma Bibiio 128 è una possi- 
bile soluzione a questo problema: è un 
archivio dei libri e consente di sapere a 
chi è stato prestato. 

Bibiio 128 è stato realizzato con il 
S.O. SOGAR 128 che abilita la grafica a 
colori in 80 colonne per il Commodore 
128, ed è un programma valido dal 
punto di vista operativo perché consen- 
te ricerche efficaci. Ma procediamo 
con ordine. Buona lettura. 

Start 

Il programma Bibiio 128 richiede, co- 
me minima configurazione, un Commo- 
dore 128 dotato di disk drive 1570 o 
1571. È possibile anche il funzionamen- 
to con un drive 1541 ma. la estrema 


È disponibile, presso la redazione, il disco 
con il programma presentato in questa 
rubnca. Le istruzioni per l'acquisto e 
l'elenco degli altn programmi disponibili 
sono a pag. 279. 



lentezza di questa periferica non con- 
sente un utilizzo «serio» del pro- 
gramma. 

É previsto l'uso di stampanti esclusi- 
vamente seriali di tipo Commodore ed 
è richiesto l'uso dei monitor a 80 co- 
lonne a colori 0 monocrome. 

Il programma é stato scritto pensan- 
do ad un monitor a colori, ma non 
presenterà alcuna differenza (tranne 
che per i colori) ai possessori di moni- 
tor monocromatici. 

Per caricare il programma bisogna 
eseguire le seguenti operazioni; 

1) spegnere il computer 

2} selezionare le 80 colonne 

3) accendere il computer 

4) digitare: RUN''BIBLIO 128". 

Se tutto è andato correttamente ap- 
parirà la seguente domanda: 

Monitor a colori o monocrome? 

Per i possessori di monitor a colori 
premere la lettera «c»; per i possessori 
di monitor monocromatici premere la 
lettera «m». A questo punto il pro- 
gramma può essere usato. 

L'interfaccia utente 

L'immagine presente sul video risul- 
ta anomala rispetto al modo consueto 
di operare con il C-128. Infatti non vi 
sono menu da selezionare con i tasti 1 . 
2, o altro. E non vi appare alcuna indi- 
cazione di aiuto. 

Questo programma si usa esatta- 
mente come un Amiga (escluso il to- 
po), infatti si può vedere sulla prima 
riga dello schermo (che per la cronaca 
è in altissima risoluzione 640x176) alcu- 
ne parole: INFO, DISK, PROCEDURE. 

Il sistema per selezionare una di que- 
ste scritte è usare i tasti cursore CRSR 
RIGHI e CRSR LEFT (a destra e a 
sinistra). All'accensione la prima scritta 
risulta con un colore di sfondo diverso, 
premendo uno dei tasti appena indicati, 
si vedrà che la prima scritta diventa di 
colore normale e un’altra cambia di co- 
lore: è il nostro cursore. 

Tramite questo cursore di dimensioni 
maggiori, si può selezionare una scritta 
che corrisponde ad una opzione (con 
l'Amiga basterebbe puntare la freccetta 
su una scritta). Una volta selezionata 


una opzione, premendo una volta il ta- 
sto RETURN 0 il tasto CRSR DOWN, si 
aprirà una finestra che conterrà le sot- 
tofunzioni (relative all'opzione selezio- 
nata). 

Queste sottofunzioni, a loro volta, 
possono essere selezionate dai tasti 
CRSR DOWN e CRSR UP tramile il 
cursore visto in precedenza che stavol- 
ta si sposterò in alto o in basso. Per 
confermare la sottufunzione basta pre- 
mere RETURN. Per uscire da questa 
finestra basta premere un tasto qual- 
siasi tra CRSR RIGHI e CRSR LEFT. 

Se non dovesse risultare molto chia- 
ro tutto ciò, è buona norma avere da- 
vanti a sé il computer acceso con il 
programma caricato ed eseguire delle 
prove: è più facile a farsi che a dirsi. 

Una volta acquisita confidenza con il 
sistema sarà di più facile comprensione 
ciò che verrà in seguito. 

Le opzioni e le sottofunzioni 

Abbiamo visto che Bibiio 128 ha sul- 
la prima riga 3 opzioni ed ognuna acce- 
de a diverse sottofunzioni, queste sono 
elencate di seguito. 

Info Disk Procedure 

Directory Apro archivio Insenmento 

Programma Chiudo archivio Ricerca 

Numero Libn CREAZIONE OUTPUT 

Memora Ubera 


Tutte queste sottofunzioni possono 
essere viste usando i tasti cursore, ma 
solo alcune di esse funzionano, almeno 
per il momento. 

La creazione dell'archivio 

Come ogni buon programma di archi- 
viazione che si rispetti, bisogna creare, 
se è la prima volta che si utilizza il 
programma, un archivio. Il metodo è 
uno tra i più «complicati» e per non 
sbagliare, consiglio di leggere attenta- 
mente le istruzioni: 

1 - inserire un disco formattato nel 
drive (attenzione non deve essere ne- 
cessariamente vuoto, infatti l'archivio 
convive con altri programmi eventual- 
mente presenti). 

2 - Selezionare la funzione creazione 


276 


MCmicrocomputer n, 95 - aprile 1990 


SOFTWARE 

C-128 


da disk e attendere. 

Fatto! Appena sul video (in basso a 
destra) appare un libro e il cursore riap- 
pare, l'operazione di creazione è stata 
conclusa correttamente. In caso contra- 
rio apparirà una finestra indicante il tipo 
di errore. 

Attenzione: in un disco può essere 
presente un solo archivio libri, mentre 
è possibile avere più archivi su più di- 
schi. 


Apertura e chiusura dell'archivio 

Una volta creato l’archivio, nelle suc- 
cessive volte che sì vorrà utilizzare il 
programma, non sarà necessario crear- 
lo di nuovo, ma basterò aprirlo. 

Per aprire un archivio basta inserire 
nel drive un disco contenente un archi- 
vio (controllare tramite la funzione di- 
rectory se è presente), e selezionare la 
funzione «Apro Archivio». 

A conclusione di questa operazione 
(che dura qualche attimo) apparirà in 
basso a destra un libro, indicante, ap- 
punto, che un archivio è stato aperto. 

Per chiudere un archivio selezionare 
la (unzione «Chiudo Archivio» e atten- 
dere qualche attimo. Al termine scom- 
parirà il libro, indicante che l'archivio è 
stato chiuso correttamente. 

Attenzione: prima di spegnere il 
computer, se ci sono state variazioni 
aH'archivio, bisogna chiudere l'archivio 
per aggiornare i puntatori su disco (ve- 
dere in seguito per ulteriori spiega- 
zioni). 

Nota: la funzione creazione effettua 
già l'apertura dell'archivio. 


Info 

Ora passiamo alla spiegazione com- 
pleta di ogni singola funzione (o sotto- 
funzione); 

Directory: 

permette dì visualizzare in una fine- 
stra il contenuto di un disco, scrivendo 
in alto a destra il nome del disco (per 
ricordarsi il disco inseiito}. 

Programma: 

fornisce il nome dell'autore del pro- 
gramma e il numero della versione. 


Numero libri: 

visualizza il numero di libri presenti 
nell'archivio (funziona solo se un archi- 
vio è aperto). 

Memoria libera: 

Visualizza la memoria libera del com- 
puter. 

L'opzione DISK è stata esaminata in 
precedenza, ora passiamo alle procedu- 
re divise in: Inserimento, Ricerca. 
Output. Vediamole distintamente. 

L'inserimento 

La fase di inserimento é semplice: 
selezionare la funzione Inserimento lu- 
na volta aperto l'archivio) e apparirà un 
Libro con le seguenti domande: 

Titolo. Voi.. Parte, Autore, Editore. Argomen- 
to. Cod., Prestato a. il 
(data) 

Ognuna di queste domande è segui- 
ta da una zona più scura che indica il 
numero di caratteri disponibili per 
campo. 

Per coloro che hanno un minimo di 
esperienze posso riassumere così: 
ogni dicitura individua un campo del 
record (titolo, voi., ecc.), ogni campo è 
di lunghezza fissa e tale lunghezza è 
visualizzata tramite un colore diverso 
dello sfondo. 

Per chi non sa nulla di archivi dimen- 
tichi ciò che ho detto in precedenza e. 
semplicemente, risponda alle domande 


poste ricordandosi che ad un certo 
punto il cursore non farà digitare alcuna 
lettera perché lo spazio a disposizione 
è concluso. Non si possono usare i 
tasti cursore CRSR LEFT e CRSR 
DOWN, ma è consentito l'uso dei tasti 
cursore CRSR DOWN e CRSR UP. in- 
fatti si può saltare da un campo all'altro 
e con semplicità correggere ciò che si 
è sbagliato sul rigo precedente. 

Premendo il tasto «CLR» verrà can- 
cellato tutto il campo, premendo il ta- 
sto «<-» verrà posto nel campo il con- 
tenuto dell'inserimento precedente, 
cioè, se si devono inserire 10 volumi 
che hanno come autore Shakespeare, 
basterà inserirlo una sola volta. Nei 
successivi inserimenti basterà preme- 
re, quando il cursore si trova nel cam- 
po Autore, il tasto «<-» e apparirà la 
parola «SHAKESPEARE». 

Premendo il tasto ESC si esce senza 
memorizzare l'ultimo record. Per uscire 
dall'inserimento basta premere un ta- 
sto diverso dallo spazio alla domanda: 
«PREMERE SPAZIO», altrimenti si con- 
tinuerà ad inserire un nuovo Ubro. 


Ricerca 

La funzione più importante di un ar- 
chivio è la ricerca: vediamo come 8i- 
blio 128 risolve questo problema. 

Selezionando la funzione ricerca si 
apre una finestra più piccola con nuove 
opzioni (vedi fig. 1). 

Da ciò che si può vedere nella figura 
1 solo una di queste è dotata di sotto- 
funzioni. 



277 


MCmicrocomputer n, 95 - aprite 1990 


SOFTWARE 

C-128 


CHIAVE; 

una volta selezionata questa funzione 
apparirà il cursore che chiede la chiave. 
Essa dovrà essere il titolo di un libro 
(per intero o parziale), dopo qualche 
secondo apparirà il libro che più si avvi- 
cina alia CHIAVE. 

Da notare che i libri vengono ordinati 
secondo il titolo, per cui è possibile 
una ricerca immediata (detta ricerca bi- 
naria) secondo questo campo. 

DELETE: 

tramite la DELETE è possibile cancel- 
lare il record corrente (cioè quello ap- 
pena visualizzato). 

MODIFICA: 

possiamo correggere un record (ma- 
gari per aggiungere a chi è stato pre- 
stato). tramite questo comando, unico 
campo che non può essere modificato 
è il titolo. 

RICERCA SEQ.: 

un po’ più di attenzione merita que- 
sta funzione perché nasconde dietro la 
sua semplicità tutta la potenza di Biblio 
128- Durante una ricerca binaria (vedi 
in precedenza) si hanno maggiori velo- 
cità. ma non una grande selettività, co- 
sa possibile, invece, con la ricerca se- 
quenziale. Unico punto a sfavore della 
ricerca sequenziale é la lentezza: deve 
infatti leggere tutti i record in sequen- 
za, molto faticoso. Comunque per ov- 
viare a questo inconveniente basta ve- 
dere la funzione di OUTPUT (più avan- 
ti). Vediamo per il momento come fun- 
ziona la ricerca sequenziale- Per prima 
cosa facciamo un esempio e in seguito 
chiariremo meglio il tutto. Supponiamo 
di voler cercare nell'archivio un libro 
che ha nel titolo (in maiuscolo indiche- 
rò il campo e tra virgolette il toro conte- 
nuto) la parola «...cario..-»; ma che è 
sicuramente di Shakespeare; però non 
deve essere un'opera di «TEATRO» ov- 
vero non deve avere come argomento 
il teatro; il suo codice è sicuramente 
compreso fra AOOlOO e A00300. In ef- 
fetti potrebbero esserci diversi libri co- 
me questo, ma usando la ricerca trami- 
te CHIAVE non avremmo mai potuto 
ricercare un simile TESTO. Infatti la 
parola «cario» non indica l'inizio del ti- 
tolo ma è solo una parola che compo- 
ne il titolo e quindi non va bene per la 
ricerca CHIAVE. 

Per ricercare questo testo ci servia- 
mo della funzione RICERCA SEQ; ap- 
pare immediatamente un RECORD (ti- 
tolo. autore, editore, ecc.) vuoto su cui 
potremo scrivere qualcosa, vediamo 
cosa. 

Andiamo su TITOLO e scriviamo 
«cario». Premendo i tasti cursore an- 
diamo su AUTORE e scriviamo « = 
Shakespeare» (da notare che non c'é 
differenza fra maiuscole e minuscole). 


Passiamo a ARGOMENTO e scriviamo 
«oteatro». Per ultimo sul campo 
COD: «>A00100&<A00300», Premere 
ESC. 

Il libro cercato verrà visualizzato dopo 
qualche secondo (a seconda del nume- 
ro dei libri memorizzati). Se non esiste 
verrà visualizzato l’ultimo Record. 
Spieghìamo cosa abbiamo fatto. 

La ricerca sequenziale si basa su un 
filtro (una specie di selezionatore) che 
ogni campo può avere e, solo se tutti i 
campi verificano le condizioni, allora la 
ricerca si ferma e fa visualizzare il Re- 
cord trovato. 

Le condizioni che ogni campo può 
avere sono: 

nulla - fluttuante, cioè la parola scritta 
può essere in qualunque posizione del 
campo. 

= - esatto, la parola scritta deve esse- 
re uguale a quella contenuta nel 
campo. 

<>, >, < • diverso, maggiore, minore; 
la parola scritta deve essere diversa, 
maggiore o minore (a seconda del se- 
gno) rispetto a quella contenuta nel 
campo. 

& - altra condizione, in un campo si 
può inserire un’altra condizione assie- 
me alla prima tramite questo comando. 

Stampa: 

se la stampante è accesa stampa il 
record che è visualizzato. 

Corrente: 

visualizza il record attuale. 

Fine; 

esce dalla funzione di ricerca. 

Succ.: 

visualizza il record successivo a quel- 
lo presente sul video. 

Prec.; 

visualizza il record precedente a quel- 
lo presente sul video. 

Primo: 

visualizza il primo record. 

Ultimo: 

visualizza l’ultimo record. 

Cont. Rie.; 

Continua la ricerca sequenziale dal- 
l'ultimo record trovato (è utile e ci sono 
più record che hanno le stesse caratte- 
ristiche ricercate). 

Output 

Ultima funzione é l’OUTPUT, che 
permette la stampa o la visualizzazione 
di un gruppo di record secondo i criteri 
usati nella ricerca sequenziale. 

Appena sì seleziona TOUTPUT appa- 
re una finestra (simile alla ricerca) con 
le seguenti opzioni: 

Output File out Fine 

Video Video 

Stampante Stampante 


Partiamo da output 
Video 

Apparirà la maschera della ricerca se- 
quenziale e il risultato della ricerca ap- 
parirà su video. Questa ricerca continua 
fino alla fine del file (cioè fino all’ultimo 
libro), per fermarla basta premere il ta- 
sto ESC- 
Stampante 

Idem come il video solo che l’uscita 
va su stampante. 

Disco 

Idem come il video solo che l’uscita 
va su un file sequenziale di disco il cui 
nome è stabilito dall'utente oppure dal 
computer premendo RETURN alla ri- 
chiesta del NOME FILE. Questo co- 
mando è utile poiché durante una ricer- 
ca sequenziale si può perdere molto 
tempo (da 10 secondi a 8 minuti per 
1500 libri) per cui si possono far scrive- 
re su disco I risultati della ricerca e poi 
stamparli o visualizzarli tramite l’opzio- 
ne File Out. 

Passiamo a File Out. 

Video 

Visualizza il file sequenziale da disco 
ottenuto dall'output su disco. 

Stampante 

Stampa il file sequenziale da disco 
ottenuto dall'output su disco. 

Fine 

Esce dall’output. 

A questo punto sono complete tutte 
le funzioni, buon lavoro. 

Black Out 

Da ciò che ho detto nella chiusura di 
un archivio risulta che. se ad esempio 
avviene un Black Out durante la fase di 
lavoro ed avete aggiornato l'archivio, 
perdete tutto il vostro lavoro. Un altro 
caso è dimenticarsi nella fretta di chiu- 
dere l’archivio aggiornato, e quindi di 
spegnere il computer erroneamente. 

Queste situazioni portano alla distru- 
zione dei puntatori dell'archivio e quindi 
alla perdita di tutte le informazioni. 

Per aiutare costoro (a me è capitato 
diverse volte), ho realizzato un pro- 
gramma chiamato CREAINDICE, pre- 
sente nel disco che ricrea il FILEINDI- 
CE automaticamente. Purtroppo è una 
procedura lunga, ma... sempre meglio 
che riscrivere l’archivio. 

Usare il programma CREAINDICE é 
semplice: digitare RUN'’CREAINDICE". 
Apparirà una domanda del tipo; 

NOME DELL'ARCHIVIO? 

Rispondere con; «libri» e attendere la 
scritta fine. Al termine il vostro archivio 
sarà perfettamente sano ed utilizzabile. 


278 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


Elenco del software disponibile 
su cassetta o minifloppy 

Per ovviare alle difficoltà incontrate da molli lettori nella digitazione dei 
listali pubblicali nelle varie rubriche di software sulla rivista, 
MCmicrocomputer mette a disposizione i programmi più significativi 
direttamente su supporto magnetico. Riepiloghiamo qui sotto i programmi 
disponibili per le varie macchine, ricordando che i titoli non sono previsti per 
computer diversi da quelli indicati. Il numero della rivista su cui viene 
descritto ciascun programma è riportato nell'apposita colonna: consigliamo 
gli interessati di procurarsi i relativi numeri arretrati, eventualmente 
rivolgendosi al nostro Servizio Arretrali utilizzando il tagliando pubblicalo in 
fondo alla rivista. 




MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


279 




06/7858020 

06/7806030 


guida computer 


I prezzi riportati nella Guidacomputer sono comunicati 
dai distributori dei vari prodotti e si riferiscono alla 
vendita di singoli pezzi all'utente finale. Sui prezzi indicati 
possono esserci variazioni dipendenti dal singolo 
distributore. Peracquisto OEM ecomungue vendite 
multiple sono generalmente previsti sconti quantità. I 
dati sono aggiornati a circa 20-30 giorni prima della data 
di uscita in edicola della rivista. MCmicrocomputer non si 
assume responsabilità per eventuali errori o variazioni. 
Tutti I prezzi sono IVAesclusa. 


ACER 

SHR S.ri - Vii Fienlina irs/A. 4SJ00 fiikwns 


SHH-500 +/Q0IM-M. 
SHH-500 4-/002M-M. 
SHR-500 +/021M-M - 
SHfl-500 +/D21V-V - 
SHR-910/021M-M - 8( 
SHH-9KV041M-M - 8( 
SHn-9iowiv-s - Bo; 
Srfl-91(V()91M-M - 8( 

SHfl-9i(vo9iv-s so: 

SHR-915PytK1M-M f 
SHfl-915P/02IV-V - B( 
SHB-915P/W1M-M - f 
a«-915P/D41V-V - B( 
SHR-91SV/041V-M - S( 
SHB 915V/041V-S - H 
&IR.915V/100V-M - I 

SHR-9I5V/IOOV-S - 8( 


8086. 256K. PO 360K. mon l?" monocr. 

8088 640K. FD 2i360K. mon ir monoci 
3088 640K. FD 360K. HD 20M. mon 17* monocr 
1088 840K. PO 360K. HO 20M. mon 14' col 
'86 512K, FD 1 2M, HD 20M mon 14' monoo 
'86 S12K. FD 1 2M. HD 40M mon 14' monoct 
» 512K. FD 1.2M, HD 40M mon 14“ col 
>86 S12K. FD 1 2M. HO 90M mon 14' monoo 
)6 512K. FD 1 2M. HD 90M mon 14“ col 
1286 640K, FD 1 2M. HD 20M mon 14“ monocr 
>86 640K. FD 1 2M. HO 20M mon 14” col 
1286 64«<, FD 1 2M, HO 40M mon 14“ monocr 
^ 640K. FD 1 2M. HO 40M mon 14“ col 
B6RAM1M. F012M.HD40Mmon 14' monoo 
>86 RAM 1M. FD 1.2M. HD 40M mon 14' col 
3286 RAM 1M, FD 1.2M. HD lOOM mon 14" 

1 14' col 


SHfl-1100SX/041V-S - 80386SX HA 


SHfl-IIISWIM-M . I 
SHfl-1l154J91MM-l 
SHR-IIWieiM-M - 


<6 RAM 2M. FD I 2M HD 40M mon 14' monoo 
)6 RAM 2M. FD 1 2M HD 90M mon 14“ monoo 
386 RAM 2M. FD 1.2M HO I60M mon 14* 


SHR-520QW1M-M BD3B6 20MHr, RAM 2M, FD 1 2M HD 40M m 

SHR‘620DA)91M-M 
SHR-5200/I61M-M 
SHH-6200r341M-M 
SHR-1128/0P1M-M 

SHR-1126/101M-M 
SHR.I126/I61M-M 
SHR-1125/341M M 
SHR-1133/101M-M 


ne SHfl-620an)4l con HO I60M 
re SHH-S2«V041 con HO 340M 
86 25MHr, RAM 2M. FD 1 2M HD 70M m 

ne SHR-1125/071 con HD 1D0M 
ne SHR-1125A)7I con HD 160M 
ne SHR-1126/D71 con HO 340M 
36 33MHr. RAM 2M. FD 1 2M HD lOOM mi 


1.1B.000 

1630000 

1995.000 

2.995.000 

3290.000 
3.690.0IX) 
4 490 000 
4 390.000 

6.290.000 

2.995.000 
3.995000 
3490000 
4.390000 
4.290000 
5090000 

6.090.000 

5850.000 

6.490000 

6290.000 

6.490000 
6690000 
7 690.000 


9.290.000 

8690000 

9.390000 

10990.000 

13.590.000 

11.290000 

11590000 

13 190.000 

15290.000 

13.990.000 

16990.000 
20900 000 


I/o PoOule 207 000 
Chroms 320 - Scheda oeniodi per Arctiimedes 494 000 
Dhroma 335 - Schede genlock per Aichimedes 940 000 
Chroma 345 - Scheda genlock per Archimedes 1 259.000 
Digibiisalore WaKoiC 948 000 
Colour Converter per Oigilalizzalors 562 OOO 
Modem Pace Unnet V21/V23 503 000 


AEG OLYMPIA 

Afe Olympii fblieru SpA ■ Va Steonenson. 94 ■ 20157 MiUno 


Olysiat 20D1 F - 8088-2 lOMHr. S40K FD 720K mon 14 ’ 1 590 OOO 

Oiyaar 20/21 F - come moti 20/01 F con HD 20M 2.410.000 

Olystar 60/41 H - 60286 12 MHz. 1M FD 1 44M HD 40M mon VGA 5210000 

Dlystar 70/41 F - 60366» 16 MHz. 1M FD 1 44M KD 40M mon VGA 7010000 

Olysbr 70/101H - come mod 70/41 F con HD 100M 9460000 

Olystar 60/41 - 80386 20 MHz. 2M FD 1 44M HD 40M mon VGA 9860000 

Olystar 60nDl - come mod 80/41 con HD lOOM 12260000 

Olystar 60/141 • 80386 25 MHz. 2M FO 1 44M HD 14DM mon VGA 15.560000 

Olystar 80/341 - 80386 20 MHz. 2M FO 1 44M HD 340M mon VGA 18060000 

Olflwrl 20D2 • 80GB8 8MKz. 640K FD 720K display LCD 3.600000 

Olypon 2(V21 - 80C8S 8MHz. 540K FO 720K HD 20M display LCD 4900000 

Olyport 4ar21 • B0C286 12MHz. 1M FD 1 44M HD 20M di^lay LCD 6.900000 

Olyport 40/41 - 80C266 12MHz. 640K FD 144M HO 40M display LCD 8500.000 

Olyport 80141 - 60C386 16 MHz. 2M FD 1 44M HD 40M display LCD 12.650.000 


ALLOY 

Deia Srl. - Vale Aguggàn. 77 - 21100 «rese 


R«ilevet/40. dacli-up ALLOY mletno da 40 MO per 60286. 80386 e pefsonel 

Syslenv2 Model 30 1.060000 

Tape SyslenV2 back-up ALLOY interno da 40 Mb per Personal SysIem/2 

Model 60.60.80 1 160.000 

Rsliievei/120 back-up ALLOY esterno da 120 Mb per 80286 e Personal 

System/2 Model 30 4.000000 

Comrollef IFTFA. del RdiiM(/l20 per XT. AT. 385 e PS/2 Model 30 350000 

Adapter TA/2 adattatore del Retiever/120 per PS/2 Model 50.60.80 3SODOD 


ALPHA MICRO 

Alphe Uiaoifslem Itala SpA 

Va Faen/ir», 17S7A - 4S0W Fornace 2aralhol IRA) 


ACORN 

DB.PHI SpA - Va Ma Velraa. Il - 5SB49 Vawggio (LU) 


A3000 - RAM 1M FD 35" *■ Mouse 

Archimedes 310 Base RAM 1M - FD 3.5" mon rrmocr ris 640ic512 
Atchimedes 310 Cotour - come il 310 Base con monilor coloh 
Archimedes 410/1 Base - RAM 1M - FD 3 5" mon monocr ris 12S0(976 
Aichimedes 410/1 Colour • come il 410/1 Base con mon colon 
Aichimedes 42IV1 Base - come II 410 Base con 2M RAM e HD 20M 
Archimedes 420/1 Colour - come II 420 Base con mon colori 
Archimedes 440/1 Base - come II 410 Base con 4M e HO SOM 
Archimedes 440/1 Colour come il 440 Base con mon colori 
R140 Workslation - RAM 4M HD SOM mon MullisytK colori 
Monilor Arctiimedes MR 
Monitor lasn Mullisync 7701 us 
Disk drive aggiuriiivo (per 410/1) 

Hard Disk 20M -f conlioller (serie 300) 

PodiAe Back Piane 
Elhernel ExpansHm Card 
Floaling Pomi Lxpansion Card 
SCSI Adpler Expwsione Caid 
Inlerlaxia per drive esterno 
ROM Podule 


1419.000 
1990 000 
2.577 000 
2 690 000 
3.277 000 

3890.000 
4 477 000 

5.690.000 
6277 000 
7990 000 

667 000 
1400 000 
305000 
1 182000 
95.000 
1000000 

1.350.000 

750.000 

115.000 
144 000 


AMI-JUNIOR - 680CV8086/10 RAM 512K. FD 360X HO 20M mon 14“ 6.670000 

AM-1000PC/20 - 60268/68000 RAM 1M. FD 1 ?M HO 20M mon 14“ B790 00Q 

AM-IOOOPC/40 - 60286«8000 RAM 1M. FD 1 2M HD 40M mon 14“ 9360 000 

AM-1000PC/70 - BD286/6BOOO RAM 1M. FO 12M HO TOM mon 14“ Il 160 000 

AM-10Q0P(>2OaUS -80286/68000 RAM 3M.FD12MHD20M mon 14“ 12 470.000 

AM-1000PC/40 PLUS - 80286«8000 RAM 3M. FD 1 2M HO 4DM mon 14' 13060000 

AM-1000PC/70 H.US - 80286/68000 RAM 3M. FD I 2M HD TOM mon 14' 14.860 000 


AMSTRAD 

Amsliaó SpA - Vie Aguggari. 77 - 21100 Varese 


PC 1512 SD MM-A • 6086/B MHZ. RAM 512K. 1 FD 360K monocr 890 000 

PC 1512 DO MM-A - 8088/6 MHz. RAM 512K. 2 FD 360K monocr 1 190.000 

PC 1512 SD MM-CDROM - 8086/8 MHz. RAM 512K. 1 FD 360K con drive 
interno CD-ROM 5S0M monocr 1.890.000 

PC 1512 SO CM-A - 8086/8 MHz. RAM 512K. 1 FO WA colore 1 190 000 

PC 1512 OD CM-A - 8086/8 MHz. RAM S12K. 2 FD 360K colore 1.490 000 

PC 1640 SO MD-A - 8066/8 MHz RAM 640K. I R) 360K monocr 1 290 000 

PC 1640 DO MO-A - 8086/8 MHz. RAM 640K. 2 FD 360K monocr. 1.590.000 

PC 1640 HO MD-A - 8066/8 MHz. FIAM 640K. 1 FD 360K + HD 30M 

monocr 1.990000 

PC 1640 SO MO-CmOM - 81K6/8 MHz. 1 FD 360K mooocr 2290.000 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


281 



282 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 



MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


263 



284 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


MPS 1500C - Stamparne a coImi patalieia 
MPS 1SSOC ■ Stampante a colori parallela seriale 
MPS 1398 - Slampanle parallela seriale 
MPS ^22AC - Slampanle colori 
1399 - Joydick 8 miaoswitcri autolim 
1398 - Joystn» 

A SOO - Amiga 500. RAM 512 K 
KIT A 500 - Kit Amiga 300 
A 590 - Hard disk 

A 501 - Espansione RAM 512 K per Amiga 500 
A 520n - Modulatore TV per Amiga 500 
A SCART - Cavo TV / SCART per Amiga 500 
A 1010 - Floppy disk 3.5'/880K esterno per Amiga 
A 2010 - FQ 3.S7880K Interno per Amiga 2000 
168 - Scheda XT + A 20/20 
!86 Scheda AT + A 2020 
i060 + A 2092 - HD 20M PC/Affliga + contiollei 
A 2090 + A 2092 - HO 20M Amiga -r coniroilei 

A 2090 -f A 2094 - HO 40M Amiga + conirollei 

"S8 • 2 • Espansione RAM 2M per Amiga 2000 
A 2056 - 4 - Espansione RAM 4M per Amiga 2000 

158 - 6 - Espansione RAM BM per Amiga 2000 

160 - Modulatore Video per Amiga 2000 
A 2620 - Scheda 68020 pei Amiga 2000 
' 'T2D U - scheda 68020 AT&T L/HIX pei Amiga 2000 
151 - Genlock pralessidnaie pei Amiga 2000 
A 23)1 Genlock semiprotessionale per Amiga 2000 
PC 910 - Drive pe PC KV20 III 

PC lO-lll - 8088/10 MHz. RAM 640 K, 2 FD 360K. moniloi 1402 
PC 10-IIIC - come PC 10-111 con monlloi a colon 

«dii - sosano MHz. RAM S40 K. I FO 360 K -i- HD 20 M monitoi 
1402 

PC 2D-IIIC ' come PC 20-111 con monlloi a colDri 
PC 30-111 - £1286 8/12MHZ. RAM 640K FD 1 44M 4 HO 30M 
PC 30-IIIC - come PC 30-111 con moniloi 1084 
PC 40-III - 80266 8/12MHZ. RAM 1M FD 1 2M 4 HD 40M 
" ÌO/40 - 80386 8/16 MHz. RAM 25 M. I FO 1 2 M 4 1 HD 40 M 


-Snida computer . 

li 

’S 

14.800 

,s 


1985000 
1020000 
1 240000 

1900.000 

1250.000 

3.000 000 
4 450000 

165.000 

2.700.000 
3250000 
1.500000 

420.000 
355 000 


2095.000 
2410000 

2990.000 

3350.000 
4.990000 

7812000 


770.000 
1 235 000 

280.000 
365000 

365.000 

470.000 

595 000 

770.000 


ie mod 84 con HD 650M 


16.400.000 
23.400000 
27 900.000 
360 000 
300000 
950.000 


COMPUTEL 

CompulBl s.d /. - Ciste! DeH’Aquile - 05020 Temi 


EaglB 68/15 - 808&ri5MHz. RAM 1M. 8 Slol Cdnlroliei Fldppy 
Eagle 286 Advanced - 80286 B/25MHa. OK mA (espandibile a 4M) 
Eagle Portatile - 8088/10. RAM OK. 2 alloggiamenti FDD display LCD 
Eagte Top - 80286 RAM 640K FO 720K 4 HD 20M adall Video LCD 
Eagle 80386SX - eoseesx 16/20MHz. OK RAM (espandibile a 4M) 
Eagle 60366 - 80386 (CPU 20) 2(V30MHz. OK FIAM (espandibile 16M) 
Eagle 80386 - 80386 [CPU 25) 43MHz. OK RAM (espandibile IBM) 
Eagle 80386 - 80386 (CPU 33) 58MH:. OK RAM (espandibile I6M) 
Moniloi monocromalioo 12" OffREQ 
Monlioi monocromatico 14" D/FHEQ 

media risoluzione 

■EGA 14" 

. . . .3omabcol2"VGA 

Monitor monocromatico 14" VGA 
Monitor cdlDre14" VGA 
Convertitore RS 232/RS 422 


Convertitore Protocollo Patalielo/Seriaie 
euHerdi stampa 64K 
Bulfei di stampa 256K 

Commutatore a 2 Vie - Parallelo (Meccanico) 


Conmutalore a 4 Ve - Parallelo {Meccanico) 
Commutatore incrociato - Parallelo (Meccanico) 
Comraiitalore a 2 Ve - Seriale (Meccanico) 

Commutatore a 3 Vie - Seriale (Meccanico) 

Commutatole a 4 Vie - Seriale (Mectanico) 

Commuiaioie incrociato - Seriale (Meccanico) 

RS232 Mini Tester Mfl^ 25PI 

RS232 Gender ChangerF/F 

Centronics Gendei Changer M/M 

Soppressore Disturbi ed Amplilicalore Segnale RS232 

Soppiessore Disturbi ed Amplilicalore Segnale Coitnaiics 


1 1DO.OOO 
1 90D.(X)0 
2.700000 
6.000.000 
2.100.000 
3300000 
6500 000 
9 500 000 
280 000 
340 OCO 
800.000 
1 100.000 
460 000 

520.000 
1 250.000 

60 000 
140 000 
140 000 

250.000 
600000 
50 000 
60.000 
70 000 

70.000 
56 000 

60.000 

70.000 
70 000 

50.000 
40 000 

40.000 

60.000 
60 000 


COMPAQ 

Compeg Compulei SpA - UHenolìon Suede 7 PìObd R ■ 20089 Rasino (Ul} 


LTE mod I - Portatile B0CB6 9 4/MHz. RAM 640K. FD 1 44U 3.200.000 

LTE mod 20 - come LTE mod 1 un HD 20M 4 30G 000 

lTE/286 mod 1 - Porialile 60C268 12MHz. RAM 640K. FO 1 44M 5300.000 

lTE/286 mod 20 - come LTE/286 mod 1 con HD 2DM 6100.000 

LTE/266 mod 40 - come LTE/286 mod 20 con HD 40M 6990000 

SLT/286 mod 20 - Portallle 60C2B6 12MHz. RAM 640K. FO 1 44M 4 HD 
20M 7 300.000 

SLT/286 mod 40 - come SLT/286 mod 20 con HO 40M 6400000 

Portatile HI mod 20 - 80286 12MHz. RAM 640K. FD 1 2M 4 HD 20M 
display al plasma 7200.000 

Portable III mod 40 - come mod. 20 con HD 40M 8.600.000 

Portable 386 mod 40 - B0386 20MHZ RAM 1U. FD 1 2M 4 HD 40M 
display al plasma 10900.000 

Portallle 380 mod 110 - come mod 40 cor HD 1I0M 13900000 

Deskpro 286 mod 1 - 80286 12MHz. RAM 640K. FD 1 2M 3 600.000 

DeskpiQ 286 mod 20 - come mod 1 con HD 20M 4 700 000 

Deskpro 286 mod 40 - come mod 1 con HO 40U 5600.000 

Deskpro 286e mod 1 - 80286 12MHz. RAM 1M, FD 1 2M 4300000 

Deskpro 286emod 20-comemod 1conHD20M 5200.000 

Deskpro 286emod 40-comemod lconHD40M 6000000 

Deskpro 3B6s mod I - S03S6si 16MHz. RAM 1M. FD 12M 5200.000 

Deskpro 386s mod 40 - come mod 1 con HD 40M 6400000 

Deskpro 366s mod 84 - come mod 1 con HD 84M 7.200.000 

Deskpro 3B&20 mod I - 80386 20MHz. RAM 1M. FD 1 2M 7 400.000 

Deskpro 3B&20 mod 40 - come mod 1 con HO 40M 6500.000 

Deskpro 386/20 mod 110 - come mod I CHI FS 110M 10500.000 

Deskpro 386/25 mod 60 - 80386 25MHz. RAM 1M, FD 1 2M 4 HD 6DM 11.000.000 
Deskpro 3B6i25 mod. 84 - come mod. 60 HD 84M 11 700.000 

Deskprd 386/25 mod 110 - come mod 60 con HD 1IQM 12.500000 

Deskpro 386/25 mod300-cometTxid60conH0 300M 16.500000 


COMPUTERLINE 

Compu^iine srl - Vie Ruòte 190 - OOtSS Poma 


>86 12 MHz. RAM 640 display 720i400 HGC/CGA 
neLAPOl.con FD144M4HD20M 
LAP03 - come lAPOI. con FD 1 44M 4 HD 40M 
LAP04 - come LAPOI, con FD 1 44M 4 HD 100M 

— 38 4 77/10MHZ.RAM640K2F0 720K 

PCL68/T - 8088 4/IOMHz, RAM 512K FD 360K 
- - 36 6/12MHZ, FD 1.2M 



Hard Disk 320M 16 msSCSI o E: 
Hard Disk 670M 16msSCSloE: 
lyDISk 5"1/4da360K 
.,flDisk5"l/4oal2M 
Floppy Disk 3-1/2 da 72(K 
'-•ly Disk3"1/2dal.44M 
imBo«V2ZV21 
jm6oxV21.V22.V22bisFP 


im Card V21, V22. V22tes FPC053 
4 Modem su unica srXteda V21 , V22 
Monflor 12" BM7502 CGA 


3 450 000 

4 330 000 
4 550 000 
4 965.000 
1950000 

865.000 
1090 000 

I 472 000 
1620000 
1.^000 
2809000 

3.424.000 
6100000 

600 000 
1460000 
1 812.000 
5650000 
4.900 000 

6.400.000 

II 600 000 
230000 

272.000 

274.000 

283.000 
222000 

415.000 
331000 

281.000 

344.000 

776.000 
174 000 


MCmicrocomputer n. 95 - aprite 1990 


285 



MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 



MCmtcrocomputer n. 95 - aprile 1990 


287 



288 


MCmicrocomputef n. 95 - aprile 1990 



MCmicrocomputef n. 95 - aprile 1990 



290 


MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 



MCmicrocomputer n. 95 - aprile 1990 


291 



292 


MCmìcrocomputer n. 95 - aprile 1990 


■ gnida computer. 


PC PLUS 38&20 DESK - RAM 2U FD 1.2M/720K+HO 40M mon monocf 
PC PLUS 386/20 TOWER - come 38&20 DESK ma lowei 
PC PLUS 38&2D DESK - come conllg pieceOenle con RAM 4M 
PC PLUS 386/20 TOWER • come cortig ptecedenie ma lower 
PC PLUS 3S6/2S DESK - RAM 4M CACHE 64K FO \ 2M/720K+HD 40M 

PC PLUS 386/2S TOWER come contig precedente ma tower 

PC auS 386G3 CCSK - come cortig precederle ma con CPU 386/33MH; 

PC aUS 386/33 TOWER - come cortig precedente ma toner 


PERSTOR INC. 

DsOmaic SpA - Vip AQOtaa. 34 - 30I3T U/lano 


PERTEL 

Psitel Sii Va Uaiieucci. 4 


Via Card -tA] card «m due 6522 VtA - 16 linee lAI parallele 
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speculaiivo e gli annunci Microiratìe mancanti dell'importo saranno cestinali sema che sm data alcuna speoUca comunicazione 
agh autori Per gli annuita relativi a Miciolrade. MCmicrocompulei si riserva il diritto di respingere, a suo insindacabile giudizio e 
senza spiegazioni, qualsmsi annuncio chetro semplice resmuzione della somma inviala. In particolare saranno respinte le offerte 
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